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Harm Wulf
30-11-02, 16:37
Trovare un cielo sulla terra
Al di là di dualismo e nichilismo: un approccio pagano.


Conferenza pronunciata il 15 maggio 1997 in occasione del terzo colloquio del Gruppo d’Orval a Herbeumont dal direttore della rivista Antaios Chistopher Gerard.

Per gentile concessione della rivista di studi politeisti Antaios fondata nel 1959 da Ernst Jünger e Mircea Eliade.
Antaios 168 rue Washington bte 2, B 1050 Bruxelles, Belgique. E-mail: antaios_bru@hotmail.com
Antaios è membro del Centro Mondiale delle Religioni Etniche (CMRE, Vilnius, www.wcer.org)

Signore, Signori, rileggendo i miei appunti, ritrovo una citazione dell’etnologo Michel Leiris, tratta dal suo libro Le ruban au cou d’OIympia (1981), che mi sembra particolarmente adatta al mio intervento: «Trovare un cielo sulla terra». Leiris puntualizza: «L’uomo moderno (...) cerca di fondare la propria ricchezza su quanto il mondo gli dispensa fra alti e bassi. Superficialità, senza dubbio, e pertanto criticabile, ma quanto preferibile alla falsa profondità dell’apparente comprensione globale fornita da una credenza zoppicante».
«Trovare un cielo sulla terra» esprime bene quello che ho voluto indicare nel titolo “ufficiale” forse un po’ scolastico di questa mia chiacchierata: «Al di là di dualismo e nichilismo, un approccio pagano».
Giacché essere Pagano oggi è, a mio avviso, voler superare sia il dualismo delle religioni monoteiste rivelate - che chiamerò per comodità religioni abramiche (Giudaismo, Cristianesimo Islam) - sia il nichilismo, tipico di una modernità singolarmente distruttiva.
Nel precisare «un approccio pagano», ho voluto insistere su un fatto - oggi io mi propongo di presentare soltanto un approccio al paganesimo, nella fattispecie il mio approccio, hic et nunc. Dunque non intendo in nessun modo rappresentare la totalità della corrente neo-pagana contemporanea. Del resto, sono profondamente convinto che esistano tanti approcci al paganesimo quanti sono i Pagani. E questo non è forse nella natura delle cose, dal momento che il tratto caratteristico dei differenti Paganesimi, vecchi o nuovi, europei o no, consiste precisamente in quest’esaltazione dell’infinita pluralità del reale?
Ma vediamo che cos’è in realtà quello che viene chiamato Paganesimo.
Il termine si può prestare a confusioni e malintesi, tanto più che esso è stato forgiato dai suoi avversari. Sono infatti i Cristiani che, nel corso del III e del IV secolo, hanno fatto della parola latina paganus (contadino) una sorta d’insulto.
I Pagani erano allora presentati come degli zoticoni, degli antiquati che rifiutavano - sfrontati! - di convertirsi alla vera fede, quella del Cristo. Ancora ai nostri giorni, il termine “Pagano” è talvolta inteso come sinonimo di “barbaro”, di “rozzo”, e addirittura, presso certuni, di “ateo”. Ora, esso non è niente di tutto questo.
Il Paganesimo che io difendo (per esempio nella mia rivista “Antaios”) è agli antipodi della discutibile esaltazione di chissà quale barbarie o quale culto della forza bruta. Lo scrittore ortodosso russo Vladimir Volkoff parla, in uno dei suoi romanzi, di «nietzscheismo da boy-scout vizioso», espressione che mi sembra assai calzante. Se i Pagani hanno sempre reso omaggi alle forze presenti nell’universo, non si tratta per noi Politeisti, né di un culto della violenza e tantomeno d’idolatria.
Quanto alla presunta rozzezza dei Pagani, mi limiterò a ricordare che da millenni questi ultimi hanno sviluppato metafisiche estremamente raffinate (si pensi ai Presocratici greci alle Upanishad dell’India, alle scuole platoniche, pitagoriche o ermetiche...) e mitologie sontuose di cui l’antropologia strutturale di un Levi-Strauss e il comparatismo di un Dumézil hanno mostrato l’infinita ricchezza. Infine, l’ateismo — non dimentichiamolo — è pressoché sconosciuto nelle società tradizionali. Non parlo qui dell’ateismo di massa, che prolifera nelle nostre società postcristiane. Per questo rimando al libro di Marcel Gauchet sul Cristianesimo come agente del disincanto del mondo (1).
Se dovessi definire (molto) rapidamente il Paganesimo in quanto coerente visione del mondo, direi che esso è fedeltà alla stirpe - considerata nel quadro di una memoria millenari (quella che ci “re-ligat” [ religio, religione, è appunto l’atto del religare, collegare - n.d.t.], che ci unisce ai nostri antenati lontani) - radicamento in un territorio (termine da prendere lato sensu) e apertura all’infinito. Potrei ugualmente parlare di partecipazione attiva al mondo, d’equilibrio ricercato fra microcosmo e macro cosmo.
Il Paganesimo è la religione naturale, la religione della natura e dei suoi cicli, la più antica del mondo perché “nata” - ammesso e non concesso che il mondo sia mai nato - con lui. Lungi dall’essere una fissazione di qualche tipo un po’ bislacco o una nostalgia da letterati fermi a qualche mitica Età dell’Oro, oso affermare che il Paganesimo sta per diventare di nuovo la prima religione del mondo. Infatti, se si considerano gli Induisti, gli Scintoisti, i Taoisti, gli animisti e gli adepti - sempre più numerosi - dei culti precristiani d’Europa o delle Americhe (si pensi alla spettacolare rifioritura dello sciamanesimo nell’ex-URSS), dei culti preislamici (Zoroastriani delle regioni turcofone) e persino pregiudaici (penso in particolare ad un gruppo di Ebrei americani che desidera ritornare ai culti politeisti degli Ebrei), si rischia davvero di arrivare a un totale approssimativo di millecinquecento milioni di persone. Il che ne fa, o ne farà presto, il primo gruppo religioso del pianeta. Due potenze nucleari, l’India e la Cina, sono politeiste - una sotto orpelli modernisti, l’altra sotto orpelli marxisti. In piena Pechino si costruiscono templi taoisti, e l’Induismo è divenuto offensivo, dal momento che missioni indù s’installano ai quattro angoli del mondo.
Per concludere questa breve illustrazione della reale importanza e del carattere non aneddotico del Paganesimo moderno, ricordiamo che il Paganesimo è religione ufficiale dell’Islanda dal 1973, che esso è in parte riconosciuto in Gran Bretagna (ospedali, prigioni eccetera) e negli Stati baltici. In Russia, correnti pagane si sviluppano a velocità vertiginosa, nel bene e nel male, visto e considerato il disastro sociale di questo Paese. Interessarsi al Paganesimo mi sembra dunque pertinente.
Quello che più spesso si rimprovera ai Pagani, antichi e moderni, è il passatismo. E lo stesso rimprovero che veniva mosso dai marxisti a quei poveri pazzi che non consideravano Marx e Lenin come gli orizzonti insuperabili del pensiero. Questo rimprovero - di non essere «nel senso della storia - è del tutto insensato, dal momento che il Paganesimo non ha una visione lineare del tempo, un tempo visto come avanzata costante verso il Progresso (la Parusìa) a partire da un momento ben definito (la nascita del Cristo etc.). Questa concezione segmentata e lineare del tempo c’è estranea.
Noi Pagani concepiamo il tempo come ciclico, proprio come i cicli cosmici (quello solare, per esempio, con equinozi e solstizi). In realtà il Paganesimo è una religione dell’anno, e dunque della verità. Il tempo dei Pagani è quello dell’Eterno Ritorno, simile alla grande Ruota che gira e gira senza posa.
Noi non crediamo né alla creazione né alla fine del mondo. Per noi, non ci sarà apocalisse, ben sì innumerevoli fini di cicli, eternamente ricominciati. Una successione senza inizio né fine di nascite, crescite e declini, di crepuscoli seguiti da rinnovamenti, di cataclismi seguiti da rinascite, in seno a un Ordine (in greco: kosmos) intemporale, in cui uomini e Dei, mortali e Immortali, hanno il loro posto e la loro funzione.
Il mito del Progresso non ci appartiene. Noi non crediamo al senso della storia (concetto totalitario, a mio avviso), alla “fine” del Paganesimo, alla “morte” degli Dei. Di conseguenza, il rimprovero di adorare divinità morte ci lascia indifferenti.
I nostri Dei, le nostre Dee non sono morti, per la semplice ragione che non sono mai nati. Apollo e Dioniso, Cernunno ed Epona, Mithra e Perkunas sono eternamente presenti al nostro fianco. Citiamo Eraclito (framm. 30): «Il mondo di fronte a noi - il medesimo per tutti - non lo fece nessuno degli Dei né degli uomini, ma fu sempre, ed è, e sarà, fuoco sempre vivente, che divampa secondo misure e si estingue secondo misure». Questo breve frammento vecchio di venticinque secoli traduce le linee di fondo del pensiero pagano: eternità del mondo, ciclicità del tempo, comunità dei mortali e degli Immortali...
Se il tempo è lineare, come vorrebbero le teologie giudeo-cristiana e razionalista, il Paganesimo è impensabile, perché “morto”, e scandaloso, perché si muove in direzione contraria al sacrosanto senso della storia.
Ma se, come tutti noi avvertiamo, il tempo è ciclico, la prospettiva muta radicalmente. Il Paganesimo non è mai potuto morire: perché, a immagine e somiglianza delle innumerevoli divinità che popolano i suoi innumerevoli pantheon, esso non è mai nato. Se le sue forme antiche (liturgie, templi...) hanno ceduto il passo ad altre che pure vi si sono largamente ispirate, tuttavia restano gli archetipi, che sono essi stessi eterni. Un bell’esempio è quello del Cattolicesimo medioevale, rimasto molto pagano: è quello che personalmente chiamerei il Pagano-Cristianesimo (fuochi di san Giovanni, e tutta la mitologia cristiana) (2).
Per meglio comprendere questa visione pagana del mondo, è indispensabile superare i blocchi mentali — i famosi “ostacoli epistemologici” di Bachelard - indotti dal modo di pensare giudeo cristiano. Marcel Détienne (uno dei maggiori ellenisti contemporanei), puntualizza nella sua illuminante prefazione al bel libro del professor W.F. Otto dedicato agli Dei della Grecia: «Dietro il falso sapere dell’intellettuale e dell’universitario, spunta il grande avversario (...): il cristianesimo, che fa da schermo fra gli Dei greci e noi, e che ci ha imposto in maniera insidiosa un certo modo di pensare la religione. Dapprima inoculandoci il virus dell’interiorità: in base al quale la religione è inseparabile da una relazione personale col Dio, che l’unico contatto possibile con la divinità deve avvenire attraverso un soggetto individuale - un Io che apprenderebbe il sacro grazie a una sorta di protesi dell’anima, l’anima inquieta e pavida delle civiltà malate. Altro male, non meno virulento: che il sentimento religioso nascerebbe da un bisogno di salvezza che va di pari passo con la trascendenza: che la finalità degli Dei consiste nel liberare gli uomini da questo mondo, nel farli salire accanto a sé, nello strapparli a una natura dalla quale sono essi stessi totalmente disgiunti. Con la sua angoscia di salvezza, Le sue gioie segrete di anima peccatrice, il cristianesimo è soprattutto un ostacolo epistemologico: una malattia, uno stato di languore al quale bisogna strapparsi e dal quale bisogna guarire se si vuole riscoprire la figura autentica degli Dei della Grecia» (3).
La citazione è lunga, ma notevole come perfetto esempio di teologia negativa del Paganesimo. Marcel Detienne ha colto benissimo le differenze fondamentali tra Paganesimo e rivelazioni abramiche. Qualcuno potrebbe obiettare che, nell’Antichità, esisterono delle correnti, minoritarie ma privilegiate dalla ricerca moderna, come l’Orfismo o i Misteri, che conoscono questa ricerca di salvezza personale. Semplicemente, noi non ci abbeveriamo a questa fonte, alla quale preferiamo la religione civile arcaica(4).
Un altro ellenista, Jean-Pierre Vernant, professore al Collegio di Francia, si è già posto la questione di sapere in quale modo noi potremmo vedere la Luna, Selene, con gli occhi di un Greco, cioè di un Pagano: «Ho potuto provarci in gioventù, durante il mio primo viaggio in Grecia. Navigavo di notte, d’isola in isola; sdraiato sul ponte guardavo, sopra di me, il cielo in cui brillava la luna, luminoso volto notturno, che diffondeva il suo riverbero chiaro, immobile o danzante, sulla cupa distesa del mare. Ero ammirato, affascinato da quel chiarore dolce e strano che bagnava le onde addormentate; ero commosso come davanti ad una presenza femminile, vicinissima e remota ad un tempo, familiare e tuttavia inaccessibile, il cui splendore fosse venuto a visitare l’oscurità della notte. Ecco Selene, mi dicevo, notturna, misteriosa e brillante — è Selene che io vedo» (5)
Il professor Vernant ha ragione, in questa poetica rievocazione della sua gioventù, a parlare di “visione”. Il Paganesimo è soprattutto una conversione dello sguardo, quello che si rivolge su di un universo del quale noi siamo, insieme alle Dee e agli Dei, una parte integrante. Per meglio assimilare questa visione pagana, questo sguardo pagano, dobbiamo liberarci dal modello del “credente” delle religioni abramiche. Questo termine è realmente privo di senso per un Pagano: egli non crede, aderisce. Allo stesso modo, egli non si converte ad un’altra religione, che sarebbe l’unica vera (e che negherebbe ipso facto tutte le altre perché false, barbare o rozze). Semplicemente, il Pagano ridiviene quello che è sempre stato, perché l’anima è naturalmente pagana. Anima naturaliter pagana.
Liberarsi, dicevo, dal modello del credente. Uno che crede di potersi assicurare la salvezza individuale ed eterna quaggiù e nell’aldilà, in seno ad una Chiesa che, di fronte agli “infedeli” e ad altri eretici, deterrebbe essa sola il monopolio del Vero e del Bene, e che sarebbe l’unica abilitata a conferire al credente i sacramenti che fanno di lui un “fedele” in opposizione agli infedeli”, gli altri.
La nostra visione non è dualista, e noi respingiamo come prive di senso le opposizioni artificiali fra Dio creatore e creature, cielo e terra, anima e corpo, credenti e non credenti, ortodossi ed eretici etc. Il Paganesimo è olistico, non dualista, e il nostro cammino è soprattutto ricerca di legami più che di rotture. Ancora una volta, noi non neghiamo l’esistenza, nel Paganesimo antico, di correnti dualiste, alle quali però non facciamo riferimento.
Gli Dei e le Dee del Paganesimo non sono né unici né onniscienti. Essi non hanno creato questo mondo, ma sono nati in esso e attraverso esso. A mano a mano che l’universo, ciclo dopo ciclo, si organizzava a partire da entità primordiali (Urano e Gaia, per esempio), essi sono scaturiti per generazioni successive. I nostri Dei non sono persone, con le quali stabilire relazioni personali, ma Potenze. Essi incarnano la pienezza dei valori positivi: bellezza, splendore, forza, giovinezza...
Nel Paganesimo, esiste una comunità d’uomini e Dei, di mortali e Immortali. Nel Simposio Platone parla appunto di «comunanza reciproca d’uomini e Dei». Nel Gorgia, egli precisa: «i dotti affermano che il cielo e la terra, gli Dei e gli uomini sono legati insieme dall’amicizia, il rispetto dell'ordine, la moderazione e la giustizia, e per questa ragione essi chiamano mondo l’insieme delle cose e non disordine e sregolatezza». Molti secoli più tardi, Heidegger dirà: “La terra e il cielo, gli esseri divini e quelli mortali formano un tutto unico”.
Gli Dei non sono dunque creatori del mondo ex nihilo: come creare qualcosa a partire dal nulla? Essi sono emanazioni del mondo, nel quale si manifestano. Questo concetto di manifestazione è fondamentale nella nostra religione naturale, e si oppone a quello di rivelazione, che per definizione è soprannaturale. Allo stesso modo, noi ignoriamo dogmi e profeti, papi e curati, ortodossi ed eretici, sette e guru.
Il Pagano è nel mondo, che si sforza, in tutta umiltà, di decifrare per meglio cogliere le innumerevoli manifestazioni del divino. E’ Schiller, mi pare ne “Gli Dei della Grecia”, che diceva: «agli sguardi iniziati, ogni cosa indica la traccia di un. Dio» - ancora questa idea dello sguardo!
Il Paganesimo non lascia mai che l’uomo si ripieghi su se stesso, sotto il peso del peccato originale. Al contrario, essere pagano consiste precisamente nell’aprirsi all’esperienza del mondo. Vorrei soffermarmi per un momento sull’importanza dello sguardo, che i Greci chiamavano theorìa, osservazione delle manifestazioni del divino. Essa ci riporta all’antica concezione dell’èn tò pàn, che si ritrova sia presso i Presocratici che nelle Upanishad: la dottrina non dualista dell’unità. In questa visione, il mondo non è visto come intimamente malvagio (“Il quaggiù”, termine quasi peggiorativo in francese), incline al peccato, valle di lacrime da attraversare in tutta fretta prima di potere accedere ad un qualche ipotetico “retromondo”. Non bisogna fuggire il mondo, ma affrontarlo, senza Illusioni né speranze di salvezza.
C’è dunque una reale accettazione del mondo, con tutte le sue infinite imperfezioni, ma considerato pur sempre come manifestazione del genio divino. La sua contemplazione attiva non può che rafforzare il nostro sentimento d’identità col grande Tutto. Queste concezioni intimamente pagane sono sopravvissute in seno alla cristianità europea. Le si ritrova, soffocate, in Scoto Eriugena, Meister Eckhart, Nicola Cusano... Il dogma cristiano del Dio creatore esterno al mondo, sua creazione, è sempre stato contestato. E la famosa tentazione panteista, tanto vilipesa dai teologi ufficiali, gelosi custodi del Vero.
Già Cicerone, nel De divinatione, precisa: «tutto è pieno di spirito divino e di senso eterno, di conseguenza le anime degli uomini sono mosse dalla loro comunità d’essenza con le anime degli Dei». Ricordate la citazione di Platone, poco più sopra? Ippocrate diceva, secoli prima di Cicerone: «pànta thèia kàt anthròpina» [ le cose sono divine e umane al tempo stesso — N.d.T.]. C’è del divino nel mondano e del mondano nel divino...
Ho citato prima W.F. Otto, professore all’Università di Tubinga, oppositore del nazionalsocialismo e seguace di Zeus Olimpio. Nel suo notevole saggio sugli Dei della Grecia, dice: «Non è a partire da un aldilà che la divinità opera nel foro interiore dell’uomo, o nella sua anima, misteriosamente unita ad essa. Essa è tutt’uno col mondo. Essa si para dinanzi all’uomo a partire dalle cose del mondo, quando egli è in cammino e partecipa al fermento vitale del mondo. L’uomo fa l’esperienza del divino non attraverso un ripiegamento su di sé, bensì attraverso un movimento verso l’esterno».
Il Paganesimo ignora dogmi e catechismi. Nessun libro sacro ci prescrive in modo autoritario quello che dovremmo “credere”. La nostra libertà di pensiero resta intatta. Soltanto, il nostro compito consiste nell’onorare Dei e Dee per mezzo di riti, giacché il Paganesimo è una religione d’opere più che di fede. Si tratta, è vero, di una religione vissuta nei gesti: il saluto al Sole e alla Luna, i solstizi e gli equinozi, l’offerta di un grano d’incenso o di qualche fiore...
Gli Dei non sono persone preoccupate della nostra sorte, bensì Potenze, mai particolari in sé- si tratta sempre dell’Essere del mondo tutto intero, nella manifestazione che gli è propria. Noi Pagani non ci attendiamo alcun soccorso, alcuna salvezza dai nostri Dei. La loro sola esistenza, la sola presenza di queste entità inaccessibili e tuttavia familiari basta a riempirci di gioia, a consolarci dei soprusi dell’esistenza. Se noi non ci aspettiamo nulla dai nostri Dei, anch’essi dal canto loro sono indifferenti alla nostra sorte, ed è giusto così. La morale della retribuzione ci è dunque estranea. Venticinque secoli fa - ieri - Euripide ha espresso perfettamente questo modo di sentire nella sua tragedia Ippolito. Ecco il dialogo che si svolge fra Artemide e il protagonista al momento della sua morte:
« - Artemide: Addio, non mi è permesso di vedere i morti, né di lasciare che il mio sguardo sta offuscato dall’ultimo respiro di un moribondo. E già ti vedo vicino a questo passo doloroso.
- Ippolito - Vai pure. E addio dunque, te felice! Possa tu rompere senza soffrire una lunga amicizia».Superbo esempio di superiorità e di distanza, agli antipodi d’ogni sentimentalismo. E qui, indubbiamente, il grande merito di questa filosofia, di questo atteggiamento: mai esitare a dire le cose come stanno, senza abbellirle né lamentarsi, senza lusingarsi, senza nascondere nulla e senza cercare la minima illusione consolatrice.
Ed eccoci ad un elemento centrale nella concezione pagana del mondo: il Senso del Tragico. Gli Dei non sono onnipotenti, per quanto siano simboli di pienezza. Essi non possono tutto, perché la loro potenza è limitata dal Destino - Virgilio lo chiamava «inexorabile Fatum». Esiste dunque un limite impossibile da superare. Presso i Greci sono le Moire, presso i Romani le Parche, presso gli Scandinavi, le Nome - che filano il destino proprio a ciascuno (6). Queste potenze impersonali e inflessibili sono l’Ordine inviolabile del mondo. Esse sono al di sopra degli Dei, come ricorda Omero: «nemmeno gli Dei, dice Atena, possono allontanare la morte dall’uomo che prediligono quando la fatale Moira colpisce».
Il senso del Tragico consiste appunto nell’accettazione del Destino: amor Fati. Esso è, del pari, coscienza acuta dei propri limiti e lucido rifiuto di ogni consolazione, considerata cosa indegna di un uomo libero. Un bell’esempio di personaggio tragico è presentato da Jacqueline de Romily nel suo ultimo libro dedicato all’eroe omerico Ettore (7).
Gli Dei del Politeismo contemporaneo non concedono alcuna ricompensa. E la nostra etica dell’onore che ci comanda di trasmettere un nome senza macchia, di essere fedeli alla parola data e di rispettare i contratti. Il Mithra degli Indo-Iraniani è proprio il Dio amico, quello del contratto.
Il Paganesimo è una religione non del peccato, ma dell’errore. L’errore supremo è quello che i Greci, nostri maestri, chiamavano hybris: la mancanza di moderazione, dettata dall’orgoglio, che spinge l’uomo accecato a scagliarsi contro l’ordine cosmico. Il più terribile esempio di hybris contemporanea è dato dai totalitarismi moderni, i quali, a furia di voler «cambiare l’uomo» in realtà lo avviliscono.
Il Paganesimo non postula alcun riscatto. Si tratta, è vero, di una religiosità di questo mondo, una religiosità dell’immanenza: il mondo è sacralizzato. La cosa sembrerà strana per quanti continuano a credere che la sola vera religione sia quella dell’aldilà. Ma essere Pagano oggi vuol dire anche liberarsi da questo genere di cascami. Il Paganesimo non è una religione del terrore, del disprezzo di sé, bensì della piena salute, fisica e psichica: mens sana in corpore sano, diceva Giovenale ( Satire, X, 356). Inoltre il Paganesimo si caratterizza, idealmente parlando, per il suo gusto dell’equilibrio. Sono ancora una volta i Greci a tracciare per noi la via da seguire, col concetto delfico di Méden Agan, (nulla di troppo), illustrato dall’eccezionale senso delle proporzioni dell’arte ellenica.
Il Paganesimo non è una religione di salvezza (anche se certi culti misterici che assicurano la salvezza agli adepti vi trovano un posto): si tratta invece di una religione terrena, mirante ad assicurare la pienezza ottimale in questo mondo, hic et nunc. Vi si cercherà invano la minima ossessione dell’aldilà. La morte non vi è considerata come elemento centrale (col corollario di un moralismo soffocante, e l’ipocrisia che ne scaturisce). La morte è una tappa nel processo eterno di trasmissione: come diceva Nietzsche — il filosofo col martello — «la Ruota gira» e la danza degli elementi continua, senza inizio né fine. Alla domanda angosciosa «che c’è dopo la morte?», noi aggiungeremo l’altra — «e prima della nascita?». Per noi, i cicli sono cominciati ben prima della nostra nascita e continueranno ancora per molto dopo la nostra scomparsa, a maggior gloria degli Dei. Taliesin, poeta gallese del Medio Evo, ha ben illustrato quest’intuizione (8):

« Sono stato rivestito di un’altra forma.
Sono stato salmone azzurro.
Sono stato cane. Sono stato cervo.
Sono stato daino sulla montagna.
Sono stato palo. Sono stato vanga.
Sono stato scure salda in mano.

Sono stato gallo variopinto
Signore di galline schiamazzanti.
Sono stato stallone nella scuderia.
Sono stato toro nella fattoria.
Sono stato setaccio del mugnaio
Aia del coltivatore.
Sono stato seme nel solco.
Sono cresciuto sulla collina.
Chi mi aveva seminato mi ha raccolto ».

Questo bel testo è più che sufficiente per concludere questa rapida presentazione del Paganesimo, che, lo ricordo, è soltanto un approccio pagano. Ho voluto citare qui tutta una serie di testi - da Eraclito a Vernant, da Cicerone a Romilly, non per pedanteria ma per meglio mostrare che io sono soltanto una maglia di una catena plurimillenaria. In realtà, io mi considero «parlato» da queste testimonianze di una fede secolare, angariata, perseguitata, soffocata - ma sempre rinascente e indomita.
Per concludere, affido alla vostra meditazione il seguente testo, dovuto alla penna di Friedrich Hielscher, amico dei fratelli Jünger, oppositore del nazionalsocialismo e fondatore di un gruppo neo-pagano. Nelle sue memorie, egli cita queste parole di un suo amico, il pensatore ebreo Martin Buber: «Sapete, - disse Buber chinandosi verso di me - sapete, signor Hielscher esistono soltanto due possibilità: o Dio è il Creatore che ha creato tutto a partire dal nulla, il Tutto Altro, Colui che sta di fronte al mondo, come diciamo noi Ebrei e le nostre Sacre Scritture, oppure egli è al tempo stesso il Tutto e l’Uno, e il mondo si trova in lui, come diceva Goethe e come dite voi stessi oggi. Nel primo caso, io non posso innalzarmi fino a Lui, perché la creatura che io sono non potrebbe mai superare la distanza che ci separa; nel secondo caso, io non ho alcun bisogno di elevarmi fino a Lui, dal momento che io sono in ogni modo in Lui. E allora, perché tutte queste polemiche?»(9).





Note

1 M. Gauchet, Le Désenchantement du monde, Gallimard, Paris 1985
2 P. Walter, Mythologie chrétienne, Entente, Paris 1992
3 W. F. Otto, Le Dieux de la Grèce, Payot, Paris 1981
4 J. P. Vernant, Mythe et religion en Grèce ancienne, Seuil, Paris 1990
5 R. Boyer, Yggdrasill. La religion des anciens Scandinaves, Payot, Paris 1992
6 J. P. Vernant, (a cura di), L’Homme grec, Seuil, Paris 1993
7 J. De Romilly, Hector, Ed, de Fallois, Paris 1996
8 Cit. in: J. Sterckx, Le Dieux protéens des Celtes et des Indo-Européens, S.B.E.C., Bruxelles 1994
9 F. Hielscher, cit. in: “Nuovelle Ecole” n. 48, spécial Ernst Jünger, Paris 1996 E-mail: nuovelle-ecole@labyrinthe.fr



Traduzione di Alessandra Colla e Manuela Badariotti

Pubblicato sul n. 156, settembre 1997 della rivista Orion
Società Editrice Barbarossa, Casella Postale 136, 20095 Cusano Milanino (MI)
Tel. 02 66400383 Fax 02 66400423
E-mail: orionseb@tin.it

Ichthys
01-12-02, 01:06
Originally posted by Harm Wulf
...
Giacché essere Pagano oggi è, a mio avviso, voler superare sia il dualismo delle religioni monoteiste rivelate - che chiamerò per comodità religioni abramiche

L'analisi che posso fare è dal punto di vista gnostico. È vero che lo gnosticismo, con tutte le sue schiere di potenze, di esseri intermedi (demiurghi, arconti, etc.) è un ponte tra paganesimo è cristianesimo, ma è anche vero che è una religione dualista. Il dualismo non è qualcosa di sbagliato se consideriamo che l'intero universo esiste e va avanti grazie al diverso rapporto tra negativo e positivo, + e -, 1 e 0... lo stesso codice binario è un linguaggio universale.
Tuttavia non definirei lo gnosticismo religione abramica sebbene vi siano dei rapporti, in quanto insegna che il dio del Vecchio Testamento è un dio falso e diverso da quello del Nuovo.


Il Paganesimo è la religione naturale, la religione della natura e dei suoi cicli, la più antica del mondo

Su questo punto noi gnostici pensiamo due cose: in disaccordo coi cattolici e con gli ortodossi siamo convinti che le potenze cui credono i pagani (e i neo-pagani) siano realmente esistenti, però tendiamo ad indentificarle ad esseri (arconti) ostili allo spirito dell'uomo: sono coloro che governano i cieli inferiori e impediscono all'anima di risalire attraverso i vari cieli per raggiungere il vero Dio inconoscibile e nascosto.
Se per noi la natura, che identificiamo con la materia (hyle), è qualcosa di ostile all'uomo ne consegue che il paganesimo, sebbene non lo riteniamo falso come dicono i cattolici, ma vero, sia quanto meno contrario ai reali bisogni metafisici dell'uomo.


Noi Pagani concepiamo il tempo come ciclico, proprio come i cicli cosmici (quello solare, per esempio, con equinozi e solstizi).

Anche gli gnostici.


Gli Dei non sono dunque creatori del mondo ex nihilo: come creare qualcosa a partire dal nulla? Essi sono emanazioni del mondo, nel quale si manifestano.

Per noi sono gli arconti emanati dalla monade suprema, decaduti e creatori attravero la materia preesistente e reggitori dei cieli.



Il Paganesimo non lascia mai che l’uomo si ripieghi su se stesso, sotto il peso del peccato originale. Al contrario, essere pagano consiste precisamente nell’aprirsi all’esperienza del mondo.

Anghe gli gnostici negano l'idea malsana del peccato originale e attribuisco poco valore al libero arbitrio, tuttavia essi fuggono il mondo considerato come "terra straniera" e aspirano a ritornare alla loro antica "patria celeste".

Abrezio
10-12-02, 21:38
Originally posted by Harm Wulf
Trovare un cielo sulla terra
Al di là di dualismo e nichilismo: un approccio pagano.

Conferenza pronunciata il 15 maggio 1997 in occasione del terzo colloquio del Gruppo d’Orval a Herbeumont dal direttore della rivista Antaios Chistopher Gerard.




semplicemente C.O.M.P.L.I.M.E.N.T.I. ! ... c'e' dell'altro, xo'
Abrezio

ho provveduto ad arkiviare il 3d completo

Mjollnir
19-12-02, 02:15
Ma tu non eri laico-agnostico :confused:

Mjollnir
19-12-02, 02:24
Originally posted by Ichthys


L'analisi che posso fare è dal punto di vista gnostico. È vero che lo gnosticismo, con tutte le sue schiere di potenze, di esseri intermedi (demiurghi, arconti, etc.) è un ponte tra paganesimo è cristianesimo, ma è anche vero che è una religione dualista. Il dualismo non è qualcosa di sbagliato se consideriamo che l'intero universo esiste e va avanti grazie al diverso rapporto tra negativo e positivo, + e -, 1 e 0... lo stesso codice binario è un linguaggio universale.
Tuttavia non definirei lo gnosticismo religione abramica sebbene vi siano dei rapporti, in quanto insegna che il dio del Vecchio Testamento è un dio falso e diverso da quello del Nuovo.

[B]

Su questo punto noi gnostici pensiamo due cose: in disaccordo coi cattolici e con gli ortodossi siamo convinti che le potenze cui credono i pagani (e i neo-pagani) siano realmente esistenti, però tendiamo ad indentificarle ad esseri (arconti) ostili allo spirito dell'uomo: sono coloro che governano i cieli inferiori e impediscono all'anima di risalire attraverso i vari cieli per raggiungere il vero Dio inconoscibile e nascosto.
Se per noi la natura, che identificiamo con la materia (hyle), è qualcosa di ostile all'uomo ne consegue che il paganesimo, sebbene non lo riteniamo falso come dicono i cattolici, ma vero, sia quanto meno contrario ai reali bisogni metafisici dell'uomo.

[B]

Anche gli gnostici.

[B]

Per noi sono gli arconti emanati dalla monade suprema, decaduti e creatori attravero la materia preesistente e reggitori dei cieli.

[B]

Anghe gli gnostici negano l'idea malsana del peccato originale e attribuisco poco valore al libero arbitrio, tuttavia essi fuggono il mondo considerato come "terra straniera" e aspirano a ritornare alla loro antica "patria celeste".


E' precisamente questo disprezzo del mondo e questa condanna radicale della materia che mi fa diffidare dello gnosticismo.
Qualunque forma spirituale che senta come un dramma ed una assurdità il divenire e la molteplicità, che senta il bisogno di giustificarlo o "redimerlo" è estranea alle nostre radici ed è da tenere in sospetto.
Il dualismo, poi, se mescolato alla frattura radicale introdotta dal creazionismo (creatore-creatura) diventa assolutamente catastrofico, mentre in un sistema per così dire monista i vari dualismi si possono comporre in una visione armonica.

runen
23-12-02, 11:13
Originally posted by Mjollnir



E' precisamente questo disprezzo del mondo e questa condanna radicale della materia che mi fa diffidare dello gnosticismo.
Qualunque forma spirituale che senta come un dramma ed una assurdità il divenire e la molteplicità, che senta il bisogno di giustificarlo o "redimerlo" è estranea alle nostre radici ed è da tenere in sospetto.
Il dualismo, poi, se mescolato alla frattura radicale introdotta dal creazionismo (creatore-creatura) diventa assolutamente catastrofico, mentre in un sistema per così dire monista i vari dualismi si possono comporre in una visione armonica.

A queste considerazioni, che trovo corrette, aggiungo che il "sentimento del peccato" cacciato dalla porta rientra dalla finestra laddove gnosticamente e dualisticamente si neghi l'idea del peccato originale, salvo condannare la materialità e aspirare al "Regno celeste".

Il paganesimo è invece un'esaltazione del dato reale, e la sua visione all'interno del cosmo e della dimensione metafisica.

Abrezio
25-12-02, 22:03
Originally posted by Mjollnir
Ma tu non eri laico-agnostico :confused:

laico di ke !?.. no no,laico no... civilista ho detto ed anke agnostico, ma anke altro ancora; ... se saprai ben guardare, se non sei un fanatico, in tutto e tutte le skuole e dottrine scoprirai una parte di verità... bisogna razionalizzare e prendere ciò ke di giovamento offrono e scartare ciò ke di pernicioso ed inutile (kuando non dannoso... come i contenuti e pratica della kattokristica religio) prevaricando, impongono (dogmi compresi).-
mandi fradi
Abrezio

Tomás de Torquemada
16-01-03, 05:30
Riporto anche nella presente - e assai consona - sede questo bel thread, con i migliori auguri per il nuovo forum... :)

Saluti.

Ichthys
18-01-03, 00:06
Originally posted by Mjollnir


E' precisamente questo disprezzo del mondo e questa condanna radicale della materia che mi fa diffidare dello gnosticismo.
Qualunque forma spirituale che senta come un dramma ed una assurdità il divenire e la molteplicità, che senta il bisogno di giustificarlo o "redimerlo" è estranea alle nostre radici ed è da tenere in sospetto.
Il dualismo, poi, se mescolato alla frattura radicale introdotta dal creazionismo (creatore-creatura) diventa assolutamente catastrofico, mentre in un sistema per così dire monista i vari dualismi si possono comporre in una visione armonica.

Il dualismo di cui parlano gli gnostici non è tra creatore e creatura, ma tra luce/spirito e materia oscura.

I pagani non possono negare che la materia e la natura siano ostili alle reali aspirazioni dell'uomo. Gaia, la madre Terra, le leggi naturali, gli istinti bestiali e tutto il resto se ne infischiano dei bisogni metafisici dell'uomo.

Ogni uomo non è il suo corpo, ma lo pneuma: esso è l'entità originaria ricoperta dalla psyche e dal corpo (diviso in corpo semimateriale e materiale).
Lo pneuma è il principio acosmico trascendente nell'uomo, in genere nascosto e non svelato nelle sue preoccupazioni terrene, o che si rivela negativamente in un sentimento di estraneità, di non completa appartenenza, e che diviene positivo quaggiù soltanto per mezzo della Gnosi tramite Cristo, la quale nella contemplazione della luce divina di cui è parte gli fornisce un contenuto acosmico di ciò che le è proprio e lo restituisce così nella sua primitiva condizione, ora oscurata.
Il termine psyche è riservato al rivestimento cosmico manifesto. L'anima viene creata col corpo e soffre degli influssi della materia (ma non lo spirito); l'anima aspira ad essere liberata ma è trattenuta dal corpo che la tiene a sé per mezzo del corpo semimateriale. Il compito dello spirito è quello di strappare l'anima ai vincoli materiali, impedendogli così di reincarnarsi ancora rischiando di subire ulteriori cadute e deterioramenti, e di recarla con sé, attraverso i vari cieli o dimensioni governate dagli dèi inferiori e dagli arconti del destino, alla Luce fondendosi con essa, come una goccia nel mare.

http://umbriel.supereva.it/cosmo.gif

L'uomo ha due principi spirituali: una è dalla Prima Mente e partecipa anche del potere del Demiurgo, l'altra è stata immessa dalla rivoluzione dei cieli ed in questa penetra l'anima che vede Dio.
Stando così le cose, l'anima che è discesa dentro di noi dalle sfere segue il corso delle rivoluzioni delle sfere; ma quella presente in noi come mente della Mente (Nous / Logos) è superiore alla mozione che opera il divenire, ed è da essa che proviene la liberazione dall'heimarméne e l'ascesa al Pléroma.

Se può interessare, il tema dell'anima planetaria è affrontato dalla letteratura mandea e dalla Pistis Sophia.

†ICQUS†

Mjollnir
19-01-03, 20:47
Grazie per le tue interessanti precisazioni, Ichthys.
A mia volta specifico, per quanto riguarda il dualismo, che in effetti non lo ritengo di per sè esecrabile; avevo infatti affermato

"Il dualismo, poi, se mescolato alla frattura radicale introdotta dal creazionismo (creatore-creatura) diventa assolutamente catastrofico, mentre in un sistema per così dire monista i vari dualismi si possono comporre in una visione armonica".

E' evidente che un dualismo integrato in una visione unitarista dell'essere del mondo non è talmente pericoloso, in quanto viene per così dire depotenziato fino ad essere "di 2° grado", e riguardante forse + il nostro atto conoscitivo che il mondo in sè.

Per quanto riguarda la natura, direi che per il pagano non è tanto essa un male in sè quanto il pensarla come solamente materiale, appunto come principio di indeterminazione e di confusione. In questa visione la natura-physis non può mai essere assolutamente natura-naturalistica (nel significato deteriore) appunto perchè, esistendo, deve in qualche misura partecipare della forma e di un principio di strutturazione ed ordinamento comune a tutto l'essere. In questo senso la materia è il non-essere assoluto; finchè quindi una cosa esiste realmente, non può essere esclusivamente materia.

Lupo Mannaro
24-01-03, 10:51
Caro Ichthys

L'unico dualismo che appartiene alla mia concezione è quello, solo apparente, uno-molteplice. Non mi sento vicino nè al dualismo etico delle religioni iraniche, nè tantomeno al dualismo gnostico che identifica lo spirito con la Luce e la materia con il Buio.

Infatti, come afferma Platone nel Simposio, la ricerca dell'Idea non può che cominciare dal materiale, per poi ascendere sempre più in alto.

Ichthys
26-01-03, 01:29
Caro Lupo,
la matematica, la fisica, la chimica... l'intero universo funzionano in base a due principi primi: il + e il - , 1 e 0, presenza di impulso/assenza di impulso, etc.
L'incontro degli opposti genera le cose e il diverso rapporto tra i due opposti genera cose diverse.
Esiste un livello in cui i due opposti siano puri prima ancora di incontrarsi? Noi pensiamo di si: identifichiamo + con il Pléroma e il - con l'Amente (termine copto che indica il Caos/Tartaro).

Noi pensiamo che tra i due estremi esistano le varie dimensioni/mondi/kosmoi spaziotempo/eoni (i cieli dello gnosticismo) dove i due principi si incontrano e generano le cose e caratterizzano i vari cieli: quelli più leggeri perché vicini al Pléroma e quelli più pesanti perché più vicini all'Amente e quello intermedio. Il nostro eone è forse quello intermedio? Forse!

Anche noi, a differenza dei cattolici o di altri, crediamo alle potenze cui credono i pagani politeisti, ma riteniamo che siano ostili all'uomo.

A cosa aspirano i pagani?
Noi sentiamo nostalgia della nostra antica dimora e aspiriamo a tornarci; ci sentiamo stranieri nel mondo che è la dimora dei malvagi.

I pagani e i cattolici hanno una cosa in comune: il voler ancora credere che il mondo sia per l'uomo. Il mondo non è per l'uomo, l'uomo pneumatico non è del mondo, ma è prigioniero nel mondo come risultato di un antico dramma cosmico di caduta.
Noi siamo nel mondo, ma non siamo del mondo.

La filosofia platonica è fortemente collegata a quella gnostica, sia storicamente che dottrinalmente. Infatti l'affermazione "la ricerca dell'Idea non può che cominciare dal materiale, per poi ascendere sempre più in alto" non fa altro che descrivere il percorso che deva fare lo gnostico che è una forma di alchimia e di purificazione spirituale: raffinare il livello materiale, staccarsene con l'anima e lasciare che questa si dissolva lasciando libero lo spirito divino.
È un percorso che va dal bestiale al divino passando per l'umano.

Senatore
27-01-03, 04:32
Voglio giusto far notare che la rivista Antaios fu fondata da Junger ed Eliade e nessuno di questi due avrebbe sottoscritto una sola riga di ciò che è detto in questo ramo del forum. In particolare che il paganesimo sia immanentista è una fola infondata e se fosse vera andrebbe a tutto disdoro dei pagani. Che il principio divino sia nella natura è precisamente l'assunto della "religione" materialista. Viceversa Junger parlava con tutta naturalezza di un mondo delle forme o delle idee di platonica memoria, ciò che evidentemente postula la possibilità della trascendenza, e la limitatezza di una prospettiva che sia limitata al mondo di quaggiù. E' molto chiaro che questa posizione non è affatto dualista, in quanto l'immanente non è che la immagine sbiadita del trascendente e rispetto a questo vale come nulla.
Inoltre identificare la concezione ciclica del tempo con la crassa accettazione del divenire è, non dirò un errore, ma una vera e propria traveggola! In questo può tornare utile l'opera dell'altro fondatore di Antaios, Mircea Eliade: egli pone bene in evidenza come per l'uomo arcaico (riduttivamente chiamato pagano) il tempo ciclico corrispondesse all'esigenza di una continua rigenerazione dell'uomo e del suo mondo. Come dire, il terrore del divenire e del mutamento, la necessità di tenersi fermi al tempo mitico, di fuggire dalla storia vista come caduta ineluttabile. Vedrete anche voi che si tratta ne' più ne' meno del contrario di quanto baldanzosamente affermato da alcuni partecipanti al forum. La verità è che l'esperienza che il pagano aveva delle forze di origine trascendente attraverso la natura è qualcosa di completamente diverso dall'amore per la natura in quanto tale, cioè materia limitatezza finitudine. Se mai, un rapporto più autentico con la realtà, che era proprio dell'uomo arcaico, ci testimonia di un mondo meno artificiale in cui le cose recavano visibile il sigillo di Dio (Lo scrivo con la maiuscola, caro Beli Mawyr, perchè così è e così deve essere) e non si opponeva ancora quel muro che la tecnica e la profanazione, cioè l'uomo aderente ai suoi istinti più bassi, hanno elevato. Quindi il "politeismo" è la religione di tempi felici in cui ovviamente non erano molteplici gli dei, ma le ierofanie, cioè le manifestazioni del Sacro, che è unico, univoco e coerente. Ogni cosa aveva un valore sacrale e le sue qualità erano perciò attribuite a qualche divinità, ma con ciò non l'oggetto era divinificato, bensì una determinata qualità di Dio vi era manifestata. Il paganesimo applicato alla realtà odierna, profanata e insignificante, porta dritti ad errori che sono tanto gravi quanto comuni: il naturalismo, l'immanentismo, il "divenirismo".

Lupo Mannaro
27-01-03, 09:10
Originally posted by Ichthys
Caro Lupo,
la matematica, la fisica, la chimica... l'intero universo funzionano in base a due principi primi: il + e il - , 1 e 0, presenza di impulso/assenza di impulso, etc.
L'incontro degli opposti genera le cose e il diverso rapporto tra i due opposti genera cose diverse.
Esiste un livello in cui i due opposti siano puri prima ancora di incontrarsi? Noi pensiamo di si: identifichiamo + con il Pléroma e il - con l'Amente (termine copto che indica il Caos/Tartaro).

Noi pensiamo che tra i due estremi esistano le varie dimensioni/mondi/kosmoi spaziotempo/eoni (i cieli dello gnosticismo) dove i due principi si incontrano e generano le cose e caratterizzano i vari cieli: quelli più leggeri perché vicini al Pléroma e quelli più pesanti perché più vicini all'Amente e quello intermedio. Il nostro eone è forse quello intermedio? Forse!

Anche noi, a differenza dei cattolici o di altri, crediamo alle potenze cui credono i pagani politeisti, ma riteniamo che siano ostili all'uomo.

A cosa aspirano i pagani?
Noi sentiamo nostalgia della nostra antica dimora e aspiriamo a tornarci; ci sentiamo stranieri nel mondo che è la dimora dei malvagi.

I pagani e i cattolici hanno una cosa in comune: il voler ancora credere che il mondo sia per l'uomo. Il mondo non è per l'uomo, l'uomo pneumatico non è del mondo, ma è prigioniero nel mondo come risultato di un antico dramma cosmico di caduta.
Noi siamo nel mondo, ma non siamo del mondo.

La filosofia platonica è fortemente collegata a quella gnostica, sia storicamente che dottrinalmente. Infatti l'affermazione "la ricerca dell'Idea non può che cominciare dal materiale, per poi ascendere sempre più in alto" non fa altro che descrivere il percorso che deva fare lo gnostico che è una forma di alchimia e di purificazione spirituale: raffinare il livello materiale, staccarsene con l'anima e lasciare che questa si dissolva lasciando libero lo spirito divino.
È un percorso che va dal bestiale al divino passando per l'umano.

E' vero che lo gnosticismo riprende il tema platonico di "distacco" dal mondo, ma degenerandolo in "disgusto", tema non certo presente negli scritti platonici. Si pensi al Timeo: il demiurgo crea il mondo ispirandosi dal mondo delle idee, ergo il mondo, pur essendo "meno vero", non è certo il male, anzi! Resta comunque ispirato da idee perfette.

Insomma, non mi sembra vi sia consonanza con i miti creazionisti gnostici che descrivono il mondo come creato da cadaveri di immondi demoni (Vedi il Manicheismo) o da ipostasi maligne e decadute.

A proposito del concetto del "male" e del dualismo si pensi alla concezione plotiniana: non come realtà sostanziale, in quanto nella misura in cui la luce pura e buona dell'Uno costituisce l'intero cosmo, il male dovrà piuttosto essere pensato come una deficienza di essere, come più o meno parziale privazione di bene - tanto maggiore quanto più ci si allontana dall'Uno. Anche nella concezione neo-platonica, dunque, non possiamo pensare la materia come il male; essa infatti è priva di vera sostanzialità ontologica: è una mera "ombra" dell'essere, pensabile solo in rapporto a un'idea, che quindi non può esistere in modo autonomo.

Negato come ipostasi, il male esprime allora soltanto l'inclinazione dell'anima verso un bene inferiore rispetto al bene sommo. Esso è dunque espressione di un errore morale: l'errare dell'anima nel molteplice, la sua incapacità o la sua inadeguata volontà di orientarsi verso il proprio centro.

Inoltre, mi sembra opportuno anche citare la coniuctio oppositorum di Eraclito di Efeso:

"Ciò che si oppone converge, e dai discordi bellissima armonia. Infatti, tutto accade secondo contesa."

Sono proprio i contrari, nella loro coincidenza, a creare kosmos, bellezza e armonia dell'universo. Un'armonia nascosta, che non appare ai sensi ma alla ragione, e pertanto è più forte di quella manifesta.

Lupo Mannaro
27-01-03, 09:55
Originally posted by Senatore
Voglio giusto far notare che la rivista Antaios fu fondata da Junger ed Eliade e nessuno di questi due avrebbe sottoscritto una sola riga di ciò che è detto in questo ramo del forum. In particolare che il paganesimo sia immanentista è una fola infondata e se fosse vera andrebbe a tutto disdoro dei pagani. Che il principio divino sia nella natura è precisamente l'assunto della "religione" materialista. Viceversa Junger parlava con tutta naturalezza di un mondo delle forme o delle idee di platonica memoria, ciò che evidentemente postula la possibilità della trascendenza, e la limitatezza di una prospettiva che sia limitata al mondo di quaggiù. E' molto chiaro che questa posizione non è affatto dualista, in quanto l'immanente non è che la immagine sbiadita del trascendente e rispetto a questo vale come nulla.
Inoltre identificare la concezione ciclica del tempo con la crassa accettazione del divenire è, non dirò un errore, ma una vera e propria traveggola! In questo può tornare utile l'opera dell'altro fondatore di Antaios, Mircea Eliade: egli pone bene in evidenza come per l'uomo arcaico (riduttivamente chiamato pagano) il tempo ciclico corrispondesse all'esigenza di una continua rigenerazione dell'uomo e del suo mondo. Come dire, il terrore del divenire e del mutamento, la necessità di tenersi fermi al tempo mitico, di fuggire dalla storia vista come caduta ineluttabile. Vedrete anche voi che si tratta ne' più ne' meno del contrario di quanto baldanzosamente affermato da alcuni partecipanti al forum. La verità è che l'esperienza che il pagano aveva delle forze di origine trascendente attraverso la natura è qualcosa di completamente diverso dall'amore per la natura in quanto tale, cioè materia limitatezza finitudine. Se mai, un rapporto più autentico con la realtà, che era proprio dell'uomo arcaico, ci testimonia di un mondo meno artificiale in cui le cose recavano visibile il sigillo di Dio (Lo scrivo con la maiuscola, caro Beli Mawyr, perchè così è e così deve essere) e non si opponeva ancora quel muro che la tecnica e la profanazione, cioè l'uomo aderente ai suoi istinti più bassi, hanno elevato. Quindi il "politeismo" è la religione di tempi felici in cui ovviamente non erano molteplici gli dei, ma le ierofanie, cioè le manifestazioni del Sacro, che è unico, univoco e coerente. Ogni cosa aveva un valore sacrale e le sue qualità erano perciò attribuite a qualche divinità, ma con ciò non l'oggetto era divinificato, bensì una determinata qualità di Dio vi era manifestata. Il paganesimo applicato alla realtà odierna, profanata e insignificante, porta dritti ad errori che sono tanto gravi quanto comuni: il naturalismo, l'immanentismo, il "divenirismo".

Non intendo in questa sede affrontare tutti i temi che lei ha toccato. Ritengo infatti le sue critiche giuste e in parte condivisibili. Vorrei soltanto accennare quanto sia problematico il concetto di "immanentismo" o di "panteismo", che, a mio parere, nel modo in cui lei lo descrive "adorazione della natura in quanto materialità" dubito sia mai esistito.

"Panteismo" è d'altronde l'accusa che sovente la superstizione religiosa giudaico-cristiana rivolse proprio al neoplatonismo, che lei cita, in quanto l'annullamento del molteplice e dell'alterità nell'unità, l'attingimento dell'Uno, l'unità finito-infinito... insomma, l'unità mondo-Dio, veniva vista come bestemmia a causa del dogmatico abisso tra creato e creatore della religione giudaica, che la tradizione cristiana che sempre andò per la maggiore (Quella paolina insomma - altro discorso quella Giovannea e quella alessandrina) conservò sempre.

Il misticismo neoplatonico, per il quale tutte le cose mondane sono parte e segno della luce eterna dell'Uno originario, ha in questo senso effettivamente caratteri panteisti.

Ma, sempre in questo senso perfino il cristianesimo ha caratteri panteisti. Si pensi a Paolo "Dio è in tutte le cose" (1, Cor, 15,28) o a Giovanni "Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto" (Gv, 1,3).

Io credo anzi che una vera religiosità deve presuppore che il mondo non sia semplice oggetto di utilizzazione o mero prodotto di creazione di un Dio che resta ad esso estraneo ed opposto. Essendo la materia "spirito visibile", la natura non è "altro" e "fuori" dal Divino.

Ovviamente quindi l'attingimento dell'Unità è gioia infinita, in questo mondo ed ora, perchè rappresenta la comprensione di come tutto sia luce, e si oppone al "soprannaturale" come esperienza eccezionale, nella perfetta naturalezza del fatto che tutto sia pervaso del Divino.

Perchè, ad un certo piano della manifestazione, questo Divino non possa essere molteplice, non lo comprendiamo. Anzi, è necessario che lo diventi per generare ipostasi comprensibili e pensabili per l'uomo. Egli infatti, è al di là dell'essere, della vita, della ragione, della personalità, della volonta e del pensiero, essendo prima e al di sopra di questi concetti, che si formano quando nasce il molteplice, al livello del Nous (Vedi Plotino). (e qui viene anche a cadere la riduttiva e sterile opposizione monoteismo/politeismo)

Mjollnir
27-01-03, 16:52
Originally posted by Senatore
Voglio giusto far notare che la rivista Antaios fu fondata da Junger ed Eliade e nessuno di questi due avrebbe sottoscritto una sola riga di ciò che è detto in questo ramo del forum. In particolare che il paganesimo sia immanentista è una fola infondata e se fosse vera andrebbe a tutto disdoro dei pagani. Che il principio divino sia nella natura è precisamente l'assunto della "religione" materialista. Viceversa Junger parlava con tutta naturalezza di un mondo delle forme o delle idee di platonica memoria, ciò che evidentemente postula la possibilità della trascendenza, e la limitatezza di una prospettiva che sia limitata al mondo di quaggiù. E' molto chiaro che questa posizione non è affatto dualista, in quanto l'immanente non è che la immagine sbiadita del trascendente e rispetto a questo vale come nulla.
Inoltre identificare la concezione ciclica del tempo con la crassa accettazione del divenire è, non dirò un errore, ma una vera e propria traveggola! In questo può tornare utile l'opera dell'altro fondatore di Antaios, Mircea Eliade: egli pone bene in evidenza come per l'uomo arcaico (riduttivamente chiamato pagano) il tempo ciclico corrispondesse all'esigenza di una continua rigenerazione dell'uomo e del suo mondo. Come dire, il terrore del divenire e del mutamento, la necessità di tenersi fermi al tempo mitico, di fuggire dalla storia vista come caduta ineluttabile. Vedrete anche voi che si tratta ne' più ne' meno del contrario di quanto baldanzosamente affermato da alcuni partecipanti al forum. La verità è che l'esperienza che il pagano aveva delle forze di origine trascendente attraverso la natura è qualcosa di completamente diverso dall'amore per la natura in quanto tale, cioè materia limitatezza finitudine. Se mai, un rapporto più autentico con la realtà, che era proprio dell'uomo arcaico, ci testimonia di un mondo meno artificiale in cui le cose recavano visibile il sigillo di Dio (Lo scrivo con la maiuscola, caro Beli Mawyr, perchè così è e così deve essere) e non si opponeva ancora quel muro che la tecnica e la profanazione, cioè l'uomo aderente ai suoi istinti più bassi, hanno elevato. Quindi il "politeismo" è la religione di tempi felici in cui ovviamente non erano molteplici gli dei, ma le ierofanie, cioè le manifestazioni del Sacro, che è unico, univoco e coerente. Ogni cosa aveva un valore sacrale e le sue qualità erano perciò attribuite a qualche divinità, ma con ciò non l'oggetto era divinificato, bensì una determinata qualità di Dio vi era manifestata. Il paganesimo applicato alla realtà odierna, profanata e insignificante, porta dritti ad errori che sono tanto gravi quanto comuni: il naturalismo, l'immanentismo, il "divenirismo".

Egregio Senatore,
mi pare che Lei tenda a cadere in quei frequentissimi ostacoli interpretativi ben stigmatizzati dal Günther in questo modo: La maggior parte dei nostri criteri in materia religiosa è tratta da fedi tipicamente non indoeuropee [...] siamo abituati a considerare vera religiosità solo quella ultramondana e a vedere in una diversa attitudine religiosa qualcosa di inferiore, di immaturo, o appena il grado iniziale di una + perfetta religiosità.
Distorsioni che si sviluppano, ad es. , ritenendo il monoteismo in sè + raffinato o razionale del politeismo, oppure il creazionismo ex nihilo - nonchè i conseguenti rapporti Dio-mondo - come pietra di paragone di tutte le religioni.
Non capisco quale "disdoro" ci verrebbe dall'affermare una nota fondamentale del paganesimo, e cioè che è proprio il mondo ad offrirci infiniti modi di venerare Dio e, viceversa, che se esso è un significante così ricco ed efficace di ciò che significa, non deve essere così infimo e turpe come come vogliono la bibbia e certe metafisiche (gnosticismo compreso). Del resto, forse basterebbe intendersi sui termini, perchè probabilmente quel che intendo io per immanentismo è diverso da quello che intende Lei. Per fare un solo esempio, nelle ideologie materialistiche io non vedo alcunchè di religioso, come non riesco a concepire una natura esclusivamente materiale, divinizzata poi artificialmente riponendo il superiore nell'inferiore. Come ho ribadito a Ichthys, la materia pura che non partecipi in qualche misura di una forma, di un principio ordinatore, semplicemente non è. E questo è indubbiamente diverso da ciò che Lei dice :
la natura in quanto tale, cioè materia limitatezza finitudine.

concetto che svela semplicemente dei presupposti teistici e trascendentistici.

Saluti

Mjollnir
27-01-03, 17:21
Originally posted by Ichthys

Noi siamo nel mondo, ma non siamo del mondo.



Ma Ichthys, non c'è niente di + cristiano di questo sentimento...

Senatore
27-01-03, 17:35
Forse una buona parte delle incomprensioni nasce da questioni che sono terminologiche e non essenziali. Per esempio può darsi che con il termine natura intendiamo due cose molto diverse. Nota per esempio, gentile Mjollnir, che io non professo un radicale distacco dal mondo e dalla sua fruizione. Solo, ritengo che nelle antiche religioni il rapporto con il mondo non fosse immediato e incantato, ma si basasse su conoscenze superiori. Queste erano oggetto di un deposito tradizionale e non si organizzavano in un sistema filosofico, nel senso moderno, perchè avevano carattere misterico ed esoterico, ma non per questo erano meno salde.
Sono d'accordo con Lupo Mannaro quando dice che una religione puramente naturalista non è mai esistita. Il rischio è che venga ad esistenza oggi, a causa di un recupero poco attento e superficiale di culti antichi, che oggi sono molto difficili da riproporre.

PS Grazie per l'egregio e il formalistico Lei, ma non è necessario!
Mi sono permesso di darti del tu e spero che vorrai fare lo
stesso.

Ichthys
29-01-03, 00:45
Originally posted by Lupo Mannaro


E' vero che lo gnosticismo riprende il tema platonico di "distacco" dal mondo, ma degenerandolo in "disgusto", tema non certo presente negli scritti platonici. Si pensi al Timeo: il demiurgo crea il mondo ispirandosi dal mondo delle idee, ergo il mondo, pur essendo "meno vero", non è certo il male, anzi! Resta comunque ispirato da idee perfette.

Siccome è copia, e poiché la copia è sempre un'immagine "sbiadita" dell'originale, il mondo non ha valore assoluto anche perché viene giudicato attraverso i sensi e ognuno ha percezioni non esattamente uguali a quelle di un altro. Il mondo, la vita che è un sogno dentro un sogno, è solo una proiezione mentale e non è la vera Vita.


Insomma, non mi sembra vi sia consonanza con i miti creazionisti gnostici che descrivono il mondo come creato da cadaveri di immondi demoni (Vedi il Manicheismo) o da ipostasi maligne e decadute.

La Rivelazione in Efesini 6,12 specifica: " [...] il combattimento nostro non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono ne' luoghi celesti".
Chi sono costoro? Sono certamente gli arconti identificati negli dèi del politeismo. E i luoghi celesti? Sono di sicuro i vari cieli di cui parlano i testi gnostici, i vari cieli che avvolgono il cosmo dove ora ci troviamo e che ci separano dal Pléroma.



Negato come ipostasi, il male esprime allora soltanto l'inclinazione dell'anima verso un bene inferiore rispetto al bene sommo. Esso è dunque espressione di un errore morale: l'errare dell'anima nel molteplice, la sua incapacità o la sua inadeguata volontà di orientarsi verso il proprio centro.

Questo concetto non è estraneo allo gnosticismo, in particolare è proprio della corrente cosiddetta "siro-egiziana"; il dualismo radicale invece appartiene all'altra corrente, quella "iranica".


Sono proprio i contrari, nella loro coincidenza, a creare kosmos, bellezza e armonia dell'universo. Un'armonia nascosta, che non appare ai sensi ma alla ragione, e pertanto è più forte di quella manifesta.

Qui il pensiero gnostico diverge da quello greco. Per gli gnostici, come sottolinea Hans Jonas, kosmos non è più ordine, ma disposizione tirannica, ordine tirannico, legge ineluttabile, ananke, heimarmene, destino cosmico. Il cielo stellato non è più testimone di un ordine divino e di perfezione, ma una minaccia che incombe sull'uomo e gli influssi ne condizionano la vita.

Otto Rahn
19-03-03, 02:30
PICCOLA PREMESSA

Questo post e' veramente stupendo e denota una passione e una preparazione culturalmente elevata in tutti i suoi partecipanti.
Soprattutto dopo le aberrazioni in cui ci s'imbatte in altri forum qui regna un argomentare educato, pacato e costruttivo.
Una piccola oasi insomma!

Per quanto riguarda il discorso io non posso che sentirmi naturalmente vicino alle posizioni di Ichthys anche se e' piu' un'affinita' superficiale che una dettagliata conoscenza quella che mi sospinge verso la posizione degli gnostici.
Difatti i Catari non ignoravano certo il valore della Gnosi, il significato del Cristo e il dramma del cosmo demiurgico.
Io credo che tuttavia la rivelazione primordiale delle origini non sosteneva un sistema dualista.
Il dualismo lo percepiamo noi che viviamo nel mondo sublunare.
Noi che siamo atomizzati. Maschio e Femmina. Positivo e Negativo.
Esiste perche' l' Uovo Orfico, il Melothesia si divise, si frantumo'. Nel principio invece era l' Unita' assoluta. L' androgine.
Ed e' li che dobbiamo ritornare in qualche modo.
La visione ciclica del tempo di matrice indoeuropea vorrei ricordare che prevedeva anche una via di uscita dalla ruota cosmica, indi, un addio a questo mondo, a questa terra.
Per i semplici uomini c' era il Pitri-yana con il suo eterno ritorno per gli iniziati ai misteri si spalancavano le porte del Deva-yana.
Ora tutto questo trascende il qualche modo le singole credenze religiose e va al cuore primordiale dal quale tutte le fedi hanno tratto la linfa.
E' un problema di carattere eminentemente pratico e operativo.
Nel corso dei secoli e' stata tramandata una Tradizione che si e' travestita, camuffata, adattata, censurata, criptata, simbolizzata attraverso ogni singola religione.
Il mio invito e' di cercarla, di farla propria, di riscoprirla.
Ognuno magari attraverso la propria sensibilita' e le inevitabili simpatie e affinita' con un determinato sistema spirituale.

Sono sicuramente andato fuori dal tracciato centrale del post
ma spero che cmq il mio contributo sia utile.

Senatore
19-03-03, 05:40
Originally posted by Otto Rahn
PICCOLA PREMESSA

Questo post e' veramente stupendo e denota una passione e una preparazione culturalmente elevata in tutti i suoi partecipanti.
Soprattutto dopo le aberrazioni in cui ci s'imbatte in altri forum qui regna un argomentare educato, pacato e costruttivo.
Una piccola oasi insomma!

Per quanto riguarda il discorso io non posso che sentirmi naturalmente vicino alle posizioni di Ichthys anche se e' piu' un'affinita' superficiale che una dettagliata conoscenza quella che mi sospinge verso la posizione degli gnostici.
Difatti i Catari non ignoravano certo il valore della Gnosi, il significato del Cristo e il dramma del cosmo demiurgico.
Io credo che tuttavia la rivelazione primordiale delle origini non sosteneva un sistema dualista.
Il dualismo lo percepiamo noi che viviamo nel mondo sublunare.
Noi che siamo atomizzati. Maschio e Femmina. Positivo e Negativo.
Esiste perche' l' Uovo Orfico, il Melothesia si divise, si frantumo'. Nel principio invece era l' Unita' assoluta. L' androgine.
Ed e' li che dobbiamo ritornare in qualche modo.
La visione ciclica del tempo di matrice indoeuropea vorrei ricordare che prevedeva anche una via di uscita dalla ruota cosmica, indi, un addio a questo mondo, a questa terra.
Per i semplici uomini c' era il Pitri-yana con il suo eterno ritorno per gli iniziati ai misteri si spalancavano le porte del Deva-yana.
Ora tutto questo trascende il qualche modo le singole credenze religiose e va al cuore primordiale dal quale tutte le fedi hanno tratto la linfa.
E' un problema di carattere eminentemente pratico e operativo.
Nel corso dei secoli e' stata tramandata una Tradizione che si e' travestita, camuffata, adattata, censurata, criptata, simbolizzata attraverso ogni singola religione.
Il mio invito e' di cercarla, di farla propria, di riscoprirla.
Ognuno magari attraverso la propria sensibilita' e le inevitabili simpatie e affinita' con un determinato sistema spirituale.

Sono sicuramente andato fuori dal tracciato centrale del post
ma spero che cmq il mio contributo sia utile.

Caro Otto Rahn, non so se sei andato fuori tema, ma hai senz'altro guadagnato un estimatore, per quello che la mia stima può valere.
Dal canto mio posso solo essere d'accordo che la Tradizione (che più che essere stata rivelata è coessenziale alla manifestazione del Principio Supremo) è non-dualista. Però ogni religione è per sua natura dualista e cessa di esserlo solo ove ammetta una metafisica non-dualista sopra di sè. Probabilmente il bisogno di un ritorno al paganesimo, che non voglio credere ispirato da sole considerazioni etnico-razziali, trae linfa proprio da questa insufficienza del cattolicesimo.
Inoltre tu richiami giustamente la dottrina dei cicli cosmici, che è presente in tutte le tradizioni; ora, il ciclo procede secondo una direzione di allontanamento dal Principio da cui è generato e nella fase attuale è senz'altro da riconoscere un momento particolarmente vicino alla fine del ciclo. Non bisogna necessariamente pescare in tradizioni lontane, nel tempo e nello spazio, poichè il cattolicesimo riconosce il carattere periodico (non indefinito) della sua parabola. E infatti ritroviamo in una lettera di san Paolo l'esortazione a "frenare" per quanto possibile la caduta che del resto porterà ineluttabilmente alla fine dei tempi. Senonchè dopo questa fine sediziosa e rovesciata verrà il Regno dei Cieli. Fino a qui siamo nei termini esatti delle dottrine cicliche le quali tutte a una fine tragica in cui Dio stesso è oscurato fanno seguire un nuovo inizio dal punto più alto, la "Terra dei Viventi" e simili. Nel cattolicesimo abbiamo qui la fine dei tempi, e anche ciò è vero perchè alla fine di un ciclo il tempo resta "sospeso" e non è detto che sarà una condizione del ciclo successivo, ma- forse per la "tara" del moralismo- qui si ha la definitiva resa dei conti a cui non segue alcun nuovo mondo, come del resto unica era stata la creazione. Vista così la teologia cristiana, nei suoi strati più elevati, non è affatto in contrasto con le concezioni tradizionali, incarnate nel passato o in altre civiltà attuali dal "paganesimo"; solo dell'idea ciclica ritaglia uno spezzone, un solo ciclo, e si concentra solo su quello. Vuol dire ciò che il cattolicesimo è irrimediabilmente escatologico e quindi antitradizionale?

Per rispondere a questa domanda è bene notare che anche il pagaesimo ha conosciuto deviazioni di tal fatta, ugualmente suscitate dal sentimento tragico che una catastrofe -come la fine di Roma- avrebbe spazzato via qualunque cosa; e da lì di ricominciare, neanche a parlarne.
Se dunque il cristianesimo si ferma ad un certo punto è perchè ciò è nella sua natura, ma fino a quel punto nulla è stato pregiudicato e la dottrina potrà completarsi reperendo aliunde i tasselli mancanti. In un altro intervento dissi, suscitando ringhii e malumori di un paio di forumisti (mi aspettavo di peggio), che questi pezzi mancanti potevano essere recuperati da una tradizione vicina, cioè la cabala. Ma questo ragionamento lo faccio tra me e me, dato che di cattolici aperti alla Tradizione sul forum ce ne sono pochi, molti essendo quelli che si sono chiusi in un autoisolamento, che se non giova a nessuno, men che meno fa bene alla loro salute.

Ma la ragione dei miei penosi pensieri ve la voglio dire.

Viste le mie posizioni e la mia visione del mondo potrei benissimo accettare di seguire la via proposta da altri, ad esempio la via della Tradizione italico-romana; senonchè credo che la disposizione delle civiltà nel mondo derivi da una sorta di geografia sacra e che pure le modificazioni verificatesi nel tempo non abbiano minore ragion d'essere. E' questa la mia lettura della Provvidenza, cioè un volere primordiale del "demiurgo" (direi architetto, ma mi ricorda troppo la massoneria) di questo cosmo; un dharma cui è gioco-forza tendere per preservare la nostra libertà.
Gli eventi del Medioevo (cioè dell'altroieri, parlando di grandi anni) a mio avviso dimostrano che proprio il cattolicesimo è la forza che ha salvato e può salvere l'Europa dal baratro. Gli islamici non hanno avuto dubbi che una tradizione "tardiva" come la loro potesse fare lo stesso per i loro popoli e l'hanno assunta con vigore ed impeto. I cavalieri e i templari del medioevo, che in altre ere sarebbero stati i migliori tra i pagani, fecero altrettanto.
Nel mio piccolo cerco di dare una testimonianza di come solo quella via possa ancora incanalare l'Europa non dico verso una rinascita, ma verso una degna senescenza. E non vengo sprovvisto di riferimenti, perchè alcuni grandi europei cattolici hanno dato un aiuto formidabile, ma ancora insufficiente, per questa grandissima opera: De Maistre, Donoso Cortes, Carl Schmitt sono i più importanti, essi senza eccezioni considerarono nobili alleati i pagani e d'altra parte detestarono il mondo moderno e il calvinismo che ne è l'emblema e pure una causa.
Tutti questi grandi cattolici, è bene dirlo, sono considerati eretici ed esoteristi satanici dallo zelante don Nitoglia e dal suo gregge di pecore "brave".

Mjollnir
20-03-03, 14:45
In Origine Postato da Otto Rahn
PICCOLA PREMESSA

Questo post e' veramente stupendo e denota una passione e una preparazione culturalmente elevata in tutti i suoi partecipanti.
Soprattutto dopo le aberrazioni in cui ci s'imbatte in altri forum qui regna un argomentare educato, pacato e costruttivo.
Una piccola oasi insomma!



Ti ringrazio molto per l'apprezzamento, caro Otto... lavoreremo affinchè il clima in questo piccolo spazio si mantenga sempre come lo hai percepito ...
Ciao :)

Lupo Mannaro
21-03-03, 16:54
Mi dispiace, caro Senatore, ma il pensiero cristiano non ha MAI conosciuto una disposizione ciclica! Tutt'al più ha diviso la storia in varie fasi, ma che comunque non si ripetono ciclicamente, ma terminano nell'escatologia. D'altronde, una concezione ciclica sarebbe totalmente assurda nel cristianesimo, perchè presupporrebbe una ciclica ed eterna re-incarnazione del Logos in forma umana, e negherebbe quindi il ruolo salvifico e unico della vita di Gesù.

Inoltre, le concezioni cicliche indoeuropee partono da una età dell'oro, in cui l'uomo è unito al divino, e poi presuppongono un progressivo dis-tacco e degenerazione, ossia dis-persione nel molteplice. Al contrario nel cristianesimo l'uomo è lontano da dio per il peccato originale, e si riscatta solo con l'avvento di Cristo, che come accennavo per la sua natura salvifica deve essere necessariamente unico. D'altronde, già Massimo il Confessore divideva la storia in due eoni, riprendendo e tentando di spiegare un ambiguo verso paolino; la katàbasis o discesa di Dio verso l'uomo, ovvero la preparazione del compimento dell'incarnazione del Logos nell'uomo, e la anàbasis o risalita, dell'uomo verso Dio, ovvero la divinizzazione dell'umanità nel Logos. Come si vede, tutto il contrario della concezione tradizionale indoeuropea. Gioacchino da Fiore lo riprende in parte, dividendo la storia in età del padre, età del figlio ed età dello spirito. L'età del padre è ovviamente l'età della legge giudaica, l'età del figlio comincia con Gesù... e secondo lui avrebbe dovuto esserci una rivelazione successiva che lui datava con una profezia decisamente azzardata più o meno al XIV sec... comunque, come si vede, anche qui nulla a che vedere con il manvantara.

Mjollnir
21-03-03, 18:07
Inoltre tentativi di questo tipo non fanno che assomigliare a una sorta di alchimia spirituale, commettendo un errore simile a quello che fanno molti sociologi e antropologi moderni, ossia isolare un elemento dal contesto in cui è funzionale e attribuirgli una validità intrinseca che permarrebbe anche in altri contesti. Ma, come ben diceva Durkheim, la religione è un sistema compiuto; non si può certo prendere la cabala ebraica ed "appiccicarla" al cattolicesimo "exoterico" come i mattoncini del Lego, sperando poi che il risultato sia in ordine.

Senatore
21-03-03, 23:03
Bene, ho da affrontare un fuoco incrociato, anche se la cosa non mi dispiace affatto visto che mi permette di specificare alcune delle mie posizioni (che poi, naturalmente, non sono davvero mie ma tratte variamente da alcune letture: di mio ci può semmai qualche errore interpretativo!)
Anzitutto io non condivido l'idea che una religione sia un sistema chiuso, poichè il mio punto di vista non è storico e scientifico, ma parte per così dire da principi assoluti che non sono condizionati da un determinato contesto sociale.
Naturalmente una religione può conformarsi più o meno a detti principi, e la sua validità dipende proprio da questo. Ci può essere benissimo una tradizione la cui prospettiva si limita a considerare un aspetto o una applicazione particolare dei principi in questione, ma questo non significa totale incompatibilità (almeno teorica) con un'altra tradizione dotata di un giro di orizzonte più ampio. Ora, proprio questa mi pare la situazione del cristianesimo in relazione alla teoria dei cicli. E' del tutto evidente che la dottrina cristiana non conosce niente di paragonabile alla teria dei kalpa e dei manvantara, ma nondimeno in essa si ritrova una situazione originaria di completezza e totalità ontoligica, lo stato edenico, che è del tutto assimilabile ad una età dell'oro. Adamo è creato androgino ed ha accesso all'albero della vita e a quello della conoscenza. E' noto che l'androginia costituisce un attributo tipico dello stato originario dell'umanità, un'umanità estranea alla morte e alla malattia, e del resto Adamo, l'Uomo primordiale visse quasi mille anni: sarebbe interessante confrontare questa longevità a quella che i testi indu attribuiscono agli uomini del sattva-yuga. Da allora è una costante caduta. Cristo incarna il Logos in terra, ma nessun cristiano ignora che il Logos è consustanziale alla creazione, dacchè il cosmo prese origine dalla parola di Dio. Anche per gli induisti il suono è la manifestazione priomordiale da cui il mondo si sviluppò. E autori autorevoli della stessa tradizione non esitano a riconoscere nel Cristo un avatara: questo è un esempio del modo di procedere che io apprezzo, che parte dai principi e riconduce a questi le diverse forme religiose e concezioni metafisiche, in quanto compatibili. Del resto lo stesso Eliade, che non è a rigor di termini un tradizionalista, individua nell'impulso al sacro un fenomeno costituzionale della natura umana, e perciò un principio superpersonale e superculturale che si ritrova nell'umanità tutta; la differenza è che in Eliade tale conato resta vago nei suoi contorni e scarsamente precisato.
A parte la digressione, torniamo all'idea di una caduta, che come è noto è la direzione di sviluppo di ogni manvantara: per il cristianesimo tale caduta prende avvio dalla perdita dello stato paradisiaco e quindi della fruizione dell'albero della vita e termina con la fine dei tempi, tratteggiata nell'Apocalisse; inoltre essa è segnata da verie tappe: ad esempio il Diluvio spazza una razza di esseri semidivini con tratti titanici. Forse questo Diluvio avvenne circa all'inizio del kali-yuga? I figli di esseri celesti e donne umane che lì si estinsero non corrispondono al tipo prometeico dell'età del bronzo?
Si potrà vedere che queste fasi corrispodono alle fasi di un manvantara ed il fatto che la dottrina cattolica non cotempli cicli ulteriori non comporta che, per la fase considerata, le teorie non presentino aspetti di analogia.
Resta da considerare la questione della Kabbala che invece conosce una teoria dei cicli. Così a memoria ricordo che nello Zohar si parla di sette re di Edom, e 7x2 sono i manvantara che formano un kalpa. Questo è un esempio dell'integrazione che proponevo; ma non è questo che mi si contesta, bensì la stessa ammissibilà di un simile procedimento.
In realtà già da un punto di vista storico si può vedere come le concezioni di diversi popoli si mescolino e non permangano immutate: pur nella medesima area indoeuropea, si potrebbe forse dire che la tradizione romana coincide o è molto simile a quella indù? Evidentemente no, e che ciò si debba a contaminazioni o a sviluppi autonomi non è in fondo decisivo, tanto più che probabilmente sono vere entrambe.
Ma non è una considerazioe storica quella che mi può convincere o dissuadere della mia idea: si tratta ancora di quella unità di fondo dei principi e delle verità ultime.
Tanto più un simile passaggio appare accettabile quanto più si considerino gli effettivi punti di contatto tra le tradizioni in questione; la Kabbala in fondo non è che una spiegazione profonda della Genesi, quindi della cosmogonia e cosmologia (ebraica e) cristiana; in più essa ebbe le prime scritturazioni nel Medioevo, dunque nell'epoca più cristiana in assoluto e ciò non fu senza ripercussioni sulla cultura di quel periodo e entrò a far parte dell'universo mentale di molti autori cattolici. Certo la kabbala è anche molto di più, è sacrificio e rito segreto e in ciò è tutta giudaica e non entra nel campo dei miei interessi.
Del resto io non propongo una fusione delle tradizioni in parola, ma solo uno studio teorico che permette un aprofondimento intellettuale: non mi sognerei di negare la specificità ebraica della kabbala, o di volerla ablire; ma se sul piano intellettuale e metafisico ammetto punti di contatto tra cristianesimo e brahmanesimo (quelli che Lupo Mannaro esclude recisamente) tanto più dovrò ammetterli tra quello e il giudaismo.
Pur essendomi dilungato tanto non sono riuscito ad essere esaustivo e me ne scuso, ma ora devo proprio chiudere.
Saluti

Lupo Mannaro
22-03-03, 09:51
Caro Senatore,

tanto per cominciare vi è da notare che questa è una tua interpretazione personale, che un Padre greco non si sarebbe mai neanche lontanamente sognato di pensare (Una delle ragione per cui Origene fu condannato eretico era perchè concepiva il peccato originale come "caduta" di tipo stoico, e quindi faceva presupporre una concezione ciclica stoica, anche se non aveva mai osato pronunciarla esplicitamente) e che quindi può dirsi casomai cristiana (E neanche troppo visto che Cristo non vi ha un ruolo decisivo), non certo cattolica.

Inoltre, è evidentemente forzata. Non capisco come si possa confondere la cacciata dall'eden fatta da un dio onnipontente quanto capriccioso - e quindi, tipicamente giudaico -, che si "diverte" a dare leggi e impartire punizioni, con un distacco avvenuto naturalmente, per leggi cosmiche. Inoltre, l'elemento che "stona" definitivamente nel tuo ragionamento è che la venuta del Cristo, non avrebbe sostanzialmente nessun ruolo fondamentale. Mi nomini in proposito il fatto che vi sarebbe il Cristo-Logos coeterno al padre ma

a) questo non toglie che il ruolo del Cristo-uomo resta con le caratteristiche che ho menzionato nel post precedente, e che il suo ruolo resti salvifico e, per necessità, uno e non ciclico

b) caro amico, questa volta sei proprio caduto in pieno nell'errore appena menzionato da Mjollnir, quello dei "mattoncini del lego". E' ben noto infatti che la coeternità del logos al padre è affermata NON nella genesi ma nell'incipit del Vangelo di Giovanni che, sotto moltissimi aspetti, si oppone alla genesi biblica (E' fatto ben noto, credo, ma se vuoi lo approfondisco). Quindi non si capisce come si possa dare un'interpretazione di un fenomeno prendendo un elemento dalla genesi (L'eden), e un altro elemento da un libro dal contesto assolutamente diverso che per molti versi si oppone alla genesi. Capirai bene, che si rischia di cadere nel peggiore soggettivismo capriccioso, spacciato inoltre per "tradizione metafisica".

Inoltre, noto che la tua esegesi si riferisce sostanzialmente tutta al vecchio testamento, e quindi sarebbe dopotutto più appropriata definirla giudaica che cristiana, ma anche qui viene fuori preponentemente la differenza insuperabile tra una concezione del divino come parte del cosmo e la concezione del divino giudaica, come altro-dal-mondo. Insomma, il yhwh dei giudei, onnipotente, che d'un tratto, annoiato forse, decide di creare il mondo per avere forse un giocattolo da tiranneggiare a suo piacimento, opposto in maniera radicale, totale, irrimediabile a un pincipio come il Fatum classico, ad esempio.

Per venire al tuo appunto sulla religione romana e quella vedica si legga "La religione romana arcaica" di Dumèzil ed avrai una risposta soddisfacente.

Senatore
22-03-03, 15:43
Siamo un pò polemici!
Se mi sono riferito all'Antico Testamento, è perchè l'ordine di idee da cui era nato questo intervento mi riconduceva lì, non per una qualche mia preferenza particolare.
Inoltre se posso muovere una critica di metodo, trovo che sarebbe più corretto non richiamarsi a qualche testo, ma specificare il più possibile senza riferimenti e rimandi la propria posizione, per evitare una specie di duello all'ultimo libro.
Comunque il mio intento era di specificare qualche aspetto della mia posizione, non certo di fare opera di convincimento.
Per quanto riguarda il Logos ti prego di non condurmi in dispute teologiche, perchè io citavo solo un dato di fatto (mitico) e cioè l'importanza e anzi l'originarietà del Verbo nella creazione (il fiat lux)
Saluti distesi e apolemici

Senatore
24-03-03, 05:50
E' sì vero che ho parlato dell'Antico Testamento e non del Vangelo, ma questo perchè si stava affrontando il problema della cosmogonia.
Non è che io intenda Cristo come un avatara; lo ritengo senz'altro il Redentore: altrimenti sarei un indù o un buddhista che stima il cristianesimo, ma non un cristiano. Piuttosto quell'esempio è da intendere come una applicazione del cosiddetto metodo tradizionale, cioè di quel metodo -che sarebbe spregiudicato se non poggiasse su saldi principi- che cerca nelle diverse tradizioni l'affermazione di certi principi.
Mi sarei d'altronde soffermato di più sull'insegnamento del Vangelo qualora avessi affrontato il problema della salvezza; in questo campo io sono quasi sicuro che la teologia ha distorto notevolmente il significato vero, intendendo alla lettera l'idea della redenzione dal paccato, cioè della salvezza data da una condotta virtuosa. Al contrario il Vangelo è ricco di detti di Gesù che alludono chiaramente a qualcosa di complentamente diverso: cioè alla realizzazione spirituale, una realizzazione per la quale la morale ha solo un valore strumentale.
Perchè mai, in caso contrario, avrebbe affermato che il Regno dei Cieli è già presente, anche se solo in potenza (il granello di senape)?
Cristo, checchè se ne dica, non predica il primato di uomini sciatti o poveracci rinfrancati dalla fede, ma solo si rivolge a chi voglia sperimentare la via più difficile che consiste nell'annullamento di tutte le condizioni dell'ego e addirittura nel non tener in alcun conto le sorti della propria anima individuale, e quindi in una sorta di ascesi contemplativa disindividualizzante. So inoltre che sono stati individuati passi che probabilmente alludono a stati iniziatici, e l'Eliade è sicuro che Gesù impartisse ai suoi discepoli un insegnamento esoterico (anche se poi è ben noto che non esiste nessun esoterismo cristiano).
Per tutto questo stimo l'insegnamento evangelico, senza cui è probabile che l'occidente avrebbe conosciuto una ben più burrascosa deriva.
Però io non credo che Gautama Buddha abbia fatto meno per il Tibet o la Cina- o per l'India in un certo periodo-, era anch'egli re, anche la sua sostanza era divina; vale a dire, non sono affatto esclusivista; però ognuno a casa propria...
Tornando alla Genesi, il problema è forse dato dalla compresenza di due diversi miti; da un lato l'incipit con lo Spirito che aleggia sulle acque primordiali (le acque inferiori) e la creazione mediante la Parola; dall'altro quello edenico, la cui redazione è posteriore e che risente della concezione jahvista di un Dio vendicativo e in fondo antropomorfo, che è sì altro rispetto al Cosmo, ma non nel rapporto di causa ad un effetto che ne è staccato, ma di un dualismo irriducibile. Tralaltro la kabbala è molto lontana da questa visione che è alla radice del dramma giudaico: essa aiuta a ripulire il mito da quelle scorie e a restituirlo in quella che in fondo è forse la sua forma originaria.
In ogni caso vorrei mettere come punto fermo che non c'è niente di più lontano da me (e in questo non sono nemmeno sospetto di eresia) della concezione jahvista che è assolutamente antimetafisica - un pò come la religione della Grecia classica.
Saluti

Otto Rahn
25-03-03, 03:27
A integrazione di quanto esposto da Senatore sul libro del Genesi non dobbiamo dimenticarci della più che probabile espoliazione dei testi. Rimaneggiamenti e censure.
Sono convinto assertore della falsificazione giudaica della Bibbia che possiede un' origine antidiluviana.
Interessanti inoltre alcune teorie gnostiche e quanto sostenuto dalla setta degli Ofiti che vedeva nel serpente del giardino dell' Eden l' emissario del vero Dio venuto a portare la sapienza all'umanità.
Forse non tutti conoscono la definizione: "Gesù il Serpente".
Ci sarebbero tante altre cose da dire...

"Lucifero, a cui si è fatto grande torto vi saluta!"

ScimmioneNudo
27-06-03, 00:52
Originally posted by Otto Rahn
A integrazione di quanto esposto da Senatore sul libro del Genesi non dobbiamo dimenticarci della più che probabile espoliazione dei testi. Rimaneggiamenti e censure.
Sono convinto assertore della falsificazione giudaica della Bibbia che possiede un' origine antidiluviana.
Interessanti inoltre alcune teorie gnostiche e quanto sostenuto dalla setta degli Ofiti che vedeva nel serpente del giardino dell' Eden l' emissario del vero Dio venuto a portare la sapienza all'umanità.
Forse non tutti conoscono la definizione: "Gesù il Serpente".
Ci sarebbero tante altre cose da dire...

"Lucifero, a cui si è fatto grande torto vi saluta!"

Scusate se mi intrometto, qualora dovessi risultarvi sgradito faro atto di andarmene. Sarò un pò polemico, quindi preparatevi.
Parto dal post di Rahn:
Ricordo che il cristianesimo affonda le sue radici nell'ebraismo, ma non solo, non sono poche le voci di storici che affermano che questa costola dell'ebraismo abbia attinto da filosofie e religioni prientali. Non capisco come faccia Rahn a sostenere rimaneggiamenti e censure (più che ipotizzabili) a favore però di una versione della Bibbia di cui non abbiamo NULLA.

Lucifero, il portatore di luce, è a quanto ne so il primo Angelo, e come tale il ribelle. Di Cristo sapevo che fosse la TIGRE e non il serpente.

ABSIT INIURIA VERBIS

ScimmioneNudo
27-06-03, 01:05
Originally posted by Senatore ma se sul piano intellettuale e metafisico ammetto punti di contatto tra cristianesimo e brahmanesimo (quelli che Lupo Mannaro esclude recisamente) tanto più dovrò ammetterli tra quello e il giudaismo.
[/B]

Francamente trovo più punti di contatto tra il brahmanesimo e le antiche religioni del mediterraneo piuttosto che non con il cristianesimo o il giudaismo. Non esiste un corrispettivo della triade induista nella tradizione giudaico cristiana (il padre, il figlio e lo spirito santo sono altro). Mentre invece penso al fatto che i greci identificavano Siva con Dioniso...mica poco.

Senatore
27-06-03, 02:25
Originally posted by ScimmioneNudo
Francamente trovo più punti di contatto tra il brahmanesimo e le antiche religioni del mediterraneo piuttosto che non con il cristianesimo o il giudaismo. Non esiste un corrispettivo della triade induista nella tradizione giudaico cristiana (il padre, il figlio e lo spirito santo sono altro). Mentre invece penso al fatto che i greci identificavano Siva con Dioniso...mica poco.

No, ma hai senz'altro ragione: solo che non riesco a ricordarmi in che contesto dissi quelle cose. Anche perchè ho sempre visto ben più punti di contatto tra il cristianesimo e il buddismo (o megli tra Cristo e Buddha) che non tra il cristianesimo e il... brahmanesimo. Boh. Forse, mi sovviene, stavo parlado di teorie cicliche e ardite sintesi tra San Paolo, stoicismo, cabbalisti cristiani, un bel minestrone di cui ho scordato il sapore.
Saluti

ScimmioneNudo
27-06-03, 04:17
Originally posted by Senatore
No, ma hai senz'altro ragione: solo che non riesco a ricordarmi in che contesto dissi quelle cose. Anche perchè ho sempre visto ben più punti di contatto tra il cristianesimo e il buddismo (o megli tra Cristo e Buddha) che non tra il cristianesimo e il... brahmanesimo. Boh. Forse, mi sovviene, stavo parlado di teorie cicliche e ardite sintesi tra San Paolo, stoicismo, cabbalisti cristiani, un bel minestrone di cui ho scordato il sapore.
Saluti

Si, si. Era quello il punto. La ciclicità, un aspetto che nell'occidente credo ritroviamo solo nell'antico Egitto, e che latita in ogni altra religione mediterranea. Ma anche più a Nord.

Forse la tua memoria è migliore, ma si intravvedeva qualcosa nella mitologia lappone? Nel Kala (porc la memoria), insomma il testo ispiratore di Tolkien?

Mjollnir
27-06-03, 22:42
In Origine Postato da ScimmioneNudo
Scusate se mi intrometto, qualora dovessi risultarvi sgradito faro atto di andarmene.

Benvenuto nel forum.
Non c'e` nessun requisito ulteriore per partecipare a questo forum rispetto a tutti gli altri di POL, ossia il rispetto delle leggi vigenti, del regolamento di POL e degli elementari principi di civilta` ed educazione.

Entro questi limiti, ben venga la polemica, ossia il conflitto delle idee. :)

ScimmioneNudo
29-06-03, 07:34
Grazie Mjollnir (mi fa un pò sorridere il tuo nome, mi ricorda quando leggevo Thor della Marvel ;)

Purtroppo speravo ci fosse un pò più vita qui. E' un momento di stanca?

Perchè questo forum è un sottoforum?

ABSIT INIURIA VERBIS.

nhmem
01-07-03, 22:11
Originally posted by ScimmioneNudo
Perchè questo forum è un sottoforum?

:confused: Me lo son chiesto anch'io. Caro Mjollnir la risposta è in qualche vecchio 3d?

Mjollnir
01-07-03, 22:30
1- il progetto originale era di un forum autonomo, visto che la tematica e le posizioni fondamentali dei futuri partecipanti non erano ancora rappresentate da nessuno spazio allora esistente. Purtroppo però in fase di attivazione l'amministrazione ci comunicò che per motivi tecnici non sarebbe stato possibile aprire un nuovo forum. Ci propose quindi la scelta tra un sottoforum all'interno di quello esoterico o niente; per cui scegliemmo la 1a;

2- non è un "momento di stanca", semplicemente quando il forum partì ci siamo proposti di puntare sulla qualità e non la quantità, per cui qui non troverete mai decine di discussioni aperte in un giorno o centinaia di messaggi come sul fondoscala. In sostanza non ci interessa fare numero, preferiamo trattare con passione e serietà gli argomenti che ci stanno a cuore, in certi casi anche con pause di riflessione + o meno lunghe e con la ricerca di spunti e informazioni che inevitabilmente portano via del tempo.

Spero di aver soddisfatto le vostre curiosità

M.

nhmem
01-07-03, 22:40
Originally posted by Mjollnir
Spero di aver soddisfatto le vostre curiosità.

:) Grazie per i chiarimenti e le precisazioni.:D

Arjuna
20-10-03, 19:59
Originally posted by ScimmioneNudo
Francamente trovo più punti di contatto tra il brahmanesimo e le antiche religioni del mediterraneo piuttosto che non con il cristianesimo o il giudaismo. Non esiste un corrispettivo della triade induista nella tradizione giudaico cristiana (il padre, il figlio e lo spirito santo sono altro). Mentre invece penso al fatto che i greci identificavano Siva con Dioniso...mica poco.

Dovrei fare ricerche approfondite,ma da qualche parte avevo letto che,anche se a prima vista Dioniso e Cristo sembrino quasi opposti,alcune fonti del mondo greco-romano indentificavano il Dio dei cistiani proprio con Dioniso,se qualcuno ha una memoria migliore della mia mi aiuti comunque effettuero' ricerche.
Ovviamente concordo nelle grandi similitudini che esistono nelle religioni mediterranee ed europee pre cristiane con i brahmanesimo,ma io vedo nel messaggio dei vangeli grandi punti di contatto con il brahmanesimo,soprattutto se alcuni passi vengono letti simbolicamente.Anche questo dovrebbe esser oggetto di uno studio profondo.Per esempio i rapporti Upanishadici fra Brahman superiore,Brahman inferiore e Atman, e i rapporti fra la Trinità cristiana presentano aspetti di similitudine.
Restano comunque delle grandi specificità nel cristianesimo che lo rendono particolarmente legato all'ebraismo,l'escusivismo,il dualismo fra Regno dei Cieli e Regno terreno...

nhmem
21-10-03, 19:14
Originally posted by Arjuna
Dovrei fare ricerche approfondite,ma da qualche parte avevo letto che,anche se a prima vista Dioniso e Cristo sembrino quasi opposti,alcune fonti del mondo greco-romano indentificavano il Dio dei cistiani proprio con Dioniso,se qualcuno ha una memoria migliore della mia mi aiuti comunque effettuero' ricerche...

Mi pare di ricordare che certa simbologia propria di Dioniso fu adottata dalla iconografia cristiana.

Frumentarius
24-12-04, 08:38
Originally posted by Ichthys
Caro Lupo,
lAnche noi, a differenza dei cattolici o di altri, crediamo alle potenze cui credono i pagani politeisti, ma riteniamo che siano ostili all'uomo.

Se svolgo un opera e di selezione di 'combattenti' tra i miei allievi, certamente li metto alla prova duramente.. spesso quelli con le caratteristiche di base più propizie per divenire "Maestro" sono quelli che 'tartasso' di più ( e faccio tartassare dai miei aiutanti).
E' chiaro che sul momento, la mia opera a primo acchitto potrebbe sembrare ostile, ed in effetti se questo può trasformarlo che mi tema pure, il mio allievo.. EFFETTIVAMENTE io sono d'ostacolo a quello che vuole ottenere, ma sono l'unico strumento UTILE per permettergli di conseguire la Vittoria..

Tirando di scherma, auspico che venga il momento in cui riesca a disarmarmi, vuol dire che sta nascendo un nuovo Maestro, che potrà essere uno di noi..

Ovviamente ce la fa 1 su centinaia... E' chiaro che è il GIOCO delle Parti, il LVDVS DEORVM.

Alcuni allievi hanno bisogno di 'credere alla sceneggiata' per tirare fuori un certo tipo di grinta... quindi perchè biasimare certe concezioni dello Gnosticismo cristiano..

Ma la Tradizione e la Mitologia, che il tutto sia un 'Gioco' ce lo indicano spesso.. basti pensare ad Eracle, a cui Hera è trementamente ostile... però Eracle.. significa "Gloria di Hera".
La 'pungolatrice' che crea la Transumanazione dell'Eroe è proprio la sua *apparente* grande Nemica...

Perdonate l'esempio simbolico dozzinale che ho fatto cui sopra..

Vi porgo i miei saluti...

Frumentarius
"Punctim et Caesim ferire"

Mjollnir
26-12-04, 17:09
Benvenuto nel forum, Frumentarius :)

Praef_Praetorio
10-01-05, 13:25
PArto anche io con una piccola premessa:

sono assolutamente shockato ed entusiasta di tante perle proposte in questo forum. Dopo tanto tempo in tanti forum di argomento esoterico o pagano, sono assolutamente impressionato dal livello di discussione che trovo qui. la mia sincera ammirazione a tutti, soprattutto per l'apertura, cosa che non mi aspettavo di trovare in ambienti tradizionalisti.
Il mio problema è che con un 56k o con l'alternativa di un internet poin......... ci metto i secoli a leggere tutto!!!!!

Io non sono colto come voi, premetto...

Dunque, mi sembra come qualcuno ha già detto la percezione del mondo, o comunque la sua definizione, avviene proprio grazie ad un dualismo di fondo. Attraverso la tensione degli opposti noi percepiamo quanto abbiamo intorno, anche sul livello metafisico (perlomeno all'inizio). Quindi mi sembra che un dualismo di base è necessario, anche se poi lo scopo è l'unità. ORa, mi sembra che il dualismo effettivo sia su di un livello più basso, cioè nel momento in cui si rifiuta uno di questi opposti, il dualismo etico, manifesto in tutte quelle che oggi definiamo religioni monoteiste, ma anche in altre. Al contrario nei culti antichi (che paganesimo per me resta un dispregiativo...), in particolare quello romano, quello egizio, ma anche molti altri, sembra esistere un antidualismo, ove cioè nulla è male di per se, ma può diventarlo: tutte le divinità acquisiscono quindi una dimensione doppia, cioè positiva e negativa, per lo più derivante da colui che vi entra in contatto (per i romani, nel caso di rito sbagliato, giungeva la sonora mazzata).
La cosa si riflette anche sul piano operativo personale oggi: che si fà, la materia, o buio, o tenebra, o caos, c'è chi lo rifiuta e chi invece lo usa come trampolino di lancio. Si potrebbe qui anche cadere nelle definizione di mano dx e mano sx... Di sicuro la parte oscura aiuta la definizione della controparte. Zeus senza tifone non avrebbe riaffermato la sua olimpicità, come Osiride non sarebbe risorto definitivamente senza set, purtuttavia anche il discorso della "prova" accennato piu sopra va secondo me un pò smontato, perchè comunque può essere una degenerazione di una vera integrazione dei due poli.
Per la visione gnostica, che ritengo molto interessante, presenta anche secondo me questa visione dualista, cioè necessita per forza di un rifiuto la cui origine risiede nella colpa, che ancora non riesce a convincermi (forse per le influenze tantriche che subisco...).

Mjollnir
10-01-05, 19:59
In Origine Postato da Praef_Praetorio
PArto anche io con una piccola premessa:

sono assolutamente shockato ed entusiasta di tante perle proposte in questo forum. Dopo tanto tempo in tanti forum di argomento esoterico o pagano, sono assolutamente impressionato dal livello di discussione che trovo qui. la mia sincera ammirazione a tutti, soprattutto per l'apertura, cosa che non mi aspettavo di trovare in ambienti tradizionalisti.

Caro Praef_Praetorio, le tue parole sono molto gratificanti :o :)
Qui cerchiamo di garantire il massimo pluralismo possibile: l'unico limite è dato dal rispetto del regolamento e della netiquette ;)

Il mio problema è che con un 56k o con l'alternativa di un internet poin......... ci metto i secoli a leggere tutto!!!!!

Piccolo consiglio: quando trovi dei paginoni, disconnettiti e leggili off-line.

Io non sono colto come voi, premetto...

Non farti assolutamente suggestionare: questo è un forum di discussione, dove cerchiamo di condividere delle esperienze, delle riflessioni, dei valori. Non una vetrina per sapientoni e/o accademici.

A presto.

Napoléon I
03-02-05, 02:49
ma voi siete pagani?

Mjollnir
03-02-05, 14:00
In Origine Postato da Napoléon I
ma voi siete pagani?

Non si era capito :confused: :eek:

Hmm... questi sono proprio gli episodi che mi fanno dubitare di tutto :D :D

Napoléon I
03-02-05, 16:12
Originally posted by Mjollnir
Non si era capito :confused: :eek:

Hmm... questi sono proprio gli episodi che mi fanno dubitare di tutto :D :D

Quindi chi adorate? Giove, marte, venere, saturno ecc.
Oppure Odino Thor, ecc.?

nhmem
04-02-05, 00:21
Originally posted by Napoléon I
Quindi chi adorate? Giove, marte, venere, saturno ecc.
Oppure Odino Thor, ecc.?

Più che "adorare" rispettiamo Giove, Marte, Venere, Artemide, Saturno, Giano, Diana, Odino, Thor, Shiva, Visnu, Brama.... :-0001r

Napoléon I
04-02-05, 00:55
Originally posted by nhmem
Più che "adorare" rispettiamo Giove, Marte, Venere, Artemide, Saturno, Giano, Diana, Odino, Thor, Shiva, Visnu, Brama.... :-0001r

Quindi diciamo che il vostro è il concetto di pantheon romano, allargato con tutte le divinità dei popoli?

Ma avete dei preti? Feste? Messe?

Mjollnir
04-02-05, 01:40
In Origine Postato da Napoléon I
Quindi diciamo che il vostro è il concetto di pantheon romano, allargato con tutte le divinità dei popoli?

Ma avete dei preti? Feste? Messe?

Egregio Napoleon,
cerco di rispondere alle tue curiosità.
Ci sono delle varianti, ovviamente, a seconda della tradizione a cui ci si riferisce.

Generalmente non ci sono "preti", anche perche' nel paganesimo quella del sacerdozio e' piu' una funzione che una classe separata di persone. Sto comunque sintetizzando all'estremo, appunto perche' il mondo pagano e' molto variegato.
Le feste ovviamente ci sono, le "messe", rito cristiano, no.

Ti consiglio comunque di leggere le discussioni in rilievo, utili per farti un'idea piu' precisa.

Saluti.

Napoléon I
04-02-05, 16:09
Originally posted by Mjollnir
Egregio Napoleon,
cerco di rispondere alle tue curiosità.

Grazie


Generalmente non ci sono "preti", anche perche' nel paganesimo quella del sacerdozio e' piu' una funzione che una classe separata di persone.

ma dunque ognuno è intermedierio nei confronti della divinità, o ci sono delle persone che svolgono tale funzione per la comunità? C'è una comunità?


Le feste ovviamente ci sono, le "messe", rito cristiano, no.
Propriamente messa, è inteso come azione liturgica assembleare. é entrato nel linguaggio comune per indicare il rito cristiano, poichè esso si concludeva con le parole "ite, missa est" in cui "missa" era la contrazione del verbo "dimissio". quindi in realtà si diceva dimissa est, ovvero "è ora di andare" oppure "è il momento del commiato", in cui si sottolineava il momento in cui la comunità riunita si scioglieva per ritornare alle proprie case. Col tempo identificò il rito sacrificale cristiano, ed assunse il significato "la messa è finita". Dunque mi omandavo se aveste liturgie assembleari settimanali, o se avete delle liturgie domestiche, lari, penati ecc.

Saluti

SANCO
05-02-05, 02:34
Napoleon,
e ora dicci tu. Sei il vero Napoleon,
o uno dei tanti che dicono
di essere Napoleon...?

Napoléon I
05-02-05, 05:46
Originally posted by sanco
Napoleon,
e ora dicci tu. Sei il vero Napoleon,
o uno dei tanti che dicono
di essere Napoleon...?

Sono il vero Napoléon.

SANCO
05-02-05, 15:29
Lo sospettavo. Imperatore, ora posso
morire contento.

Napoléon I
05-02-05, 16:15
Originally posted by sanco
Lo sospettavo. Imperatore, ora posso
morire contento.
Prego.

07-02-05, 12:33
Con tutto il rispetto, che ne pensa del fatto che le sue dimensioni... intime siano state sconfessate da quel famoso reperto?
:lol

Mjollnir
07-02-05, 21:03
Per favore, non andiamo :£

Arthur I
08-02-05, 05:20
Originally posted by Napoléon I
Ma avete dei preti? Feste? Messe?

Chi ti dice che ci debba essere per forza e sempre una religiosità istituzionalizzata o che ci debba essere sempre una credenza e una pratica religiosa effettiva. Un ateo dell'antichità greca o germanica era meno "pagano" (per usare ancora questa opinabile espressione)?

08-02-05, 09:35
Chiedo scusa per aver rovinato uno dei più profondi topic che abbia trovato in rete, ma ho avuto l'impressione che qualcuno si fosse infiltrato per provocare.

Come ripeto, ho avuto da poco il tempo di rileggere l'intero topic e anch'io sono rimasto impressionato dalla profondità degli argomenti e dalla pacatezza della conversazione.
Vorrei perciò porre alcuni quesiti allo gnostico Ichthys, premettendo che, da neoplatonico, condivido molte delle sue dottrine.

Il pleroma risiede in un luogo?

In che modo dal corpo immateriale di Dio procedono le altre sostanze?


Grazie

Napoléon I
08-02-05, 16:53
Originally posted by Arthur I
Chi ti dice che ci debba essere per forza e sempre una religiosità istituzionalizzata o che ci debba essere sempre una credenza e una pratica religiosa effettiva. Un ateo dell'antichità greca o germanica era meno "pagano" (per usare ancora questa opinabile espressione)?
Non ne ho idea. Lo chiedevo a voi apposta. Credo che un ateo non sia pagano, tuttavia. Un ateo o ha divinizzato se stesso (evoluzione nietzchiana), o ha divinizzato tutto (panteismo, ma in effetti, divinizzando tutto, in realtà vanifica), o è diventato nichilista (e a quel punto, vivere, morire, uccidere, non avrebbero alcun senso).

Senatore
08-02-05, 17:23
Originally posted by Napoléon I
Un ateo o ha divinizzato se stesso

Sulla parte non evidenziata sono d'accordo.
Circa il punto riportato invece credo si debba distinguere: per il poco che so di Nietzsche, la sua prospettiva era la divinizzazine, sic et simpliciter dell'umanità -o di una certa umanità, e questo è sicuramente ateismo.
Ma l'indiamento, se posso usare questo termine, è in generale il nucleo forte di ogni mistica, specie della mistica antica (o se si preferisce esoterismo, o filosofia in una certa accezione della parola), dove questa divinizzazione era intesa in senso forte e ontologico. Due esempi di filosofi antichi in cui è chiara questa piena realizzazione dell'essenza divina sono Pitagora e Plotino: per quest'ultimo si può vedere la biografia di Porfirio, laddove si afferma che per guida personale, Plotino aveva un dio e non un demone.
Nella mistica cristiana tutto sommato non si è persa questa dimensione, anche se è in qualche modo sfumata verso un tempo futuro, cioè è più escatologica che immediata e positiva. Però per certi mistici, come Meister Eckhart, si può dubitare anche di questa limitazione.
E' chiaro che in questo ordine di esperienze l'intermediazione sacerdotale si stempera completamente (infatti Meister Eckhart è anche considerato un precursore sui generis del protestantesimo).
Saluti

11-02-05, 14:43
Originally posted by +HELIACVS+

Il pleroma risiede in un luogo?

In che modo dal corpo immateriale di Dio procedono le altre sostanze?


Grazie

I miei quesiti allo "gnostico" Ichthys sembrano essere caduti nel vuoto...

Mjollnir
12-02-05, 02:41
In Origine Postato da +HELIACVS+
Chiedo scusa per aver rovinato uno dei più profondi topic che abbia trovato in rete

Per ora, fortunatamente, non è affatto rovinato :)


In Origine Postato da +HELIACVS+
ma ho avuto l'impressione che qualcuno si fosse infiltrato per provocare.


Nel qual caso non si salverebbe dalla mia punizione... ;)



In Origine Postato da +HELIACVS+
I miei quesiti allo "gnostico" Ichthys sembrano essere caduti nel vuoto....

É da tanto tempo che Ichthys non si vede da queste parti.
Forse riuscirai ad avere risposta facendogli visita nel forum gnostico...

Arthur I
13-02-05, 23:06
Originally posted by Napoléon I
Non ne ho idea. Lo chiedevo a voi apposta. Credo che un ateo non sia pagano, tuttavia. Un ateo o ha divinizzato se stesso (evoluzione nietzchiana), o ha divinizzato tutto (panteismo, ma in effetti, divinizzando tutto, in realtà vanifica), o è diventato nichilista (e a quel punto, vivere, morire, uccidere, non avrebbero alcun senso).

Un po' di cose:
il panteismo, come quello di certe popolazioni primitive, dubito che lo si possa considerare un "vanificare" il divino. E' tipico di un'idea legata troppo ad una religiosità fondata su divinità personali, come quella cristiana, un simile modo di pensare.

Il nichilismo è troppe cose differenti per poterlo legare solo all'ateismo. Personalmente considero nichilista anche qualunque idea creazionista e quindi anche qualunque religione in cui si sottolinea la creazione divina è, al fondo, nichilista.

La divinizzazione da parte di Nietzsche mi sembra impropria. Dell'autore di Umano, troppo umano si dovrebbe sottolineare caso mai il rifiuto della morale, incapace, questa, di dar conto della realtà, della vita, in modo pregnante e pieno. Ossia, la morale è cosa troppo umana, appunto, e troppo poco legata alla verità della vita e dell'esistenza.

Infine, l'ateismo era presente anche nell'antichità e non costituiva uno scandalo particolare, tanto che numerose idee filosofiche della Grecia lo erano. Considerare il paganesimo solo sotto l'ottica propriamente religiosa è limitarlo. La Grecia era più della sua religione, così come Roma, così come il resto del mondo indoeuropeo. Perciò l'ateismo ha la sua parte (e d'altronde là ha la sua vera origine).
Ho l'impressione che si pensi troppo, al sentire la parola ateismo, all'illuminismo e alla storia filosofica europea degli ultimi secoli. Ma al fondo è a un Parmenide che si dovrà tornare.
Ma non solo: un Turville-Petre, ad esempio, nel suo Religione e miti del nord, ricordando la presenza e i motivi dell'ateismo nel mondo germanico, associa gli atei, in qualche modo, ad Odino. Nell'Havamal, "il carme dell'alto Odino", pur essendo parola del Dio stesso, la visione che si afferma è per lo meno indifferente al fatto religioso e la figura di umano che si ricava è simile a quella di un Orvar-Odd, che mai "sacrificò agli dei e riteneva disonorevole inchinarsi davanti a rocce" o di un Finnbogi ("Io credo solo a me stesso").

Ichthys
21-02-05, 02:06
Originally posted by +HELIACVS+
...
Vorrei perciò porre alcuni quesiti allo gnostico Ichthys, premettendo che, da neoplatonico, condivido molte delle sue dottrine.

Prima di tutto mi scuso per il mio ritardo nel rispondere.

Adesso affrontiamo l'argomento.
Infatti è proprio così: le dottrine platoniche e neo-platoniche sono perfettamente compatibili con certe dottrine gnostiche e non è affatto escluso che, nell'ambito della cultura ellenistica in cui si formò lo gnosticismo, esse abbiano in qualche modo influito.


Il pleroma risiede in un luogo?

Premettendo che il Pléroma è uno (quello supremo) dei vari livelli "sovrapposti" ("cieli" oppure "dimensioni" per dirla con una terminologia moderna), rispondo dicendo che esso sia appunto una dimensione in cui domina la stasi, ovvero non esiste nè moto nè mutamento, ma la pace eterna in cui l'Essere indifferenziato contempla se stesso.
Viceversa il moto aumenta proporzionalmente con il regredire attraverso i vari cieli fino al Chaos che è quello che, con un termine copto, chiamiamo "Amente".


In che modo dal corpo immateriale di Dio procedono le altre sostanze?

In realtà quello che pensiamo è che la Luce/energia divina, sulla scorta dello stesso Dante, "per l'universo penetra e risplende... IN UNA PARTE PIU' E MENO ALTROVE". Questo significa che essa, man mano che si allontana dalla fonte che l'ha emanata (emanazione) si affievolisce nell'attraversare i vari cieli.
Tenendo ben presente questo principio, riteniamo che le varie sostanza derivino da una diversa percentuale di materia oscura che si mischia con la Luce che procede dall'alto verso il basso (metaforicamente parlando).
Per completare il discorso aggiungerei che la fredda materia oscura di per se è inattiva e passiva e, diciamo così, "si attiva" nel momento in cui viene raggiunta anche da una sola particella di Luce che, invece, per sua natura è il principio luminoso, caldo e attivo. Questa mescolanza fa si che la materia (il Mondo) si serva (sempre metaforicamente parlando) dell'energia impressagli dalla Luce per perseguire i propri scopi, che sono imperfetti e da qui l'origine del male e della diseguagliaza negativa tra gli esseri che vivono nei cieli inferiori.

21-02-05, 14:28
Originally posted by Ichthys


Questo significa che essa, man mano che si allontana dalla fonte che l'ha emanata (emanazione) si affievolisce nell'attraversare i vari cieli.

Tenendo ben presente questo principio, riteniamo che le varie sostanza derivino da una diversa percentuale di materia oscura che si mischia con la Luce che procede dall'alto verso il basso (metaforicamente parlando).
Per completare il discorso aggiungerei che la fredda materia oscura di per se è inattiva e passiva e, diciamo così, "si attiva" nel momento in cui viene raggiunta anche da una sola particella di Luce che, invece, per sua natura è il principio luminoso, caldo e attivo. Questa mescolanza fa si che la materia (il Mondo) si serva (sempre metaforicamente parlando) dell'energia impressagli dalla Luce per perseguire i propri scopi, che sono imperfetti e da qui l'origine del male e della diseguaglianza negativa tra gli esseri che vivono nei cieli inferiori.


Ma questa Luce viene irraggiata di continuo ed eternamente?

Se viene irradiata in eterno, perché si affievolisce attraverso i cieli? Aumenta il grado di "materialità" dei cieli stessi?

Potete riconoscervi nella definizione plotiniana, in base alla quale la processione avviene tramite ipostasi, sorta di immagine dell'archetipo, che di volta in volta genera qualcosa di inferiore a sé?

Non riesco a capire perché la materia sia "oscura" e "fredda". Non diremo piuttosto che essa in sé non ha determinazioni né forma?
Non è piuttosto la materia paragonabile ad uno specchio, che riflette ogni cosa ma non ha nessuna cosa entro di sé (Mito di Narciso)?

Ichthys
22-02-05, 01:15
Originally posted by +HELIACVS+
Ma questa Luce viene irraggiata di continuo ed eternamente?

È così.


Se viene irradiata in eterno, perché si affievolisce attraverso i cieli? Aumenta il grado di "materialità" dei cieli stessi?

Esattamente.


Potete riconoscervi nella definizione plotiniana, in base alla quale la processione avviene tramite ipostasi, sorta di immagine dell'archetipo, che di volta in volta genera qualcosa di inferiore a sé?

Si, condividiamo tale definizione.


Non riesco a capire perché la materia sia "oscura" e "fredda". Non diremo piuttosto che essa in sé non ha determinazioni né forma?

Il fatto che non abbia ne determinazione ne forma non esclude che sia fredda e oscura... perché secondo la nostra dottrina il freddo e la tenebra rappresenza l'assenza di tutto il resto, ciò che non è caratterizzato, ma esiste; così come il nero non è in effetti un colore, ma l'assenza di colore. Sarà poi la diversa quantità di Luce che andrà a mischiarsi con la materia a determinarla.


Non è piuttosto la materia paragonabile ad uno specchio, che riflette ogni cosa ma non ha nessuna cosa entro di sé (Mito di Narciso)?

Se pensassimo questo giugeremmo ad una conclusione analoga: infatti la Luce riflessa certamente perde qualcosa rispetto a quella diretta.

22-02-05, 09:39
Benissimo.

Vedo che ci intendiamo alla perfezione.

Pur non essendo un esperto delle dottrine gnostiche, sono due le cose che non condivido: l'impostazione del problema del rapporto corpo/anima e soprattutto l'esito "cristico" di queste dottrine.
Mi lascia infatti esterrefatto come dottrine così complesse, nate in un terreno fertile come quello ellenistico, siano poi state associate al figlio del falegname e ai suoi seguaci pescatori!

Frumentarius
23-02-05, 01:52
Originally posted by +HELIACVS+
Benissimo.
Pur non essendo un esperto delle dottrine gnostiche, sono due le cose che non condivido: l'impostazione del problema del rapporto corpo/anima e soprattutto l'esito "cristico" di queste dottrine.
Mi lascia infatti esterrefatto come dottrine così complesse, nate in un terreno fertile come quello ellenistico, siano poi state associate al figlio del falegname e ai suoi seguaci pescatori!

Nella visione neo-platonica e pitagorica, il Molteplice e i diversi Piani sono conseguenza 'matematica' e 'geometrica' dello 'svolgersi' della Manifestazione procedente dall'Uno.

I vari 'Ordinatori' dei mondi sono figli di Anankè, la Necessità e quindi partecipanti del Cosmo.

Il Demiurgo è un Mito, non ha mai avuto pretesa per il Grande Platone di essere un concetto teologico o teogonico ( per gli gnositici Ialdabaoth è malvagio, ed è il dio ebraico dell'antico testamento, in un modo o nell'altro).

Ne va da sè che la materia non è oscura, perlomeno nel significato malefico e di completa alterità allo spirito.

Come il mito della Caverna e tanti altri, è Simbolo ed anagogia di una 'realtà' che non può essere compresa o comunicata o sistematizzata ma solo Realizzata.

Lo gnosticismo cristiano adegua la dottrina platonica ( secondo me mal compresa e storpiata) al bisogno di sistematizzazione e teologizazzione tipico di una dottrina da estendere alle masse semplici e che possa essere veicolo di una ricetta soteriologica a buon mercato, nonchè la adatta alla necessità di STORICIZZARE la presenza del Divino tramite la figura di Cristo, un parametro che possa veicolare e discriminare tutti i secoli di Sapienza precedente alla sua venuta come imperfetti o oscuri..

Una 'pubblicità comparativa', veicolo che si è rivelato estremamente efficace per diffondere neoplasticamente il cristianesimo proselita, gnostico o meno.

La 'fabula' della vita, morte e 'resurrezione' di Cristo è sicuramente molto interessante e valida tanto quanto il Mito di Osiride o di Dioniso Zagreo, se preso 'cum grano salis'.

Resta il solito problema della radice esclusivistica e manichea che è irriducibile al pensiero greco-romano e pre-cristiano europeo in genere.

Nessuno può escludere che un artigiano della Galilea abbia potuto compiere la Grande Opera.. pretendere che sia stato l'unico e che sia il perno su cui poggia il multiuniverso ( di cui solo il 'piano materiale' conta miliardi di galassie che a loro volta contengono centinaia di miliardi di soli e pianeti) è veramente dura! E non mi si dica che è questione di fede perchè si parlava di Gnosi..

Valete Optime.

"in umbra pugnabimus"

Ichthys
23-02-05, 02:19
Originally posted by +HELIACVS+
Benissimo.

Vedo che ci intendiamo alla perfezione.

Pur non essendo un esperto delle dottrine gnostiche, sono due le cose che non condivido: l'impostazione del problema del rapporto corpo/anima e soprattutto l'esito "cristico" di queste dottrine.
Mi lascia infatti esterrefatto come dottrine così complesse, nate in un terreno fertile come quello ellenistico, siano poi state associate al figlio del falegname e ai suoi seguaci pescatori!

È vero che c'è una necessità di STORICIZZARE la presenza del Divino tramite la figura di Cristo, ma è anche vero che la discesa del Cristo (avatar) rappresenta il tentativo del vero Dio di destabilizzare i cieli inferiori per liberare quella parte di Luce che è rimasta prigioniera nella materia e, nel caso specifico, nei corpi degli uomini. Ma in realtà l'obiettivo dello gnosticismo cristiano non è quello di adeguare la dottrina platonica, mal comprendendola e storpiandola, per elaborare un sistema filosofico religioso comprensibile alle masse, bensì per dare una risposta seria al problema del male nel mondo ritenuto incompatibile con l'idea della presenza del mondo di un Dio padre buono e misericordioso che ha creato il mondo stesso. Lo scopo dello gnosticismo è, infatti, se vogliamo dirla così, quello di "scagionare" il vero Dio dalla responsabilità del male del mondo.
Non v'è altro modo per spiegarlo e infatti la dottrina cattolica sull'argomento fa acqua da tutte le parti.

In secondo luogo non è vero che lo gnosticismo sia facilmente divulgabile tra masse semplici e che possa veicolare una ricetta soteriologica a buon mercato. Infatti a tale scopo è molto più adatto il cattolicesimo che parla di una presenza costante di Dio nel mondo e quindi molto più rassicorante per le masse semplici. Infatti una dottrina come quella gnostica che parla della lontananza di Dio dal mondo, del senso di abbandono delle anime pneumatiche, della sensazione di essere stranieri nel mondo, della necessità di acquisire un sapere mistico nell'ambito di una cerchia esoterica destinata a pochi, mal si presta alla diffusione tra le masse semplici e incapaci di cogliere l'essenza sottile del Messaggio, e addirittura tale dottrina potrebbe apparire loro poco rassicurante!

Quanto al rapporto corpo/anima, argomento che magari affronteremo sul forum gnostico, premetto che la nostra idea dell'uomo è tripartita: spirito (pneuma/ruakh) - anima (psykhe/nefesh) - corpo/materia.

23-02-05, 10:53
Originally posted by Ichthys
la discesa del Cristo (avatar) rappresenta il tentativo del vero Dio di destabilizzare i cieli inferiori per liberare quella parte di Luce che è rimasta prigioniera nella materia e, nel caso specifico, nei corpi degli uomini. [...] Lo scopo dello gnosticismo è, infatti, se vogliamo dirla così, quello di "scagionare" il vero Dio dalla responsabilità del male del mondo.


Innanzitutto non riesco a capire cos'è il "vero" Dio. E' forse il Demiurgo? Ma esistono Dei "falsi"? Un Dio malvagio NON può esistere. Ogni Dio è buono, e non perché PARTECIPA del bene, ma perché possiede il bene in sé.

Se poi il Dio è immateriale e perfettissimo, perché dovrebbe essere ostacolato dalla materia? Gli immateriali non si curano infatti dei corpi, come insegna Porfirio, allo stesso modo in cui i corpi non si curano degli immateriali.

E ancora, desumo che per gli gnostici il Dio non è impassibile, se ad un certo punto cede alla "passione" e fa un tentativo per destabilizzare i cieli inferiori. Questa "pasticcioneria" del Dio mi ricorda molto da vicino quella semitica...

Infine, preciso che, a differenza dell'amico Frumentarius, non ritengo lo gnosticismo una ricetta soteriologica a buon mercato, pur ritenendo che gli elementi positivi in esso presenti provengano dall'ellenismo e che l'esito cristiano sia assolutamente inaccettabile.

Ichthys
26-02-05, 01:11
Originally posted by +HELIACVS+
Innanzitutto non riesco a capire cos'è il "vero" Dio. E' forse il Demiurgo? Ma esistono Dei "falsi"? Un Dio malvagio NON può esistere. Ogni Dio è buono, e non perché PARTECIPA del bene, ma perché possiede il bene in sé.

Mi rendo perfettamente conto del fatto che secondo la dottrina platonica la figura del demiurgo riveste una certa importanza in quando "ordinatore" dell'universo e della materia informe, ma per noi non è così. Per noi il demiurgo è una figura negativa in quanto plasma la materia ad imitazione del Pléroma e siccome la materia contiene in se imperfezione e anche perché il demiurgo stesso è un elemento divino decaduto, tale prodotto della plasmazione risulta nocivo.
Inoltre secondo la nostra dottrina non v'è un demiurgo, ma diversi... uno per ogni cielo e loro governatori (arconti).

Quanto al vero Dio è bene precisare alcune cose.
Noi prendiamo le distanze da qualunque antropomorfizzazione e quindi intendiamo la divinità suprema come Dio-Logos che coincide con la dimensione stessa del Pléroma.



Se poi il Dio è immateriale e perfettissimo, perché dovrebbe essere ostacolato dalla materia?

Lo abbiamo già detto: la Luce emanata da Dio è Dio stesso ed essa subisce un processo di affievolimento man mano che attraversa cieli sempre più densi.
È perfettamente normale che sia così in un sistema dualistico come il nostro.


E ancora, desumo che per gli gnostici il Dio non è impassibile, se ad un certo punto cede alla "passione" e fa un tentativo per destabilizzare i cieli inferiori. Questa "pasticcioneria" del Dio mi ricorda molto da vicino quella semitica...

Non è affatto una pasticcioneria se consideriamo il tutto in chiave non antropomorfica senza attribuire alla divinità alcun sentimentalismo.
Si tratta, infatti, di un processo spontaneo esattamente come particelle di un determinato elemento sono attratte da particelle dello stesso elemento.

Lo Gnosticismo considera i problemi della Cosmogonia e dell'Antropogonia dall'alto, può essere tanto razionale nel suo dominio quanto lo sono i metodi delle moderne ricerche scientifiche, le quali considerano tali problemi interamente dal basso.

È piuttosto difficile, invece, conciliare la figura di un dio buono, di un demiurgo ordinatore del cosmo col male e la sofferenza nel mondo e la disparità tra gli uomini.


Infine, preciso che, a differenza dell'amico Frumentarius, non ritengo lo gnosticismo una ricetta soteriologica a buon mercato, pur ritenendo che gli elementi positivi in esso presenti provengano dall'ellenismo e che l'esito cristiano sia assolutamente inaccettabile.

Non riesco a capire perché tale esito sia inaccettabile.
Infatti viene spesso fatto rilevare come il Salvatore atteso non fosse altri che "Mithra", antica divinità dionisiaca detta "Il Buon Pastore", e si ricorda che lo si invocava come "Colui che forma la nostra gioia e la nostra felicità, Colui nel quale sono riposte tutte le nostre speranze".

Gesù nacque in una regione magnetica - la Palestina - e nella parte nordica di questa regione, in Galilea, contrada che ne forma il polo positivo o espansivo, mentre la Giudea ne è il polo negativo o concentrativo, nel centro del circolo in cui sono comprese tutte le nazioni che collaborarono all'istituzione della Civiltà. E nacque nell'epoca in cui, dopo la spedizione di Alessandro, si faceva la sintesi di tutto il pensiero di Oriente ed Occidente.

Gesù era uno spirito illuminato e misericordioso del Regno del Cielo Circumterrestre disceso sopra la Terra ed incarnatosi espressamente per salvare l'umanità degenerata e per reintegrarla fisiologicamente, spiritualmente e sociologicamente nel suo stato primitivo: parte della Divinità.

Egli possedeva tutta la Scienza Divina, tutta la Gnosi, tutta la Sapienza del Logos: e il Logos abitava in lui, si manifestava in Lui, ed egli era l'incarnazione del Logos.

Esistono, per gli Gnostici, due Cristi: un Cristo Universale ed un Cristo Terrestre il quale, proiezione e riflesso del primo, si è presentato sulla Terra in forma umana con tutti i caratteri dell'uomo "primitivo".
Cosa significa quel "primitivo"?

Come uomo terrestre, vestito di un corpo carnale, il Cristo del nostro pianeta ha dovuto subire una involuzione ed un avviluppamento, una specie di annientamento, come dice S. Paolo. Facendosi uomo terrestre, innestandosi cioè sullo psycholon di un humanimale, il Cristo, per incarnarsi, dovette involversi in una molecola-germe. Quando poi questa molecola-germe, una volta incarnatasi, si risvegliò, allora il Cristo si evolse: ma questa evoluzione non poté giungere fino alla perfezione del Cristo-Spirito, bensì fino ad un certo limite che le condizioni terrestri non permettono di oltrepassare.

Gesù fu sulla Terra un focolare vivente di luce intellettuale e morale. In tal modo Dio-Logos si trovò incarnato sulla Terra col suo organo di riflessione, senza che per questo Egli abbia mai lasciato il punto centrale dell'Universo dove risiede.

Lo Gnosticismo, insomma, presenta una sua "genesi" del Cristo basata su quelle conoscenze mitriache e misteriche da cui chiaramente derivava. Si parla di "Logos", di "psycholon", di "avviluppamenti nella materia" e di "molecole-germi". Si parla di umanità in evoluzione e si definisce il Cristo, praticamente, un "organo di riflessione" del Dio-Logos. Il concetto evolutivo-esoterico c'è ancora tutto e lo si ritrova in tutto quel Cristianesimo Gnostico che, probabilmente, sarebbe stata la nostra religione odierna (a scanso di inconvenienti storici e politici d'altra portata), se il Cristianesimo dei primi Padri non si fosse peritato con ogni mezzo di sopprimerne ogni ricordo relegandolo ad un culto segreto, coltivato da circoli e movimenti destinati per lungo tempo a rimanere nell'ombra.
L'istanza, per cui questi primi Padri della Chiesa ritennero indispensabile cancellare ogni traccia del concetto del Dio-Logos "riflesso" sulla Terra nell'Incarnazione Cristica, è, probabilmente, di carattere politico, ovvero di "potere".

Si doveva costruire un sistema religioso che fosse, al contempo, l'erede spirituale e materiale dell'Impero Romano e che consentisse l'instaurarsi di una fede "leader" sulla galassia di sette e movimenti fideistici esistenti allora sulla Terra... una religione, quella cattolica, realmente disegnata dai potenti per essere propinata a masse semplici... tanto per rispondere ancora una volta all'amico Frumentarius.

26-02-05, 13:59
Originally posted by Ichthys


Non è affatto una pasticcioneria se consideriamo il tutto in chiave non antropomorfica senza attribuire alla divinità alcun sentimentalismo.
Si tratta, infatti, di un processo spontaneo esattamente come particelle di un determinato elemento sono attratte da particelle dello stesso elemento.


Proprio la non antropomorfizzazione dovrebbe farci ritenere che un Principio ineffabile i cui pensieri sono perfetti ed eterni non possa ad un certo punto decidere di "riattrarre" a sé una parte di sé rimasta imprigionata. Non si cade nel celebre paradosso secondo il quale il Salvatore deve salvare sé stesso? E perché in quel momento e non in un altro?


È piuttosto difficile, invece, conciliare la figura di un dio buono, di un demiurgo ordinatore del cosmo col male e la sofferenza nel mondo e la disparità tra gli uomini.

Il buio non esiste in sé, ma è solo privazione della luce. Se gli esseri precipitati nel divenire si lasciano guidare dall'istinto animale e si volgono verso la materialità divenendo sempre più "grevi", non c'è nessun Dio da incolpare. Gli esseri che non hanno il bene in sé vi partecipano in misura sempre minore rispetto alla gerarchia della manifestazione.



Gesù nacque in una regione magnetica - la Palestina


Questo è da dimostrare. Resta valida l'obiezione dei "pagani" contemporanei: se è il figlio di Dio, perché non si è manifestato al centro dell'Impero, nel cuore del mondo di allora? Chi crederebbe oggi ad un "figlio di Dio" manifestatosi nello Zimbabwe?


Gesù era uno spirito illuminato e misericordioso del Regno del Cielo Circumterrestre disceso sopra la Terra ed incarnatosi espressamente per salvare l'umanità degenerata e per reintegrarla fisiologicamente, spiritualmente e sociologicamente nel suo stato primitivo: parte della Divinità.


Mi riesce difficile capire se l'incarnazione sia stata decisa autonomamente da questo spirito o dal Dio "buono" ipsissimo.
Poiché questa "reintegrazione" non è avvenuta, mi chiedo se il "tentativo" del Dio non sia fallito ancora una volta...
Inoltre, mi chiedo in che modo questa reintegrazione potesse avvenire per l'intera "umanità" se lo gnosticismo rimaneva una scuola "esoterica" destinata a pochi.
Non c'era bisogno del cattolicesimo?



Egli possedeva tutta la Scienza Divina, tutta la Gnosi, tutta la Sapienza del Logos: e il Logos abitava in lui, si manifestava in Lui, ed egli era l'incarnazione del Logos.


Non ritenete indegno di una incarnazione del Logos la fine vergognosa cui Gesù è andato incontro? Non è molto più onorevole la morte di Socrate?

Frumentarius
26-02-05, 23:48
Originally posted by Ichthys
In secondo luogo non è vero che lo gnosticismo sia facilmente divulgabile tra masse semplici e che possa veicolare una ricetta soteriologica a buon mercato. Infatti a tale scopo è molto più adatto il cattolicesimo che parla di una presenza costante di Dio nel mondo e quindi molto più rassicorante per le masse semplici. .

Ave.

Effttivamente mi sono mal spiegato.
Per 'buon mercato' intendevo l'aggressività proselitistica, e quindi l'efficienza di diffusione, che comunque mantiene senza dubbio qualsiasi dottrina gnostica che conservi una forma di esclusivismo che del resto è tipica di qualsiasi filosofia che sia transitata dal filtro della religione abramitica.

Quanto alla filosofia 'rassicurante', le precedenti religioni pre-cristiane erano comunque poco 'rassicuranti', perchè contemplavano l'interazione con il Divino nel qui ed ora, e comunque delegavano in modo assolutamente non esclusivo le problematiche palingenetiche o soteriologiche ai Misteri.

E' vero che la Gloria del Cursus Onorum o l'Azione, oppure le Vie Sacerdotali delle Società Organiche precedenti alla 'sovversione' cristiana prevedevano una trans-umananza per non dire l'Indiamento dei Grandi, ma è certo che comunque per i miserabili la via del fango dell'Ade era sicuramente la probabilità più plausibile.

I Misteri cristiani pare non richiedessero Qualificazioni particolari a differenza dei più 'liberi' Misteri pagani, e quindi erano sicuramente più accessibili.

Lo gnosticismo cristiano ( perchè la Gnosis è certo molto più antica... ) comunque considera qualsiasi altro dalla propria particolare 'versione' come prodotto dell'errore Ialdabaotico oppure un dettato dell'influenza Arcontica.
Ne consegue il meccanismo da 'pubblicità comparativa'.

Tutto quello che non è con noi è opera del Male.

Vendere delle Fiat Punto a bassissimo prezzo sicuramente è un ottima strategia di mercato che punta sul numero, ma se assieme a questo fosse possibile convincere l'acquirente della punto che tutte le altre autovetture, specialmente le odiate mercedes dei potenti, in realtà sono inutili, portano alla morte e provocano incidenti stradali e sono un pericolo per tutta la nazione, io dico che nel giro di poco tempo diverrebbero l'unica automobile marciante. Ad un dato momento, come nel caso del cattolicesimo, da religione misterica diviene addirittura essoterica e strumento di controllo delle masse e non più foriera di effetti 'iniziatici' reali.

Come se ad un certo punto, senza più Marche concorrenti, la Fiat fantasiosa del nostro esempio sfornasse auto SENZA MOTORE, solo con la carrozzeria.

Dovè il guaio di partenza ? LA NEGAZIONE DELLA PLURALITA' DELLE VIE VALIDE E DELLE 'EPIFANIE DIVINE'.

Il guaio del 'calderone culturale' che Ichtys cita, ( il discorso della polarità Galilea e Giudea mi risulta comunque un ennesima soluzione intricata anti-occamistica tipica del cristianesimo gnostico) la Palestina, è che ogni cosa che si è sviluppata da li' ( quindi anche l'ellenismo come co-ingrediente scatenante) purtroppo si è portato appresso il meta-modello esclusivista tipico del giudaismo, con annessa non-accettazione radicale dell'altro, strumento che come abbiamo visto è efficiente nella diffusione 'virale' di un ideologia religiosa ( già.. un concetto alieno all'antichità prima dell'avvento del cristianesimo).

>Quanto al rapporto corpo/anima, argomento che magari >affronteremo sul forum gnostico, premetto che la nostra idea >dell'uomo è tripartita: spirito (pneuma/ruakh) - anima
>(psykhe/nefesh) - corpo/materia

Non mi meraviglio, è essenzialmente la struttura orfica, pitagorica, classica romana ( corpus/umbra,anima/mens,Genius/Numen), Egizia etc..
Nihil novus sub Sole

Vale Optime!

Frumentarius

Ichthys
01-03-05, 01:08
Originally posted by +HELIACVS+
Proprio la non antropomorfizzazione dovrebbe farci ritenere che un Principio ineffabile i cui pensieri sono perfetti ed eterni non possa ad un certo punto decidere di "riattrarre" a sé una parte di sé rimasta imprigionata.

In realtà non c'è un momento in cui lo ha deciso. È un processo spontaneo che esiste da sempre.
Solo a livello umano possiamo dire che c'è stato un momento... o più momenti.

Non si cade nel celebre paradosso secondo il quale il Salvatore deve salvare sé stesso?

Perché paradosso? Il Salvatore salva tutti, anche sé stesso. Sarebbe davvero un paradosso sé il Salvatore riuscisse a salvare tutti meno che sé stesso.
Salvare sé stesso, poi, è un utile esempio per gli uomini che finalmente sono chiamati ad agire, a diventare parte attiva e non passiva come vorrebbe il cattolicesimo e la ridicola dottrina sulla Provvidenza.


Il buio non esiste in sé, ma è solo privazione della luce.

Il buio, invece, è la condizione di partenza: la condizione normale. È la luce ad essere un qualcosa di più.


Se gli esseri precipitati nel divenire si lasciano guidare dall'istinto animale e si volgono verso la materialità divenendo sempre più "grevi", non c'è nessun Dio da incolpare...

Questa considerazione fa rientrare anche la dottrina platonica nella stessa tipologia filosofica sul male alla quale appartiene anche il cattolicesimo.
Finché si parla di esseri che si fanno trascinare e commettono gravi dellitti producendo male e dolore allora il discorso fila, ma quando, finalmente, si smette di parlare della "parte attiva" e si considera la "parte passiva", cioè quegli esseri che invece, incolpevoli, subiscono il male, allora il discorso cambia e diventa molto più difficile conciliare un essere creatore buono col male nel mondo... ancor più se si considerano eventi negativi che non dipendono dalle scelte nessuno come il terremoto in Asia che ha provocato oltre 250.000 morti.
Chi incolpiamo per questo? Gli uomini? Oppure il "buon" demiurgo che magari ha plasmato male la Terra?


...Inoltre, mi chiedo in che modo questa reintegrazione potesse avvenire per l'intera "umanità" se lo gnosticismo rimaneva una scuola "esoterica" destinata a pochi. Non c'era bisogno del cattolicesimo?

Invece ci sarebbero stati diversi livelli di apprendimento: dal più basilare per tutti, al più elevato per pochi... e il ciclo sarebbe continuato sempre... come accade nella Massoneria.

Comunque l'unico motivo per cui non mi sognerei mai, oggi, di provocare la fine del cattolicesio è proprio questo: diffondere la figura di Cristo e augurarsi che una parte di coloro che apprendono la sua Parola in ambito cattolico (ma anche ortodosso, protestante, etc.) sappiano "fare il salto di qualità" verso lo Gnosticismo.
Sarebbe molto più difficile se il cattolicesimo venisse sostituito dall'Islam!


Non ritenete indegno di una incarnazione del Logos la fine vergognosa cui Gesù è andato incontro? Non è molto più onorevole la morte di Socrate?

E perché? Gesù non è il suo corpo. Il Logos ha voluto dimostrare come si soffre nella materia.
Ci sono certe correnti gnostiche (docetisti), tuttavia, che affermano che la sofferenza di Cristo fosse solo apparenza.

Quanto a Socrate, mi permetto di dire che egli si è piegato alla legge degli uomini fin troppo facilmente.
Se occorre ribellarsi alla legge cattiva, al destino voluto dagli arconti, a maggior ragine occorre ribellarsi alla leggi cattive volute dagli uomini.

Ichthys
01-03-05, 01:15
Originally posted by Frumentarius
...

Quanto alla filosofia 'rassicurante', le precedenti religioni pre-cristiane erano comunque poco 'rassicuranti', perchè contemplavano l'interazione con il Divino nel qui ed ora, e comunque delegavano in modo assolutamente non esclusivo le problematiche palingenetiche o soteriologiche ai Misteri.

Ciò che hanno di buono le religioni pre-cristiane politeiste è proprio il modo sincero e "logico" con cui spiegano il male attribuendolo a divinità avverse. Almeno non si cimentano in contorti discorsi, come fanno i cattolici, per conciliare il Bene supremo col male nel mondo negando al male una sua dimensione ontologica.



Dovè il guaio di partenza ? LA NEGAZIONE DELLA PLURALITA' DELLE VIE VALIDE E DELLE 'EPIFANIE DIVINE'.

E chi lo nega?
Ritengo importanti, da un certo punto di vista, perfino gli avatar dell'induismo... e questo ci pone in una situazione ben diversa da coloro che escludono radicalmente l'altro.

Teologicus
01-03-05, 13:03
Originally posted by Ichthys
...
Questa considerazione fa rientrare anche la dottrina platonica nella stessa tipologia filosofica sul male alla quale appartiene anche il cattolicesimo.
Finché si parla di esseri che si fanno trascinare e commettono gravi dellitti producendo male e dolore allora il discorso fila, ma quando, finalmente, si smette di parlare della "parte attiva" e si considera la "parte passiva", cioè quegli esseri che invece, incolpevoli, subiscono il male, allora il discorso cambia e diventa molto più difficile conciliare un essere creatore buono col male nel mondo... ancor più se si considerano eventi negativi che non dipendono dalle scelte nessuno come il terremoto in Asia che ha provocato oltre 250.000 morti.
Chi incolpiamo per questo? Gli uomini? Oppure il "buon" demiurgo che magari ha plasmato male la Terra?
...

Esattamente.
È proprio questo che contraddistingue noi gnostici da altre religioni o filosofie: il prendere atto dolorosamente dell'esistenza del male al di là del comportamento degli uomini.
Molte dottrine cercano ingenuamente di rassicurarci negando l'esistenza ontologica del prindipio negativo e caotico e attribuendo il male al comportamento scorretto degli esseri, ma tacciono quando il caos si manifesta indipendentemente dal comportamento umano.

Teologicus
01-03-05, 13:15
È d'obbligo una rapida panoramica sulle nostre concezioni cosmogoniche, ma attenzione, oggi diciamo che si tratta di miti, di allegorie: è comunque vero, gli gnostici elaborarono una complessa cosmogonia al fine di spiegare l'origine del mondo materiale. Secondo questa un Dio unico e inconoscibile (l'Eone eterno e perfetto) ha emanato alcune coppie di entità divine minori (note come Eoni), che si generavano gli uni dagli altri e si estendevano all'infinito a formare tutte insieme il Pleroma (ovvero la pienezza del divino). L'ultima di esse, però, Sophìa per la sua brama di conoscere l'inconoscibile Dio, nella sua vanità sfrenata, attirò su di sè la punizione di Dio, che la scacciò dal Pleroma. Esiliata dalla sua patria celeste, Sophìa emanò una serie di eoni inferiori (detti Arconti), tra cui il Demiurgo (Jaldabaoth), indentificato con Yahweh, il Dio vendicativo dell' Antico Testamento, in contrasto con il Dio Buono del Nuovo Testamento: questo dualismo, come ha sottolineato l'amico +Ichthys+, rappresenta un punto fondamentale dello gnosticismo. Questa potenza inferiore, questo demiurgo, ignorante del mondo superiore perfetto, fu la responsabile della creazione del mondo materiale, del cosmo e dell'uomo. Tuttavia le potenze superiori, commosse dal pianto di pentimento di Sophìa, le concessero di ascendere fino ai margini del mondo della Luce.

Questa complessa visione porta alla considerazione della realtà umana, vincolata all'imperfetto mondo materiale, ma nella quale è imprigionata l'anima (una particella della Luce o Pneuma), che può essere in grado di sfuggire al giogo del Demiurgo. Ma gli uomini non sono consci di possedere in sè una scintilla divina, perciò fu inviato sulla terra l'eone Cristo, affinchè potesse svelare agli iniziati questa verità. Tuttavia, secondo alcune correnti, l'eone Cristo non si incarnò in Gesù, ma fece in modo che gli uomini percepissero la sua illusoria realtà umana come reale (docetismo).

Mentre v'è frattura tra noi e i platonici sulla natura del demiurgo, penso che invece a questi ultimi possa interessare la concezione docetica insita in diverse correnti dello gnosticismo: il rifiuto della morte in croce e resurrezione del Cristo (e quindi dei corpi). Egli non sarebbe morto crocifisso, ma sarebbe ritornato direttamente al suo mondo superiore.

01-03-05, 14:13
Originally posted by Ichthys
Il buio, invece, è la condizione di partenza: la condizione normale. È la luce ad essere un qualcosa di più.


Ne deduco che il buio precede la luce. Il Dio (la luce) viene dunque all'esistenza in un dato momento e non precede l'essere?
La materia (buio) lo sovrasta e lo accerchia da tutti i lati?




Originally posted by Ichthys
Questa considerazione fa rientrare anche la dottrina platonica nella stessa tipologia filosofica sul male alla quale appartiene anche il cattolicesimo.


E' stato il cattolicesimo, semmai, ad appropriarsi di queste dottrine, distorcendole. Il cristianesimo non aveva alcuna dottrina: ha preso qualcosa qua e là.


Originally posted by Ichthys
Finché si parla di esseri che si fanno trascinare e commettono gravi dellitti producendo male e dolore allora il discorso fila, ma quando, finalmente, si smette di parlare della "parte attiva" e si considera la "parte passiva", cioè quegli esseri che invece, incolpevoli, subiscono il male, allora il discorso cambia e diventa molto più difficile conciliare un essere creatore buono col male nel mondo... ancor più se si considerano eventi negativi che non dipendono dalle scelte nessuno come il terremoto in Asia che ha provocato oltre 250.000 morti.
Chi incolpiamo per questo? Gli uomini? Oppure il "buon" demiurgo che magari ha plasmato male la Terra?


In primis, non dimentichiamo le colpe che ci trasciniamo dietro dalle vite precedenti.
In secondo luogo, determinati eventi possono apparirci "negativi" in una prospettiva antropocentrica. Non cerchiamo necessariamente qualcuno da incolpare, ma consideriamo che le cose non sono facili per noi che siamo "precipitati" nel divenire. Se il mondo "creato" dal "demiurgo" fosse perfetto, quale distinzione ci sarebbe tra la sostanza del mondo e quella divina?



Originally posted by Ichthys
l'unico motivo per cui non mi sognerei mai, oggi, di provocare la fine del cattolicesimo è proprio questo: diffondere la figura di Cristo e augurarsi che una parte di coloro che apprendono la sua Parola in ambito cattolico (ma anche ortodosso, protestante, etc.) sappiano "fare il salto di qualità" verso lo Gnosticismo.
E perché? Gesù non è il suo corpo. Il Logos ha voluto dimostrare come si soffre nella materia.
Ci sono certe correnti gnostiche (docetisti), tuttavia, che affermano che la sofferenza di Cristo fosse solo apparenza.


Su questa figura, centrale nello gnosticismo, si concentrano tutti i miei dubbi. Non ci sono argomentazioni serie per sostenere che quest'uomo fosse il "figlio di Dio" o l'incarnazione del logos. Per il resto, la dottrina gnostica, rimane valida in alcuni suoi punti.

Ma veniamo ora all'amico Teologicus, che un po' a cuor leggero ha stroncato come "ingenua" l'antica saggezza.


Originally posted by Teologicus
L'ultima di esse, però, Sophìa per la sua brama di conoscere l'inconoscibile Dio, nella sua vanità sfrenata, attirò su di sè la punizione di Dio, che la scacciò dal Pleroma. Esiliata dalla sua patria celeste, Sophìa emanò una serie di eoni inferiori


Se accettiamo di leggerla come un mito, allora tramite veli e simboli questa narrazione può avere un senso. Altrimenti, è addirittura empio attribuire a Dei queste passioni.


Originally posted by Teologicus
Questa potenza inferiore, questo demiurgo, ignorante del mondo superiore perfetto, fu la responsabile della creazione del mondo materiale, del cosmo e dell'uomo. Tuttavia le potenze superiori, commosse dal pianto di pentimento di Sophìa, le concessero di ascendere fino ai margini del mondo della Luce [...]
nella quale è imprigionata l'anima (una particella della Luce o Pneuma), che può essere in grado di sfuggire al giogo del Demiurgo.


Mi chiedo: se per noi, tramite la scintilla animica, è possibile una reminiscenza e un ricordo del mondo perfetto, come è possibile che il "Demiurgo" non ricordi niente di tutto questo? O dobbiamo ritenere che il Demiurgo sia meno "vicino" di noi al Primo Principio?



Originally posted by Teologicus
il rifiuto della morte in croce e resurrezione del Cristo (e quindi dei corpi). Egli non sarebbe morto crocifisso, ma sarebbe ritornato direttamente al suo mondo superiore.


Quest'ultima affermazione, purtroppo, non pare suffragata da dati di fatto. O queste correnti rigettano anche i "vangeli"?

Arthur I
01-03-05, 14:56
Originally posted by Teologicus
Esattamente.
È proprio questo che contraddistingue noi gnostici da altre religioni o filosofie: il prendere atto dolorosamente dell'esistenza del male al di là del comportamento degli uomini.
Molte dottrine cercano ingenuamente di rassicurarci negando l'esistenza ontologica del prindipio negativo e caotico e attribuendo il male al comportamento scorretto degli esseri, ma tacciono quando il caos si manifesta indipendentemente dal comportamento umano.

Il "caos che si manifesta indipendentemente dal comportamento umano" sarebbe qualcosa come un terremoto o una stella "morente"?

Ichthys
04-03-05, 01:24
Originally posted by +HELIACVS+
Ne deduco che il buio precede la luce. Il Dio (la luce) viene dunque all'esistenza in un dato momento e non precede l'essere?
La materia (buio) lo sovrasta e lo accerchia da tutti i lati?

Non è così. La Luce è energia e quindi esiste esiste sa sempre. Quando diciamo che il buio "precede la luce" bisogna intendere che il buio "accoglie la luce".



In secondo luogo, determinati eventi possono apparirci "negativi" in una prospettiva antropocentrica.

Visto che è l'anthropos a soffrire non vedo perché non la dovrei considerare antropocentrica. Anche leopardi si lamentava della triste condizione umana.


Se il mondo "creato" dal "demiurgo" fosse perfetto, quale distinzione ci sarebbe tra la sostanza del mondo e quella divina?

Appunto, ma come mai il demiurgo ha creato?


Su questa figura, centrale nello gnosticismo, si concentrano tutti i miei dubbi. Non ci sono argomentazioni serie per sostenere che quest'uomo fosse il "figlio di Dio" o l'incarnazione del logos.

Mi spiace, ma è proprio in questo punto che nello gnosticismo finisce la filosofia e iniza la religione: non dimenticare che lo gnosticismo è, appunto, anche religione... anche se si potrebbe benissimo tentare di razionalizzare anche la figura di Cristo.

Ichthys
04-03-05, 01:25
Originally posted by Arthur I
Il "caos che si manifesta indipendentemente dal comportamento umano" sarebbe qualcosa come un terremoto o una stella "morente"?

È l'Ananke, l'Heimarmene.

Teologicus
04-03-05, 13:45
Originally posted by +HELIACVS+
...
Ma veniamo ora all'amico Teologicus, che un po' a cuor leggero ha stroncato come "ingenua" l'antica saggezza.

Tuttavia dove sta scritto che ciò che è antico sia per forza veritiero? Questo era l'errore dei primi cristiani i quali, per controbilanciare l'autorevolezza della cultura pagana perché molto più antica di quella cristiana, si riallacciavano in maniera ossessiva al più antico giudaismo!
Se l'antichità fosse garanzia di correttezza allora dovremmo prendere per buona la medicina cinese o ricominciare a pensare che la Terra sia piatta e che gli ruota intorno il Sole!



Se accettiamo di leggerla come un mito, allora tramite veli e simboli questa narrazione può avere un senso. Altrimenti, è addirittura empio attribuire a Dei queste passioni

Certo, si tratta di ipostasi... comunque non mi farei scrupoli a macchiarmi di empietà verso entità che mi hanno gettato nel caos della materia.


Mi chiedo: se per noi, tramite la scintilla animica, è possibile una reminiscenza e un ricordo del mondo perfetto, come è possibile che il "Demiurgo" non ricordi niente di tutto questo? O dobbiamo ritenere che il Demiurgo sia meno "vicino" di noi al Primo Principio?

Paradossalmente è proprio così, a causa del fatto che essendo una entità divina decaduta è accecato dalla percezione dell'essere l'Unico vero Dio che supera ogni altra, l'arroganza... ecco perché viene definito anche Authades.
Dall'umiltà procede, invece, la vera Gnosi.


Quest'ultima affermazione, purtroppo, non pare suffragata da dati di fatto. O queste correnti rigettano anche i "vangeli"?

Se conoscessimo alla perfezione anche i vangeli apocrifi, in particolar modo quelli gnostici e magari il resto della letteratura copta con particolare riguardo ai testi di Nag Hammadi, potremmo avere molte sorprese in merito alla figura di Cristo.
Tuttavia non dimentichiamo che la non sofferenza di Cristo non è una posizione veramente ortodossa, infatti la vera Passione per lo Gnosticismo è prova di quanto sia potente la materia anche nei confronti di una figura più vicina al Cielo come Cristo.
A proposito: soprattutto l'islam nega la Sua sofferenza e morte.

Arthur I
04-03-05, 18:21
Originally posted by Ichthys
È l'Ananke, l'Heimarmene.

Non capisco. Come può essere la Necessità caos?

07-03-05, 11:39
Originally posted by Ichthys
Quando diciamo che il buio "precede la luce" bisogna intendere che il buio "accoglie la luce".

Prendo atto di questa posizione, ma non la capisco.



Visto che è l'anthropos a soffrire non vedo perché non la dovrei considerare antropocentrica. Anche leopardi si lamentava della triste condizione umana.

Ma cos'è l'anthropos? E' solo il corpo a soffrire, o l'intero anthropos?




Appunto, ma come mai il demiurgo ha creato?


Il Demiurgo è un mito, e riguarda più i platonici che noi "neoplatonici". Tutt'al più, ha "plasmato".

Con questo credo proprio che il nostro confronto sia stato sufficiente a chiarire le rispettive posizioni e a portare questo topic molto oltre la questione dell' "essere pagani".

Per quanto riguarda il buon Teologicus

Originally posted by Teologicus
dove sta scritto che ciò che è antico sia per forza veritiero?


Non era certo questo che intendevo, la saggezza è tale in quanto tale, non perché antica.
Per il resto, lasceremo a lui il peso delle sue affermazioni, giacchè è empio perfino il ripeterle.

Ichthys
23-05-05, 00:30
Originally posted by +HELIACVS+
Prendo atto di questa posizione, ma non la capisco.

E alquanto strano il fatto che non la capisci: in fondo è come se un contenitore accogliesse un liquido.


Ma cos'è l'anthropos? E' solo il corpo a soffrire, o l'intero anthropos?

Soffre il corpo e di riflesso la psiche, ma resta intatto e beato lo Pneuma.

Ichthys
23-05-05, 00:33
Originally posted by Arthur I
Non capisco. Come può essere la Necessità caos?

In un sistema complesso e frenetico è invevitabile, anche per un semplice discorso probabilistico, che accada una determinata cosa in base a certe condizioni o a certi influssi.

23-05-05, 13:44
Con lo gnosticismo ci sono varie tangenze ma anche insormontabili differenze.

In generale, mi intendo meglio con alcuni gnostici che con tanti sedicenti "neopagani". Non ritengo tuttavia che la discussione possa essere fruttuosamente svolta qui, in un forum, e ringrazio Ichtys per le risposte e i chiarimenti.

Ichthys
23-05-05, 14:07
Caro +HELIACVS+, se tu volessi sottoporci le tue questioni direttamente sul forum gnostico ne saremmo molto lieti.

P.S.
Conosci, per caso, Millenomi? È una persona molto preparata sulle dottrine gnostiche e, se non sbaglio, gestisce anche il portale Fuoco Sacro... peccato che manchi da un po' di tempo da POL.

Arthur I
23-05-05, 16:53
Originally posted by Ichthys
In un sistema complesso e frenetico è invevitabile, anche per un semplice discorso probabilistico, che accada una determinata cosa in base a certe condizioni o a certi influssi.

Che il "caotico" o l'"ordinato" avvengano necessariamente lo so. Solo non capisco la risposta alla mia domanda su cosa sia "il caos manifestatosi indipendentemente dal comportamento umano". Alla fine, tale caos, mi sembra di capire, è propriamente caos solo in rapporto allo "sguardo" umano.

24-05-05, 11:18
Originally posted by Ichthys
Caro +HELIACVS+, se tu volessi sottoporci le tue questioni direttamente sul forum gnostico ne saremmo molto lieti.

P.S.
Conosci, per caso, Millenomi? È una persona molto preparata sulle dottrine gnostiche e, se non sbaglio, gestisce anche il portale Fuoco Sacro... peccato che manchi da un po' di tempo da POL.

Caro Ichtys, fa piacere vedere che ci sono persone ragionevoli che non nascondono dietro l'arroganza la loro "piccineria", come qualcuno dei piani di sopra...

Sì, magari appena ne avrò il tempo aprirò qualche discussione sul forum gnostico.

Quanto a Millenomi, sì, lo conosco, pur sempre in veste "elettronica".

Harm Wulf
15-04-06, 10:52
http://www.ruedigermoeller.net/Papenbusch.JPG

http://www.spiritproject.de/orakel/amulett/runen/paaimages/algiz.gif

http://www.keltia.it/catalogo/imagecat/cp1118.jpg

http://www.keltia.it/catalogo/imagecat/cp1087.jpg


ANEURIN - TALIESIN - MYRDDIN

POEMI E BALLATE
CELTICHE


formato 15x20 - COD. 1087
ISBN 88-86692-31-5
€ 13,00


Il canto e la musica ebbero un ruolo importante nella vita sociale, religiosa e culturale dei popoli celtici. I Bardi, prima come classe minore della casta sacerdotale, poi come menestrelli itineranti, dopo la scomparsa dell'ordine druidico, ne rappresentarono l'essenza stessa per più di un millennio. I Bardi attingono così alle stesse radici della religiosità e della filosofia dell'essere autenticamente occidentali.

In questo prezioso volume vengono proposte alcune ballate dei più famosi bardi storici quali Taliesin e quel Myrddin divenuto poi Merlino nella Leggenda.

Da questi poemi pervasi dell'antico fuoco delle saghe si emana il sentore di una epoca lontana e si riscoprono i sapori forti e profondi di una vita vissuta vicino ai ritmi della natura, come era la vita dei nostri lontani antenati, quando la storia d'Europa era ancora giovane.

Keltia Editrice
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« Sono stato rivestito di un’altra forma.
Sono stato salmone azzurro.
Sono stato cane. Sono stato cervo.
Sono stato daino sulla montagna.
Sono stato palo. Sono stato vanga.
Sono stato scure salda in mano.
Sono stato gallo variopinto
Signore di galline schiamazzanti.
Sono stato stallone nella scuderia.
Sono stato toro nella fattoria.
Sono stato setaccio del mugnaio
Aia del coltivatore.
Sono stato seme nel solco.
Sono cresciuto sulla collina.
Chi mi aveva seminato mi ha raccolto ». Taliesin

Harm Wulf
17-04-06, 12:10
La letteratura gallese inizia con un gruppo di poeti che appartengono più al mito che alla storia, tra cui Aneurin, Myrrdin e Taliesin. A quest'ultimo, Taliesin detto "Capo dei Bardi" [pen bbeird], sono attribuite 77 poesie, di cui però soltanto una dozzina sono giudicate non posteriori al VI secolo. Secondo la leggenda, il vero nome del poeta era Gwion. Sua madre, la strega Ceridwen, lo chiuse in un sacco di cuoio e lo gettò in mare. Trasportarono dalle correnti nella baia di Cardigan, il bambino fu tratto in salvo dal principe Elphin, il quale lo ribattezzò col nome di Taliesin ["Splendida fronte"]. Quando Elphin fu imprigionato da suo zio, re Maelgwn del Gwynedd, il piccolo Taliesin si recò là in suo aiuto e ne ottenne la liberazione grazie a un'esibizione di saggezza. Con una serie di indovinelli, egli mise in luce l'ignoranza e la mancanza di spirito dei ventiquattro bardi reali e del loro capo Heinin. C'è anche da aggiungere, che l'Indovinello al vento non compare tra gli indovinelli posti da Taliesin nella leggenda riportata dalle fonti originali, ma soltanto nella sua traduzione di Lady Charlotte Guest (1848), la quale aggiunse a suo piacere materiale proveniente da altre fonti.





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INDOVINELLO DEL VENTO

Chi è la creatura
che tutti ci sorpassa,
di forza smisurata,
prima del diluvio generata;
senza carne né sangue,
senza ossa né vene,
senza testa né piedi;
non più vecchia o giovane
di quando nacque
al primo principio della terra?...

Dio grande, quando viene,
come spumeggia il mare
al fiato delle sue nari
al soffio della sua bocca!
Quando percuote da sud,
l'onda si frange in schiuma
e mugge sulle spiagge!
Ora sui campi aperti,
ora nelle foreste,
senza mani né piedi
sfugge agli inseguimenti...

Sul mare e sulla terra,
non visto e non veggente,
inseguito e inseguitore,
ma non mai a portata.
Sulla terra e sul mare,
non veggente e non visto,
benché in vista del sole;
non mai a disposizione,
per quanto sollecitato!
Indispensabile,
incomprensibile,
incomparabile!

Dalle quattro regioni,
solo eppure a schiere,
sempre vincitore...
Muto e fragoroso,
sfida col suo frastuono;
spiegando la sua bandiera
vola su mezzo mondo!
È buono ed è cattivo,
metà angelo, metà demonio;
non mai manifesto,
occulto per sempre!

Harm Wulf
21-04-06, 00:56
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Harm Wulf
21-04-06, 01:04
La battaglia degli alberi

Il gallese Libro rosso di Hergest contiene, oltre alla famosa raccolta del Mabinogion, anche una miscellanea di cinquantotto composizioni poetiche, nota come Libro di Taliesin. Tra queste si trova una lunga, pressoché incomprensibile composizione nota come La battaglia degli alberi. L'originale è composto di brevi versi rimati, con la stessa rima spesso ripetuta per dieci o quindici versi. Il significato del testo rimane un po' problematico, in quanto gli studiosi non sono ancora riusciti a decifrarne il senso. Alcuni lo considerano un nonsense scherzosamente solenne, inteso a suscitare il riso; altri lo ritengono un testo misto legato alla dottrina druidica della trasmigrazione delle anime; interessante la teoria di Robert Graves secondo la quale si tratterebbe in realtà di una sorta di complesso indovinello. Qualunque cosa sia questa strana «Battaglia degli alberi», ricordiamo che nelle antiche Triadi gallesi, raccolta di nozioni storiche e osservazioni sentenziose disposte in forma epigrammatica a gruppi di tre, tale battaglia è ricordata come una delle «Tre frivole battaglie di Britannia», combattuta tra Arawn re di Annwn e Gwydion e Amathaon figli di Dôn. Si tratta dunque di un testo che affonda profondamente le sue radici nel mito celtico, anche se oggi appare di difficile comprensione.

Edizioni italiane


Taliesin: La battaglia degli alberi
GRAVES Robert: La Dea Bianca. ADELPHI 1992. Traduzione integrale.



LA BATTAGLIA DEGLI ALBERI

(Versione integrale)

Sono stato in molte forme,
prima di conseguirne una congeniale.
Sono stato la stretta lama di una spada.
(Ci crederò quando apparirà).
Sono stato una goccia nell'aria.
Sono stato una stella splendente.
Sono stato una parola in un libro.
Sono stato un libro, in origine.
Sono stato la luce di una lanterna.
Per un anno e mezzo.
Sono stato un ponte per traversare sessanta fiumi.
Ho viaggiato in forma di aquila.
Sono stato una barca sul mare.
Sono stato uno stratega in battaglia.
Sono stato i legacci delle fasce di un bimbo.
Sono stato una spada in una mano.
Sono stato uno scudo in battaglia.
Sono stato la corda di un'arpa
incantata per un anno
nella schiuma dell'acqua.
Sono stato un attizzatoio nel fuoco.
Sono stato un albero di una macchia.
Nulla c'è in cui non sia stato.
Ho combattuto, seppur piccino,
Nella battaglia di Goddeu Brig,
davanti al Sovrano di Britannia,
dalle flotte numerose.
I bardi mediocri simulano,
simulano un animale mostruoso,
dalle cento teste,
e un combattimento atroce
alla radice della lingua.
E un'altra battaglia si combatte
nel retro della testa.
Un rospo che ha sulle cosce
cento artigli,
un serpente crestato maculato
per punire nella carne
cento anime per i loro peccati.
Ero a Caer Fefynedd,
là si affrettavano erbe ed alberi.
I viandanti li scorgono,
i guerrieri sono attoniti
al rinnovarsi di scontri
come quelli sostenuti da Gwydion.
Si invoca il Cielo,
e Cristo perché compia
la loro liberazione,
il Signore Onnipotente.
Se il Signore aveva risposto,
con formule magiche e magica arte,
assumete l'aspetto degli alberi più importanti,
con voi schierati
trattenete la gente
senza esperienza di battaglie.
Quando gli alberi subirono l'incantesimo
ci fu speranza per gli alberi,
di riuscire a frustrare l'intenzione
dei fuochi tutt'intorno...
Son meglio di tre all'unisono,
che si divertono in cerchio,
mentre uno di loro racconta
la storia del Diluvio
e della croce di Cristo,
e del giorno del Giudizio che è prossimo.
Gli ontani in prima linea,
furono loro a dare l'inizio.
Il salice e il sorbo selvatico
furono lenti a schierarsi.
Il susino è un albero
non amato dagli uomini;
di natura simile è il nespolo
che vince una dura fatica.
Il fagiolo porta nella sua ombra
un esercito di fantasmi.
Il lampone costruisce
non il migliore tra i cibi.
Al riparo vivono
il ligustro e il caprifoglio
e l'edera durante la sua stagione.
Grande è la ginestra spinosa in battaglia.
Il ciliegio era stato rimproverato.
La betulla, pur molto magnanima,
si schierò in ritardo;
non fu per codardia,
ma per le sue grandi dimensioni.
L'aspetto del [...]
è quello di uno straniero e di un selvaggio.
Il pino nella corte,
forte in battaglia,
grandemente lodato da me
alla presenza di re,
gli olmi sono i suoi sudditi.
Non si volge di lato per lo spazio di un piede,
ma colpisce giusto nel mezzo,
e all'estremità più lontana.
Il nocciolo è il giudice,
le sue bacche sono la tua dote.
Benedetto è il ligustro.
Capi forti in guerra
sono il [...] e il gelso.
Prospero è il faggio.
L'agrifoglio verde scuro
fu molto coraggioso:
difeso da ogni lato dalle punte,
che feriscono le mani.
I pioppi durevoli
molto franti in battaglia.
La felce spogliata;
le ginestre con la loro progenie:
il ginestrone non si comportò bene
finché fu domato.
L'erica offriva consolazione
confortando la gente.
Il ciliegio selvatico incalzava.
La quercia che si muove agilmente,
dinanzi a lei tremano cielo e terra,
Robusto custode della porta contro il nemico
è il suo nome in ogni terra.
Il gittaione avvinto assieme
fu offerto per essere bruciato.
Altri furono respinti
a causa dei vuoti creati
dalla grande violenza
sul campo di battaglia.
Molto furente il [...],
crudele il cupo frassino.
Timido il castagno,
che rifugge dalla gioia.
Vi sarà una nera tenebra,
vi sarà un terremoto sul monte,
vi sarà una fornace purificatrice,
vi sarà in primo luogo una grande ondata,
e quando l'urlo verrà udito,
le cime del fabbio stanno mettendo nuove foglie,
mutando e rinnovandosi dal loro stato avvizzito;
le cime della quercia sono aggrovigliate.
Dal Gorchan di Maelderw.
Sorridendo accanto alla roccia
[era] il pero non di natura ardente.
Né di madre né di padre,
quand'io fui fatto,
erano il sangue o il corpo mio;
di n ove tipi di facoltà,
del frutto dei frutti,
di frutti Dio mi fece,
del fiore della primula di monte,
dei germogli di alberi e cespuglil,
di terra della specie terrestre.
Quando fui fatto
dei fiori dell'ortica,
dell'acqua della nona onda,
fui legato con incantesimo da Math,
prima di divenire immortale.
Fui legato con incantesimo da Gwydion,
grande mago dei Britanni,
di Eurys, di Eurwm,
di Euron, di Medron,
su miriadi di segreti
io sono dotto quanto Math...
Io so dell'Imperatore
di quando fu bruciato a mezzo.
Io so la conoscenza astrale
delle stelle prima che [fosse creata] la terra,
da dove sono nato,
quanti mondi vi sono.
È usanza dei bardi compiuti
recitare le lodi del loro paese.
Ho suonato a Lloughor,
ho dormito nella porpora.
Forse che non ero nel recinto
con Dylan Ail Mor,
su un giaciglio nel centro
tra le ginocchia del principe
sopra due lance spuntate?
Quando vennero dal cielo
i torrenti giù nell'abisso,
precipitandosi con impeto violento.
[Io so] ottanta canzoni,
per soddisfare il loro piacere.
Non c'è veliardo né infanti,
oltre a me quanto alle loro poesie,
nessun cantore che conosca tutte le novecento che io conosco
riguardo alla spada macchiata di sangue.
La mia guida è l'onore.
Il sapere vantaggioso viene dal Signore.
[Io conosco] l'uccisione del cinghiale,
il suo apparire e scomparire,
la sua conoscenza delle lingue.
[Io conosco] la luce il cui nome è Splendore,
e il numero delle luci regnanti
che diffondono raggi di fuoco
in alto sopra l'abisso.
Sono stato un serpente maculato sopra una collina;
sono stato una vipera in un lago;
sono stato un tempo una stella maligna.
Sono stato un peso in un mulino [?].
La mia tonaca è tutta rossa.
Io non profetizzo alcun male.
Ottanta sbuffi di fumo
a chiunque li porterà via:
e un milione di angeli
sulla punta del mio coltello.
Bello è il cavallo giallo,
ma cento volte migliore
è il mio color della panna,
veloce come il gabbiano,
che non può superarmi
tra il mare e la riva.
non sono io preminente nel campo del sangue?
Io ho cento parti del bottino.
La mia corona è di gioielli rossi,
l'orlo del mio scudo è d'oro.
Non è nato nessuno valente come me,
né mai se ne è conosciuto uno
tranne Goronwy,
dalle valli di Edrywy.
Lunghe e bianche sono le mie dita,
lungo tempo è passato da quan'ero un mandriano.
Ho viaggiato sulla terra
prima di diventare un uomo erudito.
Ho viaggiato, ho compiuto un circuito,
ho dormito in cento isole,
ho abitato in cento città.
O druidi eruditi,
profetizzate voi di Arthur?
O è me che essi celebrano,
e la crocifissione di Cristo,
e il giorno del Giudizio che è prossimo,
e uno che riferisce
la storia del Diluvio?
Da un gioiello dorato montato in oro
io sono arricchito;
e indulgo al piacere
grazie alla fatica opprimente dell'orafo.

Taliesin - Llyfr Taliesin > Câd Goddeu
Traduzione di A. Pelissero dalla traduzione inglese tardo-ottocentesca di D.W. Nash, riportata da Robert Graves

Harm Wulf
18-11-08, 03:24
su

Spartacus74
18-11-08, 12:53
Un contributo interessante.


Meglio Nietzsche o il cristianesimo?

Gli adolescenti sono «catturati» dalla sua carica trasgressiva e anticristiana. Ma non conoscono la spietatezza con cui giustifica l’eugenetica. Per lui il cristianesimo è colpevole per il suo messaggio di amore per il prossimo, per i deboli, i malati, i diseredati. Un buon motivo per non congedarsene…

di Giacomo Samek Lodovici


Friedrich Nietzsche è un pensatore geniale ed il suo pensiero ha trattato moltissime tematiche, riuscendo ad esprimere diverse istanze veramente importanti, in uno stile accattivante e suggestivo. Quando gli adolescenti lo incontrano, restano spesso affascinati e catturati dalla sua personalità magnetica e dalla sua dirompente carica «trasgressiva» ad anticristiana. Ovviamente, non è intento di queste brevi righe tracciare una disamina complessiva della sua speculazione; lo scopo di quanto segue è soltanto attenuare la fascinazione che Nietzsche è capace di esercitare sugli adolescenti. Senza per questo volere fare di tutta l’erba un fascio del suo pensiero: sarebbe un’operazione metodologicamente scorretta.
Vogliamo qui segnalare alcuni passi davvero spietati e crudeli delle sue opere, raramente noti agli adolescenti, per insinuare in loro almeno qualche ripensamento.
Non vogliamo certo prendere posizione sulla questione storiografica del rapporto tra il pensiero di Nietzsche ed il nazismo. Ma quello che sarebbe importante che gli adolescenti sapessero è, almeno, che (come ha sottolineato in particolare Renè Girard) Nietzsche è un sostenitore dell’eugenetica e dell’uccisione dei deboli, dei malati, del ritardati, degli infermi, in favore di una «purificazione» della razza umana. Inoltre, è bene sapere che quel cristianesimo che molti rifiutano, anche sulla scorta dei feroci attacchi nietzscheani, viene attaccato da questo filosofo anche (sebbene non solo) per la sua funzione di baluardo a protezione della dignità di ogni essere umano, per il suo messaggio di amore e solidarietà verso il prossimo.
Infatti, Nietzsche sosteneva una concezione evoluzionistica applicata all’uomo, secondo la quale il genere umano deve progredire verso il superuomo attraverso la selezione dei migliori e l’eliminazione dei deboli e, pertanto, accusava il cristianesimo di essere uno pseudoumanesimo, che si opponeva alla vera (vera secondo Nietzsche) filantropia, proprio per avere sempre difeso ogni uomo, nessuno escluso: «I deboli e i malriusciti devono perire, questo è il principio del nostro amore per gli uomini. […] Che cos’è più dannoso di qualsiasi vizio? Agire pietosamente verso tutti i malriusciti e i deboli — il cristianesimo» (L’anticristo, Adelphi, 1970, p. 169). Similmente: «l’individuo fu considerato dal cristianesimo cosi importante, posto in modo così assoluto, che non lo si poté più sacrificare, ma la specie sussiste solo grazie a sacrifici umani» (Frammenti postumi 1888-1889, vol. VIII, tomo III, 15 [110], Adelphi, 1974, pp. 257-258).
Nietzsche non può tollerare che il cristianesimo e la morale cristiana abbiano sancito che ogni uomo ha la stessa dignità di fronte a Dio e, perciò, è inviolabile: «la morale ha preservato [...] i disgraziati attribuendo a ciascuno un valore infinito» (Il nichilismo europeo. Frammento di Lenzerheide, Adelphi, 2006, p. 16); «Davanti a Dio tutte le “anime” diventano uguali; ma questa è proprio la più pericolosa di tutte le valutazioni possibili! Se si pongono gli individui come uguali, si mette in questione la specie, si favorisce una prassi che mette capo alla rovina della specie; il cristianesimo è il principio opposto a quello della selezione. Se il degenerato e il malato devono avere altrettanto valore del sano […] allora il corso naturale dell’evoluzione è impedito. […] questo amore universale per gli uomini è in pratica un trattamento preferenziale per tutti i sofferenti, falliti degenerati: esso ha in realtà abbassato la forza, la responsabilità, l’alto dovere di sacrificare uomini. […] la specie ha bisogno del sacrificio dei falliti, deboli, degenerati; ma proprio a questi ultimi si rivolse il cristianesimo […] che cos’è la virtù e l’amore per gli uomini nel cristianesimo, se non appunto questa reciprocità nel sostegno, questa solidarietà del debole, questo ostacolo frapposto alla selezione? La vera filantropia vuole il sacrificio per il bene della specie. […] È questo pseudoumanesimo che si chiama cristianesimo vuole giungere appunto a far sì che nessuno venga sacrificato» (Frammenti postumi, p. 258).
E ancora: «la legge suprema della vita vuole che si sia senza compassione per ogni scarto e rifiuto della vita; che si distrugga ciò che per la vita ascendente sarebbe solo ostacolo, veleno […] — in una parola cristianesimo —; è immorale nel senso più profondo dire “non uccidere”» (ibidem, p. 23).
In questa maniera, in modo (per Nietzsche) imperdonabile, nel cristianesimo Dio è diventato un «bastone per gli stanchi […] un’àncora di salvezza per tutti coloro che stanno per annegare, il dio-della-povera-gente, il dio-dei-peccatori, il dio-degli-infermi» (L’anticristo, p. 184). Perciò Nietzsche disprezza «quello strano mondo malato in cui in cui ci introducono i vangeli […] in cui i rifiuti della società, le malattie nervose e un’”infantile” idiozia sembrano essersi dati convegno», (ibidem, p. 204).
O, ancora, la colpa del cristianesimo è quella di essere una proposta universale e non razziale: «Il cristianesimo non era “nazionale”, non era condizionato dalla razza — si volgeva a ogni specie di diseredati della vita, trovava ovunque i suoi alleati. Il cristianesimo ha alla sua base la rancune [il risentimento] del malati, l’istinto diretto contro i sani, contro la salute. […] quel che per il mondo è debole, quel che per il mondo è insensato, quel che per il mondo è volgare e spregevole, Dio lo ha eletto: questa era la formula [del cristianesimo]» ed è per questo che, secondo Nietzsche «il cristianesimo è stato fino ad oggi la più grande sciagura dell’umanità» (L’anticristo, p. 237).
Non c’è da stupirsi che Nietzsche proclami il dovere di sbarazzarsi dei malati, in un modo che anticipa alcuni odierni sostenitori dell’eutanasia: «Il malato è un parassita della società. In certe condizioni non è decoroso vivere più a lungo. Continuare a vegetare in una imbelle dipendenza dai medici e dalle pratiche mediche, dopo che è andato perduto il senso della vita, il diritto alla vita, dovrebbe suscitare nella società un profondo disprezzo». Ed ecco il compito del medici: «I medici, dal canto loro, dovrebbero essere i mediatori di questo disprezzo — non [dovrebbero dare] ricette, ma ogni giorno [esprimere] una nuova dose di nausea di fronte ai loro pazienti». E bisogna «Creare una nuova responsabilità, quella del medico» perché «il supremo interesse della vita, della vita ascendente, esige che […] si sopprima senza riguardo la vita in via di degenerazione». E, cosi, conclude Nietzsche: «Non è in nostro potere impedire di essere nati: ma possiamo riparare a questo errore — giacché talora [essere nati] è un errore. Quando ci si sopprime, si fa la cosa più degna di rispetto che esista: con ciò, quasi, si merita di vivere... La società, ma the dico!, la vita stessa risulta avvantaggiata da questo più che da qualsiasi altra “vita” vissuta nella rinuncia» (Crepuscolo degli idoli, § 36).
Forse qualcuno si sforzerà di attenuare il senso del passi nietszcheani che abbiamo ripercorso, ma, in definitiva, non se ne può cambiare il significato.
E, allora, le domande finali che insorgono sono queste: siamo proprio sicuri che il pensiero di Nietzsche sia così affascinate? E vale proprio la pena di sbarazzarsi del cristianesimo, come vuole fare Nietzsche?
Ricorda «Nietzsche non perde mai l’occasione dl fustigare ogni senso di pietà per i deboli e per i malati. Vero Don Chisciotte della morte, il filosofo condanna qualunque misura in favore dei diseredati, e denuncia nella preoccupazione per le vittime la causa di ciò che egli interpreta come invecchiamento precoce della nostra civiltà. [...] non vi è dubbio che la difesa evangelica delle vittime sia più umana del nietzscheanesimo […]. È il cristianesimo a detenere la verità contro la follia nietzscheana».
(René Girard, Vedo Satana cadere come la folgore, Adelphi, p. 228).
Bibliografia
René Girard, Vedo Satana Cadere come la folgore, Adelphi, 2001, pp. 223-236. René Girard, Giuseppe Fornari, Il caso Nietzsche. La ribellione fallita dell’anticristo, Marietti,2002.
Il Timone, n. 64, giugno 2007

http://www.fattisentire.net/modules....ticle&sid=2816

Atlantideo
18-11-08, 20:14
Meglio Nietzsche o il cristianesimo?

Nietzsche. :-01#44

"Guardiamoci in faccia... siamo iperborei"

Atlantideo

Arthur Machen
05-12-08, 16:10
Nietzsche. :-01#44

"Guardiamoci in faccia... siamo iperborei"

Atlantideo

Straquoto

Harm Wulf
05-12-08, 16:28
Jean Mabire Thule. Il sole ritrovato degli iperborei 2007, Edizioni L'Età dell'Acquario, Torino, 24 euro
Ordini: andrea@lindau.it Telefonicamente: 011 5175324 http://www.etadellacquario.it/