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Österreicher
21-11-02, 15:46
Da Avvenire del 19/11/02

Altro che «il Papa di Hitler» o dei «silenzi» sui lager: «Qualsiasi lettura onesta e completa delle fonti dimostra che il Pontefice fu un tenace critico del nazismo» Così uno storico di fede giudaica difende Pacelli «Stranamente tutti coloro che calunniano sono ex preti o cristiani usciti dalla Chiesa. Ma
nuovi documenti provano che il Führer diffidava della Santa Sede proprio perché nascondeva i rabbini» «Quasi nessuno dei libri anti Roma riguarda l'Olocausto, il vero tema è un dibattito interno al cattolicesimo L'opera papale non merita biasimo ma ringraziamenti»


Di David G. Dalin

Negli ultimi 18 mesi sono apparsi 9 libri che riguardano Pio XII. Poiché 4 di questi libri sono in difesa del Papa e due si occupano di Pio XII solo all'interno di un ampio attacco contro il cattolicesimo, l'insieme può sembrare equilibrato. In realtà, leggendoli tutti si deve concludere che i difensori di Pio XII portano le argomentazioni più valide. Ciò nonostante, sono i libri che calunniano il Papa ad aver ricevuto la maggior attenzione, particolarmente Il Papa di Hitler, un libro ampiamente recensito e lanciato sul mercato con l'annuncio che Pio XII è stato «il più
pericoloso uomo di Chiesa della storia moderna», senza il quale «Hitler non sarebbe mai stato (...) capace di andare avanti». Il «silenzio» del Papa sta diventando una certezza sempre più fermamente radicata nei media americani: «L'innalzamento, da parte di Pio XII, degli interessi propri del cattolicesimo a l di sopra della coscienza cattolica è stato il punto più
basso nella storia del cattolicesimo moderno», ha osservato in modo quasi incidentale il New York Times, recensendo Constantine's Sword di James Carroll. Curiosamente, quasi tutti coloro che oggi si collocano su questa linea - dagli ex seminaristi John Cornwell e Garry Wills, all'ex prete James Carroll - sono cattolici o usciti dalla Chiesa o critici nei suoi confronti. Per i leader ebrei di una generazione precedente la campagna contro Pio XII
sarebbe stata causa di forte sorpresa. Durante e dopo la guerra molti ebrei famosi - Albert Einstein, Golda Meir, Moshe Sharett, il rabbino Isaac Herzog e innumerevoli altri - espressero pubblicamente la loro gratitudine a Pio XII. Nel suo libro del 1967 Three Popes and the Jews, il diplomatico Pinchas Lapide, che fu console israeliano a Milano e intervistò italiani sopravvissuti all'Olocausto, dichiarò che Pio XII «fu di valido aiuto nel salvare
almeno 700.000, ma probabilmente non meno di 860.000 ebrei da morte certa
per mano nazista». Ciò non significa dire che Eugenio Pacelli - il potente uomo di Chiesa che
operò come nunzio in Baviera e Germania dal 1917 al 1929, in seguito come segretario di Stato presso il Vaticano dal 1930 al 1939, prima di diventare Papa Pio XII sei mesi prima che iniziasse la seconda guerra mondiale - fosse amico degli ebrei così come lo è stato Giovanni Paolo II. Né significa dire che Pio XII ebbe in definitiva successo come difensore degli ebrei. Malgrado i suoi disperati sforzi per mantenere la pace, la guerra iniziò e,
nonostante le sue proteste contro le atrocità tedesche, si realizzò la carneficina dell'Olocausto. Anche se con il vantaggio di chi giudica a cose avvenute, uno studio attento rivela che la Chiesa cattolica sciupò delle occasioni per influenzare gli eventi, sbagliò nel dare pieno credito alle intenzioni naziste e fu contaminata in alcuni suoi membri da un superficiale
antisemitismo che avrebbe portato a tollerare - e, in alcuni casi raccapriccianti, a sostenere - l'ideologia nazista. Ma rendere Pio XII un bersaglio per il nostro sdegno morale contro il
nazismo ed annoverare il cattolicesimo tra le istituzioni delegittimate dall'orrore dell'Olocausto significa venir meno al compito di comprendere la storia. Quasi nessuno degli ultimi libri su Pio XII e l'Olocausto riguarda realmente Pio XII e l'Olocausto. Il vero tema risulta essere una discussione interna al cattolicesimo circa il senso della Chiesa oggi, dove l'Olocausto
diviene semplicemente il bastone più grosso di cui i cattolici progressisti possono disporre per usarlo come arma contro i tradizionalisti. Un dibattito teologico circa il futuro del Papato è ovviamente qualcosa in cui i non cattolici non dovrebbero coinvolgersi troppo profondamente. Ma gli ebrei, quali che siano i loro sentimenti riguardo la Chiesa cattolica, hanno il dovere morale di rifiutare ogni tentativo di strumentalizzare l'Olocausto e di utilizzarlo in modo fazioso all'interno di tale dibattito. E ciò particolarmente quando tale tentativo denigra le testimonianze dei sopravvissuti all'Olocausto ed estende alle persone sbagliate quella condanna che spetta a Hitler ed ai nazisti. In risposta ai nuovi attacchi a Pio XII, vari studiosi ebrei si sono
espressi chiaramente nel corso dell'ultimo anno. Sir Martin Gilbert ha dichiarato a un intervistatore che Pio XII merita ringraziamenti e non biasimo. Michael Tagliacozzo, la massima autorità nella comunità ebraica romana durante l'Olocausto, ha aggiunto: «Sulla mia scrivania in Israele ho una cartella dal titolo Calunnie contro Pio XII (...). Senza di lui molti
dei nostri non sarebbero vivi». Richard Breitman (il solo storico autorizzato a studiare gli archivi dello spionaggio americano durante la seconda guerra mondiale) ha osservato che documenti segreti provano in che misura «Hitler diffidasse della Santa Sede perché nascondeva gli ebrei». Ciò nonostante, il libro di Lapide del 1967 rimase il più autorevole studio di un ebreo sull'argomento e, nei 34 anni trascorsi dalla sua stesura, molto
materiale si è reso disponibile negli archivi vaticani ed altrove. Nuovi centri di storia orale hanno raccolto un'impressionante mole di interviste a sopravvissuti dell'Olocausto, cappellani militari e civili cattolici. Dati i recenti attacchi è giunto il momento per una nuova difesa di Pio XII poiché, malgrado le affermazioni contrarie, le migliori prove storiche confermano
sia che Pio XII non rimase in silenzio sia che quasi nessuno in quegli anni pensò ciò di lui.
Nel gennaio 1940, per esempio, il Papa diede istruzione alla Radio Vaticana di rivelare «le spaventose crudeltà proprie di una barbara tirannide» che i nazisti stavano infliggendo agli ebrei e ai cattolici polacchi. Riferendo della trasmissione la settimana successiva, il Jewish Advocate di Boston la elogiò perché era «un'esplicita denuncia delle atrocità tedesche nella
Polonia nazista, viste come un affronto alla coscienza morale dell'umanità». Il New York Times affermò nel suo editoriale: «Ora il Vaticano ha parlato, con un'autorità che non può essere messa in questione, e ha confermato i peggiori indizi di terrore che sono emersi dalle tenebre polacche». In Inghilterra, il Manchester Guardian proclamò la Radio Vaticana «il più energico difensore della torturata Polonia». Qualsiasi lettura onesta e completa delle fonti dimostra che Pio XI I fu un tenace critico del nazismo. Un'accurata indagine su Pio XII giungerebbe, credo, a conclusioni esattamente opposte a quelle di Cornwell: Pio XII non fu il Papa di Hitler, ma il Papa che sostenne gli ebrei più da vicino e nel momento in cui ciò era veramente importante.