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Visualizza Versione Completa : Ciclismo: Scinto si ritira



Aug83
23-12-02, 00:44
E' successo tutto in due giorni, ma la voglia, a quel punto, era già scomparsa. "Giovedì incontro Battaglini, che mi presenta la proposta definitiva da parte di Cipollini. Al manager rispondo che devo pensarci e per 48 ore ci perdo il sonno: ne parlo con mia moglie, con Franco (Ballerini, ndr), con Sciandri, e alla fine dico no, grazie". No, grazie, a un contratto che Luca Scinto, 34 anni, da sabato ex corridore, definisce "discreto ma non buono, in ogni caso non adeguato alle mie esigenze. Però sia chiaro: verso Cipollini e il suo team manager, Santoni, nutro solo rispetto e gratitudine: sono stati gli unici a mostrare vero interesse nei miei confronti. Mi ha contattato pure Reverberi, ma, vista l'offerta, avrebbe fatto meglio a evitare".E' questo, il sapore amaro che gli rimane in bocca, adesso che ha detto basta, che ha appeso la bici al classico chiodo. Adesso che è già tempo di ricordi ("Il più bello è la vittoria all'ultimo Mondiale e l'amicizia con Bartoli, il più brutto il blitz dei Nas al Giro di due anni fa: all'inizio mi sono sentito trattato male dai carabinieri, poi, saputo quello che avevano trovato, tradito dai colleghi") e che la certezza di trovare una squadra è sfiorita nella speranza e poi sfumata nel rimpianto. Un'attesa che ne ha consumato poco alla volta stimoli e determinazione. "Pensavo di meritare un'altra chance, ma più dignitosa, dopo 9 anni da professionista, lavorando senza mai piantare casini e ogni tanto regalando alla mia squadra una vittoria (in tutto sono 6, ndr) - dice a gazzetta.it -. Mi dispiace soprattutto non poter dimostrare che al ciclismo avrei potuto dare ancora tanto, a dispetto dell'età: l'ho dimostrato al Mondiale vinto da Mario. Con i compagni, abbiamo regalato una lezione di serietà e attaccamento alla professione, valori che spero di trasmettere ai ragazzi della Finauto di Prato, la squadra di Under 23 dove andrò a fare il direttore sportivo". "Smettere è stata una decisione che mi fa soffrire ancora adesso. Non pretendevo di godere dello stesso trattamento economico che avevo in Mapei (circa 150 milioni all'anno, ndr), ma ho una moglie e due figli piccoli e non posso scendere sotto una certa cifra. Il mio caso dovrebbe far riflettere: se in alcune società c'è gente che corre gratis o addirittura è disposta a pagare per avere un contratto, e uno come me resta a spasso dopo aver contribuito alla vittoria di un Mondiale, allora siamo messi male. Credo di aver preso la decisione giusta e sono contento di uscire alla grande e non come un corridore finito. Ora spero di avere un futuro in questo ambiente come direttore sportivo di una squadra professionistica. Se non ci riuscissi, ho un posto in banca che mi aspetta, ma la considero l'ultima spiaggia". Per adesso lo hanno contattato il suo ex presidente Squinzi forse per compiti di rappresentanza e la Federazione per inserirlo nel suo Progetto Scuola: "Io ho il ciclismo dentro, spero che qualcuno mi permetta di dimostrarlo".

da www.gazzetta.it