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Visualizza Versione Completa : La Puglia ed il rischio sismico



Augustinus
14-04-09, 09:02
Sisma, in Puglia 10 comuni a rischio
Manca un censimento degli edifici

Nel Foggiano, dove il rischio è maggiore, è in corso una campagna di monitoraggio organizzata da Autorità di Bacino e Provincia: ma nemmeno in questo caso si tratta di controlli sulle abitazioni

di MASSIMILIANO SCAGLIARINI

Qual è lo stato del patrimonio edilizio pugliese, quanti edifici pubblici o privati richiederebbero interventi di manutenzione per difenderli dal rischio sismico? La risposta è che non lo sa nessuno. Ma si potrebbe anche cambiare regione, e ottenere lo stesso risultato: tranne alcune eccezioni, peraltro limitate (vedi il Lazio con le scuole), in Italia non esiste alcun obbligo di monitoraggio del rischio-crolli. E quindi, anche se ci fossero i soldi, nessuno saprebbe dove mettere le mani. Rispetto ad altre regioni vicine, almeno la Puglia è messa un po' meglio. Dei suoi 258 Comuni, 143 non sono classificati a rischio mentre soltanto 10 ricadono nella categoria 1, quella “rossa”: Accadia, Anzano, Ascoli Satriano, Bovino, Candela, Deliceto,Monteleone, Panni, Rocchetta Sant'Antonio e Sant'Agata di Puglia. La mappa del rischio si ferma, sostanzialmente, a nord di Bari: il capoluogo di regione è a rischio 3, mentre quasi tutto il Salento è fuori dalla classificazione.

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«Per fortuna qui da noi il rischio è molto limitato – dice l'assessore regionale ai Lavori pubblici, Onofrio Introna – ma questo non vuol dire che si possa abbassare la guardia. Nel progettare i fabbricati, soprattutto quelli pubblici, vanno seguite norme rigorose che devono essere applicate anche per le ristrutturazioni. Questo significa lavorare per mettere i cittadini al riparo da disastri imprevedibili, improbabili ma non impossibili».

In verità tra il 2004 e il 2005 con le poche risorse reperite, la Regione ha fatto eseguire attraverso i Comuni verifiche sul livello di resistenza sismica su poco più di 300 fra edifici pubblici e infrastrutture: il dato emerso è che praticamente nessuno risultava sismicamente sicuro. La sorveglianza sui progetti di opere pubbliche, oggi, è responsabilità dei provveditorati interregionali e delle strutture provinciali del genio civile. Ma sugli immobili esistenti non c'è alcun controllo su larga scala. Si interviene, attraverso i Comuni o le strutture tecniche dei vigili del fuoco, soltanto in situazioni di acclarato pericolo. Nel Foggiano, dove il rischio è maggiore, è in corso una campagna di monitoraggio organizzata da Autorità di Bacino e Provincia: ma nemmeno in questo caso si tratta di controlli sulle abitazioni.

C'è poi il capitolo scuole, gli unici edifici su cui esista una valutazione di rispondenza alle norme sismiche. Secondo l'ultimo rapporto di Legambiente, che si basa su dati del Ministero, in Puglia il 49,37% degli edifici scolastici necessita di interventi di manutenzione urgenti mentre il 23,81% - quasi uno su 4 - è a rischio sismico: un dato che rischia di essere fuorviante, perché andrebbe incrociato con la localizzazione dell'edificio. Negli ultimi anni la Regione ha investito circa 11 milioni per il miglioramento dell'edilizia scolastica, una goccia nel mare. Tanto per rendere l'idea: è stato calcolato che la progettazione antisismica fa lievitare i costi d'opera di circa il 5%, mentre il costo per adeguare gli edifici esistenti non è valutabile a priori. In certi casi (centri storici o palazzi degli anni '60) l'adeguamento è praticamente impossibile: l'unica strada sarebbe buttare giù e ricostruire.

Fonte: Gazzetta del mezzogiorno, 11.4.2009 (http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_01.php?IDCategoria=1&IDNotizia=237051)

Augustinus
14-04-09, 09:07
Il presidente dei Geologi di Puglia: «Servono mappe di rischio più dettagliate»

di GIUSEPPE ARMENISE

Il presidente dell’ordine regionale dei Geologi, Giovanni Calcagnì, si ritrova a battere sullo stesso tasto ogni qualvolta che, dal terremoto di San Giuliano di Puglia, nel 2003, alle alluvioni nel barese (nel letto del torrente prosciugato Picone, tra gli abitati di Bari, Noicattaro e Mola, nel 2005) e nel Tarantino (nell’alveo del fiume Chidro) si presenta un’emerg enza geologica. È vero che, con l’istituzione dell’Autorità di Bacino della Puglia, in termini di classificazione (o riclassificazione) delle zone a rischio (soprattutto quanto ai problemi di carattere idrogeologico) sono stati fatti passi avanti. Si muove anche la macchina degli interventi di messa in sicurezza delle aree maggiormente esposte. Ma è dal lato del rischio sismico che qualcosa non va. O meglio, non procede con la dovuta celerità anche se finalmente sono partiti alcuni progetti pilota. La parola d’ordine dei geologi è (non da oggi) microzonazione sismica. Sì, perché le regole per realizzare palazzi con le nuove tecnologie antisismiche vanno sicuramente bene. Ma c’è una variabile geologica dalla quale è difficile prescindere quando c’è da trasformare il territorio.

Allora, presidente, da quando voi geologi avete cominciato a parlare della necessità delle microzonazioni, a che punto siamo?

«Ci sono novità. E si tratta di novità che imprimono un’accelerazione alla nuova mappa del rischio quando si parla di terremoti».

Ma la classificazione delle aree sensibili non era stata già rivista recentemente?

«Siamo fermi a 2004. La riclassificazione di cui parla lei ha riguardato sostanzialmente la zona del Subappennino dauno. ma per quanto sia stato fatto un lavoro di maggior dettaglio, sarebbe il caso di rivederla».

Il senso è che il territorio va guardato facendo uno zoom sempre più dettagliato?

«Sì, il senso è più o meno questo. Stiamo finalmente arrivando alle microzonazioni sismiche delle quali parliamo da tempo. La Protezione civile ha emanato le linee guida nazionali. Quindi non ci sono più alibi».

Ci spiega a cosa servobno queste microzonazioni?

«Sono indicatori che ci aiutano a capire meglio il livello di rischio. Di un’area che è soggetta a fenomeni sismici sappiamo molto, ma non basta. Come ci insegna anche il terremoto in Abruzzo, ci sono zone contigue tra loro, anche poche centinaia di metri, nelle quali gli effetti di un sisma sono completamente diversi. E infatti si vede chiaramente dalle immagini che in alcune aree ci sono alcuni palazzi che sono crollati e altri che invece non hanno patito danni».

Molti in questi giorni pensano che si debba investire sulla ricerca nei precursori dei terremoti come il gas radon. Che ne pensa?

«Si tratta di una scelta. Certo, la ricerca aiuta. Che sia una ricerca sui precursori o su altro, purché però non si tratti di credere che l’attività verso la quale si vuole investire si un’attività da stregoni».

Fonte: Gazzetta del mezzogiorno, 12.4.2009 (http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_cronache_NOTIZIA_01.php?IDCategoria=273&IDNotizia=237185)