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Affus
11-12-02, 19:38
In un libro del 1889 una pagina attualissima. Il grande pensatore russo
Vladimir Solov'ev mette in guardia dal pericolo rappresentato da due eresie
dei primi secoli, che negavano la carnalità del Mistero e la libertà dell'
uomo. Dalla cui sintesi è nata la religione musulmana


1. Solov'ev parte dalla consapevolezza che il dogma centrale del
cristianesimo è l'unione del divino e dell'umano, sostenendo la conseguente
necessità di una rigenerazione della vita sociale e politica.

Il vero dogma centrale del cristianesimo è l'unione intima e completa del
divino e dell'umano senza confusione e senza divisione. La conseguenza
necessaria di questa verità (per limitarci alla sfera pratica dell'esistenza
umana) è la rigenerazione della vita sociale e politica attraverso lo
spirito del Vangelo, è cioè lo Stato e la società cristiana.

2. Quindi individua in due grandi eresie dei primi secoli cristiani i
principali fattori della crisi che colpì la Chiesa d'Oriente: a) il
monotelismo, che affermando che Gesù non avrebbe avuto una volontà umana, ma
solo quella divina, negava la libertà umana; b) l'iconoclastia, che, negando
il culto delle immagini, sopprimeva l'immagine vivente dell'incarnazione
divina e la sua manifestazione storica. Dio e l'uomo sono così separati
irriducibilmente.

Invece di quest'unione sintetica e organica del divino e dell'umano, si
ebbero successivamente la confusione dei due elementi, poi la divisione e da
ultimo l'assorbimento e la soppressione dell'uno o dell'altro. Dapprima si
confusero il divino e l'umano nella maestà sacralizzata dell'imperatore.
Come nell'idea confusa degli ariani il Cristo era un essere ibrido, più di
un uomo e meno di un Dio, così il cesaropapismo - questo arianesimo
politico - confondeva senza unirle la potenza temporale e la potenza
spirituale e faceva dell'autocrate qualcosa di più di un capo di Stato,
senza poterne fare il vero capo della Chiesa.

Si separò poi la società religiosa dalla società profana, confinando la
prima nei monasteri e abbandonando il forum alle leggi e alle passioni
pagane. Il dualismo nestoriano, condannato in Teologia, divenne la base
stessa della vita bizantina. Per un altro verso, si ridusse l'ideale
religioso alla contemplazione pura, cioè all'assorbimento dello spirito
umano nella divinità, ideale evidentemente monofisita. Quanto alla vita
morale, le si tolse la sua forza attiva imponendole come ideale supremo la
sottomissione cieca al potere, l'obbedienza passiva, il quietismo, cioè la
negazione della volontà e dell'energia umane: eresia monotelita. Infine, nel
quadro di un ascetismo esasperato, si tentò di sopprimere la natura
corporea, di spezzare l'immagine vivente dell'incarnazione divina:
applicazione inconscia ma logica dell'eresia iconoclasta.

3. L'essenza religiosa dell'islam si fonda sulle due eresie citate
(monotelismo e iconoclastia), vedendo nell'uomo una forma finita senza
alcuna libertà e in Dio una realtà infinita senza alcuna forma.

Questa contraddizione profonda tra l'ortodossia professata e l'eresia
praticata era per l'impero bizantino un principio di morte. Ed è questa la
vera causa del suo crollo. Era giusto che finisse, ed era giusto anche che
finisse a opera dell'islam. L'islam è il bizantinismo coerente e sincero,
liberato da ogni contraddizione interiore. È una reazione piena e completa
dello spirito orientale contro il cristianesimo, è un sistema nel quale il
dogma è intimamente legato alle leggi della vita, nel quale la credenza
individuale è in perfetto accordo con lo stato sociale e politico.

Già sappiamo che il movimento anticristiano, che si era manifestato nelle
eresie imperiali, era culminato nel VII e nell'VIII secolo in due dottrine,
l'una delle quali (quella dei monoteliti) negava indirettamente la libertà
umana, mentre l'altra (quella degli iconoclasti) rifiutava implicitamente la
fenomenalità divina. L'affermazione diretta ed esplicita di questi due
errori costituì l'essenza religiosa dell'islam, che vede nell'uomo una forma
finita senza alcuna libertà e in Dio una libertà infinita senza alcuna
forma. Una volta che Dio e l'uomo siano stati così fissati ai due poli
opposti dell'esistenza, non vi è più alcun nesso fra loro, e ogni
realizzazione discendente del divino al pari di ogni spiritualizzazione
ascendente dell'umano resta del tutto esclusa.

4. La religione viene ridotta in questo modo a un rapporto puramente
esteriore, rituale, tra il creatore onnipotente e la creatura priva di
libertà, che perciò non deve al creatore se non un atto di devozione cieca
(senza ragioni): questo, infatti, è il significato della parola "islam",
cioè "sottomissione".

E la religione si riduce a un rapporto puramente esteriore tra il creatore
onnipotente e la creatura che è privata di qualsiasi libertà e non deve
altro al suo signore se non un semplice atto di devozione cieca (è questo il
senso del termine arabo islam). Questo atto di devozione, espresso in una
breve formula di preghiera che si deve ripetere immutabilmente ogni giorno a
ore fisse, è tutta l'essenza religiosa dello spirito orientale che ha detto
la sua ultima parola per bocca di Maometto.

5. In questo contesto non vi è alcuna necessità di cambiare l'uomo e la
società, poiché tutto è abbassato al livello puramente naturale della vita;
l'ideale è così ridotto a una misura che permetta in qualche modo una
realizzazione immediata.

A questa semplicità dell'idea religiosa corrisponde una concezione non meno
semplice del problema sociale e politico: l'uomo e l'umanità non sono
chiamati a realizzare alcun progresso essenziale; non si dà rigenerazione
morale per l'individuo e a maggior ragione per la società; tutto è abbassato
al livello dell'esistenza puramente naturale; l'ideale è ridotto a una
misura che gli garantisce una realizzazione immediata. La società musulmana
non poteva avere altro scopo se non l'espansione della sua forza materiale e
il godimento dei beni della terra. Tutto il compito dello Stato musulmano,
compito che gli sarebbe ben difficile non adempiere con successo, consiste
nel diffondere l'islam con le armi e nel governare i fedeli con un potere
assoluto e secondo le regole di una giustizia elementare fissate nel
Corano.(...)

6. La Chiesa d'Oriente non seppe opporsi all'anticristianesimo "aperto e
onesto" dell'islam. Solov'ev identifica questa debolezza col termine
bizantinismo (un anticristianesimo nascosto sotto una maschera ortodossa),
per cui in Egitto e in Asia bastarono cinque anni per ridurre ad archeologia
la Chiesa orientale.

Ma il bizantinismo, che è stato ostile per principio al progresso cristiano,
che ha voluto ridurre tutta la religione a un fatto compiuto, a una formula
dogmatica e a una cerimonia liturgica - questo anticristianesimo nascosto
sotto una maschera ortodossa - ha dovuto soccombere nella sua impotenza
morale di fronte all'anticristianesimo aperto e onesto dell'islam. È curioso
constatare come la nuova religione, con il suo dogma fatalista, sia apparsa
proprio nel momento in cui l'imperatore Eraclio inventava l'eresia
monotelita, quella cioè dietro la quale si celava la negazione della libertà
e dell'energia umana. Con questo artificio si voleva consolidare la
religione ufficiale, e ricondurre all'unità l'Egitto e l'Asia. Ma l'Egitto e
l'Asia preferirono l'affermazione araba all'espediente bizantino. Se non si
tenesse in conto il lungo lavorio anticristiano del Basso Impero, non vi
sarebbe nulla di più sorprendente della facilità e della rapidità che
caratterizzarono la conquista musulmana. Cinque anni furono sufficienti per
ridurre a una esistenza archeologica tre grandi patriarcati della Chiesa
orientale. Il fatto è che non vi erano conversioni da compiere, ma solo un
vecchio velo da strappare.

La storia ha giudicato e condannato il Basso Impero. Esso non solo non ha
saputo compiere la propria missione - fondare lo Stato cristiano -, ma si è
attivamente adoperato per far fallire l'opera storica di Gesù Cristo. Non
essendo riuscito a falsare il dogma ortodosso, lo ha ridotto a una lettera
morta; ha voluto minare alla base l'edificio della pace cristiana attaccando
il governo centrale della Chiesa universale; e nella vita pubblica ha
sostituito la legge del Vangelo con le tradizioni dello Stato pagano.

7. L'errore della Chiesa d'Oriente fu di pensare che bastasse conservare
astrattamente i dogmi e i riti, relegando il cristianesimo nel tempio, senza
preoccuparsi della vita sociale e politica per continuare a esistere.

I bizantini hanno creduto che, per essere veramente cristiani, fosse
sufficiente conservare i dogmi e i riti sacri dell'ortodossia senza
preoccuparsi di cristianizzare la vita sociale e politica; hanno creduto che
fosse cosa lecita e degna di lode confinare il cristianesimo nel tempio e
abbandonare l'agone pubblico ai princìpi pagani. Non poterono certo lagnarsi
del loro destino. Hanno avuto quello che volevano: hanno conservato il dogma
e il rito e solo la potenza sociale e politica è caduta in mano ai
musulmani, eredi legittimi del paganesimo.

Siamo così d'accordo con Solov'ev che non vogliamo essere bizantinisti,
coscienti come siamo che il rischio corso dalla Chiesa d'Oriente dei secoli
antichi sia attuale anche per noi, cristiani d'Occidente, chiamati dalla
"pretesa cristiana" a vivere una sfida analoga a quella degli inizi.