Giordi
18-09-09, 07:51
ROMA (Reuters) - I pazienti in stato vegetativo permanente, che non sono in grado di esprimere la propria volontà sulle cure che vengono loro somministrate, possono evitare di sottoporvisi nel caso in cui loro volontà venga ricostruita.
Lo sostiene una sentenza del Tar Lazio depositata oggi, su istanza proposta dal "Movimento Difesa del Cittadino", con la quale i giudici amministrativi di primo grado hanno stabilito che occorre riconoscere il "diritto di rango costituzionale quale è quello della libertà personale che l'art. 13 qualifica come inviolabile", riferendosi all'articolo 13 della Costituzione che tutela la libertà personale e puntualizzando che il paziente "vanta una pretesa costituzionalmente qualificata di essere curato nei termini in cui egli stesso desideri, spettando solo a lui decidere a quale terapia sottoporsi".
"I pazienti in stato vegetativo permanente... che non devono in ogni caso essere discriminati rispetto agli altri pazienti in grado di esprimere il proprio consenso, possono, nel caso in cui loro volontà sia stata ricostruita, evitare la pratica di determinate cure mediche nei loro confronti", recita il pronunciamento.
L'associazione aveva contestato il provvedimento con il quale il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, sull'onda delle polemiche innescate dal caso Eluana Englaro, aveva deciso di impedire alle strutture del servizio sanitario nazionale l'interruzione dell'idratazione e dell'alimentazione forzata in tutti quei casi nei quali ci fossero pazienti in stato vegetativo permanente. Il Tar del Lazio, nell'esaminare il ricorso, ha riconosciuto il proprio difetto di giurisdizione e non si è pronunciato, quindi, nel merito della vicenda.
"Se corrisponde al vero quanto contenuto in una nota che fa riferimento a una sentenza del Tar del Lazio sul caso di Eluana Englaro, questo rende di fatto ancora più urgente l'approvazione della "norma Englaro" relativa all'inalienabile diritto all'alimetnazione e all'idratazione per offrire una certezza normativa coerente con l'articolo 2 della Carta costituzionale e con il riconoscimento del valore della vita che è presente nella tradizione largamente condivisa del nostro popolo", ha replicato il ministro in una nota.
Lo scorso febbraio, dopo una vicenda giudiziaria durata oltre dieci anni, il padre di Eluana Englaro - da 17 anni in stato vegetativo - è stato autorizzato dai giudici ad interrompere i trattamenti di idratazione e alimentazione che tenevano in vita la figlia dopo l'accertamento dell'irreversibilità della condizione della donna e del suo convincimento sull'interruzione del trattamento.
Tar: sì a rifiuto cure anche se in stato vegetativo | Prima Pagina | Reuters (http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE58G0SM20090917)
Lo sostiene una sentenza del Tar Lazio depositata oggi, su istanza proposta dal "Movimento Difesa del Cittadino", con la quale i giudici amministrativi di primo grado hanno stabilito che occorre riconoscere il "diritto di rango costituzionale quale è quello della libertà personale che l'art. 13 qualifica come inviolabile", riferendosi all'articolo 13 della Costituzione che tutela la libertà personale e puntualizzando che il paziente "vanta una pretesa costituzionalmente qualificata di essere curato nei termini in cui egli stesso desideri, spettando solo a lui decidere a quale terapia sottoporsi".
"I pazienti in stato vegetativo permanente... che non devono in ogni caso essere discriminati rispetto agli altri pazienti in grado di esprimere il proprio consenso, possono, nel caso in cui loro volontà sia stata ricostruita, evitare la pratica di determinate cure mediche nei loro confronti", recita il pronunciamento.
L'associazione aveva contestato il provvedimento con il quale il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, sull'onda delle polemiche innescate dal caso Eluana Englaro, aveva deciso di impedire alle strutture del servizio sanitario nazionale l'interruzione dell'idratazione e dell'alimentazione forzata in tutti quei casi nei quali ci fossero pazienti in stato vegetativo permanente. Il Tar del Lazio, nell'esaminare il ricorso, ha riconosciuto il proprio difetto di giurisdizione e non si è pronunciato, quindi, nel merito della vicenda.
"Se corrisponde al vero quanto contenuto in una nota che fa riferimento a una sentenza del Tar del Lazio sul caso di Eluana Englaro, questo rende di fatto ancora più urgente l'approvazione della "norma Englaro" relativa all'inalienabile diritto all'alimetnazione e all'idratazione per offrire una certezza normativa coerente con l'articolo 2 della Carta costituzionale e con il riconoscimento del valore della vita che è presente nella tradizione largamente condivisa del nostro popolo", ha replicato il ministro in una nota.
Lo scorso febbraio, dopo una vicenda giudiziaria durata oltre dieci anni, il padre di Eluana Englaro - da 17 anni in stato vegetativo - è stato autorizzato dai giudici ad interrompere i trattamenti di idratazione e alimentazione che tenevano in vita la figlia dopo l'accertamento dell'irreversibilità della condizione della donna e del suo convincimento sull'interruzione del trattamento.
Tar: sì a rifiuto cure anche se in stato vegetativo | Prima Pagina | Reuters (http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE58G0SM20090917)