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Claudio Romussi
31-10-02, 14:22
IL PARCO DEI ROBOTPROVETTA
www.roma.repubblica.it/archivio/20021031/cronaca/02duex.html

di Carlo Picozza

Robotprovetta, microscopi ad alta definizione, camere per colture cellulari, centrifughe per selezionare molecole, separatori di proteine, stabulari a ''cinque stelle'' per accogliere animali da esperimenti. Nel Polo tecnologico di Castel Romano, 22 chilometri dal Campidoglio sulla direttrice della Pontina, apre il ''PARCO BIOMEDICO SAN RAFFAELE''. Portera' nella Capitale marchio e stile della Fondazione meneghina San Raffaele del Monte Tabor, uno dei tre partner (con la BANCA DI ROMA e la CAMERA DI COMMERCIO) che ha dato vita a questa cittadella della scienza con la regia del prete manager LUIGI VERZE'. ''Il Parco spiega il direttore scientifico, GIULIO COSSU promuovera' la ricerca di base e quella applicata alla medicina e all'industria''.

All'inaugurazione dei primi laboratori messi a disposizione dei ricercatori, per lo piu' della SAPIENZA, e' schierato un parterre d'eccezione. Si fa prima a elencare gli assenti: il ministro della Ricerca, Letizia Moratti, il governatore Francesco Storace, il preside di Medicina della Sapienza, Luigi Frati... Sotto la tenda bianca con moquette blu e piante esotiche, c'e' la nomenklatura universitaria dei camici bianchi, c'e' il Gotha degli industriali e del management della sanita'. C'e' il Nobel, Carlo Rubbia. L'ingresso di Silvio Berlusconi accompagnato dal ministro Girolamo Sirchia, dal sindaco Walter Veltroni, dal vicepresidente della Regione, Giorgio Simeoni, da' il via alla cerimonia con in piedi meta' sala plaudente.

Gli interventi sono spot. Lasciano campo ai discorsi piu' attesi; a Berlusconi, a don Verze' che incassa un ''grazie'' da Mondello: ''Sei il mio maestro di vita''. Lo stesso sindaco e' telegrafico. Ragiona sul binomio tutto romano ''archelogia e innovazione'' per quattro minuti. La platea e' attenta. Accoglie con una risata i lamenti del sacerdote imprenditore quando ricorda la vendita dell'ospedale San Raffaele di Mostacciano come ''il sadico esproprio''. E' condensata in sei cartelle la summa del don Verze' pensiero. ''La dottrina senza le opere e' morta'', dice facendo da apripista a Berlusconi che aggiungera' parafrasando: ''Anche la politica senza opere e' morta''. ''L'esperienza insegna prosegue don Verze' che le industrie si insediano presso la cova della scienza buona''.

Quella che potrebbe svilupparsi tra quei laboratori dove ''si studieranno i meccanismi con cui le cellule staminali danno vita ai tessuti differenziati del cuore, dell'osso, dei muscoli scheletrici e del sangue'', spiega Cossu. L'obiettivo e' l'utilizzazione di quelle cellule per riparare i tessuti degli organi danneggiati da malattie genetiche (distrofia muscolare) o degenerative (infarto, ostioporosi). ''Le competenze sulle ''staminali'' aggiunge Antonino Cattaneo della prima company del Parco faciliteranno anche lo sviluppo delle terapie contro l'Alzheimer''. (31 ottobre 2002)


NEI LABORATORI C'E' L'INVASIONE DEI TOPI MUTANTI
www.giornaledibrescia.it/giornale/2002/10/30/28,SCIENZA/T1.html

di Maria Cristina Ferri

... le strutture dei laboratori dove si sta analizzando il patrimonio genetico dei topi stanno letteralmente esplodendo di cavie cosiddette ''mutanti''... Le mutazioni del patrimonio genetico vengono provocate dai ricercatori allo scopo di analizzare la funzione di ciascun gene: ad alcune cavie per esempio (definite knockout) si inattiva uno specifico gene, ben conosciuto all'origine, mentre in altri casi la mutagenesi che viene provocata e' generica a carico di geni non ben definiti, il tutto con lo scopo di valutare le funzioni dei diversi geni dell'intero genoma dei topi. Attualmente ci sono centinaia di migliaia di topi mutanti e circa tremila varieta' di knockout a disposizione della ricerca, per completare entro il 2002 il sequenziamento del genoma del topo, considerato un ottimo animale sperimentale data la somiglianza del suo patrimonio ereditario con quella dell'uomo. Dunque fin qui andrebbe tutto bene, bioetica a parte, se non fosse per il fatto che non si sa piu' dove mettere le innumerevoli anime mutanti a quattro zampe, tanto che la rivista ''Nature'' di giugno ha dedicato un intero servizio proprio a questo problema: persino gli Istituti piu' grandi, avvenieristici e ben attrezzati sono entrati in allarme per la mancanza di spazio: per esempio il Baylor College of Medicine (di Huston in Texas ) ha gia' ''prenotato'' dall'inizio dell'estate prossima tutte le 40mila gabbie per i nuovi ospiti... volontari della genomica. Cosa puo' ancora succedere in futuro? Una volta conosciuto il genoma dei topi infatti, bisognera' individuare le funzioni dei divesi geni che lo compongono e che sono direttamente correlate alle proteine specificatamente sintetizzate, in soldoni un lavoro incredibile: ''Ipotizzando una media di cinque mutazioni utili per gene - si specifica al riguardo su Le Scienze di agosto 2002 - occorrerebbero 150mila varianti genetiche distinte, che per essere prodotte, richiederebbero 60 milioni di topi!'', il tutto sulla base di un'ipotesi che per le specie murine prevede un genoma di circa 30mila geni. Per correre ai ripari i ricercatori stanno pensando di tutto: ingrandire i laboratori, sopprimere le cavie gia' studiate mantenendo - per ogni varieta' - le sole cellule riproduttive o gli embrioni congelati e soprattutto, migliorare le tecniche di ricerca sulle singole cavie disattivando di volta in volta specifiche proteine prodotte dai geni selettivamente ''azzittiti'', in modo che non funzionino finché si prendono in esame altre parti del genoma. Questa prassi diminuirebbe di gran lunga il numero di cavie previste, perché ogni topo verrebbe utilizzato per lo studio di parecchi geni di diversa funzione, situati in varie zone sui cromosomi. A prevalere dovrebbe essere quest'ultima ipotesi, per ragioni fin troppo comprensibili prima di tutto di natura etica, ma non solo: anche i problemi di tipo logistico e il sovraccarico economico che deriverebbe da un'invasione di topi mutanti, spingono fortemente in questa direzione. Teniamo anche conto che queste ricerche - finalizzate alla scoperta delle ''chiavi'' attraverso le quale forzare la natura a scopo benefico, cioe' terapeutico - hanno sempre la necessita' di confrontarsi con un modo di operare etico e rispettoso, nel limite del possibile, degli animali che sono oggetto di studio. Nel frattempo, proseguono a ritmo incessante i progressi in un settore che rappresenta la chiave di volta del futuro della conoscenza, pur sapendo che rischi ve ne sono, ma semmai non riguardano la ricerca ufficiale. (31 ottobre 2002)

VACCINO ANTICANCRO: AL VIA LA SPERIMENTAZIONE SUI PAZIENTI
www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,157005,00.html

... E' stato messo a punto dal Centro ricerche di medicina sperimentale (Cerms) di Torino ed e' pronto oggi per la sperimentazione sull'uomo, dopo anni di prove sugli animali da laboratorio. Ne ha parlato la mattina del 25 ottobre GUIDO FORNI, coordinatore della ricerca, all'OSPEDALE MOLINETTE DI TORINO: ''Abbiamo sperimentato il vaccino su una particolare famiglia di topi che si ammalava di tumore mammario per cause genetiche. Il vaccino ha funzionato e i topi non si sono ammalati. Ora siamo alla svolta decisiva. La prima fiala sara' inoculata su soggetti che hanno sofferto di tumore alla testa e al collo, e che sono ad alto rischio di recidiva''... Sono tre i team che hanno collaborato alla ricerca del vaccino anticancro, quello dell'UNIVERSITA' DI BOLOGNA coordinato da PIER LUIGI LOLLINI, quello dell'UNIVERSITA' DI CHIETI coordinato da PIERO MUSIANI e quello dell'UNIVERSITA' DI CAMERINO coordinato da AUGUSTO AMICI. (25 ottobre 2002)

ECSTASY BRUCIACERVELLO
www.panorama.it/teen/droga/articolo/ix1-A020001015784

di Katrin Herdejürgen

... Basta una serata con qualche pillola di ecstasy e il cervello e' andato. Queste sono alcune delle conclusioni a cui sono arrivati gli scienziati della Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora (Usa), testando la droga sulle scimmie... Gli scienziati dell'universita' americana hanno fatto i loro test su dieci scimmie. A ciascuna hanno dato due o tre dosi di MDMA con un intervallo di tre ore. Risultato: due delle dieci scimmie sono morte. E le altre hanno avuto distrutto tra il 60 e l'80 per cento delle cellule nervose, specialmente quelle che influenzano lo stato d'animo. La ricerca pero' a suscitato molte perplessita' e critiche. In primo luogo il fatto che due scimmie siano morte gia' mostra come i test non fossero veramente realistici. Non muoiono cosi' tante persone, infatti, dopo aver preso l'ecstasy. Di conseguenza non si puo' dire che gli effetti sugli animali siano gli stessi di quelli sugli uomini. In piu' negli esperimenti sono state usate dosi d'ecstasy molto alte per vedere meglio le conseguenze dannose. Poi le scimmie hanno ricevuto la droga con un'iniezione e non con una pastiglia. Per questo i risultati dei test sono stati considerati difficilmente applicabili all'uomo. E tenuto conto che gia' si sa che l'ecstasy fa male non bisognerebbe piu' procedere con nuovi esperimenti su animali per provarlo. (21 ottobre 2002)