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Visualizza Versione Completa : I volti dei nostri avi che plasmarono l'Europa



Orazio Coclite
04-01-03, 01:47
Alcuni links di sicuro interesse per tutti coloro che si sono stufati di dover leggere i vaneggiamenti di quanti cercano in continuazione di impossessarsi del nostro patrimonio storico, culturale ed identitario, delle conquiste e della gloria dei nostri avi che popolarono il mediterraneo, culla d'Europa.

Qualche lettura che aiuterà a schiarirci le idee contro le approssimative ed indebite appropriazioni della storia dei nostri avi, da parte di una cerchia di promotori di teorie pseudo-scientifiche:



http://utenti.lycos.it/quirinus753/immagini/logogreekanthropology.gif

GREEK ANTHROPOLOGY AND RACIAL IDENTITY (http://www.geocities.com/dienekesp/)



http://www.legioneuropa.org/images/lelogo.jpg

LEGION EUROPA (http://www.legioneuropa.org/)

Orazio Coclite
04-01-03, 01:47
Inoltre dal sito:

RACIAL ANTHROPOLOGY SERIES

http://www.geocities.com/racialanthropology/

è possibile scaricare alcuni interessanti libretti in formato .pdf (per leggerli avete bisogno di Acrobat reader):


http://utenti.lycos.it/quirinus753/immagini/volume1.jpg

VOLUME I
Dienekes Pontikos
Female Faces of Mediterranean Race

The first volume in the Racial Anthropology Series presents a series of thirty (30) portraits of women of Mediterranean race. Historical photographs from books on physical anthropology, images of artworks, and modern examples are included, illustrating the appearance of the Mediterranean type.



http://utenti.lycos.it/quirinus753/immagini/volume2.jpg

VOLUME II
Dienekes Pontikos
Racial Type of the Ancient Hellenes

An investigation into the anthropological, literary, and artistic record of ancient Hellas, seeks to answer the question: "What was the race of the Ancient Hellenes?"



http://utenti.lycos.it/quirinus753/immagini/volume3.jpg

VOLUME III
Dienekes Pontikos
Twelve Faces of Caucasoid Race

Twelve portraits of individuals belonging to the twelve Caucasoid racial types: Mediterranean, North European, Saami, Alpine, East European, Dinaric, Assyrian, Iranian, Oriental, North African, East African, Indian.

Orazio Coclite
04-01-03, 01:48
Dal sito: http://www.geocities.com/dienekesp/parallels/

Alcuni raffronti fra i greci moderni e ciò che rimane dei greci di una volta:



http://utenti.lycos.it/quirinus753/immagini/greekfaces01.jpg
http://utenti.lycos.it/quirinus753/immagini/greekfaces02.jpg



http://utenti.lycos.it/quirinus753/immagini/greekfaces03.jpg



http://utenti.lycos.it/quirinus753/immagini/greekfaces04.jpg

Orazio Coclite
04-01-03, 01:49
http://utenti.lycos.it/quirinus753/immagini/greekfaces05.jpg
http://utenti.lycos.it/quirinus753/immagini/greekfaces06.jpg



http://utenti.lycos.it/quirinus753/immagini/greekfaces07.jpg



http://utenti.lycos.it/quirinus753/immagini/greekfaces08.jpg

Orazio Coclite
04-01-03, 01:49
http://utenti.lycos.it/quirinus753/immagini/greekfaces09.jpg
http://utenti.lycos.it/quirinus753/immagini/greekfaces10.jpg



http://utenti.lycos.it/quirinus753/immagini/greekfaces11.jpg
http://utenti.lycos.it/quirinus753/immagini/greekfaces12.jpg

Orazio Coclite
04-01-03, 01:50
Per quanti invece preferiscono continuare ad abbeverarsi a quella fonte di cretinate che è il testo "March of the Titans" di Arthur Kemp, dove il malcelato razzismo dell'autore inventa una storia del mondo raffazzonata e trivializzata ad uso e consumo di chi ha bisogno di porre la propria appartenenza etnica su di un piedistallo. A costoro consiglio di leggere l'articolo riportato al link di seguito:

Against Arthur Kemp's "March of the Titans: The History of the White Race" (http://www.geocities.com/dienekesp/kemp.html)

Dove l'autore fa veramente un buon lavoro nell'evidenziare impietosamente le falsificazioni e le strumentalizzazioni di Kemp.

Qui c'è il seguito dove l'autore risponde ad altre delle fallacie che Kemp promulga attraverso la sua presunta "history of the white race"... :D

Against Kemp's Slander (http://www.geocities.com/dienekesp/kempsslander.html)

Orazio Coclite
04-01-03, 01:50
Su questo sito troverete invece una convincente analisi del mito che vorrebbe i romani antichi di discendenza nordica, cambiando così tragicamente le carte in tavola, e i nord europei, da distruttori che furono dell'impero romano, verrebbero invece posti alle sue origini... :rolleyes:

RACIAL MYTHS: THE ANCIENT ROMANS WERE NORDIC

http://www.geocities.com/racial_myths/Romans.html

Orazio Coclite
04-01-03, 01:50
Ho trovato anche questo interessante articolo che non avevo letto prima d'ora. Perfino fuori dall'italia ci sono studiosi interessati a ridimensionare le esagerazioni dei nordicisti e dei separatisti nostrani. Ma leggete voi.



NORTHERN VS. SOUTHERN ITALIANS

"Nordic supremacists and Northern Italian separatists like to claim that Italy is a divided country, with blond, blue-eyed Germanic peoples living in the North and various dark, "non-white" African strains (Moors, Negroids, etc.) predominating in the South. This couldn't be further from the truth. There are indeed differences between Northern and Southern Italians, but they aren't so drastic or ideologically convenient."

continua: http://www.geocities.com/racial_myths/Italy_N_vs_S.html

Felix (POL)
04-01-03, 18:15
Vahagn []
Grande Capo

Interessanti i dati antropologici di quel Pontikos.
Meno interessante invece il fardello ideologico e i loro commenti.
Praticamente cascano negli errori di coloro che vogliono criticare:
sostituiscono ad un "nordicismo" un "mediterranismo".
In realtà, quella delle teorie razziali, al di là della presunta coesione monolitica di cui ci vorrebbero in possesso gli antirazzisti, è una vera e propria Babele di punti di vista, teorie e sottoteorie.
Già il Nazismo, con i decreti di Gross, dovette fare piazza pulita del dedalo di posizioni, imponendo il nordicismo moderato di Guenther. Figuriamoci oggi, dove non c'è più nessuna autorità in materia, e dove l'ambiente scientifico e culturale è più che mai ostile.

Un "mediterranismo" che scimmiotti nei metodi il "nordicismo" non ha senso. Semplicemente perché il tipo mediterraneo ha uno "stile" diverso dal tipo "nordico" (si leggano i testi di Clauss) (*), e il mediterraneo è meno predisposto all'aspetto combattimento e più a quello intrattenimento.
Di questa strada, ognuno dei sei tipi razziali (europoidi) potrebbe rivendicare una sua Weltanschauung razzista, e si avrebbe allora ancora un "dinaricismo", un "balticorientalismo", un "falicismo", e così via.
Il nazionalsocialismo impose il nordicismo (seppure in variante moderata e mediata) per una semplice ragione di ordine pratico: ci dev'essere uno che comanda, non cento, anche nelle teorie che devono impostare la vita culturale. Un tipo deve fungere da guida: quello nordico, non perché è "più bello" (criteri di valore assoluti non esistono nelle razze, ognuna è bella a sè e ha valore a sè), ma perché è l'unico - in quanto tipo eroico - che può garantire la presa e la conservazione dell'autorità.
Non poteva essere diversamente.

*(purtroppo ancora non pubblicati in italiano, ma c'è comunque una sintesi fattane da Evola, per chi non legge il tedesco).


Celtic []
Gran Druido

Il Gioco è vecchio come il mondo è tutta psicologia
Sè a una persona dice che l'Italia è tutta Mediterranea, che siamo tutti uguali da Bolzano a Palermo, che il dominio arabo in Itlia è stato grandissimo, che nascemo dai negri, accetta più facilemente la società multietnica naturalmente a livello inconscio

Felix []
Moderatore moderato
quote:
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Originally posted by Vahagn
Interessanti i dati antropologici di quel Pontikos.
Meno interessante invece il fardello ideologico e i loro commenti.
Praticamente cascano negli errori di coloro che vogliono criticare:
sostituiscono ad un "nordicismo" un "mediterranismo".
In realtà, quella delle teorie razziali, al di là della presunta coesione monolitica di cui ci vorrebbero in possesso gli antirazzisti, è una vera e propria Babele di punti di vista, teorie e sottoteorie.
Già il Nazismo, con i decreti di Gross, dovette fare piazza pulita del dedalo di posizioni, imponendo il nordicismo moderato di Guenther. Figuriamoci oggi, dove non c'è più nessuna autorità in materia, e dove l'ambiente scientifico e culturale è più che mai ostile.

Un "mediterranismo" che scimmiotti nei metodi il "nordicismo" non ha senso. Semplicemente perché il tipo mediterraneo ha uno "stile" diverso dal tipo "nordico" (si leggano i testi di Clauss) (*), e il mediterraneo è meno predisposto all'aspetto combattimento e più a quello intrattenimento.
Di questa strada, ognuno dei sei tipi razziali (europoidi) potrebbe rivendicare una sua Weltanschauung razzista, e si avrebbe allora ancora un "dinaricismo", un "balticorientalismo", un "falicismo", e così via.
Il nazionalsocialismo impose il nordicismo (seppure in variante moderata e mediata) per una semplice ragione di ordine pratico: ci dev'essere uno che comanda, non cento, anche nelle teorie che devono impostare la vita culturale. Un tipo deve fungere da guida: quello nordico, non perché è "più bello" (criteri di valore assoluti non esistono nelle razze, ognuna è bella a sè e ha valore a sè), ma perché è l'unico - in quanto tipo eroico - che può garantire la presa e la conservazione dell'autorità.
Non poteva essere diversamente.

*(purtroppo ancora non pubblicati in italiano, ma c'è comunque una sintesi fattane da Evola, per chi non legge il tedesco).
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d'accordo sul fatto che il mediterraneismo non dovrebbe seguire la pista di un nordicismo di strette vedute al vecchio stile. Ed anche che il mediterraneismo potrebbe fungere da apripista per un multirazzialismo pericoloso (tutti mediterranei dal marocco all'India, quindi avanti con l'immigrazione).

Non sono d'accordo invece sulla totale relatività dei criteri estetici per giudicare una razza. Ci sono alcuni elementi praticamente universali (proporzioni del corpo, dimorfismo sessuale...) ed altri propri di ciascuna cultura (non razza). Orbene, noi non possiamo astrarci dalla cultura cui apparteniamo, quella occidentale, ed il paradigma occidentale non si discosta molto dai modelli dell'antichità classica, con poche variazioni tra un polo mediterraneo ed uno nordico (accentuato dalle invasioni germaniche della tarda antichità e dall'espansione del nord europa nel XVII-XIX sec.). Quindi: a livello ormai globale il paradigma estetico di riferimento è l'europeo, ed all'interno di questo si affermano i riferimenti ai tipi mediterranei e nordici come quelli di più elevato tenore estetico. Non possiamo negare invece che i tipi alpini e baltici hanno un valore minore.

saluti

Felix (POL)
04-01-03, 18:19
Dragonball

http://www.geocities.com/refuting_rm/

Felix (POL)
04-01-03, 18:25
Vahagn []

quote:
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Originally posted by Felix


d'accordo sul fatto che il mediterraneismo non dovrebbe seguire la pista di un nordicismo di strette vedute al vecchio stile. Ed anche che il mediterraneismo potrebbe fungere da apripista per un multirazzialismo pericoloso (tutti mediterranei dal marocco all'India, quindi avanti con l'immigrazione).

Non sono d'accordo invece sulla totale relatività dei criteri estetici per giudicare una razza. Ci sono alcuni elementi praticamente universali (proporzioni del corpo, dimorfismo sessuale...) ed altri propri di ciascuna cultura (non razza). Orbene, noi non possiamo astrarci dalla cultura cui apparteniamo, quella occidentale, ed il paradigma occidentale non si discosta molto dai modelli dell'antichità classica, con poche variazioni tra un polo mediterraneo ed uno nordico (accentuato dalle invasioni germaniche della tarda antichità e dall'espansione del nord europa nel XVII-XIX sec.). Quindi: a livello ormai globale il paradigma estetico di riferimento è l'europeo, ed all'interno di questo si affermano i riferimenti ai tipi mediterranei e nordici come quelli di più elevato tenore estetico. Non possiamo negare invece che i tipi alpini e baltici hanno un valore minore.

Suggerirei a Orazio postare questo 3D anche sul forum di Storia.

saluti
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Hai ragione anche tu: è chiaro che, se da un punto di vista super partes i criteri di giudizio sono relativi, la relatività non vi può più essere quando si scenda nel concreto, dato che una persona che giudica fatti di razza appartiene per forza di cose ad una razza determinata, o aderisce ad una visione particolare piuttosto che ad un'altra. E difatti l'autore mediterranista citato da Orazio, mette in rilievo che i teorici del nordicismo erano essi stessi dei nordici o dei simpatizzanti dei nordici (ma Lapouge era un alpino), quindi la loro teoria era viziata: ma la stessa cosa si può dire allora di Pontikos, autore greco (e probabilmente di razza mediterranea) che propugna un mediterranismo.
Credo che il razzismo cui arrivò il Nazionalsocialismo dopo il repulisti-Gross, non contemplasse affatto il disprezzo delle altre razze europee in sé: semplicemente propose come guida il tipo nordico perché giudicava l'altra grossa componente in Germania (il tipo alpino, Die ostische Rasse) inadatta a difendere l'autorità dalle minacce bolsceviche e giudaiche, non in possesso dell'adeguata energia ed aggressività per condurre un progetto ambizioso come quello della rivoluzione antiegualitaria e neo-imperiale. Volendo impostare tutta la società germanica sul tipo precipuo che aveva caratterizzato l'essenza indogermanica : il tipo eroico, propose quello e solo quello sul piedistallo. Ma non vi è disprezzo per gli altri tipi: a parte che non mancano le attestazioni di stima e ammirazione per le etnie ario-mediterranee e per ciò che avevano fatto nella storia; e per le qualità delle componenti falica, alpina e dinarica, pure importanti, in non pochi casi superanti lo stesso nordico. L'ateggiamento nei confronti degli slavi secondo me non deriva da disprezzo del tipo baltico-orientale, ma da residui di attriti storici, incarnati da certi ambienti junkeristici ancora impregnati di Drang nach Osten teutonico. Senza contare che lo sfaldamento razziale delle zone dell'est venne attribuito più a substrati amazzonici che alla componente baltico-orientale in sè (a mio avviso un'amalgama preistorico tra nordici e finni).


Dragonball []

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Originally posted by Celtic
Il Gioco è vecchio come il mondo è tutta psicologia
Sè a una persona dice che l'Italia è tutta Mediterranea, che siamo tutti uguali da Bolzano a Palermo, che il dominio arabo in Itlia è stato grandissimo, che nascemo dai negri, accetta più facilemente la società multietnica naturalmente a livello inconscio
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Celtic,è ovvio che il progetto è questo.
Non so se hai mai avuto contatti con gente araba o nordafricana in vacanza,ma ti assicuro che ad esempio se vai a Sharm-El-Sheik in vacanza (per esempio),noti subito che verso gli italiani,gli egiziani si permettono una confidenza che con i nordeuropei non si permettono.Lo stesso a Malindi in Kenya i neri: nella zona italiana si permettono una confidenza che in quella inglese non si permettono.Del tipo:"Italiano buono,pizza,amico italiano" ecc... e si mettono a scherzare come se si fosse "fratelli mediterranei".
Fratelli un ca**o invece.


Dragonball []

Valagh,parlandoci chiaramente: tu pensi davvero che i greci di 2000 e passa anni fa e quelli di oggi siano identici etnicamente?


Orazio Coclite []

Vahagn scrive: "Interessanti i dati antropologici di quel Pontikos. Meno interessante invece il fardello ideologico e i loro commenti. Praticamente cascano negli errori di coloro che vogliono criticare: sostituiscono ad un "nordicismo" un "mediterranismo"."
Per quanto ho avuto modo di leggere nel sito di Dienekes Pontikos, non sono riuscito a trovare alcunché che dia adito ad una presunta promozione di teorie razziali in chiave mediterraneocentrica, tutt'altro. Io vi leggo semplicemente la legittima pretesa di un greco moderno, stanco di dover subire passivamente il ratto della propria eredità etnico-culturale. E francamente non è l'unico. Anch'io trovo decisamente fastidioso il trovare in rete frasi tipo: "the history of the Nordic peoples in Europe from the downfall of the great Nordic originated civilisations of Greece and Rome, which declined only after a decrease in the purity and strength of Nordic blood amongst the yeoman classes.", oppure: "The Greek people of the Homeric period would appear to have been a Keltic type people, as also were the Romans or Italians. The language affiliations between Latin and Gaelic are, in fact. particularly strong." Certo trovo il tutto buffo, ma esiste un limite anche al ridicolo. La scuola nordicista vorrebbe i nostri antenati o negri oppure biondi ariani dagli occhi azzurri. Nessun problema se effettivamente le cose fossero andare così, ma il problema è che le cose NON sono andate così. E non vedo il perché permettere a chicchesia di ascrivermi antenati che non furono i miei. E qui forse cade uno dei controsensi dell'interpretazione nordicista dell'Evo Antico; dove se da una parte si cerca disperatamente di provare la componente nordica alla radice delle due civiltà cardine dell'Europa, di contro si accomunano frettolosamente gli abitanti dell'Europa del Sud alle tribù del Centro Africa. Il che mi pare effettivamente troppo.



Celtic scrive: "Il Gioco è vecchio come il mondo è tutta psicologia. Sè a una persona dice che l'Italia è tutta Mediterranea, che siamo tutti uguali da Bolzano a Palermo, che il dominio arabo in Itlia è stato grandissimo, che nascemo dai negri, accetta più facilemente la società multietnica naturalmente a livello inconscio."
Si, si, tutto molto interessante, ma ti riferivi a questo thread oppure hai sbadatamente postato qui un messaggio indirizzato da un'altra parte? In primis bisognerebbe definire che cose si intende con 'razza mediterranea', che non è quello che tu pensi e riporti approssimativamente. Cioè non è un melànge interetnico che parte dal Portogallo e finisce in India, questo puoi tranquillamente levartelo dalla testa. Anzi, sono proprio le teorie nordiciste a vedere gli europei del Sud, Sud/Est Europa come non-europei affini alle popolazioni negroidi, nella stessa contraddizione accennata poco sopra. E casomai è proprio l'interpretazione nordocentrica a favorire il pensiero multirazziale, estrapolando una sola componente dal gruppo delle etnie europee, e concedendogli le credenziali quale equivalente di 'puro europeo'. Non è infatti mistero che certune scuole di pensiero influenzate dal pensiero razziale nordicizzante vorrebbero riconoscere coll'aggettivo "europeo" solamente i portatori del fenotipo "nordico". E anche in questo caso si va oltre ciò che è concesso o concedibile.



Felix scrive: "d'accordo sul fatto che il mediterraneismo non dovrebbe seguire la pista di un nordicismo di strette vedute al vecchio stile. Ed anche che il mediterraneismo potrebbe fungere da apripista per un multirazzialismo pericoloso (tutti mediterranei dal marocco all'India, quindi avanti con l'immigrazione)."
Vale quanto scritto per Celtic e Vahagn: non ravviso alcun richiamo al suprematismo della razza aria-mediterranea (quando invece i siti nordicisti ne abbondano), né tantomeno è presente alcun irreale richiamo ad una fratellanza fra popoli del Sud Europa e del Nord Africa, date le tante e vistose differenze culturali e razziali. Qui, mio caro Felix, tu attribuisci a questi studiosi della storia mediterranea le teorie dei nordicisti. Perché ribadisco che i pochi studiosi che conosco sull'argomento, hanno tutti invariabilmente confutato le appropriazioni da parte dei suprematisti neri e bianchi, che hanno cercato in ogni modo di allungare le proprie grinfie su di un'eredità culturale che non gli appartiene. Non bisogna scordare la moda culturale, che ora per fortuna sta velocemente scemando, lanciata da Martin Bernal col suo 'Atena nera', la versione politically correct di tanta altra pubblicistica nordicista, e lo strascico che tale pubblicazione ha avuto, in specialmodo negli States, con il fiorire di tutta una serie di articoli e testi inneggianti a faraoni di colore e greci negrizzati.
Quello che invece apprezzo nelle ricerche di individui tipo Dienekes Pontikos, è proprio il bisogno di andare oltre le gabbie ideologiche che cercano, da molti anni ormai, di riscrivere la storia a proprio uso e consumo. Per questo apprezzo gli scritti di un Dienekes Pontikos, fiero di poter riaffermare il nostro diritto ad essere Sud Europei, mediterranei, caucasoidi e quant'altro ('arii' avrebbe detto qualcuno), senza il dover per forza ricostruire improbabili antenati biondi dagli occhi azzurri.

Felix scrive: "Suggerirei a Orazio postare questo 3D anche sul forum di Storia."
Appena finito qui riposto tutto nel forum della Storia.



Dragonball scrive: "blablabla"
eheheh
Altri aneddoti da raccontare? Un pò come al bar, diciamo, per me un succo di frutta al mango, grazie.




Vahagn []


quote:
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Originally posted by Felix


Non sono d'accordo invece sulla totale relatività dei criteri estetici per giudicare una razza. Ci sono alcuni elementi praticamente universali (proporzioni del corpo, dimorfismo sessuale...) ed altri propri di ciascuna cultura (non razza). Orbene, noi non possiamo astrarci dalla cultura cui apparteniamo, quella occidentale, ed il paradigma occidentale non si discosta molto dai modelli dell'antichità classica, con poche variazioni tra un polo mediterraneo ed uno nordico (accentuato dalle invasioni germaniche della tarda antichità e dall'espansione del nord europa nel XVII-XIX sec.). Quindi: a livello ormai globale il paradigma estetico di riferimento è l'europeo, ed all'interno di questo si affermano i riferimenti ai tipi mediterranei e nordici come quelli di più elevato tenore estetico. Non possiamo negare invece che i tipi alpini e baltici hanno un valore minore.

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Detta così è troppo categorica, a mio parere. Dire che “i tipi alpini e baltici hanno un valore minore [rispetto al nordico]” significa ben poco, se non si specifica in che cosa li si compara.
Nel combattimento? Nel modo di condurre la guerra? (la guerra tradizionale, beninteso). Nel pensiero? In cosa? Proverò a mostrare da dove derivi la reputazione del tipo ario.
E’ innegabile che il tipo nordico sia diventato un canone sia estetico che comportamentale già in epoca indoeuropea. Estetico, nonostante Pontikos lo neghi per gli Elleni, adducendo il naso alla greca e certe frasi estrapolate da due autori di fisiognomica in cui si deridono i “barbari” biondi. Invece, la statuaria e la poesia descrivono proprio un tipo “ario” anche nel senso di prevalentemente nordico; e le prese in giro si riferiscono più ai nemici sciti o balcanici che al tipo nordico in sè. Di contro, vi sono un’infinità di dettagli che mostrano il canone per converso: le maschere teatrali dei cattivi, satiri ed esseri grotteschi, sono tutti rappresentati con fattezze delle razze telluriche non-arie. Così come più tardi nel medioevo cristiano il diavolo e i demoni verranno raffigurati con tratti tellurici, levantini, semitici, asiatici.
Sarebbe interessante dunque capire perché questo tipo sia diventato il canone estetico e comportamentale di questo ciclo di civiltà.
Probabilmente perché, di tutte le razze umane, quella che possiede in maggior misura le capacità per prendere possesso della realtà, è la razza aria. Ma non in una maniera meramente materiale, di bruta assimilazione della realtà, bensì sempre in un’azione trasfigurante la materia negli aspetti superiori.
Le vette asceticamente spirituali dell’asiatico probabilmente non sono controbilanciate da un corrispondente potere sulle cose concrete, sicché l’asiatico dà sempre un’impressione di un certo grado di impotenza. Così come la sensibilità elevatissima della razza negra per tutto ciò che è ritmo vitale, terra pulsante, energia tellurica, non è controbilanciata da una corrispondente capacità di trascendere la materia.
Ecco perché a mio avviso l’uomo ario ha rappresentato lo strumento più elevato del divino per compiere ciò che doveva compiere nella storia. Nessun altro tipo umano ha posseduto l’energia, l’attitudine consapevolmente fattiva, per poter piantare i semi del divino superno (non panteistico) e farli fruttificare in civiltà superiore, per potere trasformare la zolla anonima di Gea nel frutto maturo della storia. Solo il tipo dell’eroe poteva portare concezioni del divino che andavano oltre la mera sottomissione alla Madre Terra delle razze telluriche, poteva ambire a trasformare l’animale uomo nel “due volte nato” degno di entrare nei “cieli”, capace di trafiggere il drago delle limitazioni vitali con la spada dell’autosuperamento eroico, e liberare la vergine-anima dalle scorie traenti verso il basso.
E’ per questo che il tipo eroico, ovvero quel “materiale” umano in possesso delle caratteristiche per incarnare l’idea platonica della liberazione dalla materia, pur nella materia, ha potuto incontrare così tanto favore, da venire celebrato per millenni nella poesia, e da fornire il canone artistico per praticamente tutte le rappresentazioni umane superiori di questo ciclo di civiltà.
E’ chiaro però che qui si entra nella dimensione della “razza dello spirito”, e non più meramente né nella dimensione biologica, né in quella animica. Per cui il modello lavora anagogicamente anche in chi strettamente parlando, nordico non è.


Vahagn []

x Orazio:
Non so se arrivino ad un "suprematismo" mediterraneo, ma di certo dare addosso ai non-mediterranei mi sembra la bruttacopia di certo supermatismo limitante.
Dall'articolo che ho letto (la risposta a John V. Day, studioso di indoeuropeistica e sostenitore della tesi dell'Urvolk nordico, e per questo criticato da Pontikos) ho potuto trarre elementi che possono controbilanciare positivamente certe partigianerie biologistiche dei nordicisti anglosassoni, ma anche pericolose derive verso l'antirazzismo e la mentalità più profana.
Ricordo che l'ateggiamento migliore per mettere nel giusto fuoco la questione - secondo me - è quello del "razzismo spirituale"; non certo una mentalità "profana", quindi.
Quello che invece non adoperano i suprematisti anglosassoni, ancorati sulla solita trita posizione della "civiltà che degenera automaticamente in maniera direttamente proporzionale alla scomparsa del suo sangue nordico", che poi è la posizione del Conte di Gobineau (si veda il suo capisaldo "Saggio sulla disuguaglianza delle razze umane" recentemente pubblicato da Rizzoli, oppure la sintesi che ne fa Evola ne "Il mito del sangue").
Posizione che poteva essere comprensibile in epoca positivistica, in cui il materialismo impazzava, ma che non è più sostenibile oggi a un secolo di distanza e dopo un Evola che, sulla scia di Guénon, ci ha disincantati sui "miti" moderni e sulle formae mentis moderne da scartare.
Perciò è questo l'errore del suprematismo e del razzismo anglosassoni e germanici moderni: non il fatto di aver scoperto l'origine nordica dell'èlite che costituì gli Indoeuropei (tesi a mio avviso ormai pressoché innegabile, come mostra la massa sterminata di prove raccolte da John V. Day nel suo recentissimo "Indo-European Origins"), e il valore degli stessi come motore e cuore pulsante del nostro ciclo di civiltà, ma nel non sapersi staccare dalle ristrettezze biologiste, da quel semplicistico rapporto di causa-effetto immaginato dietro le dinamiche storiche. E che è un portato del pensiero umanistico (nato nel Rinascimento), poi storicistico, e infine positivistico.
Nella fattispecie, io sono giunto alla conclusione che gli indoeuropei fossero effettivamente i nordici, ma che rappresentarono solo uno strumento del divino per portare una concezione superiore (quella che ho spiegato nel post precedente) su quelle che vigevano fino ad allora, di tipo sciamanico, tellurico, matriarcale, a seconda delle latitudini: quella dell'autosuperamento eroico (dove il combattimento del nemico in carne ed ossa è solo una figurazione concreta della battaglia interiore contro le forze traenti verso il basso).
La concezione si è poi sparsa a macchia d'olio, come doveva essere provvidenzialmente, ed ha finito per costituire la spina dorsale di religioni e vie iniziatiche le più varie. Quindi, la cultura portata dagli indoeuropei è stata adottata dai popoli più disparati, anche non di razza nordica, sia tramite il sistema della conquista e dell'instaurazione di una èlite e di una stratificazione castale, che semplicemente con l'imitazione e l'effetto del prestigio. E ogni razza o gruppo etnico ha fornito il suo apporto al meccanismo di inculturazione indoeuropea.



Asteroids []

Non so dalle vostre parti ma tra i miei concittadini noto delle differenze fisiche e di aspetto anche notevoli, mia sa che almeno tra europei ci siamo già mescolati abbastanza...


Dragonball []

quote:
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Originally posted by Asteroids
Non so dalle vostre parti ma tra i miei concittadini noto delle differenze fisiche e di aspetto anche notevoli, mia sa che almeno tra europei ci siamo già mescolati abbastanza...
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Certamente Asteroids,ma capisci che un conto è mescolarsi tra Europei,un altro è mescolarsi con NON europei.

E attenzione bene,non pensare che i nord-europei siano "puri":

Ad esempio: questa svedese è + o - nordica nel senso tradizionale(diciamo): ossia cranio + o - dolicefalo (cioè + lungo che largo),bionda,pelle bianco-rosa e bla,bla...

Mentre questa,altrettanto svedese,ha caratteri fortemente asiatici anche se è bionda,occhi azzurri ecc... .Lo si nota dagli occhi,dal naso e dal cranio prevalentemente brachicefalo (ossia rotondo).

Questi ad esempio sono finlandesi,dove la componente asiatica è molto forte: lo si nota dalla forma del naso,dagli zigomi e dagli occhi.

Ocio!Non ho detto che qualcuno sia superiore ad un altro: ho solo mostrato le differenze.l



Paul Atreides []

Dico la mia

1) la teoria nordica dell'origine delle genti indoeuropee, affermata anche da autori come Haudry, mi pare poco scalfibile

2) credo sia inutile la ''querelle'' tra nordicisti e non

3) personalmente, io ritengo cruciale studiare gli indoeuropei e poi le 4 grandi civiltà che, in Europa, discendono dalla comune radice indoeuropea: greca, romana, celtica, germanica

Felix (POL)
04-01-03, 18:26
La discussione dunque si fa interessante, se manteniamo la rotta sull'esplorazione seria delle componenti razziali delle stirpi europee, senza scadere in partigianerie regionali.

Sarebbe lungo rispondere in dettaglio a tutte le questioni sollevate sino ad ora. Per ora mi limito ad osservare:

1. La persistente idealtipizzazione del nordico e del mediterraneo, ma non di altre varietà di homo s. europaeus. Ci sono nordicisti e mediterranisti, ma per quanto ne so, ben pochi alpinisti, dinaricisti e balticisti. Perchè?

2. Il tipo razziale nordico non può che essere originario di regioni settentrionali fredde, per le sue stesse caratteristiche fenotipiche: estrema depigmentazione della pelle, degli occhi e dei capelli, robusticità ossea, resistenza al freddo (provata in studi sul congelamento, in pescatori norvegesi). Pertanto è IMPOSSIBILE sostenere un nordicismo ecumenico, immaginando improbabili popolazioni ario-nordiche in pieno clima mediterraneo. I nordici sono calati molte volte a sud, mischiandosi coi mediterranei, ma non hanno mai costituito nuclei consistenti a sud delle Alpi e del Danubio, e ad est del Don (ma non dimentichiamo l'enclave irano-nordica del Nurestan, Chitral e Afghanistan orientale).

3. Dobbiamo fare attenzione a non scindere artificialmente il dato biologico da quello culturale e spirituale. Sono un tutt'uno. Se ci orientiamo in senso evoliano, non dobbiamo minimizzare per questo le caratteristiche biologiche dei tipi razziali che descriviamo. Oltretutto oggi le analisi antropologiche si beneficiano del DNA, fonte di dati prima sconosciuti.

4.L'estetica razziale è soggettiva rispetto a ciascuna area culturale, anche se oggi si tende a un tipo universale con caratteristiche europoidi (si nota che anche i tipi negroidi o mongoloidi proposti dal cine hanno fattezze europizzate). La potenza espansiva dell'estetica ario-europea è però antecedente al XVI sec. In africa molti popoli negroidi sin dall'antichità consideravano superiori alcuni tratti tipici delle nostre razze, come il naso stretto, la bocca sottile e la pelle più chiara.

5.Esistono basi oggettive per una gerarchia interna di tipi razziali europei? Dovremmo considerare prima il punto 1.
Inoltre forse alcuni tratti comuni delle due razze, la nordica e la mediterranea, sono in se esteticamente superiori:
a. La forma dolicoide del cranio.
b. Il viso stretto e lungo (leptoprosopo).
c. I caratteri prominenti del naso (stretto e diritto, a volte convesso nella mediterranea ma non tanto come nella dinarica) e delle arcate sopraciliari (più robuste nella nordica).
d. Le proporzioni longilinee del corpo.
Queste caratteristiche rappresentano forse un paradigma "classico" delle stirpi ario-europee: una fedeltà a tratti che percepiamo come "originari" e fondanti.
Siamo da ciò autorizzati a classificare gerarchicamente i tipi razziali europei? A mio parere si.
Al vertice di questa piramide starebbero "a pari merito" i mediterranei e i nordici, poi i dinarici, quindi i baltici e al fondo gli alpini. Una gerarchia estetica, senza implicazioni "spirituali".
Dobbiamo però tornare alla questione del punto uno. Una semplice scorsa sulle civiltà euromediterranee ci porta naturalmente a riconoscere civiltà con base mediterranea o nordica, ma ben poche con base dinarica (illiri?), alpina (celti? ma ne dubito...), e baltica (slavi? ma ci sono componenti nordiche nelle élites della Kiev primitiva).
Aggiungo ancora, per ultimo, che per gli stessi motivi una delle varietà razziali europidi non presente in europa, ha un alto valore estetico (ed anche spirituale): la razza iranica. Anch'essa dolicocefala, longilinea, ecc... e base di molte civiltà antiche. Eleverei la iraniana ad un livello gerarchico molto alto, oserei dire assieme alla nordica e mediterranea. Un incrocio nordico-iranico è uno dei migliori prodotti che possiamo immaginare tra le razze ario-europee, magari con leggere inserzioni mediterranee.

Felix (POL)
04-01-03, 18:27
natoW []

Essere di razza....
“ Di fronte al caos della modernità, unica salvezza è la forma”



Dice no alla razza, rinnega la razza l’individuo dell’anti-razza: il bastardo nemico dell’uomo.

Chi, avendo subito la deformazione dell’anima e lo sfiguramento del corpo, avversa le proprie origini, è un degenerato che attenta la propria razza: un autore potenziale di genocidio.

Dice si alla razza, afferma la razza l’uomo di razza a qualsiasi razza risulti assegnato dalla provvidenza universale.

Chi senta vivere dentro di sé come radici arcaiche i fondamenti della comunità razziale cui appartiene è razzista.

Chi afferma il vincolo che lo richiama alla propria razza, lo avverte con i sentimenti lo testimonia con i pensieri, lo rafforza con le opere è razzista.

Razzismo significa non disprezzo delle altre razze ma fedeltà alla propria razza, riconoscimento della specifica forma di vita che lo segna, rispetto di tutti i nessi, interiori ed esteriori, superiori e inferiori che la ordinano.

No alle sue masse degenerate, ma alle compagini spiritualmente ed eticamente più pure della razza bianca va riconosciuto il compito di ordinare, attraverso la disuguaglianza delle razze, e di governare, mediante la differenza delle stirpi, il movimento di unificazione complessiva del genere umano.

Se l’unità organica del genere umano è il fine di quest’ordine giustificato dalla autorità e garantito dal predominio di questi nuclei-guida della razza bianca– l’obiettivo avversario è la dissoluzione della totalità negli individualismi, il genocidio progressivo dei popoli mediante l’alterazione dei propri caratteri materiali e ideali, la degradazione delle comunità etniche che popolano la terra nelle masse informi che infestano il pianeta: il dirazzamento del genere umano attraverso lo snaturamento delle specie etniche e l’annientamento delle specificità culturali.

Privare il vertice della razza bianca della sua funzione guida, di capo nel corpo del genere umano, indicendo con gli inganni più diversi a capitolare, ad abdicare alla sua egemonia, significa negare lìodine e affermare il caos mortifero tra le razze umane– soprattutto tradire le nostri stirpi.

Equivale a consegnare il complesso della loro storia, la complessità della loro fisionomia etnica e culturale, di sangue e di anima, al pervertimento cosmopolita. Alla perversione della finanza mondialista, all’infezione del male universale.

Franco Freda



Non tutto quel che è oro brilla,

Né gli erranti sono perduti;

Il Vecchio ch’è forte non s’aggrinza

E le radici profonde non gelano.

Dalle ceneri rinascerà un fuoco,

l'ombra sprigionerà una scintilla...



natoW []

Il malinteso concetto di uguaglianza.....
Lémuri laschi, nature incompiute,

Di tendini tessute

E d’ossa inaridite!



Goethe, Faust





Il malinteso concetto di uguaglianza, infausto retaggio della rivoluzione francese, è il cuneo con cui le forze della sovversione stanno sradicando anche gli ultimi baluardi del mondo della Tradizione.

Infatti adesso per uguaglianza non si intende più il giusto rispetto per le vite umane nelle sue molteplici forme ed espressioni, ma si vuole cercare una omogeneizzazione dello stile di vita in senso progressistico ed economico.

Su questo punto già ricorrentemente trattato non ci soffermeremo oltre, per andare invece ad esaminare una delle conseguenze del problema suddetto.

Sostenere e difendere la diversa specificità dell’uomo, non significa fare riferimento alle aspirazioni di realizzazione nel campo sentimentale, sociale e lavorativo che sono alla base dell’approccio psicanalitico dello studio dell’essere umano, che noi fermamente rigettiamo; significa, invece, prendere coscienza delle proprie qualità e delle proprie attitudini spirituali e cercare per tutta la vita di modellare la propria esistenza affinché, in armonia con l’ordine divino si esalti il proprio ruolo.

E’ inevitabile come questo processo inizialmente individuale vada poi a trovare compimento in un insieme più vasto che è il proprio popolo, e questi i suoi riferimenti più profondi nella razza.

A questo punto pare chiaro quale è il centro di ciò che vogliamo trattare, cioè la difesa della propria razza e della propria cultura, intendendo per cultura i complessi delle qualità formative essenziali, i medesimi che reggono quella diversità che contrassegna i caratteri della comunità e dei singoli.

Tutto questo, non in un ottica conflittuale e di sopraffazione, ma di rispetto, poiché riteniamo il mantenimento di tutte le specificità razziali, ognuno con il proprio compito nella realizzazione della storia, l’unica vera forma di cultura multirazziale, e non quindi la formazione di una società dal punto di vista delle origini bastarda, poiché improduttivamente promiscua.

E sebbene siamo sicuramente d’accordo con Evola quando sostiene che è in base all’elemento spirituale che si qualifica un uomo ; la capacità formativa dei suoi elementi da parte di un popolo non è forse una delle forme più alte di manifestazione dello Spirito ? In questo senso quindi, la questione del meticciato, non va vista tanto da un punto di vista estetico, quanto come un preoccupante segnale del tentativo di omologazione mondiale.

Speriamo con questo scritto di aver parzialmente esposto i motivi per cui è necessario sostenere tesi a difesa della razza, senza dover essere frainteso e senza giungere fino al punto in cui politici a digiuno di capacità dialettiche hanno addirittura configurato per questo un reato.

“ Rifiutare la mescolanza non è solo un segno che si sa quel che si vuole, non è solo un segno di fierezza, è pure un segno di rispetto per le altre razze.

Le razze debbono essere amiche e non mescolate. Noi rifiutiamo le contaminazioni, strumenti della decadenza umana.

La razza si definisce per un complesso coerente di pensieri , sentimenti, di tradizioni, di disposizioni intellettuali e morali che si esprimono attraverso caratteri fisici e fisiologici riconoscibili : uno stile di vita radicato nelle disposizioni del corpo” (A. Bennard, Sulla razza)




L’ UGUAJANZA

Fissato nell’idea de l’uguajanza

un Gallo scrisse all’Aquila: - Compagna,

siccome te ne stai su la montagna

bisogna che abbolimo ‘sta distanza:

perché nun è né giusto né civile

ch’io stia tra la monnezza d’un cortile,

ma sarebbe più comodo e più bello

de vive ner medesimo livello.-

L’Aquila je rispose: - Caro mio,

accetto volentieri la proposta:

volemo fà amicizzia? Sò disposta:

ma nun pretenne che m’abbassi io.

Se te senti la forza necessaria

spalanca l’ale e viettene per aria:

se nun t’abbasta l’anima de fallo

io séguito a fà l’Aquila e tu er Gallo. -

Trilussa

Vahagn
06-01-03, 14:56
Felix, qual'era quella pagina su sfondo nero (dell' SPNR mi pare) che hai postato ieri o l'altroieri, e che non sono riuscito a ritrovare, che riportava la classificazione di Lundman (mi pare)?

Felix (POL)
06-01-03, 20:45
http://www.fikas.no/~sprocket/snpa/

inserendo il link appare automaticamente la pagina iniziale del sito.
Occhio, è nordicista di stretta osservanza!

Dragonball (POL)
06-01-03, 21:12
McCulloch con le sue percentuali da circo mi fa una pippa!
Sostiene che in Svezia c'e' un 70% (!) di Hallstatt Nordic.
Balle.Massimo,massimo si arriva al 30-40% in alcune vallate isolate.
La seconda ca**ata di quel sito poi,è che nella "race gallery" vuol far star in piedi come "nordiche" persone che non lo sono per niente,ma sono definite tali solo perchè sono nate in Nord Europa.
Patetici ad esempio alcuni tentativi di spiegare che ad esempio il Galles è nordico si però è un nordico particolare xchè alterato con...però insomma alla fine è sostanzialmente nordico e bla,bla,bla...palle!

Questo (http://www.snyggast.com) è un sito svedese dove dei tizi/tizie mostrano le loro foto per essere valutati/e dai navigatori: ora,il sito è idiota,certo,ma il punto è che il campione su quel sito dovrebbe essere abbastanza casuale,sparso e pertanto abbastanza attendibile.
Ora se si da un'occhiata a un po' di foto se 7 su 10 svedesi sono Hallstatt,io sono una cariola. :rolleyes:
Moltissimi/e ormai sono alpinizzati/e,ma soprattutto mongolizzati/e e sostenere che il Nord Europa è tutto "nordico",e che la Svezia al 70% è Hallstatt,è una ca**ata galattica.

P.S.
Da notare anche la alta percentuale di finte bionde svedesi,un fatto stupefacente per quelle latitudini.Tra un po' invece di chiamarla Scandinavia,mi sa che la chiameremo Browndinavia. :rolleyes: :D

Felix (POL)
06-01-03, 21:40
hmmm ho visto il sito (ma tu leggi lo svedese? :D). Non sarei così pessimista, non vedo tipi alpinoidi e tanto meno mongolizzanti. Tenere conto che nel nord della Svezia ci sono i Lapponi, popolazazione di origine siberiana parzialmente nordizzata. E che la Svezia ha assorbito sicuramente elementi finnici nel passato remoto.
E poi mica tutti gli svedesi hanno i capelli biondi. Non ho dati alla mano, ma mi stupirei che i biondi fossero più del 60% nella Svezia centrale. La Norvegia ha da sempre una percentuale minore di biondi della Svezia.
Le aree dove la razza nordica è più pura sono la Danimarca e la Frisia (la regione tra Amburgo e Nimega), ed ALCUNE aree della Svezia centro-meridionale. Del resto i nordici possono ANCHE avere capelli castani o rossi, il biondismo è solo la tendenza predominante (così come avviene nelle altre razze europee).

Dal sito:
http://www.snyggast.com/uploads/574533.jpg

Dragonball (POL)
06-01-03, 21:53
Attenzione: non mi interessa discutere come sono le svedesi,mi interessa chiarire che McCulloch mente spudoratamente quando dice che in Svezia un 70% è nordico di tipo Hallstatt.E mente ancora quando nel sito dell'SNPA tende a dare l'impressione che il Nord Europa sia quasi tutto nordico.E' FALSO.


2 foto di svedesi dal sito:

http://www.snyggast.com/uploads/562388.jpg

http://www.snyggast.com/uploads/375027.jpg


P.S.
Non so lo svedese però andando a logica ci si muove nel sito ;)