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Visualizza Versione Completa : Chiesa,Trinità ed Eucarestia



Qoelèt
20-11-02, 15:44
E' mia intenzione riportare su questo forum alcune vecchie discussioni di notevole interesse, tratte dal sito Orthodoxia che da poco si è trasferito:



Alessandro S. :
Trovo su un altro Forum (quello di Italia Ortodossa) una lettera sulla quale vorrei un parere del p.Silvano,del p.Daniele e dei partecipanti al forum perchè mi sembrano problemi importanti.
Alessandro
Ecco la lettera (una parte):
Leggendo la rivista e i vari siti sono giunto a queste conclusioni, che però non vorrei aver travisato:

- la Chiesa è presente dove è presente Cristo risorto, e quindi fra i Santi e gli uomini divinizzati

- la Chiesa "istituzionale" non si identifica per forza con la Chiesa di Cristo (come sopra identificata); lo è (Chiesa Una Santa Cattolica e Apostolica) in virtù della professione della fede ortodossa e della vita finalizzata alla divinizzazione dei suoi memrbri.

- l'istituzione dell'eucarestia si è resa "necessaria" (scusatemi il termine) in quanto i fedeli non riuscivano più (per il peccato e la mancanza di ascesi) ad incontrare il Cristo Risorto nella luce increata.

Siccome sono conclusioni un po' radicali, chiedo a chi ne sa più di me di correggere o di confermare queste mie affermazioni, che mi sembra siano presenti soprattutto nell'articolo intitolato "Ecclesia Dei o Chiesa Istituzionale?"

Un ultimo dubbio mi è rimasto sulla discussione circa la teologia delle persone e dell'essenza.

Premesso che sono pienamente d'accordo con quanto espresso da Petros, da Georghios, da Mario, volevo ulteriormente sapere come si pone l'opera di Gesù-persona in questo discorso.
Vale a dire: quando prego Cristo, prego la persona. Sbaglio? Dovrei forse pregare Dio in quanto Unita'-Trinita' divina?


Diacono Daniele:
Caro Alessandro,
grazie del messaggio.
Ecco soltanto qualche considerazione.

“la Chiesa è presente dove è presente Cristo risorto, e quindi fra i Santi e gli uomini divinizzati”
- Io direi, con una terminologia più classica, che la Chiesa è il Corpo Mistico di Cristo. E’ vero che la Chiesa è dove sono i Santi, ma intendendo questi nel senso neotestamentario del termine: i Santi sono gli stessi cristiani, i “separati” dal mondo. Altrimenti si corre il rischio di affermare che i peccatori, per quanta fede e buona volontà abbiano, si pongono fuori dalla Chiesa. La Chiesa è il “luogo” per eccellenza della Santità e della Deificazione, ma è pur sempre una “casta meretrix”.

“la Chiesa ‘istituzionale’ non si identifica per forza con la Chiesa di Cristo (come sopra identificata); lo è (Chiesa Una Santa Cattolica e Apostolica) in virtù della professione della fede ortodossa e della vita finalizzata alla divinizzazione dei suoi membri”.
- Anche se mi trovo sostanzialmente d’accordo, eviterei comunque certe affermazioni che mi sanno tanto di “Chiesa invisibile”, concetto tanto caro ai protestanti quanto lontano dall’Ortodossia.

“l’istituzione dell’Eucarestia si è resa ‘necessaria’ (scusatemi il termine) in quanto i fedeli non riuscivano più (per il peccato e la mancanza di ascesi) ad incontrare il Cristo Risorto nella luce increata”.
- Questo mi sembra addirittura antistorico, visto che l’Eucarestia fu istituita da Cristo stesso ben prima della Resurrezione! Bisogna capire cosa si cela a volte dietro una certa oscurità di linguaggio. A volte si tratta solo di oscurità di pensiero.

Diacono Daniele


Archimandrita Silvano
Condivido in pieno quanto scritto dal padre Daniele. Vorrei aggiungere:
fin dall'inizio della Chiesa ci fu una corrente, sviluppatasi poi specialmente in ambiente monastico (i monaci erano spesso eremiti e vivevano lontano dalle comunità ecclesiali) tendente a svalorizzare i sacramenti in favore di un rapporto con Dio basato sull'ascesi e la contemplazione. Mi sembra che la lettera riportata riprenda questa tendenza : i sacramenti per gli imperfetti che nopn raggiungono la contemplazione. Ma questa è eresia. "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell'ultimo giorno" dice il Signore. Sant'Isacco Siro, che pur amava il "contemplativo" Evagrio pone la Santa comunione come la più perfetta "comunione con Dio" al di sopra della stessa unione mistica. Ma c'è di più: San Basilio il Grande consente che chi è lontano dalla Chiesa possa prendere un "sovràppiù" di Comunione, ricevendola però dalle mani del Sacerdote (perchè è "dono" ed uno non può prendersela da solo) e consumarla nei periodi che non può recarsi alla Chiesa. Questo significa che anche per l'eremita "contemplativo" la Comunione è un mezzo di grazia insostituibile. Sant'Atanasio, che fu amico di sant'Antonio il Grande padre dei monaci del deserto chiama la divina Comunione "farmakon athanasias" ossia "medicina di immortalità" . Parlare quindi di una Chiesa di perfetti che non ha bisogno di sacramenti ed una di imperfetti che ne necessità è puramente gnostico ed eretico.
Anche sulla Questione del rapporto tra la Natura Una e la Triipostaticità della Triade ho già fatto il punto sul mio ultimo libro: sbaglia la scuola di Parigi ad attribuire al dogma cristiano della Tuttasanta Triade categorie contemporanee prese a prestito da filosofi come Muonier e gli esistenzialisti cristiani, ma sbaglia anche Lavriotis che sembra dimenticare che Il Dio Uno è la Triade in Tre persone nell'unica natura od essenza. Scrive san Gregorio di Nissa: "ci chiamano atei ed hanno ragione. Infatti noi non crediamo in Dio, crediamo nel Padre nel Figlio e nel Santo Spirito, triade coessenziale ed indivisibile". E tutte le dossologie liturgiche sono rivolte alla Triade Santa. Forse, ma è solo una sensazione c'è un legame tra la accentuazione unilaterale della natura una e lo svilimento dei sacramenti come mezzi di grazia necessaria. Dovrò approfondire il pensiero, con l'aiuto di Dio.
Un'ultima considerazione è sulla preghiera a Cristo. Tutte le preghiere eucologiche più antiche sono rivolte AL PADRE, ATTRAVERSO IL FIGLIO, NEL SANTO SPIRITO. Ed a questo schema si uniformano tutte le più antiche Anafore Eucaristiche, comprese quelle in uso nella nostra Chiesa, ossia san Giacomo, san Basilio il Grande, San Giovanni Crisostomo. Una volta affermatasi la formulazione del Dogma della Trinità (ti rimando ancora al mio libro per non dilungarmi) si cominciò ad avere preghiere rivolte al Figlio, o anche al Santo Spirito, come la celebra preghiera "Re Celeste" che apre tutti gli Officii. Questo uso divenne generalizzato nella Spagna Visigotica (Le preghiere del cosiddetto Rito Mozarabico sono tutte rivolte "ad Filium" comprese le Anafore) e forse è una delle cause (o degli effetti:è difficile dirlo, del Filioque). Comunque niente di eretico nel pregare il Figlio o lo Spirito, ma la preghiera protocristiana "ad Patrem..per Filium...in Spiritu" resta il modello incomparabile ispirato agli scritti del nuovo Testamento ed alla tradizione patristica più antica.
Occorre stare molto, ma molto attenti, ad una Chiesa che vuol farsi di santi e perfetti: io preferisco una Chiesa di peccatori in via di salvezza, che nei Sacramenti, in specie nel Battesimo-Myron e nell'Eucaristia ricevono, come caparra escatologica la sarvezza "nel mistero" secondo San Paolo e secondo l'approfondimento dei Padri. Salvezza che sarà piena quando Dio sarà tutto in tutti. Ma la "prelest" come la chiamano gli spirituali russi, il "sottile orgoglio di sentirsi perfetti" o "più perfetti degli altri" è in agguato e cadere (San Giovanni Climaco) dai gradini più alti della scala è estremamente più semplice. La "prelest" è, per i padri, peccato contro lo Spirito Santo, quello che il Signore dice che non può esser perdonato perchè, chi ne è soggiogato non pensa di aver bisogno di perdono.
Scrive Sant'Isacco Siro: "Chi conosce i propri peccati à più grande di chi risuscita i morti".
Silvano, l'ultimo e peccatore che grida:
"rendimi la gioia d'essere salvato, sostieni in me uno spirito saldo.. la Grazia del tuo Spirito Santo non rimuovere da me" (Salmo 50)

Massimo:
Condivido pienamente la posizione dell'archimandrita Silvano riguardo le tematiche teologiche in esame da lui trattate egregiamente e con equilibrio nell'ultima mirabile opera. E' difficile ma si tratta di salvaguardare - certo con un linguaggio simbolico ai limiti dell'apofasi ma non coincidente con una mistica dell'ineffabile che resta comunque estranea al mistero della ri-velazione della Triunità in Cristo, Parola del Silenzio, Parola che non esaurisce l'inesauribilità della divinità ma ad essa rimanda - la contemporaneita tra natura ed ipostasi, l'Atto triipostatico di Dio, che è Dio. Nell'Essere divino non vi è essenza priva di ipostasi; nell'unica essenza divina nulla vi è in assoluto che non sia enypòstaton (enipostatizzato), non vi è nulla cioè, che esisterebbe come al di là dell'autocoscienza dell'Ipostasi. Dio è Vivente e Personale in senso assoluto. Credo che quella dell'archimandrita Silvano sia più che un'intuizione e sia una preziosa pista da sviluppare. A mio avviso là ove si sbilancia l'equilibrio, la pericoresi triipostaica in cui la natura vive e si esplica senza esaurirvisi ma trovandovi la condizione di possibilità dell'inesauribilità ed inoggettivabilità incatturabili al concetto , ove questo equilibrio e contemporaneità viene sbilanciato su un'enfasi dell'essenza inaccessibile allora viene meno la dialettica tra unità e distinzione, tra immediatezza dell'essenza e mediazione - comunione ipostatica partecipata all'umanità nell'evento pasquale del Cristo con la conseguente relativizzazione del sacramento che invece resta ed è luogo teologico per eccellenza.