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Tomás de Torquemada
21-03-02, 02:20
Dal sito http://www.ticino.com/usr/opadlina/default.htm

Le origini

"Al di là di quello stretto di mare chiamato Le Colonne d'Ercole, si trovava allora un'isola più grande della Libia e dell'Asia messe insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole, e da queste isole alla terraferma di fronte (...). In quell'isola chiamata Atlantide v' era un regno che dominava non solo tutta l'isola, ma anche molte altre isole nonché alcune regioni del continente al di là: il suo potere si spingeva, inoltre, al di qua delle Colonne d'Ercole; includendo la Libia, l'Egitto e altre regioni dell'Europa fino alla Tirrenia".

A parlare è Crizia, parente del filosofo Platone, il quale racconta che un secolo prima, nel 590 a.C., il legislatore Solone si era fermato nella capitale amministrativa dell' Egitto, Sais. Qui aveva cercato di impressionare i Sacerdoti di Iside illustrando le antiche tradizioni greche, ma uno di loro aveva sorriso, affermando che quello greco era un popolo fanciullo nei confronti di un altro su cui gli Egizi possedevano molta documentazione scritta. Secondo il sacerdote egiziano, una civiltà evoluta era esistita per secoli su "un'isola più grande della Libia e dell Asia messe insieme" l'isola era stata distrutta novemila anni prima da un immane cataclisma insieme a tutti i suoi abitanti. Le parole di Crizia sono riportate nei "Dialoghi" Timeo e Crizia, scritti da Platone attorno al 340 a.C.. Ecco come il filosofo greco descrive l' isola, sempre per bocca del sacerdote egiziano. "Dal mare, verso il mezzo dell'intera isola, c'era una pianura; la più bella e la più fertile di tutte le pianure, e rispetto al centro sorgeva una montagna non molto alta (...)."

La descrizione continua a lungo, inframmezzata da commenti sulla genealogia degli abitanti di Atlantide: ne emerge l'identikit di un territorio rettangolare di 540 x 360 chilometri, circondato su tre lati da montagne che lo proteggono dai venti freddi, e aperto a sud sul mare. La pianura è irrigata artificialmente da un complesso sistema di canali perpendicolari tra loro, che la dividono in seicento quadrati di terra chiamati klerossu in cui si trovano floridi insediamenti agricoli. La città principale, Atlantide, sorge sulla costa meridionale; è circondata da una cerchia di mura la cui circonferenza misura settantun chilometri; la città vera e propria, protetta da altre cerchie d'acqua e di terra, ha un diametro di circa cinque chilometri.

In altre parole Atlantide misura quasi otto volte la Sicilia; se non proprio un continente, è pur sempre un'isola di grandezza non disprezzabile. Crizia descrive la fertilità delle sue terre popolate, tra l'altro, da elefanti giacché anche per quell' animale, il più grosso e il più vorace di tutti, c'era abbondante pastura .

Il possente impero di Atlantide, che si estende sulle isole vicine, è diviso in dieci stati confederati, ognuno dei quali è retto da un re; lo stato sovrano, quello che comprende la città di Atlantide, è suddiviso a sua volta in sessantamila distretti; ogni cinque o sei anni si svolge una sorta di pubblica assemblea con la partecipazione del popolo che giudica l operato delle varie amministrazioni.

Gli Atlantidei, non paghi di dominare sulle loro isole, hanno fondato colonie nella terraferma di fronte (l'America?), in Egitto, in Libia e in Etruria. Ma non sono riusciti a sconfiggere l'impero di Atene, fondato nel 9600 a.C. dalla Dea Minerva e organizzato secondo gli stessi criteri che Platone aveva esposto nella sua opera La Repubblica. Dopo molti anni di guerra, un grande terremoto e un'inondazione devastano Atene, inghiottono il suo esercito e fanno sprofondare anche Atlantide nelle acque dell'oceano. Una giusta punizione, in quanto, con il trascorrere dei secoli, gli Atlantidei si sono corrotti:

"Quando l'elemento divino, mescolato con la natura mortale, si estinse in loro, il carattere umano prevalse, allora degenerarono, e mentre a quelli che erano in grado di vedere apparvero turpi, agli occhi di quelli che sono inetti a scorgere qual genere di vita conferisca davvero la felicità, apparvero bellissimi, gonfi come erano di avidità e potenza. E Zeus, il dio degli dei, intuito che questa stirpe degenerava miserabilmente, volle impartir loro un castigo affinché diventassero più saggi. Convocò gli dei tutti, e, convocatili, disse..."

Cosa disse Giove, possiamo solo intuirlo: infatti con queste parole si conclude il Crizia. Ma il vecchio sacerdote l'ha già spiegato in precedenza:

"Più tardi, avvenuti dei terremoti e dei cataclismi straordinari, tutta la vostra stirpe guerriera (cioè gli Ateniesi) sprofondò sotto terra, e similmente l'isola di Atlantide s'inabissò in mare e scomparve".

Di quanto ha raccontato, afferma Crizia, l'Egitto èl'unico paese che possiede molta documentazione scritta, perchè, contrariamente alle terre vicine, non fu coinvolto dalla catastrofe; e a questo proposito si scusa con i lettori per aver imposto nomi greci ai sovrani di Atlantide. Nei loro annali, infatti, gli Egiziani avevano tradotti i nomi nella propria lingua, secondo il costume dell'epoca; successivamente Solone li aveva a sua volta reinterpretati in greco, e così glieli aveva riferiti."Quando dunque udrete dei nomi simili a quelli nostri, non meravigliatevene, giacché ne conoscete il motivo"&nbsp.



Da Platone a Colombo

Probabilmente il filosofo greco non immaginava che la sua breve narrazione (più o meno una decina delle nostre pagine) avrebbe fatto scorrere più inchiostro del suo intero corpus filosofico: circa venticinquemila opere dedicate a una civiltà che, forse, non è neppure esistita. Caso più unico che raro (altri antichi luoghi misteriosi, come il Triangolo delle Bermuda, sono stati scoperti e discussi solo in tempi recentissimi), il problema dell'esistenza o meno di Atlantide scatenò subito polemiche. A parte vari accenni a terre al di là delle colonne d'Ercole (per esempio la Cymmeria citata da Omero nell'Odissea), e l'accenno al popolo degli Atalanti, "che non mangiano alcun essere animato" e "non sognano mai" nelle Storie di Erodoto, il tema del Timeo e Crizia costituiva (almeno per quanto ne sappiamo noi) un'assoluta novità. Aristotele, discepolo di Platone, non diede molta importanza alla narrazione del suo Maestro, e questa non-opinione ebbe un peso determinante nel Medio Evo cristiano. Aristotele, infatti, era considerato un'autorità indiscussa, e ciò che lui aveva detto ("Ipse dixit"), e che non a caso concordava con la visione geocentrica dell'universo sostenuta dalla Chiesa, non poteva essere contestato. Per di più l'esistenza di un continente distrutto novemila anni prima non coincideva con la data della creazione del mondo secondo la Genesi, calcolata nel 3760 a.C.

Ma, nel 1492, Cristoforo Colombo scoprì che, al di là dell'Atlantico, esisteva davvero una terra: e il filosofo inglese Francis Bacon suggerì che avrebbe potuto trattarsi del continente descritto nel Crizia. Molte opinioni cominciarono a modificarsi, tanto che nel XVI e XVII secolo Guillaume Postel, John Dee, Sanson, Robert de Vangoudy e molti altri cartografi chiamarono le Americhe con il nome di Atlantide.

Dopo la Conquista, si scoprì pure che un antica leggenda degli indigeni del Messico, trascritta nel Codice Aubin , iniziava con queste parole: "Gli Uexotzincas, i Xochimilacas, i Cuitlahuacas, i Matlatzincas, i Malincalas abbandonarono Aztlan e vagarono senza meta". Aztlan era un'isola dell'Atlantico, e le antiche tribù avevano dovuto lasciarla perché stava sprofondando nell'oceano. Dall'isola i superstiti avevano preso il nome: si facevano infatti chiamare Aztechi, ovvero "Abitanti di Aztlan". Per la cronaca, in Messico questa teoria non è relegata nei volumi fantastici: viene insegnata a scuola un po' come da noi la storia di Romolo e Remo; al Museo di Antropologia di Città del Messico sono esposti molti antichi disegni che descrivono la migrazione.



Il ritorno di Atlantide

Qualcuno comincia a rilevare alcune analogie tra la civiltà dell'antico Egitto e quelle dell'America Centrale: costruzioni piramidali, imbalsamazione, anno diviso in 365 giorni, leggende, affinità linguistiche. Atlantide sarebbe stata dunque una sorta di ponte naturale tra le due civiltà, esteso, probabilmente, tra le Azzorre e le Bahamas.

Nel 1815, Joseph Smith, contadino quindicenne di Manchester, nella Contea di Ontario a New York, ebbe un primo incontro con un angelo di nome Moroni che gli promise rivelazioni straordinarie. Molti anni dopo l'angelo gli mostrò il nascondiglio di alcune preziose tavole scritte in una lingua sconosciuta, che Smith, illuminato dall'ispirazione divina, si mise diligentemente a tradurre. Nel 1830 uscì Il libro di Mormon, vera e propria bibbia della setta dei Mormoni, che descrive una distruzione con caratteristiche del tutto atlantidee (anche se l' Atlantide non vi è citata) avvenuta subito dopo la crocefissione di Cristo.

"Nel trentaquattresimo anno, nel primo mese, nel quarto giorno, sorse un grande uragano, tal che non se ne era mai visto uno simile sulla terra; e vi fu pure una grande e orribile tempesta, e un orribile tuono che scosse la terra intera come se stesse per fendersi (...). E molte città grandi e importanti si inabissarono, altre furono in preda alle fiamme, parecchie furono scosse finché gli edifici crollarono, e gli abitanti furono uccisi e i luoghi ridotti in desolazione (...) Così la superficie di tutta la terra fu deformata, e scese una fitta oscurità su tutto il paese, e per l' oscurità non poterono accendere alcuna luce, né candele né fiaccole" eccetera, eccetera. I superstiti, il popolo di Nefi, si erano rifugiati in tempo "nel paese di Abbondanza", dove avevano costruito templi e città, tra cui quello di Palenque e una grande fortezza identificata succesivamente con Machu Picchu.

Trentadue anni più tardi un eccentrico studioso francese, l' abate Charles-Etienne Brasseur, scoprì la "prova definitiva" del collegamento tra Mediterraneo, Atlantide e Centro America. Le sue teorie furono immediatamente screditate, ma ispirarono la prima opera veramente popolare sull'argomento: Atlantis, the Antediluvian World ("Atlantide, il mondo antidiluviano") dell'americano Ignatius Donnelly (1882). Secondo Donnelly, Atlantide era il biblico Paradiso Terrestre, e là si erano sviluppate le prime civiltà. I suoi abitanti si erano sparpagliati in America, Europa e Asia; i suoi re e le sue regine erano divenuti gli Dèi delle antiche religioni. Poi, circa tredicimila anni fa, l'intero continente era stato sommerso da un cataclisma di origine vulcanica. A sostegno della sua tesi, Donnelly adduceva le analogie culturali descritte sopra, e qualche prova geologica a dire il vero non troppo convincente. Dall'altra parte dell' oceano Augustus Le Plongeon, medico francese contemporaneo di Donnelly, che per primo aveva scavato tra le rovine Maya nello Yucatan, riprese indipendentemente la tematica di The Antediluvian World in Sacred Mysteries among the Mayas and Quiches 11,500 Years Ago; their Relation to the Sacred Mysteries of Egypt, Greece, Caldea and India ("Misteri sacri dei Maya e dei Quiché 11500 anni fa; loro relazione con i Misteri Sacri degli Egizi, dei Greci, dei Caldei e degli Indiani").

A parte la smisurata lunghezza del titolo, il suo libro ottenne un grande successo, e contribuì in larga misura alla diffusione al rilancio del mito.



I predatori della città perduta

Gli studi pseudoscientifici pro e contro Atlantide cominciarono a succedersi a ritmo vertiginoso. La gran massa degli studiosi concordava nel situare Atlantide in mezzo all'Atlantico, come suggerisce la sua stessa denominazione; ma in Francia le cose andarono diversamente. Il botanico D. A. Godron fondò la "Scuola dell' Atlantide" in Africa nel 1868, collocando la città perduta nel deserto del Sahara. Godron e il suo seguace Berlioux si rifacevano all'opera Biblioteca Storica del greco Diodoro Siculo (90-20 a.C.), il quale aveva affermato che "un tempo, nelle parti occidentali della Libia, ai confini del mondo abitato, viveva una razza governata dalle donne (...) La regina di queste donne guerriere chiamate Amazzoni, Myrina, radunò un esercito di trentamila fanti e tremila cavalieri, penetrò nella terra degli Atlantoi e conquistò la città di Kerne".

Niente, dunque, a che vedere con la tradizione platonica; tuttavia i francesi possedevano molte colonie in Nord Africa, e una possibile collocazione di Atlantide in quel territorio solleticava, evidentemente, il loro nazionalismo. Si spiegano così le numerose spedizioni susseguitesi alla ricerca della città perduta nel massiccio dell'Ahaggar.

Altre Atlantidi sono state collocate in luoghi spesso ancor più fantasiosi: in Inghilterra al largo delle coste della Cornovaglia ove sarebbe sprofondata la mitica città di Lyonesse, in Brasile, Nord America, Ceylon, Mongolia, Sud Africa, Malta, Palestina, Prussia Orientale, Creta, Santorini.

Quest'ultima collocazione, sostenuta dall'archeologo greco Spiridon Marinatos, insieme con l'irlandese J. V. Luce, e descritta nel volume The End of Atlantis: New light on an Old Legend ("La fine di Atlantide"), accontenta parecchi studiosi tradizionali. La civiltà di Akrotiri, nell'isola greca di Santorini, fu effettivamente distrutta nel 1400 a.C. da un'eruzione vulcanica. Per un espediente narrativo, Platone l'avrebbe trasportata al di là delle colonne d'Ercole, l'avrebbe ingrandita a livello di continente e avrebbe ambientato l'episodio in un epoca assai precedente.

Secondo l'italiano Flavio Barbero, Atlantide si sarebbe trovata in Antartide. In tempi remoti il clima di quel territorio era temperato, e una civiltà vi ci si sarebbe potuta tranquillamente sviluppare; poi le glaciazioni l'avrebbero completamente distrutta (l'ipotesi é esposta nel volume Una civiltà sotto il ghiacci, 1974). Un altra recente teoria identifica Atlantide con Tartesso, prosperosa città-stato di origine fenicia costruita su un'isola alle foci del Guadalquivir. Nel quinto secolo a. C. la città venne completamente distrutta, probabilmente da un attacco cartaginese, lasciando sicuramente dietro di sé la leggenda di una grande civiltà scomparsa all' improvviso. Intorno al 1920 l archeologo tedesco Adolf Schulten ne identificò la posizione: sarebbe sorta nei pressi di Cadice, l' antica Gades, e, in effetti, Platone parla nel suo racconto di un re chiamato Gadiro. Tartesso presenta qualche analogia con la città descritta dal filosofo greco: era irrigata da canali, era fertile e ricca di minerali, e sopratutto andò distrutta in brevissimo tempo.

Sempre a Cadice è ambientata una singolare truffa. Nel 1973 la sensitiva Maxine Asher riuscì a convincere il rettorato dell'università di Pepperdine (California) a finanziare una spedizione sottomarina in Spagna, dove forti vibrazioni psichiche le avevano segnalato la presenza di una città sommersa. Parecchi studenti e professori sborsarono dai duemila ai duemilaquattrocento dollari, e la Asher partì effettivamente per Cadice, da dove diramò un falso comunicato stampa che confermava il ritrovamento. Ricercata dalle autorità spagnole - si era eclissata con il denaro raccolto - fu arrestata in Irlanda, mentre stava organizzando un'identica messinscena.

Se anche voi intendete partire alla ricerca di Atlantide, prendete contatto con l'Atlantis Research Group (F.G.Lanham Federal Building, 819 Taylor Street, Box 17364, Ft. Worth, TX 76102-0364, USA): i suoi affiliati vi sapranno dare preziose indicazioni.



L'Atlantide esoterica

Verso la fine del secolo scorso, lo studioso inglese Philip L. Slater ipotizzò l'esistenza di un sub-continente sommerso (da lui battezzato "Lemuria") che avrebbe potuto unire l'Africa all'Asia in un'epoca remotissima. Non c'è da stupirsi se, nel romantico clima ottocentesco, l'ipotesi dell' esistenza di un nuovo continente scomparso incontrò subito grande successo. Nel 1888 Helena Blavatsky, fondatrice di un gruppo esoterico chiamato "Società Teosofica", confermò entusiasticamente la teoria, che lei già conosceva per averla letta (insieme alla "vera" storia della fine di Atlantide) nelle misteriose "Stanze di Dzyan", un antico libro scritto in una lingua sconosciuta che racchiudeva la storia dimenticata dell'uomo. Secondo la Blavatsky, ad Atlantide e a Lemuria abitava la terza di sei razze che avrebbero popolato la terra in tempi remoti; i suoi rappresentanti erano poco meno che Dèi, dotati di straordinarie conoscenze esoteriche poi tramandatesi solo entro una ristrettissima cerchia di iniziati. La Teosofia popolarizzò così una nuova concezione di Atlantide: il continente divenne d'improvviso l'inizio del sapere e della civiltà (Gerardo D'Amato, 1924); addirittura la fonte primigenia della civilizzazione . Alcuni "Grandi iniziati" sopravvissuti alla sua distruzione - tra cui il Mago Merlino dei miti di Re Artù - avrebbero trasmesso ai loro discendenti segrete conoscenze esoteriche; come gli alieni per i fautori dell'"ipotesi extraterrestre", essi sarebbero i responsabili di molte delle costruzioni, oggetti e fenomeni inesplicabili di cui si occupa questa "Enciclopedia".

Nel 1935 il medium americano Edgar Cayce affermò in stato di trance che Atlantide era stata distrutta a causa del cattivo uso di oscure forze da parte di malvagi sacerdoti, e predisse che alcune parti del continente perduto sarebbero riemerse entro pochi anni a Bimini, al largo della costa della Florida. In effetti, proprio in questa località e proprio alla data prevista, nel 1969, l'archeologo subacqueo Manson Valentine rinvenne alcune costruzioni sommerse (le tracce di una larga strada e un tempio) la cui origine è tutt'ora in discussione. Secondo l'"ipotesi extraterrestre", Atlantide e Mu sarebbero invece state basi di alieni, distruttesi a causa di un cattivo uso dell'energia nucleare.



Il cataclisma

Ammessa (e non concessa) l'esistenza di Atlantide, quando potrebbe essere avvenuta la sua distruzione e cosa potrebbe averla determinata? Sul primo punto ("Quando"), gli Atlantidisti sono abbastanza concordi: intorno a 10.000 anni fa, più o meno nel periodo descritto da Platone. Otto Muck, autore de I Segreti di Atlantide, ha ricostruito con complessi calcoli basati sul calendario Maya addirittura il giorno esatto della catastrofe: il 5 giugno dell 8498 a.C.. Per quanto riguarda le cause, le ipotesi sono molteplici: dall'eruzione vulcanica, a una guerra nucleare, alla caduta di un asteroide o di una seconda luna che, in tempi remoti, avrebbe orbitato intorno al nostro pianeta.

Un cataclisma di tale portata potrebbe arrecare conseguenze di vari ordini. La scomparsa di un continente modificherebbe innnanzitutto le correnti oceaniche, mutando in modo radicale le situazioni climatiche , creando nuove glaciazioni e nuove zone desertiche. L'onda d'urto e la susseguente marea distruggerebbero gran parte delle città portuali e molte città dell'interno; l'immensa e rapidissima compressione causata dall'impatto con un gigantesco asteroide provocherebbe una radioattività pari a quella di numerose bombe H. La polvere sollevata da una simile esplosione oscurerebbe il sole per anni, provocando terrori ancestrali (e, tra l'altro, ulteriori conseguenze sul clima e i raccolti). Se Atlantide fosse stata davvero la dominatrice di altre civiltà, inoltre, la sua scomparsa avrebbe suscitato lotte e sconvolgimenti.

Insomma, se Atlantide fosse stata distrutta in un giorno e una notte, come Platone asserisce, la Terra avrebbe conosciuto necessariamente un'era di barbarie, e una nuova civilizzazione non avrebbe potuto evolversi prima di cinque-seimila anni. Il tempo sufficiente per cancellare e trasformare in leggenda ogni traccia di un remoto passato.



Prove e controprove

A parte alcune intuizioni del racconto di Platone (per esempio quella di un vero continente al di là dell'oceano ) rivelatesi poi veritiere, quali fatti concreti supportano l'esistenza storica di Atlantide? Le uniche prove a favore su cui possiamo basarci sono di carattere puramente indiziario. Esistono, per esempio, manufatti non inquadrabili in modo canonico come prodotti di civiltà note. C'è, soprattutto, una vasta tradizione a proposito di una grande catastrofe avvenuta in tempi remoti; lo spaventoso diluvio universale da cui solo pochi eletti si salvarono per volere divino. Se le prove pro-Atlantide sono poco convincenti, altrettanto lo sono quelle contro. A ogni ipotesi scientifica atta a dimostrare la possibile realtà della tradizione platonica ne corrisponde un'altra che dimostra esattamente il contrario; a meno di non esser un esperto in tutti i campi dello scibile, èimpossibile per un profano stabilire chi ha ragione.



Cronologia Atlantidea

Comparando le varie teorie sull'origine e la distruzione di Atlantide è possibile tracciarne un' immaginaria cronologia. Prima di ogni paragrafo troverete citata tra parentesi la dottrina a cui la cronologia si riferisce; noterete l' abbondanza di riferimenti alla Teosofia, il movimento fondato da Madame Blavatsky; sugli interventi di visitatori alieni troverete altre notizie alla voce "ipotesi extraterrestre".

Tra 4.500.000 e 900.000 anni fa: l'Homo sapiens nasce ad Atlantide.(Teosofia)."A 7 gradi di latitudine Nord e a 5 gradi di Longitudine Ovest, nella località ove ora si trova la costa Ashanti, compaiono gli Atlantidei, primi rappresentanti della Quinta Razza Madre" (W. Scott Eliott, The Story of Atlantis & Lost Lemuria, 1896). Si sono evoluti lentamente a partire dalle razze Lemuriane; hanno perso il loro colore azzurro e sono diventati prima rossi, poi viola e infine del nostro attuale colore rosato. I primi Atlantidei si chiamano Rmohal ; sono dotati di poteri ESP e di una struttura sociale piuttosto grossolana; daranno origine all'Uomo cosiddetto "di Cro Magnon" che genererà la razza Lappone e Australiana. Nel giro di due milioni di anni i Rmohal emigrano verso un vastissimo territorio: Atlantide; non si tratta dell'"isola Più grande della Libia e dell'Asia messe insieme" descritta da Atlantide, ma di un supercontinente che comprende le due Americhe, Irlanda, Scozia, parte dell'Inghilterra e, dal Brasile, raggiunge la Costa d'Oro. Dopo aver sconfitto gli ultimi superstiti della catastrofe Lemuriana che vi si erano insediati, gli Atlantidei si differenziano in vari ceppi, tra cui i popoli che i moderni antropologi hanno battezzato Tlavatli (Cinesi e Aztechi, "Violenti, indisciplinati, brutali e crudeli" ), Toltechi e Turanici (i futuri Caldei, "Sotto parecchi aspetti, gente poco simpatica" ).

900.000 anni fa: la fondazione di Tiahuanaco. (Dottrina del Ghiaccio Cosmico) . La terza delle varie lune che - secondo la "Dottrina del Ghiaccio Cosmico" del visionario pseudo-scienziato tedesco Hans Horbiger - avrebbero ruotato in tempi remoti intorno alla Terra per poi precipitare disastrosamente sulla sua superficie, si avvicina alla Terra, facendo salire il livello delle acque. Gli uomini e i giganti, loro re, salgono quindi sulle cime più alte, e fondano la civiltà marittima mondiale di Atlantide. Presso il lago Titicaca, nell'attuale Bolivia, i giganti edificano il complesso di Tiahuanaco; la loro forza colossale permette loro di realizzare un' opera impossibile per i comuni esseri umani. (Hans Horbiger, Glazial Kosmologie, 1913).

"Dai lineamenti dei volti dei giganti giunge ai nostri occhi e al nostro cuore un'espressione di sovrana bontà e di sovrana saggezza; un'armonia di tutto l'essere spira dal colosso, le cui mani ed il cui corpo, nobilmente stilizzati, posano in un equilibrio che ha un valore morale" (Anthony Bellamy, Moons, Myths and Man, 1931).

I Toltechi, la Seconda Sottorazza atlantidea, con i loro due metri e mezzo di altezza non sono da meno dei Giganti; ad Atlantide edificano un immenso complesso, "La città delle porte d'oro", che sorge"presso la costa orientale, a circa quindici gradi a nord dell'Equatore, sulle pendici di una collina alta circa centocinquanta metri sulla pianura; sulla sommità della collina erano il palazzo e i giardini dell'imperatore, in mezzo ai quali sgorgava un getto d'acqua che forniva il palazzo e le fontane e quindi scendeva in quattro direzioni, e poi perveniva, per mezzo di cascate, a un canale circolare che circondava il giardino". (Arthur E. Powell, The Solar System, 1923)

Secondo l'esploratore Percy Fawcett i Toltechi, che possedevano un potere per invertire la forza attrattiva della gravità in una forza repulsiva, cosicchè il sollevamento di grosse pietre a grandi altezze era cosa facilissima, avevano fondato anche Tiahuanaco (700.000 anni fa) e una città chiamata Zeta, perduta nella giungla amazonica del Mato Grosso.

Il Tolteco diventa la lingua ufficiale del vastissimo impero atlantideo (circa sessanta milioni di abitanti, sui due miliardi che popolano la Terra); la tecnologia raggiunge un alto sviluppo. "Per spostarsi, usavano delle aeronavi con una capacità da due a otto posti costruite dapprima in legno, e poi con una lega metallica leggera, che brillava al buio come se fosse stata dipinta con una vernice luminosa. Durante le battaglie le astronavi spargevano gas tossici. Nei primi tempi erano mosse dal Vril, la Forza personale; quindi esso fu sostituito con un'energia generata con un procedimento sconosciuto che agiva con l'intermediario di una macchina. Per far salire l'astronave - che poteva raggiungere le cento miglia all'ora - si proiettava la forza in basso, attraverso le aperture dei tubi sul retro dell'apparecchio" (Arthur E. Powell, Op.Cit.)

600.000 anni fa: la prima distruzione di Atlantide (Teosofia e altri). Dopo centomila anni dalla fondazione, la "Città dalle porte d'oro" degenera. I seguaci della Magia Nera, tra cui l'Imperatore, diventano sempre più numerosi; "la brutalità e la ferocia aumentano, e la natura animale si avvicina alla sua espressione più degradata". (W. Scott Eliott, Op. Cit. ).

Un primo, grande cataclisma, forse scatenato dallo sconsiderato uso dei poteri occulti, colpisce Atlantide; la "Città dalle porte d'Oro" viene distrutta, l' Imperatore Nero e la sua dinastia periscono. L'attuale continente americano si separa dal resto dell'Atlantide; la Gran Bretagna si unisce in una grande isola con la Scandinavia e la Francia Settentrionale. L'avvertimento viene preso a cuore, e per un lungo periodo la stregoneria è meno diffusa.

150.000 anni fa: seconda distruzione di Atlantide (Dottrina del Ghiaccio Cosmico). Anche per la "Dottrina del Ghiaccio Cosmico" è tempo di grandi catastrofi; la terza Luna si abbatte sulla Terra causando la sua distruzione di Atlantide, "e gli uomini primitivi la identificano con il Diavolo".

Le acque "si abbassano bruscamente per il calo della forza di gravità" (?) e le grandi città Atlantidee rimangono isolate sulle vette di inaccessibili montagne. I giganti che governavano da milioni di anni perdono il loro popolo: gli uomini ritornano allo stato primitivo. (A. Bellamy, Op. Cit. ).

Tra 150.000 e 75.000 anni fa: civiltà corrotta (Teosofia). Sull'Isola di Ruta, ad Atlantide, viene ricostruita la "Città delle Porte d'oro"; vi prospera una civiltà potente ma troppo sontuosa. Gli imperatori si abbandonano alle pratiche di magia nera, e solo una piccola minoranza di Maghi bianchi cerca di tenere a freno i malvagi occultisti. Lo stregone Oduarpa, associato al "Culto di Pan", fonda "La Grotta Nera" in opposizione alla "Grotta Bianca" iniziatica; orribili esperimenti di biogenetica creano un esercito di mostri, ibridi a metà tra l'uomo e gli animali. Ma, nelle profondità dell'Himalaya, i saggi di Agharti vigilano...

75.025 a.C.: terza distruzione di Atlantide (Teosofia). Il "Re del Mondo" Vaivaswata muove contro gli Atlantidei corrotti con un grande esercito, a bordo delle astronavi chiamate Vimana; i mostri di Pan e Oduarpa vengono sconfitti; le potentissime armi del "Re Del Mondo" distruggono quasi totalmente il continente corrotto. Daitiya è completamente sommersa; di Ruta si salva solo una piccola parte, Poseidonia, ovvero l'Atlantide descritta da Platone. Non è escluso che queste antichissime guerre celesti siano in qualche modo legate a quanto accadde (accadrà?) intorno al 2000 a.C. a Mohenjo-Daro.

10.000 a.C.: la distruzione finale (Ipotesi Extraterrestre). Gli spaziali giunti dal pianeta Suerta, atterrati in tempi remoti in qualche angolo del Brasile e considerati divinità dalla tribù degli Ugha-Mongulala, decidono nell anno 10.048 a.C. di abbandonare la Terra. "Stava per incominciare un'epoca terribile, dopo che le splendenti navi dorate dei primi signori si furono spente nel cielo, come stelle..." . E, in effetti, qualcosa di terribile accade davvero: "Che cosa avvenne sulla Terra? Chi la fece tremare tutta? Chi fece danzare le stelle? Chi fece scaturire l'acqua dalle rocce? Il freddo era atroce, e un vento gelido spazzava la Terra. Scoppiò una calura terribile, e al suo alito gli uomini bruciavono. E uomini e animali fuggivano, in preda al panico. Tentavano di arrampicarsi sugli alberi, e gli alberi li scaraventavano lontano. Quello che era in basso si capovolse e si ritrovò in alto. Quello che era in alto precipitò sprofondando negli abissi..." . (Karl Brugger, Akakor, 1976).

L'immensa quantità di ghiaccio accumulatasi sull'Artide durante l'ultima glaciazione scivola nell'Oceano scatenando un maremoto gigantesco, divenuto nella tradizione il Diluvio Universale. La tecnologia dei Nefilim (un altra stirpe di spaziali che si è insediata in Mesopotamia) ha previsto la catastrofe; l'ordine è di abbandonare la Terra e i suoi abitanti al loro destino. Ma, contravvenendo alle disposizioni, i Nefilim (evidentemente più umanitari dei colleghi spaziali venuti da Suerta) ospitano alcuni esemplari dei terrestri della stirpe di Ziusudra (Noè) nelle loro arche ; questi ultimi ripopoleranno il pianeta. Conclusa la missione, i Nefilim lasciano la Terra (Zakarias Setchin, The 12th Planet)

La trappola sistemata da un gruppo di spaziali inseguiti da un'armata nemica finalmente scatta: i cattivi distruggono il "Quinto pianeta" (un corpo celeste in orbita tra Marte e Giove) che si disintegra formando la cintura degli asteroidi; poi ritornano alla loro galassia. La distruzione del quinto pianeta crea notevoli scompensi gravitazionali in tutto il sistema solare. L'asse terrestre si sposta di alcuni gradi, provocando lo scioglimento dei ghiacci polari e l' inondazione nota come Diluvio Universale. Gli spaziali esiliati sulla terra si salvano nelle loro gallerie; quando ne escono vengono considerati Dèi dagli sparuti gruppi di superstiti. Operazioni di biogenetica compiute sui terrestri affrettano la loro evoluzione (è la Genesi biblica); ma "gli Dèi erano irascibili e impazienti; erano rapidi a punire e a spazzar via i ribelli o coloro che non si adattavano alle loro leggi biologiche", cosicché gli uomini cominciarono a temerli e a costruire, con titanici sforzi, rifugi per evitare la loro ira (le varie cattedrali sotterranee e le opere fortificate la cui funzione non è ancora stata identificata dagli archeologi) (Erich Von Daeniken, Opere varie).

(Platone, Teosofia). Poseidonia, l'Atlantide descritta da Platone - ultimo relitto del gigantesco impero teosofico - è ormai completamente corrotta. In un giorno e una notte, nell'anno 9564 a.C. gli Dèi la sprofondano nell'Oceano con tutti i suoi abitanti. La catastrofe si ripercuote a livello mondiale; le opere edificate dai Greci - dominatori del Mediterraneo grazie alla recente vittoria - sono completamente spazzate via dagli elementi; il Mare del Gobi si solleva e diventa l'attuale deserto; uguale sorte tocca alla pianura del Sahara.

(Otto Muck). Un gigantesco meteorite proveniente dalla Zona degli Asteroidi si abbatte nell'Atlantico, generando una mostruosa onda di marea che distrugge la civiltà di Atlantide. È il 5 giugno del 8498 a.C. (Otto Muck, I Segreti di Atlantide, 1976).

(Dottrina del Ghiaccio Cosmico). Dopo essere rimasta priva di satelliti per 138.000 anni, la Terra attira la sua quarta Luna, quella attuale. Il fenomeno cosmico scatena una gigantesca marea che, in una sola notte, distrugge ormai-sapete-cosa. I possenti giganti scompaiono; nasce la ben più modesta civiltà giudeo-cristiana (Hans Horbiger, Op. Cit. ).

10.000 a.C.: Il ritorno degli Atlantidei (The Cosmic Doctrine). Alcuni Grandi Iniziati Atlantidei, tra cui il Mago Merlino, sopravvissuto alla distruzione della città di Lyonesse (un insediamento realmente sprofondato al largo della Cornovaglia, e da molti ritenuto una delle città di Atlantide), fondano il centro magico di Avalon, ove ripristinano gli antichi culti esoterici del Continente Perduto, scegliendosi dei discepoli come Artù che portino avanti la Tradizione. Gli Atlantidei si mescolano con i Celti, e si diffondono per tutta l'Europa, ove elevano megaliti a simboleggiare il culto del Sole (Dion Fortune, Avalon of the Heart, 1936).

di Egrave Martin

Tomás de Torquemada
10-05-02, 02:01
Dal sito http://www.geologi.it/mem/geomar/presentazione.htm

La leggenda di Atlantide

Innanzi a quella foce stretta che si chiama colonne d'Ercole, c'era un isola. E quest'isola era più grande della Libia e dell'Asia insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte. [..] In tempi posteriori [..], essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte [..] tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l'isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve.

Platone, "Timeo"


Atlantide, il cui nome deriva da Atlante, il mitico gigante che reggeva il Mondo sulle spalle e che governava l'oceano, era un ipotetico grandissimo continente sprofondato, migliaia e migliaia di anni fa, al di là delle colonne d'Ercole, nelle acque dell'attuale Oceano Atlantico.

La scienza ufficiale dichiara che non c'è alcuna prova che sia esistito un continente oltre lo stretto di Gibilterra. Ma la geologia e la paleontologia, studiando la somiglianza tra le razze animali e la flora del nuovo e dell'antico mondo, hanno ipotizzato che tra il Cambrico e il Cretacico fosse emerso nell'Oceano Atlantico un continente intermedio, servito da ponte naturale. Esso occupava la zona corrispondente oggi alla Groenlandia, all'Islanda, alle Azzorre, alle Canarie e a Madeira, in parte considerate, da alcuni ricercatori, come le cime delle montagne della sommersa Atlantide. Altre prove a favore dell'esistenza di Atlantide sono di carattere puramente indiziario: esistono, per esempio, manufatti non inquadrabili come prodotti di civiltà note; vi sono poi i racconti di Platone e c'è, inoltre, una vasta tradizione a proposito di una biblica catastrofe avvenuta in tempi remoti: il diluvio universale. Più recentemente, nel 1898 una nave, nel tentativo di recuperare un cavo che si era spezzato a nord delle Azzorre, portò in superficie frammenti di una lava vetrosa che si forma esclusivamente sopra il livello delle acque e in presenza dell' atmosfera: da qui un'ulteriore conferma all'ipotesi di immensi inabissamenti di isole e forse di interi continenti.

Ammessa (e non concessa) l'esistenza di Atlantide, la sua distruzione potrebbe essere avvenuta intorno a 10.000 anni fa e sarebbe stata determinata da un'immane catastrofe, come un'eruzione vulcanica o la caduta di un asteroide.

Alcuni studiosi di Atlantide pensano che questo continente abbia subito diversi cataclismi (forse quattro) che abbiano fatto inabissare alcune parti dell'isola in diversi periodi. Il primo cataclisma sarebbe avvenuto circa 800.000 anni fa, determinato dal rovesciamento dei poli: esso avrebbe cominciato ad attaccare l'ossatura terrosa di Atlantide che successivamente sarebbe stata spazzata via dalle masse d'acqua provenienti dal nord. Il secondo Cataclisma probabilmente di origine vulcanica, sarebbe avvenuto circa 200.000 anni fa. Il terzo cataclisma, causato all'azione vulcanica, sarebbe avvenuto 80.000 anni fa e avrebbe ridotto Atlantide a due isole: Routo e Daitya. Infine il quarto e ultimo cataclisma avrebbe avuto luogo nell'anno 9.564 a.C., quando stavano sciogliendosi i ghiacci dell'ultima glaciazione e quando Atlantide era già ridotta solo ad un'isola: Poseidone. Essa fu inghiottita e disparve per sempre dalla terra.

Quanto ci sia di vero, e quanto sia completamente frutto della fantasia, nel mito di Atlantide, forse a nessuno sarà mai dato dirlo... Ma la ricerca delle vicende di questa misteriosa terra e della sua progredita civiltà, affascinano ancor oggi e spingono ad intraprendere indagini e studi sempre nuovi.

anton
10-05-02, 17:17
SIETE ARRETRATI PERCHè SECONDO I PIù RECENTI STUDI ATLANTIDE, dovrebbe essere la sardegna.
ai tempi dei tempi le colonne d'ercole erano siutuate nello stretto tra sicilia e l'africa .
aggiornatevi

Tomás de Torquemada
10-05-02, 18:54
Originally posted by cciappas
SIETE ARRETRATI PERCHè SECONDO I PIù RECENTI STUDI ATLANTIDE, dovrebbe essere la sardegna.
ai tempi dei tempi le colonne d'ercole erano siutuate nello stretto tra sicilia e l'africa .
aggiornatevi

Ehilà, carissimo cciappas, sono davvero contento di incontrarti anche qui... :) :) :)

Un salutone.

Petronivs
11-05-02, 14:36
Originally posted by cciappas
SIETE ARRETRATI PERCHè SECONDO I PIù RECENTI STUDI ATLANTIDE, dovrebbe essere la sardegna.
ai tempi dei tempi le colonne d'ercole erano siutuate nello stretto tra sicilia e l'africa .
aggiornatevi
Qvesta è vna teoria di vn tale pvbblicata sv Repvbblica..ma di teorie ce ne sono tante, la maggior parte sono fesserie per farsi pvbblicità..se è per qvesto c'è anche vno stvdioso italiano avtore di vn libro ("Omero nel Baltico") che afferma le località mediterranee dell'Odissea essere in realtà trasposizioni di località scandinave..Atlantide era sicvramente tra Evropa ed America, nonostante gli storiografi vfficiali tentino di occvltarne il mito confvtandone l'esistenza o collocandola in lvoghi "convenzionali"..

Petronivs.

Tomás de Torquemada
18-07-02, 00:57
Dal sito http://www.atlantide.8m.com/

Il mito di Atlantide

....si trovava sulla punta meridionale della grande pianura. Era a pianta circolare ed al centro sorgeva il tempio del Dio Poseidone e di sua moglie, la mortale Cleito, nelle immediate vicinanze c'erano le mura della cittadella reale, dove si trovava il palazzo reale. Al di là delle mura c'era il primo dei grandi canali concentrici che circondavano e dividevano la città: i canali erano tre, e ognuno disponeva di un porto per la flotta militare e commerciale, che rendevano Atlantide rinomata (Platone). La storia di Atlantide, raccontata da Platone nel Crizia (Dialogo) è l'unica fonte scritta della storia dell'antica mitica civiltà, che spiega Platone, era stata raccontata a suo nonno da un parente, il grande Ateniese Solone, che ne aveva lasciato una dettagliata versione scritta. Solone era un personaggio stimato dai greci, soprattutto all'epoca di Platone, e una falsa attribuzione sarebbe stata impensabile all'epoca. Lo scarno resoconto di Platone è stato manipolato in tutti i modi con l'obiettivo di trovare la sua esatta collocazione geografica e per stabilire l'esatta data della sua distruzione, attribuita, come dice Platone, ad un cataclisma di enormi proporzioni. La teoria che più affascina, resta quella del veggente più famoso del XX secolo, Edgar Cayce. Nato nel 1877 da una modesta famiglia, ben presto sviluppò poteri paranormali prescrivendo nel sonno rimedi spesso bizzarri a pazienti che non conosceva neanche, e il più delle volte erbe e droghe sconosciute si rilevavano efficaci. Nel sonno, Cayce rilevò che l'anima di ciascuno di noi è eterna e di solito ha vissuto numerose vite sulla Terra. Ed è proprio grazie alle vite precedenti di alcuni di noi che i dati di Cayce aggiungono un risvolto inedito al racconto di Platone sul Continente Perduto, raccontando come i superstiti di Atlantide raggiunsero, nel tentativo di fuggire, le coste dell'Egitto e dell'America Centrale.Siamo libero di credere o no ad un veggente come Cayce, ma le similitudini culturali, il fatto che un cataclisma nella storia dell'umanità ci sia comunque stato (quasi tutti i testi sacri e religiosi riportano del Diluvio Universale), la realizzazione di enormi monumenti di pietra, frutto di tecnologia avanzata, il contemporaneo esplodere della civiltà più o meno 10.000 anni fa in entrambi i continenti, che distano migliaia di Km., devono farci riflettere.


Per approfondimenti:

Le Profezie dei Maya (Adrian G.Gilbert - Maurice M.Cotterell)

Le Porte di Atlantide (Andrew Collins)

I Superdei (M.Cotterell)

L'impronte degli Dei (Graham Hancock)

Silvia
08-11-02, 22:20
Atlantide in Sardegna? Non può essere: vera o non vera, la misteriosa terra di grande civiltà descritta da Platone va collocata inevitabilmente nell’oceano, al di là delle Colonne d’Ercole, cioé nell’immensa distesa d’acqua dove il Mediterraneo trova sbocco attraverso l’odierno Stretto di Gibilterra. Ma potrebbe anche essere: basterebbe “spostare” le Colonne d’Ercole dal Mediterraneo occidentale a quello orientale, per esempio nella strozzatura fra la Sicilia, Malta, Libia e Tunisia. Una considerazione che darebbe ad Atlantide i confini noti e rassicuranti della Sardegna, l'isola più grande al di là del canale.
Questa teoria diventa ipotesi seria - e anche clamorosa - a conclusione di una lunga ricerca che un giornalista appassionato di archeologia e storia, Sergio Frau, ha trasferito in un volume uscito qualche mese fa. S’intitola Le Colonne d’Ercole. Un’inchiesta.

L'idea da cui nasce lo spostamento delle colonne, è semplice: secondo i racconti dei navigatori riportati nella letteratura antica, lo stretto posto agli estremi della Terra avrebbe fondali bassi e limacciosi (come il canale di Sicilia), costellati di secche sulle quali venivano sbattute le navi. Lo stretto di Gibilterra ha invece fondali profondi, una contraddizione palese con quanto riportato dalle fonti.

Ma perché proprio la Sardegna e non, ad esempio, le Baleari? Il mito parla di Atlantide come di una terra che dava tre raccolti all'anno (in Sardegna è possibile) e che, tra le sue peculiarità, era cinta da mura di ferro (l'isola è ricca di giacimenti di metallo). Se si considera inoltre che i fondatori della civiltà nuragica potrebbero avere legami di "parentela" con i Fenici, navigatori e alimentatori del mito di Atlantide, si ha un elemento in più per sostenere la teoria.

La parola spetta ora alla geologia: scavi e rilievi da effettuare nel Campidano, in prossimità di insediamenti nuragici coperti da una spessa fanghiglia, potranno dire se quest'ultima è di origine marina, se generata cioè da un enorme maremoto che, in epoca antica, avrebbe sconvolto la geografia dell'isola, magari facendone sprofondare una parte. E potremmo avere Atlantide a Porto Cervo.

Materiale scovato qua e là in rete...

:)

Silvia
09-11-02, 01:38
Le vere Colonne d'Ercole: un articolo molto interessante di Alberto Casti...

http://digilander.libero.it/mesaust/bacheca/ritagli/colonne%20d'Ercole.htm

:)

anton
09-11-02, 15:13
HO COMINCIATO LEGGERE il libro di Frau e devo ammettere che già ci sono molte cose che effettivamente non quadrano sulla convinzione che atlantide fosse nell'atlantico.... una ....e forse la più notevole.. è che molti antichi hanno scritto che: superate le colonne d'ercole , superata atlantide e andando ancora più nord si arriva alla terra dei Liguri......mi sembra assurdo pensare che ci sia stata una terra dei liguri,,,,, dove stando alle classiche interpretazioni..... invece avebbero dovuto trovare l'inghilterra l'irlanda e ancora più a nord ovest l'islanda.....quando terminerò di leggere il libro potrò aggiungere alro......
per ora, riferendomi all'articolo tratto da bolina, devo dire però che non ci sono nuraghe sommersi dal fango.... i nuraghe sono tutti in posizioni elevate.... colline o montagnole..... e sono posti uno in vista dell'altro tanto che si dece che con appropriate segnalazioni si potesse comunicare da una punta all'altra dell'isola.... gli stagni sono posti tutti in prossimità del mare col quale tutti comuncano... ed è una caratteristica comune a tutti i litorali del mondo con saline e peschiere.... i più vecchi nuraghi risalgono a circa 5000 anni fa.. e per questi 5000 anni non si sono mai rilevate tracce di cataclismi naturali....
anche se quando andavo a pesca in barca.... in un punto del golfo di cagliari.... molto al largo...... esiste una secca dove quando il mare è calmo si intravedono in profondità dei massi perfettamente squadrati e posti in posizione perfettamente regolare che fanno pensare a un notevole gruppo di costruzioni sommerse.... ma non mi risulta però che siano stati fatti accertamenti approfonditi....
quanto ai contatti tra la sardegna e le civiltà orientali. più spesso mesopotamiche.. devo dire che.. da mie letture..... ho rilevato la strana esistenza di parole sarde simili ad alcune di quei popoli antichi .... e usate per identificare le stesse cose.......strano fenomeno questo che però non mi è mai capitato di approfondire in altre letture...
per ora basta.... quando terminerò di leggere il libro ritornerò sull'argomento....

Tomás de Torquemada
10-11-02, 01:41
Originally posted by cciappas
per ora basta.... quando terminerò di leggere il libro ritornerò sull'argomento....


E, nell'attesa, ringrazio ancora cciappas... Insolito quanto apprezzatissimo visitatore del nostro forum... :)

Perdu
11-11-02, 12:11
dall'unione sarda del 25 aprile 2002

Mitica Atlantide terra dei Shardana

La mitica Atlantide è la Sardegna? Non può essere: vera o non vera, quella remotissima terra di grande civiltà descritta da Platone va collocata inevitabilmente nell’oceano, al di là delle Colonne d’Ercole, cioé nell’immensa e misteriosa distesa d’acqua dove il Mediterraneo trova sbocco attraverso l’odierno Stretto di Gibilterra. Ma può anche essere: basta “spostare” le Colonne d’Eracle dal Mediterraneo occidentale a quello orientale, per esempio nella strozzatura fra la Sicilia, Malta, Libia e Tunisia.
L’esempio non è giocoso: diventa ipotesi seria - e anche clamorosa - a conclusione di una lunga ricerca che un giornalista appassionato di archeologia e storia, Sergio Frau, ha trasferito in un volume appena distribuito in libreria dall’editrice Nur Neon di Roma. S’intitola Le Colonne d’Ercole. Un’inchiesta. E di un’inchiesta ha infatti tutte le caratteristiche: indagine che attraversa fonti storiche e mitologiche, testi antichi e trattati moderni, documenti scientifici e interpretazioni spesso frettolosamente acquisite; e procede con la comparazione di monumenti fra loro distanti, l’esame di tracce e vestigia, le visite sul campo. Tutto esplorato senza alcuna presunzione accademica, ma anzi con l’umiltà che può accompagnare (dovrebbe sempre accompagnare) una ricerca giornalistica, sia pure specializzata.
Romano di nascita, figlio di un cagliaritano e di una bergamasca, da 27 anni giornalista alla Repubblica, Sergio Frau dà corpo a questa tesi originalissima (ma già favorevolmente guardata, con sorpresa e opportuna cautela, da alcuni studiosi) riportandosi nelle condizioni storiche e cognizioni geografiche delle due civiltà che si dividevano il mondo preromano: quella greca dominatrice del Mediterraneo orientale e quella fenicia padrona assoluta ad ovest del futuro Mare Nostrum.
Allora i Greci non si avventuravano oltre la strettoia dell’attuale Canale di Sicilia, che rappresentava - nella tradizione e nell’immaginario - uno spazio “oceanico” d’ignoto e inquietante contenuto. Però sapevano, da remote testimonianze elleniche, cretesi e anche egizie, dell’esistenza di un’isola ricca, organizzata, capace di grandi opere edilizie, irradiatrice di commerci e civiltà. La leggendaria Atlantide poteva dunque essere l’isola dei Shardana, che dall’incontro con i Fenici (colonizzatori giunti da Tiro) aveva acquistato maggiore importanza sotto tutti gli aspetti, da quello economico a quello politico.
Se per i Greci i limiti estremi erano identificabili nella strozzatura centro-mediterranea, per i Fenici il non puls ultra era la strettoia fra la penisola iberica e l’antica Mauritania. Più tardi le vicende storiche allargarono gli orizzonti greci; ma nelle storie tramandate di un’epopea fra il noto e l’ignoto restò il mito di Eracle che nella ricerca del giardino delle Esperidi divise in due una montagna creandosi un passaggio: quello che nell’immaginario segnava i confini del mondo, identificati dai Greci dell’era arcaica probabilmente fra la Sicilia e l’Africa e solo in seguito immaginati nel canale tra il monte Abila in Africa e il monte Calpe in Spagna. In sostanza, l’allargamento del mondo e l’aggiornata geografia greca trascinarono le suggestioni della tradizione ricollocando i confini all’estremo ovest del Mediterraneo.
Di conseguenza gli eruditi immaginarono che Atlantide potesse essere esistita in qualsiasi mare del globo, purché oltre le ufficializzate colonne d’Ercole: verso le Americhe, verso l’Oceano Glaciale Artico, perfino nell’Oceano Indiano. Eppure qualcuno pensò anche allo stesso Mediterraneo. Perché? È comprensibile che appunto, allargatisi i “confini del mondo”, realisticamente anche le Colonne d’Ercole siano state trasferite sui nuovi limiti della conoscenza geografica: quelli che i Romani avrebbero poi chiamato Fretum Gaditanum. Quando? Probabilmente nell’età della Grecia classica. E chi operò l’ideale spostamento? Impossibile infilarsi tra i contorni di tradizioni che sfumano nel mito.
Vero è che - per esempio - c’è una possibile identificabilità mitologica fra il greco Eracle e il fenicio Melqart (anche come assonanza linguistica): punto a favore delle colonne d’Eracle (colonne di Melcart) originariamente sistemate sulle sponde del Canale di Sicilia. Ma più impressionante è il riferimento a Tartessos, nome con il quale i Greci designavano l’estremo Occidente; da lì provenivano i metalli e la fama di una grande civiltà. Anche la città di Tartesso venne più tardi localizzata in Spagna (nell’attuale Andalusia), guardacaso in prossimità delle Colonne d’Ercole. Ma non era forse la Sardegna luogo di smistamento e commercio di metalli? Non è nella stele di Nora il termine Tarshish legato all’isola dei Sardi? E non era la Sardegna ad avere rapporti economici (quindi culturali) con popoli e aree che ancora custodiscono tracce analoghe a quelle prenuragiche e nuragiche (divinità, statuette, monumenti megalitici)?
Anche su questa pista si è mosso Sergio Frau, indagando su antiche genti e vestigia dell’Etruria, della Francia, delle Isole britanniche. Un grande lavoro di ricerca protrattosi per diversi anni. Agli specialisti i commenti e le sentenze. Ma, con grande e dichiarata sorpresa di Frau, quattro giudizi sono stati subito offerti e anche pubblicati a compendio del volume: esprimono l’interesse e l’approvazione di Maria Giulia Amadasi Guzzo (esperta di epigrafia semitica alla Sapienza di Roma), Lorenzo Braccesi (docente di storia antica all’Università di Padova), Sergio F. Donadoni (accademico dei Lincei, notissimo egittologo) e Sergio Ribichini (storico delle religioni, ricercatore all’Istituto di studi fenicio-punici del Cnr). Pubblichiamo in questa pagina il saggio della docente romana.


Mauro Manunza

Perdu
11-11-02, 12:15
Originally posted by cciappas
HO COMINCIATO LEGGERE il libro di Frau e devo ammettere che già ci sono molte cose che effettivamente non quadrano sulla convinzione che atlantide fosse nell'atlantico.... una ....e forse la più notevole.. è che molti antichi hanno scritto che: superate le colonne d'ercole , superata atlantide e andando ancora più nord si arriva alla terra dei Liguri......mi sembra assurdo pensare che ci sia stata una terra dei liguri,,,,, dove stando alle classiche interpretazioni..... invece avebbero dovuto trovare l'inghilterra l'irlanda e ancora più a nord ovest l'islanda.....quando terminerò di leggere il libro potrò aggiungere alro......
per ora, riferendomi all'articolo tratto da bolina, devo dire però che non ci sono nuraghe sommersi dal fango.... i nuraghe sono tutti in posizioni elevate.... colline o montagnole..... e sono posti uno in vista dell'altro tanto che si dece che con appropriate segnalazioni si potesse comunicare da una punta all'altra dell'isola.... gli stagni sono posti tutti in prossimità del mare col quale tutti comuncano... ed è una caratteristica comune a tutti i litorali del mondo con saline e peschiere.... i più vecchi nuraghi risalgono a circa 5000 anni fa.. e per questi 5000 anni non si sono mai rilevate tracce di cataclismi naturali....
anche se quando andavo a pesca in barca.... in un punto del golfo di cagliari.... molto al largo...... esiste una secca dove quando il mare è calmo si intravedono in profondità dei massi perfettamente squadrati e posti in posizione perfettamente regolare che fanno pensare a un notevole gruppo di costruzioni sommerse.... ma non mi risulta però che siano stati fatti accertamenti approfonditi....
quanto ai contatti tra la sardegna e le civiltà orientali. più spesso mesopotamiche.. devo dire che.. da mie letture..... ho rilevato la strana esistenza di parole sarde simili ad alcune di quei popoli antichi .... e usate per identificare le stesse cose.......strano fenomeno questo che però non mi è mai capitato di approfondire in altre letture...
per ora basta.... quando terminerò di leggere il libro ritornerò sull'argomento....


per quanto riguarda la parte linguistica ti consiglio il libro....la lingua dei protosardi, di Pittau, trovi delle cose davvero interessanti! ;)
per esempio in Sardinnya per gufo noi usiamo le parole cucumeu o cucumiao, in grecia si diceva cucumìkios.
ciao

anton
11-11-02, 14:09
Dunque ….. torniamo alle colonne d’ercole e ad Atlantide in Sardegna…..il libro di Frau ha 672 pagine … ne ho letto 360…..e anche se con uno stile scanzonato …. rappresentano tutte una puntigliosa disamina di tutto quanto sinora sia stato mai scritto, dall’antichità ad oggi su Atlantide e le colonne d’Ercole…..Un grande guazzabuglio di nomi, distanze, rotte nautiche vere o presunte…vere, errate, accettate, confutate e riconfutate… ripeterle tutte è assurdo….ciò che però
mi appare più vero è il fatto che il mito di Ercole ha avuto origine alcune migliaia di anni prima di Cristo quando del mondo si sapeva poco…E PARE si ricolleghi anche ad un altro eroe fenicio o cartaginese con le stesse caratteristiche........
.il tutto raccomandato ed enfatizzato successivamente da una mafia sacerdotale che aveva la sua base a Delfi….i l famoso oracolo …e a tutta una serie di santuari sparsi nel mondo che via via veniva esplorato….sono esistite città e relativi santuari dedicati a Ercole in decine di posti.,, in Sardegna almeno 3, altrettanti in Sicilia, in Italia, in africa e pare anche una o due nelle coste africane e iberiche dell’atlantico… persino S.Tropez e Montecarlo sono state città di Ercole…. L’oracolo di Delfi.. o i suoi sacerdoti.. fungevano da raccolta delle informazioni che i naviganti dopo ogni viaggio erano obbligati a riferire, portando parte del bottino ricavato, pena l’ostracismo che veniva riservato loro da tutti i santuari dislocati sulle coste se non avessero riferito e portato doni …Dove oltre ad Ercole veniva venerata anche la dea Astarte che con le sue sacerdotesse offriva ai naviganti il massimo conforto spirituale e soprattutto fisico e sessuale dopo le dure fatiche del viaggio……Ogni viaggiatore o avventuriero era perciò obbligato a passare per Delfi per avere le notizie più aggiornate sulle rotte …..e pare per ricevere gli ordini,,,,, in quanto pare che Delfi funzionasse da Geographic Society dell’epoca e finanziasse le imprese di scoperte marittime………..ma nessuno degli scrittori più antichi ha mai riferito .di colonne poste a Gibilterra…… anzi molti dicono di non sapere dove e come finisse il mediterraneo… e piazzano le colonne a distanze troppo brevi per essere Gibilterra…. Inoltre tutti definiscono le colonne un luogo di fondali sabbiosi e fangosi, di mare piatto e poco profondo , di scogli affioranti, etc….. mentre lo stretto di Gibilterra è profondo, non ha scogli affioranti ed è percorso da rapide correnti….
Il primo e unico degli antichi che ha messo le colonne a Gibilterra è stato un certo Erastotene, direttore della famosa biblioteca di Alessandria, quando però (ormai al 200 a.c.) il mediterraneo e l’asia erano state completamente conosciute, e la potenza di Cartagine…. Che sino ad allora aveva tenuto le sue rotte segrete era ormai in netto declino…. Mi sembra poi il caso di sottolinare che nell'antichità i nomi di asia, l'africa europa e italia definivano solo le località conosciute per poi estendersi alle località che man mano veniovano scoperte..... La prima italia è stata pertanto la sicilia, poi anche la calabria poi tutta la penisola e cosi per l'africa e per l'asia ma solo dopo, per quest'ultima delle sccoperte di Alessandro.... è quindi facile che le famose colonne si siano lentamente spostate man mano che il mediterraneo veniva esplorato.....
da allora tutti hanno fissato le colonne a Gibilterra per cui ogni notizia degli antichi che contrastava con questa interpretazione veniva e viene considerata errata…..C’è inoltre da dire che i fenici o i cartaginesi con la grecia antica non hanno mai avuto a che fare ufficialmente,,,,, commerciavano fra di loro ,,,, ma pare che quando le navi degli uni si avvicinavano a località dell’altro i primi ponevano sulla spiaggia i beni che intendevano vendere,,,,,, poi risalivano sulla nave e si allontanavano sino a quando gli indigeni non avessero posto accanto una quantità di altre merci o di oro che ritenevano sufficienti…. Solo allora sbarcavano nuovamente,,,, raccoglievano l’oro e se ne andavano lasciando le merci che avevano dichiarato di voler vendere…..E’ solo dopo Roma che i fenici e i cartaginesi ebbero da affrontare battaglie e guerre….
E ora viene il fatto più ecclattante …
Secondo i più antichi la capitale di Atlantide era una città chiamata Tartesso….ricca di minerali oltre che di greggi di buoi tori e pecore e di tutti i frutti della terra…al tempo del suo massimo splendore .la governava un certo Agantonio che esercitava il suo controllo sino alla corsica ai liguri, ai celti, e agli etruschi…..nonostante le più accurate ricerche di liguri e di celti nelle coste atlantiche iberiche non si sono mai trovate tracce…..inoltre gli antichissimi dicono che il Danubio nasce da una città chiamata Pirene…quindi tutti a dire che hanno sbagliato perché il Danubio non nasce dai pirenei….ma ormai hanno tutti la fissa di Gibilterra….
Tutto si complica quando qui vicino a Cagliari, nei pressi di un vecchio ma imponente
porto ormai in rovina che presenta tracce persino preistoriche, è stato trovato intorno al 1950, incluso nel muro di recinzione di una vigna, un cippo di pietra con su scritto Tartesso e Sardegna……in caratteri fenici……il cippo si trova ora al museo archeologico d i Cagliari......
I più illustri storici moderni si sono perciò affannati a dimostrare che questa Tartesso sarda sarebbe solo una cittadina costruita in un secondo tempo, quasi un gemellaggio con la più illustre dell’atlantico e dell’Atlantide …. sostenendo che i fenici e i cartaginesi, o chi per loro, sarebbero andati a trovare l’argento l’oro e altri minerali nelle coste atlantiche
per trovalo poi in un secondo tempo anche in Sardegna…quando è inconfutabile che le tracce dei fenici e dei cartaginesi si trovano soprattutto nel mediterraneo occidentale, e pochissimo o niente nel mediterraneo orientale e oltre Gibilterra……
IO posso aggiungere che gli antichi dicevano che gli atlantidi venerassero i tori…..
E qui in Sardegna abbiamo due templi preistorici, anteriori anche ai nuraghi che raffigurano un toro….. e quando nel dopoguerra ebbe sviluppo la meccanizzazione in agricoltura,,,,, con vomeri che riuscivano a sondare il terreno sino ad un metro è stato un continuo dissotterrare di cose antiche, tombe, porti, templi, bronzetti e altri manufatti….risalenti sino alla preistoria…abbiamo una montagna da dove si estrae l’ossidiana, una roccia vetrosa, preziosissima quando i metalli non erano stati ancora lavorati , che veniva esportata in tutto il mondo…..E in tutta l’isola esistono, altre ia nuraghi,,,,, cippi o dolmen rozzamente lavorati …. Molti raffigurano persone…… nell’agrumeto di un mio amico c’è una roccia alta 1, 30 circa, che presenta una linea verticale con incisi una serie di fori…… vengono spesso studiosi a vederla…. Molti tedeschi soprattutto…..
e dicono che debba trattarsi di una divinità femminile da collegarsi al culto della gran madre mediterranea e a culti della fertilità……
Bene per ora…… continuerò a leggere il libro per vedere che altre notizie verranno fuori……

yurj
21-11-02, 12:35
http://forums.atlantisrising.com/ubb/Forum1/HTML/000413.html

a - erano 900 anni prima, non 9000

b - i nomi delle località in spagna e marocco coincidono, anche nelle tradizioni orali, genealogia dei Re, etc etc

c - la maggior parte degli studi sono stati fatti sulle prima traduzioni inglesi, fatte male. Ritraducendo dal greco si scoprono altre letture più corrette, soprattutto se incrociate con elementi storici

d - Gli Atlantidei avevano rapporti con gli Egiziani e Greci

http://usuarios.lycos.es/atlantisiberia/cultura/1f7f47e0.jpg

Questa zona dell'atlantico è sotto di appena 50 - 100 metri sotto il livello del mare.

Foto e immagini a: http://usuarios.lycos.es/atlantisiberia/cultura/id32.htm

yurj
21-11-02, 12:51
http://www.colonnedercole.it/libro/illibro.htm

Sulla posizione delle colonne d'Ercole.

Silvia
21-11-02, 14:31
Originally posted by yurj
http://www.colonnedercole.it/libro/illibro.htm

Sulla posizione delle colonne d'Ercole.


Eh sì, secondo Frau le Colonne d’Ercole si trovavano in origine nel Canale di Sicilia e vennero spostate a Gibilterra sulla base dell’opinione autorevole (ma secondo Frau errata…) del geografo Eratostene… Se così fosse, Atlantide potrebbe essere la Sardegna e, a giudicare dalle prime reazioni di alcuni storici autorevoli, Frau potrebbe aver colto nel segno e introdotto un’idea che ci costringerà a riscrivere molti capitoli della storia e dell’archeologia dell’antichità.

Comunque, nel caso ti interessasse, di Atlantide e dell’ipotesi di Atlantide in Sardegna, ne abbiamo parlato qui (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=2548). Con un cciappas scatenato… :)

yurj
21-11-02, 14:44
E dell'ipotesi di atlantide come da cartina sopra riportata? Hai letto il (lungo) testo del link? :P Secondo me è scientificamente più accurata.

Domanda: ma quando si sono staccate Sicilia e Calabria?

Silvia
21-11-02, 14:54
Originally posted by yurj
E dell'ipotesi di atlantide come da cartina sopra riportata? Hai letto il (lungo) testo del link? :P Secondo me è scientificamente più accurata.

Ehm... l'avrei letto volentieri, ma di inglese conosco (si fa per dire...) tre parole in croce e sarebbe stata un'impresa ardua... z:j

yurj
21-11-02, 15:23
ops :)

riassumo:

- le traduzioni inglesi iniziali sarebbero inaccurate. L'autore ha tradotto direttamente dal greco e latino, aiutato da altri esperti. Ad esempio atlantide non sarebbe "più grande di" Lybia e Asia, ma "più forte di".

- atlantide sarebbe appena fuori lo stretto di gibilterra. Tutte le leggende locali, i nomi dei Re Atlantidei, i luoghi e i nomi spagnoli e in marocco, corrisponderebbero alle descrizioni e non esiste posto al mondo con tale corrispondenza, confermato anche dagli autori arabi che seguirono le invasioni in spagna e che raccontali tali leggende locali.

- In egiziano, 9000 si pronuncia come 900. Infatti 900 anni prima corrisponderebbe alla distruzione di Atene dopo il terremoto, alle invasioni verso l'egitto, come cita anche Frau.

- Confina con Gadeira, (Cadice) in Andalusia, conosciuta come Antalusia e Atlas, che gli antichi identificavano con il Marocco.

yurj
21-11-02, 15:31
haahh incredibile. Mr Georgeos Diaz-Montexano, l'autore dell'articolo, mi ha appena risposto in email :)

Ecco cosa scrive:

----

As far as the theory of the Columns of Hercules between Sicily and Calabria, I only can say to him that it already knew that hypothesis. I have studied it very thoroughly and it is not possible to be maintained from the point of view of the rigor and scientific seriousness. In order to accept that the Columns of Hercules were in that place and not where always it has affirmed that they were that is, in Gibraltar, would be necessary to accept first that all the authors of the antiquity were mistaken or lain. Personally I do not believe that the authors of the antiquity committed a so serious error. Any hypothesis by means of arguments of the type cannot be maintained: "perhaps the author which quizo to say was this and not it another one". Any theory on the supposition perhaps that cannot be maintained the old authors were mistaken or they were confused. That is not scientist. He is not serious.

All the sources known the antiquity describe with luxury of details to the Columns of Hercules like the Straits that divides the Iberian Peninsula of Africa or Libya, that is to say, the present Straits of Gibraltar. All the names of places, cities and kingdoms that mention next to the Columns of Hercules (Gibraltar) are such that they existed next to Gibraltar: Gadeira, Gades (Cadiz, Andalusia), the Atlas mount (Morocco), Tartessós, Malaka (Malaga, Andalusia), among other many names.

The hypothesis of the Columns of Hercules in any other place of the World that is not next to Gibraltar, never will be able to be sustained seriously scientist for the simple reason that all the sources known the antiquity locate it, without doubt, and of very clear way, next to the present Straits of Gibraltar.

---

In pratica, in base ai testi antichi i riferimenti non possoo che portare allo stretto di Gibilterra.

Paradossalmente Frau sostiene lo stesso :) anche se con meno forza e più dubbi.

Mi pare che domenica se ne parli su Stargate, assieme ai finti allunamenti ;)

Vedremo :P

Silvia
21-11-02, 19:05
Ok, domenica seguiremo Stargate in religioso silenzio… :)

Comunque, con l’aiuto di un traduttore online (che, a dir la verità, più che in italiano mi sembra traduca in arabo…), ho provato a decifrare l’articolo che hai postato, e ho capito che questo signor Georgeos Diaz-Montexano difende con molta energia la sua ipotesi che colloca Atlantide tra la Spagna, il Marocco e l’Arcipelago di Madeira, definendo addirittura "disperati" i sostenitori delle altre teorie. Delle argomentazioni, però, ho afferrato ben poco, e soprattutto non ho capito cosa c'entri in tutto questo la Calabria. :confused:

Tomás de Torquemada
21-11-02, 22:06
Grazie a tutti per i contributi... :)

Affinché non precipitino nei meandri del forum, incorporerò il presente thread a quello già aperto sullo stesso argomento...

Salutoni.

Silvia
25-11-02, 14:27
Sono di Atlantide le antichissime tracce ritrovate a Malta?

Ieri sera, a Stargate, si è indagato sulle possibili connessioni tra la civiltà di Atlantide e l'Ipogeo di Hal Saflieni, il tempio megalitico situato a Malta. Scoperto nel 1902 durante gli scavi di un pozzo, il tempio fu costruito fra il 3000 e il 3500 a.C., è disposto su tre livelli e costituito da stanze collegate fra loro da cunicoli e scale: un'architettura molto complessa che cela tracce di una civiltà scomparsa molto evoluta. Gli ipogei, infatti, presentano di solito al loro interno mura sbozzate rozzamente, mentre l’ipogeo di Hal Saflieni colpisce per l’eccezionale levigatezza e precisione degli ambienti: pareti tirate col filo a piombo, curvature geometricamente perfette e armonie architettoniche straordinarie.

Una testimonianza storica di questa antica civiltà ci verrebbe da Diodoro Siculo, che racconta di una popolazione molto evoluta che viveva su una grande isola al largo della Libia (e che quindi potrebbe essere Malta), a cultura matriarcale, composta da amazzoni, che a un certo punto si scontrò, e successivamente si fuse, con un’altra popolazione, che Diodoro Siculo chiama degli Atlantoi.

Testimonianze di questa civiltà ci verrebbero, oltre che dall'Ipogeo di Hal Saflieni, anche da manufatti, costruzioni e, forse, addirittura rotaie individuati nei fondali intorno a Malta.

Un' ipotesi che così, a prima vista, non mi sembra abbia basi solidissime, ma comunque un'ipotesi affascinante. Una delle tante... :)

yurj
25-11-02, 21:01
Giacobbo e' un... minchia :)

Prima parla delle testimonianze dei contatti tra atlantide e i greci poi.. parla di 9000 anni prima di Platone. Come fa a non accorgersi di aver detto un sciocchezza? :) Sono 900 gli anni, non 9000!!! :P

Silvia
07-10-03, 20:43
Trovata (di nuovo) la città perduta di Atlantide?

Può essere la risposta che generazioni di esperti del mondo antico stavano cercando. Una nuova ricerca afferma che la leggendaria, antica civiltà di Atlantide era ubicata nei pressi di Cipro. Dopo quasi dieci anni di ricerche, con l'utilizzo di tecnologie per la mappatura oceanica e calcoli dai testi antichi, un esploratore americano dice di avere la prova che Atlantide giace sotto le acque profonde della punta meridionale dell'isola.

Robert Sarmast, un auto-proclamato mitologo ed esperto del mondo antico, presenta la sua scoperta in un libro pubblicato negli Stati Uniti. In Discovery of Atlantis - The Startling Case for the Island of Cyprus (Origin Press), Sarmast usa delle mappe per mostrare la posizione dei resti archeologici, che a suo dire sarebbero posti su una striscia di terra inabissatasi poco fuori dalla costa meridionale di Cipro. La settimana scorsa, nella sua abitazione in California, Sarmast ha comunicato in tono (forse troppo) sicuro: "Questo riscriverà i libri di storia. Stiamo per compiere la più grande scoperta archeologica di tutti i tempi".

La sua ricerca, finanziata per 500.000 dollari, utilizza dati raccolti nel 1989 da una nave russa per il rilevamento scientifico. Sarmast è seriamente intenzionato a realizzare una spedizione per esplorare il fondo marino, al fine di trovare prove concrete alla sua teoria. Egli ritiene che il sito da lui individuato corrisponda alla descrizione di Atlantide fatta da Platone, nei dialoghi Timeo e Crizia. "La mia scoperta vendicherà Platone. Nei suoi dialoghi Platone fornisce indizi reali di come doveva essere Atlantide. Quanto da lui descritto si accorda perfettamente con le antiche mappe di Cipro e con quanto scoperto con la mappatura oceanografica del 1989", ha affermato Sarmast. "Quello che abbiamo qui è un'intera città, un'antica civiltà, luoghi megalitici colmi di manufatti. Possiamo aspettarci di trovare edifici colossali, ponti, strade, canali e templi di pietra. Senza luce, calore, ossigeno o vento a degradare i suoi resti, Atlantide sarà come una mummia nelle acque fredde e profonde del mare, congelata nel tempo".

L'affermazione di Sarmast su Cipro è, comunque, solo l'ultima di una lunga lista di ubicazioni suggerite per Atlantide, comprese le Azzorre, il deserto del Sahara, Malta, l'America centrale e l’Antartide. Chi vivrà vedrà (forse... ;) ).

Fonte: The Thelegraph - 30.09.2003

http://silviauno.supereva.it/vari/atlan35002.jpg

Danny
12-10-03, 11:27
ma sarà veramente mai esistita?

Silvia
12-11-03, 21:49
Partirà a luglio 2004 e costerà 500 milioni di dollari. Jacques Collina Girard e Paul Henri Nargeolet, i due studiosi che hanno riportato alla luce i resti del Titanic, sono convinti che l'isola si trovi al largo dello stretto di Gibilterra, nella regione di Cabo Espartel.

Azzorre, Canarie, Antille, Capo Verde: ognuna di queste isole ha da sempre rivendicato per sé l’onore di discendere dall’antica Altlantide, il fantastico continente scomparso nel nulla, a causa di un cataclisma, nel giro di pochi giorni.

Già Platone, nel Timeo e nel Crizia, si era soffermato a parlare di questa civiltà. Una civiltà retta da una monarchia con retaggi divini, che poteva vivere e prosperare grazie a una terra ricchissima di risorse naturali: metalli, frutti e cereali. Tutto sembrava procedere per il meglio finché, come racconta sempre Platone, un misterioso cataclisma inghiottì l’isola facendola scomparire per sempre.

E sono proprio i dialoghi di Platone a fornirci l’indicazione più probabile per collocare l’antico continente. Infatti il filosofo ci dice che si trovava "innanzi a quella foce che si chiama colonne d'Ercole e dove ora sono bassifondi fangosi": niente Devon, Cuba o Azzorre, quindi, ma proprio Gibilterra.

Secondo Collina Girard, infatti, circa 19 mila anni fa il livello del mare era molto più basso di quello attuale, ed Europa e Africa erano unite: nella regione che corrisponde allo stretto di Gibilterra si sarebbe trovato un arcipelago che la successiva risalita delle acque avrebbe sommerso non in un giorno ma in un paio di secoli, al ritmo di due metri l’anno.

Adesso Cabo Espartel è un’isola coperta da un banco di sabbia lungo circa otto chilometri a una profondità di cento metri. I due studiosi sono convinti che non troveranno né palazzi né chissà quali tesori nascosti: “Questi sono sogni. Cerchiamo invece delle caverne che possono essere state abitate”.

Fonte: www.rai.it/news/ (Pubblicato il 02 novembre 2003 11:20)

http://www.ndonio.it/media/atlantide_cartina1.jpg

Il prof. Collina Girard, impegnato a realizzare una mappa della costa dell'Europa Occidentale di diciannovemila anni fa, ha scoperto quasi per caso un antico arcipelago, con un’isola che ha chiamato Spartel e che, secondo lui, corrisponde perfettamente alla descrizione di Platone. L'isola di Spartel, ora un bassifondo, era a quei tempi un lembo di terra asciutto.

La notizia risale a un paio di anni fa, e ora si sta preparando la spedizione. Tuttavia alcune caratteristiche evidenziate da Platone non trovano conferma nella teoria di Collina Girard: il filosofo affermò infatti che "quest'isola era più grande della Libia e dell'Asia insieme", mentre Spartel non era che una piccola striscia di terra. Secondo Collina Girard, questa discordanza nascerebbe da un errore di trasmissione di generazione in generazione: Platone conobbe le vicende di Atlantide da Socrate, che a sua volta le aveva sapute da Crizia, al quale le aveva dette suo nonno, che le aveva sentite da Solone e via dicendo. Platone parla inoltre di una catastrofe improvvisa: "nello spazio di un sol giorno e di un notte tremenda… scomparve l'isola Atlantide ingoiata dal mare".
Secondo Collina Girard (che sostiene invece la progressiva scomparsa di Atlantide a causa dell’innalzamento del livello del mare), il terribile evento sarebbe una semplice esagerazione di Platone per rendere la vicenda più drammatica.

massena (POL)
13-11-03, 01:58
non so dove fosse atlantide e se è veramente esistita, comunque l'ipotesi di Frau mi sembra allettante, ho seguito i suoi articoli su repubblica e, appena lo trovo ( a milano in feltrinelli era esaurito), compro il libro.
comunque so con certezza dove non è mai stata: nell'oceano atlantico. mi spiego: le uniche isole presenti in quel mare, tra l'europa-africa e i caraibi sono vulcaniche, quindi si tratta di singoli coni o gruppi di coni, comunque di piccole dimensioni areali e altissime sul fondo oceanico. il resto del bacino oceanico è costituito da piane profondissime e dalla dorsale. non vi è alcuna traccia documentata di "ponti" continentali, assolutamente impossibili. nel mesozoico (si parla di tempi maggiori di 65 milioni di anni fa) non esisteva nessun "ponte", semplicemente non c'era l'oceano atlantico! a quell'epoca l'europa era attaccata all'america del Nord, e mi sembra attorno a 100 milioni di anni fa cominciò a formarsi il bacino atlantico.
l'uomo non c'era ancora, gli unici mammiferi trovati nelle rocce sedimentarie sono dei piccoli roditori...

Silvia
13-11-03, 21:33
In Origine Postato da massena
non so dove fosse atlantide e se è veramente esistita, comunque l'ipotesi di Frau mi sembra allettante, ho seguito i suoi articoli su repubblica...

Sì, tempo fa li ho letti anch’io. Chi fosse interessato, qui (www.suffragio.it/suffragio/cultura/colonne1.htm) troverà tutti e sei gli articoli di Sergio Frau.

Ciao :)

Tomás de Torquemada
24-10-04, 20:15
Dal sito http://www.circei.it/

Dall'Atlantide a... Tirrenide!

http://www.circei.it/storia/poligoni/lazio2/parte5.htm

Il ricercatore Evelino Leonardi era anche convinto che l'ampia area di terra emersa che, in epoche antichissime, si stendeva al di là del Circeo sin quasi in mezzo a quel tratto di mare tirrenico, era in realtà quasi come un vero continente, e quella era appunto a suo parere proprio la mitica Atlantide di tante leggende.
Un altro elemento a sostegno di questa sua tesi Evelino Leonardi lo ravvisa in una parte dello scritto di Platone sull'Atlantide e, in particolare, nella descrizione che il Gran sacerdote di Sais fa a Salone delle caratteristiche geografiche del continente che secondo il filosofo greco si sarebbe inabissato nel mare circa undicimila anni fa.
A questo scopo il ricercatore romano utilizza la traduzione classica del testo di Platone fatta dal Fraccaroli, perché la sua interpretazione renderebbe le supposizioni di Leonardi più aderenti alla lettera di quanto Platone attribuisce al sacerdote egiziano che parlò con Solone.

Ma leggiamo allora con attenzione la citazione che Leonardi riporta a pagina 276 del suo libro (si tratta del ventesimo capitolo): "Allora, in quel mare non si poteva passare : perché innanzi a quella foce stretta che si chiama (come voi dite) delle Colonne d'Ercole, c'era un'isola e da essa chi procedeva trovava un valico alle altre isole e a tutto il continente intorno a quel mare grande là, che e' veramente mare grande. Perocchè questo che è dentro della Foce pare piuttosto un porto che abbia un ingresso stretto. Mentre quello sì che si potrebbe chiamare realmente mare e la terra che lo circonda ben si potrebbe con tutta verità chiamare continente."
"Così che," commenta a questo punto personalmente il Leonardi, "abbiamo una piccola stesa d'acqua dentro della Foce, e un'altra stesa di acqua molto grande fuori dalla Foce!"
Infatti, secondo lui, se si trattasse dello Stretto di Gibilterra, non si potrebbe parlare di un porto a ingresso stretto al di qua della Foce e di una stesa d'acqua molto più grande fuori della Foce.

Di qua e di là due mari sarebbero due mari: il Mediterraneo e l'Oceano Atlantico. Quando poi si dice che la terra che circonda quest'ultimo si potrebbe con tutta verità chiamare "continente", il condizionale è usato con attenzione, perché, secondo quanto scrive Leonardi nel suo libro, una "stesa d'acqua circondata da una terra non può essere che un lago".
Il quale lago però era così grande che "ben si potrebbe chiamare mare". Abbiamo dunque, secondo Leonardi, due laghi: uno piccolo al di qua dello Stretto, uno grandissimo al di là, circondato da terra che si potrebbe chiamare "continente" nel significato primiero di "continente".., uno specchio d'acqua.
Cercando l'Atlantide, Evelino Leonardi è dunque approdato a un'altra antichissima leggenda, quella del Grande Lago Tritonide dove sarebbe sprofondata la mitica terra italica di Tirrenide!

Tomás de Torquemada
24-10-04, 20:19
Dal sito http://www.circei.it/

L'Atlantide mediterranea

di Gianluigi Proia e Luigi Cozzi
da Mystero n.33 di febbraio 2003
Mondo Ignoto SrL

http://www.circei.it/storia/poligoni/lazio/parte2.htm

Una tesi simile, quella di una possibile Atlantide (o pre-Atlantide...) mediterranea, e' stata sostenuta con vigore ed energia diversi decenni fa pure da una romantica e anticonformista figura di studioso solitario e indipendente, Evelino Leonardi, uno dei precursori di quella che oggi e' definita "archeologia mysteriosa": e' lui infatti l'autore di uno dei primi saggi usciti in Italia su quest'argomento, "Le origini dell'uomo", un testo fondamentale anche se oggi quasi introvabile in quanto fu edito nel 1937 a Milano dalle Edizioni Corbaccio e da allora non e' stato più ristampato.

La tesi principale del Leonardi, un medico che negli anni Trenta visse per alcuni anni a San Felice Circeo, si può riassumere nella teoria di un' "Atlantide Tirrenica" di cui avrebbero fatto parte, tra l'altro, il monte Circeo, Gaeta, le Isole Pontine, ma che si sarebbe estesa fino alla Toscana Settentrionale (proprio come scrisse Platone...), ipotesi poi ripresa, per lo meno in parte, alla fine degli anni Sessanta da Pier Paolo Cavallin nel suo saggio "L'Atlantide fu la Tirrenide" (anche se noi, a essere sinceri, pensiamo invece che, appunto come scrisse Platone, fu la Tirrenide a essere una parte di Atlantide e non viceversa...).

Negli anni Trenta Evelino Leonardi aveva anche, secondo alcune fonti dell'epoca che siamo riusciti faticosamente a rintracciare, allestito una specie di museo nel villino Blanc con dei "petrefatti", massi di varie dimensioni composti, secondo il solitario ricercatore, da materia vivente pietrificatasi in tempi assai remoti attraverso un processo sconosciuto. Questa importante e preziosissima collezione, lasciata poi in eredita allo Stato italiano, secondo un articolo di Tommaso Lanzuisi pubblicato su "Lazio Ieri ed Oggi", giaceva ancora nei primi anni Ottanta dentro enormi cassoni negli scantinati del Museo delle Terme di Roma, perché nessuno aveva voluto fino a quel momento assumersi la responsabilità ne' di disfarsene ne' di esporla al pubblico, in quanto quella raccolta di reperti apparentemente smentiva in modo inequivocabile tutte le teorie storiche "ufficiali" sulla storia (e soprattutto sulla preistoria...) del nostro paese.

Malgrado il grande lavoro di ricerca da lui svolto, come spesso capita ai pionieri troppo in anticipo sui tempi, Evelino Leonardi e' pero' morto da solo e quando ormai era stato quasi dimenticato da tutti. Le sue audaci teorie pero' non sono rimaste abbandonate: noi ve le abbiamo riproposte in parte attraverso gli articoli di Ettore Cipollato, così come anche Mario Pincherle e Luigi Finetti si sono ricordati di lui nel prologo del loro volume "Atlantide mistero svelato", nel quale hanno scritto: "Così mori' Evelino Leonardi, colui che per primo in Italia aveva dedicato la vita allo studio di un'antica e favolosa civiltà e ricercata quella terra felice che portava il nome di Saturnia Tellus ma anche di Atlantide. I suoi tempi, pero', non erano ancora maturi per dare realtà al suo sogno."

Perdu
24-10-04, 23:02
E se Atlantide fosse davvero la Sardegna?
Ercole voleva il numero chiuso contro i grecidi Roberta MoccoMagari sarà per via di quella sardità già segnalata dal cognome: “Non sono io, sono gli antichi a dirlo: Platone, Erodoto, mica niente”. Eppure è proprio Sergio Frau, 54 anni, (nella foto), romano, inviato di Repubblica - redazione Cultura - di madre bergamasca e padre sardo (nato in “Casa Frau” di Pula), ad aver pensato l’impensabile: identificare la Sardegna con Atlantide. Un’isola dal nebuloso passato di cui resta visibile traccia solo nei nuraghi, e una terra - isola, continente? - impregnata di mito e leggenda, sparita o sprofondata da qualche parte e cercata dappertutto, posizionata dovunque da migliaia di libri e teorie. E sarebbero la stessa isola, secondo la ricerca di Frau “Le colonne d’Ercole: un’inchiesta”, pubblicata dalla casa editrice romana Nur Neon. Ponderoso volume, “un mattone” - scherza l’autore - di 672 pagine, dense di richiami e citazioni, di carte e mappe di ogni epoca, frutto di due anni di ricerca sistematica e maniacale su testi antichi e materiale specialistico.
Punto di partenza della teoria di Frau è una specie di Rivoluzione Copernicana della protogeografia: spostare le colonne d’Ercole, confine tradizionale del mondo antico oggi identificato con lo stretto di Gibilterra, nel Canale di Sicilia: il braccio di mare tra la Tunisia e la Sicilia, che un tempo era molto più angusto.
L’intuizione di Frau è scattata proprio dalle analisi geologiche di come era il Mediterraneo millenni fa, compiute da Vittorio Castellani, ordinario di Fisica stellare all’Università di Pisa. Nel libro “Quando il mare sommerse l’Europa” l’astrofisico spiega che nella protostoria (circa cinquemila anni fa) il livello del mare Mediterraneo era assai più basso di adesso. E illustra il tutto con dovizia di cartine. Ed è proprio sfogliando il libro di Castellani che Frau si trova di fronte la mappa dello stretto di Gibilterra e, nella pagina a fianco, quella del canale di Sicilia, dove allora i fondali erano più bassi di 200 metri. Praticamente due stretti, anziché uno, e tutti e due nel Mediterraneo. E che succede? Prima il panico di un giornalista che, per quanto di lunghissima esperienza, si sente sempre un po’ “ospite” negli ambienti accademici e specialistici. Scrive Frau nel suo libro: “Dàgli a ripetersi - per riprendersi- che, certo, quella era una sorpresa solo per ignoranti. Che era mica una cartina inedita, quella, e che chiunque va per mare la conosce, che non era certo uno scoop”. Ma, da buon sardo ostinato, Frau comincia la ricerca per capire chi per primo avesse accreditato la tradizionale collocazione a Gibilterra. Consulta i testi di viaggiatori e geografi antichi, li confronta con le interpretazioni teoriche date nei secoli dagli studiosi e scopre tutta una serie di incongruenze che vengono “aggiustate” con un lungo sforzo interpretativo, fino a separare nettamente ciò che gli antichi dicono e ciò che gli studiosi pensano.
Il primo geografo a piazzare chiaramente le colonne d’Ercole a Gibilterra fu Eratostene, per esigenze di “simmetria propagandistica”. Eratostene era al servizio di Alessandro Magno, “uno abbastanza fissato con la geografia - sentenzia Frau - tanto che in giro per le sue conquiste portava sempre con sé alcuni soldati addetti a misurare la distanza percorsa contando il numero di passi fatti”. Gli enormi spazi percorsi a Oriente dalle truppe di Alessandro smentivano la tradizione secondo cui la Grecia fosse il centro del mondo conosciuto: a meno che le colonne d’Ercole non venissero collocate a Gibilterra. Ed ecco nata la tradizione che, secondo Frau, non ha niente a che fare con quello che gli antichi greci pensavano dei veri confini del loro mondo. Nessuna distanza, nessun itinerario descritto dai viaggiatori della Grecia classica coincide con la mappa del mondo così come si delinea considerando l’intero Mediterraneo come “terra cognita” dagli antichi Greci.
Tutto invece va al posto suo se si limita questo spazio al Mediterraneo orientale. Anche la vera collocazione della zona di influenza della Grecia antica, che terminava dove cominciava la porzione di mare dove spadroneggiavano Fenici e Cartaginesi: cioè ad ovest della Sicilia, appunto. Le colonne d’Ercole verrebbero così a delimitare quella che il grande Sabatino Moscati, sui Quaderni dell’Accademia dei Lincei, ha chiamato la “cortina di ferro” dell’antichità.
E la Sardegna come diventa Atlantide? Ricollocando le colonne d’Ercole nel canale di Sicilia, traslocano all’interno del Mediterraneo tutti quei miti e luoghi leggendari estromessi nell’Oceano e lì lasciati in balìa alle ipotesi più peregrine. Lo stesso Frau, più che di Atlantide, preferisce parlare di Isola di Atlante, perché il nome Atlantide è stato usurato dagli “ufaroli”, come li chiama lui: tutti coloro che sulla leggenda dell’isola-continente sprofondata hanno sovrapposto di volta in volta gli extraterrestri, i Mu, l’Antartide e via delirando. Questa teoria dirada un po’ le nebbie affascinanti dei miti per mostrare un solido sostrato di prosaica verità. “I miti non erano favole e basta - dice Frau. - Non questi miti, che raccontavano di terre lontane ma spiegavano come raggiungerle e elencavano tutto quello che ci si trovava con pedanteria minuziosa, come fa Platone per Atlantide nel “Crizia”. I miti erano racconti e anche sistemi di mnemotecnica per costruire a mente una geografia del tempo antico”. Tutto coincide: l’isola di Atlante è descritta come terra dal clima mite, che dà più raccolti all’anno, ricca di metalli preziosi, regnante sui Tirrenici, ossia il “popolo delle torri”. Le torri sono i nuraghi, gli ottomila nuraghi che secondo gli studiosi affollavano l’isola a quel tempo.
Non solo: le descrizioni coincidono in maniera impressionante anche con quello che si diceva di un altro luogo del mito, la Tartesso terra ricca di messi e frutti, ma soprattutto terra dell’argento, di miniere ricchissime e famose. Quelle per cui il Gennargentu era davvero, nell’antichità, la “porta dell’argento”. Tartesso, identificata di volta in volta con terre d’oltreoceano, l’Andalusia, la Spagna, persino la Britannia. Un’altra prova dell’equazione Tartesso uguale Sardegna è la stele in pietra ritrovata a Nora, e che ora giace in un angolo un po’ trascurato del museo Archeologico di Cagliari. Lì è incisa la scritta fenicia con il nome di “Tarshish”.
Quello che più conforta la reinterpretazione fatta da Frau è che le distanze e i riferimenti geografici, che gli antichi fanno nel raccontare di queste due terre mitiche, risultano alla perfezione; cosa che non succede invece se si spostano le colonne d’Ercole a Gibilterra.
Qualche difficoltà di spiegazione viene dalle date che indica Platone per dare i tempi della storia gloriosa di Atlantide. Parla infatti di “novemila anni” nel passato rispetto alla sua epoca. Qui Frau si ritrova a fare l’ “aggiustamento” più rilevante sulle parole degli antichi, e lo fa seguendo ancora una volta una logica prosaica che allontana dalle suggestive leggende. Non è pensabile che un popolo che usava i metalli, conoscitore della scrittura, potesse esistere nel Diecimila prima di Cristo. E strano è misurare in anni il tempo, cosa che i Greci non facevano mai. Tutto torna, invece, se si interpreta come “mesi” ciò che per secoli è stato tradotto come “anni”. Un rammendo interpretativo visibile, ma motivato.
In questo modo, inoltre, coinciderebbero i tempi con lo sviluppo della civiltà nuragica, il popolo “venuto dal mare”, come lo chiama Platone, ossia gli Shardana, gli stessi che ritroviamo poi schiavi del faraone Ramsete. E la fantasmagorica “inondazione” che avrebbe colpito Atlantide? Colpì in effetti la Sardegna nuragica, trasformata in una palude, abbandonata da gran parte del suo popolo.
Al posto dei terreni fertili e verdeggianti restano gli acquitrini di quello che ora è il Campidano Ed ecco ricostruita la strada che li porta, vinti, in catene, alla corte di Ramsete. Una teoria complessa e affascinante- quella di Sergio Frau- che spiega tanti di quegli enigmi rimasti aperti sul passato del Mediterraneo antico. E che a noi sardi, sempre un po’ piagnoni, regalerebbe una patente inaspettata di civiltà grandiosa.


La parola agli archeologi veri

Sergio Frau, 54 anni, romano figlio di padre sardo e madre bergamasca, lavora nella redazione Cultura di Repubblica. Che cosa dicono di lui gli archeologi “veri”? Cosa pensano delle sue teorie?
Maria Giulia Adamasi Guzzo, docente di Epigrafia semitica all’Università “La Sapienza” di Roma: “Un brutto tiro a chi pensava che tutto ormai fosse assodato. I dati raccolti s’incastrano l’un l’altro. Si deve, dunque, ricominciare a fare i conti con le datazioni delle altre fonti classiche. Forse essere disposti a reinterpretarle, a capirle davvero”.
Lorenzo Braccesi, docente di Storia antica all’Università di Padova: “Quando i Greci, in età classica, divulgano il mito di Atlantide sono senz’altro convinti che si sia trovata al di là di Gibilterra. La tradizione a cui attingono, però, poteva benissimo averla ubicata in un remotissimo e non più storicizzabile passato, al di là di Colonne d’Eracle, situate originariamente sul Canale di Sicilia…”.
Sergio F. Donadoni, egittologo, accademico dei Lincei: “Ce ne sono talmente tante di Colonne d’Ercole in giro che le prime potrebbero essere state davvero lì, al Canale, e poi spostate man mano che il mondo si faceva più grande”. Sergio Ribichini, storico delle religioni e ricercatore all’Istituto di studi fenicio-punici del Cnr: “ Mentre leggevo ho preso appunti. Per dire no, che qui non sono d’accordo e neppure qui e nemmeno là; e ancora: boh, forse, chissà. Ma ho pure cominciato, lentamente, quasi con ritegno, a dirmi: sì, caspita, è vero, com’è che non ci avevo pensato, ma guarda, e io che non c’ero arrivato, ha ragione, anzi, però…”
Giovanni Lilliu, archeologo e accademico dei Lincei:”Di fronte a dati nuovi è un obbligo - in archeologia - rivedere le proprie convinzioni”.
Per i più curiosi ecco l’email di Sergio Frau: s.frau@repubblica.it



http://www.sardinews.it/11_02/img/32.gif
http://www.sardinews.it/11_02/img/33.gif

articolo preso da
http://www.sardinews.it/11_02/09.html

Silvia
17-11-04, 14:09
In Origine Postato da Silvia
Sarmast è seriamente intenzionato a realizzare una spedizione per esplorare il fondo marino, al fine di trovare prove concrete alla sua teoria. Egli ritiene che il sito da lui individuato corrisponda alla descrizione di Atlantide fatta da Platone, nei dialoghi Timeo e Crizia. "La mia scoperta vendicherà Platone. Nei suoi dialoghi Platone fornisce indizi reali di come doveva essere Atlantide. Quanto da lui descritto si accorda perfettamente con le antiche mappe di Cipro e con quanto scoperto con la mappatura oceanografica del 1989", ha affermato Sarmast. "Quello che abbiamo qui è un'intera città, un'antica civiltà, luoghi megalitici colmi di manufatti. Possiamo aspettarci di trovare edifici colossali, ponti, strade, canali e templi di pietra. Senza luce, calore, ossigeno o vento a degradare i suoi resti, Atlantide sarà come una mummia nelle acque fredde e profonde del mare, congelata nel tempo".

Ebbene, due giorni fa, un anno dopo aver dichiarato quanto sopra, Sarmast ha ufficialmente annunciato di aver trovato Atlantide.


˜˜˜˜˜˜

La mitica Atlantide è stata trovata. O almeno così sostiene un ricercatore americano indipendente, Robert Sarmast, che dice di averla scoperta in fondo al mar Mediterraneo, tra Cipro e la Siria. Secondo Sarmast, un radar sottomarino (sonar) ha permesso di rivelare a 80 chilometri a sudest di Cipro e a 1.500 metri di profondità la presenza di costruzioni umane, tra cui un muro di tre chilometri e delle scalanature.

Descritta dal filosofo greco Platone, Atlantide sarebbe stata sommersa nel 9.500 avanti Cristo in seguito a un cataclisma. "Abbiamo trovato da 60 a 70 punti che corrispondono perfettamente alla descrizione dettagliata fatta da Platone di Atlantide. La corrispondenza tra le dimensioni, le coordinate fornite dal nostro sonar e le descrizioni di Platone sono così perfette che se non è Atlantide è allora la più grande coincidenza del mondo" ha commentato il ricercatore durante una conferenza stampa nel porto cipriota di Limassol. "Non possiamo fornire oggi prova tangibile sotto forma di mattoni o di malta, perché sono sotto diversi metri di sedimenti a 1.500 metri di profondità, ma le prove sono comunque irrefutabili" ha aggiunto Robert Sarmast.

Questo architetto, di formazione originaria di Los Angeles, di 38 anni di età, si dedica da due anni e mezzo alla ricerca della leggendaria città. "Speriamo che le spedizioni future permettano di setacciare i sedimenti e di portare prove materiali" ha detto.

Il capo dei servizi archeologici del governo cipriota, Pavlos Flourentzos, ha sottolineato che "prove ulteriori sono necessarie". "Il mito di Atlantide esiste da secoli e si ritiene generalmente che si trovasse, se è mai esistito, da qualche parte nell'Oceano Atlantico, da cui il suo nome. Ma città e civiltà antiche del Mediterraneo, come la civiltà minoica di Creta, sono scomparse in seguito a catastrofiche eruzioni vulcaniche o a terremoti. Atlantide è forse esistita nella nostra regione" ha aggiunto Flourentzos.


Da www.tg.com
( http://www.tgcom.it/mondo/articoli/articolo229403.shtml )


http://digilander.libero.it/danko77/atlantide/atlan35013.jpg


Ma, secondo un esperto tedesco, i presunti resti di Atlantide sarebbero solo banali vulcani.

Naitmer
18-11-04, 00:39
In Origine Postato da cciappas
SIETE ARRETRATI PERCHè SECONDO I PIù RECENTI STUDI ATLANTIDE, dovrebbe essere la sardegna.
ai tempi dei tempi le colonne d'ercole erano siutuate nello stretto tra sicilia e l'africa .
aggiornatevi

Sei propio un boccalone, te le bevi tutte, come sul comunismo. Il libro di frau è una gran cazzata tanto per far soldi con gli ingenui come te, inoltre smentito da pittau. Se poi per te il parere di frau conta più di un pittau (da cui frau ha gli studi per il suo libro, ma non lo ha mai citato), allora complimenti.

romanamente

Banditore (POL)
16-01-05, 16:10
do il mio piccolo contributo...

Da qui in poi inizia la storia di Atlantide.
Per quanto riguarda i nomi dei personaggi, noi non disponiamo dei nomi originali dei personaggi atlantidei, ma solo di traduzioni di Solone dall'Egiziano al Greco, che potrebbero essere anche imprecise. Inoltre i nomi egiziani a loro volta sono stati tradotti e quindi i nomi potrebbero non essere conformi agli originali.





Questa lunga narrazione cominciava allora press'a poco così. Come si è detto prima, gli dei si divisero a sorte tutta la terra, ottenendo chi grandi, chi piccole parti, e vi stabilirono per se' templi e sacrifici. Così anche Poseidone, avendo sortito l'isola Atlantide, collocò in un luogo dell'isola i figli avuti da donna mortale. Questo era il luogo: presso il mare, ma nel mezzo dell'isola, v 'era una pianura, che si dice essere stata la più bella di tutte le pianure e abbastanza feconda. Presso la pianura, nel mezzo, a distanza di circa cinquanta stadi, v'era un monte basso da ogni parte. Vi abitava uno di quegli uomini, che colà da principio erano nati dalla terra, un certo Evenore, con la moglie Leucippe. Essi generarono una sola figlia, Clito.
In principio nell'Isola di Atlantide sembra essere abitata da una coppia primigenia, ma non si può escludere che ci fossero altri uomini, poiché Platone non lo specifica.
Quando la fanciulla fu in età da marito, la madre e il padre morirono, e Poseidone, preso d'amore, giacque con essa: e per ben fortificare il colle, in cui quella abitava, lo spezzò d'ogni intorno, e vi pose alternativamente cinte minori e maggiori di mare e di terra, due di terra e tre di mare, che quasi descrisse il cerchio dal centro dell'isola, ponendole ad egual distanza per ogni parte, cosicché non vi fosse accesso per gli uomini: perché a quel tempo non v'erano ancora navi né navigazioni.
Qui si descrive la nascita della capitale di Atlantide, il cui nome in verità è sconosciuto. Comunque la tradizione vorrebbe chiamarla Posedia o Poseidonia o persino Cerne.
Qui ci riferiamo a tempi antichissimi, quando ancora la civiltà non esisteva. Viviamo nel periodo in cui uomini e dei vivevano assieme.
È l'inizio dell'Età dell'oro!
Egli, come dio, ornò facilmente la nuova isola formata nel mezzo: vi derivò dal suolo due sorgenti d'acqua, l'una che scorreva calda, l'altra che scorreva fredda, e fé produrre alla terra nutrimento svariato e sufficiente. Avendo procreato cinque coppie di figli maschi, gli allevò e, divisa tutta l'isola Atlantide in dieci parti, die' al primo dei figli più grandi la materna abitazione e il possesso circostante, ch'era il più grande e il più bello, e lo fece re degli altri: stabilì come sovrani anche gli altri fratelli, e a ciascuno diè l'impero di molti uomini e di molta terra. La fonte calda deriva sicuramente da un'attività vulcanica dell'isola. Inoltre, il fatto che Atlantide producesse una grande quantità di cibo attraverso l'agricoltura potrebbe far pensare a un suolo vulcanico, molto ricco di sostanze nutritive per le piante. E impose i nomi a tutti, e prima al più grande e re, dal quale tutta l'isola e il mare, detto Atlantico, ebbe il nome, perché quello che allora regnò per il primo fu chiamato Atlante. Il suo gemello e nato dopo di lui, a cui era toccata l'estrema parte dell'isola verso le colonne d'Ercole, presso quella regione che ora in quel tratto è detta Gadirica, ebbe il nome greco di Eumelo, che nella loro lingua si dice Gadiro: e dal suo nome poté denominarsi quella contrada. Quelli del secondo parto, li chiamò l'uno Anfere, l'altro Evemone; quelli del terzo, il primo nato Mneseo, quello nato dopo Autoctono; quelli del quarto, il primo Elasippo, l'altro Mestore: a quelli del quinto, al primo fu posto nome Azae, al secondo Diaprepe. Atlante non è da identificarsi esattamente con il gigante omonimo figlio di Giapeto e di Climene (oppure Asia), ma comunque alcuni aspetti della vita dell'eroe sono interessanti: secondo la mitologia si trova nell'estremo occidente, nel paese delle Esperidi. Zeus lo condannò a reggere sulle spalle il cielo, dopo la vittoria sui giganti. Da questa leggenda vennero denominati i monti marocchini d'Atlante (Erodoto fu il primo a dare questo nome a questa catena montuosa).
Per quanto riguarda gli altri figli, tranne Azae e Diaprepe, si ritrovano nella mitologia omerica e greca, ma si riferiscono ad altri personaggi. Comunque sappiamo che successivamente Diaprepe venne avvicinato al mito delle Esperidi, le quali sono prossime al mito di Atlante. Inoltre sappiamo grazie a Plinio il Vecchio ed Avieno che esiste una città chiamata Gadir in Africa.
Tutti questi e i loro discendenti per molte generazioni vi abitarono, dominando su molte altre isole di quel mare, e inoltre imperando alle genti di qua, come anche prima fu detto, fino all'Egitto e alla Tirrenia. La stirpe di Atlante fu numerosa e onorata, e tramandando sempre il re più vecchio il regno al maggiore dei figli, lo conservavano per molte generazioni, e possedevano tanta copia di ricchezza, quanta non ne fu mai per l'innanzi in alcuna dominazione di re, né mai facilmente sarà nell'avvenire, e avevano accumulato tutto quello che nella città e nella rimanente regione occorreva accumulare.
L'isola quindi si regge in modo giusto e possiede un impero marittimo molto esteso. Questa potenza politica permette ad Atlantide di essere un paese molto ricco e senza alcun bisogno di importare materie prime. Quindi i dieci re di Atlantide si passavano di padre in figlio il potere, ma il re principale rimaneva sempre quello discendente di Atlante.
Una curiosità: Claudio Eliano nell'opera "La natura degli animali" ci descrive una particolarità dell'abbigliamento dei re di Atlantide:
Secondo una diceria diffusa presso la gente che abita le rive dell'Oceano, gli antichi re dell'Atlantide, nati dalla stirpe di Poseidone, portavano sul capo le bende che si vedono attorno alla testa dei montoni marini (forse è identificabile con l'Orca Gladiator): esse erano l'emblema della loro autorità, le loro mogli, cioè le regine, portavano invece dei riccioli come segno del comando.
Molte cose in grazia della loro potenza venivano ad essi dal di fuori, moltissime ne forniva l'isola stessa per le necessità della vita, e in primo luogo tutte le sostanze solide e fusibili, che si scavano dalle miniere: e quel metallo che ora solo si nomina, allora era più che un nome, l'oricalco, che in molti luoghi dell'isola si scavava dalla terra, ed era a quel tempo il più prezioso dopo l'oro .L'isola era ricca di metalli e ve ne erano di ogni tipo, ma il più famoso e misterioso era l'oricalco. Non si sa di preciso quale tipo di metallo sia, ma sono state avanzate alcune ipotesi. Secondo un passo di Filopono, l'oricalco era in realtà l'ottone. Secondo altri era una lega di bronzo simile all'oro, formata da rame e da piccole parti di stagno, piombo e zinco. E quanto appresta la selva all'opera dei legnaiuoli, tutto produceva l'isola in abbondanza, e Così nutriva a sufficienza animali mansueti e selvaggi. V'era in essa anche grandissima quantità d'elefanti: perché per gli altri animali, quanti pascolano nelle paludi, nei laghi e nei fiumi, e quanti sui monti e sui campi, per tutti v'era pascolo abbondante, e Così anche per quest'animale, ch'è il più grande e il più vorace. L'isola possiede inoltre una grande quantità di fauna. E' fatta menzione dell'elefante: potremmo quindi supporre che nell'epoca dell'isola Atlantide ci potessero essere dei mammut (che vivevano proprio nel periodo dell'ultima glaciazione ai tempi di Atlantide) piuttosto che elefanti. Inoltre quanti profumi la terra ora fornisce di radici o d'erba o di legna o di succhi stillati dai fiori o dai frutti, tutti questi allora produceva e forniva bene. Così i frutti molli o duri, che ci servono di nutrimento, e quelli che usiamo per cibo e che chiamiamo legumi, e i frutti legnosi, che ci danno bevande, alimenti e unguenti, e i frutti scorzuti che, usati per gioco e diletto, difficilmente si ripongono, e quelli che come eccitanti contro la sazietà poniamo nelle seconde mense per compiacere allo stomaco stanco, tutti questi frutti quella sacra isola, che allora stava sotto il sole, produceva belli e meravigliosi e infiniti di numero.
La stessa vegetazione atlantidea forniva ogni genere di cibo per il sostentamento. Concludendo possiamo dire che in condizioni così ottimali, la civiltà sarebbe prosperata facilmente in una tale isola, possedendo gran parte delle risorse necessarie per l'uomo.
Prendendo dunque tutte queste cose dalla terra, costruirono templi, regge, porti, arsenali, e abbellirono la rimanente regione in quest'ordine. Anzitutto le cinte di mare, che stavano intorno all'antica metropoli, le congiunsero con ponti, formando una via tra il di fuori e la reggia. Avevano eretto subito fin da principio la reggia in questa sede del dio e degli antenati, e i re, ricevendola l'uno dall'altro, vieppiù l'adornavano, e ciascuno cercava di superare sempre, per quant'era possibile, il predecessore, finche' si formo' un'abitazione stupenda a vedere per la grandezza e la bellezza delle opere.
La ricchezza e la potenza atlantidea avevano permesso agli abitanti dell'isola di svilupparsi enormemente e di permettere la costruzione di imponenti edifici. La stessa reggia deve essere stata un continuo cantiere, poiché ogni re voleva lasciare una propria impronta a testimonianza della propria gloria. La reggia era il centro in cui gravitava tutta la società atlantidea, e quindi era il miglior edificio per lasciare in modo tangibile il ricordo di se stessi.
Infatti, cominciando dal mare, condussero fino all'ultima cinta (la prima venendo dal mare ) una fossa larga tre peltri, profonda cento piedi, lunga cinquanta stadi, e con essa diedero accesso alle navi dal mare fino a quella cinta, come in un porto, allargandone la bocca in modo che potessero entrarvi le navi più grandi. E le cinte di terra, che separavano quelle di mare, le perforarono lungo i ponti tanto che potesse passarvi una trireme alla volta, e le ricopersero con tetti di modo che la navigazione si compisse di sotto: perché gli orli delle cinte terrestri si elevavano abbastanza sopra il mare. Ma la più grande delle cinte, con la quale comunicava il mare, era larga tre stadi (532,8 metri), e quella successiva di terra era uguale ad essa: delle due cinte seguenti, la marittima era larga due stadi (355,2 metri ), la terrestre era uguale alla marittima precedente: infine d'uno stadio (177,60 metri ) era quella che circondava l'isola nel mezzo.
Un peltro (=100 piedi) corrisponde a 29,60 metri, e uno stadio equivale a 177,60 metri. La città di Atlantide era organizzata su anelli di terra e d'acqua su cui avvenivano gli scambi commerciali e tutti i più importanti affari e incontri. Il porto deve essere stato frequentato da migliaia di marinai provenienti dalle Americhe, da altre isole dell'Atlantico, dal Mediterraneo e dall'Africa. Atlantide era una sorte di ponte commerciale tra i territori che si affacciano sulla costa occidentale dell'Atlantico e coloro che vivono nella parte orientale. La fossa nella quale passavano le imbarcazioni era lunga 8 km e 880 metri, larga 88,8 metri e profonda 29,60 metri!
L'isola, in cui stava la reggia, aveva il diametro di cinque stadi (888 metri). Questa d'ogni intorno e le cinte e il ponte largo un peltro (29,60 metri ) li rivestirono da una parte e dall'altra con un muro di pietra, imponendo torri e porte sui ponti lungo tutti i passaggi del mare. E d'ogni intorno sotto l'isola, ch'era nel mezzo, e sotto le cinte di fuori e di dentro tagliarono delle pietre, alcune bianche, altre nere, altre rosse, e Così scavarono nell'interno dell'isola due bacini profondi con la stessa roccia per copertura. E gli edifizi, alcuni ne formarono semplici, altri per diletto con varia mescolanza di pietre, dando a ciascuno la sua giocondità naturale.
La città era ben fortificata e munita di torri. Questo fa ben capire che non era un vero paradiso terrestre, ma piuttosto Atlantide era costantemente in guerra per il predominio politico ed economico. Le pietre bianche, nere e rosse sono colori di pietre tipicamente vulcaniche che sono abbondanti ad Atlantide, essendo isola vulcanica. Sappiamo grazie al Berlitz che: questo particolare accenno alle pietre con cui venivano costruiti gli edifici di Atlantide trova un'inaspettata conferma nei colori prevalenti delle rocce presenti nelle isole Azzorre: anch'esse bianche, nere e rosse.
Inoltre l'isola abbondava grandemente di queste pietre, che costituivano il principale materiale edilizio.
E rivestirono di bronzo, a guisa di vernice, tutto il percorso del muro della cinta esteriore, e spalmarono di stagno liquefatto quello della cinta interiore, e d'oricalco dai riflessi ignei quello della stessa acropoli. Ma la reggia nell'interno dell'acropoli fu costruita Così. Nel mezzo il tempio sacro a Clito e a Poseidone vi era stato lasciato inaccessibile, circondato d'una muraglia aurea: in questo tempio avevano da principio generato e messo alla luce la stirpe dei dieci regoli, cola' ogni anno da parte di tutti i dieci regni si compivano a ciascuno di essi i sacrifizi ordinari. Il tempio di Poseidone era lungo uno stadio (177,60 metri ), largo tre peltri (88,8 metri ), d'altezza proporzionata a queste dimensioni, e con qualcosa di barbarico nell'aspetto. Rivestirono d'argento tutto il tempio al di fuori fuorché' gli acroteri, e d'oro gli acroteri: nell'interno la volta si vedeva tutta d'avorio ed era screziata d'oro e d'oricalco, e tutto il resto delle pareti, delle colonne e del pavimento lo ricopersero d'oricalco. Vi collocarono statue d'oro, e il dio ritto sul carro, auriga di sei cavalli alati, tanto grande che toccava con la testa la volta, e cento Nereidi all'intorno sopra delfini: perché' allora credevano ch'egli ne avesse tante. E v'erano molte altre statue dedicate da privati. Di fuori intorno al tempio stavano le immagini auree di tutti, delle donne e d'ogni discendente dei dieci re, e molte altre grandi offerte di re e di privati o delle stesse città o di quelle straniere, a cui imperavano. L'altare per la grandezza e per l'arte conveniva a questo apparato, e similmente la reggia era conforme alla grandezza dell'impero e all'ornamento del tempio.
La descrizione del tempio a prima vista appare favolosa. In realtà il tempio potrebbe assomigliare ad un tempio greco anche se le misure e i materiali non sono presenti in tali proporzioni nell'arte greca. L'utilizzo copioso di metalli preziosi e la grandezza della statua di Poseidone, dio del mare, rappresenta la ricchezza e la maestosità dell'impero Atlantideo. Inoltre il tentativo di descrivere il tempio non potrebbe aver centrato esattamente il suo obiettivo descrittivo. Infatti l'uomo descrive attraverso gli oggetti e i materiali che conosce e li paragona a cose a lui sconosciute. Ad esempio se un babilonese vedesse un aereo, potrebbe rappresentarlo come un " uccello fiammeggiante" "un carro celeste" od altro ancora. Quindi i materiali potrebbero essere di altro tipo, le statue rappresentanti altri personaggi, ecc. Questo discorso riguardo la descrizione vale per ogni testo che si consulti.
Riguardo alle Nereidi, Pierre Grimal dice: Le Nereidi sono divinità marine, figlie di Nereo e di Doride, e nipoti d'Oceano. [. . . ] Il loro numero è, di solito, di cinquanta; ma talvolta, salgono a cento. La lista delle Nereidi che il Grimal completa sono di 77 Nereidi, che si avvicina di più al numero di Platone. Inoltre l'autore aggiunge che persino le pitture dei vasi nominano ancora altre Nereidi.
Ho voluto precisare la questione del numero delle Nereidi, poiché qualche studioso aveva criticato Platone, sostenendo di ingrandire di proposito il loro numero. Sebbene la tradizione dica che sono 50, Platone, giustamente, ha voluto andare oltre la tradizione e controllare personalmente il vero numero delle Nereidi, che, come abbiamo visto sono di più. Ciò ci assicura più veridicità al testo di Platone, poiché l'autore sembra essere abbastanza critico nei confronti della tradizione.
Avevano due fonti, l'una fredda e l'altra calda, molto copiose e adatte mirabilmente ad ogni uso per il diletto e la virtù delle acque. E vi stabilirono intorno case e piantagioni d'alberi, che amano l'umidità, e anche vasche, quali a cielo scoperto, quali invernali e coperte per i bagni caldi, da una parte quelle del re, da un'altra quelle dei cittadini, altrove quelle delle donne, altrove ancora quelle dei cavalli e delle altre bestie da soma, dando a ciascuna l'ornamento adatto. L'acqua corrente la conducevano nel bosco di Poseidone, che per la fecondità della terra aveva alberi d'ogni genere, di bellezza e altezza meravigliosa, e parte ne derivavano nelle cinte esteriori mediante canali lungo i ponti.
Qui Platone continua la descrizione della bellezza della città, divenuta così ricca in seguito a lotte e guerre per lo sviluppo dell'impero Atlantideo.
Ivi erano stati costruiti molti templi consacrati a molte divinità, molti giardini e ginnasi, alcuni per gli uomini, altri per i cavalli in disparte in ciascuna delle due cinte che formavano come delle isole: e oltre gli altri v'era nel mezzo della maggiore delle isole un ippodromo scelto per essi, largo uno stadio, e nella sua lunghezza per tutto il giro dell'isola era lasciato alla gara dei cavalli. Intorno a questo, dall'una parte e dall'altra v'erano caserme destinate alla moltitudine degli armati: ai più fedeli era stato assegnato il presidio della cinta più piccola e più vicina all'acropoli, ma ai più insigni di tutti per fede erano state date abitazioni dentro l'Acropoli presso gli stessi re. Gli arsenali erano pieni di triremi e di tutti gli apparecchi necessari alle triremi, tutti in buon ordine. E Così era disposta l'abitazione dei re.
A quanto dice Platone gli Atlantidei erano politeisti o comunque enoteisti. Propenderemmo più per un ipotesi enoteista. Infatti il dio principale è Poseidone (non è comunque detto che il dio principale degli Atlantidei fosse il dio del mare. Vedi il discorso sulla descrizione. ) e gli altri dei potrebbero solamente essere le manifestazioni della divinità (come una sorta di santi).
Il fatto che esistano caserme ed arsenali confermano l'ipotesi di un'Atlantide costantemente in guerra. Inoltre tanta moltitudine di armati nella città potrebbe far pensare ad un regime tirannico.
Ma di la' dei tre porti esteriori cominciava dal mare un muro circolare, distante per ogni parte cinquanta stadi (8880 metri) dalla più grande cinta e dal più grande porto, e ritornava nello stesso punto presso la bocca della fossa situata presso il mare. Tutto questo luogo conteneva molte e frequenti abitazioni, e il canale e il porto più ' grande eran pieni di navigli e di mercanti che venivano da ogni parte del mondo e sollevavano giorno e notte clamore e tumulto vario e strepito per il loro gran numero.
Quindi il raggio della città di Atlantide era di circa: 11 Km e 278 metri! Qui si conclude la descrizione della città. Ora si passa a quella della restante regione dell'isola di Atlantide.
Dunque ora ho riferito press'a poco quanto allora si diceva della città e dell'antica abitazione, ma occorre che teniamo di ricordare qual fosse la natura della restante regione e il suo ordinamento. Si diceva primamente che tutto il luogo fosse molto alto e scosceso dalla parte del mare, e tutt'intorno una pianura circondasse la città, e questa pianura, cinta in giro da monti discendenti fino al mare, fosse liscia e uniforme e tutta oblunga, di tremila stadi da una parte e di duemila dal mare fino al centro.
2000 stadi=355200 metri=355,200 Km
3000 stadi=532800 metri=532,800 Km
Area della pianura: 189250,56 Km2
Questo tratto di tutta l'isola era volto a mezzodì' e riparato dai venti di settentrione. I monti che lo cingevano si diceva che superassero per numero, grandezza e bellezza tutti quelli ora esistenti, e chiudevano tra loro molti villaggi, ricchi d'abitanti, e fiumi e laghi e prati, che fornivano nutrimento sufficiente a tutti gli animali domestici e selvaggi, e selva copiosa e svariata, che porgeva materiale abbondante a tutti i lavori in generale e a ciascuno in particolare. Così dunque questo piano era stato fatto da natura e dall'opera di molti re in molto tempo. Era esso un quadrangolo per la maggior parte retto e oblungo, e dove veniva meno, lo rendeva dritto una fossa scavata all'intorno. Non è credibile quel ch'è stato tramandato sulla profondità e larghezza e lunghezza di questa fossa, che cioè, come opera umana, avesse oltre al restante lavoro tali dimensioni ; pero' bisogna dire quel che abbiamo udito. Era stata scavata con la profondità di un peltro (29,60 metri )con larghezza d'uno stadio (177,60metri) in ogni punto, ed essendo condotta per tutta la pianura ne conseguiva che ne avesse la lunghezza di diecimila stadi (1776Km). Riceveva i corsi d'acqua, che scendevano dalle montagne, e girando intorno la pianura raggiungeva d'ambo le parti la città, donde andava a versarsi nel mare. Dalla parte superiore di questa fossa canali larghi circa cento piedi (29,6 metri ), dopo aver tagliato in linea retta il piano, ritornavano ad essa presso il mare, e distavano cento stadi (17,76 Km) gli uni dagli altri. Per essa trasportavano i materiali dai monti nella città e gli altri prodotti delle stagioni su navi, perché scavando trasversalmente passaggi navigabili avevano messo in comunicazione i canali tra loro e con la città. E due volte all'anno raccoglievano i frutti della terra, giovandosi d'inverno delle piogge e bagnando d'estate i prodotti della terra con le acque dei canali.
Atlantide era protetta da una massiccia catena montuosa dai venti del nord il che rendeva il clima così mite. Atlantide disponeva di un efficientissimo sistema di irrigazione e di canali così grandi che anche Platone stenta a crederci! Atlantide potrebbe definirsi la Venezia del passato!
In quanto alla moltitudine degli uomini che nel piano erano utili alla guerra, era stato stabilito che ogni divisione presentasse un capo, e la grandezza d'ogni divisione era di cento stadi (3,15 Km2 circa), e tutte le divisioni erano sessantamila (189000 Km2 circa). Ma il numero dei montanari e di quelli della restante regione si diceva che fosse infinito, e secondo le località e i villaggi furon distribuiti tutti in queste divisioni e aggregati ai loro capi. Era stabilito che ogni capo fornisse per la guerra la sesta parte d'un carro di guerra fino a formarne diecimila, e due cavalli con cavalieri, e inoltre una coppia di cavalli senza carro, che avevano un combattente armato di piccolo scudo e un auriga oltre il cavaliere di ciascun cavallo, e poi due opliti, due arcieri e due frombolieri, tre armati alla leggera, tre scagliatori di pietre e tre di giavellotti, e quattro marinai per riempire mille e duecento navi. Tale era l'ordinamento delle forze militari nella provincia del re supremo: in ciascuna delle altre nove era diverso, ma sarebbe lungo riferirlo.
La superficie di Atlantide, ai tempi della distruzione (perché Platone si riferisce proprio al periodo in cui avvenne il grande scontro con Atene), a nostro avviso non doveva essere molto superiore della superficie della pianura. Pensiamo quindi che fosse circa i due terzi della superficie italiana (301277 Km2).
L'organizzazione militare appare abbastanza antica e vicina all'antichità di Platone. Tuttavia potrebbe riguardare sempre lo stesso discorso della descrizione.
Le magistrature e le cariche erano state Così ordinate da principio. Ciascuno dei dieci re nella sua provincia e città sovrastava agli uomini e al maggior numero delle leggi, punendo e uccidendo chiunque egli volesse.

Segue quinta parte



Nota: Platone ed Atlantide: l'inizio del più grande enigma archeologico dell'umanità
di Axel Famiglini

tratto da: http://www.portaledoriente.it/modules.php?name=News&file=article&sid=153

Silvia
16-01-05, 19:11
Grazie, un contributo molto interessante. :)



"… Essa, staccata interamente dal resto del continente, giace allungandosi fino al mare come la punta di un promontorio; il bacino di mare che la comprende sprofonda rapidamente da ogni parte. Essendoci dunque stati molti e terribili cataclismi in questi novemila anni - perché tanti sono gli anni che intercorrono da quel tempo fino a oggi - la parte di terra che in questi anni e in tanti accidenti si è staccata dalle alture non accumulava sedimenti di terra di una certa consistenza, come in altri luoghi e, scivolando giù in un processo continuo tutt'intorno, scompariva nella profondità del mare; dunque, come avviene nelle piccole isole, a confronto con ciò che c'era a quel tempo, le parti che oggi restano sono come ossa di un corpo che è stato colpito da una malattia, perché la terra intorno, ciò che di essa era grasso e molle, è scivolata via, ed è rimasto soltanto, della regione, l'esile corpo. A quel tempo invece, quando era integra, aveva per monti colline e levate e ricche di terra grassa, le pianure oggi dette di Felleo, e sui monti aveva vasti boschi, dei quali sussistono testimonianze visibili ancora oggi…"

Platone, Crizia

Banditore (POL)
12-02-05, 02:53
Se ne parla anche qui sul forum Scampoli d'Arte

http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&postid=1860323#post1860323