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Studentelibero
26-10-02, 13:16
Concentrazioni vietate, Corte europea contro Commissione


FUSIONI E CONFUSIONI

di ALBERTO ALESINA e FRANCESCO GIAVAZZI


E' stata una settimana importante ma difficile per l'Europa. Con il sì irlandese al Trattato di Nizza l'allargamento a Est è diventato irreversibile: ci avviamo verso un'Unione che sarà un grande mercato di 300 milioni di abitanti, non più il piccolo club di privilegiati cui eravamo abituati. Molti in Europa speravano, in segreto, che gli irlandesi bloccassero tutto, soprattutto le tante lobby che vedono i loro interessi messi in pericolo dall'allargamento: in particolare quelle imprese che non sopravviverebbero senza gli aiuti di Stato, che in Italia continuano ad essere immensi. Se con un po' di pazienza si sommano, nelle tabelle della legge finanziaria per il 2003, i contributi pubblici alle imprese, per i motivi più diversi e per lo più a fondo perduto, si arriva a una cifra straordinaria: quasi 50 miliardi di euro. E questa è la Finanziaria di un governo conservatore che dovrebbe difendere il mercato!
L'allargamento dell’Europa dovrebbe essere l'occasione per un grande passo avanti nell’eliminazione degli aiuti e delle distorsioni che essi producono. Su questo la Commissione e in particolare Mario Monti, responsabile per la concorrenza e gli aiuti di Stato, dovrebbero concentrare le loro energie.
Ma per farlo è necessaria una credibilità che rischiano di perdere. Nelle ultime settimane la Corte di giustizia, il tribunale al quale cittadini e imprese possono appellarsi contro le decisioni di Bruxelles, ha bocciato per ben tre volte la Commissione che aveva vietato operazioni di fusione tra società europee, con l'argomento che avrebbero ostacolato la concorrenza. Martedì la Corte ha cancellato la decisione che aveva vietato la fusione tra due società francesi, Schneider e Legrand, giudicando che la pronuncia della Commissione fosse basata su «argomentazioni economiche errate». Ieri ha bocciato la delibera che aveva rigettato la fusione tra Tetra Laval e Sidel, due aziende che producono imballaggi, sostenendo che Bruxelles ha «sovrastimato» gli effetti anticompetitivi della fusione. E ancora non si conosce il giudizio più atteso, l'appello contro il divieto, espresso un anno fa, alla fusione tra General Electric e Honeywell che le autorità americane hanno invece approvato.
La Corte ha fondamentalmente ragione. Dalle sue sentenze si ricava l'immagine di una Commissione in balìa di funzionari più ossessionati dalla difesa della concorrenza contro le fusioni tra imprese private, che preoccupati degli aiuti di Stato. Sappiamo bene che gli uffici che si occupano di fusioni e di aiuti sono diversi; sappiamo anche che la Commissione, e il commissario Monti in particolare, ha vinto battaglie importanti sugli aiuti di Stato. Ma le ripetute sconfitte di fronte alla Corte rischiano di far perdere valore anche a quel lavoro, ben più utile e meritorio.
Ma allora perché taluni funzionari sono così zelanti contro le fusioni? Cercare sempre la pagliuzza nell'occhio dei mercati privati, perdendo di vista la trave nell’occhio dell’intervento pubblico, è un vizio tipico di certi burocrati europei. Nessun economista serio difende gli aiuti di Stato alle imprese: per quale motivo il contribuente dovrebbe sovvenzionare questa o quella impresa a scapito di potenziali concorrenti? Invece, come il famoso caso di Microsoft negli Stati Uniti ha dimostrato, è molto difficile stabilire un equilibrio tra i benefici per il consumatore di una fusione che spesso vuol dire più efficienza e minori costi, e il rischio che la stessa introduca nel mercato barriere all'entrata e pratiche monopolistiche.
Insomma, la Commissione sembra puntare troppo sul campo di battaglia sbagliato. Ripetute sconfitte nelle decisioni relative alle fusioni sono gravi soprattutto perché finiranno per lasciare l’esecutivo comunitario con armi spuntate nella battaglia più importante, quella contro gli aiuti di Stato. Con che credibilità Bruxelles si potrà opporre ad altre richieste di aiuti, se la Corte continua ad accusarla di usare argomentazioni economiche errate e di sovrastimare i danni alla concorrenza?

Alberto Alesina Francesco Giavazzi