nuvolarossa
17-12-02, 17:17
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Tanto Sud nel ricco Nord
Non riesco a capire come mai, nel nostro Paese, si parla tanto di devolution, di «federalismo», di «decentramento», cioè il dover dare la possibilità ad ogni singola regione di poter amministrare, autonomamente, la scuola, la polizia, la sanità. Ma utilizzando quali risorse? E le regioni più svantaggiate come si potranno muovere? Si affosseranno e poi si venderanno a quelle più ricche? Magari con l'intermediazione di faccendieri o prestanome di qualche potente di turno?
Ci siamo dimenticati forse, che l'Italia, così come la vediamo oggi, nel suo assetto funzionale, è stata costruita pietra dopo pietra con le risorse di tutta la nazione, non certo con i risparmi della nonna? Parliamo, naturalmente di ferrovie, strade, autostrade, porti, aeroporti, fabbriche, strutture sia pubbliche che private, ospedali, scuole, servizi vari e così dicendo. Tutte belle cose iniziate a partire dall'Unità, fatta da tutti gli italiani, quindi anche dai meridionali, anche dal punto di vista del carico economico, continuate dopo la 1ª guerra mondiale che, non dimentichiamolo, è servita a liberare il Nord dai secolari nemici, grazie al pesante tributo di sangue versato da milioni di giovani meridionali; proseguite dopo la 2ª guerra mondiale, laddove si sono ripetuti gli stessi identici e ciclici errori, vale a dire: stop alla ripresa economica del Sud, favorire la ricostruzione del Nord.
L'aspetto più sconvolgente della vicenda è che, a questa gara distruttiva, partecipano tutti: da destra a sinistra, tanto l'obiettivo è lo stesso. Chiedo: ma certi politicucci, hanno mai studiato, e dove? Ma quando diventeremo davvero un Paese serio, unitario e solidale? Da buon «italiano», libero, democratico e repubblicano, mi fermo qui.
Michele Giuseppe Scaccuto
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NUVOLAROSSA website (http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/index-12.html)
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Tanto Sud nel ricco Nord
Non riesco a capire come mai, nel nostro Paese, si parla tanto di devolution, di «federalismo», di «decentramento», cioè il dover dare la possibilità ad ogni singola regione di poter amministrare, autonomamente, la scuola, la polizia, la sanità. Ma utilizzando quali risorse? E le regioni più svantaggiate come si potranno muovere? Si affosseranno e poi si venderanno a quelle più ricche? Magari con l'intermediazione di faccendieri o prestanome di qualche potente di turno?
Ci siamo dimenticati forse, che l'Italia, così come la vediamo oggi, nel suo assetto funzionale, è stata costruita pietra dopo pietra con le risorse di tutta la nazione, non certo con i risparmi della nonna? Parliamo, naturalmente di ferrovie, strade, autostrade, porti, aeroporti, fabbriche, strutture sia pubbliche che private, ospedali, scuole, servizi vari e così dicendo. Tutte belle cose iniziate a partire dall'Unità, fatta da tutti gli italiani, quindi anche dai meridionali, anche dal punto di vista del carico economico, continuate dopo la 1ª guerra mondiale che, non dimentichiamolo, è servita a liberare il Nord dai secolari nemici, grazie al pesante tributo di sangue versato da milioni di giovani meridionali; proseguite dopo la 2ª guerra mondiale, laddove si sono ripetuti gli stessi identici e ciclici errori, vale a dire: stop alla ripresa economica del Sud, favorire la ricostruzione del Nord.
L'aspetto più sconvolgente della vicenda è che, a questa gara distruttiva, partecipano tutti: da destra a sinistra, tanto l'obiettivo è lo stesso. Chiedo: ma certi politicucci, hanno mai studiato, e dove? Ma quando diventeremo davvero un Paese serio, unitario e solidale? Da buon «italiano», libero, democratico e repubblicano, mi fermo qui.
Michele Giuseppe Scaccuto
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