PDA

Visualizza Versione Completa : Cibo di Frankenstein o sconfitta della fame ?



Affus
30-11-02, 17:49
Cibo di Frankenstein o sconfitta della fame?
di Antonio Gsparri

GWN _ Il dibattito sugli organismi geneticamente modificati è prigioniero di una serie di equivoci ed è ostaggio di propaganda e di ideologie estremiste.
C¹è chi ha chiamato i nuovi prodotti Cibo di Frankenstein, paventando oscure minacce alla salute e raccontando di cospirazioni delle multinazionali e chi invece ha mostrato le grandi potenzialità di prodotti che possono risolvere il problema della fame nel mondo e salvaguardare l¹ambiente nel modo più efficace.
Per approfondire il dibattito e e scoprire da quale parte pende la bilancia, il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum in collaborazione con il Ministero dell¹Ambiente ha organizzato il 28 di novembre un convegno dal titolo «ogm: cibo di Frankenstein o sconfitta della fame?» Dopo il saluto del Rettore, P. Paolo Scarafoni, il dott. Corrado Clini,Direttore Generale del Ministero dell¹Ambiente ha detto: «Le nuove tecnologie vegetali rappresentano una grande opportunità per la protezione dell¹ambiente e la crescita delle risorse alimentari» «Le biotecnologie - ha continuato Clini- sono uno strumento decisivo per combattere le carenze alimentari in molti paesi in via di sviluppo, inoltre nelle coltivazioni mais, soia, cotone ogm viene ridotto drasticamente il fabbisogno di pesticidi mentre aumenta la produttività nei suoli ³marginali² Infine sono promettenti le prospettive della produzione di vaccini commestibili che potranno essere utilizzati per combattere le malattie molto diffuse nei Pasi in via di Sviluppo».
«Ciononostante - ha riconosciuto il direttore generale del Ministero
dell¹Ambiente- c¹è in Europa una diffusa preoccupazione sul consumo di cibi ogm. in particolare è stata diffusa tra i consumatori l¹equazione ogm=rischio. Eppure nel 2001 un indagine condotta dalla Commissione Europea che ha impegnato oltre 400 enti pubblici per 15 anni ha concluso che non sono evidenti effetti sulla salute dei prodotti biotech, mentre sono riscontrabili gli effetti negativi dell¹uso di pesticidi e di pratiche agricole non corrette, nell¹agricoltura ³tradizionale». Clini ha spiegato che: «Seppure la Commissione sottolinei che le biotecnologie hanno un enorme potenzialità economica, sociale ed ambientale, l¹Europa non ha creduto nel biotech così che si è creata una situazione di stallo. Oggi l¹Unione Europea ha un ruolo marginale nella ricerca e sperimentazione di nuove biotecnologie vegetali: la produzione di piante ³biotech² in Europa nel 2001 era pari allo 0,03% della produzione mondiale. Sempre nel 2001 sono state autorizzate in Europa 44 sperimentazioni in campo rispetto alle 256 del 1997».
Per quanto riguarda la situazione nazionale Clini ha affermato che: «L¹Italia, sulla base di considerazioni esclusivamente politiche, a partire dal 1999 ha sostenuto una posizione sempre più intransigente ed è stata tra i promotori della ³moratoria² nella applicazione della direttiva 90/220.
Inoltre con il DCM del 4 agosto 2000 (Decreto Amato) è stata sospesa la
commercializzazione di 4 tipi di mais transgenico già approvati a livello europeo. Questo decreto è esemplificativo dell¹approccio pregiudizialmente negativo adottato dal governo Amato nel 2000.
Clini ha concluso dicendo che: «Sarebbe opportuno superare gli approcci pregiudiziali e l¹Italia anche in considerazione della Presidenza 2003- potrebbe svolgere un ruolo determinante per riequilibrare e orientare la posizione dell¹Unione Europea verso un approccio più razionale che richiede solide basi scientifiche in merito alla protezione della salute e dell¹ambiente e chiarezza in merito agli interessi economici che si vogliono tutelare».
L'Italia potrebbe contribuire a far superare lo stallo dell¹Unione europea e nello stesso tempo potrebbe giocare un ruolo di punta nel contesto internazionale che è molto sensibile su questo tema, non si tratta solo degli Stati Uniti, ma di grandi Paesi emergenti come Cina, India, Brasile, Indonesia, Sud Africa».
Il Prof. Francesco Sala, Docente presso la Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell'Università degli Studi di Milano, ha illustrato in dettaglio lo stato della ricerca sulle biotecnologie: «Le applicazioni del trasferimento genico nelle piante sono estremamente diversificate. Con l¹integrazione di uno o pochi geni è possibile conferire resistenza ai principali parassiti delle piante coltivate, così come è possibile conferire resistenza alla siccità, alla salinità e al freddo. Ma è anche possibile produrre piante con elevato valore nutrizionale (più vitamine, proteine, antiossidanti), piante che sintetizzino vaccini contro malattie infettive e tumori (colera, epatite, AIDS, melanoma), nuovi carburanti e nuove plastiche».
Innumerevoli sono le applicazioni anche nel settore della protezione ambientale. Il Prof. Sala ha spiegato che è possibile sviluppare «piante che depurino i suoli da inquinanti industriali (ad esempio, piombo, mercurio, cromo), piante che facciano a meno di fitofarmaci» Inoltre il considerevole aumento della produttività previsto con l¹uso delle nuove piante potrà ridurre la necessità di abbattere foreste nei paesi poveri per produrre più cibo e più materiale per l¹uso umano. Anche i paesi ricchi potranno restituire alla natura (e quindi alla biodiversità) parte del territorio attualmente dedicato all¹agricoltura.
Il prof. Sala ha poi precisato che non esiste una contrapposizione tra ogm e prodotti tipi, al contrario solo tramite la ricerca biotech sarà possibile salvare molti prodotti tipici. Ha così presentato alcuni esempi di interventi biotecnologici importanti per il nostro paese: salvaguardia dei prodotti tipici e miglioramento delle loro caratteristiche nutrizionali.
Nel campo dei vaccini il prof. Sala è uno specialista ed ha spiegato come sarà importante soprattutto per i paesi poveri poter avere vaccini che si mangiano. E poi quasi un milione di bambini che vengono salvati dal riso arricchito di vitamine, e prevenzione dal bioterrorismo tramite vaccini vegetali estratti da piante ogm. . «Eppure le biotecnologie sono avversate in Italia ed in Europa: hanno ragione i nostri contestatori o sono nel giusto colori che, nelle Americhe ed in Asia, hanno deciso di dare notevole sviluppo alla ricerca e alle sue applicazioni?» Ha chiesto il prof. Sala ai presenti. Dopodiché ha presentato i risultati ufficiali di una analisi sulla sicurezza delle piante geneticamente modificate condotta negli ultimi 10 anni dalla Comunità Europea. La conclusione ufficiale dice: «I rischi per l¹uomo e per l¹ambiente derivanti dall¹uso di queste piante non sono superiori a quelli che abbiamo sempre accettato nei prodotti agricoli tradizionali. Anzi, essendo controllati, i prodotti derivanti da piante geneticamente modificate presentano spesso minori rischi e più alti benefici». Nathalie Louise Moll, responsabile dei rapporti istituzionali dell¹Assobiotech, ha proposto di cambiare il nome ogm in ³gemme², ed ha spiegato che: «le piante geneticamente modificate e i prodotti commercializzati fino ad oggi sono frutto di 15 anni di ricerca, durante i quali non hanno presentato alcun rischio per la salute umana o per l¹ambiente. Anzi si può tranquillamente dire che questi prodotti sono ancora più sicuri di quelli convenzionali».
Per quanto riguarda lo sviluppo dei Paesi poveri la Molla ha detto di essere rimasta particolarmente colpita da una manifestazione di circa 1000 agricoltori africani che chiedevano «la libertà di scelta» durante il Summit di Johannesburg svoltosi alla fine di Agosto. Agricoltori che rivendicavano la dignità di essere protagonisti del proprio futuro. «Ho parlato con uno di questi agricoltori- ha raccontato la Moll- che mi ha
detto: ³ vorrei tornare a casa la sera e dire a mia moglie guarda questo è il frutto del mio lavoro².
«Gli agricoltori africani - ha affermato la Moll- vogliono gli ogm. I mille marciavano con una maglietta in cui era scritto Biotech for Africa».
La prof.ssa Vincenza Mele, dell¹Istituto di Bioetica dell¹Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, ha spiegato come il principio di precauzione va inserito nel contesto di una visione sapienzale dove la scienza porta il suo contributo decisivo ma soprattutto dove bisogna esercitare la virtù della prudenza, evitando fuorvianti catastrofismi ed esagerazioni. La prof.ssa Mele ha precisato che «in un contesto di filosofia morale non è sufficiente l¹etica del fine che è sicuramente buono, ma è necessario anche l¹etica dei mezzi che si vanno ad utilizzare». Ha concluso il dott. Augustin Mariné, Presidente dell¹Associazione dei produttori di mais in Spagna, il quale ha fatto toccare con mano quanto sia benefico per gli agricoltori spagnoli, tra gli unici in Europa che coltivano mais transgenico, l¹utilizzo degli ogm, sia dal punto vista produttivo che ambientale.
Insieme alle prospettive produttive Marinè ha sottolineato quanto benefico è per il recupero della biodiversità la capacità degli ogm di aumentare la produttività cioè produrre di più con meno terra coltivata.


Alemanno blocca la ricerca e gli scienziati minacciano di scendere in piazza

GWN _ A fronte di tante evidenze sui benefici produttivi ed ambientali degli ogm, diventa sempre più inspiegabile la posizione del Ministro all¹Agricoltura Gianni Alemanno. Mentre il governo a cominciare dal Primo Ministro Silvio Berlusconi, seguito dal ministro della Sanità Girolamo Sirchia, da quello delle attività produttive Marzano e da quello alla difesa Martino, hanno espresso un giudizio favorevole sugli ogm, Alemanno non solo avversa le sementi transgeniche, ma assume posizioni che lo rendono sempre più simile al suo vituperato predecessore, il verde Alfonso Pecoraro Scanio.
Pur di impedire agli agricoltori italiani di utilizzare sementi ogm, Alemanno sembra inseguire ³utopie² bucoliche, autartiche e antiscientifiche. La comunità degli scienziati, che già era scesa in piazza per contestare Pecoraro Scanio, sembra ora pronta a contrastare Alemanno.
per capire quanto sta accadendo riportiamo per i lettori un articolo scritto da Anna Meldolesi sulla prima pagina de il Riformista il 28 novembre 2002. Sotto il titolo: «Alemanno come Pecoraro, ministri anti ricerca» la Meldolesi ha scritto: «Gianni Alemanno come Pecoraro Scanio. Due anni fa la comunità scientifica era insorta contro il colpo di mano con cui il ministro verde tentava di cancellare la ricerca pubblica sulle biotecnologie agricole nel silenzio del governo di centro sinistra. Un errore che, come ha ammesso pubblicamente Fassino in diverse occasioni, è costato caro al centrosinistra e ai Ds che avevano sempre goduto delle simpatie di buona parte del mondo scientifico. Oggi il ministro della destra sociale ci riprova, con gli stessi metodi e nel silenzio del governo di centro destra. Il 15 novembre il direttore generale del ministero dell'agricoltura ha inviato ai direttori degli istituti che dipendono dal ministero una
comunicazione: oggetto «l'emissione deliberata nell'ambiente di piante geneticamente modificate - sperimentazioni in corso». Nella lettera protocollata con il numero 2006 Giuseppe Ambrosio intima all'Istituto sperimentale di cerealicoltura di Bergamo, all'Istituto sperimentale di cerealicoltura di Foggia e all'Istituto sperimentale per la floricoltura di Sanremo, di sospendere tutte le prove sperimentali su campo regolarmente autorizzate dalla Commissione interministeriale biotecnologie in accordo con le normative in vigore. Si tratta di progetti di ricerca pluriennali, già finanziati, in alcuni casi con fondi dell'Unione Europea, che di punto in bianco vengono bloccati senza alcuna ragione. Ai direttori di istituto è stato comunicato verbalmente che il ministero sarebbe sul punto di varare nuove regole per le sperimentazioni. Ma nessuno ha idea di cos'abbia in mente Alemanno, dal momento che i rilasci sperimentali di Ogm sono regolati da una severa direttiva comunitaria, entrata in vigore il 17 ottobre e applicata in tutta Europa. Non ci sono dubbi invece su quale sia la miccia che ha scatenato l'offensiva, un articolo pubblicato da un giornale il 24 ottobre, che riferiva di una sperimentazione con riso transgenico condotta a Casalino in provincia di Novara, sostenendo che la comunità locale ne era stata tenuta all'oscuro. Alemanno in quei giorni si trovava al Salone del gusto di Torino per tessere le lodi del tipico italiano e aveva colto la palla al balzo per annunciare un'inchiesta del ministero. Una mossa di facciata, avevano pensato tutti, dal momento che subito dopo lo stesso sindaco di Casalino ha poi dichiarato di non avere nulla contro la sperimentazione e Corrado Fogher dell'università di Piacenza ha puntualizzato sulle pagine dello stesso giornale che la prova su campo aveva ottenuto tutte le autorizzazioni del caso da parte del Comitato interministeriale biotecnologie - dove per altro siede un rappresentante del ministero dell'agricoltura - e aveva superato l'esame degli ispettori della regione. L'episodio invece ha avuto conseguenze concrete: dal momento che non esisteva alcuna irregolarità sul riso transgenico, Alemanno ha deciso di cambiare bersaglio chiedendo la sospensione di tutte le sperimentazioni regolari condotte da istituti del suo ministero. La comunicazione di Ambrosio del 15 novembre fa esplicito «riferimento alle informazioni comparse sulla stampa nello scorso mese di ottobre relative a sperimentazioni in pieno campo di piante Ogm autorizzate». Non è dato sapere se l'iniziativa di Alemanno sia stata discussa all'interno del governo, certo è che seppure Berlusconi, Marzano, Martino e Sirchia hanno più volte espresso il proprio sostegno alle biotecnologie in agricoltura, Alemanno ha continuato a tirar dritto per la sua strada. Apparentemente memore della cattiva sorte del suo predecessore, il ministro aveva ribadito sin dal suo insediamento che non avrebbe intralciato la ricerca e che le sue perplessità sugli Ogm erano esclusivamente di natura commerciale. Ora però blocca le sperimentazioni. Il paradosso è che il 21 novembre il Parlamento Europeo ha votato a grande maggioranza un documento che non solo chiede ai paesi membri di potenziare la ricerca pubblica sulle biotecnologie agricole, ma auspica la fine della moratoria sulla commercializzazione degli Ogm. O i rappresentanti della maggioranza a Strasburgo hanno pigiato il bottone sbagliato, o il governo si sta facendo sopraffare da un ministro corsaro».


Le Accademie nazionali dei Lincei e delle Scienze rispondono ai dubbi sugli ogm

GWN _ In Italia, il dibattito sull¹opportunità o meno di utilizzare sementi ogm, è ancora pesantemente condizionato da oscurantismo e demagogia. Mentre al Ministero dell¹Agricoltura sembra non essere cambiato nulla, con i gli ecologisti più radicali che continuano a dettare una politica estremista e irrazionale, la comunità scientifica e quella produttiva sono sempre più convinti della necessità di adottare gli ogm. A questo proposito Il settimanale Tempi ha denunciato la messa in oblio di un importante documento sugli ogm, realizzato da una Commissione mista delle Accademie nazionali dei Lincei e delle Scienze. A questo proposito Rodolfo Casadei ha scritto su Tempi: « il vero mistero è il limbo in cui è precipitato il Rapporto della Commissione mista delle Accademie nazionali dei Lincei e delle Scienze istituita dal Presidente dell¹Accademia nazionale dei Lincei prof. Edoardo Vesentini, matematico e senatore eletto nelle liste del Pci fra il 1987 e il 1992. Che dipenda dai contenuti della più recente stesura, su cui i sei autori, tutti autorevoli docenti universitari, si sono trovati d¹accordo? Il documento soppesa attentamente benefici e rischi degli Ogm, e invita a procedere con cautela e a monitorare attentamente l¹espansione del settore; alcune proibizioni contenute nelle normative Ue vengono apertamente apprezzate. Ma il tono di fondo è decisamente favorevole all¹introduzione degli Ogm. Nelle conclusioni e raccomandazioni della Commissione si legge: ³Nessuno è stato finora in grado, pur utilizzando le tecniche più avanzate, di dimostrare la dannosità alimentare degli Ogm e modificazioni rilevanti ad ecosistemi da loro causate. L¹analisi dei benefici e dei rischi deve continuare intensamente sia per gli Ogm che per le varietà convenzionali, e caso per caso, al fine di proporre opportuni interventiŠ La ricerca scientifica e tecnologica, e quindi anche lo studio degli Ogm in relazione alla salute ed al benessere dell¹uomo ed alla tutela e valorizzazione dell¹ambiente, sono fattori sostanziali per il progresso pacifico e governato del genere umano. La fame nel mondo, come la povertà, non è solo una questione di produzione, ma è anche, e soprattutto, un problema politicoŠ La produzione Ogm può offrire un valido contributo, anche se non può affrontare da sola le cause delle crisi alimentari e dell¹indigenza di vasti strati della popolazione mondiale². Vengono lodate le potenzialità degli Ogm: ³aumento della produzione; miglioramento della qualità dei prodotti; produzione di vaccini in pianta; riduzione di allergeni naturali; sviluppo di varietà resistenti alle malattie e agli insetti; sviluppo di varietà resistenti ad erbicidi². Riguardo a presunti caratteri ³invasivi² delle varietà vegetali Ogm sta scritto: ³Non è per ora nota una sola ragione per cui una varietà Ogm debba avere un livello di infestanza superiore a quello della sua versione non Ogm². Riguardo al pericolo che gli Ogm ³contaminino² l¹ambiente o si ibridino in maniera incontrollata con varietà selvatiche si legge: ³Sono stati sviluppati metodi molecolari che rendono i genî inseriti in un Ogm ereditabili solo per via materna² e che ³in Europa non si pongono problemi per patata, soia, girasole, riso, frumento, cotone, fagiolo e mais che non hanno localmente specie affini con cui ibridarsi².
Il famoso ³principio di precauzione² viene apertamente criticato: ³Malgrado la definizione del principio non specifichi mai il livello di prova scientifica necessaria per definire il pericolo potenziale di una tecnologia, il principio è presente in più di 20 dichiarazioni e trattati internazional²; ³Il principio è oggettivamente criticabile perché sfugge a qualsiasi interpretabilità scientifica². Infine, i finanziamenti nulli alla ricerca in questo settore in Italia vengono stigmatizzati ³da sinistra², cioè denunciando la ³privatizzazione² della biotecnologia: ³In questa situazione la produzione di conoscenza, che serve ed appartiene a tutti, diventa in larga parte proprietà privata. Per questo la Commissione è contraria all¹interruzione delle ricerche di biotecnologia nei centri pubblici di ricerca, anzi è esplicitamente a favore delle ricerche sui genomi vegetali, da considerare prioritarie, legittime ed oggetto di pubblico finanziamento, tale da mantenerle vive, competitive e nel dominio pubblico».


Ma l¹anidride carbonica fa veramente così male?
Cresce la vegetazione e si riduce il deserto

GWN _ L¹atmosfera del nostro pianeta si sta arricchendo sempre più di anidride carbonica (CO2). Nonostante che la percentuale della CO2 prodotta dall¹uomo e dalle sue attività sia solo del 4%, alcuni sostengono che la responsabilità di questo aumento sia di natura antropogenica. Ciò è visto spesso come uno dei mali peggiori per la Terra stessa.
Va ricordato, però, che la vita così come siamo abituati a pensarla è originata quando le prime piante hanno cominciato ad effettuare la fotosintesi, in cui servono luce, acqua ed anidride carbonica. Ragion per cui alcuni scienziati si sono domandati se un aumento di CO2 non sia piuttosto un bene per le piante, che possono avere così a disposizione più carburante. Per dimostrare la fondatezza di questa ipotesi è in corso da secoli un esperimento inconsapevole: dai tempi della Rivoluzione Industriale, fabbriche e nuove attività umane introducono nell¹atmosfera quantità di CO2 crescenti di anno in anno; ora bisogna solo appurare se ciò abbia portato direttamente dei danni, come alcuni temono, o se ne sia derivato un vantaggio per la biosfera, come si aspettano gli ideatori dell¹ipotesi. Se il risultato darà ragione a questi ultimi, sarà auspicabile la revisione di alcuni punti delle politiche ambientali internazionali. Ovviamente, se c¹è un vantaggio per le piante fotosintetiche, questo sarà dimostrato da una crescita maggiore e più rapida delle piante stesse. Ebbene, diversi ricercatori hanno già presentato da parecchi anni studi che avvalorano questa ipotesi. Ad esempio, S.B. Idso, che si dedica allo studio del biossido di carbonio dai primi anni ¹80, ha riportato in un testo del 1995 numerose prove del generale miglioramento delle condizioni di crescita delle piante, tra cui l¹espansione ovunque della vegetazione boschiva, iniziata già nel XIX secolo, e il tasso di crescita di molte foreste in tutto il mondo, che è cresciuto in concomitanza dell¹aumento di CO2 nell¹atmosfera e in maniera direttamente proporzionale ad esso1 . Altri studi recentissimi confermano l¹incremento dell¹attività della vegetazione sulla base di immagini raccolte dai satelliti o di studi statistici2 . Questi studi riguardano il nord del mondo, ma a quanto pare la natura ha tratto giovamento dall¹abbondanza di anidride carbonica anche più a sud. Anzi, qui si scopre l¹effetto più spettacolare. Fred Pearce riferisce, in un articolo apparso il 16 settembre scorso sul sito web della rivista New Scientist, che i deserti africani stanno inverdendo: non si tratta delle rarissime piogge che per poche ore producono il magnifico spettacolo della fioritura del deserto, ma di una costante riconquista di terreno da parte della vegetazione lungo tutto il bordo meridionale del Sahara, dalle coste atlantiche della Mauritania meridionale a quelle eritree sul Mar Rosso, per 6000 chilometri. Tuttavia, al summit mondiale sullo Sviluppo Sostenibile a Johannesburg, la commissione per il Programma Ambientale dell¹ONU ha dichiarato che più del 45% del territorio africano sta sperimentando una severa desertificazione. Chi avrà ragione? A Pearce non mancano argomenti per sostenere la tesi del deserto che inverdisce: ha dalla sua uno studio non ancora pubblicato, condotto da geografi britannici, svedesi e danesi, e due ricerche di climatologi statunitensi3 . Anche altri studiosi europei hanno notato lo stesso fenomeno: Kjeld Rasmussen dell¹Università di Copenhagen riporta la crescente copertura di vegetazione, compresi arbusti ed alberi, perfino sulle dune e individua l¹inizio di questo processo già negli anni ¹80; e Chris Reij della Libera Università di Amsterdam, parlando di una spettacolare rigenerazione della vegetazione nel Burkina Faso settentrionale, testimoniata da fotografie scattate dall¹aereo, si riferisce alla presenza di molti più alberi e praterie per il pascolo. A scansare eventuali dubbi interviene l¹inversione di un flusso migratorio locale: fino a vent¹anni fa il Burkina Faso sperimentava effettivamente una forte desertificazione, tanto che molte famiglie si sono trasferite sulle più umide coste atlantiche. Oggi molti stanno già tornando indietro, verso la terra natìa, perché sta tornando verde. Addirittura, in una regione, si è avuto negli ultimi anni un incremento del 70% nella produzione di cereali come il miglio e il sorgo. Ciò non deve stupire: il già citato S.B. Idso ha teorizzato che, se la crescita delle emissioni di CO2 continuasse incontrastata, migliorando così l¹efficacia di utilizzazione dell¹acqua da parte delle piante fotosintetiche, «terre semi-aride oggi inadatte alla coltivazione potrebbero essere trasformate in proficue piantagioni; e con l¹aggiunta di acqua disponibile per l¹irrigazione, i deserti stessi potrebbero sbocciare
come rose4» .
Quindi: ³Non tutto il male vien per nuocere². (M.R.)


Quando il vento è troppo!

GWN _ Per far muovere le pale degli impianti eolici necessitano venti forti, sostenuti e continui nel tempo.
Per questo motivo le torri eoliche vengono collocate in luoghi impervi. Ma è molto difficile condizionare in maniera ordinata e mirata la forza del vento. Quanto è accaduto nel Mare del Nord, sulle coste norvegesi e britanniche mostra quanto irrealistica e incerta possa essere la dipendenza energetica da impianti eolici.
Mare del Nord, costa britannica _ Dai frequenti guasti che capitano alle centrali eoliche nel Mare del Nord sorge il sospetto che gli ingegneri che le hanno progettate, e le autorità che ne hanno permesso la costruzione, non abbiano tenuto nella giusta considerazione proprio le condizioni meteorologiche che hanno portato alla scelta di quell¹area per quelle
centrali: di vento ce n¹è ma è decisamente troppo.
Recentemente, infatti, si è rotto un ³mulino² britannico che fa parte di una coppia di torri eoliche al largo _ ma neanche tanto _ di Blyth Harbour, già chiuse due volte negli ultimi dodici mesi a causa di guasti. L¹ultima volta c¹era un¹elica rotta, il che ha reso necessaria la diramazione di un allarme a tutte le imbarcazioni in zona affinché si tenessero a distanza di sicurezza. I responsabili hanno poi dichiarato che la causa del guasto era stato un fulmine caduto sulla torre. Stranamente l¹ufficio meteorologico locale e un testimone dalla Capitaneria di Porto sostengono che non c¹era stato nessun fulmineŠ Considerando che circa la metà degli impianti britannici fuori-costa per l¹energia eolica _ perlopiù di recente costruzione _ ha già sofferto guasti, c¹è da credere che Capitan Findus non starà molto tranquillo mentre pesca merluzzi! Mare del Nord, costa norvegese _ Dall¹altra parte del gelido braccio di mare, i colleghi norvegesi degli ingegneri britannici non sono stati da
meno: il 26 ottobre, ad una delle sedici enormi torri per l¹energia eolica ad Havøy, è volata giù l¹elica di 39 metri, che ha portato con sé parte della torre stessa. Alla televisione norvegese NTB un poliziotto ha raccontato che aveva appena ricevuto una chiamata a proposito del forte rumore proveniente dalla centrale eolica, quando è avvenuto il crollo. Sarebbe davvero un grosso guaio per il consorzio che ha costruito le centrali, se venisse fuori che il problema è proprio il vento! Tre compagnie _ Norsk Miljøkraft, Nuon and Norsk Hydro _ hanno investito nel progetto 272 milioni di Corone (37.100.800,00 Euro) e il Governo norvegese ha contribuito con altri 64 milioni (8.729.600 Euro). (M.R.)


--------------------------------

franco damiani (POL)
01-12-02, 08:01
"Gsparri" sarebbe Gaspari.

Affus
01-12-02, 15:00
Originally posted by franco damiani
"Gsparri" sarebbe Gaspari.

Su queste cose Professore , non posso non darle sempre ragione .
E mi fa un grande favore quando me le fa notare .
Andrebbe bene come segretario nel nostro movimento .

franco damiani (POL)
01-12-02, 16:41
Originally posted by Affus


Su queste cose Professore , non posso non darle sempre ragione .
E mi fa un grande favore quando me le fa notare .
Andrebbe bene come segretario nel nostro movimento .
Pensavo che il segretario fossi tu. Ah, no, che sciocco, tu ne sei il presidente democraticamente eletto, vero? In ogni caso, meglio morto che al servizio del giudaismo.

Affus
01-12-02, 18:21
Originally posted by franco damiani

Pensavo che il segretario fossi tu. Ah, no, che sciocco, tu ne sei il presidente democraticamente eletto, vero? In ogni caso, meglio morto che al servizio del giudaismo.


Professore se lei è contro il giudaismo è contro il decalogo di Mose' e contro chiunque si batte per l'affermazione della morale naturale tra le genti .
Tutto questo in nome di Cristo , s'intende !

franco damiani (POL)
01-12-02, 20:30
Originally posted by Affus



Professore se lei è contro il giudaismo è contro il decalogo di Mose' e contro chiunque si batte per l'affermazione della morale naturale tra le genti .
Tutto questo in nome di Cristo , s'intende !

Osservo integralmente la dottrina della Chiesa, che tu ignori.