Studentelibero
15-10-02, 22:25
E' raro nell'Europa contemporanea trovare un paese che abbia avuto una storia costituzionale cosi tormentata coma la Francia; e in effetti, la storia della Repubblica francese è cosi piena di rivolgimenti e modifiche costituzionali che si spiegano, almeno parzialmente, con il tradizionale vizio dei francesi di scrivere una carta costituzionale nuova ogniqualvolta intervengano delle modifiche o si presentino esigenze nuove nella dinamica politica del paese. Cosi, dal 1870 la Francia ha adottato ben 3 costituzioni diverse, corrispondenti ad altrettante "repubbliche", di cui solo 2 hanno resistito più a lungo delle altre: la Terza Repubblica (1875-1940) e l'attuale Quinta Repubblica "creata" dal generale De Gaulle nel 1958. Interessante notare che la crisi di ogni repubblica fu dovuta ad eventi essenzialmente esterni: cosi la Terza Repubblica è crollata sotto la spinta dell'invasione tedesca nella seconda guerra mondiale, mentre la Quarta Repubblica ha avuto fine con la crisi derivante dalla guerra d'Algeria, capitolo ancora oscuro della storia di Francia.
Quando il generale De Gaulle, eroe della resistenza francese contro la Germania nazista, fu chiamato di nuovo a dirigere l'Esecutivo francese dopo un "esilio" più che decennale, la situazione in Francia era divenuta esplosiva per la possibilità, da molti paventata, di un colpo di stato militare a Parigi, di cui il primo segnale era stata la costituzione ad Algeri di un Comitato di Salute Pubblica, composto da militari contrari alla politica "pavida" del governo francese nei confronti dei movimenti di decolonizzazione algerini. De Gaulle accettò l'offerta di porsi a capo dell'Esecutivo e avviò immediatamente contatti con i militari francesi in Algeria e i vari movimenti che lottavano per l'indipendenza dell'Algeria dalla Francia; in breve tempo vennero stipulati gli Accordi di Evian (1962) che concessero l'indipendenza all'Algeria, con il mantenimento di qualche beneficio (scarso) alla Francia, soprattutto in ambito commerciale e strategico.
Oltre al problema algerino, De Gaulle si dedicò anima e corpo alla riforma del sistema politico francese; nel 1958, De Gaulle presentò al paese una nuova carta costituzionale che sottopose poi a referendum popolare. L'approvazione popolare fu plebiscitaria (l'80% dei votanti approvò il progetto di de Gaulle) e il generale poté inaugurare la nuova Quinta Repubblica. Con la nuova costituzione la Francia pose fine a uno dei periodi più negativi della sua storia costituzionale, con un sistema politico ispirato al parlamentarismo più estremo. La Quarta Repubblica infatti fu caratterizzata dall'instabilità degli Esecutivi (ben 22 in 13 anni), prigionieri dei capricci di un'assemblea che poteva fare e disfare a proprio piacimento essendo com'era priva di responsabilità politica. La nuova costituzione pose fine a tutto ciò rafforzando i poteri dell'Esecutivo e limitando le prerogative del Parlamento, ma soprattutto introducendo un sistema di tipo semi- presidenziale, con l'elezione diretta (in seguito ad un emendamento costituzionale introdotto da De Gaulle nel 1962) del Presidente della Repubblica ma con dei poteri particolari riservati al Primo Ministro. Nonostante le critiche di molti osservatori che vedevano nella Quinta Repubblica e nella riduzione dei poteri del Parlamento nient'altro che una dittatura personale di De Gaulle, il nuovo sistema garantì alla Francia una grande stabilità istituzionale e attraversò indenne le contestazioni popolari del 1968, la morte di De Gaulle e le critiche feroci degli intellettuali della gauche francese (tra cui il futuro presidente Mitterrand che non esitò a servirsi delle prerogative che la costituzione riserva al presidente una volta giunto all'Eliseo) in nome del ritorno al parlamentarismo della Quarta Repubblica.
La Francia di oggi di Chirac e Jospin, quindi è la diretta discendente di quella costituzione elaborata e introdotta da De Gaulle ed all'analisi dei suoi meccanismi di funzionamento rivolgiamo ora la nostra attenzione.
Il Parlamento francese è composto di 2 camere: l'Assemblea Nazionale composta di membri eletti secondo un sistema di scrutinio maggioritario a due turni ed il Senato, composto di membri eletti da un corpo elettorale ristretto (formato da deputati, da membri dei Consigli generali dei Dipartimenti, ecc.). La Quinta Repubblica prevede, come abbiamo già accennato, della limitazioni ai poteri del Parlamento: per esempio spetta all'Esecutivo il controllo sull'ordine del giorno e l'organizzazione dei dibattiti parlamentari, inoltre i poteri finanziari del Parlamento sono stati fortemente ridotti dall'articolo 40 che dichiara inaccettabili le proposte di legge parlamentari che recano aumento degli oneri o una diminuzione delle risorse pubbliche. A ben vedere è forse in materia finanziaria che si trova la più grande limitazione imposta al Parlamento francese dalla costituzione. Non solo non può presentare proposte di legge che provochino un aumento degli oneri o una diminuzione delle entrate ma spesso l'Esecutivo tende e rigettare persino quelle proposte parlamentari che non recano alcun pregiudizio alle casse dello stato.
Il Presidente della repubblica è una figura un po' particolare nel sistema francese. Eletto con sistema maggioritario a doppio turno il Presidente dura in carica 7 anni; la discrepanza esistente tra la durata del Parlamento e del Presidente fa si che la maggioranza parlamentare possa anche essere diversa da quella che ha eletto il Presidente. Nel caso in cui il partito del Presidente abbia anche la maggioranza in Parlamento, allora l'inquilino dell'Eliseo gode di un potere senza limiti dato che, grazie alla ferrea disciplina di partito, il Primo Ministro e il gabinetto seguiranno fedelmente le sue direttive. Se, invece, il presidente non gode della maggioranza parlamentare (come è il caso attuale del Presidente Chirac e del primo ministro Jospin), rimane una figura di rilievo ma dotata di scarsi poteri, confinata all'esercizio di funzioni protocollari.
Il Presidente nomina il Primo Ministro e, insieme a lui, gli altri ministri; può decidere di sciogliere l'Assemblea Nazionale a sua discrezione. E' il capo delle Forze Armate e negozia e ratifica i trattati internazionali, ma soprattutto dispone di una prerogativa, contenuta nell'articolo 16 della Costituzione che gli accorda i pieni poteri straordinari nel caso di eventi che minaccino le istituzioni della repubblica, l'indipendenza, l'integrità del territorio o l'esecuzione degli impegni internazionali. Solo il Presidente inoltre, può ricorrere allo strumento del referendum, istituto introdotto dal generale De Gaulle nella Costituzione del 1958.
La Costituzione francese quindi, fa del Presidente una figura molto ambigua. In effetti il Presidente francese è dotato dei poteri e privilegi di un capo dell'esecutivo tipici di un sistema presidenziale ma gode altresì delle immunità di un capo di stato parlamentare. In questa ambiguità è forse da ritrovarsi la mano del generale De Gaulle che pensava ad un Presidente forte ma allo stesso tempo svincolato da controlli di tipo parlamentare; insomma un "dittatore democratico" capace di superare gli scogli del parlamentarismo per affermare direttamente gli interessi della Francia. Ma il progetto di De Gaulle ha dimostrato in pieno la sua imperfezione quando, per la prima volta dalla nascita della Quinta Repubblica, nel 1988 il Presidente socialista Mitterrand fu costretto ad accettare a Matignon (sede del primo ministro) un premier gollista. Il sistema della "coabitazione" da allora è divenuto una costante del sistema politico francese, diventando cosi quella sorta di controllo e di limite dei poteri presidenziali che mancano nella Costituzione.
Il primo ministro francese, analogamente al Presidente, può disporre di poteri rilevanti, oppure divenire una figura di secondo piano, legata alle direttive del Presidente. E' senza dubbio vero che Jospin ha mostrato un dinamismo maggiore del suo predecessore Juppè alla guida dell'Esecutivo e che, contemporaneamente, i poteri di Chirac si sono andati riducendo di fronte ad un primo ministro riluttante a seguire le direttive presidenziali persino in politica estera.
In questi casi, cioè quando il Primo Ministro è appoggiato da una maggioranza diversa da quella che sostiene il Presidente, il sistema francese torna ad avvicinarsi ad un vero sistema parlamentare, dato che l'Esecutivo viene chiamato a rispondere delle proprie azioni di fronte al Parlamento, che riacquista cosi la sua vera funzione di controllo, e non di fronte al Presidente. Per questa ragione alcuni autori ritengono che il sistema politico francese sia meno un sistema semi- presidenziale e più un sistema parlamentare nel senso classico del termine e le esperienze di coabitazione che si sono verificate in questi ultimi anni sembrerebbe deporre a favore di questa tesi. Ma negare il carattere presidenziale del sistema francese (seppur mitigato dall'eventualità della coabitazione) significa trascurare le importanti modifiche che il generale De Gaulle ha introdotto per evitare la paralisi decisionale della Quarta Repubblica. Il potere esclusivo di indire referendum, i poteri eccezionali previsti dall'articolo 16, l'esclusiva competenza in politica estera, cosi come il potere di sciogliere l'Assemblea sono i segni tipici di un sistema che supera il parlamentarismo e che tende ad avvicinarsi al sistema presidenziale.
Erik Marangoni
marangoni@ragionpolitica.it
Quando il generale De Gaulle, eroe della resistenza francese contro la Germania nazista, fu chiamato di nuovo a dirigere l'Esecutivo francese dopo un "esilio" più che decennale, la situazione in Francia era divenuta esplosiva per la possibilità, da molti paventata, di un colpo di stato militare a Parigi, di cui il primo segnale era stata la costituzione ad Algeri di un Comitato di Salute Pubblica, composto da militari contrari alla politica "pavida" del governo francese nei confronti dei movimenti di decolonizzazione algerini. De Gaulle accettò l'offerta di porsi a capo dell'Esecutivo e avviò immediatamente contatti con i militari francesi in Algeria e i vari movimenti che lottavano per l'indipendenza dell'Algeria dalla Francia; in breve tempo vennero stipulati gli Accordi di Evian (1962) che concessero l'indipendenza all'Algeria, con il mantenimento di qualche beneficio (scarso) alla Francia, soprattutto in ambito commerciale e strategico.
Oltre al problema algerino, De Gaulle si dedicò anima e corpo alla riforma del sistema politico francese; nel 1958, De Gaulle presentò al paese una nuova carta costituzionale che sottopose poi a referendum popolare. L'approvazione popolare fu plebiscitaria (l'80% dei votanti approvò il progetto di de Gaulle) e il generale poté inaugurare la nuova Quinta Repubblica. Con la nuova costituzione la Francia pose fine a uno dei periodi più negativi della sua storia costituzionale, con un sistema politico ispirato al parlamentarismo più estremo. La Quarta Repubblica infatti fu caratterizzata dall'instabilità degli Esecutivi (ben 22 in 13 anni), prigionieri dei capricci di un'assemblea che poteva fare e disfare a proprio piacimento essendo com'era priva di responsabilità politica. La nuova costituzione pose fine a tutto ciò rafforzando i poteri dell'Esecutivo e limitando le prerogative del Parlamento, ma soprattutto introducendo un sistema di tipo semi- presidenziale, con l'elezione diretta (in seguito ad un emendamento costituzionale introdotto da De Gaulle nel 1962) del Presidente della Repubblica ma con dei poteri particolari riservati al Primo Ministro. Nonostante le critiche di molti osservatori che vedevano nella Quinta Repubblica e nella riduzione dei poteri del Parlamento nient'altro che una dittatura personale di De Gaulle, il nuovo sistema garantì alla Francia una grande stabilità istituzionale e attraversò indenne le contestazioni popolari del 1968, la morte di De Gaulle e le critiche feroci degli intellettuali della gauche francese (tra cui il futuro presidente Mitterrand che non esitò a servirsi delle prerogative che la costituzione riserva al presidente una volta giunto all'Eliseo) in nome del ritorno al parlamentarismo della Quarta Repubblica.
La Francia di oggi di Chirac e Jospin, quindi è la diretta discendente di quella costituzione elaborata e introdotta da De Gaulle ed all'analisi dei suoi meccanismi di funzionamento rivolgiamo ora la nostra attenzione.
Il Parlamento francese è composto di 2 camere: l'Assemblea Nazionale composta di membri eletti secondo un sistema di scrutinio maggioritario a due turni ed il Senato, composto di membri eletti da un corpo elettorale ristretto (formato da deputati, da membri dei Consigli generali dei Dipartimenti, ecc.). La Quinta Repubblica prevede, come abbiamo già accennato, della limitazioni ai poteri del Parlamento: per esempio spetta all'Esecutivo il controllo sull'ordine del giorno e l'organizzazione dei dibattiti parlamentari, inoltre i poteri finanziari del Parlamento sono stati fortemente ridotti dall'articolo 40 che dichiara inaccettabili le proposte di legge parlamentari che recano aumento degli oneri o una diminuzione delle risorse pubbliche. A ben vedere è forse in materia finanziaria che si trova la più grande limitazione imposta al Parlamento francese dalla costituzione. Non solo non può presentare proposte di legge che provochino un aumento degli oneri o una diminuzione delle entrate ma spesso l'Esecutivo tende e rigettare persino quelle proposte parlamentari che non recano alcun pregiudizio alle casse dello stato.
Il Presidente della repubblica è una figura un po' particolare nel sistema francese. Eletto con sistema maggioritario a doppio turno il Presidente dura in carica 7 anni; la discrepanza esistente tra la durata del Parlamento e del Presidente fa si che la maggioranza parlamentare possa anche essere diversa da quella che ha eletto il Presidente. Nel caso in cui il partito del Presidente abbia anche la maggioranza in Parlamento, allora l'inquilino dell'Eliseo gode di un potere senza limiti dato che, grazie alla ferrea disciplina di partito, il Primo Ministro e il gabinetto seguiranno fedelmente le sue direttive. Se, invece, il presidente non gode della maggioranza parlamentare (come è il caso attuale del Presidente Chirac e del primo ministro Jospin), rimane una figura di rilievo ma dotata di scarsi poteri, confinata all'esercizio di funzioni protocollari.
Il Presidente nomina il Primo Ministro e, insieme a lui, gli altri ministri; può decidere di sciogliere l'Assemblea Nazionale a sua discrezione. E' il capo delle Forze Armate e negozia e ratifica i trattati internazionali, ma soprattutto dispone di una prerogativa, contenuta nell'articolo 16 della Costituzione che gli accorda i pieni poteri straordinari nel caso di eventi che minaccino le istituzioni della repubblica, l'indipendenza, l'integrità del territorio o l'esecuzione degli impegni internazionali. Solo il Presidente inoltre, può ricorrere allo strumento del referendum, istituto introdotto dal generale De Gaulle nella Costituzione del 1958.
La Costituzione francese quindi, fa del Presidente una figura molto ambigua. In effetti il Presidente francese è dotato dei poteri e privilegi di un capo dell'esecutivo tipici di un sistema presidenziale ma gode altresì delle immunità di un capo di stato parlamentare. In questa ambiguità è forse da ritrovarsi la mano del generale De Gaulle che pensava ad un Presidente forte ma allo stesso tempo svincolato da controlli di tipo parlamentare; insomma un "dittatore democratico" capace di superare gli scogli del parlamentarismo per affermare direttamente gli interessi della Francia. Ma il progetto di De Gaulle ha dimostrato in pieno la sua imperfezione quando, per la prima volta dalla nascita della Quinta Repubblica, nel 1988 il Presidente socialista Mitterrand fu costretto ad accettare a Matignon (sede del primo ministro) un premier gollista. Il sistema della "coabitazione" da allora è divenuto una costante del sistema politico francese, diventando cosi quella sorta di controllo e di limite dei poteri presidenziali che mancano nella Costituzione.
Il primo ministro francese, analogamente al Presidente, può disporre di poteri rilevanti, oppure divenire una figura di secondo piano, legata alle direttive del Presidente. E' senza dubbio vero che Jospin ha mostrato un dinamismo maggiore del suo predecessore Juppè alla guida dell'Esecutivo e che, contemporaneamente, i poteri di Chirac si sono andati riducendo di fronte ad un primo ministro riluttante a seguire le direttive presidenziali persino in politica estera.
In questi casi, cioè quando il Primo Ministro è appoggiato da una maggioranza diversa da quella che sostiene il Presidente, il sistema francese torna ad avvicinarsi ad un vero sistema parlamentare, dato che l'Esecutivo viene chiamato a rispondere delle proprie azioni di fronte al Parlamento, che riacquista cosi la sua vera funzione di controllo, e non di fronte al Presidente. Per questa ragione alcuni autori ritengono che il sistema politico francese sia meno un sistema semi- presidenziale e più un sistema parlamentare nel senso classico del termine e le esperienze di coabitazione che si sono verificate in questi ultimi anni sembrerebbe deporre a favore di questa tesi. Ma negare il carattere presidenziale del sistema francese (seppur mitigato dall'eventualità della coabitazione) significa trascurare le importanti modifiche che il generale De Gaulle ha introdotto per evitare la paralisi decisionale della Quarta Repubblica. Il potere esclusivo di indire referendum, i poteri eccezionali previsti dall'articolo 16, l'esclusiva competenza in politica estera, cosi come il potere di sciogliere l'Assemblea sono i segni tipici di un sistema che supera il parlamentarismo e che tende ad avvicinarsi al sistema presidenziale.
Erik Marangoni
marangoni@ragionpolitica.it