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Visualizza Versione Completa : Nella Casa delle Libertà regna l'armonia: botte da orbi.



brunik
14-10-02, 15:45
Certo che nella CDL quando c'è da spartirsi i soldi della finanziaria si diventa un po' nervosetti...



http://www.repubblica.it/gallerie/online/politica/politica/3_g.jpg
Fra La Russa e gli ex dc scoppia la rissa il Nuovo
...Mi
sarebbe stato facile dire come mai quella frase poteva dirle Fini, poteva dirla Bossi e non alcuni esponenti di quel partito nel quale allora lei militava....
- Ven 11. Ott 07:06

http://www.repubblica.it/online/speciale/giovanardi/giovanardi/storico00233450cxw200h271c00.jpg
Giovanardi ad An: "Stavolta le scuse non bastano" il Nuovo
... l'Udc si trova al centro degli attacchi dei suoi alleati. Successe con la legge Bossi-...
- Ven 11. Ott 14:10
http://image.pathfinder.com/time/europe/webonly/europe/2000/04/bossi.jpg
Bossi dà dei "ladri" ai centristi. E' scontro il Nuovo
...L' Udc non si siederà più allo stesso tavolo della Lega se Umberto Bossi continuerà a chiamarci ladri'', dice Giovanardi. ...
- Dom 13. Ott 18:56

Bossi: Udc, Domani Riunione Urgente Ufficio Politico ADNKRONOS
... dichiarazioni del capogruppo di An alla Camera Ignazio La Russa e, oggi, del leader della Lega Umberto Bossi....
- Dom 13. Ott 13:39
http://www.cisl.it/congresso/attualita/foto/casinib.jpg
Bossi: Buttiglione, Provino a Toccarci e Poi Vediamo...ADNKRONOS
...E' garantista quando viene accusato Bossi e forcaiola e giustizialista quando viene accusata la Dc....
- Dom 13. Ott 14:25
http://www.ccd.it/lombardia/img/follini.jpg
Bossi: Follini a Cdl, Esiste Ancora Un'Alleanza? ADNKRONOS
...Le parole dell'onorevole Bossi non meritano una risposta....
- Dom 13. Ott 14:36
http://www.assfumatori.it/img/chisiamo/storace.gif
Bossi: Storace, Incredibile Sparata Su Alleati ADNKRONOS
(Adnkronos) - ''Di fronte allo sfascio di una sinistra incapace di organizzarsi, il centrodestra ha la grande occasione per sconfiggere definitivamente ogni pretesa di rivincita: e' il momento di ragionare attorno ad una ipotesi che veda, in tutti i livelli istituzionali di governo del paese, la nascita di gruppi parlamentari e consigliari della Casa delle liberta'''.
- Dom 13. Ott 15:40

Bossi a Centristi, 'Polemiche Inutili, Parlavo Di Storia'; Ma Poi Ribadisce: 'La Dc Non Torna, Basta La Parola Ladri' Ansa
...- MILANO, 13 OTT - Bossi replica alle polemiche: 'Ma che cosa c'entrano Ccd o Udc?...
- Dom 13. Ott 15:52
http://www.europarl.eu.int/tdi/speroni.jpg
Bossi: Speroni, Vertice Ex Dc? Un Tempo Li Convocavano i Pm... ADNKRONOS
...E allora Bossi ha perfettamente ragione a fare le sue affermazioni....
- Dom 13. Ott 16:16

Ronconi: "l'Udc Chiedera' Una Verifica Di Maggioranza" AGI
... 13 OTT - Non si placa il vespaio di polemiche suscitato dalle dichiarazioni del ministro Bossi: in una nota il senatore dell'Udc Maurizio Ronconi ha affermato che il suo partito a questo...
- Dom 13. Ott 17:55

Cdl: Tabacci, Lega e An Sono Serie b Asca
... il leader leghista ''ha da curare il suo orticello'', ma ''al nord relegheremo Bossi in un cantuccio''....
- Lun 14. Ott 09:39

Cdl: Giovanardi, Nessun Tavolo Con Lega Se Ci Insulta Asca
...L'Udc non si siedera' piu' allo stesso tavolo della Lega se Bossi continua a rivolgere l'epiteto 'ladri' a noi e alla nostra storia....
- Lun 14. Ott 09:50

http://bigli.com/images/quadri/todeschini1.jpg
Lunedì 14 Ottobre 2002, 14:39


Governo: Udc Si Autosospende Da Cdm Fino a Chiarimenti
(ASCA) - Roma, 14 ott - L'Udc non partecipera' piu' alle riunioni del Consiglio dei Ministri o di coalizione se prima ''non saranno intervenuti i chiarimenti con tutta la coalizione''. A questa conclusione e' giunto l'Ufficio politico dell'Udc, riunito questa mattina per valutare le dichiarazioni contro il partito espresse in particolare dal leader della Lega Umberto Bossi.

echiesa
14-10-02, 16:22
Se Sparta piange, Atene non ride...
Detto mai stato vero come oggi.
saluti
echiesa:fru

Gianfranco
14-10-02, 17:45
lunedì , 14 ottobre 2002

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Da segretario ''passo indietro rispetto al tema del no alla guerra''
Ds, 'Correntone' contro Fassino
Il portavoce di 'Aprile', Vincenzo Vita contro principio di maggioranza: Pluralita' non e' espressione di un animo scissionistico o frazionistico

Vincenzo Vita e Giovanna Melandri
(foto Infophoto)

Fassino: ''Divisioni su alpini colpo a credibilita' Ulivo''

Roma, 14 ott. - (Adnkronos) - ''Per rispetto ai contributi del dibattito decideremo solo alla fine. Ma non credo ci sara' un nostro voto a favore del segretario. Presenteremo un nostro ordine del giorno breve per dimostrare, come Fassino spesso ci invita a fare, che non facciamo solo proteste ma anche proposte''. Il portavoce di 'Aprile', Vincenzo Vita, annuncia che questa sera alla direzione dei Ds il dissenso dal segretario della minoranza interna del 'correntone' sara' messo nero su bianco. E sara' a 360 gradi: sulle regole e i principi di maggioranza nel partito e nell'Ulivo, sulla guerra, sul modo di fare opposizione.
Vita spiega che regole e principio di maggioranza proposti da Fassino nei Ds e nell'Ulivo, sono ''per noi l'argomento di maggiore riflessione e sofferenza''. ''Non abbiamo visto -contesta- il passo avanti che avevamo sperato. Seppure rivista e corretta, purtroppo, ritorna e si riprende la logica del centralismo democratico''.
''I Ds sono ontologicamente -argomenta Vita- una forza plurale per la loro stessa condizione. Il problema, dunque, non e' quello di ammettere il dissenso che e' parte integrante di una forza democratica: ci mancherebbe. Per noi, pero', il punto e' che la pluralita' non deve essere vissuta come espressione di un animo scissionistico o frazionistico che non esiste, ma come un valore e una ricchezza. Purtroppo, invece, da parte del segretario c'e' conservatorismo''.
Dalle regole alla guerra, ''molte sono le riflessioni critiche'' di 'Aprile'. ''Il riferimento di Fassino alle questioni internazionali -afferma il portavoce del correntone- non contiene la frase che noi ci saremmo attesi: il no comunque alla guerra. Le Nazioni Unite sono un'assemblea internazionale dove si discute, non un'istituzione della quale va per forza bene tutto cio' che decide''. Percio' la critica a Fassino e' ''di ambiguita''' e di aver fatto ''un passo indietro rispetto al tema del no alla guerra''.
Da ultimo, il tema del modo di fare opposizioni. Da parte del segretario -denuncia Vita- c'e' una sottovalutazione della pericolosita' della destra e del governo Berlusconi''. E anche se ''i riferimenti allo sciopero e alla mobilitazione delle opposizioni e' stato netto, per noi ci vuole piu' forza e incisivita'''. Detto questo, l'invito di Vita e' a ''non fare drammi'' e ''andare avanti nel libero confronto dialettico''.

Giovanni Tortorolo



Ma perchè Brunik ti devi ridicolizare così su pol? ma sei sadomaso?.......ti devo ricordare quando i partiti della vostra coalizione facevano ai Premier le imboscate ai congressi per umiliarli e sfiduciarli in pubblico(Sdi-D'Alema)????.........o ti devo ricordare che Rutelli ha nella coalizione ben 3 partiti che lo considerano praticamente il nulla(Pdci-Verdi-Udeur e pure parte dei Ds)?????Su questo tema non accettiamo lezioni da nessuno e soprattutto non le accettiamo dall'ulivo che si è bruciato 4 governi in 5 anni di legislatura e che anche essendo all'opposizione riesce a dividersi praticamente su tutto......anzi non scusa tranne sul fatto che Berlusconi è un pericoloso criminale internazionale.....su questo siete sempre uniti!
:fru :fru :fru

Oasis
14-10-02, 19:02
Vabbè meglio dividersi su un argomento come la guerra.
Voi litigate di quattrini.

brunik
17-10-02, 13:38
Eccone un altro che se ne vuole andare perchè non gli danno i sldi.

Giovedì 17 Ottobre 2002, 12:50


Governo: Berlusconi, Escludo Dimissioni Marzano
Di (Vam/Zn/Adnkronos)

SU CASO FIAT HA IL RUOLO CHE GLI E' PROPRIO Lisbona, 17 ott. - (Adnkronos) - ''Smentisco categoricamente che ci siano dissapori o addirittura dimissioni o cose negative di questo genere con il ministro Marzano''. Silvio Berlusconi si ferma a parlare con i giornalisti, appena arrivato a Lisbona per partecipare a una riunione con i leader dell'Edu al Centro culturale di Belem. Il presidente del Consiglio getta acqua sul fuoco delle polemiche di questi giorni su contrasti e divisioni all'interno del governo e in particolare con il ministro delle Attivita' produttive Antonio Marzano per la gestione del caso Fiat e degli incentivi in finanziaria a favore del Sud.

O'Rei
17-10-02, 20:55
Brunik ma dico, ti giri mai a guardare che succede dietro di te?

brunik
18-10-02, 13:53
Originally posted by O'Rei
Brunik ma dico, ti giri mai a guardare che succede dietro di te?

E cosa succede dietro di me, si danno dei ladri l'un l'altro come succede da voi?

O'Rei
18-10-02, 19:20
Originally posted by brunik


E cosa succede dietro di me, si danno dei ladri l'un l'altro come succede da voi?

non lo so ma non è che andiate d'amore e d'accordo....e poi se stai dietro a tutte le sparate di Bossi sei proprio caduto in basso!!!

brunik
19-10-02, 00:33
Originally posted by O'Rei


non lo so ma non è che andiate d'amore e d'accordo....e poi se stai dietro a tutte le sparate di Bossi sei proprio caduto in basso!!!

Guarda che il Bossi mica l'ho fatto ministro io...

Comunque oltre al Bossi c'avrei anche un Fini e uno Speroni, volendo...

E un conto è litigare per la guerra in Iraq, un'altro è darsi dei ladri e degli imbecilli a vicenda. Spettacolo penoso, veramente.

O'Rei
19-10-02, 12:40
Originally posted by brunik


Guarda che il Bossi mica l'ho fatto ministro io...

Comunque oltre al Bossi c'avrei anche un Fini e uno Speroni, volendo...

E un conto è litigare per la guerra in Iraq, un'altro è darsi dei ladri e degli imbecilli a vicenda. Spettacolo penoso, veramente.

Fini cosa ha fatto? lascia stare il meglio pezzo della combriccola!! bhè oddio se fosse per me i democristiani non ci starebbero nella coalizione, cmq meglio dirsele in faccia le cose invece di tenerle nascoste come a sinistra eh?:D

brunik
21-10-02, 09:10
Ok, O Rei, io te lo lascio stare il Fini. Il problema è che ora è finito nel mirino della Lega.


E dopo An che attacca l'UDC, la Lega che attacca l'UDC, l'UDC che attacca la Lega, Fini che attacca la finanziaria e cioè Tremonti e Bossi, ora la Lega attacca AN, ed esattamente il vicepremier Fini.

Uhei, ma ste soldi della finanziaria li rendono proprio nervosetti, i pollisti.

Non saranno mica andati al potere per i soldi.... Ma daiii, non ci credooo .....


(Del 21/10/2002 Sezione: Interni Pag. 2)


SULLE MISURE ECONOMICHE SI RIAPRE LA POLEMICA NELLA MAGGIORANZA
La Lega attacca il vicepremier «Se si smarca sorgono dubbi»


ROMA

Nella Casa delle libertà ritorna in alto mare il tentativo di mediazione sulla Finanziaria, con un forte attacco della Lega contro An. La disponibilità di Fini a modificarla è stata accolta con piacere dall´Udc, ma ha messo in allarme il Carroccio che resiste agli emendamenti che spostano risorse verso il Mezzogiorno. Dal capogruppo alla Camera, Alessandro Cè, è arrivata una bordata che potrebbe lasciare il segno tra gli alleati della maggioranza. Anche perché Fini viene attaccato nel suo ruolo di vice presidente del Consiglio. E i leghisti non risparmiano nemmeno Casini. Se il vicepremier «si smarca» sulla Finanziaria, è stata la considerazione dell´esponente del Carroccio, «sorgono» dei dubbi sul fatto che egli voglia perseguire l'interesse del proprio partito e non dell'intera maggioranza. Le richieste di modifica «sollevano interrogativi quando provengono da chi riveste incarichi istituzionali o dal governo». Stesso tono sulle dichiarazioni di Casini che aveva sollecitato modifiche: una «discesa in campo, assolutamente impropria, del presidente della Camera che, rivestendo una carica istituzionale, dovrebbe esimersi da affermazioni politiche lesive dell'autonomia del governo e dei parlamentari». In sostanza, la Lega si chiede perché ministri «incoerenti» stanno facendo marcia indietro «dopo aver liberamente e concordemente varato la Finanziaria a fine settembre». Ecco, rincara la dose Cè, «Fini si è smarcato nuovamente dalla linea tenuta sino ad oggi dal governo, sul tipo di rapporto da adottarsi fra governo e parti sociali. Sinora il governo aveva parlato all'unisono di dialogo sociale, cioè un metodo estremamente rispettoso delle istanze e del ruolo delle parti sociali, ma innovativo rispetto alla concertazione». Ora, invece, il vice premier «auspica il ritorno alla concertazione: Fini non è nuovo a posizioni difformi rispetto alla linea del governo. Alcuni mesi fa fu lui a porre sul piatto quasi 2.000 miliardi per il rinnovo del contratto del pubblico impiego, mentre la linea del governo invocava per tutti maggiore austerità». Di fronte a questa aperta polemica, l´Ulivo si esercita nel sarcasmo, come fa Franco Monaco della Margherita che vede Fini «vestire i panni dell'opposizione e sostenere che la Finanziaria va cambiata ripristinando la concertazione: ma lui non è il vicepremier? Di chi è figlia questa Finanziaria? Povero Tremonti...». E Dario Franceschini vede in tutto ciò «una doppia debolezza», una strutturale della Finanziaria e un´altra politica della coalizione «attraversata da contrasti e timori di tradimenti». Per Franceschini la debolezza traspare dal comportamento della maggioranza che ha scoperto l'esigenza di nuovi interventi per il Sud «solo per prevenire il voto annunciato dell'opposizione agli emendamenti Udc e ora tenta di blindare ogni cosa con l'espediente del maxi emendamento». Ma non sono le critiche e le ironie dell´opposizione a preoccupare la Casa delle libertà, quanto il braccio di ferro che rischia di essere molto pericoloso quando si arriverà in aula per votare gli emendamenti. Sì, perché se quelli dell´Udc non venissero accolti, si potrebbero verificare maggioranze variabili. Intanto, dice Buttiglione, sarebbe sbagliato umiliare i gruppi parlamentari chiedendo di ritirare i loro emendamenti e assorbirli in un maxi emendamento. Il metodo «più corretto» è quello di «selezionare, tra gli emendamenti presentati dai singoli gruppi parlamentari, alcuni che vengono quindi fatti propri da tutta la maggioranza». Il ministro poi rivendica il ruolo che ha avuto l'Udc nel tenere aperto il dialogo con le parti sociali: «Senza l'iniziativa coraggiosa del nostro gruppo forse la coalizione sarebbe rimasta prigioniera della prima versione della Finanziaria, che si è poi rivelata evidentemente inadeguata». Il capogruppo alla Camera Luca Volontè ricorda inoltre che l´Udc il metodo della concertazione ce l´ha nel Dna: «Lo abbiamo dimostrato l'anno scorso quando qualcuno accusava ingiustamente il sindacato. Non abbiamo mai abbandonato la sana abitudine dell'ascolto, del confronto, della proposta conciliante. Lo abbiamo visto riconosciuto nella firma del Patto per l'Italia dopo ingiuste e sbagliate critiche che ci arrivarono anche da settori della maggioranza».

a. l. m.

brunik
23-10-02, 01:26
Voi mi direte: ma litigano solo UDC, AN e lega? E Forza Italia?

Tranqui, anche dentro Forza Italia volano botte da orbi, specie dopo la sconfitta alle amministrative. Tutti cercano di piazzare i propri pupilli nei centri di potere.

A Milano combattono Dell'Utri contro Formigoni, Dell'Utri contro Scajola, mentre in basso si sgomita per farsi notare da Berlusconi.

Particolarmente apprezzata la Isabella Bertolini, nuovo astro nascente. E' la rude relatrice del ddl Cirami, molto apprezzata perchè ha detto che la Cirami è indispensabile agli Italiani, proprio quello che avevamo sempre sognato tutti.

Martedì 22 Ottobre 2002, 15:26


Troppe liti, Forza Italia cerca di uscire dallo stallo
Di Gianluca Roselli


ROMA - Cosa sta succedendo a Forza Italia? A poco meno di un anno e mezzo dalla vittoria elettorale, il partito di Silvio Berlusconi sembra più che mai squassato da liti, divorzi, rancori reciproci, piccole e grandi invidie, che hanno fatto sì che la splendida macchina da guerra messa in piedi da Claudio Scajola durante la traversata del deserto degli anni all'opposizione stia perdendo parecchi dei suoi pezzi.

E se prima c'era una falla, ora, dopo le amministrative della scorsa primavera, a livello locale si registrano voragini. La leggenda metropolitana che dipinge Forza Italia come un partito puramente elettorale non è mai stata tanto vicina alla realtà. Prendiamo Milano e provincia: i club sono circa un'ottantina, dieci davvero attivi, gli altri 'in sonno', in attesa di nuove elezioni. Prendiamo ancora Milano: nella sede cittadina, in viale Monza, il traffico di personalità è scarso. Non solo non si vede nessuno, ma le decisioni, quelle importanti, non vengono prese qui, ma nelle sedi istituzionali, a Palazzo Marino e al Pirellone.

Con scala da uno a cento lo stesso ragionamento vale a livello nazionale: la prima e la seconda fila del partito è impegnata con incarichi governativi, a reggere il testimone sono rimaste le terze e le quarte file che spesso arruolano o persone giudicate dai vertici non esattamente all'altezza oppure persone provenienti armi e bagagli dalla Prima Repubblica: i dissidi con la Lega Nord in molte città settentrionali dipendono anche da questo.

E poi ci sono i giovani: attivi, volenterosi. Ma non basta. Forza Italia, infatti, non ha una scuola quadri come le vecchie Frattocchie del Pci, mentre è essenziale che le nuove generazioni vadano indirizzate, seguite. La tre giorni di scuola quadri a Gubbio di qualche tempo fa si inquadra in questa esigenza, ma tre giorni all'anno sono davvero pochi perché la politica, e lo sapevano bene i vecchi dirigenti democristiani e comunisti, è fatta innanzitutto dalla quotidianità.

Il coordinatore nazionale Roberto Antonione da tempo ha deciso di non decidere: c'è da scegliere il nuovo coordinatore del Piemonte dopo l'uscita di scena di Roberto Rosso, c'è da mettere fine alle faide interne che stanno paralizzando il partito in Abruzzo, Liguria, Veneto, Trentino, Sardegna, Toscana. C'è da dare il cambio a Paolo Romani in Lombardia. Berlusconi, in ben altre faccende affaccendato, ha dato carta bianca ad Antonione il quale ha annunciato di voler cambiare quasi tutti i coordinatori regionali. "Basta liti o me ne vado" va dicendo da tempo, ma la situazione per ora non si sblocca. E lo stesso Antonione ormai sembra avere i giorni contati, con le correnti 'liberal' di Dell'Utri e quella di Scajola a giocarsi la successione. Ma in mezzo ci sono anche i 'ciellini' vicini a Formigoni e una serie di volti nuovi che spingono. Il tutto in vista di un agognato congresso che sembra non arrivare mai.

Il caso Milano - Milano è uno dei casi più emblematici. Qui gli ultimi sondaggi danno il partito in calo del 10% rispetto alle ultime elezioni comunali. E qui, vista ormai la distanza siderale del sindaco Gabriele Albertini dal partito, lo scontro è tutto tra i 'movimentisti' di Dell'Utri e i cattolici di Formigoni. A giugno, dopo le elezioni, questi ultimi hanno organizzato un incontro di 400 persone in un hotel per fare il punto della situazione e studiare il rilancio del partito. I 'liberal' hanno risposto una settimana fa con un raduno a base di risotto e funghi porcini in una struttura all'interno del Parco Nord: mille invitati, tra cui il coordinatore regionale Paolo Romani, Marcello Dell'Utri, Paolo Berlusconi, Antonella Maiolo, Gianni Pilo, Paolo Del Debbio, e tanti tra assessori regionali, provinciali e comunali, nonché sindaci e collaboratori. Versione ufficiale: ritrovare tutti insieme lo spirito del 94. Versione ufficiosa: tirare a campare con Albertini e stoppare le ambizioni sfrenate di Formigoni e i suoi amici ciellini che, come l'ex assessore Maurizio Lupi, stanno gia prendendo la strada per Roma. Gli altri, i formigoniani, però, l'hanno presa malissimo e già si parla di epurazioni e liste di proscrizione.

"Il problema è che chi ottiene qualche incarico pubblico, si dimentica del partito, lo considera una scocciatura. E poi occorre dare più ascolto alla base: i coordinatori vanno eletti dal basso e non catapultati da Roma", confida un consigliere comunale forzista di lungo corso, che continua: "Il partito ormai è svuotato, tutti pensano al potere, in sede e nei club non c'è mai nessuno, il radicamento nel territorio non c'è più. A lungo andare la gente capirà che Forza Italia è una macchina che si mette in moto solo per elezioni, il resto del tempo viene lasciata in garage. In questo momento possiamo dire che il premier non ha un partito: e senza partito, Prodi docet, non si va lontano. Berlusconi dovrebbe intervenire subito prima che tutto vada a rotoli. Alcuni recenti abbandoni suonano come altrettanti campanelli d'allarme: ma tanti sono gli iscritti delusi che non hanno rinnovato la tessera. Se andiamo avanti di questo passo perderemo Milano e Lombardia. Del resto si è visto cosa è successo in città roccaforte come Verona e Alessandria. Nulla si può considerare in cassaforte, specialmente i voti".

La guerra fredda tra Scajola e Dell'Utri - Il capitolo più spinoso da affrontare è la possibile successione ad Antonione. Il principale candidato è Sandro Bondi, uomo di Dell'Utri, che ha tutte le caratteristiche per fare bene. Il problema però è Scajola che vuole a tutti i costi riprendere le redini di quello che una volta era la sua creatura. Tutto dipenderà da quello che il premier ha in serbo per il suo ex ministro degli Interni: se Scajola dovesse rientrare al governo, allora la strada sarebbe spianata per Bondi. Intanto, come registrano le cronache, i due nemici, Claudio e Marcello in un recente incontro in un grande albergo milanese alla presenza del premier hanno dovuto sottoscrivere una 'pace armata': tra sorrisi forzati, complimenti e strette di mano al vetriolo, i due hanno promesso di non farsi la guerra, o per lo meno di farsela in modo leale.

Intanto Dell'Utri, che non la finisce più di aprire circoli in tutta Italia, dopo la presentazione a Firenze del suo 'manifesto culturale', si appresta a fare il suo ingresso nel mondo editoriale con il Domenicale, settimanale di cultura che promette, secondo l'intenzione del suo direttore, Angelo Crespi, di creare dibattiti, aprire temi, far discutere e dare una ventata di freschezza destrorsa in un mondo dominato dalle elite di sinistra. E avere al seguito un nutrito gruppo di intellettuali, pensatori e bibliofili sembra essere il pallino dell'ex leader di Publitalia.

Anche se poi il pensiero andrà trasformato in azione, ovvero in capacità di influenzare il potere politico e culturale. Secondo binari più tradizionali, invece, si sta movendo Claudio Scajola: l'ex ministro ha riallacciato i rapporti con i suoi fedelissimi, ovvero la maggior parte degli eletti in Parlamento che gli devono la candidatura. Se si va a fare la conta, Scajola ha ancora la maggioranza del partito. Il suo problema però è la mancanza di un delfino: non ha un uomo di totale fiducia da mettere alla di Forza Italia. E questo avvantaggia Bondi. A meno che, proprio per non darla vinta a nessuno dei due, Berlusconi decida di confermare Antonione.

La nuova generazione - Intanto c'è una nuova generazione che cresce e bussa alle porte. Con una caratteristica: sono poco disposti a farsi ingabbiare dagli schieramenti. In forte ascesa, per esempio, c'è Angelino Alfano, avvocato di Agrigento, relatore della legge Finanziaria, che Miccichè voleva candidare alla presidenza della Regione Sicilia al posto di Cuffaro: oggi lavora nella segreteria di Berlusconi ed è qualche gradino al di sotto di Antonione. Altro astro nascente è Guido Crosetto, deputato di Alba e commissario del partito a Genova. Antonione lo voleva coordinatore del Piemonte, ma poi si è messo di traverso Elio Vito che lo preferisce presente sugli scranni di Montecitorio. Poi c'è Isabella Bertolini, coordinatrice dell'Emilia Romagna e vicecapogruppo alla Camera, dove è stata relatrice sia della legge Bossi-Fini, sia della 'Cirami': il suo impegno è stato particolarmente apprezzato dal premier in persona.

Poi c'è un gruppetto di milanesi formato dall'uomo di Formigoni a Roma, Maurizio Lupi, l'eurodeputato Mario Mauro che sta facendo un buon lavoro al ministero di Letizia Moratti, Luigi Casero, ex assessore milanese, oggi commissario cittadino, nonché deputato, che in molti indicano come possibile sostituto di Paolo Romani alla guida della Lombardia, anche per le sue conoscenze all'interno del mondo imprenditoriale. In ascesa anche un figlio d'arte: Giuseppe Cossiga, discreto e molto preparato, sta bruciando le tappe e gode della stima di molti suoi colleghi ben più potenti, tra cui proprio Claudio Scajola. Vecchia scuola Dc non mente...ù

brunik
23-10-02, 11:49
Questa è invece una lite tra FI e Lega.

Stavolta però ha ragione Forza Italia. Cosa ci fa un ministro antieuropeista come Bossi al governo? Mandatelo via, no? E' anche un pirla che vi rovina l'immagine di efficienza che vi siete guadagnati in un anno e mezzo di buongoverno.

Nuova frattura nel governo e nella maggioranza di Centrodestra: il leader leghista guida la frangia euroscettica. Dure critiche dall’opposizione
Antonione a Bossi: se non ti piace l’Europa dimettiti
Il sottosegretario interpreta il pensiero del premier: «Italia soddisfatta per l’opzione irlandese»


ROMA - Bossi è infuriato per il voto positivo dell’Irlanda sull’ampliamento dell’Unione europea ai paesi dell’Est e ha dichiarato, in una intervista alla Padania, che gli unici contenti sono «massoni e comunisti», includendo nella compagnia anche Romano Prodi, presidente della Commissione. Ma con questo giudizio, che apre nel governo un nuovo fronte polemico, il capo della Lega si è esposto a una aperta sconfessione. Da Lussemburgo, infatti, il sottosegretario agli Esteri Antonione, tuttora coordinatore di Forza Italia, ha immediatamente espresso, anche a nome del ministro degli Esteri Berlusconi, «estrema soddisfazione» per il referendum irlandese, lasciando intendere, che al posto di Bossi, avrebbe lasciato l’incarico di ministro per le Riforme. «Francamente - ha detto il sottosegretario - se dovessi avere una posizione diversa, dovrei prendere delle decisioni in qualche modo conseguenti a una posizione diversa nei confronti del governo». Antonione, che alla riunione di ieri rappresentava l’Italia, ha rilevato che tutti i governi si sono congratulati con quello irlandese e lui stesso lo ha fatto «anche a nome di Berlusconi».
Al contrario, Bossi ha manifestato la sua delusione, perché il «miracolo di Saint Patrick» non si è avverato e il «no» al Trattato di Nizza non c’è stato, anche se «l’allargamento a Est dell’Europa è ancora lontano dal realizzarsi». Il senatur, da una parte teme il rischio di un «dumping sociale» da parte di Paesi «ex comunisti», in concorrenza con gli altri; e dall’altra li avverte che «non hanno nulla da guadagnare», per la rigidità delle regole comuni. Loro intendono l’Europa come «un libero mercato per le loro merci», ma trattandosi di una minaccia per i Paesi dell’occidente europeo, c’è l’esigenza di «difendersi» con «un parametro di eguaglianza tra prodotti e diritti».
E’ un orizzonte che appare molto limitato, rispetto alle scelte europee più volte affermate da tutte le tribune, compresa quella italiana del Capo dello Stato Ciampi e delle forze europeiste più convinte. Prodi, ironicamente, ha dato ragione a Bossi, dicendosi «felice» per il voto irlandese«, mentre sbaglia a dire «che sono l’unico». Fini, a Londra per un colloquio con Prescott, vice di Blair, ha detto che l’ingresso di altri paesi «non deve essere in dubbio», ma è sembrato guardingo sui suoi effetti, dicendo: «Offrirà opportunità, ma creerà anche problemi» e «alcune preoccupazioni», che vanno affrontate «per tempo». Più netto Buttiglione, non solo per un voto che «piace anche a me, e non solo a Prodi», ma anche per le posizioni di Bossi, «che noi non condividiamo». La risposta ai problemi dell’Europa «non è meno Europa, ma più Europa, e più Italia in Europa».
Il Centrosinistra ha replicato con grande vigore alle parole di Bossi. Pistelli, Margherita, le trova «sconcertanti e politicamente incompatibili con la sua permanenza al governo». E chiede a Berlusconi di assumere «provvedimenti politici conseguenti». Secondo Monaco, vice presidente del gruppo, Bossi conferma «l’antieuropeismo che alligna in maggioranza e governo». Nel mirino anche Fini, che al Times «dipinge un’Europa tutta funzionale agli interessi nazionali».
Marina Sereni, dei Ds, denuncia le «posizioni contraddittorie e preoccupanti» che emergono nel governo «sulla prospettiva dell'unificazione europea e dell' allargamento». Un tema sul quale «non bastano le parole del sottosegretario Antonione per smentire o mitigare le incredibili affermazioni del ministro Bossi», perchè tocca allo stesso presidente del consiglio fare chiarezza. Marina Sereni sottolinea che il referendum irlandese, e il prossimo allargamento della Ue ad altri dieci Paesi, aprono una fase delicata per le istituzioni europee, chiamate a «far sì che il processo dell'allargamento sia guidato nel segno dell'integrazione, della solidarietà, della partecipazione e del consenso delle comunità interessate. Proprio per queste ragioni il presidente del consiglio Berlusconi deve intervenire - conclude Marina Sereni - per porre fine a questo insopportabile stillicidio di dichiarazioni euroscettiche, che mettono in discussione il ruolo e il prestigio del nostro paese in una fase così cruciale per l'Europa». E «un modo molto semplice per mandare un messaggio chiaro in questa direzione sarebbe nominare al più presto un nuovo ministro degli Esteri, e scegliere una persona il cui profilo europeista sia netto e indiscusso».
«In Europa, non potendo dividere quello che già esiste, chiudono le porte per escludere i Paesi europei che ancora non ne fanno parte». Questo, infine, il lapidario commento, a nome della Margherita, di Arturo Parisi.
Renato Venditti

Bryger
23-10-02, 12:13
Brunik porti sfiga, ogni volta che litigano tu lo scrivi e fanno pace.
Stattene zitto menagramo che magari naufraga davvero sto governo...:D

brunik
23-10-02, 13:38
Originally posted by Bryger
Brunik porti sfiga, ogni volta che litigano tu lo scrivi e fanno pace.
Stattene zitto menagramo che magari naufraga davvero sto governo...:D

:D :D Ma lo sappiamo tutti che faranno sempre pace, dopo essersi tirati i capelli per sedersi a tavola vicino al pentolone.

O'Rei
26-10-02, 10:50
Brunik, Cofferati che dice? tutto pace e bene a sinistra? :rolleyes:

Lui dà di incompetente a tutta la banda però la banda si piega alle sue "raccomandazioni", lo prende nel fondoschiena, dice: "grazie è stato bello" e lo invita a sedersi accanto a lui....non è che a Rutelli, Fassino e C. servono 5 milioni di voti sindacalisti alle prossime elezioni?

brunik
27-10-02, 12:59
Originally posted by O'Rei
Brunik, Cofferati che dice? tutto pace e bene a sinistra? :rolleyes:

Lui dà di incompetente a tutta la banda però la banda si piega alle sue "raccomandazioni", lo prende nel fondoschiena, dice: "grazie è stato bello" e lo invita a sedersi accanto a lui....non è che a Rutelli, Fassino e C. servono 5 milioni di voti sindacalisti alle prossime elezioni?

Non aver paura che i tuoi 5 milioni di sindacalisti non votano certo per Berlusca, alle prossime elezioni, garantito.

Intanto, per testimoniarti l'arietta pesante che corre in casa polo nel magic moment della finanziaria (= $$$), ti regalo una chicca: Tremonti minaccia di licenziare la moglie di Follini, capo dell'agenzia del Demanio, se Casini gli rompe le palle sulla finanziaria.



TREMONTI TREMENDO: “SE CASINI ROMPE, LICENZIO LA MOGLIE DI FOLLINI!”



Gonfiato, trifolato, espanso, vezzeggiato da chi per professione deve occuparsi dei fatti altrui (cioè la politica), il ministro Giulietto Tremonti è un buon esempio di Minima Vandalia contemporanea. Eccolo che s’avanza un supplì con le unghie e gli occhiali che sprofuma lo Stivale di superbia da Nobel e boria da Ateneo. Sarà timido ed introverso, come osservano complici le amiche, ma il commercialista della Valtellina è un tipino fino che parla in terza persona, maltratta chi gli sorride, zittisce chi vuol dire la sua. In compenso, pontifica su tutto, si esprime in Retorica, va avanti in gonfiezze, e conclude i suoi discorsi con enfasi mostrando la dentiera avvelenata del topino cattivo.

http://212.239.51.72/public_html/images/t/tremonti_ang_diav_exc.jpg

TREMONTI TREMENDO
Un esempio recente del Tremonti tremendista. L’altra settimana, il presidente della Camera Pier-furby Casini, nel solito giochino di sponda Polo-Quirinale-Opposizione. Ha fatto sapere alla stampa che la Finanziaria messa a punto da Tremonti è un misero pedalò che fa acqua da tutte le parti. “Una legge da cambiare”, ha sottolineato il falso super partes Pier Favore Casini.
La simpatica osservazione del fidanzato di Azzurra viene letta dal ministro dell’Economia mentre è affaccendato in un convegno di imprenditori salva-Italia. Tremonti fissa la pagina del quotidiano, rilegge la frase incriminata di Casini e sibila: “Ah, va bene. Se la mette così faccio fuori la Spezia…”

La Spezia? Gesùbbono, perché Giulietto ce l’ha tanto con la ridente cittadina ligure? Tra gli imprenditori la frase anti-Casini circola veloce come un pettegolezzo lasciando a tutti un’espressione enigmistica da 3 verticale, sette caselle. Che cosa c’entra Pier con La Spezia? Bah dopo bah, una volta giunti a tavola, alcuni si fanno coraggio e affrontano il mistero. Caro ministro, cosa intendeva dire con “Se Casini la mette così, faccio fuori La Spezia…”?
E Giulietto diavoletto li guarda e sogghigna gelido come un sofficino Findus: “La Spezia? No, cosa avete capito: la Spitz, Elisabetta Spitz, moglie di Marco Follini nonché capo dell’Agenzia del Demanio…”

Copyright Dagospia.com 23 Ottobre 2002

O'Rei
27-10-02, 13:30
Originally posted by brunik


Non aver paura che i tuoi 5 milioni di sindacalisti non votano certo per Berlusca, alle prossime elezioni, garantito.

Intanto, per testimoniarti l'arietta pesante che corre in casa polo nel magic moment della finanziaria (= $$$), ti regalo una chicca: Tremonti minaccia di licenziare la moglie di Follini, capo dell'agenzia del Demanio, se Casini gli rompe le palle sulla finanziaria.



TREMONTI TREMENDO: “SE CASINI ROMPE, LICENZIO LA MOGLIE DI FOLLINI!”



Gonfiato, trifolato, espanso, vezzeggiato da chi per professione deve occuparsi dei fatti altrui (cioè la politica), il ministro Giulietto Tremonti è un buon esempio di Minima Vandalia contemporanea. Eccolo che s’avanza un supplì con le unghie e gli occhiali che sprofuma lo Stivale di superbia da Nobel e boria da Ateneo. Sarà timido ed introverso, come osservano complici le amiche, ma il commercialista della Valtellina è un tipino fino che parla in terza persona, maltratta chi gli sorride, zittisce chi vuol dire la sua. In compenso, pontifica su tutto, si esprime in Retorica, va avanti in gonfiezze, e conclude i suoi discorsi con enfasi mostrando la dentiera avvelenata del topino cattivo.

http://212.239.51.72/public_html/images/t/tremonti_ang_diav_exc.jpg

TREMONTI TREMENDO
Un esempio recente del Tremonti tremendista. L’altra settimana, il presidente della Camera Pier-furby Casini, nel solito giochino di sponda Polo-Quirinale-Opposizione. Ha fatto sapere alla stampa che la Finanziaria messa a punto da Tremonti è un misero pedalò che fa acqua da tutte le parti. “Una legge da cambiare”, ha sottolineato il falso super partes Pier Favore Casini.
La simpatica osservazione del fidanzato di Azzurra viene letta dal ministro dell’Economia mentre è affaccendato in un convegno di imprenditori salva-Italia. Tremonti fissa la pagina del quotidiano, rilegge la frase incriminata di Casini e sibila: “Ah, va bene. Se la mette così faccio fuori la Spezia…”

La Spezia? Gesùbbono, perché Giulietto ce l’ha tanto con la ridente cittadina ligure? Tra gli imprenditori la frase anti-Casini circola veloce come un pettegolezzo lasciando a tutti un’espressione enigmistica da 3 verticale, sette caselle. Che cosa c’entra Pier con La Spezia? Bah dopo bah, una volta giunti a tavola, alcuni si fanno coraggio e affrontano il mistero. Caro ministro, cosa intendeva dire con “Se Casini la mette così, faccio fuori La Spezia…”?
E Giulietto diavoletto li guarda e sogghigna gelido come un sofficino Findus: “La Spezia? No, cosa avete capito: la Spitz, Elisabetta Spitz, moglie di Marco Follini nonché capo dell’Agenzia del Demanio…”

Copyright Dagospia.com 23 Ottobre 2002

Non potrebbe licenziare, ormai che c'è, tutta la famiglia intera?!:D
ha fatto una bella figura con le doppie votazioni in parlamento quello lì...:(

brunik
27-10-02, 13:31
Originally posted by brunik
Eccone un altro che se ne vuole andare perchè non gli danno i sldi.

Giovedì 17 Ottobre 2002, 12:50


Governo: Berlusconi, Escludo Dimissioni Marzano
Di (Vam/Zn/Adnkronos)

SU CASO FIAT HA IL RUOLO CHE GLI E' PROPRIO Lisbona, 17 ott. - (Adnkronos) - ''Smentisco categoricamente che ci siano dissapori o addirittura dimissioni o cose negative di questo genere con il ministro Marzano''. Silvio Berlusconi si ferma a parlare con i giornalisti, appena arrivato a Lisbona per partecipare a una riunione con i leader dell'Edu al Centro culturale di Belem. Il presidente del Consiglio getta acqua sul fuoco delle polemiche di questi giorni su contrasti e divisioni all'interno del governo e in particolare con il ministro delle Attivita' produttive Antonio Marzano per la gestione del caso Fiat e degli incentivi in finanziaria a favore del Sud.

Ho reperito i dettagli della crisi di pianto marzaniana.

Eccoli. In pratica e' geloso di Tremonti e minaccia di passare all'UDC.

MARZANO ROMPE CON FORZA ITALIA E PASSA ALL’UDC DI FOLLINI-CASINI-TABACCI
E’ questo il boatos che serpeggia velenoso tra le file dei berlusconidi: l’abbondono del ministro delle Attività produttive. Malsopportato da Giulietto Tremonti, dimenticato da berlusconi, Marzano cambia casacca e scappa tra le file dei neo-diccì di Follini-Casini-Tabacci. Se il passaggio andrà in porto, l’Udc avrebbe un ministro in più e allora un rimpastino governativo busserebbe prepotentemente alle porte del Cavaliere.Per meglio inquadrare il caso Marzano, ecco un articolo esaustivo…



http://212.239.51.72/public_html/images/m/marzano_antonio01.jpg
(Il ministro Marzano)


- Marzano: esigo un ruolo, o mi dimetto
Alberto Gentili per Il Messaggero

E’ stato atteso, invano, a Montecitorio per il question time sulla Fiat. «Il ministro Marzano è a Bruxelles», si è sentito dire Carlo Giovanardi costretto a leggere in aula la paginetta fornitagli dalle Attività produttive. Invano, la sedia riservata al ministro forzista, è rimasta a lungo vuota a via XX Settembre in occasione del vertice organizzato da Giulio Tremonti con i banchieri e i generali del Lingotto. E per ben due volte, tra lunedì e martedì, Marzano ha respinto le telefonate di Silvio Berlusconi: «Ditegli che non ci sono. Anzi, ditegli che non posso venire al telefono. Sono occupato...».

http://212.239.51.72/public_html/images/t/taverna_tremonti.jpg
(Il fiscale Giulietto Tre-conti - U.Pizzi)


Era dai giorni della guerra sul Fondo unico per il Sud, dal tentativo «di scippare fondi e finanziamenti al ministero delle Attività produttive», che Antonio Marzano non era così arrabbiato. «Infuriato come un toro», per usare l’immaginifica definizione di un leader di partito. E c’è da dire che, come allora, il professore-ministro ha più di un motivo per tornare a minacciare un addio anticipato dal governo. Prima non è stato invitato al vertice domenicale di Arcore con Paolo Fresco e i mega-dirigenti Fiat. Poi, Berlusconi, ha affidato al nemico Tremonti la cabina di regia del drammone del Lingotto. «Eppure, è evidente che questa è una questione di mia competenza. Cosa ci sta a fare un ministro delle Attività produttive, se non si occupa della crisi della principale industria del Paese?!», si è sfogato Marzano con i suoi collaboratori. Da qui la decisione di disertare l’aula di Montecitorio, con la scusa di un inesistente viaggio a Bruxelles. E di non farsi vedere alla riunione convocata da Tremonti al Tesoro.

http://212.239.51.72/public_html/images/f/foglio_29_letta_maglie.jpg
(Il vice-presidente Letta trova una valida spalla in Maria Giovanna Maglie - U.Pizzi)


Sarebbe improprio, però, parlare di ministro desaparesido. A palazzo Chigi, Marzano, l’hanno visto e sentito. Eccome. A Gianni Letta, il paciere, che l’ha rincorso per l’intera giornata, il ministro ha fatto un discorso chiaro. Ha scandito un ultimatum. Questo: «Oggi al ministero dell’Economia non ci vado. E aspetto fino a domani per sapere qual è il mio ruolo nella crisi Fiat. Per avere garanzie e il riconoscimento per il lavoro che ho svolto. Se non avrò una risposta convincente, adeguata, dovrete fare a meno di me. Ne ho dovute subire troppe...».

http://212.239.51.72/public_html/images/i/italiani_berlusconi_06.jpg
(Il peso della croce come...)


Con Berlusconi a Mosca, Letta non ha potuto far altro che tentare di tranquillizzare il ministro. Prendere tempo. E organizzare per oggi la liturgia indispensabile per dare soddisfazione a Marzano. La scaletta è già scritta. Prima un incontro a quattr’occhi con il premier. Poi un comunicato per lodare il lavoro del responsabile del professore-ministro. Infine, sempre nero su bianco, la ripartizione delle competenze tra il Tesoro e le Attività produttive nel salvataggio Fiat. A Tremonti andrà la stesura del piano finanziario, a Marzano la redazione del piano industriale. E la sintesi spetterà a palazzo Chigi. Perché vale il discorso iniziale, quello da separati in casa: «Al Tesoro, io, non ci metto piede...».


Dagospia.com 17 Ottobre 2002

brunik
29-10-02, 01:25
Originally posted by O'Rei


Non potrebbe licenziare, ormai che c'è, tutta la famiglia intera?!:D
ha fatto una bella figura con le doppie votazioni in parlamento quello lì...:(

Tu tra il Bossi e il Follini chi preferisci licenziare?

Non mi dire tutti e due, se no mi casca il governo.

brunik
29-10-02, 01:31
Qua assistiamo invce ad una bella lite per il prossimo congresso di Forza Italia.

Non riescono a trovare un accordo su come votare e lo rinviamno di 6 mesi. I "signori delle tessere" sono in agguato: si comprano le tessere e così fanno eleggere gli amici che poi li aiutano nella carriera e negli affari.

Cose già straviste nei mitici anni '80, quelli delle tangenti.

Lunedì 28 Ottobre 2002, 19:47


Il congresso di Fi viaggia verso il rinvio

ROMA - La decisione finale e il sigillo dell'ufficialità spettano a Silvio Berlusconi, ma è ormai molto probabile che il congresso di Forza Italia, annunciato per la primavera, slitterà di almeno sei mesi. Le voci sui contrasti all'interno del partito erano state smentite proprio dal Premier, che però aveva ammesso qualche fisiologico screzio a livello locale. L'ennesima conferma, anche se ancora una volta ufficiosa, viene da una circolare del coordinatore nazionale, Roberto Antonione, che ha posticipato a febbraio (erano inizialmente previsti per l'autunno) i congressi provinciali chiamati a eleggere i delegati per il congresso nazionale. Da qui sembra naturale supporre che la stessa riunione nazionale, che doveva tenersi il 27, 28 e 29 marzo, slitti di qualche mese. A giugno - dicono in molti - ma più probabilmente a Settembre 2003. L'unica cosa certa è che il congresso non potrà tenersi a maggio, a causa della tornata di elezioni provinciali e comunali: un periodo in cui, a cusa della par condicio, il primo congresso degli azzurri non potrebbe ricevere un'adeguata copertura televisiva.

Ma nonostante il temporeggiare dei vertici, gli scontri nel partito non si fermano. L'ultimo episodio ha visto protagonisti il coordinatore Antonione, il portavoce Sandro Bondi e il responsabile Enti locali Mario Valducci. Durante un incontro in via dell'Umiltà a Bondi sarebbe stato bocciato un suo progetto di formazione per gli eletti negli enti locali. Valducci, rivendicando la propria competenza in materia, con il consenso di Antonione, ha chiesot per sé l'incarico di mettere a punto una "convention" nazionale per gli eletti di Forza Italia in comuni, provincie e comuni. Lo stesso valducci avrebbe poi sottoposto ai colleghi un proprio progetto di ristrutturazione del partito, che prevede una forte riduzione delle competenze e dei poteri del responsabile dei dipartimenti, il ruolo che oggi è di Bondi.

Oltre alle incomprensioni personali, però, il dibattito è aperto anche sulle procedure da seguire per identificare i delegati che avranno diritto a partecipare al congresso nazionale. Molti senatori e deputati, infatti, non condividono il principio che a votare i delegati siano i tesserati, per timore di veder venire alla luce il fenomeno dei "signori delle tessere". "In un congresso provinciale - spiega Alberto Di Luca, presidente della commissione bicamerale Schengen-Europol - bastano 500-1000 tessere per vincere. Il rischio è che personaggi un po' maneggioni trovino 500-1000 persone a cui non interessa neanche il partito, ma che siano disponibili ad appoggiarlo".

La risposta dei sostenitori del principio delle tessere non si lascia attendere: "Una tessera - interviene Rocco Crimi, responsabile di FI per il tesseramento - costa ben 100.000 lire; il prezzo è elevato proprio per evitare abusi. E poi non può succedere quello che avveniva nei partiti
della Prima Repubblica, perché nei nostri congressi vota solo chi è presente". "L'unico metodo che la democrazia conosce - continua Gregorio Fontana - è che gli iscritti votino. Altrimenti per timore dei ras delle tessere facciamo un partito di oligarchi. Anche perché gli eletti hanno già diritto, per statuto, a un voto pesante nelle assemblee congressuali".

brunik
09-11-02, 01:37
Avvincente match al Montecitorio Square Garden tra Bertucci e Scarfitti, valevole per il campionato forzitaliota pesi boatos. Arbitro Elio Vito

Vince nettamente per ko tecnico Bertucci., Diversi punti di sutura applicati al soccombente Scarfitti, ricoverato al pronto soccorso. Le sue condizioni non destano però preoccupazioni.

Il trofeo "Coordinatore regionale Forza Italia regione Marche" viene pertanto assegnato con pieno merito all'on. Bertucci.


Ladies and gentlemen, i contendenti
http://www.forzaitalia.marche.it/html/bertucci7.JPGvs.http://www.scaltrittig.it/img/scaltritti.jpg
MAURIZIO BERTUCCI (FI) GIANLUIGI SCALFRITTI (FI)


http://www.repubblica.it/online/politica/pugni/pugni/ansa0033993dcxw200h182c00.jpg
con questo bel gancio sinistro Bertucci si è assicurato il match: Scalfritti barcolla.

http://www.repubblica.it/gallerie/online/politica/zuffa/2_g.jpg
un altro emozionante momento del match. Bertucci tenta di strangolare Scalfritti ma l'arbitro interrompe tra le proteste del pubblico.





Il Nuovo, 8.11.02

Camera, rissa tra onorevoli di Fi


Pugni e gomitate tra Bertucci e Scaltritti, che sanguinante è stato portato al pronto soccorso. Vito sdrammatizza: "Non è successo niente". In serata la pace: "Scusateci per lo spettacolo".
di Franco Chirico

ROMA - Stamani per qualche minuto l'aula di Montecitorio s'è trasformata in un ring. A darsele di santa ragione, fino a quando i loro colleghi non sono intervenuti per dividerli, sono stati due deputati di Forza Italia: Gianluigi Scaltritti e Maurizio Bertucci.

Sono volati pugni, spinte e persino un tentativo maldestro (ma quasi efficace) di strangolamento da parte di Scaltritti ai danni di Bertucci. Poi, per fortuna, alcuni compagni di partito sono riusciti a frapporsi tra i contendenti. Solo che a quel punto c'è stato bisogno delle cure mediche. Per lo meno per Scaltritti. Il quale, nonostante possa vantare una stazza fisica abbastanza superiore a quella del rivale, è uscito dal match con un labbro sanguinante. Prontamente curato dall'infermeria della Camera.

Sulle ragioni che hanno suscitato questa esibizione pugilistica decisamente fuori luogo per un po' si sono intrecciate parecchie ipotesi. Alimentate dalle opinioni di esponenti della maggioranza come pure dell'opposizione. Del resto a livello ufficiale veniva negato tutto in modo quasi sfacciato, nonostante le telecamere della Rai avessero impietosamente ripreso e diffuso le fasi culminanti del confronto boxistico.

Basta pensare che il capogruppo di Forza Italia Elio Vito, interpellato sulla vicenda, ne minimizzava subito la portata quasi fino al paradosso. A chi gli chiedeva conto a caldo del confronto interno al partito a base di spinte, cazzotti e gomitate replicava infatti che "non è successo assolutamente niente", in barba ai punti di sutura appena applicati al soccombente Scarlitti. Il quale del resto si allineava alle direttive giunte dall'alto e taceva su tutta la linea (lo stesso faceva d'altronde anche Bertucci) limitandosi ad un laconico: "chiedete al capogruppo".

In ogni caso nel pomeriggio, quando riprendeva la seduta della Camera, i due esuberanti deputati decidevano di fare pubblico atto di contrizione. Prima l'uno è poi l'altro si scusavano di fronte all'assemblea per "lo spettacolo offerto al Parlamento e al Paese''. Il Presidente di turno, Publio Fiori, si compiaceva; ma non escludeva che della cosa si sarebbe comunque occupato in seguito l'ufficio di Presidenza.
Intanto però emergevano i retroscena della vicenda. Tutti da collocare nel contesto marchigiano di Forza Italia. Li infatti sono stati eletti entrambi i "boxer"; e lì Bertucci è coordinatore regionale del partito. In pratica sarebbe in atto da almeno un anno una guerra sotterranea tra correnti per la leadership locale di Forza Italia. E sarebbe senza esclusione di colpi, visto che ci sono state sospensione di alcuni dirigenti su istanza al collegio dei probiviri e contromosse che hanno sospeso l'efficacia di tali sospensioni politiche.

Oggi comunque c'è chi in Forza Italia ha cercato di dirottare le indagini, parlando assai improbabilmente di una mera questione di posti nell'emiciclo. E c'è chi ovviamente (in particolare quelli del centrosinistra) non s'è fatto sfuggire una ghiotta occasione per ironizzare. Il diessino Pierluigi Bersani ha parlato ad esempio di "una possibile dialettica correntizia marchigiana".

(8 NOVEMBRE 2001, ORE 13:45, aggiornato alle 18:00)

brunik
09-11-02, 10:08
LE INTERVISTE NEGLI SPOGLIATOI



ROMA - «E’ nato tutto per una banale questione di posti. Io gli ho dato del bambino. Poi ha cominciato a offendermi: testa di c..., faccia di c..., ti rompo la faccia, come ti sei permesso di scrivere quell’articolo. Passano pochi istanti e me lo ritrovo a pochi centimetri dal mio viso, che mi alita addosso, con atteggiamento di sfida. L’ho respinto con le mani, ma senza intenzione di violenza, solo per liberarmi della sua presenza. E’ stato allora che lui mi ha sferrato a freddo un colpo in piena faccia, prendendomi sui denti. Mi è uscito anche un po’ di sangue. Il pugno mi ha tagliato il labbro interno». Sono passate poche ore dal fattaccio, Gianluigi Scaltritti, deputato di San Benedetto del Tronto, ha la voce mogia. In una camera d’albergo, a pochi passi dal Parlamento, cerca di riordinare le idee. Alle dieci del mattino ha beccato un pugno in bocca, una gomitata in faccia, ha provato invano ad alzare da terra un collega, lo ha inseguito e gli ha tirato i capelli, arpionato il collo, ma alla fine ha perso l’incontro ed è finito in infermeria. Sparring partner Maurizio Bertucci, anche lui di Forza Italia, anche lui eletto nelle Marche, coordinatore regionale del partito. Luogo dello scontro l’emiciclo dell’Aula della Camera dei deputati. Sotto gli occhi stupefatti dei colleghi.
Scaltritti e Bertucci hanno due taglie diverse: stazza da peso massimo il primo, peso piuma il secondo. Eppure proprio il più piccolo ha avuto la meglio, sgusciando fuori dall’Aula come un’anguilla mentre Scaltritti cercava di acciuffarlo. Se in Parlamento fanno a cazzotti, creando un precedente difficile da ripetere (pugni fra compagni di partito), nelle Marche i due litigano da alcuni mesi con le armi della politica. Ieri mattina la goccia che fa traboccare il vaso: «Ho scritto un articolo - spiega Scaltritti - in cui critico apertamente il suo modo personalistico di condurre il partito nelle Marche. Credo che ormai sia in vista di sostituzione, io almeno auspico che Berlusconi - a cui ho scritto - gli revochi l’incarico quanto prima. Crea solo dissidi interni, accentra tutto senza fare crescere nessuno, gestisce solo potere».
Ma forse non è solo politica. Nel pomeriggio, in Transatlantico, c’è chi giura di avere ascoltato riferimenti a vicende private (e affettive) prima che il diverbio sfociasse in rissa. Di certo, fra il pugno e la gomitata, Scaltritti sfoga la sua rabbia su tutto il partito: «Mentre mi asciugavo il naso, gli ho detto che se il partito è frequentato da gente come lui vuol dire che è veramente diventato una banda di malfattori, ma è stato uno sfogo dovuto al momento». Uno sfogo molto violento, viste le immagini in cui lei cerca invano di acchiappare Bertucci: «E lei che avrebbe fatto? Ero sconvolto e ovviamente anche alterato, ero appena stato vittima di un’aggressione».
Passano altre ore, Bertucci assicura che il dissidio è legato esclusivamente «al mio dovere di tutelare l’esercizio delle votazioni all’interno della Camera». Alla fine i due chiedono scusa alla Camera e ai cittadini. Scaltritti: «Sono mortificato per aver coinvolto il Parlamento in una situazione così degradante». Bertucci, facendo ammenda «per un episodio che mi addolora e mortifica». Parole apprezzate dal presidente di turno dell’Assemblea, Publio Fiori, che ha comunque ricordato che sul caso «interverrà la Presidenza della Camera».
Rimane, tuttavia, più di una ruggine: «Non ho intenzione di avere alcun tipo di rapporto con una persona del genere, né politico, né personale. Non è all’altezza di ricoprire né il ruolo di coordinatore né quello di vicepresidente del gruppo alla Camera», giura Scaltritti, prima di scusarsi in Aula.

Asteroids
09-11-02, 12:53
Questa è la casa dlle libertà mica quella del popolo con il "centralismo democratico" quindi si discute e si litiga.

O'Rei
09-11-02, 15:17
Originally posted by Asteroids
Questa è la casa dlle libertà mica quella del popolo con il "centralismo democratico" quindi si discute e si litiga.

ma a Brunik piace fare il telecronista, lascialo divertire...:D

brunik
09-11-02, 19:28
Originally posted by Asteroids
Questa è la casa dlle libertà mica quella del popolo con il "centralismo democratico" quindi si discute e si litiga.

E ci si mena pure.

«Mentre mi asciugavo il naso, gli ho detto che se il partito è frequentato da gente come lui vuol dire che è veramente diventato una banda di malfattori»

Dura digerire la sconfitta, vero, Scaltritti? Non si accusa FI di essere un partito di malfattori, non si lavano i panni sporchi in pubblico solo perchè un tuo compagno ti ha spaccato la faccia direttamente in parlamento.

Tra l'altro Bossi e La Russa dicono che i ladri non sono quelli di Forza Italia, ma quelli dell'UDC.

C'è qualche pollista he finalmente mi vuol spiegare se i ladri sono quelli dell'UDC o quelli di Forza Italia?

brunik
20-11-02, 18:24
Ahi, ahi, ahi.

Altri fendenti nella Casa delle Libertà.

Gasparri prende per il culo Formigoni, Formigoni dice che Gasparri è un fascista, Gasparri querela Formigoni.

Niente da dire, una grande famiglia, la CDL: ci si dà a vicenda dei ladri, dei mafiosi, dei fascisti, ci si mena, ci si querela.

E poi vengono a dirmi che è la sinistra che li diffama.


Mercoledì 20 Novembre 2002, 15:58


Formigoni: "Gasparri e' Un Fascista", Il Ministro Lo Querela
(AGI) - Milano, 20 nov. - Violentissima discussione a distanza tra il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni e il ministro per le telecomunicazioni, Maurizio Gasparri. Il ministro ha criticato alla Borsa di Milano la decisione della Regione di impugnare davanti alla Corte Costituzionale un provvedimento del dicastero attuato facilitare la realizzazione delle reti telefoniche, per un supposto superamento dei limiti dell'elettromagnetismo. "Ma non si puo' contrastare lo sviluppo - ha detto Gasparri - . E' un atteggiamento rozzo ed ottuso. Il provvedimento - ha aggiunto - resta in vigore e le imprese lo possono usare nonostante la miopia del Presidente Formigoni, che tra l'altro mi risulta che su questa decisione non abbia coinvolto in modo trasparente altri livelli di Giunta della Regione". la risposta di Formigoni e' arrivata in poco tempo anche se il presidente si trova a Pechino. "Un gentiluomo come sempre, Maurizio Gasparri. Non e' un ex fascista, non ne ha ne' l'eta' ne' la dignita'. E' semplicemente un fascista che insulta chi non condivide le sue discutibili scelte. Per di piu' un fascista che difende gli affari poco chiari in cui e' coinvolto. C'e' da essere lieti di non essere al governo con personaggi simili". Immediata la reazione del Ministro Gasparri che con un lapidario comunicato fa sapere di aver conferito ai suoi legali "il mandato di querelare il Presidente della Regione Lombardia".

Asteroids
20-11-02, 18:45
Forse adesso si litiga troppo....

http://www.mameman.it/img/rips/mslug/37-giocatore1_spara_con_pistola.gif http://www.mameman.it/img/rips/mslug/44-soldato_spara_con_fucile_e_si_ripara.gif

yurj
20-11-02, 18:49
Da noi della Cdl c'è pluralismo... mica come voi dell'ulivo con 10 leader che litigano sempre e non sono mai d'accordo!!

P.S. sono assunto ? :D

brunik
20-11-02, 20:12
Originally posted by Asteroids
Forse adesso si litiga troppo....

http://www.mameman.it/img/rips/mslug/37-giocatore1_spara_con_pistola.gif http://www.mameman.it/img/rips/mslug/44-soldato_spara_con_fucile_e_si_ripara.gif

Devi capirli, il momento è drammatico, c'è da approvare la finanziaria.

Dai soldi che arrivano al proprio collegio e dalle conseguenti tangenti dipende il futuro della famiglia del politico CDL. Sarei nervoso anch'io, al suo posto, se il collega minaccia di portarmi via la pappa.

brunik
30-11-02, 03:37
Ahi, ahi, ahi, CDL.

Mi avete litigato un po' troppo. Ora gli UDC mettono il muso e preferiscono i premi filatelici al Consiglio dei Ministri.

E dateglieli ste sottosegretari, no? Toglietene qualcuno al Bossi. (No, non si puo'). Allora al Fini (no, non si puo'). A Forza Italia (si puo', si puo', ma bisogna monetizzare adeguatamente il fedele berluschino che si immola per il padrone. Magari con una collezione di francobolli di Giovanardi, ma non so se basta).

Hey, mi raccomando: e non dite più in pubblico che i DC sono ladri. Mi rivolgo soprattutto a Leghisti e AN, perchè in FI nessuno apre bocca su questo argomento delicato per il capo che già ha tanto sofferto.

La rivolta degli schiavi.

Venerdì 29 Novembre 2002, 10:35


Udc all'attacco: "Stanchi di dire sì"

ROMA - Non siamo ancora ai separati in casa, ma poco ci manca. Il motivo dell'ultima, furiosa litigata domestica è la Rai, con i centristi che vorrebbero un cda nuovo di zecca e il resto dell'alleanza di governo che spinge invece per non dare partita vinta alla sinistra e rimpiazzare semplicemente i membri dimissionari senza far decadere i vertici di viale Mazzini. Ma le difficoltà di rapporti tra l'Udc e il resto della Casa delle libertà sono sempre più visibili, e crescono con il passare del tempo.

Già oggi, per la nomina dei nuovi sottosegretari che dovrebbero andare a rimpiazzare quelli che nel frattempo hanno abbandonato l'incarico, potrebbe esserci un nuovo incrociarsi di lame in Consiglio dei ministri. Tanto che Berlusconi potrebbe aver dato ascolto ai suoi consiglieri che hanno raccomandato di lasciar sedimentare la questione per qualche giorno ancora. In attesa che "la madre di tutte la partite", quella che si gioca su Viale Mazzini, si sia risolta.

Il sospetto che ormai serpeggia apertamente in Forza Italia, Alleanza nazionale e Lega Nord, è che i centristi stiano architettando un "ribaltone" ai danni del premier, o quantomeno sgomitino all'interno dell'alleanza per per ottenere più potere e visibilità, anche al costo di indebolire l'azione del governo.

E gli uomini dell'Udc, da parte loro, si lamentano di non essere abbastanza rappresentati nell'esecutivo. Non fanno mistero della loro delusione, dicono di essere stanchi di dover solo dire di sì, cercano di farsi strada e di vedere meglio rappresentati i propri principi. I due ministeri che hanno a disposizione, infatti, (i Rapporti con il parlamento affidati a Carlo Giovanardi e le Politiche comunitarie di Rocco Buttiglione) vengono considerati poca cosa rispetto al peso effettivo della coalizione che riunisce Ccd, Cdu e Democrazia europea.

Ma questo è solo l'ultimo tassello di un mosaico che si va componendo da mesi, con i primi screzi di una certa entità che risalgono a prima dell'estate. Con i centristi che a un certo punto, quando il premier prolungava il suo interim agli Esteri, hanno chiesto chiaramente un rimpasto, mentre Berlusconi, con l'appoggio di An e soprattutto della Lega, che temeva di perdere qualcuno degli avamposti strategici conquistati (Giustizia e Riforme istituzionali su tutti), è sempre stato molto attento a non mutare equilibri e a non dare il via a una serie di rivendicazioni che avrebbero portato allo stallo il suo governo.

Da quel momento le posizioni hanno iniziato a divaricarsi nettamente, con l'Udc determinato ad assicurarsi più visibilità all'esterno per non rimanere schiacciato dal peso del resto della coalizione. Nasce anche così l'atteggiamento moderato al momento del varo della legge Cirami e più in generale sulla giustizia, la battaglia per modificare la legge sull'immigrazione (firmata da Bossi e Fini) inserendo nel provvedimento una sanatoria non solo per le badanti ma anche per i lavoratori in nero, e infine la spallata al Cda Rai, con le dimissioni del consigliere in quota Udc, Marco Staderini, a seguire quelle dei colleghi dell'Ulivo.

La controffensiva del resto della maggioranza non è stata tenera, e a un certo punto è sembrato chiaro che al posto della dialettica stava subentrando l'astio e l'ostruzionismo. Una situazione che è risultata chiara al momento delle due dichiarazioni, una del leader della Lega Umberto Bossi e una del capogruppo alla Camera di An, Ignazio La Russa, contro gli ex democristiani. Eventi che hanno messo in subbuglio l'ala cattolica dell'alleanza di governo, e che hanno contribuito ad approfondire il solco.

Silvio Berlusconi, che ha sempre cercato di tenere ben ferma la barra del timone, di offrirsi come mediatore pur di non far implodere la maggioranza, è sembrato a un certo punto avere poche cartucce a disposizione, se è vero che da più parti si sente ormai ventilare l'ipotesi di elezioni anticipate. Lo ha già fatto Umberto Bossi, ponendo il proprio aut-aut sulla devolution, ma lo ha fatto lo stesso premier in più occasioni, l'ultima proprio quando è scoppiata la bagarre sugli ex democristiani.

Il presidente del Consiglio aveva detto già allora che senza l'Udc si sarebbe andati alle elezioni, ma quella che in un primo momento poteva sembrare una scelta di campo a favore del partito di Casini può essere letta, oggi, da un altro punto di vista. Attenti, nessun ribaltone: se la maggioranza si sfalda l'unica soluzione sono le urne. Una prospettiva che probabilmente, nella maggioranza, non converrebbe a nessuno.

Al governo è ben chiaro a tutti, infatti, che una nuova verifica elettorale proprio in un momento difficile per l'economia del paese, e per di più in un clima di alta rissosità interna, potrebbe portare gli elettori a sfiduciare l'attuale esecutivo e far rivivere l'incubo del '94, che sembrava ormai superato per sempre. Berlusconi, nell'ultimo vertice di maggioranza, è stato molto chiaro su questi punti. E l'aver brandito minaccioso gli ultimi sondaggi che attribuiscono buone percentuali alla coalizione e un po' meno buone ai singoli partiti, suona prioprio come un avvertimento a non sfrangiare l'unità della Casa delle libertà. Con l'unità si vince, senza tutti ne pagherebbero qualche conseguenza. In primis proprio i centristi.


Fatti, non parole.

Venerdì 29 Novembre 2002, 17:57


Ministri Udc disertano Cdm
(ANSA) - ROMA, 29 NOV - I ministri dell'Udc Buttiglione e Giovanardi hanno disertato la riunione del Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi. Buttiglione avrebbe deciso di non partecipare in segno di protesta per la mancata attribuzione delle deleghe al viceministro alle Infrastrutture, Tassone. Diverse le motivazioni dell'assenza del ministro per i Rapporti con il Parlamento Giovanardi. Si trova infatti fuori Roma, a Mantova, per ritirare un premio filatelico: un appuntamento fissato da tempo.



UDC terrorizzati: addio alle poltrone? Giammai!


Venerdì 29 Novembre 2002, 18:05


Governo: Tre Deputati Udc Criticano Volonte'
(ASCA) - Roma, 29 nov - ''L'ipotesi, che l'on. Luca Volonte' avanza nell'intervista a Radio Radicale, relativa alla possibilita' che l'Udc decida nel suo prossimo congresso nazionale di passare ad un appoggio esterno al governo Berlusconi, e' meramente scolastica''. Lo affermano in una nota comune i deputati Emerenzio Barbieri, Luigi D'Agro' e Paolo Lucchese dell'Udc aggiungendo: ''Siamo stati eletti per un governo di legislatura che non prevede soluzioni astruse ed assolutamente incomprensibili ai nostri elettori, quale sarebbe la formula dell'appoggio esterno''. ''Se si sta in una maggioranza - prosegue la nota dei parlamentari Udc- si sta anche nel Governo, altrimenti, chi ne ha voglia, puo' sempre passare all'opposizione''. ''Sarebbe utile - concludono Barbieri, D'Agro' e Lucchese - che l'on. Volonte', presidente nominato del gruppo dell'Udc alla Camera dei Deputati, prima di esporsi con ipotesi mai discusse in alcun organo di partito, ne mai avanzate al gruppo stesso, riflettesse bene su quello che significa, nel nostro elettorato, lasciarsi andare ad affermazioni avventurose''.



Una nota di speranza.

Venerdì 29 Novembre 2002, 19:45


A giorni i nuovi sottosegretari
(ANSA) - ROMA, 29 NOV -Il premier Berlusconi,si e' assunto l'impegno di affrontare la questione della nomina dei sottosegretari nei prossimi giorni: lo detto il ministro Alemanno. Il ministro ha chiarito che la questione sottosegretari non e' stata affrontata nella riunione del Consiglio di stamani


Ha da passà la nuttata


Venerdì 29 Novembre 2002, 21:41


Cdl, cresce disagio nell'Udc
(ANSA) - ROMA, 29 NOV - La bufera sulla Rai sta portando a un peggioramento generale dei rapporti tra i centristi dell'Udc e i suoi alleati della casa delle Liberta'. I ministri Buttiglione e Giovanardi hanno disertato la riunione del Consiglio dei ministri di oggi e questo potrebbe essere solo un primo strappo visto che c'e' chi, come il capogruppo centrista alla Camera Luca Volonte', esplicitamente non esclude che dal Congresso possa uscire la decisione di un disimpegno dal governo. Gelo anche tra Berlusconi e Casini.

brunik
02-12-02, 11:12
Ecco i rapporti ideali tra un ministro e un viceministro: in 14 mesi si sono parlati 2 volte.

Il Lunardi non ha fatto lavorare il Tassoni e gli ha ritirato tutte le deleghe. Disoccupato da più di un anno, senza lavorare.

Tutto è nato "dall'incomprensione per una nomina" (Che Tassoni non gli abbia piazzato un raccomandato, al Lunardi? Allora ha ragione il Lunardi a mettere il muso, secondo me. Eccheccazzo di ministro è se non riesce a piazzare i raccomandati? Tassoni, questa me la paghi.)

Ora però dobbiamo sentire anche la campana di Lunardi per stabilire di quale dei due fidanzati abbia messo il muso per primo.

Corriere della sera, 2.12.02

Lei è viceministro alle Infrastrutture, ma è senza deleghe effettive da quando ha assunto la carica. E’ sempre stato un caso, da qualche giorno è una delle gocce che ha fatto traboccare il vaso fra centristi e alleati.
«La mia vicenda non è una questione personale, viceversa si sarebbe già risolta, del resto più volte ho dato al mio partito al disponibilità a lasciare l’incarico. Io mi sono sentito privato del ruolo che la legge, il consiglio dei ministri e un decreto del Presidente della Repubblica mi hanno affidato. Ma non c’è stata mai nessuna mia posizione contraria, pregiudiziale, rispetto all’ingegner Lunardi. Credo di essere stato marginalizzato perché rappresento i centristi in quel ministero».
Lei ha definito Lunardi uomo di «molte parole e poche fatti». Se lui non l’ha valorizzata anche lei non è stato tenero.
«Mi è stato affidato un settore che certamente non ha funzionato a dovere, che non ha avuto un interlocutore istituzionale, che sarebbe stato gestito meglio se questa situazione non fosse mai nata. C’è un mondo intero, il comparto dei trasporti, che ha sofferto molto nell’ultimo anno. Non per colpa mia».
Come si vive un anno senza lavorare?
«Se fossi stato un parlamentare alla prime esperienze sarebbe stato alienante. Non creda che tutto questo non sia stato mortificante. Ma per chi vuole esistono sempre degli spazi per svolgere un ruolo politico senza indebolire le istituzioni. Ho fatto quello che ho potuto, cercando di seguire al meglio alcune situazioni. Senza carte disponibili, senza nemmeno la possibilità di completare il mio ufficio e nominare tutti i miei collaboratori. Ho chiesto, più volte, non ho mai avuto risposta».
Se con Lunardi vi siete appena salutati due volte in 14 mesi a chi ha chiesto?
«Per il completamento del mio ufficio ho chiesto al suo gabinetto, per il visto necessario. Mi è stata restituita la pratica senza l’intesa del ministro».
Il rapporto con Lunardi è nato male sin dall’inizio?
«C’è stato un equivoco sulla proposta di una nomina, all’indomani dell’incidente di Linate. Lunardi l’ha interpretato con un atto di insubordinazione, ma credo sia stato un pretesto per condizionare il mio lavoro. Credo ci fosse la volontà di non dare spazio a un esponente di un partito di centro in un ministero chiave».
Se Berlusconi, come ha promesso, risolve il problema della sue deleghe, le toccherà recuperare un rapporto personale.
«Berlusconi ha la mia fiducia, sul piano umano mi è sempre stato vicino. Ma non so se risolverà il problema. Questa vicenda dà il senso di una debolezza intrinseca della gestione del governo nel suo complesso. Se uno si permette di non rispettare le leggi e una deliberazione del Consiglio dei ministri allora manca qualsiasi certezza. Se si risolve bene, lavorerò con molto impegno».

Con l’ingegnere Lunardi, cioè il ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, dunque il suo capo, vi parlate?
« In pochissime occasioni ».
Può quantificare, da quando lei è al governo quante volte?
«Per essere precisi in 14 mesi ci siamo salutati due volte».

leo (POL)
04-12-02, 03:58
La Russa: ci siamo sputtanati per i comodi di Silvio sulla giustizia, ora dobbiamo pensare anche a quelli di Umberto se no ci fa cadere il governo e voi state a fare i perbenisti... Voi centristi un posticino lo trovate comunque ma noi fascisti o ci mangiamo questa sbobba o governi nisba… Porca miseria, non si fa così...

http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,162040,00.html



Rissa La Russa-Tabacci

Il capogruppo di An: "Dovresti guardare meno a sinistra". La replica dell'Udc: "Ringrazia il centro se sei stato eletto".

ROMA - Volano parole grosse e insulti tra Bruno Tabacci e Ignazio La Russa. Il presidente dei deputati di Alleanza nazionale critica la posizione dell'esponente dell'Udc sulla devolution, rimproverandogli di essersi dimenticato dei molti voti di Forza Italia con cui è stato eletto. ''Tabacci ha da sempre un atteggiamento preconcetto - spara La Russa su un giornale - Il suo costante ammiccamento a Violante e soci non credo sia estraneo a un suo progetto personale''.

Il presidente della commissione Attività Produttive della Camera rintuzza subito l'accusa di fare il gioco della sinistra. ''Non è vero. Piuttosto sulla devolution abbiamo il rigore di una analisi che - sottolinea Tabacci - vuole impedire il dissolvimento dello Stato. E poi sia La Russa che io ci siamo giovati nella coalizione dei consensi prevalenti di Forza Italia. Ma anche lui e i suoi amici senza i voti del centro non sarebbero stati eletti''.

La scazzottata dialettica si conclude con un altro colpo sotto la cintura, il secondo, che La Russa sferra all'alleato di governo. ''La scomposta reazione di Tabacci, in risposta a mie pacate dichiarazioni, mi conferma che ho toccato un punto sensibile. Noi di An - spiega La Russa - ci siamo rifiutati di essere gli utili idioti della sinistra in tema di giustizia. Tabacci, che è intelligente, non si renda mai utile ai disegni di Violante e soci''.

(2 DICEMBRE 2002, ORE 18:40)

yurj
04-12-02, 10:48
Finche' ci sara' abbastanza da mangiare, saranno solo litigi di forma :)

brunik
04-12-02, 23:40
http://www.sipra.it/eventi/carosello/fotogrammi/martini_3.jpg

brunik
04-12-02, 23:52
Corriere, 4.12.02

«Ciampi conservatore, torna Roma padrona»

Bossi: «Vogliono sbatterci fuori dal governo, chi non rispetta i patti con noi sarà lo sfasciacarrozze»


MILANO - «Il Presidente interferisce con la volontà del Parlamento». Frase tra virgolette attribuita a Umberto Bossi, ripresa da un'anticipazione di un articolo sulla Padania in edicola stamane e inserita in un comunicato che l'ufficio stampa della Lega detta alle agenzie verso le nove e mezzo di sera. E' subito bufera. E si intuisce il perché. Un ministro che attacca duramente il capo dello Stato. Un'ora dopo, l'ufficio stampa è costretto a smentire. No, quella frase non c'è. «E' una libera interpretazione». Ma ormai il comunicato è passato. Si salvano (forse) le forme ma nella sostanza il caso è aperto. Che cosa è accaduto? Il dibattito sulla devoluzione assume toni decisamente forti. La giornata di Bossi comincia con la decisione di non andare a Roma.
Lunedì sera il ministro delle Riforme ha visto Silvio Berlusconi, hanno parlato di devoluzione. Il presidente del Consiglio avrebbe chiesto a Bossi di ammorbidire le posizioni sul disegno di legge costituzionale ma ne avrebbe ottenuto un rifiuto. Il leader della Lega esce dalla cena e nella notte medita il da farsi. Le ultime pieghe del dibattito politico e l'intervento del capo dello Stato a Siena convincono Umberto Bossi a virare verso un definitivo chiarimento con i suoi alleati. O si procede con l'approvazione del disegno di legge costituzionale che disciplina i rapporti e la distribuzione di poteri fra Stato e Regioni oppure, visto che i distinguo più pesanti provengono proprio da settori della stessa maggioranza, il Carroccio dovrà valutare se e come ridiscutere i contenuti del patto con la Casa delle libertà.

La devoluzione non piace anche ad ampi settori della maggioranza.
«Il testo è stato approvato in Consiglio dei ministri: Buttiglione ha detto va bene, La Loggia ha detto va bene, Pisanu ha detto va bene. Poi, usciti dal Consiglio dei ministri i democristiani hanno cominciato la guerra alla devoluzione. Sì, anche Pisanu, il ministro dell'Interno... il quale avrebbe fatto meglio a tacere e a prendere qualche clandestino in più. Insomma questi colleghi un giorno approvano. Poi, come se nulla fosse, aprono le danze per bloccare il processo di cambiamento. Che gioco è? Si tratta di conservatori, conservatori che si stanno autodichiarando antifederalisti».
Se la devoluzione non dovesse passare come si comporterà la Lega?
«Fino all'ultimo richiameremo gli alleati al patto. E il patto è: devoluzione. Sfasciacarrozze sarà chi si metterà di traverso».
Preoccupato?
«No. Realista semmai. C'è un blocco sociale economico che vuole continuare a gestire i soldi a Roma e non intende trasferire un briciolo di poteri e di risorse alle Regioni. C'è un blocco politico, la sinistra e una parte che è dentro la maggioranza, che è profondamente antifederalista e che è legato a quel blocco economico e sociale. Perfino la Compagnia delle opere, che fino a ieri sosteneva che lo Stato dovesse fare un passo indietro, ha improvvisamente cambiato idee. Mi pare evidente che qualcuno stia pensando di sbatterci fuori dalla maggioranza. E' la contromossa di Roma padrona».
Uscirete dal governo?
«Non lascerò scaricare su di noi l'accusa o solo il sospetto di mettere in crisi la coalizione. Via di qui ci sono elezioni e basta. Dico che se altre componenti della maggioranza non rispetteranno i patti noi non faremo sconti. Ho assunto un impegno preciso: entrare nella Casa delle libertà per il federalismo e la devoluzione. Ho convinto i miei, ho esercitato moderazione ma ora è il momento di valutare».
Che cosa ha in mente?
«Convocherò l'Assemblea federale della Lega e mi presenterò con la fotografia della situazione: sta tornando Roma padrona, il problema non è Berlusconi, che sta ai patti, il problema sono le pressioni che vengono esercitate su di lui dal blocco conservatore, dentro e fuori la maggioranza. Quel blocco conservatore che ha mandato nella mischia il presidente della Repubblica. La nostra buona volontà c'era. Ora tiriamo le conclusioni. Le mie idee sono chiarissime. Starò lì a rompere le scatole per impedire che salti la parte fondamentale del programma di governo. E se non sarà possibile sarà la gente a prendere atto di chi è contro il federalismo».


http://members.aol.com/babytunie/storm.jpg

Devolution, bufera-Lega sulla maggioranza

La Stampa on line, 4 dicembre 2002


Il terremoto Lega piomba sulla maggioranza, alle prese con notevoli problemi, dopo la forte polemica sulle frasi del ministro Umberto Bossi sul ruolo del presidente della Repubblica nel dibattito sulla devolution. Pierferdinando Casini è direttamente nella polemica con gli alleati di governo e oggi, durante una cerimonia, ha ringraziato Ciampi a nome «del Parlamento e del Paese per l'equilibrio istituzionale con cui interpreta il proprio alto ruolo al servizio dell'Italia».

Anche il presidente del Senato Marcello Pera ha detto che «la preoccupazione del Presidnete sulla scuola è fondata ed è anche la mia». La Lega non ha affatto apprezzato l'intervento di Casini, come dice il capogruppo del Carroccio alla Camera, Alessandro Cé. Casini, dice Cé, «dovrebbe essere super partes. Il fatto che intervenga su una questione del genere ci dispiace e non ci convince». Peraltro, aggiunge Cé, questa è la «conferma che la grande simpatia tra la Lega e Casini non esiste».

Anche la Rai è un altro fronte sul quale si registra una divisione nella maggioranza. Gli esponenti della CDL non prenderanno parte alla riunione di oggi della vigilanza, ma Pippo Gianni, segretario UDC dell'organismo bicamerale, insiste sull'opportunità di azzerare tutto il CDA di Viale Mazzini.

Una presa di posizione molto dura e significativa sui malesseri della CDL viene dall' Osservatore Romano'. Innanzitutto il quotidiano della Santa Sede stigmatizza il comportamento di bossi che ha aperto una a polemica con Ciampi «forse dimenticando di essere, oltre che il leader della Lega, un ministro della Repubblica»; poi si sofferma sulla crisi Rai, per dire che «Quando un Consiglio di amministrazione si riduce da cinque a due componenti, e continua la sua gestione prendendo decisioni sul presente e sul futuro dell'azienda come se nulla fosse accaduto, significa che qualcosa non va nel normale svolgimento della vita democratica». «Nessuno oggi, all'inizio del 2000 - sottolinea 'l'Osservatorè- , ha il diritto di far scricchiolare la democrazia».

brunik
04-12-02, 23:59
http://explora.dsf.unica.it/explora/Images/einstein.jpg
questo Fini è uno che le cose le capisce al volo.
La riflessione andrebbe fatta non sugli ultimi giorni, ma sugli ultimi mesi, mi sa.

Mercoledì 4 Dicembre 2002, 19:03


Fini: Opportuna 'Riflessione a Fondo' Della Maggioranza
(ASCA) - Roma, 4 dic - Una ''riflessione a fondo'' della maggioranza ''su cio' che e' accaduto negli ultimi giorni'' e' proposta dal leader di An Gianfranco Fini che indica il ''dovere di una maggiore coesione'' della maggioranza.

brunik
07-12-02, 01:54
Originally posted by brunik
http://explora.dsf.unica.it/explora/Images/einstein.jpg
questo Fini è uno che le cose le capisce al volo.
La riflessione andrebbe fatta non sugli ultimi giorni, ma sugli ultimi mesi, mi sa.

Mercoledì 4 Dicembre 2002, 19:03


Fini: Opportuna 'Riflessione a Fondo' Della Maggioranza
(ASCA) - Roma, 4 dic - Una ''riflessione a fondo'' della maggioranza ''su cio' che e' accaduto negli ultimi giorni'' e' proposta dal leader di An Gianfranco Fini che indica il ''dovere di una maggiore coesione'' della maggioranza.

La maggioranza è sempre più coesa. Fini subito accontentato. Un "alleato " così descrive Bossi: "Non si può governare con questo qua, che ha ubriacato gli elettori di fandonie celtiche."

Attendiamo la reazione di Bossi e degli altri kamikaze padani.

Venerdì 6 Dicembre 2002, 18:49


Udc: Volonte' attacca Bossi

(ANSA)- ROMA, 6 DIC - Il capogruppo dell' Udc alla Camera, Volonte', al congresso dell' Udc, attacca a piu' riprese Bossi e chiede una verifica seria nella coalizione.'Non si puo' svolgere l'azione di governo con un leader che impone agli altri il suicidio per miopia e ignoranza della situazione italiana', dice Volonte' , invitando poi a distinguere 'tra chi ha promesso la verita' e chi ha ubriacato gli elettori di fandonie celtiche'

brunik
11-12-02, 03:30
Originally posted by brunik


Devi capirli, il momento è drammatico, c'è da approvare la finanziaria.

Dai soldi che arrivano al proprio collegio e dalle conseguenti tangenti dipende il futuro della famiglia del politico CDL. Sarei nervoso anch'io, al suo posto, se il collega minaccia di portarmi via la pappa.

Ragazzi, si sta avvicinando l'ora X, quella dell'approvazione definitiva della finanziaria.

Quelli della maggioranza più coesa della storia parlamentare italiana si danno gli ultimi fendenti per prendersi il posto migliore nella tavola dove si sta apparecchiando la Grande Magnata del 2003.

Ve li immaginate gli invitati a un pranzo di nozze che si menano per sedersi a tavola perchè la sposa ha sbagliato a contare gli invitati e ci sono dei posti in meno al ristorante?

Ecco, non so se ho reso l'idea. Se l'invitato che alla fine resta in piedi è un leghista, immaginate un po' i porconi che si tocca sentire la sposa.


I centristi sembrano isolati, però non mollano. Cdl sempre più in fibrillazione
E' già finita la tregua, devolution e Finanziaria
nel mirino dell'Udc. Bossi: «Non contano nulla»

di Gabriele Rizzardi

ROMA. Il solco che separa Lega e Udc si fa sempre più profondo e la Casa delle Libertà vacilla. Marco Follini chiede al governo di aggiustare la rotta? D'Antoni (foto) conferma che alla Camera i centristi non voteranno il testo della devolution approvato al Senato? Bossi fa spallucce, ostenta sicurezza e dispensa battute velenose: «Il malessere dell'Udc per certe posizioni del governo non creerà problemi di solidità. Sono cose da congresso. E poi, se c'è una cosa che i democristiani sanno fare bene, sono i conti...», ammicca.
«Sanno e capiscono - spiega Bossi - che gran parte dei loro voti sono di Berlusconi. Se si tornasse a votare ci sarebbe il redde rationem». Nell'attaccare i centristi, il ministro per le Riforme tenta invece di fare la pace con Ciampi e affida ai giornalisti un ideale messaggio distensivo: «Caro presidente, a volte sembra che si litighi, però io sono uno che sa valutare il peso di una carica...»
Poi, dopo il ramoscello per il Quirinale, Bossi torna ad indossare l'armatura del guerriero padano, conferma che nella Cdl non ci può essere spazio per chi fa della moderazione la propria bandiera e invita Berlusconi a non tenere conto delle proteste che si sono levate dal primo congresso nazionale della rinascita democristiana. Perché? Ma perché i centristi sono «piccoli» e non possono fare paura a nessuno. Partendo da questa convinzione, Bossi invita Berlusconi a non prendere sul serio la minaccia perché l'Udc mai e poi mai sfilerebbe i suoi ministri dal governo. «Ritengo che non ci sia il rischio che la Cdl resti senza numeri per governare. Loro», assicura il ministro per le Riforme, «fanno la propria battaglia per apparire: più sei piccolo e debole e più devi gridare». Pazienza se anche la Lega ha preso meno del 4% dei voti. Bossi giura che loro, al Nord, «rappresentano il 20% dell'elettorato».
L'uno-due del senatùr giunge al termine di una giornata politica ad alta tensione. Sergio D'Antoni, che boccia anche la riforma federalista dell'Ulivo, assicura che i deputati dell'Udc modificheranno la legge imposta alla maggioranza dalla Lega: «La devolution non è ancora diventata legge e penso che potremo impedirlo, almeno così com'è». Poi, in serata, arriva la controreplica a Bossi: «Senza i voti dell'Udc al Sud - scandisce D'Antoni - la Casa delle libertà non sarebbe al governo».
Ma a sparare sui centristi sono anche il capogruppo dei deputati della Lega, Alessandro Cè, che chiede all'Udc di «chiarire» le sue posizioni sulla Rai, e Ignazio La Russa (An) che fa capire ai moderati della coalizione che il partito di Fini non presenterà emendamenti sulla devolution: «Se il testo resta così, non mi lamento». L'offensiva dei centristi, comunque, non riguarda solo le riforme. Bruno Tabacci e Luca Volonté puntano i riflettori sulla Finanziaria: i due battaglieri deputati fanno capire che la «responsabilità» di un eventale condono fiscale sarebbe tutta del governo e a Tremonti chiedono di escludere dal decreto «taglia spese» gli interventi a favore delle scuole private.

leo (POL)
14-12-02, 00:13
Buontempo Cè

Anche Er Pecora non si tira indietro:

Fumo, lite Lega e An
e la legge slitta ancora


La Camera dice sì, alla fine. Ma sulle nuove norme anti-fumo la maggioranza litiga, si spacca, va sotto. […] Accade tutto all’improvviso, mentre si discute un emendamento di Rifondazione. L’oggetto è il fumo in carcere. […] Il dibattito si infiamma […] Numerosi deputati di maggioranza (di An in particolare) insistono però per l’emendamento, facendo infuriare il capogruppo leghista Alessandro Cè: « Si sta profilando una situazione grottesca. Una parte di An non si fida nemmeno del sottosegretario da essa espresso. Richiamerei questa parte a un comportamento più serio».
Scoppia il finimondo. Teodoro Buontempo rintuzza Cè: « Pensi ai problemi di casa sua». Il leghista si scalda: «Ma smettila», dice. Buontempo perde la pazienza: « Cè, qui non sei all’osteria tua».
[…] Ai voti la maggioranza perde. Sono decisivi i voti di 27 deputati di centrodestra (13 dei quali di An). Uno smacco per la Lega […] « Anche noi avevamo perplessità e a questo punto – minaccia Cè – si ridiscute tutto». Gennaro Malgari (An) non lo lascia terminare: « Sei un irresponsabile». […]

brunik
15-12-02, 14:31
Qualcosa mi dice che siamo vicini a una crisi di governo. Le minacce dei malpancisti sono sempre meno velate.
Dopo il CDU, ora c'è anche AN che comincia ad avere le scatole piene del magico trio Bossi-Berlusca-Tremonti.
Occhio che quello che parla è un ministro, mica un pirla qualsiasi.


Corriere, 15.12.02

LA MAGGIORANZA


Tremaglia guida i «malpancisti»: certezza della pena anche sulle tasse

Come possiamo paragonare chi ha rubato una mela a chi ha frodato milioni di euro?


ROMA - I «maldipancia» attraversano la maggioranza. Riguardano soprattutto An e la Lega, ma potrebbero contagiare anche altri settori del centrodestra. Perchè il maxi condono annunciato è un piatto pesante da digerire anche di fronte ad autorevoli esponenti del governo che lo presentano come «male minore». E così i «contrari» cominciano a uscire allo scoperto anche nella Casa delle Libertà. Primo fra tutti un ministro. Si sfoga il responsabile degli Italiani nel mondo, Mirko Tremaglia : «Bisogna finirla con questa storia dei condoni. Io personalmente sono contrario e spero che il governo non arrivi a chiedere la fiducia. Si tratta di un problema culturale che però ha effetti politici concreti. Se diciamo che An è favorevole alla certezza della pena deve esserlo fino in fondo. È per questo che siamo contrari anche all’indulto. Altrimenti, come potremmo paragonare, in termini di giustizia, chi ha rubato una mela e chi ha frodato il fisco per milioni di euro?». E sono parole che pesano anche perchè dette da un ministro, come Tremaglia, che ha già minacciato di dimettersi se la Finanziaria stralcerà le pensioni per gli italiani all’estero.
Ma dentro lo stesso partito, Alleanza Nazionale, ci sono altre voci che parlano contro il condono. Una di queste è Teodoro Buontempo : «Il problema è l’impressione che si dà alla gente: siamo partiti affermando che la Casa delle Libertà era diversa dalle altre maggioranze, che avrebbe costruito un Paese più equo e moderno e invece ci siamo ritrovati nelle mani i vecchi trucchetti della Prima Repubblica». E ancora: «Sono d’accordo che a volte, di fronte all’emergenza, possono servire le cure da cavallo. Ma allora si sarebbe dovuto dire subito come stavano le cose senza aspettare un mese e dare l’idea che non si sapeva che pesci prendere. La stessa cosa accade per le riforme: o si ha un progetto oppure è meglio non sbandierare cose che non sono state discusse e vagliate neanche all’interno della maggioranza. Stiamo attenti a non approvare solo le riforme gradite al centrodestra. An su questi temi dovrebbe far sentire di più la sua voce».
Decisamente contrario al condono sono anche i repubblicani. E lo spiegano attraverso la voce del presidente della commissione Finanze di Montecitorio, Giorgio La Malfa : «Si tratta di una misura miope che avrà effetti distruttivi sul gettito futuro. Il governo ne pagherà le conseguenze». Non solo. Per La Malfa il provvedimento avrà un effetto controproducente perchè «suonerà nella mente dei cittadini come un incentivo» a evadere le tasse: «A questo punto, mi chiedo, chi le pagherà il prossimo anno?».
Ma il condono, a sorpresa, incassa qualche malumore anche dentro Forza Italia. Maurizio Lupi , responsabile nel partito della tematica che riguarda i lavori pubblici (nonchè ex assessore a Milano) digerisce a malapena il condono fiscale. Tanto che si affretta a mettere subito i paletti di fronte a un altro provvedimento caldeggiato da non pochi esponenti della Casa delle Libertà: «Ora dobbiamo dire un "no" deciso al condono edilizio perchè incide nei rapporti tra i cittadini e l’ambiente: sarebbe un provvedimento sbagliato e controproducente. E, poi, non possiamo passare di condono in condono».

Roberto Zuccolini

brunik
17-12-02, 02:23
Mah, cosa vorranno mai dire gli UDC quando dicono "no all'asse Tremonti-Bossi", "su questo punto ci giochiamo tutto", "non ci costringano a cercare aiuto nell'opposizione", "La finanziaria non la votiamo" ?

Ma ste finanziaria gli da proprio sui nervi, ai pollisti.

Speriamo che mantengano i nervi a posto, che devono restare ancora per un anno intanto che l'Ulivo si sistema e loro continuano a sputtanarsi.


La Sicilia, 16.12.02

«No all'asse Bossi-Tremonti»


Giuseppe Di Fazio
«La partita non è chiusa, bisogna sfatare l'idea che il governo vittorioso grazie ai voti del Sud e, in particolare della Sicilia, appaia e si comporti come un esecutivo del Nord, sotto il controllo dell'asse Bossi-Tremonti. Su questo punto ci giochiamo tutto».
Il ministro Rocco Buttiglione ha appena saputo che il suo collega dell'Economia, Giulio Tremonti, ha stravolto l'emendamento presentato da alcuni senatori della Casa delle libertà sui debiti tributari delle aziende della Sicilia orientale colpite dal sisma del '90.
Buttiglione è contrariato, ma non perde la sua voglia di ragionare. Anche se oggi, venendo a Catania, pensava di portare qualche buona notizia per le popolazioni e le imprese tartassate da una emergenza che rischia di divenire cronica.
Ministro, il responsabile regionale del suo partito, l'eurodeputato Raffaele Lombardo, invita già i senatori dell'Udc ad astenersi nel voto sulla Finanziaria o addirittura a schierarsi contro.
«Non diamoci già per sconfitti. La discussione è ancora aperta, cerchiamo piuttosto di portare a casa un risultato onorevole».
Come? Avevate presentato un emendamento e Tremonti vi ha presi in giro con promesse non mantenute...
«E noi presentiamo un altro emendamento. Nel momento in cui Catania e la Sicilia orientale sono colpite da un nuovo disastro non è possibile che Tremonti rimanga insensibile a misure di solidarietà. In ogni caso penso che tra i senatori della Casa delle libertà ci sia un ampio consenso su questo punto».
Ipotizziamo che Tremonti rimanga fermo nelle sue posizioni, che farete?
«E' un'ipotesi che in questo momento non voglio considerare. Significherebbe affermare che esiste davvero quell'asse privilegiato con Bossi che sarebbe la distruzione dell'attuale maggioranza di governo».
Scusi, ma è già accaduto una volta che Tremonti non vi abbia ascoltato, può succedere anche con il secondo emendamento.
«Tremonti sa che non può costringerci a cercare aiuto su questo punto nell'opposizione».

brunik
18-12-02, 14:03
Originally posted by brunik
http://www.sipra.it/eventi/carosello/fotogrammi/martini_3.jpg

Forza, ragazzi, che tra poco si vota la finanziaria.

Ieri il governo è stato battuto su un suo emendamento.

Nervi pollisti a fior di pelle. La tensione si taglia col coltello. Di euri per tutti non ce n'è, a qualcuno va bene ma a qualcuno va male. E quelli a cui va male sono tipi incazzosi.


Mercoledì 18 Dicembre 2002, 11:26


[size=5]Finanziaria: Moro, Governo Battuto Per Manciata Voti[/size
Di (Del/Zn/Adnkronos)

Roma, 18 dic. - (Adnkronos) - Il presidente della Lega Francesco Moro sottolinea che il Governo e' andato sotto in aula ma ''per una manciata di voti''. Moro sottolinea quindi che ''ci sono ancora cose grosse su cui non c'e' tranquillita'. Rischiamo di sfaldare il clima di coesione della maggioranza. Il pericolo -conclude- e' che ognuno adesso si senta libero di emulare''.

bom-bim-bom
18-12-02, 14:32
Originally posted by brunik
http://www.sipra.it/eventi/carosello/fotogrammi/martini_3.jpg

Ernesto Calindri faceva film porno tra un cynar e l'altro? :D

brunik
21-12-02, 11:42
Originally posted by brunik


Forza, ragazzi, che tra poco si vota la finanziaria.

Ieri il governo è stato battuto su un suo emendamento.

Nervi pollisti a fior di pelle. La tensione si taglia col coltello. Di euri per tutti non ce n'è, a qualcuno va bene ma a qualcuno va male. E quelli a cui va male sono tipi incazzosi.


Mercoledì 18 Dicembre 2002, 11:26


Finanziaria: Moro, Governo Battuto Per Manciata Voti
Di (Del/Zn/Adnkronos)

Roma, 18 dic. - (Adnkronos) - Il presidente della Lega Francesco Moro sottolinea che il Governo e' andato sotto in aula ma ''per una manciata di voti''. Moro sottolinea quindi che ''ci sono ancora cose grosse su cui non c'e' tranquillita'. Rischiamo di sfaldare il clima di coesione della maggioranza. Il pericolo -conclude- e' che ognuno adesso si senta libero di emulare''.

La finanziaria più ignobile della storia della Repubblica è a rischio.

Tremaglia protesta con il governo perchè limita le pensioni allgli italiani all'esetro nonostante le promesse, , l'opposizione applaude, i pollisti si incazzano e tirano un telefonino che colpisce Manconi.

Alle 2,30 di notte ancora si presentavano emendamenti.

C'è la possibilità di un esercizio provvisorio.



Corriere on line, 21.12.02
POLITICO
Legge a rischio, si profila l'esercizio provvisorio
Finanziaria, rissa nella notte al Senato
Maconi (Ds) colpito dal lancio di un telefonino, grida e insulti
Il ministro Tremaglia minaccia le dimissioni

ROMA - È durata 18 ore filate la giornata più lunga del Senato, durante la quale si è sfiorata la rissa in Aula, il ministro per gli Italiani all'estero si è spinto quasi fino al limite delle dimissioni ed è stata ritirata la norma che metteva fine all'esclusività dei medici nel sistema sanitario pubblico. Alle 3,05 del mattino il presidente Marcello Pera getta la spugna e manda a casa i senatori stremati senza aver concluso l'esame degli articoli della finanziaria, malgrado l'insistenza contraria del ministro Carlo Giovanardi. Nella situazione di stanchezza e confusione dele ultime ore, il presidente si lascia andare ad un commento esasperato, mentre sul suo tavolo continuano ad arrivare nuovi emendamenti. «C'è della follia in giro - dice Pera - alle 2 e 30 del mattino continuano a giungere emendamenti di cui non si capisce il significato».

LA RISSA - Poco prima delle 23 nell'aula scoppia la bagarre fra maggioranza e opposizione che sfiorano lo scontro fisico, dopo il lancio di un telefonino che colpisce Giuseppe Maconi dei Ds. Causa della tensione è l'emendamento del ministro per gli italiani nel mondo Mirko Tremaglia che innalza la pensione minima per i pensionati italiani all'estero. La nuova formulazione dell'emendamento pone paletti precisi alla platea dei beneficiari, che comunque devono avere alle spalle almeno 10 anni di contributi. Durissima la presa di posizione di Tremaglia che invita il Senato a votare secondo coscienza. «È un'evidente discriminazione ai danni degli italiani all'estero, i quali invece dopo il riconoscimento del diritto di voto hanno gli stessi diritti degli italiani residenti in Italia. Agli italiani all'estero sono stati ridotti fondi senza che il ministro competente ne fosse stato informato. Invito pertanto il Senato a votare secondo coscienza, eventualmente per parti separate. A conclusione dell'esito parlamentare di questa vicenda - dice Tremaglia - informerò il Presidente del Consiglio e il Presidente della Repubblica, anche rispetto alle mie responsabilità personali». L'opposizione applaude, il capogruppo An Nania replica dicendo che «la sinistra fa opera di sciacallaggio politico, visto che l'idea di patria non ha mai fatto parte del bagaglio della sinistra comunista». L'opposizione chiede la verifica del numero legale voto per voto. Nelle proteste che seguono Maconi viene colpito, la seduta sospesa e ripresa, dopo oltre un'ora.

SEDUTA RIPRESA - Il voto degli articoli è completato e la seduta è ripresa stamattina alle 8,30. Ma i tempi rischiano di saltare. «Nella giornata di oggi il lavoro del Senato sarà concluso - dice Willer Bordon capogruppo della Margherita - ma il problema è della Camera che si vedrà arrivare una finanziaria del tutto cambiata e avrà tempi ridicoli di discussione. A questo punto il rischio del ricorso all'esercizio provvisorio diventa reale». Il capogruppo Ds Gavino Angius commenta: «c'è un'evidente difficoltà politica nella maggioranza. Non solo ci colpisce la confusione, ma l'improvvisazione e le pressioni delle lobby che si combattono in assenza di qualunque presenza autorevole del Governo che in Parlamento venga a difendere le proprie posizioni e anche a garantire la tenuta della propria maggioranza». Nella giornata di ieri c'è da registrare, fra le cose più importanti, il ritiro dell'emendamento del relatore, trasformato in ordine del giorno, che determinava la fine dell'esclusività dei medici nel servizio sanitario pubblico. È inoltre passata la proposta del Governo, sostenuta in Aula dal ministro Roberto Castelli, di prorogare a 75 anni l'età di pensionamento dei giudici di Cassazione.
21 dicembre 2002

brunik
22-12-02, 14:06
L'astuto Tremonti sa come si fa: si aggiungono tre righe ai disegni di legge e si spera che nessuno se ne accorga. Poi si mente sulle cifre.

Certe volte ti va bene, certe altre ti va male e fai una figura di merda.


Corriere, 22.12.02

Il responsabile per gli Italiani nel mondo (An): dimissioni? Incontro Ciampi e il premier poi decido


Tremaglia: non so se resto al governo, Tremonti mi ha ingannato

«Il ministro ha aggiunto tre righe dove si parla delle pensioni dei connazionali all’estero senza dirmelo. E i suoi uomini sulle cifre hanno fatto vero e proprio terrorismo»


ROMA - «No, Giulio Tremonti si è davvero comportato male: in tutti questi giorni non si è mai fatto vedere in Aula. Poi, di nascosto, mi ha ingannato. Rifletterò sulla mia presenza nel governo». Mirko Tremaglia va alla guerra. Dopo una notte «terribile», quella tra venerdì e sabato al Senato, dopo la battaglia per equiparare le pensioni minime dei connazionali all’estero a quelle dei residenti, il ministro per gli Italiani nel mondo è decisamente in rotta con il responsabile dell’Economia. Ma anche, «se non verranno mantenute le promesse», con tutto l’esecutivo. Ha già chiesto un colloquio con Ciampi e Berlusconi: «Poi deciderò». Perché parla di «inganno»?
«Perché Tremonti, senza dire niente né a me, né al governo, ha aggiunto tre righe al passaggio della Finanzaria sulle pensioni degli italiani all’estero, limitando l’equiparazione del trattamento a chi ha più di 10 anni di contributi versati».
Sarebbero tagliati fuori molti nostri connazionali?
«Troppi. Ed è per questo che ho dato battaglia per quattro giorni di fila. Loro, gli uomini di Tremonti, hanno fatto un vero e proprio terrorismo di cifre. Si figuri che parlavano di oltre 156 mila cittadini. Ma alla fine hanno dovuto ammettere che si tratta solo di 80.700 persone per una spesa di circa 60 milioni di euro».
Alla fine però è riuscito a strappare proprio questa cifra.
«Sì, ma con un procedimento tortuosissimo: si dà la precedenza a chi ha più di dieci anni di contributi, poi si scende gradualmente fino a chi non ne ha per niente. E c’è sempre il rischio che qualcuno resti fuori dalla lista».
In Aula si è promesso che ciò non avverrà.
«Staremo a vedere. Intanto però io non abbasso le armi: è mai possibile che per vedere soddisfatto un diritto che è già di tutti gli italiani, e cioè la pensione minima di almeno un milione di vecchie lire, si debba fare un braccio di ferro notturno in Parlamento? No, la legge deve comunque cambiare ed eliminare ogni clausola restrittiva: non possono esistere cittadini di serie A e di serie B. Ho lottato trent’anni per questo. Ho ottenuto il voto per gli italiani all’estero, non accetterò compromessi».

R. Zuc.

O'Rei
22-12-02, 14:08
Bhè stanotte un diessino voleva fare una telefonata urgente....:D :D :D :D

brunik
28-12-02, 19:26
Originally posted by echiesa
Se Sparta piange, Atene non ride...
Detto mai stato vero come oggi.
saluti
echiesa:fru

Ma Sparta non piange mica soltanto. Urla dal dolore...
Li voglio proprio vedere sulla devolution, gli UDC e i leghisti quante se ne daranno...

Oggi Bossi ha detto che la camera deve riconfermare parola dopo parola la legge del senato.
Ma gli UDC l'avevano votata solo per dargli un contentino, ma non mi sembrano molto d'accordo...


Sabato 28 Dicembre 2002, 16:12


Cdl: Tra Lealta' All'Alleanza e Insofferenze
(ASCA) - Roma, 28 dic - ''Se Sparta piange, Atene non ride''. Questo antico adagio puo' essere tranquillamente traslato alla situazione politica italiana attuale ed agli avvenimenti del 2002. Se infatti l'Ulivo e' alle prese con una serie di problemi che vanno dalla conformazione dell'alleanza alla leadership, dalle regole da darsi ai rapporti da tenere con il variegato mondo dei no-global e dei 'girotondini', dalla linea da adottare sulla politica estera (in particolare ora che soffiano forti venti di guerra) alla dialettica bipartisan con la maggioranza per le riforme, la Casa delle Liberta' ha sua volta problemi non di poco conto, anche se dalla sua ha il collante dello stare al governo che 'obbliga' ad andare d'accordo se si vogliono evitare elezioni anticipate o controproducenti ribaltoni che tutti dicono di aborrire. Il 2002 e' stato quindi vissuto dalle forze che compongono la Casa delle Liberta' tra due diversi stati d'animo: quello della lealta' alle alleanze e delle insofferenze verso questo o quell'alleato. In primo luogo, con il passare dei mesi, e' venuto alla ribalta un certo malessere dei centristi dell'alleanza. Ccd e Cdu, prima ancora di diventare Ucd insieme con Democrazia Europea, gia' sopportavano malvolentieri l'asse che si era formato nella maggioranza (e che ancora resiste) tra il ministro dell'Economia Giulio Tremonti e la Lega di Umberto Bossi. Questo malessere si e' acuito dopo le elezioni amministrative della scorsa primavera, che hanno visto premiate le liste dell'Udc a scapito degli altri alleati, e quest'autunno-inverno con la legge finanziaria e le vicende della Rai. ''Essere leali - ha ribadito piu' volte in questo scorcio d'anno il segretario dell'Udc, Marco Follini - non significa essere servi obbedienti e sciocchi''. E su questa linea i centristi, anche con gli altri leader della formazione, Rocco Buttiglione e Sergio D'Antoni, hanno sostenuto che con il nuovo anno deve anche cambiare la 'cabina di regia' della coalizione, con un maggior peso da assegnare all'Udc.

Ma anche gli altri componenti la Casa delle Liberta' hanno manifestato in varie occasioni segni di insofferenza. Umberto Bossi ha dovuto alzare di parecchio la voce perche' la sua 'devolution' venisse prima approvata dal Consiglio dei ministri e poi affrontasse e vincesse la prova del voto al Senato. Piu' volte si e' poi sfiorata la 'rissa verbale' sulla legge Bossi-Fini, con leghisti e An che volevano restringere il piu' possibile le regolarizzazioni degli immigrati e l'Udc che invece voleva allargare il novero delle possibilita'. Altro terreno di scontro e' stata ed e' la Rai. Il 'tormentone' continua ancora a dipanarsi, ma non c'e' dubbio che la vicenda ha provocato strascichi che hanno scosso la maggioranza. Con Fi apparentemente disinteressata, lo scontro ha interessato ancora una volta in prima persona Lega ed An da una parte e Udc dall'altra, con i primi a chiedere il reintegro dei tre consiglieri dimissionari (Zanda, Donzelli e Staderini, espressione dell'area centrista della Cdl) ed i secondi a chiedere l'azzeramento dell'intero Cda (cosa peraltro richiesta anche dalle opposizioni). Altro e non trascurabile elemento di frizione, questo ancora tra Lega e Udc, e' stato registrato sul ruolo svolto dal capo dello Stato. Piu' di una volta, infatti, Bossi ha criticato l''interventismo' di Ciampi su temi quali l'Europa, l'unita' nazionale, salvo poi rettificare. L'Udc ha invece sempre sostenuto l'imparzialita' del presidente della Repubblica schierandosi sulle sue posizioni. Come si vede, anche nella maggioranza ci sono state acque agitate.

brunik
29-12-02, 19:06
Adesso che tocca a loro governare forse capiscono anche loro che decidere se una guerra è da fare o da non fare non è che sia la decisione più semplice del mondo...

Ennesima bufera nel polo. Mi ricorda qualcosa di già visto e sfruttato abilmente dall'opposizione...

Selva: "La guerra va fatta". E nel Polo è bufera

http://members.aol.com/babytunie/storm.jpg


L'intervento contro l'Iraq giusto come lo fu la seconda guerra mondiale? E' bufera nel Polo per le parole dell'esponente di An. Bondi: "Guerra risorsa estrema". Il no di Calderoli (Lega).


ROMA - Polemiche tra i Poli, e distinguo all'interno della Casa delle Libertà, sull'eventualità di una guerra in Iraq. La miccia delle polemiche l'accende il presidente della Commissione Esteri della Camera, Gustavo Selva, che nel suo consueto commento del sabato sul "Secolo d'Italia" afferma: la guerra in Iraq va fatta, perché "è la terza e non dichiarata guerra mondiale, che vede gli Usa battersi contro il terrorismo internazionale che propaga ideologie fondamentaliste con metodi disumani e criminali".

"C'è da vincerla" per "il diverso assetto che si delineerebbe per quanto riguarda le libertà democratiche occidentali, le questioni economiche e lo sfruttamento delle immense risorse petrolifere" della regione. L'unico a poter parlare di etica, secondo Selva, è il Papa "che inascoltato si sforza ogni giorno, in ogni campo dello scibile umano, di spronare i politici ad operare per la costruzione di una società umanamente perfettibile".

Replica Lapo Pistelli, responsabile esteri della Margherita: "L'avvicinarsi della fine dell'anno suggerisce a Selva visioni millenaristiche", quelle di Selva sono dichiarazioni "dissennate e pericolose". Paolo Cento, dei Verdi, rincara la dose: "Si dovrebbe dimettere da presidente della Commissione esteri. Mette in pericolo l'Italia e propugna le crociate".

"Con la guerra non si sconfigge il terrorismo, un fenomeno che, come ci insegna l'esperienza europea, viene invece battuto solo se isolato sul piano culturale e politico'', dice la responsabile esteri dei Ds, Marina Sereni. ''Per fortuna - osserva Sereni - ci sono diverse prese di distanza da parte di esponenti della maggioranza che mi fanno pensare che le parole di Selva esprimano una posizione personale".

Ma è dentro la maggioranza che le parole di Selva suscitano polemiche e distinguo. E' la stessa Forza Italia a prendere le distanze, attraverso il suo portavoce Sandro Bondi. "Non sono d'accordo", spiega Bondi, "l'azione militare deve essere considerata la risorsa estrema per fermare un regime che costituisce una minaccia per la pace. Il presidente Berlusconi può svolgere una funzione delicatissima e cruciale per favorire un esito di pace pur nell'osservanza scrupolosa degli impegni internazionali assunti dal nostro Paese".

Polemico anche il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli. ''La guerra può essere anche necessaria ma è l'ultima strada da percorrere. Usando questo strumento infatti non si sconfigge il terrorismo, anzi talvolta lo si riaccende''. Ma c'è un'altra guerra che evidentemente alla Lega sta assai più a cuore. Quella all'immigrazione clandestina. ''Quanto poi alla necessita' di 'occidentalizzare' con la guerra i paesi del Terzo e del Quarto mondo - aggiunge ironico Calderoli - a me basta evitare di essere 'orientalizzato' a casa mia senza andare a mettere il becco nelle culture degli altri''

(28 DICEMBRE 2002; ORE 18:48)