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Visualizza Versione Completa : SOS per le Mura spagnole di Milano



Österreicher
19-09-02, 00:25
Il Comune di Milano ha preparato un progetto per il restauro e il rilancio di quello che resta della struttura cinquecentesca. Un progetto ambizioso, elaborato dall’architetto Pietro Ripa, che ha seguito le indicazioni della Soprintendenza, con un camminamento che consentirà ai cittadini di muoversi a un livello più alto della sede stradale e con uno spazio espositivo di 1200 metri quadrati all’interno del bastione di piazza Medaglie d’Oro.

Per realizzare questo progetto servono tre milioni di Euro, che il Comune non ha. Ma almeno è già pronto un progetto serio per impedire la permanenza delle Mura spagnole nello stato di degrado totale in cui si trovano oggi. La speranza è costituita da qualche sponsor che potrebbe gestire gli spazi pubblicitari che copriranno tutto il cantiere per il periodo dei lavori.

Milano ne ha bisogno.

Österreicher
19-09-02, 00:26
http://www.carelmecarmilan.it/pagg_mappe/big_gif/map_06b.jpg

Österreicher
19-09-02, 00:30
Milano da ripensare

Il libro Milano. L'ambiente, il territorio, la città di Giovanni Denti e Annalisa Mauri, con un saggio di Maria Pia Belski (Edizioni Alinea, Firenze 2000, 160 pp., lire 45.000) parte da una analisi delle trasformazioni della struttura urbana di Milano a partire dal momento della sua fondazione, mostrando le ragioni dell'evolversi della sua forma in funzione dei rapporti via via instauratisi con il territorio. L'analisi storica aiuta a capire le ragioni che hanno portato la città ad essere quella che è oggi, le occasioni perdute ed i progetti non portati a compimento.
Nel 1807 un gruppo di artisti di formazione illuminista, e vicini ai circoli giacobini milanesi, stese un piano regolatore che delineava una città aperta, integrata con il territorio, non più costretta entro i vincoli di cinte murarie e di confini amministrativi inadatti alle necessità di una nascente metropoli.
Con la restaurazione i sogni e i progetti della ragione furono accantonati, il territorio esterno alle mura spagnole fu saturato senza controllo da officine e da abitazioni operaie degradate; dal 1840 si costruirono le infrastrutture ferroviarie, chiudendo la città in una cintura più costrittiva delle antiche mura e causa di degrado ambientale.
Il piano regolatore approvato nel 1889 altro non era che un'immensa lottizzazione che ampliava la superficie della città, funzionale agli interessi delle società immobiliari ed espressione di una concezione classista della pianificazione: si garantivano gli standard ai quartieri medio-alti, mentre la periferia non era vincolata da regolamenti e riproduceva il disagio e il degrado sociale.
I fatti del 1898, con la sanguinosa repressione delle manifestazioni operaie e l'occupazione militare di Milano, la reazione operaia culminata due anni dopo con l'uccisione di Umberto I a Monza, innescarono un processo di autocoscienza del proletariato urbano e portarono alla costituzione di cooperative edilizie che nei primi anni del '900 realizzarono esempi di case popolari tra le più interessanti dell'epoca.
La crescita della città nella prima metà del '900 è avvenuta attraverso Piani Regolatori che da un lato hanno continuato a privilegiare gli interessi delle società immobiliari, distruggendo quartieri storici e spingendo sempre più in periferia le classi meno abbienti, dall'altro hanno rinunciato definitivamente a governare il passaggio di Milano da città a metropoli in un quadro territoriale ampio, espressione di una politica lungimirante.
Se la forma della città antica era definita dalle mura e dalle emergenze monumentali, quella della metropoli contemporanea vede nelle reti infrastrutturali dei trasporti gli elementi che regolano l'accessibilità ai luoghi del lavoro, ai servizi, agli spazi verdi. Nel 1946 la giunta nominata dal Comitato di Liberazione Nazionale bandì un concorso per un nuovo piano regolatore, che fu vinto dal gruppo Architetti Riuniti (Albini, Belgiojoso, Bottoni, Cerutti, Gardella, Mucchi, Palanti, Peressutti, Pucci, Putelli, Rogers) che si richiamava alla cultura progressista europea. Il piano prevedeva un sistema di assi attrezzati collegato alla grande viabilità territoriale, il decentramento delle grandi funzioni direzionali, la realizzazione di parchi urbani e suburbani, un efficiente sistema di trasporto su ferro a scala regionale. La realtà degli ultimi cinquant'anni ha visto prevalere ancora una volta l'interesse speculativo su quello collettivo, e la casualità del disegno urbano della Milano contemporanea riflette l'insufficiente capacità di governo delle nuove dinamiche urbane.
Milano è oggi ben lontana dall'essere una città vivibile, con i difetti e senza i pregi di altre metropoli come Londra, Parigi, Barcellona o della stessa New York.
Dal libro emerge chiaramente l'indicazione della necessità, attraverso piani di grande respiro, di ridare qualità alle aree marginali o dismesse, non attraverso interventi episodici, ma in un quadro di coordinamento a grande scala, che consenta a ciascuno di riconoscere nella qualità dei luoghi l'abitare come condizione positiva e il proprio essere attore della dimensione metropolitana.


Leonina Roversi

http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/272/21.htm

rivista anarchica
anno 31 n. 272
maggio 2001

Rassegna libertaria

ilariamaria
19-09-02, 00:50
ciò che mi fa più arrabbiare è che con tutta la ricchezza che ha sempre prodotto Milano, una delle città europee più attive, il suo comune non possa neppure contare su delle casse abbastanza fornite per fare i lavori di ripristino delle sue opere... è una cosa vergognosa

Nebbia
19-09-02, 10:22
Originally posted by ilariamaria
ciò che mi fa più arrabbiare è che con tutta la ricchezza che ha sempre prodotto Milano, una delle città europee più attive, il suo comune non possa neppure contare su delle casse abbastanza fornite per fare i lavori di ripristino delle sue opere... è una cosa vergognosa

Come hai maledettamente ragione Ilariamaria, guarda ad esempio Torino, per aspettare che si riqualificasse un pochino dopo anni di trascuratezza abbiamo dovuto apsettare i giochi olimpici e la drammatica conclusione dell'epopea FIAT.
Adesso che siamo di fronte ad un bivio che può portare la città alla rinascita (ma anche la disastro) ecco fioccare miliardi sul territorio che prima neanche ci sognavamo per l'edificazione di sottopassi, metropolitane, grattacieli e le riqualificazioni dei palazzi storici da sempre stati a noi cari.
Eppure se Torino avesse avuto l'indipendenza economica che si sarebbe meritata stai pur certa che molte di queste opere infrastrutturali e di questi restauri si sarebbe giunti anche 20 anni prima. Peccato che la mentalità romanocentrica dei governi italiani abbiano sempre inquadrato città importanti e ricche come Torino e Milano alla stregua di "province romane" con tutto quanto ne consegue.

"Dare dare dare" solo questo ci è dovuto!