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Visualizza Versione Completa : La doma dei cavalli (in Maremma)



Jaki
04-12-02, 00:17
La pratica di addomesticamento dei cavalli selvaggi è assai antica, seppure posteriore a quella di altri animali domestici come il cane, i bovini, i caprini e i suini, probabilmente iniziata già nel neolitico. L'allevamento del cavallo è stato praticato in Toscana fino al secondo dopoguerra, soprattutto nella Maremma livornese e grossetana, dove il tipo maremmano, tozzo ma eccezionalmente resistente e sobrio, era particolarmente apprezzato come uno fra i migliori cavalli militari. I primi rilevamenti censuari dopo l'Unità mostrano la nostra regione un po' al di sopra della media italiana, con 105.000 equini, poco meno della metà dei quali costituita da cavalli e ancora negli anni '30 la situazione non era molto diversa. Ma all'inizio degli anni '80 gli equini - complessivamente intesi - sono ormai calati a 19.000 soltanto. Tuttavia da alcuni anni gli sport equestri e le passeggiate a cavallo, che sono uno dei motivi più frequenti di attrazione delle aziende agrituristiche, fanno registrare una certa ripresa dell'attività.

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L'addestramento per rendere docile e resistente il puledro viene avviato verso i quattro anni e mezzo, quando l'animale è prossimo alla pienezza dello sviluppo. Diversamente la pensavano i romani, come Varrone, autore di un famoso trattato di agricoltura, che sosteneva non dovessero oltrepassarsi i tre anni. Dapprima occorre ammansire il puledro per renderlo atto a sopportare la sella e il peso del cavaliere (o i finimenti per il traino), facendogli prendere confidenza con l'uomo e col nuovo ambiente rispetto al pascolo dove viveva brado o semibrado. A questo fine è sempre la stessa persona ad occuparsi dell'animale e a educarlo, guadagnandone via via la fiducia, grazie anche alla presenza di un cavallo anziano, il cosiddetto marrone, di cui il puledro tenderà a imitare il comportamento. Successivamente, una razionale e metodica progressione di esercizi lo renderà adatto al lavoro. Complessivamente occorre un anno circa perché l'animale sia compiutamente addestrato.

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In Maremma, così come nella Campagna romana, i guardiani a cavallo delle mandrie di cavalli, buoi e bufali allevate all'aperto sono espertissimi cavalieri chiamati butteri (o bestiai). La loro immagine tradizionale viene esaltata nelle parole di Guido Piovene: "Solo qui ho potuto ascoltare il galoppo dei branchi di cavalli e il grido dei butteri che li sposta, simile a quello d'un rapace" e in quelle altrettanto incisive di Ugo Ojetti: "Appoggiato allo stipite d'un negozietto vicino, sta un buttero col cappello a cono tronco e a tese dure, coi cosciali di pelo di capra, col cappottone foderato di verde".

Laura Cassi