Montebardosu
23-11-02, 23:03
La storia di un paese non comincia ieri e finisce oggi, ma esse è rappresentata dal concatenarsi di episodi, anche discontinui ma non slegati fra loro, nei quali è possibile inseguire un filo logico che ci porta fino ad oggi.
La piccola premessa l'ho voluta fare perché comincerò da molto lontano nel tempo, per commentare le vili azioni degli italiani in Sardegna.
In Sardegna è a tutti noto che esiste una strada che, partendo da Cagliari percorre il graben campidanese verso nord e, suèerato l'altopiano basaltico detto "di Campeda", corre spedita verso Sassari e Porto Torres.
Tale strada, che porta il nome di SS 131, è sicuramente preromana (punico-cartaginese?), è stata migliorata, come fondo e come percorso, dai Romani, è rimasta priva di seri interventi durante l'epoca "giudicale" quando Pisa e Genova si accapigliavano per contendersi l'influenza dell'isola, lo stesso regno d'Arborea, impegnato ad impedire le velleità pisano-genovesi e poi quelle più solide degli aragonesi, non vi effettuò interventi di rilievo. Costituito da Pietro d'Aragona, dopo sanguinosa resistenza, anche il Regno di Sardegna, il territorio venne diviso in feudi ed allora, altro che strade! La politica di rapina ai danni del popolo sardo non cessò, anzi posssiamo dire che mentre la Spagna mitigava il suo disinteresse in una terra povera volgendo attenzioni ben più pressanti alle colonie americane e mondiali, quando vennero i Savoia a cingere la immeritata e non voluta corona del Regno di Sardegna, la loro fame e avidità li portò a rastrellare tutto ciò che potevano, appoggiandosi agli altrettanto affamati feudatari.
La Sardegna ricorda come una breve epopea di gloria il fatto di aver costretto il viceré, la sua corte e tutti gli italiano-piemontesi a lasciare, nel giro di un giorno l'isola e, successivamente, i moti rivoluzionari tendenti ad abolire il feudalesimo e, forse non iroppo decisamente, a proclamare la Repubblica Sarda.
In seguito a tali fatti, i Savoia tornarono avvelenati e assetati di vendetta. Il conduttore dei moti rivoluzionari, Giovanni Maria Angioy, dovette riparare in esilio a Parigi, dove si spense amareggiato per la sorte della sua patria, mentre centinaia di patrioti vennero catturati, anche con l'aiuto di malviventi alla macchia, processati sommariamente ed impiccati, la loro testa spiccata dal corpo ed esposta sulle mura delle città, i loro corpi bruciati e le ceneri sparse al vento.
Tanto per renderci conto del periodo, andiamo dal 1794 al 1812 ed i "sovrani" erano Carlo Emanuele IV, Vittorio Emanuele I, Carlo Felice e suo fratello Conte di Moriana, il marchese Vivalda, vicerè e i boia giudici Valentino e Valentino Pilo.
Questa storia è ignorata dai sardi, molti archivi di processi e di distruzione di paesi sono stati bruciati, i nostri "eroi" devono essere per forza Mazzini, Garibaldi, Cavour, Cesare Battisti, Damiano Chiesa (ma l'avete visto il forum trentino-altoatesino?).
Bene, il sovrano Carlo Felice, che ad un certo punto voleva lasciare traccia di sé, poiché la trasversale sud-nord rivestiva interessi militari e anche commerciali per i colonizzatori genovesi e piemontesi, ne fece razionalizzare il percorso e la nominò "Strada statale Carlo Felice", ponendo al suo inizio a Cagliari in piazza Yenne, un suo monumento in cui veste i panni di un imperatore romano!
Tre settimane fa i militanti di Sardigna Natzione hanno presentato un'iniziativa che tendeva a ricordare i martiri della nostra libertà e a deligittimare l'intitolazione della strada a Carlo Felice, sovrano pezzente e assassino. Ogni cavalcavia che attraversa la 131 è stato munito, da una parte e dall'altra, di una bella targa in ceramica intestata ad un patriota, fra quelli che più hanno patito le persecuzioni italo-piemontesi.
Cosa è successo? Che una notte, tre giorni dopo, "ignoti" hanno asportato e distrutto tutte le targhe lungo tutti i 220 chilometri di strada.
La vostra Italia, il Vostro Stato ha paura della storia. Guardate che non è solo la nostra di storia ad essere mistificata!
Ho dovuto correre nel riassumere gli avvenimenti, ma spero di essermi fatto capire bene. E' una vigliaccheria di stato offendere i morti e celebrare solo quelli che ci fanno comodo!
La piccola premessa l'ho voluta fare perché comincerò da molto lontano nel tempo, per commentare le vili azioni degli italiani in Sardegna.
In Sardegna è a tutti noto che esiste una strada che, partendo da Cagliari percorre il graben campidanese verso nord e, suèerato l'altopiano basaltico detto "di Campeda", corre spedita verso Sassari e Porto Torres.
Tale strada, che porta il nome di SS 131, è sicuramente preromana (punico-cartaginese?), è stata migliorata, come fondo e come percorso, dai Romani, è rimasta priva di seri interventi durante l'epoca "giudicale" quando Pisa e Genova si accapigliavano per contendersi l'influenza dell'isola, lo stesso regno d'Arborea, impegnato ad impedire le velleità pisano-genovesi e poi quelle più solide degli aragonesi, non vi effettuò interventi di rilievo. Costituito da Pietro d'Aragona, dopo sanguinosa resistenza, anche il Regno di Sardegna, il territorio venne diviso in feudi ed allora, altro che strade! La politica di rapina ai danni del popolo sardo non cessò, anzi posssiamo dire che mentre la Spagna mitigava il suo disinteresse in una terra povera volgendo attenzioni ben più pressanti alle colonie americane e mondiali, quando vennero i Savoia a cingere la immeritata e non voluta corona del Regno di Sardegna, la loro fame e avidità li portò a rastrellare tutto ciò che potevano, appoggiandosi agli altrettanto affamati feudatari.
La Sardegna ricorda come una breve epopea di gloria il fatto di aver costretto il viceré, la sua corte e tutti gli italiano-piemontesi a lasciare, nel giro di un giorno l'isola e, successivamente, i moti rivoluzionari tendenti ad abolire il feudalesimo e, forse non iroppo decisamente, a proclamare la Repubblica Sarda.
In seguito a tali fatti, i Savoia tornarono avvelenati e assetati di vendetta. Il conduttore dei moti rivoluzionari, Giovanni Maria Angioy, dovette riparare in esilio a Parigi, dove si spense amareggiato per la sorte della sua patria, mentre centinaia di patrioti vennero catturati, anche con l'aiuto di malviventi alla macchia, processati sommariamente ed impiccati, la loro testa spiccata dal corpo ed esposta sulle mura delle città, i loro corpi bruciati e le ceneri sparse al vento.
Tanto per renderci conto del periodo, andiamo dal 1794 al 1812 ed i "sovrani" erano Carlo Emanuele IV, Vittorio Emanuele I, Carlo Felice e suo fratello Conte di Moriana, il marchese Vivalda, vicerè e i boia giudici Valentino e Valentino Pilo.
Questa storia è ignorata dai sardi, molti archivi di processi e di distruzione di paesi sono stati bruciati, i nostri "eroi" devono essere per forza Mazzini, Garibaldi, Cavour, Cesare Battisti, Damiano Chiesa (ma l'avete visto il forum trentino-altoatesino?).
Bene, il sovrano Carlo Felice, che ad un certo punto voleva lasciare traccia di sé, poiché la trasversale sud-nord rivestiva interessi militari e anche commerciali per i colonizzatori genovesi e piemontesi, ne fece razionalizzare il percorso e la nominò "Strada statale Carlo Felice", ponendo al suo inizio a Cagliari in piazza Yenne, un suo monumento in cui veste i panni di un imperatore romano!
Tre settimane fa i militanti di Sardigna Natzione hanno presentato un'iniziativa che tendeva a ricordare i martiri della nostra libertà e a deligittimare l'intitolazione della strada a Carlo Felice, sovrano pezzente e assassino. Ogni cavalcavia che attraversa la 131 è stato munito, da una parte e dall'altra, di una bella targa in ceramica intestata ad un patriota, fra quelli che più hanno patito le persecuzioni italo-piemontesi.
Cosa è successo? Che una notte, tre giorni dopo, "ignoti" hanno asportato e distrutto tutte le targhe lungo tutti i 220 chilometri di strada.
La vostra Italia, il Vostro Stato ha paura della storia. Guardate che non è solo la nostra di storia ad essere mistificata!
Ho dovuto correre nel riassumere gli avvenimenti, ma spero di essermi fatto capire bene. E' una vigliaccheria di stato offendere i morti e celebrare solo quelli che ci fanno comodo!