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Ferrer
09-10-02, 19:20
Del giudizio particolare. (tratto da "Apparecchio alla morte" di Sant' Alfonso Maria dè Liguori)

PUNTO I

Consideriamo la comparsa, l'accusa, l'esame e la sentenza. E parlando prima della comparsa dell'anima dinanzi al giudice, è comune sentenza de' Teologi che il giudizio particolare si fa nel punto stesso che l'uomo spira; e che nel luogo medesimo dove l'anima si separa dal corpo, ella è giudicata da Gesu-Cristo, il quale non manderà, ma verrà Egli stesso a giudicar la di lei causa. Oh quale spavento avrà chi vedrà la prima volta il Redentore, e lo vedrà sdegnato! Ciò considerando il P. Luigi da Ponte, tremava in tal modo, che facea tremare anche la cella dove stava. il V.P. Giovenale Ancina, sentendo cantare la «Dies illa», al pensiero del terrore che avrà l'anima in dovere esser presentata al giudizio, risolse di lasciar il mondo, come in effetto lo lasciò. Il vedere lo sdegno del giudice sarà l'avviso della condanna. Dice S. Bernardo che allora l'anima patirà più in vedere Gesù sdegnato, che nello stare nel medesimo inferno. Alle volte si son veduti i rei sudar freddo, in esser presentati avanti a qualche giudice di terra. Pisone comparendo in senato colla veste da reo, sentì tanta confusione che volontariamente si uccise. Che pena è ad un figlio, o ad un vassallo vedere il padre, o il principe gravemente sdegnato? Oh qual altra pena maggiore proverà quell'anima in vedere Gesu-Cristo da lei in vita disprezzato! Quell'agnello che in vita ha avuta tanta pazienza, l'anima poi lo vedrà irato, senza speranza più di placarlo; ciò la indurrà a pregare i monti a caderle sopra, e così nasconderla dal furore dell'agnello sdegnato. Il vedere il giudice in forma d'uomo, oh qual pena apporterà al peccatore! perché dalla vista di tal uomo morto per la sua salute, si sentirà maggiormente rimproverare la sua ingratitudine. Verrà dunque il giudice a giudicare colle stesse piaghe, colle quali si partì dalla terra. Quelle piaghe consoleranno i giusti, ma spaventeranno i peccatori. Or che risponderà il peccatore a Gesu-Cristo? Forse avrà animo di cercargli pietà; quando primieramente dovrà rendergli conto del disprezzo ch'ha fatto della pietà usatagli? Che farà dunque, dice S. Agostino; dove fuggirà, quando vedrà di sopra il giudice sdegnato, di sotto l'inferno aperto, da un lato i peccati che l'accusano, dall'altro i demoni accinti ad eseguir la pena, e di dentro la coscienza che rimorde?

Affetti e preghiere

O Gesù mio, voglio chiamarvi sempre Gesù; il vostro nome mi consola e mi dà animo, ricordandomi che voi siete il mio Salvatore, il quale siete morto per salvarmi. Eccomi a' piedi vostri, io confesso che sono reo di tanti inferni, per quante volte vi ho offeso con peccato mortale. Io non merito perdono; ma Voi siete morto per perdonarmi. Presto Gesù mio, perdonatemi, prima di venire a giudicarmi. Allora non vi potrò più cercare pietà: ora posso domandarvela, e la spero. Allora le vostre piaghe mi spaventeranno, ma ora mi dan confidenza. Caro mio Redentore, mi pento più d'ogni male di aver offesa la vostra bontà infinita. Propongo prima di accettare ogni pena, ogni perdita, che perdere la grazia vostra. V'amo con tutto il mio cuore. Abbiate pietà di me. O Maria Madre di misericordia, o avvocata de' peccatori, ottenetemi Voi un gran dolore de' miei peccati, il perdono e la perseveranza nel divino amore. Io v'amo, Regina mia, ed in Voi confido.

PUNTO II

Considera l'accusa e l'esame. Due saranno questi libri, il Vangelo e la coscienza. Nel Vangelo si leggerà quel che il reo doveva fare, nella coscienza quel che ha fatto. Nella bilancia della divina giustizia non si peseranno allora le ricchezze, la dignità e la nobiltà delle persone, ma solamente l'opere. Verranno allora gli accusatori, e per prima il demonio, che presenterà le stesse nostre promesse, alle quali poi abbiamo mancato; ed addurrà tutte le colpe, segnando il giorno e l'ora in cui l'abbiamo commesse. Indi dirà al giudice: Signore, io per questo reo non ho patito niente, ma esso ha lasciato Voi che siete morto per salvarlo, per farsi schiavo mio; ond'esso a me tocca. Accusatori saranno anche gli angeli custodi. Accusatrici saranno le mura, tra le quali quel reo avrà peccato! Accusatrice sarà la stessa coscienza. Gli stessi peccati allora, dice S. Bernardo, parleranno. Accusatrici finalmente saranno, come dice il Grisostomo, le piaghe di Gesu-Cristo. Indi si verrà all'esame. Dio metterà avanti al reo gli esempi de' santi e tutt'i lumi ed ispirazioni che gli ha dato in vita; ed anche tutti gli anni che gli ha concessi a far bene. Sicché allora avrai da render conto d'ogni occhiata. Siccome si cola l'oro, separandone la scoria, così si avranno da esaminare le opere buone, le confessioni, le comunioni ecc. In somma, dice S. Pietro che nel giudizio il giusto appena si salverà. Se ha da rendersi conto d'ogni parola oziosa, qual conto si renderà di tanti mali pensieri acconsentiti? di tante parole disoneste? Parlando poi dell'opere dirà il giudice: pagatelo secondo le opere che ha fatte.

Affetti e preghiere

Ah Gesù mio, se voleste ora pagarmi secondo l'opere che ho fatte, non mi toccherebbe altro che l'inferno. Oh Dio quante volte io stesso m'ho scritta la mia condanna a quel luogo di tormenti! Vi ringrazio della pazienza, che avete avuta in tanto sopportarmi. Oh Dio, se ora dovessi comparire al vostro tribunale, qual conto vi renderei della vita mia? Deh Signore, aspettatemi un altro poco, non mi giudicate ancora. Se ora voleste giudicarmi, che ne sarebbe di me? Aspettatemi; giacché mi avete usate tante misericordie sinora, usatemi quest'altra, datemi un gran dolore de' miei peccati. Mi pento, o sommo bene, d'avervi tante volte disprezzato. Vi amo sopra ogni cosa. Eterno Padre, perdonatemi per amore di Gesu-Cristo, e per li meriti suoi concedetemi la santa perseveranza. Gesù mio, tutto spero al vostro sangue. Maria SS. in Voi confido. Guardate le mie miserie ed abbiate pietà di me.

PUNTO III

In somma l'anima per conseguir la salute eterna, ha da trovarsi nel giudizio colla vita fatta conforme alla vita di Gesu-Cristo. Ma ciò era quello che faceva tremare Giobbe. Filippo II, avendogli un suo domestico detta una bugia, lo rimproverò dicendogli: «Così m'inganni?» Quel miserabile ritornato in casa, se ne morì di dolore. Che farà, che risponderà il peccatore a Gesu-Cristo giudice? Farà quel che fece colui del Vangelo, che venne senza la veste nuziale, tacque, non sapendo che rispondere. Lo stesso peccato gli otturerà la bocca. Dice S. Basilio che 'l peccatore allora sarà più tormentato dal rossore, che dallo stesso fuoco dell'inferno. Ecco finalmente il giudice darà la sentenza. «Vai via da me, maledetto, nel fuoco eterno». Oh che tuono terribile sarà questo! Sarà tanto lo spavento de' peccatori in sentirsi proferir la condanna, che se potessero morire, di nuovo morirebbero. Allora, dice S. Tommaso da Villanova, non si dà più luogo a preghiere; né vi sono più intercessori, a cui ricorrere. A chi allora dunque ricorreranno? Forse a Dio, che han così disprezzato? Forse a' santi? a Maria? No, perché allora: «Stellae (che sono i santi avvocati) cadent de coelo; et luna (ch'è Maria) non dabit lumen suum» (Matth. 24). Oh Dio, esclama S. Tommaso da Villanova, e con qual'indifferenza sentiamo parlar del giudizio, quasi a noi non potesse toccar la sentenza di condanna! o come noi non avessimo ad esser giudicati! E qual pazzia, soggiunge lo stesso santo, è lo star sicuro in cosa di tanto pericolo! Non dire, fratello mio, ti avverte S. Agostino: Eh che Dio vorrà proprio mandarmi all'inferno? No lo dire, dice il santo, perché anche gli ebrei non sel persuadevano d'esser esterminati; tanti dannati non sel credevano d'esser mandati all'inferno; ma poi è venuta la fine del castigo.E così ancora, dice S. Agostino, avverrà anche a te. Al presente a noi sta di sceglier la sentenza che vogliamo. E che abbiamo da fare? aggiustare i conti prima del giudizio. Dice S. Bonaventura che i mercanti prudenti, per non fallire, spesso rivedono ed aggiustano i conti. Diciamo dunque al Signore, Giudice mio, voglio che ora in vita mi giudicate e mi punite, or ch'è tempo di misericordia, e mi potete perdonare; perché dopo morte sarà tempo di giustizia.

Affetti e preghiere

Mio Dio, se non vi placo ora, allora non sarà più tempo di placarvi. Ma come vi placherò io, che tante volte ho disprezzata la vostra amicizia per miseri gusti brutali? Io ho pagato d'ingratitudine il vostro immenso amore. Qual soddisfazione mai degna può dare una creatura per le offese fatte al suo Creatore? Ah mio Signore, vi ringrazio che la vostra misericordia mi ha dato già il modo di placarvi e di soddisfarvi. Vi offerisco il sangue e la morte di Gesù vostro Figlio, ed ecco che già vedo placata e soprabbondantemente soddisfatta la vostra giustizia. È necessario a ciò anche il mio pentimento. Sì, mio Dio, mi pento con tutt'il cuore di tutte le ingiurie che v'ho fatte. Giudicatemi dunque ora, o mio Redentore. Io detesto tutt'i disgusti che vi ho dati sopra ogni male. V'amo sopra ogni cosa con tutt'il mio cuore; e propongo di sempre amarvi; e di morire prima che più offendervi. Voi avete promesso di perdonar chi si pente; via su giudicatemi ora, ed assolvetemi da' peccati. Accetto la pena che merito, ma restituitemi nella vostra grazia, e conservatemi in questa sino alla morte. Così spero. O Maria Madre mia, vi ringrazio di tante misericordie che m'avete impetrate; deh seguite a proteggermi sino alla fine.