PDA

Visualizza Versione Completa : Cani cattivi, padroni cattivi?



demian
02-01-03, 13:17
Risse tra cani: roba da far accapponare la pelle. Da pelo che si rizza sul dorso al primo morso, alla tragedia il passo è spesso troppo breve, questione di attimi. E il successivo intervento è difficile, col cane preda dell’adrenalina che scorre a fiumi e il timore di rischiare mani e braccia infilandole nella lotta selvaggia. Chi ha un cane sa che quelli sono momenti di panico, col groppo che sale in gola e il cuore che batte forte. Chi ha perso un cane in una zuffa sa quanto sia duro, dopo, perdonarsi la disattenzione e resistere al senso di colpa. Non abbiamo potuto aiutarlo o, più semplicemente, ce n’ è mancato il coraggio...
La parola d’ordine che è anche la chiave dell’argomento è una sola: ‘prevenzione’. “La rissa va assolutamente prevenuta – spiegano gli addestratori - : quando è partita l’intervento è complesso e pericoloso. Ma voglio che sia chiaro un punto: la colpa non è mai del cane. Troppo spesso chi ha cani aggressivi si comporta in maniera superficiale: noto che in tutti i parchi cittadini i quattrozampe sono quasi tutti liberi e si trovano in gruppo. Fattore rischiosissimo, perché all’interno del gruppo fatalmente si devono instaurare delle gerarchie, dei giochi di forza per la supremazia del territorio o per il possesso di un qualunque oggetto. Quando si trovano di fronte due animali che si equivalgono sul piano della personalità sono botte da orbi.”
Già: la regola fondamentale della prevenzione - fin troppo semplice e ovvia per essere rispettata - , sarebbe quella dell’uso del guinzaglio. Ma dando per scontata la sua sistematica disapplicazione, il punto è un altro: come si può intervenire in una rissa? “Bisogna innanzitutto cercare di non esserne investiti – spiegano gli esperti - quando la zuffa è scoppiata in cane ha in circolo così tanta adrenalina da non riconoscere neppure il padrone. Con la necessaria prudenza bisogna quindi cercare di staccare gli animali: se questi sono provvisti di collare il metodo migliore consiste nel sollevare le zampe anteriori del cane ‘impiccandolo’. Normalmente molla la presa dopo pochi secondi.”
Andiamo oltre: il cane che aggredisce l’uomo. Come, quando e perché succede? In linea di principio il cane non aggredisce mai l’uomo, a meno che questi non invada il suo territorio o, caso per fortuna raro, che si tratti di un animale molto ben addestrato specificamente ad attaccare l’uomo. Il cane aggredisce quando ha paura perché viene ‘messo all’angolo’, ossia quando non gli si lascia una via spaziale di fuga, oppure quando viene costretto a fare qualcosa controvoglia. Lì è necessario fargli capire chi è più forte, chi comanda. Già, ma con l’episodio cei due Pittbull “assassini” di Brindisi, il tutto non sembra avere conferme: La situazione sembra essere stata differente: due braccianti impegnati nel loro lavoro e i cani che sconfinano e aggrediscono senza apparente motivo: Erano forse addestrati a colpire l’uomo? E se sì, perché? Domande che fino a ora sono destinate a rimanere senza risposta. L’episodio di Brindisi rimarràà nella banca data dei “cani assassini” che colpiscono senza apparente motivo.

COME REAGIRE
ALL’ATTACCO
Ma torniamo al nostro argomento principale: come può reagire una persona in pericolo di attacco? Risponde l’addestratore: “Quando il cane si fa incontro abbaiando e ringhiando bisogna fare attenzione a lasciargli una via di fuga percorribile, quindi il sistema più efficace consiste nell’andargli in contro in modo deciso alzando le braccia e urlando. In nove casi su dieci scarterà e continuerà ad abbaiare tenendosi a debita distanza. Tenete presente che anche per un alano un uomo è un essere gigantesco. Però è chiaro che, in questi casi, ci vuole un certo sangue freddo”.
Come bisogna ammettere che possedere un cane adulto aggressivo è un bel problema: la vita può diventare qualcosa di molto simile alla schiavitù per il padrone e alla carcerazione per l’animale. Non tutti sono disposti ad accettare tali condizioni. Come uscirne salvando il rapporto cane - padrone? Il tutto dipende dalle potenzialità psicologiche dell’animale: raggiunta l’età adulta difficilmente si ottengono risultati con i classici mezzi incruenti che sfruttano il “gioco” o il “bocconcino”. L’ultima spiaggia è quella delle terapie d’urto che però non sempre funzionano: in alcuni casi il cane addirittura regredisce. Si torna necessariamente al discorso preventivo. Già a otto/dieci mesi il padrone attento si accorge che il cane ha reazioni strane, per esempio tende a ringhiare in presenza di estranei o ad alzare il pelo. Delucida l’addestratore: “Sono chiari sintomi di insicurezza e lì bisogna intervenire, anche con espedienti apparentemente banali, ma fondamentali, come il far avvicinare la persona estranea e farla accucciare per porsi allo stesso livello del cane. Oppure non permettendo di accarezzare la testa dell’animale dall’alto, ma mettendogli la mano sotto il muso affinché la possa annusare. In questo modo si trasforma l’insicurezza in fiducia. Quando a tre anni il cane è aggressivo in modo incontrollabile è perché non si è intervenuti in tal senso”.

LE RAZZE “A RISCHIO”
Esistono razze “a rischio” sulle quali può rendersi necessario un intervento più profondo? Per i vegetariani convinti, per chi ama gli animali, ma non resiste al filetto al sangue, sta per arrivare un tipo di carne….tutta speciale. Leggete un po’ qui…. E’ difficile, in ogni modo, definire le razze a rischio. Prendiamo il Pittbull: è un cane che è stato selezionato per aggredire gli altri animali, ma non sembra che la razza sia aggressiva verso l’uomo. Almeno se non provocata…Il vero problema è rendersi conto del tipo di cane che si ha per le mani, cioè quello del rapporto fra il cane e un padrone troppo spesso superficiale. Che sia questo il caso dei Pittbull assassini? Per usare un banale esempio numerico, se il cane ha un potenziale di aggressività pari a cento, si deve agire su di lui con una forza di centouno per dominarlo, muovendo dalle piccole avvertenze di cui si è detto e da un’adeguata lettura delle condotte dell’animale. Ma in certi casi diventa addirittura indispensabile l’appoggio di un addestratore, soprattutto per insegnare ai cani a stare insieme. Ci sono corsi collettivi nei quali Rottweiler, Pitbull e Doberman lavorano tranquillamente liberi fianco a fianco, perché sono stati educati in un certo modo. E’ ovvio che se uno cresce andando a scuola si comporta in maniera diversa rispetto a chi si forma per strada.
Però il discorso sull’aggressività, come un cerchio, torna a chiudersi intorno ai padroni. Il loro rapporto col cane è la base di tutto e deve avere dei punti cardinali chiari fin dall’inizio: il conduttore deve essere per il cane - per qualsiasi cane dal Dobermann al Barboncino - l’indiscusso capobranco. E questa gerarchia va ‘scritta’ già dai primi mesi di vita in comune.” Una regola fondamentale da tenere presente per stabilire un rapporto ottimale fra l’essere umano e il quattrozampe.
Che sia questa la risposta “giusta” nei vari casi di cani assassini che la stampa ci riporta in questi ultimi tempi? Il dibattito è aperto.




Autore: Dognet

Data: 15/04/2002