PDA

Visualizza Versione Completa : Almeno qualche risultato.....



cm814
08-12-02, 18:17
Avrei preferito che il Papa restasse in Vaticano, piuttosto che andare al di là del tevere, però..... almeno qualche frutto.... c'è stato! :D

La Stampa
Il boss si commuove ed entra a Rebibbia Un latitante si è presentato al
carcere: mi hanno colpito le parole sulla famiglia

corrispondente da PALERMO

Folgorato sulla via del carcere dalle parole del Papa pronunciate in
Parlamento. Benedetto Marciante, 50 anni, imprenditore di Palermo, ricercato
da alcuni mesi perché condannato definitivamente a sette anni di reclusione
per associazione mafiosa, ieri ha deciso di costituirsi. L'uomo ha ascoltato
il discorso del Pontefice in televisione, chiuso nel suo appartamento-covo
di Roma, e sembra essere rimasto colpito dalle parole del Pontefice. Così
nel pomeriggio Marciante ha imboccato la strada del carcere di Rebibbia, ha
bussato al cancello del vecchio istituto di pena e agli agenti della polizia
penitenziaria che gli hanno aperto si è presentato come un «mafioso
ricercato». Una persona da arrestare. E alle guardie ha raccontato della sua
«folgorazione», della decisione di mettere fine alla latitanza. Parlando con
i suoi difensori, gli avvocati Roberto Tricoli e Vincenzo Giambruno, ha
detto: «Mi sono commosso per quello che ho sentito, per le vibrazioni che mi
ha procurato e sento la necessità di scontare la mia pena in carcere».
Conversione o folgorazione che possa essere stata, quella di Marciante è
un'azione che mette fine alla latitanza che era scaturita dalla conferma in
Cassazione, avvenuta lo scorso settembre, della pena a sette anni di
reclusione per associazione mafiosa. «Il nostro assistito - hanno spiegato
gli avvocati Tricoli e Giambruno - ci ha avvisato della sua intenzione di
costituirsi dopo avere ascoltato Giovanni Paolo II in televisione. In
particolare è stato colpito positivamente dalle affermazioni fatte dal
Pontefice sul valore della famiglia». A maggio la corte d'assise di Palermo
aveva inflitto a Marciante trent'anni di reclusione per l'omicidio di
Domenico Bova, assassinato il 3 dicembre 1982 a Palermo. Per quella vicenda,
i giudici avevano ordinato l'arresto dell'ex imprenditore. E anche in questo
caso l'uomo si era costituito nel carcere di Termini Imerese. La corte, dopo
poche settimane, ne aveva però ordinato la remissione in libertà. Poi è
arrivata la sentenza definitiva con la quale Marciante viene bollato dalla
Suprema Corte come «mafioso», da allora inizia la sua latitanza, trascorsa
prevalentemente a Roma. Marciante ha lavorato in passato con la sua impresa
per conto dei Cantieri navali di Palermo ed è stato coinvolto in alcune
inchieste su Cosa Nostra dopo essere stato citato dai collaboratori di
giustizia Francesco Onorato e Calogero Ganci, che lo hanno indicato come
uomo d'onore della famiglia mafiosa di Vito Galatolo.