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24-11-02, 22:35
Galileo Galilei

Stando a un'inchiesta dei Consiglio d'Europa tra gli studenti di scienze in tutti i Paesi della Comunità, quasi il 30 per cento è convinto che Galileo Galilei sia stato arso vivo dalla Chiesa sul rogo. La quasi totalità (il 97 per cento) è comunque convinta che sia stato sottoposto a tortura. Coloro - non molti, in verità - che sono in grado di dire qualcosa di più sullo scienziato pisano, ricordano, come frase "sicuramente storica", un suo "Eppur si muove!", fieramente lanciato in faccia, dopo la lettura della sentenza, agli inquisitori convinti di fermare il moto della Terra con gli anatemi teologici.

Quegli studenti sarebbero sorpresi se qualcuno dicesse loro che siamo, qui, nella fortunata situazione di poter datare esattamente almeno quest'ultimo falso: la "frase storica" fu inventata a Londra, nel 1757, da quel brillante quanto spesso inattendibile giornalista che fu Giuseppe Baretti.

Il 22 giugno del 1633, nel convento romano di Santa Maria sopra Minerva tenuto dai domenicani, udita la sentenza, il Galileo "vero" (non quello del mito) sembra mormorasse un ringraziamento per i dieci cardinali - tre dei quali avevano votato perché fosse prosciolto - per la mitezza della pena. Anche perché era consapevole di aver fatto di tutto per indisporre il tribunale, cercando per di più di prendere in giro quei giudici - tra i quali c'erano uomini di scienza non inferiore alla sua - assicurando che, nel libro contestatogli (e che era uscito con una approvazione ecclesiastica estorta con ambigui sotterfugi), aveva in realtà sostenuto il contrario di quanto si poteva credere.

Di più: nei quattro giorni di discussione, ad appoggio della sua certezza che la Terra girasse attorno al Sole aveva portato un solo argomento. Ed era sbagliato. Sosteneva, infatti, che le maree erano dovute allo "scuotimento" delle acque provocato dal moto terrestre. Tesi risibile, alla quale i suoi giudici-colleghi ne opponevano un'altra che Galileo giudicava "da imbecilli": era, invece, quella giusta. L'alzarsi e l'abbassarsi dell'acqua dei mari, cioè, è dovuta all'attrazione della Luna. Come dicevano, appunto, quegli inquisitori insultati sprezzantemente dal Pisano.

Altri argomenti sperimentali, verificabili, sulla centralità del Sole e sul moto terrestre, oltre a questa ragione fasulla, Galileo non seppe portare. Né c'è da stupirsi: il Sant'Uffizio non si opponeva affatto all'evidenza scientifica in nome di un oscurantismo teologico. La prima prova sperimentale, indubitabile, della rotazione della Terra è del 1748, oltre un secolo dopo. E per vederla quella rotazione, bisognerà aspettare il 1851, con quel pendolo di Foucault caro a Umberto Eco.

In quel 1633 del processo a Galileo, sistema tolemaico (Sole e pianeti ruotano attorno alla Terra) e sistema copernicano difeso dal Galilei (Terra e pianeti ruotano attorno al Sole) non erano che due ipotesi quasi in parità, su cui scommettere senza prove decisive. E molti religiosi cattolici stessi stavano pacificamente per il "novatore" Copernico, condannato invece da Lutero.

Del resto, Galileo non solo sbagliava tirando in campo le maree, ma già era incorso in un altro grave infortunio scientifico quando, nel 1618, erano apparse in cielo delle comete. Per certi apriorismi legati appunto alla sua "scommessa" copernicana, si era ostinato a dire che si trattava solo di illusioni ottiche e aveva duramente attaccato gli astronomi gesuiti della Specola romana che invece - e giustamente - sostenevano che quelle comete erano oggetti celesti reali. Si sarebbe visto poi che sbagliava ancora, sostenendo il moto della Terra e la fissità assoluta del Sole, mentre in realtà anche questo è in movimento e ruota attorno al centro della Galassia.

Niente frasi "titaniche" (il troppo celebre "Eppur si muove!") comunque, se non nelle menzogne degli illuministi e poi dei marxisti - vedasi Bertolt Brecht - che crearono a tavolino un "caso" che faceva (e fa ancora) molto comodo per una propaganda volta a dimostrare l'incompatibilità tra scienza e fede.

Torture? carceri dell'Inquisizione? addirittura rogo? Anche qui, gli studenti europei del sondaggio avrebbero qualche sorpresa. Galileo non fece un solo giorno di carcere, né fu sottoposto ad alcuna violenza fisica. Anzi, convocato a Roma per il processo, si sistemò (a spese e cura della Santa Sede), in un alloggio di cinque stanze con vista sui giardini vaticani e cameriere personale. Dopo la sentenza, fu alloggiato nella splendida villa dei Medici al Pincio. Da lì, il "condannato" si trasferì come ospite nel palazzo dell'arcivescovo di Siena, uno dei tanti ecclesiastici insigni che gli volevano bene, che lo avevano aiutato e incoraggiato e ai quali aveva dedicato le sue opere. Infine, si sistemò nella sua confortevole villa di Arcetri, dal nome significativo "Il gioiello".

Non perdette né la stima né l'amicizia di vescovi e scienziati, spesso religiosi. Non gli era mai stato impedito di continuare il suo lavoro e ne approfittò difatti, continuando gli studi e pubblicando un libro - Discorsi e dimostrazioni sopra due nuove scienze che è il suo capolavoro scientifico. Né gli era stato vietato di ricevere visite, così che i migliori colleghi d'Europa passarono a discutere con lui. Presto gli era stato tolto anche il divieto di muoversi come voleva dalla sua villa. Gli rimase un solo obbligo: quello di recitare una volta la settimana i sette salmi penitenziali. Questa "pena", in realtà, era anch'essa scaduta dopo tre anni, ma fu continuata liberamente da un credente come lui, da un uomo che per gran parte della sua vita era stato il beniamino dei Papi stessi; e che, ben lungi dall'ergersi come difensore della ragione contro l'oscurantismo clericale, come vuole la leggenda posteriore, poté scrivere con verità alla fine della vita: "In tutte le opere mie, non sarà chi trovar possa pur minima ombra di cosa che declini dalla pietà e dalla riverenza di Santa Chiesa".

Morì a 78 anni, nel suo letto, munito dell'indulgenza plenaria e della benedizione del papa. Era l'8 gennaio 1642, nove anni dopo la "condanna" e dopo 78 di vita. Una delle due figlie suore raccolse la sua ultima parola. Fu: "Gesù!".

1 suoi guai, del resto, più che da parte "clericale" gli erano sempre venuti dai "laici": dai suoi colleghi universitari, cioè, che per invidia o per conservatorismo, brandendo Aristotele più che la Bibbia, fecero di tutto per toglierlo di mezzo e ridurlo al silenzio. La difesa gli venne dalla Chiesa, l'offesa dall'Università.

In occasione della recente visita del papa a Pisa, un illustre scienziato, su un cosiddetto "grande" quotidiano, ha deplorato che Giovanni Paolo II "non abbia fatto ulteriore, doverosa ammenda dell'inumano trattamento usato dalla Chiesa contro Galileo". Se, per gli studenti del sondaggio da cui siamo partiti, si deve parlare di ignoranza, per studiosi di questa levatura il sospetto è la malafede. Quella stessa malafede, del resto, che continua dai tempi di Voltaire e che tanti complessi di colpa ha creato in cattolici disinformati. Eppure, non solo le cose non andarono per niente come vuole la secolare propaganda; ma proprio oggi ci sono nuovi motivi per riflettere sulle non ignobili ragioni della Chiesa. Il "caso" è troppo importante, per non parlarne ancora.



179. Galileo Galilei /2

Il Galilei - alla pari, del resto, di un altro cattolico fervente come Cristoforo Colombo - convisse apertamente more uxorio con una donna che non volle sposare, ma dalla quale ebbe un figlio maschio e due femmine. Lasciata Padova per ritornare in Toscana, dove gli era stata promessa maggior possibilità di far carriera, abbandonò in modo spiccio (da qualcuno, anzi, sospettato di brutalità) la fedele compagna, la veneziana Marina Gamba, togliendole anche tutti i figli. "Provvisoriamente, mise le figliuole in casa del cognato, ma doveva pensare a una oro sistemazione definitiva: cosa non facile perché, data la nascita illegittima, non era probabile un futuro matrimonio. Galileo pensò allora di monacarle. Senonché le leggi ecclesiastiche non permettevano che fanciulle così giovani facessero i voti, e allora Galileo si raccomandò ad alti prelati per poterle fare entrare egualmente in convento: così, nel 1613, le due fanciulle - una di 13 e l'altra di 12 anni - entravano nel monastero di San Matteo d'Arcetri e dopo poco vestirono l'abito. Virginia, che prese il nome di suor Maria Celeste, riuscì a portare cristianamente la sua croce, visse con profonda pietà e in attiva carità verso le sue consorelle. Livia, divenuta suor Arcangela, soccombette invece al peso della violenza subita e visse nevrastenica e malaticcia" (Sofia Vanni Rovighi).

Sul piano personale, dunque, sarebbe stato vulnerabile.

"Sarebbe", diciamo, perché, grazie a Dio, quella Chiesa che pure lo convocò davanti al Sant'Uffizio, quella Chiesa accusata di un moralismo spietato, si guardò bene dal cadere nella facile meschineria di mescolare il piano privato, le scelte personali del grande scienziato, con il piano delle sue idee, le sole che fossero in discussione. "Nessun ecclesiastico gli rinfaccerà mai la sua situazione familiare. Ben diversa sarebbe stata la sua sorte nella Ginevra di Calvino, dove i "concubini" come lui venivano decapitati" (Rino Canimilleri).

E' un'osservazione che apre uno spiraglio su una situazione poco conosciuta. Ha scritto Georges Bené, uno dei maggiori conoscitori di questa vicenda: "Da due secoli, Galileo e il suo caso interessano, più che come fine, come mezzo polemico contro la Chiesa cattolica e contro il suo "oscurantismo" che avrebbe bloccato la ricerca scientifica". Lo stesso Joseph Lortz, cattolico rigoroso e certo ancora lontano da quello spirito di autoflagellazione di tanta attuale storiografia clericale, autore di uno dei più diffusi manuali di storia della Chiesa, cita, condividendola, l'affermazione di un altro studioso, il Dessauer: "Il nuovo mondo sorge essenzialmente al di fuori della Chiesa cattolica perché questa, con Galileo, ha cacciato gli scienziati".

Questo non risponde affatto alla verità. Il temporaneo divieto (che giunge peraltro, lo vedremo meglio, dopo una lunga simpatia) di insegnare pubblicamente la teoria eliocentrica copernicana, è un fatto del tutto isolato: né prima né dopo la Chiesa scenderà mai (ripetiamo: mai) in campo per intralciare in qualche modo la ricerca scientifica, portata avanti tra l'altro quasi sempre da membri di ordini religiosi. Lo stesso Galileo è convocato solo per non avere rispettato i patti: l'approvazione ecclesiastica per il libro "incriminato", i Dialoghi sopra i massimi sistemi, gli era stata concessa purché trasformasse in ipotesi (come del resto esigevano le stesse ancora incerte conoscenze scientifiche del tempo) la teoria copernicana che egli invece dava ormai come sicura. Il che non era ancora. Promise di adeguarsi: non solo non lo fece, dando alle stampe il manoscritto così com'era, ma addirittura mise in bocca allo sciocco dei Dialoghi, dal nome esemplare di Simplicio, i consigli di moderazione datigli dal papa che pur gli era amico e lo ammirava.

Galileo, quando è convocato per scolparsi, si sta occupando di molti altri progetti di ricerca, non solo di quello sul movimento della Terra o del Sole. Era giunto quasi ai settant'anni avendo avuto onori e aiuti da parte di tutti gli ambienti religiosi, a parte un platonico ammonimento del 1616, ma non diretto a lui personalmente; subito dopo la condanna potrà riprendere in pieno le ricerche, attorniato da giovani discepoli che formeranno una scuola. E potrà condensare il meglio della sua vita di studio negli anni che gli restano, in quei Discorsi sopra due nuove scienze che è il vertice del suo pensiero scientifico.

Dei resto, proprio nell'astronomia e proprio a partire da quegli anni la Specola Vaticana - ancor oggi in attività, fondata e sempre diretta da gesuiti - consolida la sua fama di istituto scientifico tra i più prestigiosi e rigorosi nel mondo. Tanto che, quando gli italiani giungono a Roma, nel 1870, si affrettano a fare un'eccezione al loro programma di cacciare i religiosi, quelli della Compagnia di Gesù innanzitutto.

Il governo dell'Italia anticlericale e massonica fa votare così dal Parlamento una legge speciale per mantenere come direttore a vita dell'Osservatorio già papale il padre Angelo Secchi, uno dei maggiori studiosi del secolo, tra i fondatori dell'astrofisica, uomo la cui fama è talmente universale che petizioni giungono da tutto il mondo civile per ammonire i responsabili della "nuova Italia" che non intralcino un lavoro giudicato prezioso per tutti.

Se la scienza sembra emigrare, a partire dal Seicento, prima nel Nord Europa e poi oltre Atlantico - fuori, cioè, dall'orbita di regioni cattoliche - le cause sono legate al diverso corso assunto dalla scienza stessa. Innanzitutto, i nuovi, costosi strumenti (dei quali proprio Galileo è tra i pionieri) esigono fondi e laboratori che solo i Paesi economicamente sulla cresta dell'onda possono permettersi, non certo l'Italia occupata dagli stranieri o la Spagna in declino, rovinata dal suo stesso trionfo.

La scienza moderna, poi, a differenza di quella antica, si lega direttamente alla tecnologia, cioè alla sua utilizzazione diretta e concreta. Gli antichi coltivavano gli studi scientifici per se stessi, per gusto della conoscenza gratuita, pura. 1 greci, ad esempio, conoscevano le possibilità del vapore di trasformarsi in energia ma, se non adattarono a macchina da lavoro quella conoscenza, è perché non avrebbero considerato degno di un uomo libero, di un "filosofo" come era anche lo scienziato, darsi a simili attività "utilitarie". (Un atteggiamento che contrassegna del resto tutte le società tradizionali: i cinesi, che da tempi antichissimi fabbricavano la polvere nera, non la trasformarono mai in polvere da sparo per cannoni e fucili, come fecero poi gli europei del Rinascimento, ma l'impiegarono solo per fini estetici, per fare festa con i fuochi artificiali. E gli antichi egizi riservavano le loro straordinarie tecniche edilizie solo a templi e tombe, non per edifici "profani").

E' chiaro che, da quando la scienza si mette al servizio della tecnologia, essa può svilupparsi soprattutto tra popoli, come quelli nordici, che conoscono una primissima rivoluzione industriale; che hanno - come gli olandesi o gli inglesi - grandi flotte da costruire e da utilizzare; che abbisognano di equipaggiamento moderno per gli eserciti, di infrastrutture territoriali, e così via. Mentre, cioè, prima, la scienza era legata solo all'intelligenza, alla cultura, alla filosofia, all'arte stessa, a partire dall'epoca moderna è legata al commercio, all'industria, alla guerra. Al denaro, insomma.

Che questa - e non la pretesa "persecuzione cattolica" di cui, l'abbiamo visto, parlano anche storici cattolici - sia la causa della relativa inferiorità scientifica dei popoli restati legati a Roma, lo dimostra anche l'intolleranza protestante di cui quasi mai si parla e che è invece massiccia e precoce. Copernico, da cui tutto inizia (e nel cui nome Galileo sarebbe stato "perseguitato") è un cattolicissimo polacco. Anzi, è addirittura un canonico che installa il suo rudimentale osservatorio su un torrione della cattedrale di Frauenburg. L'opera fondamentale che pubblica nel 1543 - La rotazione dei corpi celesti - è dedicata al papa Paolo III, anch'egli, tra l'altro, appassionato astronomo. L'imprimatur è concesso da un cardinale proveniente da quei domenicani nel cui monastero romano Galileo ascolterà la condanna.

Il libro del canonico polacco ha però una singolarità: la prefazione è di un protestante che prende le distanze da Copernico, precisando che si tratta solo di ipotesi, preoccupato com'è di possibili conseguenze per la Scrittura. Il primo allarme non è dunque di parte cattolica: anzi, sino al dramma finale di Galileo, si succedono ben undici papi che non solo non disapprovano la teoria "eliocentrica" copernicana, ma spesso l'incoraggiano. Lo scienziato pisano stesso è trionfalmente accolto a Roma e fatto membro dell'Accademia pontificia anche dopo le sue prime opere favorevoli al sistema eliocentrico.

Ecco, invece, la reazione testuale di Lutero alle prime notizie sulle tesi di Copernico: "La gente presta orecchio a un astrologo improvvisato che cerca in tutti i modi di dimostrare che è la Terra a girare e non il Cielo. Chi vuol far sfoggio di intelligenza deve inventare qualcosa e spacciarlo come giusto. Questo Copernico, nella sua follia, vuol buttare all'aria tutti i princìpi dell'astronomia". E Melantone, il maggior collaboratore teologico di fra Martino, uomo in genere piuttosto equilibrato, qui si mostra inflessibile: "Simili fantasie da noi non saranno tollerate".

Non si trattava di minacce a vuoto: il protestante Keplero, fautore del sistema copernicano, per sfuggire ai suoi correligionari che lo giudicano blasfemo perché parteggia per una teoria creduta contraria alla Bibbia, deve scappare dalla Germania e rifugiarsi a Praga, dopo essere stato espulso dal collegio teologico di Tubinga. Ed è significativo quanto ignorato (come, del resto, sono ignorate troppe cose in questa vicenda) che giunga al "copernicano" e riformato Keplero un invito per insegnare proprio nei territori pontifici, nella prestigiosissima università di Bologna.

Sempre Lutero ripeté più volte: "Si porrebbe fuori del cristianesimo chi affermasse che la Terra ha più di seimila anni". Questo "letteralismo", questo "fondamentalismo" che tratta la Bibbia come una sorta di Corano (non soggetta, dunque a interpretazione) contrassegna tutta la storia del protestantesimo ed è del resto ancora in pieno vigore, difeso com'è dall'ala in grande espansione - negli Usa e altrove - di Chiese e nuove religioni che si rifanno alla Riforma.

A proposito di università (e di "oscurantismo"): ci sarà pure una ragione se, all'inizio del Seicento, proprio quando Galileo è sulla quarantina, nel pieno del vigore della ricerca, di università - questa tipica creazione del Medio Evo cattolico - ce ne sono 108 in Europa, alcune altre nelle Americhe spagnole e portoghesi e nessuna nei territori non cristiani. E ci sarà pure una ragione se le opere matematiche e geometriche degli antichi (prima fra tutte quelle di Euclide) che costituirono la base fondamentale per lo sviluppo della scienza moderna, giunsero a noi soltanto perché ricopiate dai monaci benedettini e, appena inventata la tipografia, stampate sempre a cura di religiosi. Qualcuno ha addirittura rilevato che, proprio in quell'inizio del Seicento, è un Grande Inquisitore di Spagna che fonda a Salamanca la facoltà di scienze naturali dove si insegna con favore la teoria copernicana...

Storia complessa, come si vede. Ben più complessa di come abitualmente ce la raccontino. Bisognerà parlarne ancora.



180. Galileo Galilei /3

Qualcuno ha fatto notare un paradosso: è infatti più volte successo che la Chiesa sia stata giudicata attardata, non al passo con i tempi. Ma il prosieguo della storia ha finito col dimostrare che, se sembrava anacronistica, è perché aveva avuto ragione troppo presto.

E' successo, ad esempio, con la diffidenza per il mito entusiastico della "modernità", e del conseguente "progresso", per tutto il XIX secolo e per buona parte del XX. Adesso, uno storico come Émile Poulat può dire: "Pio IX e gli altri papi "reazionari" erano in ritardo sul loro tempo ma sono divenuti dei profeti per il nostro. Avevano forse torto per il loro oggi e il loro domani: ma avevano visto giusto per il loro dopodomani, che è poi questo nostro tempo postmoderno che scopre l'altro volto, quello oscuro, della modernità e del progresso".

E' successo, per fare un altro esempio, con Pio XI e Pio XII, le cui condanne del comunismo ateo erano sino a ieri sprezzate come "conservatrici", "superate", mentre ora quelle cose le dicono gli stessi comunisti pentiti (quando hanno sufficiente onestà per riconoscerlo) e rivelano che quegli "attardati" di papi avevano una vista che nessun altro ebbe così acuta. Sta succedendo, per fare un altro esempio, con Paolo VI, il cui documento che appare e apparirà sempre più profetico è anche quello che fu considerato il più "reazionario": l'Humanae Vitae.

Oggi siamo forse in grado di scorgere che il paradosso si è verificato anche per quel "caso Galileo" che ci ha tenuti impegnati per i due frammenti precedenti.

Certo, ci si sbagliò nel mescolare Bibbia e nascente scienza sperimentale. Ma facile è giudicare con il senno di poi: come si è visto, i protestanti furono qui assai meno lucidi; anzi, assai più intolleranti dei cattolici. E certo che in terra luterana o calvinista Galileo sarebbe finito non in villa, ospite di gerarchi ecclesiastici, ma sul patibolo.

Dai tempi dell'antichità classica sino ad allora, in tutto l'Occidente, la filosofia comprendeva tutto lo scibile umano, scienze naturali comprese: oggi ci è agevole distinguere, ma a quei tempi non era affatto così; la distinzione cominciava a farsi strada tra lacerazioni ed errori.

D'altro canto, Galileo suscitava qualche sospetto perché aveva già mostrato di sbagliare (sulle comete, ad esempio) e proprio su quel suo prediletto piano sperimentale; non aveva prove a favore di Copernico, la sola che portava era del tutto erronea. Un santo e un dotto della levatura di Roberto Bellarmino si diceva pronto - e con lui un'altra figura di altissima statura come il cardinale Baronio - a dare alla Scrittura (la cui lettera sembrava più in sintonia col tradizionale sistema tolemaico) un senso metaforico, almeno nelle espressioni che apparivano messe in crisi dalle nuove ipotesi astronomiche; ma soltanto se i copernicani fossero stati in grado di dare prove scientifiche irrefutabili. E quelle prove non vennero se non un secolo dopo.

Uno studioso come Georges Bené pensa addirittura che il ritiro deciso dal Sant'Uffizio del libro di Galileo fosse non solo legittimo ma doveroso, e proprio sul piano scientifico: "Un po' come il rifiuto di un articolo inesatto e senza prove da parte della direzione di una moderna rivista scientifica". D'altro canto, lo stesso Galileo mostrò come, malgrado alcuni giusti princìpi da lui intuiti, il rapporto scienza-fede non fosse chiaro neppure per lui. Non era sua, ma del cardinal Baronio (e questo riconferma l'apertura degli ambienti ecclesiastici) la formula celebre: "L'intento dello Spirito Santo, nell'ispirare la Bibbia, era insegnarci come si va al Cielo, non come va il cielo".

Ma tra le cose che abitualmente si tacciono è la sua contraddizione, l'essersi anch'egli impelagato nel "concordismo biblico": davanti al celebre versetto di Giosuè che ferma il Sole non ipotizzava per niente un linguaggio metaforico, restava anch'egli sul vecchio piano della lettura letterale, sostenendo che Copernico poteva dare a quella "fermata" una migliore spiegazione che Tolomeo. Mettendosi sullo stesso piano dei suoi giudici, Galileo conferma quanto fosse ancora incerta la distinzione tra il piano teologico e filosofico e quello della scienza sperimentale.

Ma è forse altrove che la Chiesa apparve per secoli arretrata, perché era talmente in anticipo sui tempi che soltanto ora cominciamo a intuirlo. In effetti - al di là degli errori in cui possono essere caduti quei dieci giudici, tutti prestigiosi scienziati e teologi, nel convento domenicano di Santa Maria sopra Minerva, e forse al di là di quanto essi stessi coscientemente avvertivano - giudicando una certa baldanza (se non arroganza) di Galileo, stabilirono una volta per sempre che la scienza non era né poteva divenire una nuova religione; che non si lavorava per il bene dell'uomo e neppure per la Verità, creando nuovi dogmi basati sulla "Ragione- al posto di quelli basati sulla Rivelazione. "La condanna temporanea (donec corrigatur, fino a quando non sia corretta, diceva la formula) della dottrina eliocentrica, che dai suoi paladini era presentata come verità assoluta, salvaguardava il principio fondamentale che le teorie scientifiche esprimono verità ipotetiche, vere ex suppositione, per ipotesi e non in modo assoluto". Così uno storico d'oggi. Dopo oltre tre secoli di quella infatuazione scientifica, di quel terrorismo razionalista che ben conosciamo, c'è voluto un pensatore come Karl Popper per ricordarci che inquisitori e Galileo erano, malgrado le apparenze, sullo stesso piano. Entrambi, infatti, accettavano per fede dei presupposti fondamentali sulla cui base costruivano i loro sistemi. Gli inquisitori accettavano come autorità indiscutibili (anche sul piano delle scienze naturali) la Bibbia e la Tradizione nel loro senso più letterale. Ma anche Galileo e, dopo di lui, tutta la serie infinita degli scientisti, dei razionalisti, degli illuministi, dei positivisti - accettava in modo indiscusso, come nuova Rivelazione, l'autorità del ragionare umano e dell'esperienza dei nostri sensi.

Ma chi ha detto (e la domanda è di un laico agnostico come Popper) - se non un'altra specie di fideismo - che ragione ed esperienza, che testa e sensi ci comunichino il "vero"? Come provare che non si tratta di illusioni, così come molti considerano illusioni le convinzioni su cui si basa la fede religiosa? Soltanto adesso, dopo tanta venerazione e soggezione, diveniamo consapevoli che anche le cosiddette "verità scientifiche" non sono affatto "verità" indiscutibili a priori, ma sempre e solo ipotesi provvisorie, anche se ben fondate (e la storia in effetti è lì a mostrare come ragione ed esperienza non abbiano preservato gli scienziati da infinite, clamorose cantonate, malgrado la conclamata "oggettività e infallibilità della Scienza").

Questi non sono arzigogoli apologetici, sono dati ben fondati sui documenti: sino a quando Copernico e tutti i copernicani (numerosi, lo abbiamo visto, anche tra i cardinali, magari tra i papi stessi) restarono sul piano delle ipotesi, nessuno ebbe da ridire, il Sant'Uffizio si guardò bene dal bloccare una libera discussione sui dati sperimentali che via via venivano messi in campo.

L'irrigidimento avviene soltanto quando dall'ipotesi si vuol passare al dogma, quando si sospetta che il nuovo metodo sperimentale in realtà tenda a diventare religione, quello "scientismo" in cui in effetti degenererà. "In fondo, la Chiesa non gli chiedeva altro che questo: tempo, tempo per maturare, per riflettere quando, per bocca dei suoi teologi più illuminati, come il santo cardinale Bellarmino, domandava al Galilei di difendere la dottrina copernicana ma solo come ipotesi e quando, nel 1616, metteva all'Indice il De revolutionibus di Copernico solo donec corrigatur, e cioè finché non si fosse data forma ipotetica ai passi che affermavano il moto della Terra in forma assoluta. Questo consigliava Bellarmino: raccogliete i materiali per la vostra scienza sperimentale senza preoccuparvi, voi, se e come possa organizzarsi nel corpus aristotelico. Siate scienziati, non vogliate fare i teologi!" (Agostino Gemelli).

Galileo non fu condannato per le cose che diceva; fu condannato per come le diceva. Le diceva, cioè, con un'intolleranza fideistica, da missionario del nuovo Verbo che spesso superava quella dei suoi antagonisti, pur considerati "intolleranti" per definizione. La stima per lo scienziato e l'affetto per l'uomo non impediscono di rilevare quei due aspetti della sua personalità che il cardinale Paul Poupard ha definito come "arroganza e vanità spesso assai vive". Nel contraddittorio, il Pisano aveva di fronte a sé astronomi come quei gesuiti del Collegio Romano dai quali tanto aveva imparato, dai quali tanti onori aveva ricevuto e che la ricerca recente ha mostrato nel loro valore di grandi, moderni scienziati anch'essi "sperimentali".

Poiché non aveva prove oggettive, è solo in base a una specie di nuovo dogmatismo, di una nuova religione della Scienza che poteva scagliare contro quei colleghi espressioni come quelle che usò nelle lettere private: chi non accettava subito e tutto il sistema copernicano era (testualmente) "un imbecille con la testa tra le nuvole", uno "appena degno di essere chiamato uomo", "una macchia sull'onore del genere umano", uno "rimasto alla fanciullaggine"; e via insultando. In fondo, la presunzione di essere infallibile sembra più dalla sua parte che da quella dell'autorità ecclesiastica.

Non si dimentichi, poi, che, precorrendo anche in questo la tentazione tipica dell'intellettuale moderno, fu quella sua "vanità", quel gusto di popolarità che lo portò a mettere in piazza, davanti a tutti (con sprezzo, tra l'altro della fede dei semplici), dibattiti che proprio perché non chiariti dovevano ancora svolgersi, e a lungo, tra dotti. Da qui, tra l'altro, il suo rifiuto del latino: "Galileo scriveva in volgare per scavalcare volutamente i teologi e gli altri scienziati e indirizzarsi all'uomo comune. Ma portare questioni così delicate e ancora dubbie immediatamente a livello popolare era scorretto o, almeno, era una grave leggerezza" (Rino Cammilleri).

Di recente, 1`erede" degli inquisitori, il Prefetto dell'ex Sant'Uffizio, cardinale Ratzinger, ha raccontato di una giornalista tedesca - una firma famosa di un periodico laicissimo, espressione di una cultura "progressista" - che gli chiese un colloquio proprio sul riesame del caso-Galileo. Naturalmente, il cardinale si aspettava le solite geremiadi sull'oscurantismo e dogmatismo cattolici. Invece, era il contrario: quella giornalista voleva sapere "perché la Chiesa non avesse fermato Galileo, non gli avesse impedito di continuare un lavoro che è all'origine del terrorismo degli scienziati, dell'autoritarismo dei nuovi inquisitori: i tecnologi, gli esperti...". Ratzinger aggiungeva di non essersi troppo stupito: semplicemente quella redattrice era una persona aggiornata, era passata dal culto tutto "moderno" della Scienza alla consapevolezza "postmoderna" che scienziato non può essere sinonimo di sacerdote di una nuova fede totalitaria.

Sulla strumentalizzazione propagandistica che è stata fatta di Galileo, trasformato - da uomo con umanissimi limiti, come tutti, quale era - in un titano del libero pensiero, in un profeta senza macchia e senza paura, ha scritto cose non trascurabili la filosofa cattolica (uno dei pochi nomi femminili di questa disciplina) Sofia Vanni Rovighi. Sentiamo:

"Non è storicamente esatto vedere in Galileo un martire della verità, che alla verità sacrifica tutto, che non si contamina con nessun altro interesse, che non adopera nessun mezzo extra-teorico per farla trionfare, e dall'altra parte uomini che per la verità non hanno alcun interesse, che mirano al potere, che adoperano solo il potere per trionfare su Galileo. In realtà ci sono invece due parti, Galileo e i suoi avversari, l'una e l'altra convinte della verità della loro opinione, l'una e l'altra in buona fede ma che adoperano l'una e l'altra anche mezzi extra-teorici per far trionfare la tesi che ritengono vera. Né bisogna dimenticare che, nel 1616, l'autorità ecclesiastica fu particolarmente benevola con Galileo e non lo nominò neppure nel decreto di condanna e nel 1633, sebbene sembrasse procedere con severità, gli concesse ogni possibile agevolazione materiale. Secondo il diritto di allora, prima, durante e, se condannato, dopo la procedura, Galileo avrebbe dovuto essere in carcerato; e invece non solo in carcere non fu neanche per un'ora, non solo non subì alcun maltrattamento, ma fu alloggiato e trattato con ogni conforto".

Ma continua la Vanni Rovighi, quasi con particolare sensibilità femminile verso le povere figlie del grande scienziato: "Non è poi equo operare con due pesi e due misure e parlare di delitto contro lo spirito quando si allude alla condanna di Galileo, ma non battere ciglio quando si narra della monacazione forzata che egli impose alle sue due figliuole giovinette, facendo di tutto per eludere le savie leggi ecclesiastiche che tutelavano la dignità e libertà personale delle giovani avviate alla vita religiosa, col fissare un limite minimo di età per i voti. Si osserverà che quell'azione di Galileo va giudicata tenendo presente l'epoca storica, che Galileo cercò di rimediare, di farsi perdonare quella violenza, usando gran e bontà soprattutto verso Virginia, divenuta suor Maria Celeste; e noi troviamo giustissime queste considerazioni, ma domandiamo che egual metro di comprensione storica e psicologica venga usato anche quando si giudicano gli avversari di Galileo".

Prosegue la studiosa: "Occorrerà anche tenere presente questo: quando si condanna severamente l'autorità che giudicò Galileo ci si mette da un punto di vista morale (da un punto di vista intellettuale, infatti, è pacifico che ci fu errore nei giudici; ma l'errore non è delitto e non si dimentichi mai che ciò non riguarda affatto la fede: sia il giudizio del 1616 che quello del 1633 sono decreti di una Congregazione romana approvati dal papa in forma communi e come tali non cadono sotto la categoria delle affermazioni nelle quali la Chiesa è infallibile; si tratta di decreti di uomini di Chiesa, non certo di dogmi della Chiesa). Se ci si pone, dunque, a un punto di vista morale, non bisogna confondere questo valore con il successo. Tanto vale il tormento dello spirito del grande Galileo quanto il tormento dello spirito sconvolto della povera suor Arcangela, monacata a forza dal padre a 12 anni. E se poi si osserva che - diamine! - Galileo è Galileo, mentre suor Arcangela non è che un'oscura donnetta, per concludere almeno implicitamente che tormentare l'uno è colpa ben più grave che tormentare l'altra, ci si lascia affascinare dal potere e dal successo. Ma da questo punto di vista non ha più senso parlare di spirito: né per stigmatizzare i delitti compiuti contro di esso né per esaltarne le vittorie".

di Vittorio Messori

Nella "Lettera alla Granduchessa Cristina", Galileo si fece giudice ed esegeta "scientifico" della Bibbia, dicendo - in merito all'arresto del sole e della luna al comando di Giosue' - che "coll'aiuto del sistema Copernicano noi abbiamo il senso facile, letterale e chiaro del comando".

Inoltre,

"[...] Galileo aveva scritto che alcune volte le Scritture "oscurano" il loro proprio significato. Nella copia mandata a Roma la parola "oscurano" era cambiata in "pervertono". Questa e l'altra parola contraffatta, "falso", furono le uniche due criticate dal consultore del Santo Uffizio al quale la lettera era stata sottoposta. La lettera nell'insieme fu trovata in accordo con l'insegnamento cattolico".

(cit. in James Brodrick s.j., "S. Roberto Bellarmino", Ancora, Milano 1965, p. 431-432 e 436)

Affus
24-11-02, 22:39
GIORDANO BRUNO



La Chiesa chiede scusa ai 'pisani” (il resto ve lo risparmio). Così titolava a tutta pagina la locandina di uno degli ultimi numeri del Vernacoliere, pubblicazione scurrile livornese che non perde occasione per irridere i tradizionali nemici di campanile (e poi si parla di unità europea...).

C’era da aspettarselo: il tormentone dei mea culpa ecclesiastici comincia a rivelarsi una specie di boomerang e a prestare il fianco all’irrisione. Si sperava che tali mea culpa fossero solo un passe partout penitenziale per entrare nel Terzo Millennio, e che l’ingresso nel Duemila li avrebbe fatti cessare. Invece pare proprio di no. Certo, non è simpatico cercar di fare dell’apologetica e sentirsi rispondere (come ormai da tempo invariabilmente mi capita): ma lei vuole smentire il papa? Deus avertat! Figurarsi se voglio insegnare il mestiere al pontefice. Ho solo studiato la storia “scheletri nell’armadio” (Inquisizione, crociate, processo di Galileo, etc) non sono tali. Ho visto che le cose, inquadrate nel loro contesto storico e ben sviscerate, sono diverse da come certa polemica storica le ha presentate. Per esempio, quel che i più sanno dell’Inquisizione l’hanno mutuato da romanzi come Il nome della rosa di Umberto Eco e Il pozzo e il pendolo di Edgar Allan Poe. Pochissimi leggono opere serie, di storici, sull’argomento. I mea culpa hanno avuto il merito di aprire il dibattito, e gli storici hanno dovuto squadernare la verità: l’Inquisizione fu molto meno truce di quanto si pensi e sicuramente più mite degli altri tribunali; le crociate non furono affatto una guerra santa ma un pellegrinaggio per necessità armato; Galileo, dal punto di vista teologico (non scientifico) aveva torto.

Ebbene, il papa non ha fatto altro che dire, doverosamente, qualcosa del genere: signori, se i cattolici che io rappresento nel corso della storia vi hanno fatto qualche torto, a nome loro vi chiedo scusa; qua la mano e, anziché estenuarci in sterili polemiche sul passato, guardiamo al futuro. Naturalmente, la mano tesa è rimasta a mezz’aria, perché non risulta sia stata stretta da qualcuno. Non risulta, cioè, che dall’altra parte sia avvenuto un processo analogo: nessuna revisione, nessuna resipiscenza, nessun accoglimento della cordiale proposta papale. La cosiddetta cultura laica non ha mai fatto, né fa, mea culpa dei preti ghigliottinati dai giacobini, dei cattolici impiccati dagli anglicani, delle vittime del comunismo, dei massacri degli ultimi due secoli. Il ventesimo secolo ha fatto due guerre mondiali, due totalitarismi e il genocidio ebraico. Ha prodotto più morti ammazzati di quanti ne abbia avuti l’intera storia umana precedente. In un solo secolo, la cosiddetta cultura laica. Pentimenti? Macché. Anzi, c’è chi certi sterminii, se potesse, volentieri li addosserebbe, anche questi, alla Chiesa. Noi non ci sentiamo di tacere. E non per spirito di parte, ma per amor di giustizia. E scriviamo libri, articoli, parliamo in pubbliche conferenze ovunque ci invitino. Ma siamo ben consapevoli che la lodevole intenzione del papa è travisata dai media, i quali rubricano tutto sotto la voce “Mea culpa della Chiesa” e se ne lavano le mani. Certo, si potrebbe chiedere agli esperti di comunicazione che consigliano il papa (se ci sono) di tenere maggior conto di quel che verrà filtrato dai giornali. Una cosa, infatti, sono le parole effettive del papa, altra quel che di esse arriva sui media e, dunque, alla gente comune. Ma, ripeto, non vogliamo insegnare il mestiere agli altri; solo, rispettosamente, metterli sull’avviso.

Ora ci toccherà prendere in braccio il dossier di Giordano Bruno e, nel nostro piccolo, fornire una chiave di lettura diversa da quanto colerà sui giornali. Cominciamo subito col dire che l’affaire “Giordano Bruno” fu un fatto tutto interno alla Chiesa, e che la cultura laica o del “libero pensiero” non c’entrava affatto. Giordano Bruno era un prete domenicano e la Chiesa aveva tutto il diritto di chiedergli conto di quel che andava predicando a destra e a manca. Le idee, infatti, non sono armi spuntate e innocue: un solo libro può fare molti danni (pensiamo a Marx, per esempio). Certo, alla mentalità odierna può sembrare eccessivo perseguire qualcuno per quel che predica, ma alla fine del Cinquecento non si pensava cosi. Quell’epoca aveva visto sanguinosissime guerre di religione, tutte scatenate dalle prediche di monaci come Lutero e preti come Calvino. Il dissenso religioso era, insomma, pura dinamite a quell’epoca, e la Chiesa era costretta a serrare i suoi ranghi e mantenere stretta vigilanza sui suoi uomini. In più, il Bruno aveva un’accusa di tentato omicidio sul capo, e c’è chi giura che abbia venduto molti cattolici inglesi ai tribunali di Elisabetta I. La religione che predicava non era nemmeno cristiana, ma magico-egizia, un guazzabuglio di teorie simil-New Age infarcito di orribili bestemmie su Cristo, gli Apostoli, la Madonna. Neanche Venezia, tradizionale rifugio di eretici, lo volle: arrestato e consegnato a Roma, per otto lunghi anni lo si scongiurò di rientrare nell’ovile. Il suo processo, reso interminabile dalle sue abiure e controabiure, fu quanto di più giuridicamente corretto si potesse trovare a quel tempo. La fama del Bruno cominciò solo nell’800, all’epoca dell’anticlericalismo liberai-massonico più acre. Prima, quasi nessuno sapeva chi fosse.


di rino cammilleri

Affus
24-11-02, 22:43
FRA NICOLAU EYMERICH

MANUALE DELL'INQUISITORE
A.D. 1376



A cura di
RINO CAMMILLERI



INTRODUZIONE

La leggenda nera" sull'Inquisizione è stata da tempo smantellata dagli storici di professione, con un ridimensionamento di tali proporzioni da far temere ad uno dei maggiori specialisti italiani, Adriano Prosperi (non a caso di gran lunga il più citato nelle pagine che seguono), il passaggio ad una leggenda rosa". Il timore è che si finisca col non sottolineare a sufficienza l'intolleranza di quel tribunale ecclesiastico che pretendeva di uniformare tutte le idee in circolazione ad una sola, la sua. Prosperi: "La scoperta che i giudici di quel tribunale agivano sforzandosi in buona fede di fare correttamente il loro lavoro e che spesso riuscivano ad arginare ondate di sospetti e d'intolleranza, che la loro procedura era rigorosa, che non desideravano far soffrire gli imputati, non significa sostituire alla "1eyenda nigra" una "leyenda rosada"" (Inquisizione: verso una nuova immagine?, in "Critica storica" n. 25, [19881).Già. Ma il lettore comune quanto sa di tale "scoperta"?

Comunque, qui si ricade nel solito problema del "revisionismo" storico, termine d'origine marxista che postula una verità ` ufficiale" da salvaguardare per non correre il rischio che qualcuno possa, a furia "revisionare", subire tentazioni nostalgiche. Ma noi siamo convinti che, oggi come oggi (ma anche domani come domani) solo un visionario potrebbe pensare alla restaurazione di un Ancíen Régime in cui il Sant'Uffizio tenesse la conta di quelli che si confessano e fanno la comunione. Dunque, preferiamo subire la tentazione supremamente democratica di far sapere a tutti, anche al lettore medio, quel che gli storici accademici sanno bene da un pezzo. Perché il lettore (unico padrone e datore di lavoro di quelli come noi; l'unico, dunque, di cui c'importi il parere) di un argomento spinoso come l'Inquisizione dovrebbe continuare ad avere solo l'immagine fornita da romanzi "gotici" come Il pozzo e il pendolo o Il nome della rosa? Si deve ancora perpetuare la sgradevole distinzione tra cultura "alta" per le élites e "bassa" per il volgo? Nel nostro paese i cattolici sono tanti, e sono senz'altro interessati alla verità su uno "scheletro nell'armadio della loro storia, anche se qualche prelato o intellettuale potrà essere infastidito dalla riapertura d'antiche ferite.

Tuttavia, il libero mercato presenta un aspetto - nel caso in questione meraviglioso: uno è padrone di comprare o meno questo libro, senza che un'Inquisizione lo processi per averlo fatto.

Il materiale sull'Inquisizione è ormai davvero immenso, ed è il motivo per cui nelle pagine seguenti verranno citate solo le opere a nostro giudizio più rappresentative, a malincuore trascurando - per esempio cose notevoli ma ponderose come i cinque volumi della Storia dell'Inquisizione in Italia di Romano Canosa e privilegiando autori tutt'altro che teneri nei confronti dell'Inquisizione. La scelta di proporre e commentare il Directorium di Eymerich nella versione cinquecentesca del Peña è stata suggerita dal singolare revival che l'inquisitore medievale subisce ai nostri giorni, trasformato com'è in protagonista di romanzi di fantascienza da un autore d'Urania, Valerio Evangelisti. In questo modo si è avuta la possibilità di offrire una specie di "summa" sull'argomento sfruttando un personaggio che i giovani conoscono, un manuale da inquisitori medievali con un aggiornamento di due secoli dopo, una succinta panoramica di quanto la moderna storiografia ha assodato. Chi vuole avere un'idea "veloce" di quel che fu davvero l'Inquisizione, non deve fare altro che leggere questo libro.

Tuttavia è giusto avvisare il lettore, nostro signore e padrone, che commetterebbe un grossolano errore se leggesse le parole di Eymerich e di Peña con gli occhiali di fine XX secolo. Per due motivi. Il primo è che la "tolleranza", quale oggi la s'intende nel pensiero "debole" e politically correct, cinquecento anni fa (epoca di Peña) e - a maggior ragione - settecento anni fa (epoca di Eymerich) era invece intesa nel suo senso letterale di "sopportazione". Dall'Illuminismo in poi "tolleranza religiosa" ha significato indifferenza verso qualsiasi credo, religioso o no, adducendo che, se la religione porta a guerre e massacri, è meglio relegarla nel privato. Purtroppo i giacobini non trovarono altro mezzo c e imporre questa loro idea con guerre e massacri, il che ci riporta al punto di partenza. O meglio, fuori strada, perché un libro di storia è un libro di storia: lo si legge e poi, se si vuole, si esprime un giudizio; giudizio che è più lucido se si è avuta la possibilità di ascoltare tutte le campane.

Un altro errore da non commettere, nel leggere questo Manuale dell'inquisitore, è pensare che alle direttive dei compilatori di simili testi seguissero pronte applicazioni. Gli inquisitori consultavano questi manuali solo per la procedura. La pratica quotidiana di quelli che erano pur sempre dei preti - e non cessavano di esserlo per il fatto di trovarsi addosso un'incombenza pesante e non di rado pericolosa - può genericamente riassumersi nella formula "fulmini dal pulpito e misericordia nel confessionale". Anzi, proprio perché i contemporanei non sopportavano la clericalis mollities e tra il comandare e l'essere obbediti, a quei tempi, ce ne correva, Eymerich e chi per lui si vedevano costretti a rincarare la dose, sperando che dalla moltiplicazione delle minacce verbali scaturisse almeno un'accettabile percentuale di successo.

"Demonizzata dalla polemica protestante, attaccata con determinazione dagli illuministi fino a disinnescarne il legame col "braccio secolare", l'Inquisizione attirò poi le fantasie romantiche". Così il Prosperi (Introduzione, p. XVII) in un volume che il lettore troverà citato ad iosa: Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, missionari, Einaudi, 1996. A distanza di secoli c'è chi pubblica libri in cui si mostra un altro aspetto di Nerone; nulla di male, dunque, a far sapere che gli inquisitori costituivano di fatto l'ultima speranza del reo, ricercato come sovversivo dal "braccio secolare", cioè il potere civile. Se si pentiva e dimostrava di voler rientrare nella Chiesa, questa lo proteggeva e gli salvava il collo. In caso contrario, respinta l'ultima possibilità di salvezza, essa era costretta ad "abbandonarlo al braccio secolare", cioè a quel destino che il reo aveva volontariamente e ostinatamente perseguito.

Questo punto, di capitale importanza, va tenuto presente se si vuol comprendere il linguaggio crudo ed esplicito di Eymerich (e di Peña; del quale tuttavia, per non pesare troppo sui lettori, abbiamo preferito riportare solo i passi essenziali). Certo, oggi siamo abituati a ben altra prudenza da parte degli ecclesiastici.

Ma al tempo di Eymerich non c'era timore di venire equivocati. Anzi, una certa apparente spietatezza era quasi d'obbligo per non confermare A potere civile (e lo stesso popolo) nel sospetto che la Chiesa fosse di suo troppo indulgente con colpevoli del delitto più alto: lesa maestà, il crimine peggiore nel mondo antico, la cui pena fin dai tempi di Diocleziano era il rogo. La Chiesa aveva dovuto lottare a lungo e duramente per sottrarre l'eresia alla giurisdizione civile: se si fosse mostrata troppo intenzionata a risparmiare gli eretici, tale giurisdizione (sempre periclitante) le sarebbe stata sottratta e l'eretico non avrebbe avuto misericordia. Divergenti erano infatti gli interessi dei due "bracci": quello spirituale, tendeva a far rientrare l'eretico nell'ovile di Pietro; quello secolare, a eliminare ogni minaccia di sovversione.

Altra fantasmagoria entrata per sempre nel nostro immaginario è quella che vede negli eretici degli inermi "martiri del libero pensiero". "Ora, finché la letteratura sull'Inquisizione è stata soprattutto di origine protestante ( ... ) si è potuto tranquillamente demonizzare quell'istituzione (strumento dell'Anticristo, si diceva) ed esaltarne le vittime come martiri della verità. Una nozione schematica e superficiale" (L'inquisizione: verso una nuova immagine?, cit., pp. 141-142). Dalle pagine che seguono si vedrà che l'eresia fu oggetto degli affanni inquisitoriali solo in minima parte e in periodi circoscritti. Il più del tempo gli inquisitori lo dedicavano a truffatori che si fingevano preti, bigami o trigami, fattucchieri denunciati da clienti delusi. Non solo: gli eretici veri e propri, specialmente nel periodo della lotta al protestantesimo, erano quasi tutti frati e preti. In più, gli eretici propriamente detti erano le mille miglia lontani dal rivendicare la "tolleranza" o l'equivalenza delle fedi. Potendo, si sarebbero comportati (e dove furono maggioranza si comportarono) come gli inquisitori, e anche peggio.

Certo, per la sensibilità odierna la libertà è un valore molto superiore alla verità. Anzi, è l'unico valore, laddove alla nozione di "verità" ci si avvicina con l'atteggiamento sospettoso di Pilato ("Quid est veritas?") o, peggio, con quello condannatorio di Umberto Eco ne Il nome della rosa, il cui protagonista dichiara senza mezzi termini che l'unica passione insana da cui è d'uopo liberarsi è appunto quella per la verità. Chi crede che la verità esista è un sognatore (secondo Pilato) o un pericoloso fanatico (secondo Eco).

Beh, la Chiesa crede alla verità, e anche l'Inquisizione ci credeva. Girando il problema all'ultimo grande inquisitore vivente, il cardinale Joseph Ratzinger (che è prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ex Sant'Uffizio) centra il tema in un suo libro: La via della fede. Le ragioni dell'etica nell'epoca presente (Ares, 1996). E ribatte: già, ma che cos'è la libertà? La definizione di libertà non deve essere completata mediante il legame con la ragione, pena la caduta nella tirannia dell'irrazionalità? Per esempio, il marxismo si è presentato come liberatore ma si è risolto nel più grande sistema di schiavitù della storia. La Rivoluzione francese iniziò come idea democratica costituzionale, anzi fece sua l'idea rousseauiana di anarchia individualista, e divenne una dittatura sanguinaria e accentratrice. La Riforma protestante "liberò" l'individuo dalla gerarchia ecclesiastica e dal dogma, creò le chiese nazionali e finì con il rafforzare il potere dello Stato.

Leggendo Sartre ci si rende conto che la libertà radicale, totale, dell'individuo non porta in nessun posto, è un fallimento angosciante e senza senso. L'antica tentazione (" ... sarete come dei ... ") si ripete nel desiderio di indipendenza da tutto e da tutti: dalla legge, dall'autorità, dalla realtà stessa, come i paradisi drogastici promettono. Insomma, il problema è ancora e sempre teologico, perché solo Dio può godere della libertà assoluta; invece l'uomo è tanto più libero quanto più liberamente accetta la verità, dalla forza di gravità in su. Solo accettando le leggi fisiche, infatti, si può volare; se le si rifiuta, ci si sfracella.

Senza l'adesione alla verità, dice sant'Agostino, non c'è differenza strutturale tra uno Stato e una ben ordinata banda di predoni. E senza responsabilità non si dà libertà. Ma in che consista la responsabilità oggi è stabilito dal consenso. Solo che il consenso è manipolabile, e i miti sono più attraenti della verità.

Dice Ratzinger: "La patologia della religione è la malattia più pericolosa dello spirito umano. Essa si dà nelle religioni, ma esiste propriamente anche là dove la religione è respinta come tale e viene attribuito un ruolo assoluto a beni relativi: i sistemi ateistici dell'epoca moderna sono gli esempi più spaventosi di una passione religiosa alienata dalla sua essenza". Morale: se la verità non esiste, non esiste nemmeno la libertà. Come dice il Vangelo, solo la verità rende liberi. Questo concetto era chiarissimo e pacifico per tutti al tempo dell'Inquisizione.

E ci sia consentita un'ulteriore riflessione. Le recenti follie di fanatici settari (il suicidio di massa della Guyana, quello svizzero-canadese del Tempio Solare, quelli statunitensi di Internet, e poi "Satana" Manson, Waco o il gas nervino nella metropolitana di Tokyo) inducono a sospettare che forse l'attenzione inquisitoriale abbia davvero, nei secoli passati, salvato il cervello degli europei e rimandato il più possibile i disastri operati da utopie, ideologie e culti disumani. Forse. E, certo, la storia non si fa con i "se". Ma, grazie a Dio, nemmeno con i moralismi.

In ogni caso, il lettore a cui della diatriba sulle leggende nere o rosate non importa nulla potrà godersi, leggendo questo Manuale, uno spaccato di vita medievale (e anche rinascimentale) quale non sempre è dato di vedere direttamente sulle fonti.

Un'ultima cosa. Il Vaticano ha di recente aperto agli studiosi gli archivi del Sant'Uffizio. Correvano strane leggende metropolitane su questo archivio, la cui "chiusura" era attribuita a chissà quali segreti da nascondere. Le cose, al solito, erano più semplici. Quasi cinquecento anni di documenti rappresentano una mole immensa, una spaventosa congerie di carte che richiede catalogazione da parte di esperti. Finalmente, tale lavoro è stato completato e uno studioso interessato può utilmente chiedere il tal documento, ben sapendo che l'archivista è adesso in grado di trovargli in tempo ragionevole il volume in cui è contenuto. Come mai c'è voluto tanto? Anche qui, la risposta è semplice: le vicende politiche e umane. Muore un papa, se ne fa un altro (passa il tempo); muore l'archivista esperto, non ce n'è uno che possa sostituirlo subito; c'è una guerra di mezzo; c'è il papa, c'è l'archivista e non c'è guerra, ma la situazione è fortemente anticlericale, meglio allora rimandare. E così via. C'è anche un altro aspetto da tener presente: la maggior parte degli studiosi sono curiosi dei processi per eresia, ma questi costituiscono solo un'infima parte dell'archivio del Sant'Uffizio; il più è formato dalle grandi controversie teologiche del XVI secolo, i fenomeni di falso misticismo del secolo seguente, i movimenti spirituali di quello successivo, il confronto con l'illuminismo nel XVII secolo, con il liberalismo, il marxismo, il positivismo, l'evoluzionismo nel XIX. Si aggiunga che tra il 1816 e il 1817 l'intero archivio fu requisito e portato a Parigi dai napoleonici, cosa che causò la perdita pressoché totale dei documenti attinenti ai processi. Alla Restaurazione, pochissimo potè essere recuperato (molti documenti vennero usati come carta da camino, altri furono trovati nella bancarelle dei pescivendoli, che se ne servivano per avvolgere la merce), anche perché il governo francese non volle accollarsi le spese del trasporto a Roma. Nella vicenda rimasero coinvolti anche i documenti riguardanti i processi di Galileo e Giordano Bruno.

Le carte messe a disposizione degli studiosi arrivano fino al 1903. Qualche teologo sospeso a divinis se ne è lamentato, insinuando, anche qui, "cose da nascondere". Ma la storia del XX secolo è nota, e l'attività inquisitoriale del Novecento al massimo riguarda Padre Pio o beghe di monaci. In quel tempo il pontefice san Pio X rimaneggiò completamente l'istituzione, preparando il terreno alla riforma di Paolo VI. Dunque, gli ultimi novant'anni sono di scarso interesse laico".

Il famigerato Indice dei libri proibiti? L sempre stato, per ovvi motivi, a disposizione di tutti. Copie d'antiquariato possono reperirsi agevolmente sulle bancarelle dei Navigli a Milano. Tale Indice - è bene ricordarlo - serviva solo ai devoti obbedienti: a volte passavano quaranta, cinquant'anni prima che un libro venisse inserito nell'Indice. Infatti occorreva prima leggerlo, magari tradurlo, esaminarlo, sottoporlo agli esperti. Nel frattempo, quanti lo volevano leggere avevano avuto ogni agio per farlo. Non solo. Le censure dovevano essere apposte a mano, copia per copia, coprendo di inchiostro nero le righe censurate. Insomma, l'Indice aveva, di fatto, solo un valore, appunto, indicativo per i credenti.

Ed eccoci a questo Manuale. L'opera di Eymerich fu uno dei testi di consultazione più diffusi, con un'incidenza anche maggiore di quella, pur celebre, di Bernardo Gui. Un inquisitore, data la puntigliosità con cui doveva essere applicata la procedura, quasi non poteva farne a meno. Diviso in parti, in capitoli e in paragrafi (addirittura con, in certi punti, una scansione numerica a-domanda-risponde che ci fa facilmente immaginare il dito dell'inquisitore scorrere sulle righe alla ricerca della risposta che faccia al caso suo), assemblava in un unico, comodo volume una vasta congerie di disposizioni le più disparate provenienti da bolle, concili, decreti, canoni. In più, metteva a disposizione per una vastissima gamma di situazioni la consumata esperienza di un inquisitore rinomato per dottrina e precisione. La sua validità sfidò i secoli, tanto che, mutati i tempi e le eresie, non si stimò necessario provvedere alla confezione di un nuovo manuale; fu sufficiente incaricare Francisco Peña di aggiornarlo qua e là nelle parti divenute obsolete. Così, un manuale concepito in tempi di catarismo poté essere tranquillamente utilizzato anche per far fronte al protestantesimo. In fondo, come ha detto qualcuno, le posizioni eretiche sono come quelle erotiche: combinazioni monotonamente diverse all'interno di una gamma tutto sommato piuttosto ristretta.

Tuttavia, il discorso sull'Inquisizione (che è in fondo quel che più ci interessa) rischiava di restare monco. Il lettore, infatti, si sarebbe trovato ad avere a che fare con un testo specialistico concepito per ecclesiastici di settecento anni fa, e a delle chiose che avevano senso solo nel XVI secolo. Era opportuno, dunque, dare una "terza mano" di vernice sul tutto, per mostrare al lettore comune di fine millennio una figura per quanto possibile a tutto tondo del fenomeno Inquisizione. Ove opportuno, come un moderno giureconsulto (ma con intenti questa volta divulgatori), ho aggiunto esempi, chiarimenti, paragoni, citazioni, fatti storici, sperando che dal risultante mix di commenti e documenti scaturisca una panoramica generale quale non è dato di vedere nelle opere che parlano dell'Inquisizione ma non fanno parlare gli inquisitori.

E adesso, scusandomi per le troppe precisazioni e parentesi, passo la parola al libro. Ma mi chiedo: a chi interessa, in fondo, la vera storia dell'Inquisizione? Domanda legittima, visto che un quotidiano italiano di grande diffusione (L'Unità), nel dare notizia dell'apertura degli archivi inquisitoriali, datava al 1442 la Riforma luterana, papa Paolo III e il Concilio di Trento. Il che, come notava l'editorialista Socci su Il Giornale, "è come collocare nel 1848 la seconda guerra mondiale e la bomba atomica". Insomma, l'Inquisizione? (Forse) molto rumore per nulla.



AVVERTENZA



L'Inquisizione non fu affatto un'istituzione monolitica, ed è più corretto parlare non d'Inquisizione ma delle Inquisizioni. Sommariamente, esse furono: Inquisizione episcopale (sec. XII); Inquisizione legatizia (sec. XII-XIII); Inquisizione papale-monastica (sec. XIII-XV; Inquisizione romana (dal 1542 in poi), diventata nel 1588 Congregazione del Sant'Uffizio. Abbiamo poi quella dogale veneziana (1249-1289), quella règia francese (1251-1314) e quella règia spagnola (1478-1834). In più, quelle laiche e governative dei vari principati, repubbliche, signorie, ducati, eccetera, nonché quelle dei paesi protestanti (Paesi Bassi, Inghilterra, Scozia, le colonie inglesi d'America, ecc.).

Qui ci occuperemo solo di quelle cattoliche.

È anche bene chiarire che l'uso del termine "inquisizione" è esatto, nella sostanza, a proposito delle regioni protestanti, ma non nella forma. Infatti la repressione dell'eresia non vi era affidata al clero (concetto molto sfumato e approssimativo nella composita galassia protestante), bensì ai tribunali regolari. Era uno dei risultati della fusione tra chiesa e stato, generata dal sorgere delle "chiese nazionali". Come in Inghilterra, di fatto era il capo dello stato il vertice della comunità religiosa.

Asteroids
24-11-02, 22:49
Morì a 78 anni, nel suo letto, munito dell'indulgenza plenaria e della benedizione del papa. Era l'8 gennaio 1642, nove anni dopo la "condanna" e dopo 78 di vita. Una delle due figlie suore raccolse la sua ultima parola. Fu: "Gesù!".

:) Non fu perseguitato come raccontano ma che non vengano a dire che non fu un grandissmo scienziato


Nato a Pisa il 15 febbraio 1564 da Vincenzo Galilei, noto per i suoi studi di musica, e da Giulia Ammannati. Studiò a Pisa, dove occupò la cattedra di matematica dal 1589 al 1592. Passò poi allo Studio di Padova dove rimase fino al 1610. In questi anni compì studi ed esperimenti di meccanica , costruì il termoscopio, ideò e costruì il compasso geometrico e militare, stendendo anche il trattato che ne descrive l'uso e le operazioni. Ottenne nel 1594 il brevetto per una macchina da alzare acqua. Inventò il microscopio, costruì il cannocchiale e compì le osservazioni che lo portarono alla scoperta dei satelliti di Giove. Nel 1610 fu nominato Primo Matematico dello Studio di Pisa e del Granduca di Toscana. Studiò Saturno, osservò le fasi di Venere. Nel 1611 andò a Roma. Fu ascritto all'Accademia dei Lincei e osservò le macchie solari. Iniziano dal 1612 le opposizioni alle teorie di Galileo che sosteneva, con Copernico, la mobilità della Terra; nel 1614, il Padre Tommaso Caccini denunciò, dal pulpito di S.Maria Novella, le opinioni di Galileo sul moto della Terra giudicandole erronee. Galileo si recò quindi a Roma per difendersi dalle accuse mosse, ma nel 1616 ricevè un'ammonizione del Cardinale Bellarmino e fu diffidato dal difendere l'astronomia copernicana perché contraria alla fede. Nel 1622 scrisse il Saggiatore che fu approvato e pubblicato nel 1623. Nel 1630 si recò ancora a Roma per sollecitare la licenza di stampa del Dialogo dei Massimi sistemi, stampato a Firenze nel 1632. Nell'ottobre del 1632 fu intimato a Galileo di presentarsi al Sant'Uffizio a Roma. Il tribunale emise una sentenza di condanna e costrinse Galileo all'abiura. Fu relegato in isolamento a Siena e finalmente, nel dicembre del 1633, gli fu concesso di ritirarsi nella sua villa di Arcetri, il Gioiello. Le sue condizioni divennero sempre più difficili: nel 1638 era ormai completamente cieco, privo del sostegno della figlia, Suor Maria Celeste morta nel 1634. Morì ad Arcetri l'8 gennaio del 1642. Per la famiglia di Galileo, vedi l'albero genealogico. Nel Museo la Sala IV è interamente dedicata a Galileo e ai suoi studi; in essa sono tra l'altro conservati la lente, il piano inclinato, la calamita, il modello dell'applicazione del pendolo all'orologio, alcuni ritratti e un cimelio.

agaragar
24-11-02, 22:50
Originally posted by Affus
Giordano Bruno era un prete domenicano e la Chiesa aveva tutto il diritto di chiedergli conto di quel che andava predicando a destra e a manca.
ma non di ucciderlo....

comunque applicheremo ai cattolici di oggi le misure che loro riservavano ai laici di ieri...

cm814
24-11-02, 23:53
Ti ringrazio affus per aver postato questo pezzo. Di Cammilleri ho letto LA VERA STORIA DELL'INQUISIZIONE, nell'edizione Newton dal titolo semnplicemnte di INQUISIZIONE. Del resto, perfino Luigi Firpo ed altri laici sono stati, negli ultimi anni, molto morbidi.... segno che, se si vuole, si può davvero ricercare la verità senza (molta) faziosità! :)

Affus
24-11-02, 23:56
Originally posted by Pasquin0

ma non di ucciderlo....

comunque applicheremo ai cattolici di oggi le misure che loro riservavano ai laici di ieri...



E' una vita che ce le applicano .......in tutto il mondo poi .

Non credi che dovrenmmo un po tornare di nuovo all'inquisizione e applicarle un po di nuovo a voi ? Un po per uno non fa male a nessuno ...!

In Vandea ad esempio toccato a noi e in tutto il risorgimento e'toccato a noi in nome dei santi pricipi del progresso , ma
io incomincerei ad invertire le cose e parlare di pena di morte agli atei . Vi arrostirei a fuoco lento .........mamma li turchi ...........!

Affus
24-11-02, 23:59
Si , è vero , il grande scienziato che costrinse le figlie a monacarsi e chiamo imbecilli i giudici che dicevano che le maree dipendono dalla lunna e non dal sommovimento delle acque .

cm814
25-11-02, 00:02
Originally posted by Asteroids
Morì a 78 anni, nel suo letto, munito dell'indulgenza plenaria e della benedizione del papa. Era l'8 gennaio 1642, nove anni dopo la "condanna" e dopo 78 di vita. Una delle due figlie suore raccolse la sua ultima parola. Fu: "Gesù!".

:) Non fu perseguitato come raccontano ma che non vengano a dire che non fu un grandissmo scienziato



Caro Asteroids, posso garantirti che certi temi mi sono amati, quantunque magari non possa vantare molta sapienza in merito. Affus ha la pazienza e la bravura di postare, digitandoli (ma come fai, affus???? ;) ) pezzi di grande qualità. Magari da un punto di vista politico non si collima troppo, ma da quello culturale Affus posta pezzi interessanti.

Da anni talune ammissioni venivano fatte anche da fonti NON CATTOLICHE, ed io stesso, all'Università di Catania, studiando con un docente (da un anno passato a miglior vita), ho potuto appurare che, in effetti, la teoria copernicana era insegnata tra i Gesuiti e nelle istituzioni ecclesiastiche. Ma non aveva DEGNITA' DI SPEIGAZIONE SCIENTIFICA..... era da considerarsi MERA IPOTESI MATEMATICA.

La contrapposizione tra Galileo e la Chiesa è stata fatta nascere a tavolino dai soliti BORGHESI ILLUMINATI e DALLA BESTIA ROSSA, entrambi trionfanti oggi nel Mondo.

Tra specialisti, comunque, le parole sono state sempre molto caute: Galileo era CATTOLICO, e chi sa se, inel momento della abiura, egli non abbia avuto davvero qualche dubbio sulla sua DIMOSTRAZIONE.... che dimostrazione non fu.

L'epistemologia moderna mette in risalto il fatto, che le teorie si perfezionano, come modelli di spiegazione del reale, solo col tempo, e che all'inzio esse si mostrano monche. Galileo aveva ragione, ma ciò non equivale a dire che avesse RAGIONE SCIENTIFICAMENTE.

:)

Asteroids
25-11-02, 00:12
Originally posted by Affus
Si , è vero , il grande scienziato che costrinse le figlie a monacarsi e chiamo imbecilli i giudici che dicevano che le maree dipendono dalla lunna e non dal sommovimento delle acque .

Guarda che prima non esistevano e bisogna essere dei geni per inventare il microscopio e il canocchiale per il resto anche io son convinto che non subì le persecuzioni che vengono raccontate, tutto poi va collocato nel periodo storico in cui si sono svolte le vicende.

cm814
25-11-02, 00:18
Originally posted by Asteroids


Guarda che prima non esistevano e bisogna essere dei geni per inventare il microscopio e il canocchiale per il resto anche io son convinto che non subì le persecuzioni che vengono raccontate, tutto poi va collocato nel periodo storico in cui si sono svolte le vicende.

Una piccola precisazione: il cannocchiale non fu invenzione di Galileo, ma di un inventore olandese (di cui non ricordo il nome:p )!!!! Poi, Galileo fu un genio nella fisica, ma qualche strafalcione in astronomia lo fece!!!!:D ;) :D

Asteroids
25-11-02, 00:25
Originally posted by cm814


Una piccola precisazione: il cannocchiale non fu invenzione di Galileo, ma di un inventore olandese (di cui non ricordo il nome:p )!!!! Poi, Galileo fu un genio nella fisica, ma qualche strafalcione in astronomia lo fece!!!!:D ;) :D

Ehhh :) è venuto prima e ha fatto gli errori poi gli altri li hanno corretti ma questo è naturale l'importante e che non lo si consideri come un chissà quale nemico della chiesa, le vicende bisogna sempre farle risalire all'epoca storica in cui son state vissute.

cm814
25-11-02, 00:53
Originally posted by Asteroids


Ehhh :) è venuto prima e ha fatto gli errori poi gli altri li hanno corretti ma questo è naturale l'importante e che non lo si consideri come un chissà quale nemico della chiesa, le vicende bisogna sempre farle risalire all'epoca storica in cui son state vissute.

Ma in seno alla Chiesa nessuno lo ha mai considerato tale. Neanche le più alte gerarchie (con le quali, ai suoi tempi, era in intimità). NO, no, certo.... Galileo era cattolico, almeno così si professava. :)

Asteroids
06-01-03, 12:53
di Davide Canfora




1. Gli studi, antichi e recenti, riguardanti il tribunale dell'Inquisizione sono molto numerosi. Si può dire che la storiografia non ha mai cessato di approfondire l'operato del tribunale che è stato, nel corso della storia, il più temuto e il più duraturo1. Da ultimo non sono mancati interventi, anche autorevoli, nei quali si è cercato di ridimensionare, almeno in parte, il mito della "leggenda nera". Alcuni hanno addirittura attribuito al tribunale dell'Inquisizione un improbabile spirito garantista2.

La presente antologia si propone un intento modesto. In essa è raccolta una breve selezione di documenti relativi alla storia del terribile tribunale ecclesiastico. Si tratta di documenti per lo più ben noti, ma non tutti agevolmente reperibili. Il testo latino della bolla Ad extirpanda di Innocenzo IV (1252), con cui l'antologia si apre, è per esempio accessibile a tutti gli studiosi, poiché esso fu edito dal Mansi nella sua Sacrorum Conciliorum Collectio (1779), posseduta da molte biblioteche pubbliche italiane. Il lettore non specialista, tuttavia, difficilmente avrà occasione di leggere quella bolla, con cui tra l'altro si introdusse ufficialmente la prassi della tortura nelle procedure dell'Inquisizione.

Il fine del nostro scritto è dunque il seguente: rievocare, attraverso la voce oggettiva dei documenti, alcune tappe significative della storia del Sant'Uffizio. Si è cercato di non trascurare gli atti e le prese di posizione ufficialmente pubblicate dalla Santa Sede, affinché dalle parole stesse della Chiesa apparisse con inequivocabile chiarezza lo spirito che ha animato gli inquisitori nel corso dei secoli. Perciò l'antologia si apre con la già citata bolla di Innocenzo IV e propone, tra gli ultimi documenti, l'interessantissima lettera con cui il cardinale Merry del Val, segretario della Suprema Sacra Congregazione del Sant'Uffizio, accompagnò nel 1929 l'edizione dell'Indice dei libri proibiti voluto da papa Pio XI. A fianco di questi documenti di provenienza ecclesiastica non mancano nell'antologia voci di diversa origine: la Relazione di Goa di Charles Dellon, ad esempio, che ha anch'essa un enorme valore documentario, dal momento che si tratta della testimonianza diretta di un eretico processato dall'Inquisizione.

L'antologia si conclude con la voce Inquisition, tratta dal Dizionario filosofico di Voltaire. Essa è stata proposta non solo per il piacere di rileggere una pagina memorabile di quell'opera, naturalmente proibita dalla Chiesa, ma soprattutto per rendere giustizia alla condanna espressa dall'illuminista francese intorno al tribunale inquisitoriale: i documenti che in questa sede precedono la pagina di Voltaire dimostrano infatti che egli aveva assolutamente ragione. Quel tribunale non fu garantista, come alcuni vorrebbero, ma produsse massacri, fu feroce e spietato, intollerante e cieco di fronte alle più evidenti verità di ragione e di scienza (si veda il caso Galilei) e "disonorò il genere umano", secondo la felice espressione dello storico Franco Catalano3.



2. Nella storia dell'Inquisizione si possono individuare alcune tappe fondamentali. Un tribunale avente questo nome - la cosiddetta Inquisizione medievale - fu fondato già nel XIII secolo ed ebbe il compito di combattere le eresie sorte in quegli anni nella Repubblica cristiana, in particolare nella Francia meridionale e nell'Italia centro-settentrionale (albigesi, valdesi etc.). Queste eresie toccavano naturalmente anche questioni riguardanti la fede: per esempio, se l'ostia consacrata dopo l'eucarestia dovesse considerarsi, come voleva l'ortodossia cattolica, il corpo di Cristo. Ciò che soprattutto contribuì alla notevole diffusione e popolarità dei movimenti ereticali, tuttavia, furono le spietate critiche mosse dagli eretici all'odiosa corruzione del clero e la necessità, da loro proclamata, del ritorno della Chiesa alla dimensione della povertà evangelica.

L'Inquisizione, agli albori della propria storia, combatté con sanguinosa efficacia - come il caso della crociata contro gli albigesi dimostra - le eresie sorte in seno alla Chiesa. Nel corso del Quattrocento, tuttavia, andarono moltiplicandosi in Europa le tensioni anticlericali e i moti ereticali: il movimento degli hussiti in Boemia rappresenta un esempio molto celebre di queste eresie "preriformistiche" quattrocentesche. Ciò che esse denunciavano era ancora e in primo luogo la corruzione del clero, il che suscitò caute simpatie presso ambienti anche molto vicini alla Santa Sede (si vedrà, nell'antologia, il giudizio espresso dall'umanista fiorentino Poggio Bracciolini, segretario apostolico, sull'hussita Girolamo da Praga, condannato al rogo).

Se l'azione dell'Inquisizione si rivelò in un primo tempo sufficiente a combattere le eresie, l'esplosione della Riforma luterana mutò radicalmente la situazione. È appena il caso di ricordare che, oltre a porre questioni teologiche, anche il luteranesimo fece leva anzitutto sul diffusissimo malcontento nei confronti della corruzione e del lusso in cui vivevano le gerarchie ecclesiastiche: è lecito ritenere che le famose tesi del frate agostiniano tedesco non avrebbero affatto "sconvolto il mondo", se la Chiesa avesse prestato ascolto alle tante voci che, ormai da secoli, denunciavano invano i costumi degli ecclesiastici4. Alla Riforma protestante la Chiesa cattolica rispose, come è ben noto, con il concilio di Trento. Agli anni del concilio, alla metà del Cinquecento, si data il nuovo vigore e la rinnovata autorità che il tribunale dell'Inquisizione acquistò in nome della battaglia contro la rinata peste eretica. Battaglia che fu tra le più sanguinose dell'Europa moderna e che si intersecò inevitabilmente con le vicende politiche dei singoli Stati. Repressione suscita repressione, naturalmente: gli "inquisitori' protestanti non furono certo meno spietati di quelli cattolici.

Se non poté evitare il prevalere della Riforma in quei paesi dove essa aveva ormai attecchito, l'Inquisizione tridentina ebbe tuttavia un indiscutibile successo nello stroncare sul nascere ogni infiltrazione riformatrice nei paesi rimasti invece indenni (o quasi indenni) dalla peste luterana. Fu questa l'epoca dell'Inquisizione Romana e dell'Inquisizione, ancor più tristemente famosa, Spagnola e Portoghese.

Uno scarto ulteriore nella storia dell'Inquisizione - che fu poi ribattezzata Sant'Uffizio ed è infine stata riformata, nel 1965, in Congregazione per la Dottrina della Fede - si ha nel Settecento. Come appare con chiarezza dalle riflessioni del gesuita erudito Francescantonio Zaccaria, parzialmente riprodotte in questa antologia, durante il secolo dei lumi il bersaglio privilegiato della repressione ecclesiastica cessò di essere la Riforma (ormai i luterani si sono giocati il Regno di Dio, osserva Zaccaria: peggio per loro!) e divenne l'Illuminismo. Carica di risentimento e di riprovazione nei confronti della filosofia degli illuministi è, ancora nel 1929, la già citata lettera del cardinale Merry del Val. Aspramente combattuto dalla Chiesa, l'Illuminismo vinse comunque le proprie battaglie: la diffusione delle nuove idee di tolleranza, per esempio, impose alla Chiesa di "rinnovare' i propri strumenti di repressione al fine di renderli meno incompatibili - non certo di adeguarli - rispetto allo spirito dei tempi. Meno roghi, dunque, e più censure.

Acquistò in tal modo rinnovata importanza la questione dei libri proibiti. Assente dalla bolla di Innocenzo IV - a causa della scarsissima circolazione libraria nel XIII secolo - il problema dei libri nocivi si era invero già posto con gravità a partire dal Quattrocento, quando la secolarizzazione umanistica della cultura e l'invenzione della stampa avevano favorito una più intensa circolazione delle idee. Nel Cinquecento la Chiesa si trovò di fronte all'esplosione della Riforma e dovette al tempo stesso constatare l'esistenza di un mercato librario sempre più cospicuo e almeno in parte incontrollato: sorse dunque l'esigenza di correre ai ripari e in seno all'Inquisizione nacque la Congregazione dell'Indice. Gli elenchi di libri proibiti, che già esistevano a livello locale, furono dunque resi ufficiali, rivisti e arricchiti in base alle direttive prescritte dal concilio di Trento e infine affidati alla cura degli inquisitori. Al rogo, sempre più spesso, finirono - con gli eretici - anche i libri che essi avevano scritto: ciò che accadde nel caso di Giordano Bruno. Si noti che il mercato librario non fu affatto danneggiato dai roghi di libri: la Chiesa si preoccupò di incentivarlo incrementando la pubblicazione di libri sacri e non nocivi in sostituzione di quelli proibiti5.

A partire dal Settecento, dunque, poiché la diffusione delle idee illuministiche aveva reso sempre più inaccettabile per il senso comune il ricorso alla pena capitale per il "crimine" di eresia, le attenzioni della Chiesa si concentrarono per lo più altrove. Violenti attacchi e la proibizione prescritta dall'Indice colpirono la produzione intellettuale degli illuministi e - nei tempi successivi, fino all'ultimo Indice pubblicato da Pio XII nel 1948 - di tutti quegli autori riconducibili a vario titolo ad una matrice illuministica: Foscolo, Leopardi e Victor Hugo, per fare tre nomi di grande importanza. È il caso di osservare che solo una ristrettissima percentuale dei libri proibiti erano libri in cui si professava l'ateismo (come Il buon senso di D'Holbach): sempre ammesso che ciò potesse rappresentare un motivo sufficiente per proibire quei libri. Ma forse più grave dello stesso ateismo appariva agli inquisitori la dottrina del deismo, concezione della divinità - comune a molti illuministi - che poneva le diverse confessioni religiose sullo stesso piano e liberava il culto di Dio da ogni esteriorità e da ogni dogma: in questo modo alla Chiesa, non più depositaria dell'unica rivelazione, veniva sottratto ogni ragionevole motivo per presentarsi come guida dei credenti.

Il caso di Leopardi è significativo e interessante. Non solo le sue Operette morali furono messe all'Indice; tutti i suoi scritti, anche dopo la morte dell'autore, furono oggetto di attacchi da parte degli ambienti cattolici e di persecuzioni da parte delle autorità ecclesiastiche e, su invito delle autorità ecclesiastiche, delle stesse autorità civili. Ben noto, naturalmente, è l'odio implacabile che lo scrittore cattolico Niccolò Tommaseo nutrì nei confronti del poeta recanatese. Vale la pena di ricostruire brevemente l'origine di quell'odio: nel 1825 l'editore milanese Stella sottopose a Leopardi, il quale per Stella stava curando un'edizione di Cicerone, un saggio scritto in latino e anonimo, composto in realtà da Tommaseo, riguardante l'oratore romano; Leopardi rispose per lettera all'editore ironizzando sull'anonimo autore di quel saggio e correggendo alcuni errori del suo latino. Stella in seguito mostrò la lettera di Leopardi a Tommaseo e questi concepì da allora verso il recanatese un astio che non si sopì più e che lo portò a commentare, in una lettera scritta a Gino Capponi in data 17 luglio 1837, la morte di Leopardi con due eleganti endecasillabi tronchi: "Natura con un pugno lo sgobbò: / canta, gli disse irata; ed ei cantò".

Ben più grave la persecuzione che toccò alle opere di Leopardi per l'iniziativa congiunta del Vaticano e degli Austriaci negli anni seguenti: nel 1839, due anni dopo la morte del poeta, il segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Lambruschini, allertò il nunzio apostolico presso le corti di Napoli e di Vienna, segnalando l'esistenza di un pericoloso manoscritto di Leopardi contenente un'opera "nella quale si professa il materialismo unitamente alle più irreligiose follie dettategli dal suo spirito oltremodo guasto e maniaco" (si trattava del testo dei Paralipomeni). Le pressioni vaticane non furono accolte dal governo borbonico, molto geloso delle proprie prerogative, ma furono ascoltate a Vienna: è del 27 febbraio 1841 una lettera in cui il principe Metternich sollecita il capo della polizia, Sedlnitzky, a evitare che si diffondessero le opere di Leopardi, intrise di "offensiva irreligiosità e di principii antisociali'6.


3. Lotta contro le dottrine pauperistiche, contro la Riforma e infine contro l'Illuminismo: queste, dunque, le tappe principali della storia dell'Inquisizione. A margine di queste grandi battaglie, si segnala un altro fenomeno, a tratti sopito e a tratti invece riaffiorante, ma sostanzialmente costante: un radicato antisemitismo. Esso è testimoniato nel XIII secolo dal manuale dell'inquisitore francese Bernard Gui, del quale è stato riportato un passo nella nostra antologia, ma ritorna anche a distanza di secoli, per esempio nelle norme per gli inquisitori stabilite dal concilio di Trento. La lotta contro gli judaizantes, gli ebrei convertiti, fu poi la vera ossessione dei primi decenni di vita dell'Inquisizione Spagnola: il 50% (percentuale poco garantista, si potrebbe osservare!) degli Ebrei convertiti processati a Valencia tra il 1481 e il 1530 furono condannati a morte; tra le famiglie distrutte dalle persecuzioni del Sant'Uffizio ci fu quella del grande umanista Luis
Vives7.

Elemento costante nella storia dell'Inquisizione furono anche i processi per stregoneria, che colpirono in prevalenza le donne: uno dei grandi meriti dell'Illuminismo fu la denuncia dell'assurdità di questi processi. Se oggi la nozione stessa di stregoneria e il ricordo dei processi alle streghe ci appaiono non solo ovviamente lontanissimi dal senso comune, ma anche avvolti in un'atmosfera macabra e surreale; se l'espressione "caccia alle streghe' è usata per antonomasia nel linguaggio corrente per indicare un'azione persecutoria e arbitraria: lo dobbiamo senza dubbio agli illuministi. Come ha scritto Bertrand Russell: "non è merito del cristiano se non crede più a tutte quelle assurdità che si accettavano un secolo fa, ma dei liberi pensatori che, nonostante la più vigorosa resistenza, sono riusciti a far breccia nella cosiddetta ortodossia'8. Allo stesso modo, nel fatto che i divieti prescritti dall'Indice dei libri probiti riguardarono, a partire dal XIX secolo, i soli lettori cattolici, non si deve vedere un segno di maggiore tolleranza da parte della Chiesa, bensì la conseguenza inevitabile della diffusione dell'idea di libertà di pensiero proclamata dall'Illuminismo e dalla Rivoluzione Francese9.

Nei confronti degli illuministi e della Rivoluzione Francese la Chiesa è tra l'altro debitrice anche per quel che riguarda l'acquisizione della nozione di libertà di culto. I sacerdoti cattolici - ha osservato lo storico Albert Mathiez - "scoprirono" il valore di questa libertà all'improvviso, quando si trovarono a dover prestare giuramento alla Costituzione civile del Clero nel 1790: "i refrattari perseguitati invocarono la Dichiarazione dei diritti dell'uomo (che il papa aveva condannato in concistoro segreto come empia) per ottenere il riconoscimento del loro culto. Il vescovo di Langres, La Luzerne, fin dal marzo 1791, consigliò loro di reclamare formalmente il beneficio dell'editto del 1787 che aveva permesso ai protestanti di far registrare il loro stato civile davanti ai giudici del luogo, editto che l'Assemblea del clero aveva pur condannato a suo tempo. Quale lezione, in questa semplice coincidenza!'10.



4. I sostenitori della tesi secondo cui l'Inquisizione era un tribunale garantista sono soliti affermare che i condannati dalla Chiesa furono molto meno numerosi rispetto ai condannati dai tribunali civili. La stessa censura dei libri, si dice, fu attuata in modo poco efficace: molti libri proibiti continuarono a leggersi anche negli anni più bui della cosiddetta Controriforma.

Sulla quantità complessiva delle condanne inflitte dai tribunali ecclesiastici si avrà occasione di tornare nelle brevi introduzioni che precedono i documenti proposti nell'antologia. Ci limiteremo qui a osservare che non fa alcun testo il mero dato statistico relativo al numero di condanne inflitte dall'Inquisizione, dal momento che all'inquisito gli inquisitori offrivano la possibilità di scansare la pena (o almeno le conseguenze peggiori di essa11) attraverso l'abiura. Ora, poiché la pena minacciata non di rado era quella capitale, risulta evidente che nella maggioranza dei casi l'inquisito preferiva abiurare piuttosto che essere arso vivo (si pensi a Galilei). Altrettanto evidente risulta che un tribunale civile non poteva a sua volta proporre al reo l'abiura, dal momento che non si è mai visto tornare in libertà, dopo avere abiurato, un inquisito per reati comuni (il reato contestato dall'Inquisizione era invece un reato di opinione). Se poi si vuole giuocare ipocritamente e spudoratamente con le cifre, si potrebbe dire che la stessa condanna di Giordano Bruno non è imputabile alla Chiesa: gli inquisitori si limitarono a censurare i suoi libri e a condannarlo come eretico, affidandolo al magistrato secolare, cioè al governatore della città di Roma, con la raccomandazione di essere il più possibile clemente nei confronti del filosofo nolano!

Quanto ai libri proibiti, è certamente vero che la censura di essi non fu sempre efficace. I libri proibiti continuarono a leggersi anche negli anni del concilio di Trento. Non è mai esistito e non esisterà mai un divieto tanto rigoroso, che sia del tutto impossibile infrangere: "pensa più un prigioniero a scappare che non il carceriere a chiudere la porta", ha scritto Stendhal ne La certosa di Parma. Il fatto che la censura degli inquisitori potesse essere raggirata non ha a che fare con i principi ispiratori dell'azione inquisitoriale: né è il caso di esagerare la portata del fenomeno dell'elusione rispetto alle proibizioni dell'Indice, dal momento che - come da ultimo ha ricordato lo storico Ugo Rozzo12 - molti libri indubbiamente sopravvissero alla Congregazione dell'Indice, ma il massacro di copie fu nel complesso colossale. Allo stesso modo, il fatto che ci furono inquisitori che furono indulgenti perché si lasciarono corrompere dagli inquisiti depone a sfavore della loro personale moralità, ma non sminuisce affatto - come invece è stato detto - la severità dell'istituzione. Uno storico futuro della storia italiana contemporanea potrà sollevare dubbi sull'intransigenza e l'integrità dei finanzieri che sono stati coinvolti in processi per tangenti: difficilmente affermerà che lo statuto della Guardia di Finanza del nostro paese è deliberatamente strutturato in modo tale che questa istituzione non possa esercitare una seria azione di controllo in campo fiscale! Anche le comunità ebraiche nella Spagna del XVI secolo, dopo la cacciata degli Ebrei nel 1492, continuarono a praticare di nascosto la propria religione, così come la Resistenza al nazifascismo avvenne nella clandestinità: l'esistenza di attività clandestine dovrebbe apparire come l'inequivocabile prova dell'esistenza di un sistema repressivo, non come indizio di lassismo da parte delle autorità.



5. L'attuale atteggiamento della Chiesa nei confronti del proprio passato appare contrastante. Come si vedrà nelle sezioni dell'antologia relative alle figure di Bruno e di Galilei e all'Indice dei libri proibiti, il Vaticano sembra orientato a chiedere perdono, in occasione del Giubileo del 2000, per gli errori del passato; pare comunque che non saranno fatti esplicitamente i nomi dei destinatari delle "scuse". Anzi, a riguardo di Giordano Bruno è stato detto con chiarezza che, se la pena capitale non appare conforme all'odierna interpretazione del Vangelo, le sue dottrine erano in ogni caso erronee in materia di fede e dunque la sua condanna in quanto eretico rimane valida. Quanto a Galilei, la sua riabilitazione, recentemente voluta dall'attuale pontefice, ha qualcosa di irresistibilmente comico: si potrebbe osservare che, se mai egli potesse e se la cosa avesse un senso, dovrebbe essere lo scienziato fiorentino a perdonare la Chiesa.

L'Inquisizione - è stato scritto da ultimo sulla rivista dei gesuiti, "La Civiltà Cattolica" - fu "oggettivamente una macchia grave, da cui la Chiesa deve purificarsi": nello stesso articolo si afferma peraltro che "il problema dell'Inquisizione non è soltanto storico, ma principalmente teologico' e che gli inquisitori agirono in perfetta buona fede per difendere "l'onore di Dio", "anche se si devono condannare abusi ed eccessi". "L'Inquisizione - prosegue l'articolo di "Civiltà Cattolica" - è stata più attenta alle esigenze della giustizia e meno dura e crudele dei tribunali civili"; il processo, tra l'altro, prendeva avvio da denunce che non potevano essere anonime o "mosse da odio o da interesse": constateremo che affermare ciò non corrisponde al vero per quel che riguarda numerosi casi, primi tra tutti i processi contro Girolamo da Praga e contro Giordano Bruno. "Se c'era qualche incertezza o sulla confessione dell'imputato o sulla qualità dei testimoni - continua "Civiltà Cattolica" - non si poteva procedere alla condanna": affermazione anch'essa inesatta, poiché vedremo che l'inquisitore Bernard Gui prescrive espressamente nel proprio manuale di falsificare i verbali degli interrogatori nei casi più controversi13.

Anche sul tema della censura libraria si riscontra una parziale disponibilità a discutere sul passato da parte della Chiesa, ma non appare affatto chiaro quale sia il giudizio attuale del Vaticano sui libri che, almeno fino al 1948, erano da considerarsi proibiti.



6. Una considerazione si impone in conclusione. Come si è visto, la nostra raccolta si sforza di offrire, attraverso alcuni documenti, una ricostruzione della vicenda storica dell'Inquisizione. Anche se evidenti ragioni di spazio hanno reso necessario escludere dall'antologia numerosi processi celebri (per esempio, quelli contro Tommaso Campanella14), la lettura dei documenti qui proposti porta in ogni caso a ritenere senza equivoco che il tribunale dell'Inquisizione fu un tribunale terribile, non certo garantista. Se alcuni ambienti ecclesiastici cercano di introdurre questa tesi nel senso comune, agiscono in modo fuorviante, ostacolando la comprensione dei fatti storici. Se i mezzi di comunicazione di massa ripetono questa tesi e la deformano e la semplificano, contribuiscono - more solito - alla disinformazione dei propri fruitori.

È stato recentemente osservato che la censura dei libri e della libera circolazione delle idee - uno dei settori in cui l'Inquisizione fu più attiva - non è stata nella storia una prassi attuata dalla sola Chiesa cattolica. Ciò è assolutamente vero: anche le Chiese riformate avevano un sistema di controllo dei libri non diverso da quello romano e, fino alla vigilia della Rivoluzione Francese (i cui meriti non si finirà dunque mai di elogiare), "la convinzione che la pubblicazione di un libro non dovesse essere libera fu ovvia e generalizzata'15. La censura dei libri non si è peraltro attenuata nel nostro secolo, come si sa16, sicché sembra - come è stato osservato - che "non esista governo che sia indifferente alle opinioni dei governati'17. È comunque opportuno ricordare che c'è modo e modo di esercitare la censura: per restare nel nostro secolo, il rogo dei libri voluto da Hitler nel 1933 non trova alcun eguale nell'Unione Sovietica di Stalin, dove esisteva la censura, ma non ci furono mai roghi. Un particolare che sarebbe erroneo ritenere marginale.

La Chiesa appare al laico un'istituzione contraddittoria. Essa ha dato alla luce figure come Francesco d'Assisi (che peraltro rischiò seriamente di essere giudicato eretico) e come papa Alessandro VI. Si è egualmente espressa attraverso le parole pronunciate da Gesù nel celebre discorso della montagna ("beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio"; "amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla") e attraverso l'oscurantismo dell'Indice dei libri proibiti, dei roghi e delle condanne capitali. Al socialista François Mitterrand, presidente della Repubblica Francese, parve che il discorso della montagna fosse uno dei testi più rivoluzionari della storia dell'umanità e che Gesù avrebbe potuto tranquillamente giustificare il proprio ritorno in terra, oggi, con il fine di pronunciare di nuovo quel discorso18; i roghi dei libri, simbolo di intolleranza, ebbero invece in Hitler il più inquietante e scomodo imitatore. La Chiesa è nata dalle persecuzioni - si ricorderà la celebre pagina di Engels in cui i socialisti, costretti alla clandestinità dalle leggi contro la sovversione nella Prussia di fine "800, sono paragonati ai cristiani delle catacombe19 - e ha a sua volta perseguitato per secoli, seminando odio e sangue.

In apertura, si è proposto al lettore il dialogo tra Gesù e Dio alla presenza del Diavolo, tratto dal romanzo Il Vangelo secondo Gesù dello scrittore portoghese José Saramago. Un brano in cui si prospetta, sotto la veste dell'ironia voltairiana caratteristica di quell'autore, il dubbio che sorge di fronte alla complessa storia della Chiesa cattolica. Essa è rappresentata dallo spirito violento, intollerante e ambizioso che, nella finzione narrativa, Saramago attribuisce alla prima persona della Trinità? O invece dallo spirito umile, mite e umano che viene attribuito a Gesù?

La colpa dell'Inquisizione - si legge nel già citato articolo di "Civiltà Cattolica' - fu di pensare "di dover imporre la fede anche con la violenza, contro lo spirito di mitezza del Vangelo di Gesù". Ma a Gesù, nel Vangelo, è a rigore attribuito il linguaggio dell'amore ("amate i vostri nemici") e al tempo stesso quello dell'odio ("sono venuto a gettare fuoco sopra la terra"; "pensate che io sia venuto a recare pace sopra la terra" No, vi dico, ma divisione"; "se uno viene a me e non odia suo padre, la madre, la sposa, i figli, i fratelli e le sorelle, e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo'20). Sono, come si vede, messaggi contrastanti. Davvero possono essere separati l'uno dall'altro?


Note

1. Non si darà conto qui dell'ampia bibliografia riguardante l'Inquisizione e la sua storia. Il rinvio ad alcuni studi molto importanti figura nelle singole sezioni della presente antologia. Altri testi saranno via via citati nel corso di questa introduzione. Si tenga in ogni caso presente che, con riferimento alle vicende più note della storia dell'Inquisizione (ad esempio, per il caso Galilei), si ha a che fare con una bibliografia sterminata. Mi limito ora a segnalare la sempre preziosa voce Inquisizione, curata da mario niccoli per l'Enciclopedia Italiana (vol. 19, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1933, pp. 335-339).

2. La discussione ha coinvolto le pagine culturali dei grandi quotidiani. Segnalo, in primo luogo, due autorevoli interventi dello storico adriano prosperi (di cui ricordiamo, da ultimo, il libro Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, missionari, Torino, Einaudi, 1996) sul «Corriere della Sera»: Le vere colpe dell'Inquisizione. Fu meno dura dei tribunali laici, però introdusse il reato di opinione (10/11/1998, p. 33); Davano tangenti all'Inquisitore per salvare i libri dal rogo (10/12/1998, p. 33; questo secondo articolo propone una parte della relazione tenuta da Prosperi in occasione del Convegno Interdisciplinare intitolato La censura, svoltosi all'Università di Bologna dal 10 al 12 dicembre 1998). I quotidiani hanno comunque affrontato l'argomento a più riprese e, come sovente accade nel dibattito giornalistico, hanno via via deformato le conclusioni delle ricerche degli studiosi: si veda in proposito l'articolo Ma per molti "eretici" l'Inquisizione fu la salvezza di Rino Cammilleri (anche autore del volume Storia dell'Inquisizione, Roma, Newton & Compton, 1997), in cui si arriva a teorizzare, senza porre limiti alla fantasia, che gli inquisiti per lo più aderivano alle eresie per paura, come nella Francia meridionale del XIII secolo (Cammilleri pensa agli albigesi, in realtà massacrati dalla Chiesa cattolica con una celeberrima e paurosa crociata), e che l'Inquisizione quasi sempre rappresentò per costoro la salvezza (?); d'altra parte, afferma Cammilleri con sconcerto del lettore, perseguitando gli eretici la Chiesa si limitò a difendersi, così come "l'odierna liberal-democrazia ha i suoi fondamenti filosofici, che difende dalla sovversione anche con leggi apposite [...], contro chiunque, poniamo, volesse far risorgere il nazismo" («Corriere della Sera», 12/11/1998, p. 35). Sia consentito chiosare che "nazista", di Giordano Bruno, finora non lo aveva detto nessuno! Il dibattito sull'Inquisizione negli organi di stampa si è manifestato anche in forma di agili trafiletti contenenti notizie di agenzia: si pensi all'epigrammatico dispaccio AdnKronos apparso su «La Stampa» del 7/8/1998 (p. 22) sotto il titolo L'Inquisizione? Era garantista.

3. Franco Catalano, Questa fu l'Inquisizione, «Il Calendario del Popolo», 80, 1951,
p. 841.

4. Lutero, tra il 1510 e il 1511, si recò a Roma, dove rimase sconcertato - come è ben noto - dalla corruzione del clero e dallo sfarzo in cui vivevano le gerarchie ecclesiastiche. Anche il frate servita Paolo Sarpi ebbe un'esperienza analoga, alla fine dello stesso secolo: il suo viaggio a Roma lo convinse della necessità di una riforma radicale dell'istituzione ecclesiastica. Il tema del viaggio a Roma, capitale dell'immoralità, si ripropone molto simile anche in letteratura e ricorre già molto prima della Riforma: Giovanni Boccaccio, all'incirca due secoli prima di Lutero e quasi tre prima di Sarpi, racconta in una novella del Decameron (1, 2) una storia che ci appare come una versione comica dell'esperienza che capiterà a Lutero e a Sarpi. L'ebreo francese Abraam, sollecitato dalle insistenze dell'amico Giannotto a farsi cristiano, delibera infine di recarsi a Roma per vedere la capitale del cristianesimo e il papa. Giannotto, dolente, commenta allora tra sé di avere solo sprecato le proprie fatiche, poiché Abraam, una volta conosciuta a Roma "la vita scellerata e lorda de" chierici", non solo si sarebbe rifiutato di convertirsi, ma anzi, "se egli fosse cristian fatto, senza fallo giudeo si ritornerebbe". Abraam, al contrario, tornato a Parigi, si converte al cristianesimo, con somma sorpresa e gioia di Giannotto, e spiega la propria scelta nel modo seguente: indubbiamente il papa e il clero, con il proprio comportamento, si sforzano incessantemente "di riducere a nulla - egli dice - e di cacciare del mondo la cristiana religione"; poiché tuttavia non ci riescono in alcun modo e si vede anzi la religione cristiana col tempo "aumentarsi e più lucida e più chiara divenire", "meritamente - afferma Abraam - mi par discerner lo Spirito Santo esser d'essa, sì come di vera e di santa più che alcuna altra, fondamento e sostegno".

5. Francesca Niutta, Libri proibiti. Dai roghi ai racconciamenti, in: La città e la parola scritta, a cura di Giovanni Pugliese Carratelli, Milano, Libri Scheiwiller, 1997,
p. 382.

6. I documenti relativi a Leopardi e alla censura delle sue opere sono pubblicati nei volumi: Antonio Giuliano, Giacomo Leopardi e la Restaurazione, Napoli, Memorie dell'Accademia di Archeologia Lettere e Belle Arti (8), 1994; id., Giacomo Leopardi e la Restaurazione. Nuovi documenti, Napoli, Memorie dell'Accademia di Archeologia Lettere e Belle Arti (10), 1998.

7. Ricardo Garcia Cárcel, L'Inquisizione, traduzione italiana di Stefano Baldi, Milano, Fenice 2000, 1994, pp. 48-53. Sulle persecuzioni dell'Inquisizione contro gli Ebrei in Spagna, segnalo inoltre il prezioso libro: Yosef Hayim Yerushalmi, Dalla corte al ghetto. La vita, le opere, le peregrinazioni del marrano Cardoso nell'Europa del Seicento, traduzione italiana di Maria Sumbulovich, presentazione di Michele Luzzati e di Michele Olivari, Milano, Garzanti, 1991.

8. Bertrand Russell, Perché non sono cristiano, traduzione italiana di Tina Buratti Cantarelli, Milano, Longanesi, 1960, p. 27.

9. Nel XIX e nel XX secolo le proibizioni dei libri furono in effetti rivolte ai soli cattolici. Si deve comunque osservare che, sin dal principio, le proibizioni erano in realtà destinate soltanto a chi faceva parte della Respublica christiana, ai battezzati, non all'intero genere umano, come si ricava con chiarezza dal manuale per gli inquisitori dell'Alberghini (cf. p. 108), il quale scrive nel 1642 che le proibizioni riguardavano "tutti i fedeli in Cristo" ("omnes Christi fideles"). Alla Chiesa, dunque, non si può a rigore riconoscere neppure il merito di avere - indotta a ciò dallo spirito di libertà sorto con la Rivoluzione Francese - ridotto nel corso del tempo il numero delle persone soggette ai divieti: la Chiesa si limitò semplicemente a prendere atto, a partire dall'Ottocento, del fatto che non tutti gli abitanti della cosiddetta Respublica christiana, non tutti i battezzati, corrispondevano più alla tradizionale nozione di "Christi fideles".

10. Albert Mathiez - Georges Lefebvre, La Rivoluzione Francese, traduzione italiana di Mario Bonfantini, vol. 1, Torino, Einaudi, 199213 [Parigi, 1922-1927], p. 147.

11. È qui opportuno ricordare che gli inquisitori, in molti casi, condannarono i rei "pentiti" alla reclusione perpetua, presentando questo come supremo gesto di misericordia. È stato di recente scritto che, in realtà, "la condanna alla reclusione a vita da parte del Sant'Uffizio significava, come oggi, libertà vigilata dopo qualche anno" (John Tedeschi, Il giudice e l'eretico: studi sull'Inquisizione Romana, traduzione italiana di Stefano Galli, Milano, Vita e Pensiero, 1997 [Binghamton - New York, 1991], p. 19): ciò però nulla toglie di aberrante al principio secondo cui l'inquisito, dopo avere abiurato il proprio "errore", potesse comunque essere condannato. E si rammenti che all'inquisito non veniva risparmiata la condanna dopo l'abiura nemmeno qualora egli fosse anziano e malato (come accadde nel caso di Galilei).

12. L'osservazione è stata fatta in occasione della giornata di studio su Censura ecclesiastica e cultura politica in Italia tra Cinquecento e Seicento (cf. p. 143, n. 6).

13. L'Inquisizione e i suoi problemi (articolo redazionale), «La Civiltà Cattolica», 5 dicembre 1998, vol. 4, anno 149, pp. 457-470.

14. Sui processi contro il monaco calabrese, segnalo il volume postumo: Luigi Firpo, I processi di Tommaso Campanella, a cura di Eugenio Canone, Roma, Salerno Editrice, 1998. Campanella, come è noto, si finse pazzo per sfuggire alla condanna dell'Inquisizione. La simulazione cominciò il 2 aprile del 1600: "Fu una scelta vincente. Altrimenti Campanella avrebbe seguito sul patibolo i suoi sventurati compagni di congiura" (Adriano Prosperi, Campanella. L'Utopia in carcere, «Corriere della Sera», 5/2/1999, p. 35).

15. Mario Infelise, I libri proibiti. Da Gutenberg all'Encyclopédie, Roma-Bari, Laterza, 1999, p. 27. Ricordiamo che il diritto alla libertà di stampa fu sancito nell'articolo 11 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 26 agosto 1789 ("la libera comunicazione del pensiero e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi dell'uomo: ogni cittadino può dunque parlare, scrivere, stampare liberamente, salvo rispondere dell'abuso di questa libertà nei casi previsti dalla legge"). Esso fu ribadito e perfezionato nell'articolo 7 della Dichiarazione robespierriana del 24 giugno 1793 ("il diritto di manifestare il proprio pensiero e le proprie opinioni, per mezzo della stampa e in ogni altra maniera, il diritto di riunirsi pacificamente e il libero esercizio dei culti religiosi non possono essere impediti. L'esigenza di enunciare tali diritti presuppongono la presenza o il ricordo del dispotismo") e ripetuto, ma in forma edulcorata, nell'articolo 4 della Dichiarazione termidoriana presentata alla Convenzione nel 1795 ("ogni uomo è libero di manifestare il proprio pensiero e le proprie opinioni. La libertà di stampa e ogni altro modo di esporre il proprio pensiero non possono essere impediti, sospesi o limitati. Ogni uomo è libero nell'esercizio del proprio culto religioso"). L'articolo riguardante la libertà di stampa e di espressione, si noti, fu tuttavia escluso dal testo finale della Dichiarazione termidoriana approvato dalla Convenzione il 22 agosto 1795 (Il testo delle tre Dichiarazioni è in: Les déclarations des droits de l'homme de 1789, textes réunis et présentés par Christine Fauré, Paris, Payot, 1988, pp. 11-13, 373-376 e 377-379; il testo della Dichiarazione termidoriana nella forma precedente all'approvazione della Convenzione è in: Sergio Luzzatto, L'autunno della Rivoluzione. Lotta e cultura politica nella Francia del Termidoro, Torino, Einaudi, 1994, pp. 418-433).

16. Sulla censura nell'Italia fascista e sulle persecuzioni contro gli scrittori di religione ebraica, si veda da ultimo: Giorgio Fabre, L'elenco. Censura fascista, editoria e autori ebrei, Torino, Zamorani, 1998.

17. Paolo Mieli, Censura. La lunga guerra tra libri e potere, «La Stampa», 10/1/1999, p. 21.

18. François Mitterrand-Elie Wiesel, Mémoire à deux voix, Paris, Editions Odile Jacob, 1995, p. 73.

19. Friedrich Engels, Introduzione alla prima ristampa delle "Lotte di classe in Francia', traduzione italiana di Palmiro Togliatti, in: Karl Marx, Rivoluzione e reazione in Francia. 1848-1850, a cura di Leandro Perini, Torino, Einaudi, 1976 (Roma, Editori Riuniti, 1962-1964), pp. 412-413.

20. I tre passi citati corrispondono rispettivamente a: Lc 6, 35; 12, 49-51; 14, 26. La traduzione qui utilizzata è quella di Piero Rossano, Vescovo Ausiliare di Roma per la Cultura e Rettore della Pontificia Università Lateranense (Vangelo secondo Luca, a cura di Piero Rossano, Milano, Rizzoli, 1984, pp. 63, 125 e 137).



http://www.teti.it/

cm814
06-01-03, 13:42
La metodologia storica è assai scadente, ma ormai pare che l'incultura sia molto apprezzata. Da almeno 150 anni, col sorgere della moderna storiografia, si è messo in risalto, che la mera pubblicazione di documenti NON E' MAI indice di verità, ma l'autore del pezzo non se ne rende conto.
Non solo, ma secondo lui l'assonanza tra termini latini e termini moderni significa, necessariamente, la stessa cosa: quando, poi, gli studiosi più accreditati glielo fanno notare, ecco che ricorre all'ultima spiaggia: l'illazione, il "secondo me", "è comunque......."

Per molto meno, ho perso tre punti in un esame di storia romana. E a questo invece, pubblicano libri....., anvedi come va il mondo!

Dulcis in fundo, cita pure Voltaire, che, si sa, fu un "onesto storiografo": ma fatemi il piacere!
Ormai certi carrozzoni non vanno avanti neppure se spinti: in facoltà (ateneo ASSOLUTAMENTE LAICO) hanno avuto più rispetto i miei prof per la Chiesa, che noi cattolici.

Per la serie: FACCIAMOCI DEL MALE (con molta, molta ignoranza!!!!)

:rolleyes: :rolleyes: :rolleyes: :rolleyes:

Oli
06-01-03, 19:54
Nn si potrebbe avere un breve riassunto del papiro qui sopra?!?!

cm814
07-01-03, 13:33
Con polemica, Angelo di Centro non capisce, che per molte meno imprecisioni, cm è stato bacchettato pesantemente dai suoi prof LAICI... LAICISSIMI

E, forse, molto più aperti mentalmente di Angelo di Centro.....
con la rivalutazione del Medioevo, si è rivalutata pure l'Inquisizione....
se lo negassi, negherei anni e anni di studi. E non sono fesso.....
Per che cosa? per farmi dire che sono moderno e aprte di mente?
Questo mi hanno insegnato.... dell'ignoranza altrui non sono responsabile.

Bellarmino
07-01-03, 20:07
Originally posted by Oli
Nn si potrebbe avere un breve riassunto del papiro qui sopra?!?!

Cortesemente una domanda: Oli è l'abbreviazione di oligofrenico?

Oli
07-01-03, 20:47
Originally posted by Bellarmino


Cortesemente una domanda: Oli è l'abbreviazione di oligofrenico?

Evidentemente si, visto ke ho bisogno d un semplice riassunto x capire il contenuto del testo!!!

Shambler
08-01-03, 04:40
il ritorno dei bogomili

cm814
03-09-04, 11:06
Originally posted by fuego
Chiedo commenti:


Inutile commentare cose che probabilmente non hai neppure letto tu stesso. Fai domande precise, magari partendo da quel testo, ed io ti rispondo. Perché non è tanto il problema di quello che c'è scritto, ma di quello che ci leggi.

Thomas Aquinas
03-09-04, 12:25
Originally posted by fuego
Ci leggo la pretesa della Chiesa cattolica di conoscere la Verità

-Ovviamente, la Verità è Cristo.

Ci leggo la pretesa di immischiarsi negli affari di Cesare.

-Potestas indirecta in temporalibus, mi corregga Augustinus se spaglio..


Ci leggo la crudeltà.

-dove?


Ci leggo l'essere sempre, come ora, in ritardo con la storia.

-Invece è il contrario: la Chiesa è puntualmente in anticipo, da Galileo al Sillabo.

Ci leggo l'incapacità di prendere insegnamento di propri errori:si chiede perdono per i peccati del passato, perpetrandone altri ispirati dalla medesima arroganza nel pretendere di conoscere la Verità.

-Ora cosa c'entra la dottrina con questi errori che non sono di dottrina? Mah

cm814
03-09-04, 13:23
Originally posted by fuego
Ci leggo la pretesa della Chiesa cattolica di conoscere la Verità
Ci leggo la pretesa di immischiarsi negli affari di Cesare.
Ci leggo la crudeltà.
Ci leggo l'essere sempre, come ora, in ritardo con la storia.
Ci leggo l'incapacità di prendere insegnamento di propri errori:si chiede perdono per i peccati del passato, perpetrandone altri ispirati dalla medesima arroganza nel pretendere di conoscere la Verità.
Ti invito all'argomentazione, oltre che alla rabbia, che non mi infastidisce.

Rabbia?? :D... amico mio, sai cosa mi da rabbia? mi da rabbia che le offese a Cristo, perpetrate ogni domenica, vengano dopo il culto autarchico di un clero che, per giunta, si è secolarizzato. Mi da rabbia che si parli di scomunica solo per i poveri cristi, e per giunta per motivi che la scomunica non la prevede affatto, dovendosi sapere che la scomunica non è automatica nemmeno per gli eretici, avendo la Chiesa come fine la salvezza della anime (cosa che era al primo posto anche nel processo inquisitoriale).
Tu, in tutto questo, non c'entri. Ora, sentimi un po': se avessi fatto domande serie, magari mi sarei preso la briga di risponderti. ma tu hai i tuoi preconcetti, fatti da una cultura che ti spaccia come vere le asserzioni del sussidiario, che magari saranno anche vere, come vere sono le impressioni che uno si fa ascoltando il mare da una conchiglia.......

Forse le tue domande sono serie, perché tu non sapendo niente, hai voglia di sapere. E ti apprezzerei per questo ,se non fosse che tu, le tue risposte te le sei già date. Ora, sei in ritardo di almeno 60 anni! All'inzio del secolo era ancora lecito porsi queste domande: ora denotano solo ignoranza nel campo storiografico, e andrebbero quanto meno poste con un tantino di pudore.
Non ho la voglia di spiegarti nulla: laici e cattolici ormai sono concordi sul fatto che LA LEGGENDA NERA non esiste più.
Leggiti i libri.... non i sussidiari. Se poi hai voglia di sapere, incomincia a pensare che, forse, della storia non sai tutto: e allora sì che troverai un maestro, perchè sarai disponibile ad essere discepolo.

Senza rabbia e senza rancore.

:)

Colombo da Priverno
03-09-04, 13:45
Caro fuego,
La tua provocazione sull'inquisizione, su cui si potrebbe discutere all'infinito, ci porta però a discutere della Chiesa. Ti dico intanto che i tuoi dubbi, i tuoi disagi, e anche la tua rabbia sono oggi di tanti. Non sentirti isolato o tantomeno in guerra, sarebbe la cosa peggiore che tu possa fare. Ti invito pertanto a riflettere su uno scritto di Carlo Carretto che parla del suo rapporto con la Chiesa. Credo ti potrà essere utile per una riflessione pacata e serena sul tuo rapporto con la Chiesa.

"Quanto sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo! Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto a te devo! Vorrei vederti distrutta, eppure ho bisogno della tua presenza. Mi hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la santità! Nulla ho visto nel mondo di più oscurantista, più compromesso, più falso, e nulla ho toccato di più duro, di più generoso, di più bello.
Quante volte ho avuto la voglia di sbatterti in faccia la porta della mia anima, e quante volte ho pregato di poter morire tra le tue braccia sicure.
No, non posso liberarmi di te, perché sono te, pur non essendo completamente te.
E poi, dove andrei? A costruirne un'altra?
Ma non potrò costruirla se non con gli stessi difetti, perché sono i miei che porto dentro. E se la costruirò sarà la Mia Chiesa, non più quella di Cristo.
L'altro ieri un amico ha scritto una lettera ad un giornale: "Lascio la Chiesa perché, con la sua compromissione con i ricchi non è più credibile". Mi fa pena!
O è un sentimentale che non ha esperienza e lo scuso; o è un orgoglioso che crede di essere migliore degli altri.
Nessuno di noi è credibile finché è su questa terra. San Francesco urlava: "Tu mi credi santo, e non sai che posso ancora avere dei figli con una prostituta, se Cristo non mi sostiene".
La credibilità non è degli uomini, è solo di Dio e del Cristo. Degli uomini è la debolezza e semmai la buona volontà di fare qualcosa di buono con l'aiuto della grazia che sgorga dalle vene invisibili della Chiesa visibile.
Forse la Chiesa di ieri era migliore di quella di oggi? Forse che la Chiesa di Gerusalemme era più credibile di quella di Roma?".
(…)
"Quando ero giovane non capivo perché Gesù, nonostante il rinnegamento di Pietro, lo volle capo, suo successore, primo papa. Ora non mi stupisco più e comprendo sempre meglio che avere fondato la Chiesa sulla tomba di un traditore, di un uomo che si spaventa per le chiacchiere di una serva, era un avvertimento continuo per mantenere ognuno di noi nella umiltà e nella coscienza della propria fragilità.
No, non vado fuori di questa Chiesa fondata su una pietra così debole, perché ne fonderei un'altra su una pietra ancora più debole che sono io".
(…)
"Ma poi c'è ancora un'altra cosa che è forse più bella. Lo Spirito Santo, che è l'Amore, è capace di vederci santi, immacolati, belli, anche se vestiti da mascalzoni e adulteri.
Il perdono di Dio, quando ci tocca, fa diventare trasparente Zaccheo il pubblicano, e immacolata la Maddalena, la peccatrice.

È come se il male non avesse potuto toccare la profondità metafisica dell'uomo. E' come se l'Amore avesse impedito di lasciare imputridire l'anima lontana dall'Amore. "Io ho buttato i tuoi peccati dietro le mie spalle", dice Dio a ciascuno di noi, e continua: "Ti ho amato di amore eterno, per questo ti ho riservato la mia bontà. Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine Israele" (Ger 31,3-4).
Ecco, ci chiama "vergini" anche quando siamo di ritorno dall'ennesima prostituzione nel corpo e nello spirito e nel cuore.
In questo, Dio è veramente Dio, cioè l'unico capace di fare le "cose nuove".
Perché non m'importa che Lui faccia i cieli e la terra nuovi, e più necessario che faccia "nuovi" i nostri cuori.
E questo è il lavoro di Cristo.
E questo è il lavoro divino della Chiesa.
Volete voi impedire questo "far nuovi i cuori", scacciando qualcuno dall'assemblea del popolo di Dio?
O volete voi, cercando altro luogo più sicuro, mettervi in pericolo di perdervi lo Spirito?".

03-09-04, 13:46
Quanti ne uccise davvero l'inquisizione e il perdono chiesto dalla Chiesa


di Ignazio Ingrao

Da Panorama del 17/6/2004




Sono stati finalmente resi noti i risultati del simposio di storici promosso nel 1998 da Karol Wojtyla per indagare sulla reale portata dei crimini della Chiesa. Le sorprese non mancano, ma rimangono ancora molti punti da chiarire



La Santa Sede appare determinata a fare luce sulle pagine oscure scritte dai tribunali della Santa Inquisizione che hanno accompagnato per seicento anni (dal XIII al XIX secolo) la vita di Santa Romana Chiesa. L’ultimo tribunale a scomparire è stato infatti quello spagnolo, abolito nel 1834. Sono pagine scritte con le confessioni estorte con le torture, gli atti dei processi per stregoneria, le condanne a morte, i roghi. E la Chiesa non vuole sottrarsi alla sue responsabilità di fronte alla storia.

LE SCUSE DI GIOVANNI PAOLO II
Vincendo i dubbi e le resistenze di diversi prelati di curia, è stato Giovanni Paolo II a chiedere personalmente che venisse organizzato un simposio internazionale sulla “Inquisizione” che si è svolto in Vaticano nel 1998. Per la prima volta la Santa Sede ha chiamato a discutere dell’argomento studiosi di tutto il mondo senza riguardo per la loro confessione religiosa o ideologia politica. Studiosi protestanti, storici marxisti, accanto a teologi e docenti delle Università Pontificie si sono ritrovati insieme. Dall’esito di quella consultazione il papa ha tratto la ferma convinzione di dover chiedere perdono, a nome della Chiesa, di fronte al mondo e di fronte alla storia, “per gli errori commessi nel servizio alla verità attraverso il ricorso a metodi non evangelici”. E così ha fatto il 12 marzo 2000, in occasione della Giornata del perdono.

RIDIMENSIONATA LA LEGGENDA NERA SULLA SANTA INQUISIZIONE
Eppure, a distanza di sei anni, non era ancora stato possibile conoscere cosa gli studiosi avessero effettivamente detto durante quello storico simposio a porte chiuse: quali rivelazioni erano state fatte, se vi era stato accordo o discussione tra studiosi di estrazione tanto diversa. Nei giorni scorsi hanno visto finalmente la luce gli atti del simposio sull’Inquisizione e il pro-teologo della Casa Pontificia, il cardinale Georges Cottier si è affrettato a precisare che il ritardo nella pubblicazione non è stato dovuto all’opposizione di qualche prelato, come si mormorava, ma solo ad “una serie di problemi di salute”.

TRIBUNALI CIVILI E RELIGIOSI A CONFRONTO
E c’è da credergli visto che da quel ponderoso volume di 788 pagine, frutto del contributo di 30 studiosi diversi, la “leggenda nera” della Santa Inquisizione esce fortemente ridimensionata. Su 125 mila processi celebrati dall’Inquisizione spagnola i condannati a morte furono meno di 1300, vale a dire l’1%, riferisce il curatore del volume, Agostino Borromeo. Lo stesso dicasi per i processi per stregoneria: secondo gli storici consultati dalla Santa Sede non superano il centinaio le “streghe” mandate al rogo dai tribunali della Santa Inquisizione in Spagna, Portogallo e Italia. Molto più severi sarebbero stati i tribunali civili: su 100 mila processi per stregoneria celebrati da questi tribunali, le condanne al rogo sarebbero state almeno 50 mila. C’era persino chi chiedeva di essere giudicato dai tribunali ecclesiastici perché meno severi di quelli civili.

I VUOTI NEGLI ARCHIVI VATICANI
Nonostante il lavoro storiografico minuzioso restano tuttavia ancora da decifrare molte pagine della “leggenda nera”. La svolta alle ricerche storiografiche in questo campo è stata data dalla decisione di Giovanni Paolo II di aprire, nel 1998, l’archivio dell’ex Sant’Uffizio (oggi Congregazione per la dottrina della fede) alla consultazione degli studiosi. A sei anni di distanza sarebbe necessario tornare a fare il punto su questi studi, poiché molte domande restano ancora senza risposta. C’e chi ha notato, ad esempio, che negli atti del simposio sull’Inquisizione non si fa menzione di uno dei pochi processi inquisitoriali che si sono svolti in Italia del quale si ha un resoconto scritto pressoché integrale. Si tratta di un processo davanti al tribunale della diocesi di Trento a carico di alcune donne della Val di Non accusate di stregoneria e mandate al rogo.

LA GUERRA CONTRO LE ERESIE E I LIBRI ALL'INDICE
E resta da far luce anche sulle pagine oscure che riguardano l’attività di censura svolta dal Sant’Uffizio e dai tribunali dell’Inquisizione con la redazione dell’Indice dei libri proibiti e la distruzione delle opere giudicate eretiche. Un’attività intensissima soprattutto tra il XVI e XVII secolo, volta a frenare la diffusione della riforma in Europa. La nuova Inquisizione romana, istituita da Paolo III con la bolla “Licet ab initio” del 1542, aveva tra i suoi compiti anche quello di controllare la produzione, la vendita e la diffusione degli stampati. Il primo “Indice” dei libri proibiti fu compilato nel dicembre del 1558 sotto il pontificato di Paolo IV e risultava diviso in tre classi: nella prima classe erano indicati i nomi di oltre 600 autori dei quali erano proibite tutte le opere; la seconda classe conteneva 126 titoli di opere proibite delle quali si conosceva l’autore; seguiva una terza categoria contente 332 opere anonime vietate. Erano poi elencate 45 edizioni proibite della Bibbia e del Nuovo Testamento e i nomi di 61 stampatori responsabili della pubblicazione di libri eretici.

LIBRI PROIBITI NELLA BIBLIOTECA VATICANA
Persino la Biblioteca Apostolica Vaticana cadde nelle maglie della foga controriformista tanto che, come ricorda il cardinale Jean-Louis Tauran, Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, nel 1559 “cinque grandi sacchi di libri proibiti venivano portati dai custodi della libreria apostolica al Sant’Officio della Santa Inquisizione di Roma”.

Quali libri proibiti erano custoditi nella Biblioteca Vaticana? E’ una delle domande ancora senza risposta a cui sta lavorando una studiosa della Biblioteca Apostolica Vaticana, la dottoressa Andreina Rita. Ma ci vorranno ancora “almeno due anni” per avere un elenco preciso del contenuto di quei cinque sacchi, rivela a Panorama mons. Raffaele Farina, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana. Tra quei libri potevano esserci volumi di autori come Erasmo da Rotterdam, Pico della Mirandola, Niccolò Cusano. Ma perché non furono distrutti? Qualcuno ebbe cura di conservarli nei sotterranei del Sant’Uffizio tanto che, tre secoli dopo, parte di quei libri insieme ad altre “rarità bibliografiche” saranno nuovamente trasferiti nella Biblioteca Vaticana. Ma colui che conservò questi libri agì per suo conto o su indicazione di qualche alto prelato o del papa stesso?


Molto altro ancora resterebbe da studiare sull’Indice dei libri proibiti tenuto conto che rimase in vigore fino al 1966. L’ultimo elenco venne compilato dal Sant’Uffizio nel 1948 e conteneva le opere di Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Niko Kazantzakis e Alberto Moravia. “La vita di Gesù”, scritta dall’abate Jean Steinmann è stato l’ultimo libro messo all’Indice nel 1961. Bisognerà attendere il 1966 perché la Congregazione per la dottrina della fede, che aveva preso il posto del Sant’Uffizio, annunciasse che l’Indice non sarebbe più stato pubblicato. In quattro secoli sono stati censurati oltre 8 mila titoli.

Colombo da Priverno
03-09-04, 14:46
Originally posted by fuego
Caro Lepanto, fin quando la Chiesa Cattolica pretenderà di conoscere la Verità, di avere il monopolio del bene e del male, di non voler dare a Cesare quello che è di Cesare, sarà sempre una organizzazione che in nome di Cristo lo tradisce.

Caro fuego,
personalmente non amo parlare per slogan, ti sarei grato se tu potessi argomentare queste tue tesi. Basandomi su quello che dici ti posso dire che è vero che la Chiesa Cattolica pretende di conoscere la Verità, ma ti ricordo che per no la Veritài è Cristo e il suo Vangelo. Non so cosa tu intenda per verità. Che significa avere il monopolio del bene e del male? Quanto alla tua citazione biblica, ti assicuro che Gesù non parlava di politica. Poi resteremo sempre servi indegni di Cristo, lo tradiremo anche magari proprio come Pietro. Ma ogni giorno proprio come Pietro ci vediamo perdonati e confermati nella fede, consapevoli che senza il Santo Spirito questa nostra povera Chiesa non andrebbe da nessuna parte.

Dreyer
03-09-04, 14:58
Io sarò anche poco diplomatico, ma questo fuego qui m'ha già rotto le scatole a venir qui a provocare.:mad:

Augustinus
03-09-04, 15:05
Originally posted by Lepanto
... ma ti ricordo che per no la Veritài è Cristo e il suo Vangelo. ...


Più che solo il Vangelo, direi TUTTA LA RIVELAZIONE (che è completata, ovviamente, da Cristo) E LA TRADIZIONE DELLA CHIESA.

Dalla Costituzione dogmatica De Verbum, sulla Divina Rivelazione, §§ 2, 9-10 (grassetto mio):

Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua volontà (cfr. Ef 1,9), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito Santo e sono resi partecipi della divina natura (cfr. Ef 2,18; 2 Pt 1,4). Con questa Rivelazione infatti Dio invisibile (cfr. Col 1,15; 1 Tm 1,17) nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici (cfr. Es 33,11; Gv 15,14-15) e si intrattiene con essi (cfr. Bar 3,38), per invitarli e ammetterli alla comunione con sé. Questa economia della Rivelazione comprende eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, mentre le parole proclamano le opere e illustrano il mistero in esse contenuto. La profonda verità, poi, che questa Rivelazione manifesta su Dio e sulla salvezza degli uomini, risplende per noi in Cristo, il quale è insieme il mediatore e la pienezza di tutta intera la Rivelazione .

...

Pertanto la predicazione apostolica, che è espressa in modo speciale nei libri ispirati, doveva esser conservata con una successione ininterrotta fino alla fine dei tempi. Gli apostoli perciò, trasmettendo ciò che essi stessi avevano ricevuto, ammoniscono i fedeli ad attenersi alle tradizioni che avevano appreso sia a voce che per iscritto (cfr. 2 Ts 2,15), e di combattere per quella fede che era stata ad essi trasmessa una volta per sempre. Ciò che fu trasmesso dagli apostoli, poi, comprende tutto quanto contribuisce alla condotta santa del popolo di Dio e all'incremento della fede; così la Chiesa nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede.

Questa Tradizione di origine apostolica progredisce nella Chiesa con l'assistenza dello Spirito Santo: cresce infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, sia con la contemplazione e lo studio dei credenti che le meditano in cuor loro (cfr. Lc 2,19 e 51), sia con la intelligenza data da una più profonda esperienza delle cose spirituali, sia per la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma sicuro di verità. Così la Chiesa nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le parole di Dio.

Le asserzioni dei santi Padri attestano la vivificante presenza di questa Tradizione, le cui ricchezze sono trasfuse nella pratica e nella vita della Chiesa che crede e che prega. È questa Tradizione che fa conoscere alla Chiesa l'intero canone dei libri sacri e nella Chiesa fa più profondamente comprendere e rende ininterrottamente operanti le stesse sacre Scritture. Così Dio, il quale ha parlato in passato non cessa di parlare con la sposa del suo Figlio diletto, e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva voce dell'Evangelo risuona nella Chiesa e per mezzo di questa nel mondo, introduce i credenti alla verità intera e in essi fa risiedere la parola di Cristo in tutta la sua ricchezza (cfr. Col 3,16).

La sacra Tradizione dunque e la sacra Scrittura sono strettamente congiunte e comunicanti tra loro. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo un tutto e tendono allo stesso fine. Infatti la sacra Scrittura è la parola di Dio in quanto consegnata per iscritto per ispirazione dello Spirito divino; quanto alla sacra Tradizione, essa trasmette integralmente la parola di Dio--affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli apostoli--ai loro successori, affinché, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano; ne risulta così che la Chiesa attinge la certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Scrittura e che di conseguenza l'una e l'altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e riverenza.

La sacra tradizione e la sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio affidato alla Chiesa; nell'adesione ad esso tutto il popolo santo, unito ai suoi Pastori, persevera assiduamente nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nelle orazioni (cfr. At 2,42 gr.), in modo che, nel ritenere, praticare e professare la fede trasmessa, si stabilisca tra pastori e fedeli una singolare unità di spirito.

L'ufficio poi d'interpretare autenticamente la parola di Dio, scritta o trasmessa, è affidato al solo magistero vivo della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo. Il quale magistero però non è superiore alla parola di Dio ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l'assistenza dello Spirito Santo, piamente ascolta, santamente custodisce e fedelmente espone quella parola, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio.

È chiaro dunque che la sacra Tradizione, la sacra Scrittura e il magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti che nessuna di queste realtà sussiste senza le altre, e tutte insieme, ciascuna a modo proprio, sotto l'azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime.

Dreyer
03-09-04, 15:47
Originally posted by fuego
Ed eravate assistiti dallo Spirito Santo quando in nome della tradizione bruciaste vivo Giordano Bruno?

giordano bruno era un eretico che affermava volutamente errori gravissimi sulla creazione, su Dio e su tante altre materie di fede; inoltre era un pericolosissimo elemento perturbatore, tanto che anche nella calvinista Ginevra lo volevano eliminare...il classico attaccabrighe.

non a caso è diventato un simbolo dei pagani moderni grazie ai massoni che governarono Roma dal 1870 in poi.

informati prima di parlare.

Augustinus
03-09-04, 16:15
Originally posted by fuego
Tutti al rogo!

È largamente noto come nessun altro processo inquisitoriale quanto quello di Giordano Bruno, sia stato usato, innanzitutto dalla massoneria ottocentesca, come strumento d’attacco alla Chiesa Cattolica. L’operazione è stata condotta presentando in modo distorto la natura del processo stesso.

Bruno in realtà, sospettato già in gioventù dl crimini assai gravi, frate apostata e fuggiasco, in qualunque luogo abbia soggiornato in Europa è giunto immancabilmente a provocare aspre reazioni a lui avverse, In particolare nei paesi protestanti, dovendo a più riprese fuggire precipitosamente. Inoltre non è stato un pensatore puro e disinteressato, ma, al contrario, si è impegnato in progetti politici dl fatto sovversivi svolgendo, probabilmente, attività di spionaggio, e sognando addirittura, prima dell’arresto, dl sedurre il Papa e di rinnovare personalmente la religione cattolica per trasformarla in un nuovo culto "egiziano". Mago oltre che filosofo, il suo processo è uno dei più corretti e rigorosi che mai il Sant’Uffizio abbia condotto: al punto che i giudici giungono ad alterare le procedure pur dl dargli un’ulteriore possibilità di ravvedimento.

FONTE (http://www.kattoliko.it/leggendanera/inquisizione/giordano_bruno.htm)

Augustinus
03-09-04, 16:22
Giordano Bruno "martire della scienza"?
Intervista a cura di Cosimo Baldaro e Cosimo Galasso

Cristianità n. 299 (2000)

Il 16 febbraio 2000, presso il Liceo Classico Antonio Calamo di Ostuni, in provincia di Brindisi, in collaborazione con il preside, professor Francesco Masciopinto, Alleanza Cattolica ha organizzato una conferenza — con annuncio e con eco sui mass media locali — sul tema Giordano Bruno e la scienza medioevale: continuità o frattura?, relatore il professor Stanley L. Jaki O.S.B., cosmologo e storico della scienza, insignito nel 1970 del premio Lecomte du Nouy e nel 1987 del premio Templeton per la Religione.

Nato a Gyâr, in Ungheria, il 17 agosto del 1924, all’età di diciotto anni entra nell’ordine benedettino e nel giorno anniversario della prima apparizione della Madonna a Fatima, il 13 maggio 1944, fa la professione religiosa. Il 29 giugno 1948 viene ordinato sacerdote. Nel 1950 ottiene il dottorato in Teologia presso il Pontificio Istituto Sant’Anselmo di Roma. Trasferitosi negli Stati Uniti d’America — ne acquisterà la cittadinanza —, consegue la laurea in Scienze e nel 1957 il dottorato in Fisica con una tesi realizzata sotto la direzione del fisico austriaco professor Victor Franz Hess (1883-1964), lo scopritore dei raggi cosmici, premio Nobel per la Fisica nel 1936. Nel 1956 la prestigiosa casa editrice Herder pubblica un’ampia versione della sua tesi di laurea in Teologia, Les tendences nouvelles de l’ecclésiologie, ristampata nel 1963 grazie al rinnovato interesse per l’argomento dovuto al Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965) allora in pieno svolgimento. Fra i suoi numerosi titoli accademici sono da menzionare lauree honoris causa in Filosofia, in Matematica e in Lettere.

Attualmente è professore emerito della Seton Hall University, nello Stato del South Orange, negli Stati Uniti d’America, membro onorario della Pontificia Accademia delle Scienze e di un’altra decina fra accademie e fondazioni culturali: fra esse la Olbers Gesellschaft di Brema, in Germania, e la società ellenica per gli studi umanistici di Atene. Ha pubblicato quarantasei volumi e centinaia di articoli su temi riguardanti prevalentemente la storia e la filosofia della scienza. Sono leggibili in traduzione italiana Le strade della scienza e le vie verso Dio (Jaca Book, Milano 1988), Dio e i cosmologi (Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1991; su cui cfr. Luciano Benassi, Fede, scienza e falsi miti nella cosmologia contemporanea, in Cristianità, anno XXI, n. 224, dicembre 1993, pp. 17-25), Il Salvatore della scienza (Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1992), e Lo scopo di tutto. Scienza, filosofia & teologia si interrogano sulla finalità (Ares, Milano 1994).

Nella sua consistente bibliografia si trova anche un buon numero di pubblicazioni teologiche, fra le quali meritano una speciale menzione uno scritto sul primato di Pietro, And on this rock: the Witness of One Land and Two Covenants, in terza edizione riveduta (Christendom Press, Front Royal [Virginia] 1997); un commento ai salmi, Praying the salms. A Commentary (Wm. B. Eerdmans, Grand Rapids [Michigan] 2000); e un’opera, in seconda edizione riveduta e ampliata, sulle implicazioni scientifiche, teologiche e storiche del primo capitolo della Genesi, Genesis 1 trough the ages (Thomas More Press, Londra 1992).

In occasione della sua presenza in Italia, come già precedentemente — cfr. Fede e ragione fra scienza e scientismo, intervista a cura di L. Benassi e Maurizio Brunetti, in Cristianità, anno XXIII, n. 239, marzo 1995, pp. 15-20 —, abbiamo intervistato lo studioso benedettino su alcuni argomenti collegati alla conferenza.


D. Padre Jaki, quest’anno ricorre il quarto centenario del rogo di Giordano Bruno, il filosofo e frate domenicano nato nel 1548 a Nola, nel Napoletano, e morto eretico impenitente a Roma, in Campo dei Fiori, il 17 febbraio 1600. Com’era prevedibile, i mass media hanno fatto un gran clamore, accusando la Chiesa di oscurantismo ed esaltando la figura del pensatore nolano, definito di volta in volta "martire della scienza", "apostolo della modernità", "precursore dell’illuminismo" e così via.

Lei che, trent’anni fa, ha tradotto in inglese di questo autore La cena de le Ceneri. Descritta in cinque dialogi, per quattro interlocutori, con tre considerazioni, circa doi suggetti (The Ash Wednesday Supper, Mouton, L’Aia 1975), il primo scritto sull’opera del canonico e matematico polacco Mikolas Kopernik, italianizzato in Nicolò Copernico (1473-1543), può dirci qualcosa sul pensiero di Bruno?

R. Per prima cosa voglio dire che Bruno non ha nulla a che vedere con la scienza. Trent’anni fa, quando decisi di tradurre il suo saggio La cena de le Ceneri, del 1584, dall’italiano-napoletano in inglese, avevo un’opinione diversa. A quel tempo pensavo che, siccome si trattava della prima opera pubblicata su Copernico, dovesse necessariamente contenere concezioni interessanti, sia su Copernico che sulla scienza copernicana. Fui completamente deluso, non solo perché in tale saggio non vi era alcuna traccia di scienza, ma addirittura il suo contenuto rappresentava un insulto a Copernico e alle sue concezioni. Purtroppo, perfino gente con un elevato grado di cultura crede ancora che Bruno abbia serie credenziali scientifiche. Altrimenti, per esempio, perché organizzare, presso l’università La Sapienza di Roma, un convegno internazionale dal titolo Giordano Bruno e la nuova scienza, al quale, il giorno 18 febbraio 2000, sono stato invitato come relatore?

D. Nell’opera Giordano Bruno: A Martyr of science? (Real View Books, Royal Oak [Michigan] 2000) Lei scrive che "Bruno usò Copernico per promuovere fini non copernicani". Sembra un paradosso. Può precisare la sua argomentazione?

R. Per Bruno, Copernico è solo un ariete, sicché un edificio ordinato come la visione del mondo aristotelico-tolemaica è distrutta in modo tale che la confusione, producendo rovine, diviene la regola suprema. Bruno non vuole sostituire queste rovine con la precisione dell’universo copernicano e del suo strumento, la geometria. Bruno distrugge, affinché la confusione e l’imprecisione possano regnare.

D. Dunque, da parte di Bruno non si tratta di adesione alle teorie scientifiche di Copernico, ma semplicemente di un procedimento tattico?

R. Sì, una tale tattica è chiaramente quella di un megalomane che, come tutti i megalomani, si mette una benda davanti agli occhi. Questo non gli permette di vedere i contorni definiti delle cose e lo induce a credere che anche tutti gli altri uomini possano chiudere i loro occhi davanti alla chiara evidenza. Perciò dovrebbe essere palese che, nell’usare Copernico, a Bruno sfugge il fatto che la sua tattica si rivelava immediatamente come qualcosa di chiaramente irrazionale. È sempre irrazionale usare la ragione contro la ragione. Una cosa era celebrare Copernico come il grande distruttore del mondo chiuso di Aristotele (384-322 a. C.), un’altra era affermare che, una volta distrutti i confini limitati di quel mondo, rimaneva solo un’enorme entità, un "animale" — secondo un’espressione dello stesso Bruno — comprendente tutto quanto non poteva essere descritto con gli strumenti della geometria nel suo futuro corso d’azione. Una tale entità non ha confini, nessun ordine specifico e nessuna coerenza razionale.

D. Uno dei luoghi comuni della cultura contemporanea vuole che Bruno sia andato al rogo per le sue idee sulla scienza. Bruno può essere considerato un "martire della scienza e/o del libero pensiero"?

R. Bruno non è certamente un martire della scienza e neppure del libero pensiero, a meno che per "libero pensiero" non s’intenda "pensiero a ruota libera". Infatti, La cena de le Ceneri è una denuncia diretta e indiretta delle caratteristiche fondamentali della geometria: la precisione e la chiarezza.

Lo scopo di Bruno consisteva nel promuovere una visione del mondo impregnata di misticismo occultista e magico. Invece, dall’inizio alla fine l’opera di Copernico De revolutionibus orbium caelestium libri VI, del 1543, è caratterizzata da un cospicuo uso della geometria e da una fervente ammirazione per la sua efficacia. Bruno rifiutava quell’esattezza che la geometria rappresentava. Non si cura neppure di studiare la complessità della geometria. Gli studiosi dell’università di Oxford, proprio durante il primo dibattito sul sistema copernicano, nel 1584, si rendono perfettamente conto che, a questo riguardo, Bruno non aveva compreso i punti nodali del sistema copernicano. Alle loro argomentazioni egli non replica con controargomenti, ma con aspre ingiurie. Gli studiosi di Oxford affermavano semplicemente che Bruno non conosceva realmente Copernico. Il suo interesse per la teoria copernicana aveva soltanto lo scopo di promuovere la visione di un nuovo ordine del mondo basato sull’occultismo.

D. Come fondare questa affermazione?

R. L’asserzione di Teofilo — il personaggio che ne La cena de le Ceneri espone il pensiero di Bruno — secondo cui, fra tutti gli uomini, solo lui può interpretare Copernico, dovrebbe suonare molto strana sulle labbra di uno che molto probabilmente non ha mai letto tutte le pagine del De revolutionibus orbium caelestium, ma solo una parte esigua di esse. D’altronde Bruno non ama la geometria, che ovunque conferma gli argomenti di Copernico, e con ogni evidenza non ha nessuna preparazione relativa al tipo di geometria necessaria per capire e per assimilare i ragionamenti copernicani. Perfino nelle traduzioni moderne il De revolutionibus orbium caelestium rimane un testo ostico da seguire per chiunque non sia preparato in quella che più tardi verrà conosciuta come geometria differenziale.

D. Vi sono altre ragioni che rendono discutibile la qualifica di Bruno quale "martire della scienza"?

R. Bruno non può essere considerato un martire della scienza anche perché, esaminando gli elenchi dei suoi errori compilati dai tribunali dell’inquisizione di Venezia e di Roma, si può notare come, fra le accuse, l’eliocentrismo costituisca solo una piccola parte. In realtà, Bruno è un eretico a tutto tondo: non vi è dogma della fede cristiana che egli non abbia negato, almeno implicitamente. Certamente è deprecabile che sia stato messo al rogo, ma rimane il fatto che il distacco di Bruno dall’ortodossia cristiana era così ampio e profondo, che lo stesso destino gli sarebbe stato riservato sia nella "repubblica teocratica" costruita nell’elvetica Ginevra da Jean Cauvin — italianizzato in Giovanni Calvino (1509-1564) — che nell’Inghilterra di Elisabetta I Tudor (1533-1603), se fosse rimasto in entrambe per lo stesso lasso di tempo. A Ginevra viene scomunicato dal Concistoro calvinista, e sarebbe stato immediatamente arrestato, se non fosse sfuggito alla presa della teocrazia calvinista il più velocemente possibile.

D. Normalmente Bruno è considerato il filosofo dell’infinito. Già il canonico e filologo inglese Richard Bentley (1662-1742), scrivendo al matematico e fisico, pure inglese, Isaac Newton (1642-1727), intravede, fra l’altro, che l’idea di un universo omogeneo e infinito avrebbe potuto servire da copertura per l’ateismo. Alla luce della teoria della relatività Bruno, con il suo infinito, precorre la scienza moderna?

R. Nell’opera De l’infinito universo et mondi, del 1584, Bruno scrive: "Ci sono soli innumerevoli e un numero infinito di terre orbita attorno a quei soli, così come i sette che noi possiamo osservare orbitanti attorno al sole che è vicino a noi". Tali e simili affermazioni sono state invariabilmente addotte dagli ammiratori di Bruno, che lo considerano un profeta della moderna visione scientifica del mondo.

Quella dell’infinità era una pretesa curiosa già nel contesto dei suoi tempi, ed è un’assurdità dal punto di vista della scienza moderna. Infatti l’universo di Copernico è rigorosamente finito. L’astronomo e matematico tedesco Johannes Kepler, italianizzato in Giovanni Keplero (1571-1630), sostiene con forza che le stelle sono contenute in un ristretto guscio sferico di 2000 leghe tedesche, un’antica unità di misura, variabile a seconda delle nazioni fra i 4 e i 5,5 chilometri, in Germania pari a circa 10 mila chilometri. In verità, egli fa questa affermazione avendo presente, per oppositionem, la convinzione di Bruno che le stelle siano omogeneamente distribuite in un universo infinito. Inoltre, il fisico e matematico italiano Galileo Galilei (1564-1642) sostiene la finitezza dell’universo, senza tuttavia specificare l’ampiezza del guscio nel quale le stelle sono collocate. Newton non sostiene mai l’idea di un universo infinito e mai rigetta un suo saggio giovanile nel quale esplicitamente sosteneva la finitezza dell’universo.

L’idea di un universo newtoniano infinito, che appare sporadicamente durante il secolo XVIII, diviene largamente diffusa soltanto nel secolo XIX, sebbene non tanto fra gli scienziati, quanto fra alcuni filosofi e scrittori di scienza. Gli scienziati sapevano bene che un universo infinito, nel quale le stelle siano omogeneamente distribuite, sarebbe colpito da due paradossi: quello ottico e quello gravitazionale. Com’è ben noto, la soluzione del medico e astronomo tedesco Whilelm Olbers (1758-1842) al paradosso ottico era sbagliata: infatti si basava sull’asserto che una parte della luce delle stelle fosse assorbita dall’etere interstellare e conseguentemente il cielo apparisse scuro di notte; ma la soluzione sarebbe stata valida solo se l’etere, o qualsiasi altro mezzo interstellare, non si fosse a sua volta surriscaldato assorbendo luce e riemettendola all’esterno, come di fatto avviene per effetto delle leggi della termodinamica. Durante gli ultimi decenni del secolo XIX, e per la maggior parte dei primi tre decenni del secolo XX, gli astronomi credevano che l’universo visibile o investigabile fosse rigorosamente finito, e che la parte infinita fosse situata al di là di quella finita, e pertanto non avesse alcuna influenza fisica, sia gravitazionale che ottica, su quest’ultima. Nello stesso periodo l’astrofisico tedesco Johann Carl Friedrich Zöllner (1834-1882) e altri asserivano che, per evitare il paradosso gravitazionale, bisognava postulare che la massa totale dell’universo fosse finita e che tale massa doveva essere contenuta entro una sfera quadridimensionale non euclidea. Comunque, dopo la pubblicazione, nel 1917, della quinta memoria del fisico tedesco, naturalizzato svizzero, Albert Einstein (1879-1955) sulla relatività generale, che tratta delle sue conseguenze cosmologiche, la finitezza della massa totale dell’universo è divenuta una pietra angolare delle maggiori cosmologie scientifiche. Alla luce delle implicazioni cosmologiche della teoria generale della relatività anche il filosofo e fisico tedesco Moritz Schlick (1882-1936), fondatore del positivismo logico, ammette che "l’infinità spaziale del cosmo deve essere rifiutata".

D. Se le asserzioni di Bruno devono essere considerate anti-scientifiche nei confronti della scienza moderna, che cosa dire di esse in relazione alla scienza medieovale?

R. Bruno rifiutava qualsiasi sistema definito, sosteneva una visione del mondo per la quale ogni cosa si trasformava perpetuamente in ogni altra: agli occhi di Bruno nulla ha un carattere permanente, ogni oggetto può divenire qualsiasi altro. Nella sua visione delle cose non vi è differenza alcuna fra le stelle e i pianeti: è come se la nostra Terra si trasformasse in una stella simile al sole e viceversa. Diversamente, durante il Medioevo, uno dei versetti biblici citati più spesso era quello tratto dal Libro della Sapienza (11, 20): "Dio ha disposto ogni cosa secondo misura, calcolo e peso".

Questa citazione sapienziale esprime chiaramente il clima intellettuale che si è venuto a creare in epoca medioevale per la grande considerazione in cui era tenuta la geometria. In tutte le civiltà antiche il mito dell’eterno ritorno è causa di morte prematura della scienza: nell’antico Egitto, in Cina, in India e nella Grecia classica. Solo nel Medioevo cristiano la scienza sfugge alla sindrome della sua inevitabile morte. Allora l’ipotesi dell’eternità dell’universo, presente nella cosmologia greca, viene abbandonata in considerazione del dogma cristiano della creazione ex nihilo et in tempore. Questo mutamento comporta, in particolare, una sostituzione delle leggi aristoteliche del moto con la legge del moto inerziale formulata dai filosofi e teologi scolastici francesi Jean Buridan, italianizzato in Giovanni Buridano (1300 ca.-1360 ca.), e Nicole d’Oresme (1323-1382), fatto di grande aiuto per Copernico e per i suoi primi seguaci. Un altro grande contributo dei medioevali alla scienza newtoniana è l’invenzione dell’ars latitudinis, ovvero dell’uso delle dimensioni geometriche per rappresentare le grandezze fisiche. Essa è basilare per lo sviluppo successivo della geometria analitica da parte del filosofo e matematico francese René Descartes, italianizzato in Renato Cartesio, (1596-1650) e aiuta Galileo nel calcolare che le distanze coperte dai corpi in caduta libera sono proporzionali al quadrato del tempo. Pertanto, se il mondo moderno ha una scienza, lo deve alla cultura della Cristianità medioevale.

D. Ritiene che questa sua affermazione possa essere pacificamente accettata dalla cultura dominante e diffusa nell’Occidentale contemporaneo?

R. Precisamente al contrario, questa verità ai nostri tempi viene misconosciuta in modo sistematico. La società moderna non potrebbe vivere un solo secondo senza l’aiuto della scienza: Internet, computer superveloci, fibre ottiche...

Vi sarà sempre più sviluppo scientifico nella nostra vita. Tuttavia, questa cultura moderna vuole la totale confusione, il totale soggettivismo a livello filosofico. Il liberalismo moderno vuole distruggere tutti i princìpi, tutte le norme accettate e non vuole sostituirle con altre regole specifiche. I princìpi fondamentali del liberalismo moderno possono essere condensati in un unico concetto: l’assoluto permissivismo. In questo modo le politiche e le legislazioni moderne, profondamente ancorate a una sempre maggiore permissività, stanno portando la società occidentale al decadimento. Da questo punto di vista, Bruno deve essere considerato solamente come il perfetto precursore di quei filosofi e sociologi moderni che vogliono abbattere ogni regola e specificità. Siate assolutamente orgogliosi dell’eredità trasmessa dalla cultura cristiana.

a cura di
Cosimo Baldaro
e Cosimo Galasso

FONTE (http://www.kattoliko.it/leggendanera/inquisizione/jaki_bruno.htm)

Augustinus
03-09-04, 16:28
Originally posted by fuego
Non mi dici perché lo avete ammazzato

Era un criminale, una spia, sobillatore, complottista, oltre che eretico

Dreyer
03-09-04, 16:45
Originally posted by Augustinus
Era un criminale, una spia, sobillatore, complottista, oltre che eretico

ma bastava anche solo l'ultima.

Colombo da Priverno
03-09-04, 17:55
Purtroppo dalle risposte ricevute e dalla prosecuzione della discussione intuisco che da parte dell'amico fuego non c'è volontà di dialogo e di condivisione. Il dialogo e la condivisione non hanno bisogno di slogan anticlericali e argomenti laicisti triti e ritriti. E non mi si prenda per scusa l'ignoranza! L'ingnoranza non è mai buona, ancor di più quando invece si preferisce la paccottiglia di luoghi comuni e veleni laicisti. Noi non siamo contro di te. Siamo contro il tuo comportamento di giudice supremo e universale. Noi non pretendiamo di giudicarti. Tu invece sì. A noi basta dire quanto ha detto l'apostolo Pietro: "Signore allontanati da me che sono peccatore". Per sentirci ancora una volta rispondere da Nostro Signore: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini" (cfr Lc 5, 8-11).

Colombo da Priverno
03-09-04, 20:06
Tutti siamo come Pietro.

03-09-04, 20:19
Originally posted by Augustinus
Era un criminale, una spia, sobillatore, complottista, oltre che eretico

Oggi la Chiesa non condannerebbe a morte Giordano Bruno anche perchè non potrebbe visto che ha dovuto rinunciare al potere temporale. Giovanni Paolo Secondo ha chiesto perdono per i crimini compiuti in nome di Dio, un conto è comprendere il perchè dell'inquisizione inquadrandone i periodi storici in cui questi fatti sono avvenuti un altro è trovarne ancora oggi giustificazione come fosse auspicabile un ritorno a quei tempi.

03-09-04, 20:57
Originally posted by fuego
Un'altro insulto e sarò costretto a segnalarti all'amministrazione.

Gli insulti gratuiti ed inacettabili che ogni giorno si leggono in questo sito nei confronti di Giovanni Paolo Secondo in un forum che si richiama al cattolicesimo tradizionalista,e questi sono solo gli ultimi (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=117944) a chi li dobbiamo segnalare??

Augustinus
03-09-04, 22:22
Originally posted by Manuel
Gli insulti gratuiti ed inacettabili che ogni giorno si leggono in questo sito nei confronti di Giovanni Paolo Secondo in un forum che si richiama al cattolicesimo tradizionalista,e questi sono solo gli ultimi (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=117944) a chi li dobbiamo segnalare??

Ciò che viene detto o fatto in altri fora non ci interessa.
Qui, in questo, ci sono regole ben precise. Per tale ragione, ognuno si deve attenere alla netiquette che gli è propria nonchè al regolamento del Forum.
Le segnalazioni da altri forum non ci riguardano. Grazie.
E poi tu non sei molto diverso da loro, dal momento che critichi pure tu (aspramente) il Papa quando va a toccare temi di morale (procreazione assistita, coppie omosessuali, ecc.). Non essere dunque fariseo ed ipocrita ... :D :D :D. Infatti sei sedevacantista de facto. :D. Non ne riconosci l'autorità in quei temi "scottanti". ;)

Augustinus
03-09-04, 23:11
Originally posted by Manuel
Quanti ne uccise davvero l'inquisizione e il perdono chiesto dalla Chiesa


di Ignazio Ingrao

Da Panorama del 17/6/2004




Sono stati finalmente resi noti i risultati del simposio di storici promosso nel 1998 da Karol Wojtyla per indagare sulla reale portata dei crimini della Chiesa. Le sorprese non mancano, ma rimangono ancora molti punti da chiarire



La Santa Sede appare determinata a fare luce sulle pagine oscure scritte dai tribunali della Santa Inquisizione che hanno accompagnato per seicento anni (dal XIII al XIX secolo) la vita di Santa Romana Chiesa. L’ultimo tribunale a scomparire è stato infatti quello spagnolo, abolito nel 1834. Sono pagine scritte con le confessioni estorte con le torture, gli atti dei processi per stregoneria, le condanne a morte, i roghi. E la Chiesa non vuole sottrarsi alla sue responsabilità di fronte alla storia.

LE SCUSE DI GIOVANNI PAOLO II
Vincendo i dubbi e le resistenze di diversi prelati di curia, è stato Giovanni Paolo II a chiedere personalmente che venisse organizzato un simposio internazionale sulla “Inquisizione” che si è svolto in Vaticano nel 1998. Per la prima volta la Santa Sede ha chiamato a discutere dell’argomento studiosi di tutto il mondo senza riguardo per la loro confessione religiosa o ideologia politica. Studiosi protestanti, storici marxisti, accanto a teologi e docenti delle Università Pontificie si sono ritrovati insieme. Dall’esito di quella consultazione il papa ha tratto la ferma convinzione di dover chiedere perdono, a nome della Chiesa, di fronte al mondo e di fronte alla storia, “per gli errori commessi nel servizio alla verità attraverso il ricorso a metodi non evangelici”. E così ha fatto il 12 marzo 2000, in occasione della Giornata del perdono.

RIDIMENSIONATA LA LEGGENDA NERA SULLA SANTA INQUISIZIONE
Eppure, a distanza di sei anni, non era ancora stato possibile conoscere cosa gli studiosi avessero effettivamente detto durante quello storico simposio a porte chiuse: quali rivelazioni erano state fatte, se vi era stato accordo o discussione tra studiosi di estrazione tanto diversa. Nei giorni scorsi hanno visto finalmente la luce gli atti del simposio sull’Inquisizione e il pro-teologo della Casa Pontificia, il cardinale Georges Cottier si è affrettato a precisare che il ritardo nella pubblicazione non è stato dovuto all’opposizione di qualche prelato, come si mormorava, ma solo ad “una serie di problemi di salute”.

TRIBUNALI CIVILI E RELIGIOSI A CONFRONTO
E c’è da credergli visto che da quel ponderoso volume di 788 pagine, frutto del contributo di 30 studiosi diversi, la “leggenda nera” della Santa Inquisizione esce fortemente ridimensionata. Su 125 mila processi celebrati dall’Inquisizione spagnola i condannati a morte furono meno di 1300, vale a dire l’1%, riferisce il curatore del volume, Agostino Borromeo. Lo stesso dicasi per i processi per stregoneria: secondo gli storici consultati dalla Santa Sede non superano il centinaio le “streghe” mandate al rogo dai tribunali della Santa Inquisizione in Spagna, Portogallo e Italia. Molto più severi sarebbero stati i tribunali civili: su 100 mila processi per stregoneria celebrati da questi tribunali, le condanne al rogo sarebbero state almeno 50 mila. C’era persino chi chiedeva di essere giudicato dai tribunali ecclesiastici perché meno severi di quelli civili.

I VUOTI NEGLI ARCHIVI VATICANI
Nonostante il lavoro storiografico minuzioso restano tuttavia ancora da decifrare molte pagine della “leggenda nera”. La svolta alle ricerche storiografiche in questo campo è stata data dalla decisione di Giovanni Paolo II di aprire, nel 1998, l’archivio dell’ex Sant’Uffizio (oggi Congregazione per la dottrina della fede) alla consultazione degli studiosi. A sei anni di distanza sarebbe necessario tornare a fare il punto su questi studi, poiché molte domande restano ancora senza risposta. C’e chi ha notato, ad esempio, che negli atti del simposio sull’Inquisizione non si fa menzione di uno dei pochi processi inquisitoriali che si sono svolti in Italia del quale si ha un resoconto scritto pressoché integrale. Si tratta di un processo davanti al tribunale della diocesi di Trento a carico di alcune donne della Val di Non accusate di stregoneria e mandate al rogo.

LA GUERRA CONTRO LE ERESIE E I LIBRI ALL'INDICE
E resta da far luce anche sulle pagine oscure che riguardano l’attività di censura svolta dal Sant’Uffizio e dai tribunali dell’Inquisizione con la redazione dell’Indice dei libri proibiti e la distruzione delle opere giudicate eretiche. Un’attività intensissima soprattutto tra il XVI e XVII secolo, volta a frenare la diffusione della riforma in Europa. La nuova Inquisizione romana, istituita da Paolo III con la bolla “Licet ab initio” del 1542, aveva tra i suoi compiti anche quello di controllare la produzione, la vendita e la diffusione degli stampati. Il primo “Indice” dei libri proibiti fu compilato nel dicembre del 1558 sotto il pontificato di Paolo IV e risultava diviso in tre classi: nella prima classe erano indicati i nomi di oltre 600 autori dei quali erano proibite tutte le opere; la seconda classe conteneva 126 titoli di opere proibite delle quali si conosceva l’autore; seguiva una terza categoria contente 332 opere anonime vietate. Erano poi elencate 45 edizioni proibite della Bibbia e del Nuovo Testamento e i nomi di 61 stampatori responsabili della pubblicazione di libri eretici.

LIBRI PROIBITI NELLA BIBLIOTECA VATICANA
Persino la Biblioteca Apostolica Vaticana cadde nelle maglie della foga controriformista tanto che, come ricorda il cardinale Jean-Louis Tauran, Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, nel 1559 “cinque grandi sacchi di libri proibiti venivano portati dai custodi della libreria apostolica al Sant’Officio della Santa Inquisizione di Roma”.

Quali libri proibiti erano custoditi nella Biblioteca Vaticana? E’ una delle domande ancora senza risposta a cui sta lavorando una studiosa della Biblioteca Apostolica Vaticana, la dottoressa Andreina Rita. Ma ci vorranno ancora “almeno due anni” per avere un elenco preciso del contenuto di quei cinque sacchi, rivela a Panorama mons. Raffaele Farina, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana. Tra quei libri potevano esserci volumi di autori come Erasmo da Rotterdam, Pico della Mirandola, Niccolò Cusano. Ma perché non furono distrutti? Qualcuno ebbe cura di conservarli nei sotterranei del Sant’Uffizio tanto che, tre secoli dopo, parte di quei libri insieme ad altre “rarità bibliografiche” saranno nuovamente trasferiti nella Biblioteca Vaticana. Ma colui che conservò questi libri agì per suo conto o su indicazione di qualche alto prelato o del papa stesso?


Molto altro ancora resterebbe da studiare sull’Indice dei libri proibiti tenuto conto che rimase in vigore fino al 1966. L’ultimo elenco venne compilato dal Sant’Uffizio nel 1948 e conteneva le opere di Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Niko Kazantzakis e Alberto Moravia. “La vita di Gesù”, scritta dall’abate Jean Steinmann è stato l’ultimo libro messo all’Indice nel 1961. Bisognerà attendere il 1966 perché la Congregazione per la dottrina della fede, che aveva preso il posto del Sant’Uffizio, annunciasse che l’Indice non sarebbe più stato pubblicato. In quattro secoli sono stati censurati oltre 8 mila titoli.

A noi servono i documenti ... e gli articoli seri (almeno sulla storia) non quelli di Porno ... ops ... Panorama :D

lidone
03-09-04, 23:37
Originally posted by fuego
Un'altro insulto e sarò costretto a segnalarti all'amministrazione.

Letto tutto quanto mi è stato possibile comprendere fino ad ora, in questa discussione come in altre, amaramente non posso non addivenire ad una definizione di giudizio che prima era non solamente istintiva impressione:

"fuego" gioca con le convinzioni atrui, a far perdere le "staffe" per poi affondare. Eccessivo ? I suoi palesi e reiterati eccessi sono rivelativi delle reali intenzioni: creare solo turbamento, poi danno, per gustare il susseguente imbarazzo in cui viene a trovarsi l'altro, quando gli riesce l'intrapresa.

Meglio non dargli spago.

cm814
04-09-04, 00:43
Originally posted by Augustinus
A noi servono i documenti ... e gli articoli seri (almeno sulla storia) non quelli di Porno ... ops ... Panorama :D

Panorama è quel giornale che fece diventare vittima l'omicida di Ilaria Alpi.... tanto per intenderci. Anche se l'articolo non era proprio male.

Dreyer
04-09-04, 11:51
Originally posted by fuego
Quale sarebbe l'ntrapresa riuscita...minacciare di espellere dal forum?
E sui fatti...chi è che si è opposto al dialogo?
Creare turbamento serve spesso a non fare assopire le coscienze sulle proprie convinzioni.

e la tua coscienza non è assopita sulle tue convinzioni?:rolleyes:

04-09-04, 12:28
Originally posted by Augustinus
Ciò che viene detto o fatto in altri fora non ci interessa.
Qui, in questo, ci sono regole ben precise. Per tale ragione, ognuno si deve attenere alla netiquette che gli è propria nonchè al regolamento del Forum.
Le segnalazioni da altri forum non ci riguardano. Grazie.
E poi tu non sei molto diverso da loro, dal momento che critichi pure tu (aspramente) il Papa quando va a toccare temi di morale (procreazione assistita, coppie omosessuali, ecc.). Non essere dunque fariseo ed ipocrita ... :D :D :D. Infatti sei sedevacantista de facto. :D. Non ne riconosci l'autorità in quei temi "scottanti". ;)

Ho visto che stranamente in questi tempi alcuni persone che postavano anche qui nel forum dei cattolici romani sono diventati guest. Per il resto visto che continui con questa solfa di dico apertamente un dato di fatto ormai ampiamente dimostrato, tu sei un sedevacantista di fatto infiltrato nei forum dei Cattolici Romani per condizionarne le discussioni.

04-09-04, 12:31
Originally posted by Augustinus
A noi servono i documenti ... e gli articoli seri (almeno sulla storia) non quelli di Porno ... ops ... Panorama :D

E poverino, invece di leggere l'articolo critichi la fonte.

Augustinus
04-09-04, 12:51
Originally posted by Manuel
Ho visto che stranamente in questi tempi alcuni persone che postavano anche qui nel forum dei cattolici romani sono diventati guest. Per il resto visto che continui con questa solfa di dico apertamente un dato di fatto ormai ampiamente dimostrato, tu sei un sedevacantista di fatto infiltrato nei forum dei Cattolici Romani per condizionarne le discussioni.

Sono un sedevacantista? Io? Scherzi?
Forse non hai presente ciò che io ho detto ed ho fatto. Da sempre. Io sono autore di diversi thread sull'attuale Papa e mai ne ho criticato la dottrina, a differenza tua. Ho sempre riconosciuto la sua autorità e mai l'ho negata. Anzi questo, in passato, mi ha persino portato in rotta con gli amici di TC.
Piuttosto io sono un cattolico sì, ma certamente non nel senso "debole" e flaccido che lo intendi tu. Io amo davvero il Papa e d'affetto sincero e schietto, riconoscendone in pieno il ruolo di Vicario di Cristo.
Tu, invece, questo ruolo lo misconosci. Per te il Papa è solo ... un uomo, grande sì, ma solo uomo. Il ruolo religioso per te può andarsi a farsi benedire. Non riconosci che Egli è Vicario di Cristo in terra e che ha il potere di legare e sciogliere e confermare i fratelli nella fede.
Io sono cattolico sì, ma sono anche austero e severo, prima di tutto con me stesso. Aborro il cattolicesimo immischiato di dottrine spiritualiste o comuniste come è il tuo. Esso non è cattoliocesimo. Sotto quest'aspetto, mi può definire anche "integrale" (ma del resto: o si è "integrali" o non si è cattolici). Questo è il punto.
Quindi, la prossima volta astienti da giudizi che non ti appartengono e che sono palesemente errati ed infondati. Ancora una volta, documentati prima di parlare. sei ancora ... troppo ... ragazzino. Devi crescere. se vuoi essere cattolico devi accettare il ruolo di Vicario di Cristo che tu neghi al Papa.
Fintanto che non neghi, sei, per questo forum, un sedevacantista di fatto, forse peggio di quelli di TC.

Augustinus

Augustinus
04-09-04, 12:53
Originally posted by Manuel
E poverino, invece di leggere l'articolo critichi la fonte.

Dimmi ciò che posti e ti dirò chi sei ... :D :D :D

04-09-04, 13:07
Originally posted by Augustinus
Dimmi ciò che posti e ti dirò chi sei ... :D :D :D

:D :D :D Le mie fonti sono "laiche" ma tu non ci arrivi... se un articolo dove di fatto si riconosce un ridimensionamento delle accuse contro la Chiesa almeno nei numeri viene scritto in un giornale laico, permettimi è molto più efficace.

04-09-04, 13:32
Originally posted by Augustinus
Sono un sedevacantista? Io? Scherzi?
Forse non hai presente ciò che io ho detto ed ho fatto. Da sempre. Io sono autore di diversi thread sull'attuale Papa e mai ne ho criticato la dottrina, a differenza tua. Ho sempre riconosciuto la sua autorità e mai l'ho negata. Anzi questo, in passato, mi ha persino portato in rotta con gli amici di TC.
Piuttosto io sono un cattolico sì, ma certamente non nel senso "debole" e flaccido che lo intendi tu. Io amo davvero il Papa e d'affetto sincero e schietto, riconoscendone in pieno il ruolo di Vicario di Cristo.
Tu, invece, questo ruolo lo misconosci. Per te il Papa è solo ... un uomo, grande sì, ma solo uomo. Il ruolo religioso per te può andarsi a farsi benedire. Non riconosci che Egli è Vicario di Cristo in terra e che ha il potere di legare e sciogliere e confermare i fratelli nella fede.
Io sono cattolico sì, ma sono anche austero e severo, prima di tutto con me stesso. Aborro il cattolicesimo immischiato di dottrine spiritualiste o comuniste come è il tuo. Esso non è cattoliocesimo. Sotto quest'aspetto, mi può definire anche "integrale" (ma del resto: o si è "integrali" o non si è cattolici). Questo è il punto.
Quindi, la prossima volta astienti da giudizi che non ti appartengono e che sono palesemente errati ed infondati. Ancora una volta, documentati prima di parlare. sei ancora ... troppo ... ragazzino. Devi crescere. se vuoi essere cattolico devi accettare il ruolo di Vicario di Cristo che tu neghi al Papa.
Fintanto che non lo neghi, sei, per questo forum, un sedevacantista di fatto, forse peggio di quelli di TC.

Augustinus

Sarò anche un infedele ma al sottoscritto non passerebbe mai nemmeno la più pallide idea d'associare una foto con bambini martoriati in un attentato terroristico compiuto dai fanatici fondamentalisti islamici per polemizzare contro le scelte fatte dal Papa riguardanti il dialogo con le altre religioni compreso l'Islam, semplicemente ripugnante anche solo pensarlo.

Augustinus
04-09-04, 13:45
Originally posted by Manuel
Sarò anche un infedele ma al sottoscritto non passerebbe mai nemmeno la più pallide idea d'associare una foto con bambini martoriati in un attentato terroristico compiuto dai fanatici fondamentalisti islamici per polemizzare contro le scelte fatte dal Papa riguardanti il dialogo con le altre religioni compreso l'Islam, semplicemente ripugnante anche solo pensarlo.

Ciò che viene detto o fatto in altri fora non mi riguarda. E poi lo vuoi capire che non puoi usare lo spazio di questo forum per i tuoi fini politici? Lo vuoi capire che ognuno qui ha un suo forum indipendente???? E lo ripeto: ciò che vien detto o fatto altrove non interessa.
E poi se tu stesso ti definisci infedele, sei la persona meno adatta per esprimere valutazioni sulle altrui condotte, che sarebbero senz'altro censurabili ed assai discutibili, ma che comunque esulano dal nostro controllo.
Se hai qualcosa contro questo o quel forum sei pregato di andare a postare lì le tue rimostranze, non certo qui da noi, solo ... perchè ... non ti censuro. Per il momento :D. Grazie.

04-09-04, 14:03
Originally posted by Augustinus
Ciò che viene detto o fatto in altri fora non mi riguarda. E poi lo vuoi capire che non puoi usare lo spazio di questo forum per i tuoi fini politici? Lo vuoi capire che ognuno qui ha un suo forum indipendente???? E lo ripeto: ciò che vien detto o fatto altrove non interessa.
E poi se tu stesso ti definisci infedele, sei la persona meno adatta per esprimere valutazioni sulle altrui condotte, che sarebbero senz'altro censurabili ed assai discutibili, ma che comunque esulano dal nostro controllo.
Se hai qualcosa contro questo o quel forum sei pregato di andare a postare lì le tue rimostranze, non certo qui da noi, solo ... perchè ... non ti censuro. Per il momento :D. Grazie.

A te che sei loro amico e sostenitore come più volte affermato e confermato evidentemente non interessa che venga offeso il Papa.

Augustinus
04-09-04, 14:36
Originally posted by Manuel
A te che sei loro amico e sostenitore come più volte affermato e confermato evidentemente non interessa che venga offeso il Papa.

E da quando in qua ti ergi a paladino del Papa e del Papato? Proprio tu!!!! :lol :lol :lol E perchè tu che fai? Non lo offendi anche tu, negandone l'autorità?
Ma a parte questo, io sono amico di alcuni forumisti di TC (non di tutti), è vero, ma non sono loro sostenitore. C'è una bella differenza. Infatti, non sono sedevacantista.
Per quanto riguarda poi le offese al Papa ... c'è un detto delle mie parti: a lavare la testa all'asino si perde tempo e sapone. La cosa migliore è applicare l'antico adagio di Dante: guarda e passa e non ti curar di loro. E poi per dirla tutta, non sono mica solo i forumisti di TC a criticare ed offendere il Papa. Evidentemente non ti sei mai fatto un giro tra i vari Fora di POL. Se ogni tanto te lo facessi ... beh ... ti renderesti conto che ci sono offese molto più pesanti che vengono fatte. Ma a te di queste non importa. A te interessano solo quelli di TC, perchè non li digerisci per tue antipatie personali. Questa è la verità. Ed allora per scaricare le tue frustrazioni contro TC, non potendolo fare da loro, vieni da noi. Ma ti ho detto: questo forum non ti dà lo spazio per guerre ad altri fora. Se hai qualcosa di cui lamentarti, va da chi di dovere, assumendotene le responsabilità civili e penali. Se sei maggiorenne, è ovvio. Ma non venire da noi a scaricare le tue frustrazioni culturali e religiose.
Grave sarebbe stato se qui si offendesse il Papa. Ma su altri fora noi di CR non abbiamo alcuna potestà di intervenire. E poi vogliamo dirla tutta se proprio vuoi sapere come la penso?
In TC ci sono alcune brave persone, equilibrate e cortesi (un nome per tutti: Ludovico, che io stimo molto), ma ci sono, purtroppo, anche diversi soggetti che vanno un po' sopra le righe, che non sono affatto "moderati".
Ma questo capita in qualsiasi forum: ci sono quelli che si lasciano prendere la mano e quelli che sono più equilibrati. L'importante è non dare peso ai fanatici, ignorandoli, per non accrescerne, inconsapevolmente, il rilievo, dando loro un'importanza che non meritano. Punto. E con questo ho finito di darti spiegazioni.
D'ora innanzi, ti prego di ritornare all'argomento del thread. Grazie.

Augustinus
04-09-04, 15:14
Originally posted by fuego
Chi non riconosce l'autorità del Papa lo offende?
Tutti gloi ortodosi, tutti i protestanti, gli anglicani, gli ebrei, i musulmani, gli animisti, i buddisti, gli agnostici, gli atei ecc, tutti i non cattolici insomma offenderebbero il Papa...
bella tesi...

Certo perchè non gli si riconosce ciò che gli spetta. Se io non riconoscessi un qualcosa a te, un tuo appellativo o una tua potestà, non ti offenderei?

Augustinus
04-09-04, 17:00
Originally posted by fuego
Ma guarda che l'autorità non si riconosce.
Si esercita.
Circa le qualità della persona, se esse sono riconosciute da segni visibili io le posso rivendicare e, siccome è il mio lavoro, posso difenderle in tribunale, se il mio diritto è tutelato dalla legge.
Non altrettanto si può fare dell'autorità morale e religiosa, che è tale in quanto si esercita sui fedeli.

L'autorità è sì esercita, ma è anche un diritto, o meglio una qualità che è riconosciuta.
Circa le qualità della persona, guarda che qui questa prerogativa (l'essere Vicario di Cristo, da cui deriva l'autorità conseguente) è di diritto divino positivo, non umano. Di conseguenza non vi è su questa terra nessuna istanza che potrebbe, applicando quel diritto, riconoscerla. Ma ciò non significa che essa non esista. Essa esiste pienamente, solo che potestà puramente umane dubito che possano tutelarla e riconoscerla ... Un tempo magari, forse, sì.
Cordialmente

Augustinus

P.S.: Sei un mio collega??? Da come parli sembra che tu sia un legale come il sottoscritto ;)

Bellarmino
04-09-04, 18:37
Originally posted by fuego
Chiedo commenti:


Bei tempi! :cool:

Augustinus
06-09-04, 08:38
Originally posted by fuego
Bei tempi quelli in cui la Chiesa prendeva il posto di Cesare..., vero?
Non è onorevole per chi crede nel messaggio di Cristo e credo che la sua sia la AUTENTICA interpretazione (su quali basi? Boh!) che esso vada imposto con la forza...
P.S. Sono un giovane avvocato, dalla Campania. Tu?

Il messaggio cristiano, è vero, non va imposto con la forza, ma con la persuasione. Tuttavia, la fede integra va mantenuta rigidamente: è una questione di salvezza (non tanto per l'eretico o lo scismatico o per l'apostata, quanto per tutti gli altri fedeli).
L'interpretazione autentica è rimessa alla Chiesa in virtù del mandato di Cristo a Pietro ed agli apostoli (e per loro ai rispettivi successori) di confermare i fratelli nella fede (per quanto riguarda specificatamente Pietro), di predicare ed insegnare. Quindi, le basi sono bibliche. E non può non essere così. Infatti, se il messaggio originale si fosse corrotto, non fosse più autenticamente conservato e trasmesso, non vi potrebbe essere più salvezza oggi. Quindi è un punto capitale ritenere che il messaggio di Cristo sia conservato, trasmesso ed inteso autenticamente dalla Chiesa (cattolica).

P.S.: Anch'io sono un giovane avvocato e canonista, ma della Puglia ;) ;) ;)

Augustinus
06-09-04, 23:04
Originally posted by fuego
Lavori solo coi trib. eccl.?
Ti prendi parecchio per le domiciliazioni ai radicali...?

1) No lavoro soprattutto con i tribunali civili ed amministrativi. Non disdegno, però, anche le istanze ecclesiastiche (soprattutto con la mia ragazza che è anch'ella avvocato).
2) Purtroppo no, non mi prendo parecchio. Forse dovrò cominciare a selezionare :D :D :D :rolleyes:

Thomas Aquinas
08-09-04, 12:02
Originally posted by fuego
Viva Giordano Bruno!

ti sempra il caso di inneggiare ai delinquenti? :confused:

Augustinus
08-09-04, 13:47
Originally posted by fuego
Viva Giordano Bruno!

Vabbè allora perchè non "viva la mafia"???? :D :D
Giordano Bruno era un delinquente della peggiore risma :D

cm814
08-09-04, 14:31
Originally posted by Augustinus
Vabbè allora perchè non "viva la mafia"???? :D :D
Giordano Bruno era un delinquente della peggiore risma :D

La storia di Giordano Bruno, caro Fuego, è divenuta leggenda grazie all'intervento della massoneria. Visto che ti dici un ignorante che vuole sapere, io la storia te la posso raccontare, ma poi tu ci credi o fai orecchie da mercante?????

Era ricercato non solo dalla Chiesa: ovunque sia andato, ha imbrogliato gente, ha dissacrato la religione, i valori di ogni comunità. Quello che ti pare essere un emblema della libertà di pensiero, in realtà era il primo intollerante. Sembra che sulla coscienza non abbia solo reati legati alle sue idee, ma anche di peggio, come maltrattamenti ed altro.

Il suo pensiero, inoltre, tutto è tranne che quello che il mondo non dovrebbe mai rischiare di perdere.

08-09-04, 20:33
Originally posted by cm814
La storia di Giordano Bruno, caro Fuego, è divenuta leggenda grazie all'intervento della massoneria. Visto che ti dici un ignorante che vuole sapere, io la storia te la posso raccontare, ma poi tu ci credi o fai orecchie da mercante?????

Era ricercato non solo dalla Chiesa: ovunque sia andato, ha imbrogliato gente, ha dissacrato la religione, i valori di ogni comunità. Quello che ti pare essere un emblema della libertà di pensiero, in realtà era il primo intollerante. Sembra che sulla coscienza non abbia solo reati legati alle sue idee, ma anche di peggio, come maltrattamenti ed altro.

Il suo pensiero, inoltre, tutto è tranne che quello che il mondo non dovrebbe mai rischiare di perdere.

Sembra il ritratto di Marco Pannella hahhahhahhaaa oggi Giordano Bruno fosse vivo verrebbe benedetto dal Papa altro che messo al rogo :lol :lol :lol

08-09-04, 20:42
www.alkemik.com/thenolan/vita_bruno.htm

Augustinus
08-09-04, 20:53
Originally posted by Manuel
Sembra il ritratto di Marco Pannella hahhahhahhaaa oggi Giordano Bruno fosse vivo verrebbe benedetto dal Papa altro che messo al rogo :lol :lol

Come no!!!!! :lol :lol :lol :lol :lol :lol

08-09-04, 20:58
Originally posted by fuego
Bastavano i "reati" di pensiero e i maltrattamenti per bruciarlo vivo...?
E poi, spiegami, perché pensare liberamente dovrebbe essere una cosa tanto grave?
E' la morte di Giordano Bruno ad essere un simbolo, non tanto la condivisibilità o meno delle sue idee.

Prima di tutto per questi ultras cattolici viene la difesa dell'operato della Chiesa perchè considerata sempre infallibile, solo che c'è il Papa attuale a chiedere scusa per i sbagli del passato ma evidentemente non è preso molto in considerazione.

08-09-04, 20:59
Originally posted by Augustinus
Come no!!!!! :lol :lol :lol :lol :lol :lol

Sono convinto che Bellarmino la pensa allo stesso modo :D :D

Augustinus
08-09-04, 21:08
Originally posted by fuego
Bastavano i "reati" di pensiero e i maltrattamenti per bruciarlo vivo...?
E poi, spiegami, perché pensare liberamente dovrebbe essere una cosa tanto grave?
E' la morte di Giordano Bruno ad essere un simbolo, non tanto la condivisibilità o meno delle sue idee.

E qui ti sbagli. Non fu messo a morte solo per reati di opinione (per incidens: anche oggi esistono i reati di opinione in Paesi c.d. "liberali" come Italia, Stati Uniti, ecc.). In particolar modo fu condannato a seguito della denuncia di un tal fra Celestino da Verona. Si trattò di un'accusa tremenda, così grave, che dice Luigi Firpo nel suo "Il processo a Giordano Bruno" - che ha studiato le carte processuali - , che viene segretata direttamente da Clemente VIII per cui non se ne trova traccia. Essa è comunque un'accusa gravissima, di cui Celestino si dice anch'egli responsabile, tant'è vero che viene giustiziato sei mesi prima di Giordano Bruno. Non si conosce quale sia quest'accusa. Ma pare che questa sia stata determinante nella condanna.
Quanto agli aspetti "ideologici", tanto da assurgere a simbolo del "libero pensiero" (massonico), va osservato che il rifiuto, da parte del Bruno, del dogma e dell'ethos cattolico implicava sostanzialmente il rifiuto dei fondamenti su cui poggiava la società; se si vuole fare un paragone con cui si possono capire certe cose è l'equivalente del terrorismo degli anni '70. Dal punto di vista culturale e sociale è un fenomeno che attacca i fondamenti stessi della società; allora la società e la Chiesa, in quanto forma della società, autorizza la difesa fino all'estrema ratio della soppressione della vita, che non viene giustificata, ma utilizzata come forma estrema di difesa. C'era la volontà di Giordano Bruno, ad oltranza, di rifiutare di rientrare nell'ambito della Chiesa; e, poiché si viveva in una società che era influita dalla presenza della Chiesa, questa si difendeva. Quanto al processo, il Firpo dice: "La condanna è stata oggettiva. Dal punto di vista giuridico del tempo non esisteva alternativa. Dal punto di vista del procedimento è un procedimento esemplare"; e in questo Firpo dà ragione ad un altro grande storico dei processi inquisitoriali che è il francese Leo Moulin. E un processo altamente garantista, di cui si è in qualche modo tentato di mettere in evidenza l'aspetto delle varietà delle componenti, nessuna delle quali poteva essere ignorata dalla Chiesa: non poteva essere ignorata la visione globale della realtà al di là degli indizi per cui si è anche pensato ad un improvviso impazzimento, ma sono tutte ipotesi sulle quali sta il fatto grave della testimonianza di fra Celestino da Verona, ma sta soprattutto la non volontà di Bruno di identificare l'aspetto dogmatico con quello filosofico e la difesa a oltranza della propria posizione filosofica contro tutto e contro tutti.

Augustinus
08-09-04, 21:09
Originally posted by Manuel
Sono convinto che Bellarmino la pensa allo stesso modo :D :D

Ne sono convinto anch'io :D :D :D

Augustinus
08-09-04, 21:34
Originally posted by fuego
1) Chi sono i peti per giudicare un uomo in Terra?
2) Come fai a parlare di accuse gravissime se non conosci il capo d'accusa? Dai fiducia ai clericali che lo hjanno ammazzato senza spiegare perché. Che autorità ha la parola dei carnefici se non spiegano perché uccisero un uomo?
3) Un reato gravissimo non voler rientrare nella chiesa? Bell'esempio di libertà di pensiero... Come dire che bisogna essere cattolici per forza se non si viene bruciati. Come accadde.
4)La Chiesa si "DIFENDE" uccidendo una persona che non la pensa come loro?
5) Un procedoimento esemplare in cui si formula l'accusa e si obbliga a difendersi? Non c'è alcuna traccia di parità processuale delle parti tra accusa e difesa nel procedimento inquisitorio.PER DEFINIZIONE!
6)Un procedimento esemplare di cui non si conosce l'accusa?

Guarda, giusto per informarti, Luigi Firpo non ha fama di essere un "clericale". Di conseguenza, se quando scrive che fu un procedimento esemplare - lui che ha letto le carte (e tu no!!!! Ma neppure il libro, che invece ho letto) - c'è da credergli.
A parte questo, vorrei farti notare come, evidentemente, non conosci bene il procedimento dinanzi all'Inquisizione, applicando le categorie "statali" del processo inquisitorio-accusatorio.
Sono categorie estranee alla Chiesa. Tu parli di parità tra accusa e difesa ed altre sciocchezze varie. Ma sembri dimenticare che molti istituti del processo accusatorio, guarda caso, sono ripresi dal modello accusatorio (a cominciare dall'istituto dell'avvocato d'ufficio per i non abbienti, sino a passare per il rispetto dei diritti della difesa, che non è consentito essere testimoni contro se stessi (testis contra se), che non è valida una confessione estorta in maniera violenta, come ad es., con la tortura, ecc. Consentimi qui di aprire una parentesi: l'inquisizione romana non conosceva la tortura per estorcere le confessioni. La conoscevano invece le inquisizioni statali, come quella di Calvino, a Ginevra. Nella Chiesa le confessioni estorte sotto tortura erano invalide. Non così negli ordinamenti statuali. L'immagine che vedeva sacerdoti compiaciuti dinanzi a corpi tumefatti di soggetti sotto tortura è stata costruita dagli illuministi e dai romanzi di appendice ottocenteschi, senza alcun fondamento storico. Quindi, prima documentati).
Se è stato allora un processo esemplare, anche la condanna è stata corretta. Se esamini le carte, ancora una volta, ti renderai conto che al Bruno è stata data ampia facoltà di difendersi. Addirittura l'Inquisizione stabilì di ripetere il giudizio, dopo una prima volta, una seconda, dal momento che Giordano Bruno aveva accusato alcune irregolarità e la non piena difesa. Dunque, fu rifatto ex novo il giudizio giusto per consentirgli di difendersi.
E poi il passato non va giudicato secondo le categorie laiciste attuali, ma va valutato obiettivamente, con i documenti alla mano. Quindi, prima informati e documentati sulle carte (o per lo meno sul libro del Firpo), e poi ne riparliamo. Grazie.

Augustinus
08-09-04, 21:36
Originally posted by fuego
Ma che aspettate una enciclica papale per dire che la Chiesa ha ammazzato un sacco di gente?

:eek: :eek: :eek: :eek: :ek3 :ek3 :ek3

Bellarmino
09-09-04, 00:49
Originally posted by Manuel
Sono convinto che Bellarmino la pensa allo stesso modo :D :D
come hai fatto a indovinare? :D :D

Augustinus
09-09-04, 14:23
Originally posted by fuego
Vedo che non mi rispondi sul fatto che Giordano Bruno venne costretto a difendersi da una accusa formulata contro di lui CHE A NESSUNO E' NOTA!
Ma è a tutti nota la crudeltà della chiesa cattolica che bruciava vivo chi non la pensava come loro.
Non credo che questo fosse un lascito di Cristo.
Non credo che intendesse questo Cristo quando fondò su Pietro la sua comunità dei credenti!

Caro Collega,
Bruno si difese adeguatamente contro un'accusa ben precisa, che a noi, oggi, non è nota, in quanto fu segretata. Ma a lui, cioè all'imputato era ben nota, tant'è che lo stesso Firpo, nel suo testo, ammette che gli fu data ampia facoltà di difesa. Addirittura - e questo l'ho detto prima - fu talmente garantista il processo, che obbligò l'Inquisizione a riformulare il tutto ex novo per alcuni vizi.
Per quanto riguarda Cristo, beh ... forse non hai letto bene il Vangelo: se il tuo occhio è occasione di scandalo, cavalo. Si legge. Ciò vale sia per i singoli che per le comunità. E nella prima Lettera ai Corinti di Paolo si legge che "se un membro soffre, tutte le altre membra soffrono per lui". E per questo che, affinchè non si infettassero le parti sane, fu espulso dall'unità della Chiesa, separato dal Corpo Mistico di Cristo ed abbandonato al braccio secolare, dopo averlo esortato a contenere la sua sentenza al di qua della morte e della mutilazione delle membra.

Augustinus
09-09-04, 20:18
Originally posted by fuego
Tu non sai l'accusa che lo fece bruciare vivo e quindi dici che siccome non si riconosceva nella chiesa era da bruciare vivo.
Ben conscio di non avere l'autorità morale e la cultura di G.Bruno, tu che mi faresti?
Mi bruceresti vivo, se potresti?
Separato dal Corpo Mistico.....Affidato al braccio secolare...
Bella parafrasi per dire che fu ammazzato bruciandolo vivo dai preti...
Sia il tuo parlare si,si...no,no...Tutto il resto viene dal demonio.
Chiama le cose col loro vero nome!

Guarda che io non sia "all'altezza" di G. Bruno per me è un vanto, in quanto lui è un eretico esecrando, un immorale ed un apostata. Per me, dunque, è un vanto non avere la sapienza del mondo (cioè lontana, avulsa da Dio) da lui posseduta.
Quanto al fatto dell'accusa, vorrei farti osservare che oggi non la conosciamo, ma non vuol dire che non esisteva ed era seria ed assai fondata (se il correo fu anch'egli fu giustiziato).
Quindi, i reati di Bruno non sono solo di opinione, ma sono anche altro. Tra l'altro non è escluso neppure un probabile omicidio da lui commesso, di cui però le fonti storiche non parlano chiaramente (ma anche questo non vuol dire che non sia vero ...).
Se vuoi che ti dica che sia stato ucciso dai "preti" (io più prosaicamente direi la legittima autorità dello Stato pontificio), non lo posso dire in quanto, in questo caso (e tu sei legale e certe cose le dovresti comprendere) una legittima autorità statale ha comminato una pena altrettanto legittima nei confronti di un soggetto che ha commesso fatti penalmente rilevanti alla stregua di quell'ordinamento penale. Punto. Nè più nè meno. E' da sciocchi giudicare i fatti di allora col metro di oggi. E spero che tu non cada in questa banalità.
Cosa ti farei? Se fosse vigente quell'ordinamento penale (che purtroppo, oggi, invece è lassista) manderei anche te al rogo :D :D :D :D, dopo averti richiesto di pentirti, ovviamente :D :D :rolleyes:

09-09-04, 21:15
Ringrazio Dio di avermi fatto nascere in questo periodo storico e non nell'orrendo medioevo dove in suo nome la Chiesa commetteva i crimini più orribili.

Augustinus
09-09-04, 21:26
Originally posted by Manuel
Ringrazio Dio di avermi fatto nascere in questo periodo storico e non nell'orrendo medioevo dove in suo nome la Chiesa commetteva i crimini più orribili.

Scherzi??? Il Medioevo è stata un'epoca storica luminosissima, di grandi Santi, poeti, filosofi e teologi. Pensa a Dante, a S. Tommaso d'Aquino. Ed i Santi come S. Domenico, S. Francesco e S. Chiara???? Epoca luminosa. Ed anche artisticamente è l'epoca delle grandi cattedrali, alte e slanciate a maggior Gloria di Dio (nessun paragone, certo, con l'epoca attuale con i suoi sgorbi senza senso).
E se pensi che l'epoca moderna ha conosciuto ben due guerre mondiali (ignote al passato), beh ... allora mi chiedo se davvero non sia stata quella un'epoca migliore.
Crimini della Chiesa? Quali crimini? Solite riduzioni laiciste. E meno male che tu stesso postasti un articolo da "Panorama" ... . :D

09-09-04, 21:50
Originally posted by Augustinus
Scherzi??? Il Medioevo è stata un'epoca storica luminosissima, di grandi Santi, poeti, filosofi e teologi. Pensa a Dante, a S. Tommaso d'Aquino. Ed i Santi come S. Domenico, S. Francesco e S. Chiara???? Epoca luminosa. Ed anche artisticamente è l'epoca delle grandi cattedrali, alte e slanciate a maggior Gloria di Dio (nessun paragone, certo, con l'epoca attuale con i suoi sgorbi senza senso).
E se pensi che l'epoca moderna ha conosciuto ben due guerre mondiali (ignote al passato), beh ... allora mi chiedo se davvero non sia stata quella un'epoca migliore.
Crimini della Chiesa? Quali crimini? Solite riduzioni laiciste. E meno male che tu stesso postasti un articolo da "Panorama" ... . :D

Non c'era la TV :cool:

Dreyer
09-09-04, 22:00
Originally posted by Manuel
Non c'era la TV :cool:

comunque la sua patrona è Santa Chiara.

noi si arriva sempre prima.:cool:

Augustinus
10-09-04, 07:59
Discussione temporaneamente chiusa :)

Augustinus
15-02-05, 08:18
Purchè la discussione non degeneri nuovamente, riapro il thread.
Buona discussione.

Augustinus :) :) :)

Holuxar
16-09-18, 23:35
In Ricordo di Tomás de Torquemada (Valladolid, 1420 – Ávila, 16 settembre 1498) - primo Grande Inquisitore della gloriosa Inquisizione spagnola, priore del convento domenicano della Santa Cruz di Segovia e confessore dei Re Cattolici (Isabella di Castiglia e Ferdinando II d'Aragona) - nell'anniversario della sua morte, R.I.P. ...



https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/ee/Torquemada.jpg



http://www.radiospada.org/2014/12/un-calendario-per-linquisizione/
https://i0.wp.com/radiospada.org/wp-content/uploads/2014/12/10846472_10204234632243859_1120824083583652244_n-211x300.jpg?resize=490%2C694



"Accuse alla Chiesa Storia dell'Inquisizione - Cattolici Romani"
http://www.cattoliciromani.com/17-storia-della-chiesa-e-agiografia/18113-storia-dell-inquisizione

http://www.cattoliciromani.com/39-lo-scaffale-di-cr/38426-i-libri-italiani-sull-inquisizione-di-roma



"Il Mito nero dell'Inquisizione è una bufala, parola di BBC"
https://forum.termometropolitico.it/693655-il-mito-nero-dell-inquisizione-e-una-bufala-parola-di-bbc.html


Rino Cammilleri, La vera storia dell'inquisizione, Piemme, Casale Monferrato 2001.


https://img.ibs.it/images/9788838463433_0_200_0_0.jpg



Joseph de Maistre, Elogio dell'inquisizione di Spagna, Il Cerchio, Rimini 1998.

http://www.ilcerchio.it/elogio-dell-inquisizione-di-spagna.html
http://www.ilcerchio.it/media/catalog/product/cache/1/image/9df78eab33525d08d6e5fb8d27136e95/e/l/elogio-inquisizione-di-spagna.jpg


http://www.ilcerchio.it/media/catalog/product/cache/1/image/9df78eab33525d08d6e5fb8d27136e95/e/l/elogio-inquisizione-di-spagna.jpg



Jean-Baptiste Guiraud, Elogio della inquisizione, Leonardo, Milano 1994.

http://www.tabulafati.com/ec/images/elogiodellainquisizione.jpg


http://www.tabulafati.com/ec/images/elogiodellainquisizione.jpg





P. S. 16 SETTEMBRE 2018: XVII DOMENICA DOPO LA PENTECOSTE; SANTI CORNELIO PAPA E CIPRIANO VESCOVO, MARTIRI…



MISSALE ROMANUM - Die 16 Septembris. Ss. Cornelii Papæ et Cypriani Ep. Martyrum (http://www.unavoce-ve.it/mr-16sept=lat.htm)
http://www.unavoce-ve.it/mr-16sept=lat.htm
«DIE 16 SEPTEMBRIS
Ss. CORNELII Papæ
et CYPRIANI Ep.
MARTYRUM»

Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico (http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm)
http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm
«Santi Cornelio e Cipriano, martiri, 16 settembre.
Commemorazione dei santi martiri Eufemia, Lucia e Geminiano, lo stesso giorno.»

Guéranger, L'anno liturgico - Domenica dopo la Pentecoste (http://www.unavoce-ve.it/pg-dopopent-dom17.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-dopopent-dom17.htm
«DOMENICA DICIASSETTESIMA DOPO LA PENTECOSTE.»




SANTA MESSA domenicale celebrata da Don Floriano Abrahamowicz alla "Domus Marcel Lefebvre" di Paese (TV) alle ore 10.30 stamattina 16 SETTEMBRE 2018, XVII DOMENICA DOPO LA PENTECOSTE:


«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
XVII domenica d. Pentecoste (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=3mksL5RX-FQ
http://www.domusmarcellefebvre.it/
CATECHISMO- PIO X - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/catechismo--pio-x-1.php)
http://www.domusmarcellefebvre.it/catechismo--pio-x-1.php
Ogni giovedì alle ore 20.30 ha luogo la lettura in diretta di una o due questioni del Catechismo di San Pio X.
SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php)
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.»


Don Floriano Abrahamowicz nell’omelia odierna ha spiegato in particolare la netta distinzione tra vera e falsa carità verso il prossimo, cioè tra quella del Cattolicesimo integrale e quell’altra della sua malefica subdola contraffazione filantropico-umanitaria di matrice social-comunista, massonica, onusiana e vaticano-secondista: due dottrine diametralmente opposte, malgrado certe apparenze simili di cui si servono ormai da tanti decenni gli anti-cattolici per ingannare molti ignoranti ed ingenui cattolici…
Don Francesco Ricossa ha precisato anche lui nell’omelia odierna - ascoltabile sul canale youtube “Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara”, sotto indicato – l’autentica concezione cattolica dell’amore e della carità verso il prossimo…

SANTE MESSE ed omelie domenicali dei Sacerdoti dell’“Istituto Mater Boni Consilii” (I.M.B.C.):


"Sante Messe - Sodalitium"
Sante Messe - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/sante-messe/)
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

"S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium"
S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/)
http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

“Sodalitium - IMBC.”
https://www.youtube.com/user/sodalitium

“Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara.”
https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

Oratorio Sant'Ambrogio ? Milano ? Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11) (http://www.oratoriosantambrogiombc.it/)
http://www.oratoriosantambrogiombc.it/
“Oratorio Sant'Ambrogio – Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11)”


Santi Cornelio e Cipriano - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/santi-cornelio-cipriano/)
http://www.sodalitium.biz/santi-cornelio-cipriano/
«16 settembre, Santi Cornelio Papa (+253) e Cipriano Vescovo (258), Martiri.
Per quella fedeltà inalterabile con cui corrispondeste mai sempre ai vostri gravissimi impegni, l’uno del Romano Pontificato e l’altro del primato di tutta l’Africa, quindi dei vostri talenti non vi serviste che per sempre più glorificare in tutti i suoi unti la fede minacciata dalla perfidia degli scismatici o degli eretici, mentre con l’esempio d’ ogni virtù animavate tutti i veri fedeli a sempre avanzarsi nell’esercizio dell’evangelica perfezione, e colla carità la più generosa rasciugavate le lagrime di tutti quanti gli afflitti, ottenete a noi tutti, gloriosissimi martiri Cornelio e Cipriano, che a vostra imitazione siamo sempre costanti così nel compiere con esattezza tutti i doveri del nostro stato come nell’impiegare tutte quante le nostre forze per procurare nel miglior modo la glorificazione di Dio, o la edificazione del prossimo, dacchè in questo consiste la perfezione di quella legge santissima che abbiano la gloria di professare. Gloria.»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/cornelio-cipriano-1-187x300.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/cornelio-cipriano-1-187x300.jpg







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“Carlo Di Pietro - Sursum Corda
Disponibile il numero 130 di SVRSVM CORDA® del 16 settembre 2018 - Per leggere gli articoli:
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“Sermone di don Ricossa XVII domenica dopo Pentecoste. Chi è Gesù? La fede di San Pietro vs. l'infedeltà di Caifa. Il vero amore vs. la filantropia.”
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“Dio Ti salvi, Giuseppe, pieno di grazie, il Signore è con Te, Tu sei benedetto fra tutti gli uomini, perché solo fosti trovato degno Sposo di Maria, e benedetto il frutto che portasti nelle Tue braccia Gesù: San Giuseppe, Padre Putativo di Gesù, e vero Sposo di Maria sempre Vergine, prega per noi peccatori, ora e nell’ora della morte nostra. Così sia.”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/41804851_1876698095699924_3979213987731472384_n.jp g?_nc_cat=0&oh=6bb62ec73c289164c857ae0e1ce2a18a&oe=5C250D28


“DOMENICA - Mio caro San Giuseppe, Vi prego ad impetrarmi un cuore contrito ed umile e la purità di corpo e di spirito. - Tre Gloria.”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/41496125_1868381699864897_9104568452558880768_n.jp g?_nc_cat=0&oh=d418fff844ee6f9eb7137001e43eb65b&oe=5C28CA61


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/41496125_1868381699864897_9104568452558880768_n.jp g?_nc_cat=0&oh=d418fff844ee6f9eb7137001e43eb65b&oe=5C28CA61





https://forum.termometropolitico.it/603809-16-settembre-s-cipriano-vescovo-e-martire.html
https://forum.termometropolitico.it/603808-16-settembre-s-cornelio-papa-e-martire.html





Tradidi quod et accepi (http://tradidiaccepi.blogspot.it)
http://tradidiaccepi.blogspot.it


https://www.facebook.com/catholictradition2016/
«Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/41848835_1535726313195352_4929673547208458240_n.jp g?_nc_cat=0&oh=0a5212caf82a336aef0d6259a5cfffa2&oe=5C24B659


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/41848835_1535726313195352_4929673547208458240_n.jp g?_nc_cat=0&oh=0a5212caf82a336aef0d6259a5cfffa2&oe=5C24B659


“Gesù è interrogato sul primo comandamento.”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/41830022_1535451063222877_8909126747438448640_n.jp g?_nc_cat=0&oh=48f63dee811312c9da51b54f1932a66e&oe=5C1C7667


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/41830022_1535451063222877_8909126747438448640_n.jp g?_nc_cat=0&oh=48f63dee811312c9da51b54f1932a66e&oe=5C1C7667


“Díliges Dóminum, Deum tuum, ex toto corde tuo et in tota ánima tua et in tota mente tua. Hoc est máximum et primum mandátum. Secúndum autem símile est huic: Díliges próximum tuum sicut teípsum. (Mt 22, 37-39).”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/41824775_1535451089889541_3893437353322086400_n.jp g?_nc_cat=0&oh=b52a0e40a922cbd32147808d954a835d&oe=5C166A8D


«SANTI CORNELIO, Papa e CIPRIANO, Vescovo, Martiri.
Semidoppio.
Paramenti rossi.
Cornelio era romano - nacque a Roma nel 180 -, e fu eletto XXI Sommo Pontefice della Chiesa cattolica nel marzo 251, esercitando il pontificato sotto l'imperatore Gallo: dovette combattere Novaziano, il primo antipapa. Tolse dalle catacombe i corpi degli Apostoli Pietro e Paolo per trasportarli nei luoghi dove essi erano stati martirizzati. Esiliato a Centumcellae (l'odierna Civitavecchia), vi morì nel giugno del 253.
Cipriano, nato a Cartagine nel 210, quando si convertì al cristianesimo, era avvocato a Cartagine: poco dopo la sua conversione fu innalzato alla dignità sacerdotale e consacrato vescovo di Cartagine. «Sarebbe superfluo, dice san Gerolamo, parlare del suo genio, poiché le sue opere sono più splendenti del sole». Questo illustre Padre della Chiesa latina rappresenta uno dei periodi più tormentati della Chiesa d'Africa. Scampato alla persecuzione di Decio del 250, compì il martirio con la decapitazione sotto i Principi Valeriano e Gallieno, dopo un duro esilio, il 14 settembre 258 a Sesti, non lontano da Cartagine (6 miglia), vicino al mare.
La Chiesa Romana ha dunque voluto celebrare con una sola festa questi due grandi martiri e Pontefici che, viventi, erano stati uniti da una santa amicizia. Per far posto alla festa dell'Esaltazione della Croce, la solennità dei due martiri venne trasportata ad oggi.
• Cornelio, Romano, fu Papa sotto gl'imperatori Gallo e Volusiano, e trasferì insieme con Lucina, donna di gran santità, dalle catacombe in luogo più conveniente, i corpi degli Apostoli Pietro e Paolo; e Lucina collocò il corpo di san Paolo nella sua proprietà sulla via Ostiense, presso il luogo dov'era stato decapitato; Cornelio poi ripose il corpo del Principe degli Apostoli non lungi dal luogo dov'era stato crocifisso. Il che essendo stato riferito all'imperatore, e come per lo zelo del Pontefice molti si facevano cristiani, questi venne mandato in esilio a Civitavecchia, dove san Cipriano, vescovo di Cartagine, gli scrisse delle lettere di consolazione.
Siccome si rendevano frequentemente l'un l'altro questo dovere di carità fraterna, gl'imperatori n'ebbero ombra, e, mandato Cornelio a Roma, lo fecero flagellare con corde impiombate come reo di lesa maestà, e, menatolo al tempio di Marte, gl'intimarono di offrirgli sacrificio. Ma detestando egli siffatta empietà, gli fu troncata la testa il 14 di Settembre. La beata Lucina, aiutata da chierici, ne seppellì il corpo in un'arenaria d'un suo podere presso il cimitero di Callisto. Egli occupò il trono pontificale circa due anni.
Cipriano, Africano, insegnò dapprima retorica con gran grido. Quindi, fattosi cristiano dietro persuasione del prete Cecilio, da cui prese il cognome, distribuì ai poveri tutto il suo avere. Dopo non molto tempo fu eletto prete, e poi vescovo di Cartagine. Sarebbe superfluo parlare del suo genio, essendo le sue opere più brillanti del sole. Sostenne il martirio sotto gli imperatori Valeriano e Gallieno, nell'ottava persecuzione, lo stesso giorno che Cornelio a Roma, ma non nello stesso anno.
SANTA MESSA
• Omelia di san Gregorio papa.
Omelia 35 sui Vangeli.
Il Signore e Redentore nostro annunzia i mali che precederanno la fine del mondo affinché, quando essi verranno, tanto meno perturbino quanto più saranno stati conosciuti prima. Infatti le frecce che sì prevedono feriscono meno; e i mali del mondo ci sembrano più tollerabili quando la previsione ci premunisce contro di essi, come uno scudo. Ecco dunque quello che dice: "Quando sentirete parlare di guerre e sommosse, non vi spaventate; bisogna che prima avvengano queste cose, ma la fine non verrà subito dopo". È necessario ponderare le parole del nostro Redentore, con le quali egli ci annunzia che dobbiamo patire sia all'esterno che all'interno. Le guerre infatti vengono fatte dai nemici, le sommosse dai cittadini. Per indicarci dunque che saremo turbati all'esterno e all'interno, ci dice che altro avremo a soffrire dai nemici e altro dai fratelli.
Ma poiché, avvenuti questi mali, non seguirà subito la fine, aggiunge: "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; e vi saranno in diversi luoghi grandi terremoti, e pestilenze e carestie; e vi saranno fenomeni spaventosi e grandi segni dal cielo". L'ultima calamità sarà così preceduta da molte calamità; e con i frequenti mali che precederanno, vengono indicati i mali eterni, che seguiranno. Perciò, dopo le guerre e le sommosse, non seguirà subito la fine; perché devono precedere molti mali che, possano preannunciare il male che non avrà fine.
Però, dopo che si è parlato di tanti segni di perturbazione, è necessario prenderli brevemente in considerazione ad uno ad uno. Perché sta scritto che noi ne subiamo alcuni dal cielo, altri dalla terra, altri dagli elementi, altri dagli uomini. Dice infatti: "Si solleverà popolo contro popolo»: ecco lo scompiglio degli uomini; "vi saranno in diversi luoghi grandi terremoti": ecco l'ira che verrà dall'alto; "vi saranno pestilenze e": ecco la perturbazione nei corpi; "vi saranno fame e carestia": ecco la sterilità della terra; "e fenomeni spaventosi dal cielo e tempeste": ecco l'instabilità dell'atmosfera. Poiché dunque tutto deve essere distrutto, prima della distruzione tutto sarà sconvolto; e noi, che in tutto abbiamo peccato, in ogni cosa saremo puniti, perché si avveri quanto è stato detto: "E con lui combatterà l'universo contro gli insensati".
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P.S. Si fa la commemorazione dei santi Cornelio Papa e Cipriano Vescovo, Martiri nella Santa Messa della Diciassettesima Domenica dopo Pentecoste.»
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«16 settembre 2018: DOMENICA DICIASSETTESIMA DOPO LA PENTECOSTE.»
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«16 settembre 2018: san Cornelio, Papa e martire.
Di origine romana, fu eletto papa nel marzo del 251 dopo un periodo di sede vacante dovuto alla persecuzione di Decio. Assunse un atteggiamento di indulgenza nella prassi peniteniale ed in particolare riguardo alla riconciliazione degli apostati. Questo gli provocò la contrapposizione del primo antipapa Novaziano, brillante teologo. In un sinodo Cornelio respinge le tesi di Novaziano e lo scomunica. Subì quindi l'esilio ad opera dell'imperatore Treboniano Gallo e in esilio a Centocelle di Civitavecchia morì nel 253. E' sepolto nelle catacombe di San Callisto a Roma.
Cornelio, papa, santo, martire, romano (marzo 251 - giugno 253), morì a Civitavecchia. Alla fine del III secolo fu traslato in una cripta nel Cimitero di Callisto. Le sue reliquie, qui onorate in una basilica voluta da S. Leone I (440-61), furono traslate da Adriano I (772-95) nel territorio di Capracoro dove il pontefice aveva la sua casa paterna. Al tempo di Gregorio IV (827-844) erano a S. Maria in Trastevere all’ingresso della navata, il pontefice le fece collocare sotto l’altare maggiore. Parte delle reliquie furono, in quell’epoca, traslate in Francia, nella chiesa dedicatagli a Compiegne. Parte del corpo fu portato, nella seconda metà del XVIII secolo, nella chiesa dei Ss. Celso e Giuliano.
M.R.: 14 settembre - A Roma, sulla via Appia, il beato Cornelio, Papa e Martire, il quale, nella persecuzione di Decio, dopo la relegazione in esilio, fu fatto battere con flagelli piombati, e così, con altre ventun persone di vario sesso, decapitare. Nello stesso giorno furono pure decapitati Cereale soldato e Sallustia sua moglie, i quali dallo stesso Cornelio erano stati istruiti nella fede. Il 16 settembre la festa dei santi Martiri Cornelio Papa e Cipriano, Vescovo di Cartagine, la cui memoria si celebra il 14 settembre.
[ Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari ]

16 settembre 2018: San Cipriano, vescovo e martire.
Cipriano nacque a Cartagine verso il 210, da genitori pagani. Convertitosi alla fede e ordinato sacerdote, fu eletto vescovo della città nel 249. Governò egregiamente la chiesa con gli esempi e con gli scritti, in tempi assai difficili. Sostenne san Cornelio nella contrapposizione con Novaziano. Nella persecuzione di Valeriano, prima fu condannato all'esilio, quindi, il 14 settembre del 258, morì martire.»
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«16 settembre 2018: sant'Eufemia e compagni, martiri.
Eufemia, morì martire a soli 15 anni. L'esatta data del suo martirio ci è giunta nei "Fasti Vindobonenses priores" ed è il 16 settembre del 303, durante la persecuzione di Diocleziano.
Il culto della santa nasce però dopo il Grande Concilio tenutosi nella basilica di Calcedonia (451-52) e da lì si estese gradualmente a tutta la cattolicità.
Alla santa bengono ovunque dedicate chiesa e viene scritta la sua passio. Legata al concilio stesso, viene decisa la festa dell'11 luglio in onore di san Eufemia Eufemia protettrice dell'ortodossia, festa inclusa nel Martirologio Geronimiano e nei calendari orientali.
La data dell'11 luglio è legata al miracolo, raccontato nel Sinassario Costantinopolitano, relativo alle due professioni di fede: quella ortodossa e quella eutichiana. Entrambe erando state poste sul petto della santa, ma alla riapertura dell'urna debitamente sigillata, si trovò il testo ortodosso stretto nelle mani della santa e quello ereticale sotto i suoi piedi. In realtà del culto della santa ne parla nella sua XI Omelia (databile tra il 380 e il 410) il vescovo Asterio di Amasea, i cristiani di quella città le avevano eretto un monumento sepolcrale e ne celebravano ogni anno la festa durante la quale nelle omelie venivano raccontati i particolari del martirio.
Lo stesso Asterio racconta inoltre il martirio della santa descrivendo le immagini viste in una chiesa a lei dedicata rappresentanti il processo, la tortura (alla santa vennero strappati i denti), la prigionia affrontata in preghiera e il martirio sul rogo, ma questo contrasta con l'iconografia dove sant'Eufemia è quasi sempre raffigurata con la ruota della tortura e con i leoni.
Sant'Eufemia è particolarmente venerata a Rovigno, città di cui è copatrona: la leggenda popolare narra che in contrada Santa Cruz, approdò miracolosamente il 13 luglio dell'800, galleggiando sul mare, e proveniente da Costantinopoli, la pesante arca marmorea di Santa Eufemia da Calcedonia, in una notte da tregenda con onde gigantesche che gettarono l'arca suglli scogli di quello che allora era l'Isola di Rovigno.
I rovignesi, accorsi in gran numero, si avvidero che l'arca nel suo prodigioso arrivo aveva scavato una sorta d'insenatura e, convinti dal fatto miracoloso, vollero portare l'arca entro le mura di Rovigno ma non riuscirono nè in tale impresa nè a scoperchiare il sarcofago. La notte successiva ad una pia rovignese apparve in sogno una splendida giovinetta, che le rivelò di essere Sant'Eufemia, la martire di Calcedonia, dandole precise "istruzioni" per spostare la pesante arca in pietra, ovvero le "ingiunse di aggiogare all'arca stessa le due ancor vergini vaccherelle che le aveva dato il Signore, e di lasciar poi che desse la conducessero colà dove a Lui stesso fosse meglio piaciuto. Nè al dì vegnente tardò guari la pia vedova a mettere in esecuzione il celestial comando; ed alla vista di tutti quell'enorme peso è sollevato facilissimamente dalle due vaccherelle, e condotto fino alla sommità del monte, dove poi si arrestò presso l'antica Chiesuola intitolata a S. Giorgio Martire".
Il riconoscimento delle spoglie come quelle della martire calcidoniese venne poi confermato, almeno così si narra, da una pergamena ritrovata a fianco della santa una volta scoperchiato il sarcofago. A testimonianza del miracoloso evento venne fatta erigere una colonna quadrangolare. Sino dagli inizi del 1800 il popolo faceva uso devozionale della sua acqua ritenendola miracolosa.»
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“Il 16 settembre 655 muore in esilio, martire del cesarismo bizantino, San Martino I, Sommo Pontefice”

“Il 16 settembre 1087 muore il Beato Vittore III Epifani, Sommo Pontefice”

“Il 16 settembre 1276 viene esaltato al Sommo Pontificato Papa GIovanni XXI Iuliani, Sommo Pontefice”

“Il 16 settembre 1498 moriva padre Tomas di Torquemada O.P. : primo Grande inquisitore dell'Inquisizione spagnola, priore del convento domenicano della Santa Cruz di Segovia e confessore dei Re Cattolici (Isabella di Castiglia e Ferdinando II d'Aragona).”







Indice testi in italiano (http://www.cmri.org/ital-index.html)
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Centro Studi Giuseppe Federici - sito ufficiale (http://www.centrostudifederici.org/)
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Sito ufficiale del Centro Culturale San Giorgio, tratta di messaggi subliminali, rock satanico, occultismo, massoneria (http://www.centrosangiorgio.com/)
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sito dedicato alla crisi dottrinale nella chiesa cattolica (http://www.crisinellachiesa.it/)
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Sede Vacante - (http://www.catholique-sedevacantiste.fr/)
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Guéranger, L'anno liturgico - Domenica dopo la Pentecoste (http://www.unavoce-ve.it/pg-dopopent-dom17.htm)
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«DOMENICA DICIASSETTESIMA DOPO LA PENTECOSTE.
MESSA
I decreti di Dio sono sempre giusti sia quando confonde gli orgogliosi sia quando nella sua misericordia esalta gli umili. Vedemmo la sua volontà sovrana all'opera otto giorni or sono nella distribuzione dei posti riservati ai santi al banchetto dell'unione divina e, ricordando le pretese e la sorte degli invitati alle nozze, chiediamo soltanto misericordia.
EPISTOLA (Ef 4,1-6). - Fratelli: Io, che sono prigioniero del Signore, vi scongiuro di avere una condotta degna della vocazione che avete ricevuto, con tutta umiltà, con mansuetudine, con pazienza, con carità, sopportandovi gli uni gli altri, studiandovi di conservare l'unità dello spirito con il vincolo della pace. Un sol copro, un solo spirito, come ad una sola speranza siete stati chiamati con la vostra vocazione. Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti che è sopra tutti , che è in tutte le cose e specialmente in noi nei secoli dei secoli così sia.
Con la lettera di san Paolo ai cristiani di Efeso la Chiesa riprende l'esposizione delle grandezze dei suoi figli e li supplica di rispondere in modo degno alla loro vocazione divina.
La chiamata di Dio.
Noi conosciamo già questa chiamata di Dio. È la chiamata del genere umano alle nozze dell'unione divina delle nostre anime a regnare nei cieli sul trono del Verbo diventato loro Sposo e loro Capo (Ef 2,5). Un tempo il Vangelo di otto giorni or sono era più legato all'Epistola, che abbiamo letta e nella quale trova un brillante commento, mentre a sua volta spiega in modo perfetto le parole dell'Apostolo: "Quando sarete invitati alle nozze, diceva il Signore, cum vocatus fueris, prendete l'ultimo posto". "In tutta umiltà, aggiunge l'Apostolo, mostratevi degni della vocazione che avete ricevuta: digne ambuletis vocatione qua vocati estis".
Fine e modo di intendere la chiamata.
Quale condizione dobbiamo adempire per mostrarci degni dell'altissimo onore che il Verbo eterno ci ha fatto? Umiltà, mansuetudine, pazienza sono mezzi raccomandati per arrivare allo scopo. Lo scopo è l'unità del corpo immenso, che il Verbo ha fatto suo nella celebrazione delle mistische nozze e la condizione che l'Uomo-Dio esige da quelli che, partecipando della Chiesa, sua Sposa, chiama ad essere ossa delle sue ossa, carne della sua carne (ivi 5,30), è che mantengano tra loro un'armonia che faccia veramente di tutti un'anima sola, un copro solo, nei vincoli della pace.
"Legame splendido, - esclama san Giovanni Crisostomo - legame meraviglioso, che tutti ci unisce e tutti insieme ci lega a Dio!": La sua forza è la forza dello Spirito Santo stesso, tutto santità ed amore, perché è lo Spirito che stringe i suoi nodi immateriali e divini, agendo nella moltitudine dei battezzati come come il soffio vitale nel corpo umano, che anima e unisce le membra tutte. Per lo Spirito, giovani e vecchi, poveri e ricchi, uomini e donne, sebbene distinti per razza e per indole, diventano un solo tutto, fusi in un immenso abbraccio in cui arde senza fine l'eterna Trinità. Però, perché l'incendio dell'amore infinito possa impadronirsi dell'umanità rigenerata, occorre che essa si purifichi eliminando le rivalità, i rancori, i dissensi, che, rivelandola ancora carnale, la renderebbero poco accessibile alla fiamma divina e all'unione che produce.
La carità fraterna e i suoi frutti.
Stringiamoci ai fratelli con questa felice catena della carità, perché essa non coarta che le nostre passioni e dilata invece le anime nostre, lasciando che lo Spirito le conduca con sicurezza a realizzare l'unica speranza della nostra vocazione comune, che è l'unione a Dio nell'amore. Quaggiù la carità, anche per i Santi, è una virtù faticosa perché raramente, anche nei migliori, la grazia restaura l'equilibrio delle facoltà, rotto dal peccato originale, in modo che non restino deficienze. Perciò la debolezza, gli eccessi della povera natura si fanno ancora sentire, nonostante l'umiltà del giusto e la vigile pazienza di coloro che l'attorniano. Dio permette questo, per accrescere il merito di tutti e ravvivare in noi il desiderio del cielo nel quale ritroveremo una totale e facile armonia con tutti i nostri simili, perché noi pure ci saremo pienamente pacificati nel dominio assoluto di Dio tre volte santo, divenuto tutto in tutti (1Cor 15,28).
Nella patria fortunata Dio stesso tergerà ai suoi eletti il pianto causato dalle miserie, rinnovando il loro essere alla sorgente infinita (Ap 21,4-5). Il Figlio eterno, abolito il dominio delle forze avverse e vinta la morte in ciascuno dei suoi membri mistici (1Cor 15,24-28), apparirà nella pienezza del mistero della sua incarnazione vero Capo dell'umanità santificata, restaurata e sviluppata in lui (Ef 1,10).
VANGELO (Mt 22,34-46). - In quel tempo: S'accostarono a Gesù i Farisei, uno dei quali, dottore in legge, lo interrogò, per tentarlo: Maestro, qual è il maggiore comandamento della legge? E Gesù gli rispose: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente. Questo è il massimo e primo comandamento: il secondo poi è simile a questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la legge e i profeti. Essendo dunque adunati i Farisei, Gesù li interrogò dicendo: Che vi pare del Cristo? Di chi è figlio? Gli rispondono: Di David. Ed egli a loro: Come dunque David, in spirito, lo chiama Signore, dicendo: Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, sinché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi? Se dunque David lo chiama Signore, in qual modo è suo figlio? E nessuno poteva replicargli parola; né vi fu chi ardisse, da questo giorno in poi, d'interrogarlo.
La carità.
L'Apostolo che disse: Scopo della legge è la carità (1Tm 1,5) disse pure: Scopo della legge è il Cristo (Rm 10,4), e noi cediamo ora l'armonia di queste due proposizioni. Vediamo anche allo stesso modo la relazione delle parole del Vangelo: In questi due comandamenti sono compresi tutta la legge e i profeti e le altre, che sono pure del Signore: Scrutate le Scritture, perché esse mi rendono testimonianza (Gv 5,39).
La prefazione della legge che regola i costumi è nella carità (Rm 13,10) il cui fine è Cristo e oggetto delle Scritture rivelate è l'Uomo-Dio, che nella sua adorabile unità riassume per i suoi morale e dogma.
"Egli è la loro fede, il loro amore termine di tutte le nostre risoluzioni, - dice sant'Agostino - perché tutti i nostri sforzi tendono a perfezionarci in Lui e giungere in Lui è la nostra perfezione. Giunto a Lui, non cercare oltre: egli è la tua meta" (Enarr. sul Sal 56). Il santo Dottore ci dà qui la miglior formula dell'unione divina: "Aderiamo a Lui solo, godiamo in Lui solo, siamo tutti in Lui: haereamus uni, fruamur uno, permaneamus unum" (De Trin. iv, 11).
La bella antifona dell'Offertorio di oggi, separata dai versetti che una volta l'accompagnavano, non rivela più la ragione per cui ebbe da remotissimi tempi tale posto. Riportiamo i versetti che seguivano l'Antifona, rilevando che l'ultimo termina con la notizia dell'arrivo del principe delle armate celesti in soccorso del popolo di Dio. È questo l'effetto cercato come risulta dall'Antifonario pubblicato dal beato Tommasi, conforme ai più antichi manoscritti, dove questa domenica apre la settimana della festa del grande Arcangelo e la Domenica prossima vi è designata col nome di Prima Domenica dopo la festa di san Michele (prima post sancti Angeli).
OFFERTORIO. - Io, Daniele, ho pregato il mio Dio dicendo: Signore, esaudisci le preghiere del tuo servo, fa splendere la tua faccia sul tuo santuario e guarda misericordioso questo popolo sul quale, o Dio, è stato invocato il tuo nome.
V/. Mentre io ancora parlavo e pregavo e dicevo i miei peccati e le colpe di Israele. mio popolo.
V/. Io udii una voce che mi diceva: Intendi, Daniele, le parole che ti rivolgo, perché io sono inviato a te, ed ecco che Daniele stesso giunse in mio soccorso.
Guardate con misericordia.
PREGHIAMO
Signore, libera il tuo popolo dagli errori contagiosi del demonio e concedigli la grazia di seguire solo te nella sincerità del cuore.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 497-500.»





Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/)
https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»

"Dix-septième Dimanche après la Pentecôte."
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"Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour le Dix-septième Dimanche après la Pentecôte : une seule et unique Foi.
http://prieure2bethleem.org/predica/2014_10_05_octobre.mp3 "
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16 septembre : Saint Cyprien, Évêque et Martyr (? 258) :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/16-septembre-saint-cyprien)
“16 septembre : Saint Cyprien, Évêque et Martyr († 258).”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/4515/3626/3502/09_16_saint_cyprien.jpg


http://liguesaintamedee.ch/application/files/4515/3626/3502/09_16_saint_cyprien.jpg




Luca, Sursum Corda - Habemus Ad Dominum!!!

Holuxar
17-09-18, 22:09
17 SETTEMBRE 2018: anniversario dell’impressione delle stigmate di San Francesco d’Assisi (avvenuta il 17 settembre 1224); anniversario dell’assassinio di San Pietro Arbues, inquisitore maggiore d'Aragona (ucciso da marrani in odium Fidei il 17 settembre 1485 nella cattedrale di Saragozza, poi beatificato da Papa Alessandro VII Chigi e canonizzato da Papa Pio IX) e patrono dell'Inquisizione spagnola; anniversario della morte del cardinale San Roberto Bellarmino (Montepulciano, 4 ottobre 1542 – Roma, 17 settembre 1621) appartenente all'Ordine dei Gesuiti, vescovo, confessore, teologo e dottore della Chiesa…



https://tradidiaccepi.blogspot.com/
https://tradidiaccepi.blogspot.com/2018/09/san-pietro-de-arbues-inquisitore-e.html
"lunedì 17 settembre 2018: San Pietro de Arbues, Inquisitore e Martire.
Pedro de Arbues, nato ad Epila presso Saragozza tra il 1441 e il 1442, conclusi gli studi, fu elevato al Sacerdozio e costituito Canonico Regolare della Cattedrale di Saragozza. Nel 1474 fu chiamato ad esercitare in Aragona il Santo Uffizio dell’Inquisizione. Nell’adempimento di esso fu martirizzato da alcuni Giudei. Passò al Signore il 17 settembre 1475. Alessandro VIII nel 1668 lo iscrisse fra i Beati. Pio IX lo annoverava fra i Santi Martiri il 29 giugno 1867.
Per un biografia più ampia del santo Martire rimandiamo all'articolo "Pedro d Arbues: il Santo Martire dell'Inquisizione Spagnola" pubblicato su Radio Spada."
https://www.radiospada.org/2017/09/pedro-de-arbues-il-santo-martire-dellinquisizione-spagnola/

https://tradidiaccepi.blogspot.com/2017/09/canoni-tridentini-sulla-messa.html
"MAGISTERO DELLA CHIESA
Il 17 settembre 1562 il Sacrosanto Concilio Ecumenico Tridentino, legittimamente riunito nello Spirito Santo sotto la presidenza dei Legati della Sede Apostolica, emana il Decreto e i Canoni dogmatici sul santissimo Sacrificio della Messa."
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«Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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“IMPRESSIONE DELLE SANTISSIME STIGMATE SUL CORPO DI SAN FRANCESCO D'ASSISI
Confessore.
Doppio.
Paramenti bianchi.
Due anni prima della morte, San Francesco si ritirò sul monte Alvernia (La Verna) in Toscana, dove iniziò un digiuno di quaranta giorni in onore di San Michele Arcangelo. Ora avvenne che, durante la sua meditazione, vide come un Serafino che aveva sei ali fiammanti e i piedi e le mani inchiodati ad una croce. Francesco comprese che un puro spirito non può soffrire e che perciò la visione era destinata ad avvertirlo che sarebbe diventato sempre più simile a Gesù, mediante una partecipazione della sua croce, non già per mezzo di un martirio esterno, ma per mezzo del martirio di un'ardente carità. E perché questo amore crocifisso potesse servire di esempio a tutti, cinque piaghe simili a quelle di Gesù sulla croce gli si formarono sui piedi, sulle mani e sul costato. Da questa ultima il sangue usciva abbondantemente. Questo fatto fu così ben riconosciuto con l'andar del tempo, che Benedetto XI volle che se ne celebrasse ogni anno la commemorazione, e Paolo V, per accendere nel cuore dei fedeli l'amore di Gesù in croce, estese questa festa a tutta la Chiesa.
• Dai Commentari di san Bonaventura Vescovo.
Leggenda di San Francesco, c. 13.
Francesco, questo servo e ministro veramente fedele di Cristo, due anni prima di rendere lo spirito al cielo, ritiratosi in un luogo elevato chiamato monte Alvernia per cominciarvi un digiuno di quaranta giorni in onore dell'Arcangelo Michele, fu inondato più abbondantemente dalle dolcezze spirituali della contemplazione soprannaturale ond'era abitualmente favorito e acceso più ardentemente dalla fiamma dei celesti desideri, onde cominciò a sentire un'affluenza straordinaria di tutti i doni soprannaturali. Mentre dunque i serafici ardori delle sue brame lo trasportavano in Dio, e un vivo sentimento di tenera compassione lo trasformava in colui, che volle per un eccesso d'amore essere crocifisso: pregando una mattina nella festa dell'Esaltazione della santa Croce, sul fianco della montagna, vide come l'aspetto d'un Serafino avente sei ali risplendenti quanto il fuoco, discendere dalla sublimità dei cieli. Il quale, giunto con volo rapidissimo a un certo punto nell'aria in prossimità dell'uomo di Dio, apparve non solo alato ma ancora crocifisso; colle mani e i piedi distesi e inchiodati a una croce, le ali invece disposte di qua e di là, in tal maniera, da averne due alzate sulla testa, due spiegate per volare, e le altre due ne coprivano, avvolgendolo, tutto il corpo. A tal visione egli stupì grandemente, e sentì nell'animo suo gioia mista a dolore, ché, mentre la vista gradevole di colui, che gli si mostrava in maniera sì prodigiosa e famigliare, gli causava piacere estremo, il crudele spettacolo della crocifissione gli trapassava l'anima con una spada di compassione dolorosa.
Egli sapeva bene, che la debolezza e la sofferenza sono incompatibili coll'immortalità d'uno spirito serafico, ma interiormente illuminato da colui che si mostrava di fuori, comprese che una tale visione era presentata ai suoi sguardi per insegnargli che l'incendio del cuore e non il martirio del corpo era quello che doveva trasformare interamente l'amico di Cristo in una perfetta rassomiglianza con Gesù crocifisso. Sparita pertanto la visione, dopo un arcano e famigliare colloquio, gli rimase l'anima infiammata d'un ardore serafico; e il corpo impresso di ferite simili a quelle del Crocifisso, come se, liquefatto dapprima sotto l'azione del fuoco, avesse poi ricevuta l'impronta d'un sigillo. Infatti cominciarono subito ad apparire nelle sue mani e ai suoi piedi i segni dei chiodi, aventi la loro testa sulla palma delle mani e sul collo dei piedi, e la loro punta all'opposto. Inoltre il lato destro presentava una cicatrice rossa, come se fosse stato trapassato da lancia, e più volte fece sacro sangue sì da bagnare e la tonaca e le altre sottovesti.
Divenuto dunque Francesco un uomo nuovo, grazie a un nuovo e stupendo miracolo - dacché per un singolare privilegio, di cui nessuno per l'addietro era stato favorito, egli si trovò contrassegnato, o per dir meglio, ornato delle sacre Stigmate - discese dal monte portando con sé l'immagine del Crocifisso, non tracciata già da mano d'artefice su tavole di pietra o di legno, ma stampata sulla propria carne dal dito di Dio vivente. E siccome sapeva benissimo «che è bene tener celati i secreti d'un re» (Tob. 12,7), perciò l'uomo serafico, cosciente del segreto del gran re, nascondeva più ch'era possibile quei sacri segni. Ma perché è proprio di Dio il rivelare per sua gloria le grandi cose che fa, il Signore stesso, che aveva impresso segretamente quelle stigmate, le mostrò apertamente con alcuni miracoli; affinché con questi strepitosi prodigi apparisse manifesta la virtù meravigliosa nascosta nelle Stigmate.
Ora questo miracoloso avvenimento sì ben constatato ed esaltato con lodi e favori speciali nelle bolle pontificie, il Papa Benedetto XI volle che si celebrasse ogni anno con una festa; che poi il Pontefice Paolo V, ad accendere i cuori dei fedeli all'amore di Cristo crocifisso, estese a tutta la Chiesa.
SANTA MESSA
• Omelia di san Gregorio papa.
Omelia 32 sui Vangeli.
Poiché il Signore e Redentore nostro venne al mondo come un nuovo uomo, diede nuovi comandamenti al mondo. Infatti oppose alla nostra vita nutrita nei vizi la contrarietà della novità della sua. Cosa infatti l'uomo vecchio, cosa l'uomo carnale conosceva, se non tenere le sue cose, rubare le altrui se poteva, desiderare se non poteva? Ma il medico celeste a ciascun singolo vizio adibisce medicamenti contrari. Infatti come coll'arte della medicina le cose calde si curano con le fredde e le fredde con le calde, così nostro Signore oppose medicine contrarie ai peccati, tanto da ordinare la continenza ai lussuriosi, la generosità ai tirchi, la mansuetudine agli iracondi, l'umiltà agli orgogliosi.
Difatti quando proponeva nuovi comandamenti a quelli che lo seguivano, disse: "Chiunque non rinunzia a tutto quel che possiede, non può essere mio discepolo". Come se volesse dire apertamente: voi che per la vita vecchia desiderate la roba d'altri, elargite per il desiderio di un nuovo modo di vivere anche la vostra. Ascoltiamo cosa dice in questa lezione: "Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso". Ivi si dice che rinneghiamo la nostra roba: qui si dice che rinneghiamo noi stessi. E forse non è faticoso all'uomo abbandonare la sua roba, ma è molto faticoso abbandonare se stesso. È da una parte meno negare ciò che ha; molto dall'altra negare quel che è.
Ma il Signore ha comandato a noi che veniamo a Lui di rinunziare a noi, perché quanti veniamo alla gara della fede, ci impegniamo ad una lotta contro gli spiriti maligni. Infatti gli spiriti maligni non possiedono nulla di proprio in questo mondo: quindi dobbiamo lottare nudi con i nudi. Infatti se chiunque lottasse vestito con uno nudo, verrebbe più in fretta sbattuto a terra, perché ha onde venga afferrato. Che cosa infatti sono tutti beni terreni, se non certi indumenti del corpo? Chi dunque si avvicina alla contesa contro il diavolo, getti via gli indumenti, per non soccombere.”
https://sardiniatridentina.blogspot.com/2018/09/impressione-delle-stimmate-di-san.html?m=0
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Stigmate di san Francesco - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/stigmate-san-francesco/)
http://www.sodalitium.biz/stigmate-san-francesco/
«17 settembre, Impressione delle Sacre Stigmate di San Francesco.
“Sul monte dell’Alvernia, in Toscana, la commemorazione dell’impressione delle sacre Stimmate, che, per meravigliosa grazia di Dio, furono impresse nelle mani, nei piedi e nel costato di san Francesco, Fondatore dell’Ordine dei Minori”.
Signore Gesù Cristo, che raffreddandosi la carità nel mondo, per infiammare i nostri cuori del tuo amore, hai rinnovato le sacre Stimmate della tua Passione nella carne del Beatissimo Padre nostro Francesco, concedici propizio, per i suoi meriti e le sue preghiere, di portare sempre la Croce e di fare frutti degni di penitenza. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/stigmate-207x300.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/stigmate-207x300.jpg



http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

"S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

“Sodalitium - IMBC.”
https://www.youtube.com/user/sodalitium

“Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara.”
https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

http://www.oratoriosantambrogiombc.it/
“Oratorio Sant'Ambrogio – Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11)”




«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
XVII domenica d. Pentecoste (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=3mksL5RX-FQ
XVII domenica d Pentecoste (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=DxA2PnjagQQ
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
http://www.domusmarcellefebvre.it/
Ogni giovedì alle ore 20.30 ha luogo la lettura in diretta di una o due questioni del Catechismo di San Pio X.
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.»




I Martiri di Castelfidardo / II parte - Centro Studi Giuseppe Federici (http://www.centrostudifederici.org/martiri-castelfidardo-ii-parte/)
http://www.centrostudifederici.org/martiri-castelfidardo-ii-parte/
“17 settembre 2018 - I Martiri di Castelfidardo / II parte.
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza - Comunicato n. 68/18 del 17 settembre 2018, Stimmate di San Francesco.”
http://www.centrostudifederici.org/wp-content/uploads/2018/09/57-copia-300x224.png


https://www.agerecontra.it/2018/09/i-martiri-di-castelfidardo-i-parte/
https://www.agerecontra.it/2018/09/i-martiri-di-castelfidardo-ii-parte/




Guéranger, L'anno liturgico - Domenica nona dopo la Pentecoste (http://www.unavoce-ve.it/pg-4ott.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-4ott.htm
“4 OTTOBRE SAN FRANCESCO D'ASSISI CONFESSORE.”





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https://forum.termometropolitico.it/268465-4-ottobre-s-francesco-d-assisi-5.html
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https://forum.termometropolitico.it/124381-san-francesco-d-assisi.html




https://vivificat.wordpress.com/2012/09/15/stimmatefrancesco/



17 Settembre -Impressione delle Stimmate di San Francesco (http://www.preghiereperlafamiglia.it/impressione-delle-stimmate-di-san-francesco.htm)
http://www.preghiereperlafamiglia.it/impressione-delle-stimmate-di-san-francesco.htm
“17 SETTEMBRE IMPRESSIONE DELLE STIMMATE DI SAN FRANCESCO D'ASSISI.
Il serafico Padre san Francesco nutrì, fin dalla sua conversione, una tenerissima devozione a Cristo crocifisso; devozione che diffuse sempre con le parole e la vita. Nel 1224, mentre sul monte della Verna era immerso nella meditazione, il Signore Gesù, con un prodigio singolare, gli impresse nel corpo le stimmate della sua passione. Benedetto XI concesse all’Ordine francescano di celebrare annualmente il ricordo di questo privilegio, che rese il Poverello «mirabile segno» di Cristo.”

«PREGHIERA
O Dio che, per infiammare il nostro spirito
con il fuoco del tuo amore,
hai impresso nel corpo del serafico Padre san Francesco
i segni della passione del tuo Figlio,
concedi a noi, per sua intercessione,
di conformarci alla morte del Cristo
per essere partecipi della sua risurrezione.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.»

«INNO CRUCIS CHRISTI
si canta per la festa dell'Impressione delle Stimmate di San Francesco
Crucis Christi mons Alvérnae *
Recénset mystéria,
Ubi salútis aetérnae
Dantur privilégia:
Dum Francíscus dat lucérnae
Crucis sua stúdia.
Hoc in monte vir devótus,
Specu solitária,
Pauper, a mundo semótus,
Condénsat ieiúnia:
Vigil, nudus, ardens totus,
Crebra dat suspíria.
Solus ergo clasus orans,
Mente sursum ágitur;
Super gestis Crucis plorans
Maeróre confícitur:
Crucísque fructum implórans
Animo resólvitur.
Ad quem venit Rex e caelo
Amíctu Seráphico,
Sex alárum tectus velo
Aspéctu pacífico:
Affixúsque Crucis telo,
Porténto mirífico.
Cernit servus Redemptórem,
Passum impassíbilem:
Lumen Patris et splendórem,
Tam pium, tam húmilem:
Verbórum audit tenórem
Viro non effábilem.
Vertex montis inflammátur,
Vicínis cernéntibus:
Cor Francísci transformátur
Amóris ardóribus:
Corpus vero mox ornátur
Mirándis Stigmátibus.
Collaudétur Crucifíxus,
Tollens mundi scélera,
Quem laudat concrucifíxus,
Crucis ferens vúlnera:
Francíscus prorsus inníxus
Super mundi foédera. Amen
Traduzione conoscitiva:
Il Monte della Verna rivive i misteri della Croce di Cristo; là dove vengono elargiti gli stessi privilegi che donano la salvezza eterna, mentre Francesco volge tutta la sua attenzione alla lucerna che è la Croce.
Su questo monte l’uomo di Dio, in una caverna solitaria, povero, separato dal mondo, moltiplica i digiuni. Nelle veglie notturne, pur nudo, è tutto ardente, e si scioglie in lacrime con frequenza.
Recluso con sé solo, dunque, prega, con la mente si innalza, piange meditando le sofferenze della Croce. È trapassato dalla compassione: implorando i frutti stessi della croce nella sua anima si va consumando.
A lui viene il Re dal cielo in forma di Serafino, nascosto dal velo delle sei ali con volto pieno di pace: è confitto al legno di una Croce. Miracolo degno di stupore.
Il servo vede il Redentore, l’impassibile che soffre, la luce e splendore del Padre, così pio, così umile: e ascolta parole di un tale tenore che un uomo non può proferire.
La cima del monte è tutta in fiamme e i vicini lo vedono: Il cuore di Francesco è trasformato dagli ardori dell’amore. E anche il corpo in realtà viene ornato da stimmate stupefacenti.
Sia lodato il Crocifisso che toglie i peccati del mondo. Lo loda Francesco, il concrocifisso, che porta le ferite della Croce e completamente riposa al di sopra delle cure di questo mondo. Amen.»







https://www.radiospada.org/
https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
“17 settembre 2018: Impressione delle Sacre Stimmate sul corpo di San Francesco d'Assisi, confessore.”
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“Il 17 settembre 1562 il Sacrosanto Concilio Ecumenico Tridentino, legittimamente riunito nello Spirito Santo sotto la presidenza dei Legati della Sede Apostolica, emette il decreto e i canoni sulla Messa. Essa è l’unico, vero e perfetto sacrificio che, già prefigurato nelle oblazioni di Abele (Cfr. Gen. IV, 4-5), di Melchisedech (Cfr. Gen. XVI, 18) e di Isacco (Cfr. Gen. XX) e nell’immolazione della Pasqua ebraica (Cfr. Exod. XII, 1-14), fu annunziato dal Profeta Malachia (Cfr. Mal. I, 11), istituito da Cristo nell’Ultima Cena e consumato sulla Croce. La sua offerta, giovevole ai vivi e ai defunti e fatta anche in memoria ed onore dei Santi, ripresenta in modo incruento la Passione e la Morte del Signor nostro Gesù Cristo e ha quattro finalità: l’adorazione, il ringraziamento, la propiziazione e l’espiazione. Son da rigettare le bestemmie e le farneticazioni di coloro che intendono la Messa come semplice commemorazione del Sacrificio del Calvario oppure come sacrificio solo di lode e ringraziamento.”

“Il 17 settembre 1485 viene assassinato in odium Fidei da alcuni ebrei "conversos" nella cattedrale di Saragozza, San Pietro Arbues, inquisitore maggiore d'Aragona. Beatificato da Papa Alessandro VII Chigi e canonizzato da Papa Pio IX, è patrono dell'Inquisizione spagnola.”
https://www.radiospada.org/2017/09/pedro-de-arbues-il-santo-martire-dellinquisizione-spagnola/
«Pedro de Arbues: il Santo Martire dell’Inquisizione Spagnola di Giuliano Zoroddu
Pedro de Arbues, nacque ad Epila tra il 1441 e il 1442 da Antonio e Sancia Ruiz. Forma prima a Huesca e a Saragozza, studiò Diritto e Teologia a Bologna dove conseguì la laurea nel 1473. Nel 1474 tornò in patria e al contempo l’Arcivescovo di Saragozza, scorgendo in lui una meraviglia di virtù, lo volle tra i Canonici della Cattedrale, che professavano la Regola di sant’Agostino, e poco dopo lo elevò al Sacerdozio. Se già da laico era dedito alle pratiche di pietà e carità, sublimato allo stato di ministro di Dio, si sforzò di perfezionarsi sempre più e di attirare tutti a Cristo con le parole, nelle prediche e nel confessionale, e con l’esempio di una vita secondo la legge divina. Erano quegli gli anni in cui i due sovrani Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona si apprestavano a dare l’ultimo assalto ai Mori che ancora tenevano soggiogata Granada per restituire le Spagne tutte a Gesù Cristo. Oltre ai maomettani però vi era anche il problema, ben più esiziale e per la Chiesa e per lo Stato, dei marranos o cristianos nuevos, quei cristiani cioè che, pur essendosi convertiti dal Giudaismo, segretamente continuavano a seguire la Legge Mosaica e gli altri riti (molti dei quali superstiziosi) della Sinagoga.
Costoro costituivano quasi uno Stato dentro lo Stato e una chiesa dentro la Chiesa, il che andava a nocumento dell’una e dell’altra istituzione. Per estirpare questa piaga i due sovrani chiesero a Papa Sisto IV di confermare con la sua autorità apostolica un tribunale inquisitoriale (ecclesiastico) che però fosse gestito dalla Corona. La cosa avvenne il 1° novembre 1478 con la bolla “Exigit sinceræ devotionis affectus”: nasceva la gloriosa e benemerita Inquisizione Spagnola che sarebbe stata abolita solo nel 1834. Giudice supremo fu eletto il mite e zelante padre Tomas de Torquemada dell’Ordine dei Predicatori, il quale però si occupava direttamente solo dei domini castigliani. A questo punto entra in scena il nostro Pedro de Arbues, il quale nel 1484 fu designato dal Torquemada, con l’autorità di Innocenzo VIII, ad essere Inquisitore Maggiore per il Regno di Aragona. Nell’espletamento del santo ufficio si dimostrò prudente e misericordioso, ma sempre zelante nel reprimere le eresie e nello scoprire ed estirpare l’occulta piaga del cripto-giudaismo.
Rispetto agli inquisiti mostrava sentimenti di padre amoroso: nessuno di essi fu giustiziato, molti anzi si riconciliarono, sinceramente pentiti, con Dio e la Chiesa. Non mancarono inoltre le conversioni di Giudei e Maomettani. Contro di lui tramava tuttavia la Sinagoga che tentò varie volte di toglierlo da mondo, come a suo tempo fece con gli Apostoli. Le trame dei Giudei e dei marranos, la loro quinta colonna nella Chiesa e nella società civile, riuscirono la notte tra il 14 e il 15 settembre 1485.
Pedro coi confratelli Canonici si accingeva a cantare il Mattutino dell’Ottava della Natività di Maria, ma prima volle raccogliersi in preghiera davanti all’altare della stessa Vergine verso la quale fin da fanciullo nutriva una tenerissima devozione. Ma nella Cattedrale non vi erano solo i Canonici: nel buio si muovevano furtivi i sicari. Raggiunto l’Inquisitore, che ancora stava assorto in orazione, lo trafiggono ripetutamente, lasciandolo quasi esangue. Secondo la tradizione, gli assassini incrudelivano su Pedro nel momento esatto in cui i canonici cantavano il verso del salmo invitatorio “Quadragínta annis próximus fui generatióni huic, et dixi; Semper hi errant corde, ipsi vero non cognovérunt vias meas”[1], in cui il Signore si lamenta della dura cervice del popolo ebraico. Il Martire, con la gola colpita e un coltello rimasto conficcato nel fianco, ebbe ancora la forza di dire: “Sia benedetto Gesù perché muoio per la sua santa fede”. Ma la morte lo raggiungerà solo due giorni, il 17 settembre. Sul letto dell’agonia il suo unico desiderio rimaneva la conversione dei peccatori e degli infedeli. Sentendosi ormai prossimo alla scioglimento dal corpo, ricevuto il Santo Viatico, con tutte le forze che gli rimanevano esclamò con Davide: “Lætatus sum in his quæ dicta sunt mihi: In domum Domini ibimus”[2]. Dopodiché spirò nel bacio del Signore. Ai funerali assistette tutto il clero e il popolo di Saragozza.
Dio subito diede gloria al suo Confessore per mezzo dei miracoli: il suo sangue che aveva macchiato il pavimento della Cattedrale era stato asterso, ma le macchie iniziarono a rosseggiare e a ribollire come se il esso fosse stato sparso di fresco[3]. Gli altri miracoli che seguirono contribuirono a diffondere il culto verso il Martire, che ebbe la prima suprema sanzione quando il 17 aprile 1668 Alessandro VII, Sommo Pontefice, procedette alla Beatificazione del Servo di Dio e permise che se ne celebrasse l’Ufficio e la Messa con il grado duplex majus in tutti i luoghi posti sotto la giurisdizione dell’Inquisizione Spagnola, che poteva altresì annoverarlo fra i suoi Patroni, assieme a san Pietro Martire. Finalmente il 29 giugno 1867, diciottesimo centenario del martirio dei santi Pietro e Paolo, Pio IX lo annoverava fra i Santi Martiri nel giubilo di tutta la Chiesa.
Questo Eroe della Spagna e dell’Europa Cristiana che sacrificò tutto sé stesso per la Verità ci insegna che solo questa ha diritti e che solo servendo ad essa, non concetto etereo ma Dio che si incarna, si fa il bene del prossimo sia come singolo sia come Stato. Contro tutte le spregevoli menzogne, inoltre, con le quali gli eretici, gli illuministi, i massoni, i liberali, i modernisti e tutti i nemici della Chiesa e della Spagna, hanno infangato quell’opera santa che fu l’Inquisizione Spagnola, il cattolico deve gloriarsi di questa benemerita Istituzione e ricordare che essa contribuì a risparmiare alle popolazioni spagnole le tragedie delle guerre di religione che tra il XVI e il XVII secolo dilaniarono la Francia e la Germania. Ci ammonisce il santo Abate Gueranger: “Lungi dunque dai nostri cuori di cattolici la vigliaccheria che non osa accettare gli sforzi fatti dai nostri padri per conservarci la più preziosa delle eredità! Lungi da noi quella facilità puerile nel credere alle calunnie degli eretici e dei pretesi filosofi, contro una istituzione ch’essi non possono, naturalmente, che detestare! Lungi da noi quella deplorevole confusione di idee che mette sullo stesso piede la verità e l’errore, e che, visto che questo non può avere diritti, ha osato concludere che la verità non deve reclamarne!”[4]. Preservando il tesoro più prezioso che un popolo può avere, la Fede, gli inquisitori come san Pedro e il venerato Torquemada forgiarono quella Spagna “una, grande y libre” che Pio XII definirà “Nazione eletta da Dio come principale strumento di evangelizzazione del Nuovo Mondo e come baluardo inespugnabile della Fede Cattolica”[5] . Senza la Fede Romana manca quel mirabile collante che tiene assieme popolazioni che Dio ha voluto diverse per lingua e per tradizioni e fa si che esse si riuniscano in Nazione: e la cosa possiamo osservarla chiaramente e tristemente in Spagna come in tutta Europa.
A noi, cattolici e militanti, il Santo Inquisitore insegni a militare con una fede “effervescente” come il sangue per la Fede e per una Società Cristiana non solo contro quanti attentano all’integrità del depositum fidei e della morale evangelica, ma contro coloro che, in un delirio luciferino e gnostico, si scagliano, nel loro delirio luciferino e gnostico, contro l’Ordine eterno, materiale e spirituale, che Dio Creatore e Padre ha stabilito per il bene dell’uomo, facendosi portatori di un’ideologia irrazionale, nel nome di una emancipante “libertà” ben diversa da quella “qua Christus nos liberavit”[6] spandono la morte – fisica e morale, individuale e collettiva – con il divorzio, l’aborto, la sodomia istituzionalizzata, l’eutanasia e Dio solo sa cos’altro ancora.
Siccome però noi siamo cristiani, non possiamo essere pessimisti! Il mondo è sempre più secolarizzato e anticristico, sempre più cupa è la notte di questo Sabato Santo post-conciliare, ma più brillante è la luce della Verità Cattolica che ci conforta e ci assicura la finale vittoria e il dissolvimento dei consigli degli empi. Così accadde in quel settembre del 1485, quando la Sinagoga uccidendo Pedro diede un Martire e un Intercessore alla odiata Chiesa, così accadrà per il nostro futuro: “Io lo so che il mio Redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!”[7]

Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!

[1] Ps. XCIV, 10-11.
[2] Ps CXXII, 1.
[3] La veridicità del fenomeno della “effervescenza e moltiplicazione del sangue”, avvenuta il 19 e il 27 settembre 1485 fu sanzionata dalla Sacra Congregazione dei Riti nella 17 gennaio 1663.
[4] Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico. – II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 582-584.
[5] Pio XII, Radiomessaggio “Con inmenso gozo”, 16 aprile 1939.
[6] Gal IV, 31.
[7] Job XIX, 25»
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“Il 17 settembre 1621 moriva S.E.R. il cardinale Roberto Bellarmino SJ, vescovo, confessore e dottore della Chiesa (festa liturgica 13 maggio).”
“San Roberto Bellarmino (Montepulciano, 4 ottobre 1542 - Roma, 17 settembre 1621). Festa liturgica il 13 maggio.
«Non il Papismo è nuovo ma il Luteranesimo. E a noi non fa nulla che gli eretici ci chiamano ora omusiani, ora papisti. Anzi questi stessi vocaboli designano l’antichità e la nobiltà della nostra Chiesa. Infatti che significa che Gesù Cristo è ‘omousios’ al Padre, se non che ha comune col Padre la natura e la divinità? Dunque quando siamo chiamati omusiani, siamo chiamati tali dalla sostanza e dalla divinità di Cristo. Per eguale ragione, se noi siam detti papisti dal Papa, come i Luterani da Lutero, chi non vede di quanto i papisti sono più antichi dei Luterani e dei Calvinisti? Invero Clemente e Pietro e perfino Cristo, furono Papi, cioè Padri e Sommi Pontefici dei Padri. Ci chiamino gli eretici papisti, ci chiamino omusiani, mai non ci potranno chiamare con ragione da qualche uomo determinato, come noi chiamiamo essi da Lutero e da Calvino. Cosi è, o uditori. Noi stiamo al sicuro nella rocca della Chiesa e ce la ridiamo di tutti gli eretici, uomini nuovi, e diciamo loro con Tertulliano: “Chi siete voi? Donde e quando siete venuti? Onde siete sbucati or ora? Dove siete stati rimpiattati tanto tempo? Non abbiamo udito parlar di voi fin d’ora” (De præsc. hær.) [...] con san Girolamo: “Chiunque tu sia, sostenitore di nuove dottrine, ti prego di usar riguardo alle orecchie romane: usa riguardo alla fede che fu riconosciuta con lode dalla bocca apostolica. Perché tenti di insegnarci ciò che prima non abbiamo saputo? Perché mettiti fuori ciò che Pietro e Paolo non hanno voluto dar fuori? Fino a questo giorno il mondo è stato cristiano senza codesta vostra dottrina. Quanto a me io terrò da vecchio quella fede nella quale nacqui da fanciullo” (Ep. ad Pamm. et Ocean.).
(S. Roberto Bellarmino, Grande Catechismo della Dottrina Cristiana, cap. 2)»
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http://www.cmri.org/ital-index.html

"Centro Studi Giuseppe Federici - sito ufficiale"
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"Sito ufficiale del Centro Culturale San Giorgio, tratta di messaggi subliminali, rock satanico, occultismo, massoneria"
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"sito dedicato alla crisi dottrinale nella chiesa cattolica"
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": Quidlibet : ? A Traditionalist Miscellany — By the Rev. Anthony Cekada"
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17 septembre : Saint Lambert, Évêque de Maastricht et Martyr (? 696) :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/17-septembre-saint-lambert)
«17 septembre : Saint Lambert, Évêque de Maastricht et Martyr († 696)»
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17 septembre : Les Stigmates de saint François d'Assise (1224) :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/17-septembre-les-stigmates-de-saint-francois-dassise)
«17 Septembre : Les Stigmates de saint François d'Assise (1224). »
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Luca, Sursum Corda - Habemus Ad Dominum!!!