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Orazio Coclite
19-09-02, 18:53
Tratto da: Mucca 103 (http://www.mucca103.org)



VEGAN FAQ

Il termine VEGAN è una contrazione del termine "veg(etari)ano" e rappresenta chi persegue uno stile di vita che cerca di escludere tutte le forme di sfruttamento e crudeltà sugli animali e di evitare la loro sofferenza.

1. LA SCELTA

-Perchè diventare vegan
-Per la salute
-Per la possibilità di nutrire tutti
-Per l'ambiente
-A cosa dice NO chi e' vegan
-Perchè NO al latte
-Perchè NO alle uova
-Perchè NO al pesce
-Perchè NO al miele
-Si può ovviare comprando uova, latte e carne dal contadino?
-I prodotti "biologici"

2. LA DIETA

-Come ottenere una dieta bilanciata
-Proteine
-Minerali
-Vitamine
-Altro

3. IL LOOK

-Abiti e accessori
-Perchè NO alla pelle
-Perchè NO alla lana
-Perchè NO ai piumini e alla seta
-Ingredienti nascosti

4. IGIENE E CURA

-Cosmetici e prodotti per la casa
-La legge dell'UE
-Farmaci

LA SCELTA

-Perchè diventare vegan
-Per la salute
-Per la possibilità di nutrire tutti
-Per l'ambiente
-A cosa dice NO chi e' vegan
-Perchè NO al latte
-Perchè NO alle uova
-Perchè NO al pesce
-Perchè NO al miele
-Si può ovviare comprando uova, latte e carne dal contadino?
-I prodotti "biologici"

Perché diventare vegan

La ragione fondamentale per decidere di diventare vegan è il rispetto per tutti gli animali. Chi segue questo stile di vita considera gli animali non dei semplici oggetti, ma esseri sensibili con un loro valore intrinseco. Un vegan, quindi, evita di consumare prodotti di origine animale come carne, uova, latticini, pelle, lana, prodotti testati o prodotti che ne contengono. Si rifiuta di tenere gli animali in gabbia, di comprarli, non visita zoo o acquari, non va al circo, non assiste a palii e feste che utilizzano animali. Evita tutto quello che comporta la sofferenza e/o la morte per gli animali. Ogni anno miliardi di animali sono trasformati in prodotti alimentari e questo comporta per loro una esistenza fatta solo di sofferenze, una esistenza che somiglia molto più ad una lunga morte che ad una seppur breve vita.Chi compie la scelta vegan rifiuta di essere causa di tutto ciò.

Per la salute

I dati epidemiologici parlano chiaro: i vegan godono di salute migliore rispetto agli onnivori (Barnard et al., 1995; Chang-Claude et al., 1992; Kahn, et al., 1984; McMichael, 1992; Messina e Burke, 1997; Thorogood et al., 1992). In particolare la dieta che elimina (completamente) i cibi animali è in grado di ridurre considerevolmente l'incidenza di numerose patologie, in primo luogo quelle cardiache e tumorali che sono le prime cause di morte nei paesi industrializzati e le più difficili da curare. I vegan si ammalano meno di tumore, ipertensione, infarto, ictus, diabete, obesità, osteoporosi, calcoli.

Per la possibilità di nutrire tutti

Se diventassimo tutti vegan si potrebbero coltivare i vegetali necessari a soddisfare le esigenze alimentari di tutta la popolazione della Terra. Il perché è molto semplice: la produzione di alimenti animali necessitano di quantità molto elevate di prodotti vegetali da destinare all'alimentazione degli animali allevati. Se tali prodotti vegetali fossero direttamente destinati al consumo umano si potrebbero nutrire molte più persone. Il cibo vegetale con cui sono nutriti gli animali viene trasformato in "cibo animale" (carne, latte, uova) per gli umani. Tuttavia durante il processo di trasformazione si ha una notevole perdita delle proteine e dell'energia contenute nei vegetali dato che parte dei nutrienti vegetali serviranno semplicemente a sostenere il metabolismo degli animali e a produrre anche tessuti non commestibili. Destinando un ettaro di terra all'allevamento bovino otterremmo in un anno 66 chilogrammi di proteine. Invece, destinando lo stesso terreno alla coltivazione della soia otterremmo nello stesso tempo 1848 chilogrammi di proteine, cioè 28 volte di più (Lorenzi, 1998; OCSE, 1982).

Per l'ambiente

Non ci sono dubbi: la produzione di alimenti vegetali è molto più ecologica della produzione di carne, latte, uova. Se è necessaria meno terra per sfamare un vegan rispetto ad un onnivoro è chiaro che l'impatto ambientale di miliardi di esseri umani che mangiano carne sarà nettamente superiore rispetto ad un'umanità vegan perché non dovranno essere abbattute le foreste per lasciare spazio ai pascoli, si dovrà utilizzare meno energia sotto forma di combustibili fossili per coltivare i campi (e questo a sua volta ridurrà l'emissione di gas che provocano effetto serra), meno pesticidi e meno fertilizzanti (entrambi prodotti estremamente inquinanti). Alcuni dati possono confermare quanto sopra: nella foresta dell'Amazzonia l'88% dei terreni disboscati è adibito a pascolo (WWF Report, 1997), quasi il 70% delle zone disboscate del Costa Rica e del Panama sono state trasformate in pascoli (Caulfield, 1985), a partire dal 1960 oltre un quarto delle foreste del centro America sono state abbattute per ottenere spazio per gli allevamenti (Caulfield, 1985); per ottenere un chilogrammo di farina è necessario utilizzare circa 22 grammi di petrolio, per produrre un chilogrammo di carne è necessario impiegare 193 grammi di petrolio: quasi nove volte tanto (OCSE, 1982), tant'è vero che secondo Ernst U. Weizäcker del Wuppertal Institute for Climate, Environment and Energy, il contributo all'effetto serra dato dagli allevamenti è circa pari a quello dato dalla totalità del traffico degli autoveicoli nel mondo (Weizäckher,1992). Inoltre, ogni anno in Italia l'inquinamento che viene direttamente dagli allevamenti genera circa cento milioni di quintali di deiezioni animali. Le deiezioni sono caratterizzate da una alto contenuto di metalli pesanti, quali zinco e rame, che sono somministrati artificialmente agli animali e che possono raggiungere nel terreno concentrazioni notevoli, al limite della fitotossicità; inoltre sono causa di una vera e propria "fecalizzazione ambientale" delle falde acquifere, sempre più contaminate da nitrati e nitriti (Marchesini, 1996). Oltre al contenuto organico e al contenuto di metalli pesanti degli escrementi animali esiste il problema dei residui dei farmaci somministrati agli animali (soprattutto antibiotici ed ormoni) (Marchesini, 1996).

A cosa dice NO chi e' vegan

Un vegan dice no a tutto ciò che significa sfruttamento e sofferenza degli animali: fra l'altro dice no a carne, pesce, uova, latticini, miele, pelle, seta, piume, lana. La quasi totalità della carne che gli uomini mangiano deriva da animali cresciuti in allevamenti intensivi, rinchiusi in ambienti incompatibili con le loro esigenze fisiologiche, privati di qualunque libertà di movimento, alimentati al solo fine di produrre il massimo nel più breve tempo possibile e infine uccisi sistematicamente e senza pietà in quelle macabre "catene di smontaggio" che sono i macelli. La morte degli animali d'allevamento è preceduta dal trasporto lungo ed estenuante verso il mattatoio. Stipati nei camion, senza potersi muovere, senza poter bere o mangiare, gli animali arrivano al macello in gravi condizioni di stress, spesso così debilitati da non riuscire nemmeno ad alzarsi.

Perché NO al latte

Nonostante la credenza comune, le mucche, e anche i vitellini, vengono uccisi nel ciclo produttivo del latte e dei suoi derivati. Se le mucche fossero libere vivrebbero venti o più anni, negli allevamenti invece vengono macellate a tre/cinque anni quando iniziano a produrre meno latte; i loro vitellini sono destinati al macello a poche settimane di vita (carne di vitella) o fatti ingrassare e macellati dopo circa due anni (carne di manzo). Il latte viene prodotto da mucche inseminate artificialmente, se non fossero ingravidate e quindi non mettessero al mondo i vitelli destinati al macello, non produrrebbero latte (Bittante et al., 1993). Inevitabilmente, chi consuma latte e/o i suoi derivati, incentiva la produzione di carne. Le mucche sono geneticamente selezionate per produrre quanto più latte possibile, sebbene questo induca negli animali delle tare genetiche che sono causa di immani sofferenze per tutta la loro vita. I vitelli vengono strappati a poche ore dalla nascita alle loro madri perché non ne bevano il latte. Quelli destinati a produrre "carne di vitella"(bianca e tenera come la richiedono i consumatori) sono spesso isolati e imprigionati in box, e alimentati con una dieta che li rende anemici. Per questi motivi i vegan rifiutano il latte e i derivati. Non importa sapere se il formaggio possa contenere o no caglio animale (preso dallo stomaco dei vitelli macellati): anche senza caglio animale il formaggio deriva dallo sfruttamento e dalla morte degli animali che servono al suo ciclo produttivo.

Perché NO alle uova

Nonostante la credenza comune, le galline, e anche i pulcini maschi, vengono uccisi nel ciclo produttivo delle uova. Le galline libere vivrebbero circa quindici anni, mentre negli allevamenti (nei capannoni ma anche all'aperto) vengono sgozzate a circa due anni, per diventare carne di seconda scelta, non appena la loro produttività diminuisce sotto un livello fissato dall'allevatore. Inevitabilmente, chi consuma le uova, incentiva la produzione di carne. Appena nati i pulcini vengono separati: i maschi vengono avviati all'allevamento di polli da carne o buttati vivi in un tritacarne per diventare mangime o ancora vengono uccisi soffocandoli con del gas., Le femmine invece sono avviate alla produzione di uova (Bittante et al., 1993). Le uova finiranno sul mercato o serviranno a far nascere altri pulcini. A tutti viene tagliato il becco, senza anestesia, per evitare che si feriscano a morte.

Perché NO al pesce

La morte dei pesci, sia di allevamento che pescati nei mari, avviene sempre per soffocamento: una sofferenza lunga e atroce. Solo perché si tratta di una sofferenza silenziosa non viene tenuta in nessuna considerazione, al punto che passare del tempo in compagnia di pesci agonizzanti è considerato un'attività piacevole e rilassante. La carne del pesce non è poi così sana come viene pubblicizzato. I nutrienti potenzialmente utili che il pesce fornisce a chi lo consuma sono essenzialmente proteine e ferro, contenuti entrambi in quantità adeguate in una dieta vegan (Craig, 1994; Messina e Burke, 1997). Mentre qualcuno afferma che alcuni acidi grassi della famiglia degli omega-3 (il DHA e l'EPA), contenuti soprattutto nel pesce, ridurrebbero l'incidenza di malattie cardiovascolari, altri studi hanno rilevato che chi mangia spesso pesce ha una maggiore incidenza di patologie cardiache (Ascherio et al.,1995) o, comunque, che il pesce non ha effetti protettivi (Mann et al.,1997). è ampiamente dimostrato che nei vegan l'incidenza di queste patologie è decisamente inferiore rispetto agli onnivori (Messina e Burke, 1997) e i cibi vegetali (in particolare l'olio di lino, le noci, il germe di grano, la soia e suoi derivati) contengono un tipo di acido grasso della famiglia degli omega-3 (l'acido alfa-linolenico) che l'organismo umano è in grado di convertire in DHA ed EPA (Davis, 1998). Inoltre il pesce contiene anche altri grassi saturi (molto ridotti nei cibi vegetali) e colesterolo (del tutto assente nei prodotti vegetali), sostanze che sicuramente aumentano l'incidenza di patologie cardiovascolari. Infatti la dieta elaborata dal medico statunitense Dean Ornish, l'unica in grado di apportare, senza l'uso di farmaci, sostanziali miglioramenti nelle persone affette da malattie cardiovascolari, è praticamente vegan e non prevede il pesce (né, ovviamente, la carne) (Ornish et al., 1990). Un altro problema è l'elevato contenuto di inquinanti tossici del pesce che è tra le prime cause dell'esposizione umana alla diossina, come evidenziato da Environmental Protection Agency (1994) e al mercurio, come riportato da Mahaffy e Rice (1997), sostanze che ne rendono sconsigliabile il consumo per via dei loro accertati effetti cancerogeni e neurotossici, specie per i bambini. A conferma di ciò uno studio giapponese ha dimostrato un aumento dell'incidenza di cancro e patologie neurologiche nei consumatori di pesce (Acta Pathologica Japonica, 1982). La dieta migliore per limitare al massimo l'assunzione di queste sostanze tossiche è quella vegan (Hall, 1992). Inoltre gli allevamenti di pesci non sono una soluzione ecologicamente ed economicamente valida perché gran parte dei pesci allevati sono alimentati con farine proteiche spesso ottenute triturando altri pesci "di scarto" (Safina, 1995) pescati a maggiori profondità. Questo non fa che aumentare lo sfruttamento dei mari dato che viene favorito il mercato dei pesci meno pregiati, contribuendo così a danneggiare gli ecosistemi marini anche a maggiori profondità. Inoltre gli allevamenti ittici sono altamente inquinanti (per via delle grosse quantità di liquami prodotti -fino ad una tonnellata di rifiuti solidi per ogni tonnellata di pesce prodotta- e dei farmaci utilizzati) (McGinnn, 1998), necessitano di ampi spazi lungo le coste o di enormi quantità di acqua dolce.

Perché NO al miele

Alcuni sostengono che le api, a differenza di altri animali, vivono in libertà‚ e non vengono uccise per la produzione del miele. In realtà il miele soprattutto quello industriale (la maggior parte di quello in commercio) viene prodotto in maniera alquanto crudele. E a causa dell'apicoltura muoiono molte api. Per questo i vegan non mangiano miele né utilizzano i prodotti degli alveari. Il miele è il "vomito" dell'ape: ingoiato il nettare, essa lo rigetta e vi aggiunge enzimi mescolandolo con le proprie secrezioni digestive. La mistura viene poi rigurgitata, per essere ulteriormente digerita da altre api. Non contiene sostanze nutritive rilevanti per l'alimentazione umana. L'Apis mellifera possiede un sistema nervoso sviluppato (Snodgrass, 1956) e quindi la capacità di provare dolore. L'industria sfrutta e uccide le api per sottrargli miele, propoli, cera e le sottopone a manipolazioni continue, regimi alimentari forzati e innaturali, inseminazione artificiale e vivisezione. Gli apicoltori non si limitano a sottrarre alle api il miele prodotto in eccesso; al contrario, spesso si estrae tutto quello immagazzinato nel periodo estivo e si nutrono le colonie con sciroppo di zucchero per tutto l'inverno (Tew, 1996). Non essendo esso l'equivalente adeguato della dieta naturale, espone le api a diverse malattie e quindi abbassa la loro durata di vita. Per questo motivo, allo zucchero vengono spesso aggiunti diversi antibiotici (tetraciclina, terramicina) che espongono le colonie selvatiche ad un maggior rischio di epidemie. Per evitare che la colonia consumi il miele immagazzinato prima dell'inverno, che può superare i 25 chilogrammi, gli apicoltori distruggono gli alveari e acquistano una nuova colonia a fine inverno (Shimanuki e Sheppard, 1992). Fra i metodi che vengono usati per intervenire negli alveari possiamo citare scuotimento, getti d'aria, infumicazione, surriscaldamento. Per confinare le api lontano dall'area nella quale hanno raccolto il miele, vengono usate apposite trappole. Nel processo di verifica delle condizioni dell'alveare e di estrazione del miele, anche il più attento degli apicoltori non potrà fare a meno di calpestare e uccidere un buon numero di api. Le regine vengono soppresse ogni due anni (in natura vivono fino a cinque), quando la loro capacità di deporre uova declina, rendendone il mantenimento economicamente svantaggioso. La loro inseminazione artificiale provoca la morte del maschio; il metodo più diffuso per ottenere lo sperma, infatti, consiste nella decapitazione del maschio (quando la testa viene staccata, il sistema nervoso centrale riceve un impulso elettrico, che provoca eccitazione sessuale). A volte, testa e torace del maschio vengono schiacciati per provocare l'uscita dell'endofallo. Lo sperma di diversi esemplari viene raccolto e l'inseminazione della regina, anestetizzata con ossido di carbonio, avviene all'interno di un apposito contenitore tubolare. Per aprire la vagina ed iniettarvi il seme, vengono adoperati microscopici uncini.
Così come non consumano il miele i vegan non utilizzano nessun altro prodotto ricavato dalle api:
- cera: la secrezione con la quale le api costruiscono gli alveari viene usato nella produzione di cosmetici, farmaci, vernici, candele e alcuni tipi di carta;
- veleno: per raccoglierlo viene stesa una membrana elettrificata di fronte all'alveare che dà una scossa alla quale le api reagiscono, pungendola (e così morendo); il veleno che depositano viene commercializzato per le sue indimostrate virtù curative;
- polline: questa sostanza può risultare più nutriente di altri cibi soltanto se ingerito in quantità dell'ordine di qualche chilo;
- pappa reale: la pappa reale costituisce la sola fonte di sostentamento dell'ape regina e ciò che le permette di diventare tale. Rispetto a 500 milligrammi di pappa reale, 30 grammi di fiocchi di mais contengono 30 volte più tiamina e riboflavina, 90 volte più niacina e circa 400 volte più acido folico; non esiste seria ricerca medica che abbia dimostrato effetti terapeutici nel consumo di pappa reale (Schmidt e Buchmann, 1992);
- propoli: questa resina che le api raccolgono dagli alberi viene da loro usata per tappare i buchi dell'alveare. Per le api è anche un antibiotico, un antivirale e un funghicida naturale, per gli umani viene adoperato per le infezioni gengivali e mal di gola o come integratore alimentare.

Si può ovviare comprando uova, latte e carne dal contadino?

C'è chi pensa che i contadini non provochino sofferenze agli animali che allevano e quindi che il consumo di uova, latte e carne del contadino siano tollerabili. Ma quasi sempre questo preconcetto non corrisponde alla realtà. Spesso i contadini, abituati da sempre ad uccidere i loro animali, trattano questi senza molti scrupoli e a volte l'uccisione dei maiali, conigli, polli... in barba alla legge, avviene all'interno delle mura domestiche senza anestesia.

I prodotti "biologici"

Il termine "biologico" indica solamente un tipo di agricoltura praticata senza l'uso di sostanze chimiche; non costituisce una garanzia né per vegan né per animali. Chi compra le uova biologiche contribuisce comunque all'uccisione dei maschi (polli) e delle galline ovaiole quando non sono più produttive. Agli animali poco importa se vengono ospitati in una fattoria di prodotti biologici se i "prodotti" sono loro stessi. Anche in una fattoria biologica esiste lo sfruttamento e l'uccisione degli animali. Sarebbe impensabile mantenere a vita tutti i vitelli nati dalle mucche per avviare la produzione del latte. I vitelli occuperebbero una quantità di terreno enorme e "sfrutterebbero" il suolo per la durata di tutta la loro vita. Quanto verrebbe a costare il latte prodotto così? Non c'è scampo: bere latte (anche biologico) significa mandare i vitelli al macello.


LA DIETA

-Come ottenere una dieta bilanciata
-Proteine
-Minerali
-Vitamine
-Altro

Come ottenere una dieta bilanciata
Nella dieta vegan, come in ogni dieta, bisogna scegliere gli alimenti che forniscono il giusto apporto di proteine, vitamine e minerali. L'unico integratore che bisogna prendere è la vitamina B12. è un fatto che mangiare prodotti animali significhi causare una immane quantità di sofferenza a miliardi di esseri senzienti. Non crediamo che questa sofferenza possa essere giustificata solo dal "vantaggio" per gli uomini di non dover mangiare del lievito di birra o bere del latte di soia fortificato. Comunque eventuali carenze dovute ad una alimentazione vegana non bilanciata sono facilmente curabili modificando leggermente la propria dieta o al limite con degli integratori, diversamente dalle patologie degenerative causate dalla alimentazione carnea, contro le quali la medicina moderna può ben poco.

Proteine
Spesso si sente affermare che le proteine animali sono "proteine nobili" diversamente da quelle contenute dei vegetali. In realtà questa affermazione ha ben poca rilevanza. Infatti le proteine sono costituite da aminoacidi alcuni dei quali possono essere sintetizzati dall'organismo umano mentre altri (gli aminoacidi essenziali) devono necessariamente essere introdotti con l'alimentazione. Le proteine contenute nei cibi animali contengono da sole tutti questi aminoacidi nelle giuste proporzioni, mentre è necessario assumere diversi cibi vegetali per ottenere le giuste proporzioni di questi aminoacidi. Chiunque mangi nell'arco della giornata dei cereali (pane, pasta, riso, ecc.) e, nello stesso pasto o in pasti diversi, dei legumi (come i fagioli, le lenticchie, le ceci, ecc.) ottiene tutti gli aminoacidi necessari nelle giuste quantità e proporzioni (Messina e Burke, 1997; Young, 1991). In sintesi è il corretto apporto di aminoacidi ad essere indispensabile, e l'alimentazione vegana soddisfa pienamente questa esigenza (Abdulla, M. et al., 1981, Rana e Sanders, 1986; Roshanai e Sanders, 1984).

Minerali
-calcio: buone fonti vegetali di calcio sono il tofu (se preparato usando il solfato di calcio arriva a contenere più di quattro volte il calcio contenuto nel latte bovino), le verdure dalle foglie verdi, noci e semi, alghe marine, il crescione d'acqua, cavoli, rapa, broccoli, semi di sesamo tostati, fichi secchi, fagioli e ceci. Buone quantità di calcio possono anche essere assorbite da determinati tipi di acqua. cromo: tutti i cereali integrali.
- ferro: il ferro è presente in abbondanti quantità in tutti i legumi (ceci, fagioli, soia), nel cavolo, nei broccoli (e in generale in tutte le crucifere), nei cereali integrali e nella frutta secca (fichi e albicocche). L'assunzione del ferro aumenta se abbinati a cibi ad alto contenuto di vitamina C (peperoni, agrumi, kiwi, broccoli). Questo significa semplicemente mangiare frutta alla fine del pasto oppure bere durante o alla fine del pasto dei succhi di agrumi per massimizzare l'assimilazione del ferro. Vino rosso, cioccolato, caffè e tè, invece riducono l'assimilabilità del ferro e pertanto è preferibile assumerli lontano dai pasti. Anche i latticini possono considerevolmente ridurre (tra il 30% e il 50%) l'assimilazione del ferro vegetale, per via del loro alto contenuto di calcio (Gleerup et al.,1995). La dieta vegana quindi è migliore rispetto alla vegetariana per quello che riguarda l'assunzione del ferro.
- fosforo: tutti i vegetali, cereali, lievito. iodio: sale iodato e alghe (Laminaria digitata o Kombu, la Llaminaria japonica, la Alaria esculenta e la Palmaria palmata) (Indergaard e Minsaas, 1991) ci garantiscono l'assunzione dello iodio anche se in genere è sufficiente per le esigenze del nostro corpo quello contenuto nei vegetali.
- magnesio: tofu, tutti i legumi, tutti i cereali, banane, arance, cavolo.
- manganese: germe di grano, cereali (specie se integrali), spinaci, tempeh.
- molibdeno: legumi e cereali (specie se integrali).
- potassio: asparagi, patate, avocado, papaia, pomodoro, cavolo, melone, legumi. rame: tutti i legumi, tempeh, tahini, noci e frutta secca, orzo.
- selenio: cereali (specie se integrali) e legumi.
- sodio: tutti i vegetali e sale da cucina.
- zinco: con ceci, lenticchie, fagioli Azuki, germe di grano, nocciole, pistacchi, semi di zucca copriamo il fabbisogno di zinco (troppa soia per via del suo alto contenuto in fitati ne inibisce l'assimilazione).

Vitamine
- vitamina A: carote, patate, pomodori, zucche, spinaci, mango, papaia.
- vitamina B1 (tiamina): tutti i cereali specie se integrali, lievito alimentare, legumi, germe di grano, arance, ananas, melone, semi di sesamo e di girasole.
- vitamina B2 (riboflavina): tutti i cereali specie se integrali, alghe, spinaci, patate, funghi, mandorle, banane.
- vitamina B6 (piridossina): tutti i cereali specie se integrali, patate, pomodori, avocado, banane, meloni, arance.
- vitamina B12: introduciamo nell'alimentazione una fonte affidabile di vitamina B12. Con latte di soia o cereali addizionati o semplicemente con integratori: ottimi quelli della Nature's Plus, Mega B-150.
- vitamina C (acido ascorbico): papaia, tutti gli agrumi, fragole, broccoli, peperoni, cavolfiore.
- vitamina D: viene prodotta dalla pelle quando è esposta alla luce del sole (una esposizione giornaliera al sole di braccia e volto per una media di 15 minuti è più che sufficiente) o con cibi arricchiti.
- vitamina E: patate, mango, avocado, mandorle, nocciole, arachidi, semi di girasole.
- vitamina K: presente in abbondanza in tutti i vegetali a foglia verde (in particolare nel cavolo e lattuga).

Altro
- acido folico: presente in abbondanza in tutti i vegetali (in particolare broccoli, asparagi, legumi, arance).
- acido pantotenico: presente in abbondanza tutti i vegetali. biotina: legumi (soia soprattutto), cereali, mandorle, spinaci, funghi niacina: tutti i cereali, funghi, patate, avocado, tempeh, noccioline.
- omega-3: l'olio di lino ci fornisce l'Omega-3. E' sufficiente meno di un cucchiaio al giorno (da usare rigorosamente crudo, ad esempio sull'insalata) per ottenere una quantità più che adeguata di omega-3 (2-3 grammi) (Armstrong e Doll, 1975).


IL LOOK

-Abiti e accessori
-Perchè NO alla pelle
-Perchè NO alla lana
-Perchè NO ai piumini e alla seta
-Ingredienti nascosti


Abiti e accessori
Non esiste un look vegan. Quello che ci accomuna è solo la scelta etica. Fortunatamente, nella moda di oggi non c'è che l'imbarazzo della scelta: dalle borse di Mandarina Duck che hanno fatto tendenza lanciando il prodotto realizzato con tessuto alle scarpe di Vegetarian Shoes (disponibili al sito www.vegetarian-shoes.co.uk) nate appositamente per soddisfare le esigenze degli animalisti. Realizzate in materiali confortevoli, traspiranti a prova di pioggia e indistruttibili. Fra questi Vegetan e Lorica (prodotta in Italia), materiale utilizzato anche nell'industria dell'arredamento per divani e per gli interni di automobili. Il pile, caldo e morbido (non pizzica!) indispensabile in un abbigliamento sportivo ha reso caldo l'inverno dei vegan. Quello utilizzato da Patagonia per realizzare maglioni deriva materiali innovativi e dal riciclo delle bottiglie di plastica. I tessuti "man-made" ottenuti in laboratorio sono ingualcibili e piacevoli al tatto, vantano qualità antistress, sono traspiranti e antibatterici e il loro utilizzo è vantaggioso rispetto alle fibre di origine animale: il Fibrefill, che sostituisce le piume per i giacconi invernali, li rende superiori per praticità e prestazioni. L' Alcantara, la ciniglia di cotone, la viscosa rendono la vita facile ad animali e vegan.

Perché NO alla pelle
La pelle viene generalmente considerata un sottoprodotto dell'industria della carne ma giudicando dall' enorme giro d'affari che essa muove non può essere definito un prorotto di secondaria importanza. La pelle è in stretto collegamento con l'industria della carne e del latte. Se si smettesse di mangiare la carne di animali la loro pelle non sarebbe disponibile per farne scarpe, borse, divani. Ma se si smettesse di usare la pelle il mercato della della carne ne risentirebbe. L'unico modo per rompere questo ciclo di sofferenza è di smettere di mangiare carne e di usare pelle (Animal Amnesty, 1994)

Perché NO alla lana
L'allevamento. La lana fa parte di quei prodotti che a prima vista non sembrano particolarmente cruenti, ma come in tutti gli altri casi di prodotti animali, lo sfruttamento e la sofferenza sono una costante, determinati dalla costante ricerca del profitto. La maggior parte della lana, a livello mondiale, proviene dalla Australia; essendo un mercato grande e proficuo, le greggi sono composte da migliaia di pecore, e quindi, come diretta conseguenza, l'attenzione per le necessità ed i problemi del singolo animale diventa anti-economico. Come negli altri tipi di allevamenti intensivi, un alto livello di mortalità, soprattutto nelle prime settimane di vita, viene considerato normale, ed è compensato economicamente appunto dal gran numero di animali presenti nel gregge. Per gli animali sopravvissuti, la vita nel gregge non è facile. Poche settimane dopo la nascita, vengono tagliate le code, senza anestesia, e per gli agnelli si procede alla castrazione (anch'essa praticata quasi sempre senza anestesia). In seguito, si procede con un'altra barbara mutilazione, che consiste nello strappare ampie strisce di pelle dalle zampe posteriori, attorno alla zona dell'ano. In Australia, la razza di pecore più comunemente allevata è la merinos, appositamente cresciuta con la pelle grinzosa, cioè dotata di molte pieghe, grazie alle quali la lana prodotta è maggiore rispetto ad una pecora normale. Questo sovraccarico innaturale di lana causa spesso problemi durante i periodi più caldi, poiché gli animali sono sfiniti dalla calura, e nelle pieghe della pelle si accumulano facilmente urine e feci. Sono quest'ultime che attirano le mosche a deporre le loro uova, causando notevoli problemi agli animali quando nascono le larve. Ed è appunto per cercare di prevenire questo che gli allevatori strappano larghi brandelli di pelle alle pecore; nonostante ciò, spesso le mosche arrivano a deporre le uova sulle ferite sanguinanti, prima che abbiano il tempo di guarire. Benché ci sia il sospetto che questa pratica possa causare la morte di più animali di quanti non ne salvi, la pratica di questa barbara mutilazione continua. La tosatura. La tosatura è spesso una attività violenta. Le pecore vengono tosate in primavera; i tosatori vengono usualmente pagati per volume e non per ora, e questo significa che lavorano il più veloce possibile, usualmente senza la benché minima cura per l'animale. Inoltre, risulta molto importante il momento in cui viene effettuata la tosatura, dato che se viene fatta troppo tardi si perde lana, e quindi soldi; perciò, nell'affrettarsi generale, ogni anno un gran numero di pecore muore perché esposta alle intemperie dopo una tosatura prematura. Infine, mostrando ancora una volta la perfetta analogia con gli altri tipi di allevamento moderni, le pecore, quando iniziano a diventare "improduttive", vengono immediatamente mandate al macello per essere sostituite con animali più giovani e redditizi. è inutile sottolineare come prima di arrivare al macello, le pecore siano quasi sempre costrette ad un lungo ed estenuante viaggio, durante il quale spesso non hanno neanche la possibilità di bere e mangiare; inoltre si deve anche tener conto che le pecore sono animali timidi per loro natura, e si spaventano facilmente, per cui soffrono molto dello stress del viaggio, oltre di quello causato dalla vita nell'allevamento.

Perché NO ai piumini e alla seta
I piumini. Le piume per le imbottiture vengono strappate senza anestesia alle oche. Queste vengono prese per il collo e poi legate per le zampe o semplicemente immobilizzate tra le ginocchia dell'addetto. Una volta terminata l'operazione, la pelle delicata dell'oca, terrorizzata e dolorante, viene spolverata di disinfettante fino al prossimo spiumaggio. Lo spiumaggio inizia all'età di otto settimane e di solito viene ripetuto ogni due mesi per ancora due o tre volte. Dopo di ché l'oca viene uccisa per la carne d'oca o alimentata forzatamente e poi uccisa per produrre paté de foie gras. Una parte di piume deriva invece dall'uccisione delle oche. Ma a prodotto finito è impossibile sapere se il piumaggio viene da oche vive o morte. Poco cambia per un consumatore etico che non comprerebbe comunque un prodotto che comporta la sofferenza o l'uccisione di animali. La seta. Anche la seta è un prodotto della morte. La seta deriva dal bozzolo di una farfalla; occorrono 1500 bachi per fare 100 grammi di seta. Per impedire che il baco possa uscire dal bozzolo mangiando la parete e quindi rompendo i fili di seta, le larve sono uccise con l'ebollizione, oppure nel forno a microonde.

Ingredienti nascosti
Leggendo attentamente le etichette e informandoci possiamo evitare di acquistare prodotti insospettabili che contengono invece componenti di origine animale. Per fare qualche esempio: le pellicole fotografiche contengono gelatine animali, molti contraccettivi sono testati su animali o contengono sostanze animali, la birra e il vino possono essere prodotti con l'uso di sostanze animali, le candele vegan sono solo quelle di paraffina...

IGIENE E CURA

-Cosmetici e prodotti per la casa
-La legge dell'UE
-Farmaci

Per i cosmetici, i prodotti per la cura della persona e la pulizia della casa cosa acquistate?
L'acquisto di cosmetici, prodotti per la cura della persona e la pulizia della casa vegan è resa difficilissima (in alcuni casi impossibile) dal fatto che per legge tutte le nuove sostanze chimiche sono sottoposte ad alcuni test generici su animali (LD 50) e che in funzione del loro uso specifico vengono in seguito sottoposte ad ulteriori test (Draize test). Per quanto riguarda i cosmetici e i prodotti per la cura della persona (saponi, bagnoschiuma, shampoo) la stragrande maggioranza dei prodotti finiti non è testato su animali perché non è obbligatorio per legge e poche ditte vogliono buttare via soldi in prove che sanno benissimo essere prive di rilevanza scientifica. Chi scrive sulla confezione "Prodotto finito non testato su animali" non dice nulla di particolarmente interessante: quello che conta sono gli ingredienti: dal 1976 ad oggi qualunque nuova sostanza chimica deve essere testata su animali per fornire alle autorità competenti un profilo tossicologico. Tutti i test (compresi l' LD 50, il Draize test cutaneo, oculare e i test di fototossicità o cancerogenicità) comportano sofferenze terribili per gli animali utilizzati. Ciò non toglie che le industrie chimiche e cosmetiche non abbiano mai mosso un dito per richiedere una modifica delle normative, almeno fino a quando l'opinione pubblica non ha cominciato a rendersi conto della situazione e a protestare. Non ci resta che continuare a boicottare tutti i prodotti che fanno uso di ingredienti obbligatoriamente testati su animali. Per far capire ai produttori e ai politici che non accettiamo questa normativa, affinché le leggi e le direttive comunitarie che impongono tali test vengano abrogate o modificate. Questo approccio fino ad ora ha funzionato: le pressioni dell'opinione pubblica sui produttori e sui governi stanno sortendo l'effetto desiderato. L'Inghilterra ha vietato questi test e nel prossimo futuro l'Unione Europea probabilmente farà altrettanto. In Italia BWC (Beauty Without Cruelty), Lakshmi e Pure Plant usano solo ingredienti della positive list e quindi introdotti prima del 1976. Una guida utile per orientarsi negli acquisti di prodotti più largamente diffusi sul mercato l'ha redatta la LAV-EAR (Lega Antivivisezione-Europe for Animal Rights). I fabbricanti inclusi in questa lista garantiscono di non usare più nuovi ingredienti (dal 1992) finché non verrà cambiata la legge evitando di incrementaere il numero di animali vivisezionati. I prodotti attualmente disponibili in Italia sono:
cosmetici e prodotti per la cura della persona: Almacabio, Argiletz, Argital, Barry M, Bergland, Bioforce, Biokosma, Body Shop, Borlind of Germany, Cibe Laboratory, D'Aymons, Dermotricos, Elizabeth Van Buren Aromatherapy, Flora Primavera, Hedera Natur, Helan, Honesty, Jardin De Paradis, John Paul Mitchell, Lakshmi L'Erbolario, L'Occitane, Montagne Jeunesse, Nectar, Pedrini Lepo Line, Ram Raja, Rebis, Weleda, W Urlich. detersivi: Argital, Ecolav, Ecover, Indra.

Prodotti per la casa
Per quanto riguarda i prodotti per la casa (detergenti per piatti, panni, mobili, vetri e pavimenti), la legge impone l'obbligo di testare su animali gli ingredienti (così come qualunque altra nuova sostanza chimica, a prescindere dal suo futuro uso) ma non i prodotti finiti. Quasi tutti i test di tossicità fanno uso di animali. Viene comunemente usata l'LD 50 per la valutazione della tossicità acuta o i test di cancerogenicità. Chi vuole acquistare in modo responsabile dovrebbe preferire i prodotti più vecchi a quelli più nuovi che più probabilmente contengono sostanze nuove la cui introduzione sul mercato ha ulteriormente incrementato il numero di animali usati nella vivisezione.

Legge dell'UE
La direttiva UE non abolirà tutti i test: abolirà i test su animali per i cosmetici ma non abolirà i test di tossicità generici (come l'LD 50) per i nuovi prodotti chimici. Questo significa che qualunque nuova sostanza chimica (inclusi i nuovi ingredienti dei futuri cosmetici e detergenti) che verrà introdotta sul mercato verrà testata comunque su animali. Con la nuova legge potremo evitare che, anche qualora questa sostanza dovesse entrare nella composizione di un nuovo cosmetico, essa venga sottoposta ulteriormente alla sperimentazione su animali specifica per i cosmetici (come il Draize test).

Farmaci
Ogni farmaco allopatico è sperimentato sugli animali e quindi ogni passo avanti della medicina allopatica significa sperimentazione animale e vivisezione. Dai trapianti alle ricerche per sconfiggere il cancro è tutto a scapito degli animali: cani, gatti, scimmie, pesci, conigli, topi... Un vegan cerca di prevenire le malattie ad esempio con l'alimentazione e utilizza quasi sempre metodi di cura non cruenti come i fiori di Bach o l'omeopatia minerale e vegetale. Ma può capitare di non avere alternative e contro voglia comunque ci curiamo con quello che allo stato attuale è disponibile. Ci battiamo per una ricerca diversa rispettosa delle altre specie, per lo sviluppo di metodi nuovi e meno barbari. Auspichiamo che, soprattutto le nuove generazioni, grazie anche alla legge sull'obiezione di coscienza alla sperimentazione animale, si muovano in una direzione che favorisca il benessere di ogni essere vivente, e vada oltre lo specismo.



A cura di: Progetto Vivere Vegan (http://www.viverevegan.org)

Wyatt Earp
19-09-02, 22:46
Da parte mia considero il vegan e il vegetarianismo un estremismo,che porta solo danno alla causa,più che portarne benefici.Ed è praticato da persone che non conoscono assolutamente niente in materia,che non hanno mai visto un allevamento o peggio ancora paragonano un allevamento di vacche da carne allevate allo stato brado a un allevamento-lager di galline ovaiole....tant'è che molti vegetariani non mangiano carne,ma mangiano uova....oppure paragonano un rodeo a una corrida.
Ora,il vero problema è che bisogna rendersi conto che purtroppo in questo mondo l'unica maniera per gli animali di sopravvivere è di esser utili all'uomo....cosa che sembra crudele,ma se si pensa che l'uomo pratica lo stesso con i suoi simili....per esempio intervenendo in massa per salvare che sò....il Kuwait perchè ha il petrolio,infischiandosene dei Tibetani....guardiamoci intorno,negli ultimi 50 anni da noi (cioè da quando la civiltà è passata da quella contadina a quella operaia) si sono estinte una cinquantina di razze di animali domestici,cavalli,mucche,pecore,galline,conigli e simili.Quando mio padre era piccolo per esempio (fine anni '50) la sua cascina era piena di volatili,conigli e vari che giravano per il cortile e per il prato e come da lui in altre decine e decine di abitazioni in tutto il Piemonte e Padania e italia.Animali che certo,venivano destinati all'alimentazione,ma che almeno vivevano.
Vi posso fareanche l'esempio dei famosi cavalloni da tiro inglesi,di quelli usati per il trasposto della birra,che fino a vent'anni fà circa stavano rischiando l'estinzione,perchè non venivano più usati dall'uomo,e solo grazie all'intervento di molte di queste ditte di birra che hanno ricominciato a usarli,anche se solo per scopi pubblicitari questi cavalli sono usciti dal pericolo estinzione....e gli elefanti indiani?Che stanno scomparendo di anno in anno perchè non vengon opiù utilizzati dall'uomo per il trasporto del legname?
Gli alligatori in Florida ha nno corso lo stessoo rischio anni fà,quando una massiccia campagna anticonsumo di pelle di alligatore,fatta da diversi gruppi animalisti aiutati da colossi come la disney e la coca cola aveva fatto crollare gli acquisti della pelle di alligatore....ma stranamente il numero di alligatri crollò,come diminuiva anche la superfice naturale,tutti quei terreni destinati a pèalude.Questo perchè?Gli alligatori non erano più remunerativi e dunque i privati e i padroni dei terreni adibiti a paludi avevano preferito vendere dei loro terreni,destinati a costruzioni,idem le proprietà statali....e gli stessi cacciatori che prima controllavano il numero degli alligatori,avevano cominciato a infischiarsene.Oppure i bisonti americani,quando c'erano gli indiani erano sacri perchè necessari alla vita dell'uomo,poi sono arrivato gli europei,che ha trovato i bisonti inutili e li ha quasi ridotti all'estinzione!
E' necessario combattere con ogni mezzo i metodi di allevamento intensivi,allevamenti lager,eccecc ma ricordarci che uomo-animale-territorio sono legati l'un con l'altro....bisogna comprare prodotti solo dagli allevamenti biologici,da chi dà il benessere maggiore agli animali....io per esempio sono assolutamente contrario alle pellicce degli animali di batteria,ma non avrei nessun problema se per caso mi recassi,boh,in Norvegia a comprare dai Lapponi una giacca in pelle di renna fatta in casa....da un animale che non ha mai visto una stalla e mai mangiato un mangime.
Quello che poi trovo ridicolo per i vegetariani è che non mangiano carne,ma mangiano frutta e verdura,i cui diserbanti e pesticidi che si usano per le lroro coltivazioni sono la causa principale della scomparsa di uccelli,insetti e mammiferi(uomo compreso).
Anche la carta per esempio....la carta viene prodotta utilizzando in gran parte pioppi e anche qui i diserbanti utilizzati fanno strage di insetti e uccelli,specie quelli che nidificano all'interno di queste piante(upupe e picchi per es.) eppure non mi sembra che i vegan non usino più i soldi.
Io sono un allevatore,è vero che mando le mie bestie al macello,ma allora ditemi,datemi un'alternativa....se nessuno mangiasse più carne cosa dovrei fare io?Fare morire di vecchiaia le mie bestie senza più farle rirprodurre e farle scomparire?
Per molti "animalisti" trattare bene gli animali significa rispondere "sì" a un'intervista,oppure portare a spasso una volta al mese un cana al canile.Per me è uno "stile di vita",una necessità....se stanno male loro stò male io e viceversa,è una questione legata ai soldi,certo,ma è reciproca la cosa.
Riguardo a come certi allevatori trattano le proprie bestie purtroppo devo darti ragione,c'è chi le tratta male,ma c'è anche chi picchia i propri figli,ma questo non significa che tutti i genitori sono violenti.Poi molti sono convinti che la Natura sia perfetta,non sia crudele come l'uomo....e questa è una enorme assurdità,basta guardare un qualsiasi documentario (per chi non può passare una giornata all'aria aperta) per rendersi conto di quanto sia spietata e crudele la natura....a cominciare dal gatto che tortura un topo per delle ore prima di mangiarlo a quella razza di vespe che fà i nidi col fango,che avvelena i ragni "mettendoli" in una specie di coma,per mantenere la loro carne fresca,portarli dentro il proprio nido,dove la larva provvederà a crescere cibandosi del ragno ancora in vita!
Ripeto,secondo me il vegan è più dannoso che benefico,bisogna combattere a ogni costo gli allevamenti lager e pubblicizzare gli allevamenti all'aria aperta.Stesso discorso per le pellicce.
Saluti Padani

Orazio Coclite
20-09-02, 20:11
Wyatt Earp solleva delle questioni interessanti, ma ha una visione troppo distorta delle scelte etiche che altri affrontano invece a testa alta, imputando troppo facilmente ignoranza e ingenuità a persone che invece, proprio in merito della loro scelta controcorrente, si documentano molto di più di tutto il resto della massa acefala che invece segue pedissequamente quello che gli altri fanno, senza perdere un solo attimo per pensarci sopra. Al momento non ho il tempo necessario per rispondere come si dovrebbe, a presto posterò alcuni pensieri riguardo le questioni poste da Wyatt Earp.

Saluti vegani.

Wyatt Earp
21-09-02, 17:02
Originally posted by Orazio Coclite
Wyatt Earp solleva delle questioni interessanti, Saluti vegani.

Ci sono alcune cose che ho dimenticato di dire....
Nei paesi asiatici dove la coltivazione del riso (biologica al 99%) è la maggiore risorsa la deforestificazione aumenta a dismisura,causando logicamente lo sterminio e la scomparsa di decine di specie animali.
Le cause di questa deforestificazione sono proprio i metodi ultrabiologici(non per ecologismo,ma per povertà) che vengono effettuati.La terra laggiù è poverissima,proprio per il mancato utilizzo di concimi chimici o biologici(letame) ,e le produzioni per ettaro sono bassissime,proprio a causa del mnacato utilizzo di diserbanti e anche di concimi.Di conseguenza basse produzioni quindi necessitano di più terreni per sfamare la popolazione,di conseguenza sempre meno foreste.
Sviluppassero un pò di più l'allevamento otterrebbero prima cosa dei concimi naturali e seconda cosa otterrebbro un'altra fonte alimentare,evitando di distruggere ancora foreste.
Proprio riguardo alla deforestificazione per colpa degli allevamenti di bestiame, ricordo di aver letto mesi fà,forse su focus,un articolo che parlava proprio di questo,di come le multinazionali e le grosse imprese minerarie e petrolifere(specie in Amazzonia)utilizzare la"scusa" degli allevamenti per sfamare la popolazione proprio per ottenere permessi per avere carta libera per radere al suolo le foreste.
Tant'è che il bestiame in queste terre disboscate ci passa poco tempo,combinazione subito dopo arrivano buldozzer,geologi e compagnia bella.

Voi dite di non usare nemmeno la seta perchè è un prodotto della morte....e usare il cotone allora?La superficie mondiale coltivabile coltivata a cotone se ben ricordo è lo 0,4%,la quantità di diserbanti utilizzata per questa superfice è pari al 10% del consumo totale di diserbanti.Cos'è più mortale?
E poi agricolutra biologica vuol dire anche usare concimi naturali come il letame ,che arriva da allevamenti.Ah,i tecnici che vengono assunti per controllare i prodotti biologici vengono pagati in base alla superfice di terreno dichiarata biologica....dunque....
Il piatto in cui voi mangiate la pasta è sporco di sangue animale tanto quello di un "carnivoro"....se non ci credete andate a vedere quando trebbiano il grano o l'orzo se non è vero....oppure pensate che nei magazzini in cui vengono stipati i cereali non mettano veleni per topi,insetti o uccelli?
Dico questo perchè molti vegetariani si credono "superiori" e non lo dico con rabbia,ma perchè a volte mi danno a me dell'assassino per il mio lavoro,perchè loro sono convinti che mangiando verdure non causino la morte di animali....cosa totalmente contraria....
Io anche ero contrario agli zoo....ma se ci pensate gli zoo rappresentano l'unica speranza di vita per ormai centinaia se non migliaia di specie animali.E secondo me non bisogna dire "chiudiamo gli zoo",ma "ampliamoli",in senso di metratura....altrimenti per molti di questi animali sarà la fine,resteranno foto in qualche album o impagliati su qualche mensola.
Faccio ancora un esempio su quanto successo agli asini e ai muli negli Usa.Anche laggiù come ormai in tutti i paesi "moderni" stavano scomparendo perchè obsoleti.Associazioni animaliste ma soprattutto associazioni patriottiche,storiche ecc hanno creato dei veri e propri allevamenti,in cui questi asini e muli vengono allevati e sono mantenuti da famiglie,associazioni e vari che mandano soldi a questi allevamenti....praticamente adozioni a distanza,come avviene da noi coi cani.Asini e muli che vengono anche utilizzati per fiere,traini di carri allegorici,rodei e purtroppo a volte mandati al macello,perchè senza soldi ormai non si fà niente.Da noi in Piemonte per esempio c'è una razza di vacche,la pezzata d'Oropa mi sembra si chiami che è quasi scomparsa perchè produce poco latte,ebbene,secondo me proprio le associazioni animaliste devono spingere perchè i propri soci si riforniscano di latte,carne e formaggi che arrivano da allevamenti di questa razza(solo di quelli allevati all'aria aperta).
Ah,una precisazion,non è vero che per fare il formaggio serve necessariamente il caglio di origine animale.Formaggi come burro e tomini(dico i primi due che mi vengono in mente) potreste farli chiunque di voi,usando solo qualche litro di latte di vacca,(senza causarne la separazione dal vitello).
Insomma,parliamoci chiaro,se scomparissero allevamenti,zoo,maneggi,eccecc sarebbe la scomparsa di tutti questi animali....oggigiorno il mondo è quello che è,il destino degli animali è legato agli uomini e l'unica possibilkità per questi ultimi di tornare alla vita libera sarebbe la scomparsa dell'uomo.
Chiudo specificando di non avere assolutamente niente contro i vegan,solo che reputo quest'ultima cosa un estremismo verso gli animali più dannoso che benefico.
Saluti Padani