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Visualizza Versione Completa : la barba del profeta



Ulan
13-01-03, 18:09
Abbiamo superato ogni limite, l’arroganza degli islamici, ospiti non invitati in questo paese, s’è palesata al di là d’ogni possibile dubbio.
E non son tanto le dichiarazioni del neo convertito Smith esagitato come tutti i neofiti a destare preoccupazione quanto le telefonate di appoggio e solidarietà da lui ricevute in diversi programmi.
Queste rivelano, al di là d’ogni arzigogolo dialettico cosa veramente bolle negli strati più bassi del mondo mussulmano in Occidente.
Hanno poco da mostrarci poi mullah rassicuranti, imam beneducati, i valori ed i miti che toccano e scuotono la massa islamica sono altri.
E sono quelli partoriti dal guazzabuglio mal digerito di Cristianesimo ed Ebraismo che per quanto rozzo (o proprio perché rozzo) fu la molla che spinse bande di predoni alla conquista d’un immenso impero ed alla cancellazione di raffinate ed antiche civiltà.
Mantenuto dalla ricca vedova Cadigia questo teologo fai-da-te mescolò a caso personaggi e luoghi santi altrui, da Abramo a Cristo (degradato però da Messia e Dio a profeta) e Gerusalemme, la città costruita da Davide e frequentata da Gesù che mai però vide Maometto.
C’è da ringraziare Iddio che tra i volumi malamente consultati per redigere il suo zibaldone teologico il Profeta non vi fosse stata la guida Michelin altrimenti trovavamo anche Chez Maxim tra i luoghi santi dell’Islam
Il risultato fu esplosivo, dalla Mesopotamia all’Egitto, alla Persia all’India e poi la Grecia, i Balcani, una buona parte dell’Africa ed l’Indonesia (c’è da dire che però quanto a imperi basati sulle stronzate la Eredi Lenin CCCP seppe fare di meglio).
A beneficio degli smemorati e dei cantori della tolleranza islamica ricordo che tutte le conquiste (eccezion fatta per i Balcani e l’Anatolia) sono precedenti alle Crociate, che tutte furono cruente e, o cancellarono definitivamente ogni traccia di civiltà preesistenti, o dove non vi riuscirono lasciarono, come in India o nei Balcani un ricordo tutt’altro che benevolo nelle popolazioni che hanno “beneficiato” della “saggia e tollerante” dominazione mussulmana.
L’incendio della biblioteca d’Alessandria, la distruzione dei templi indù, il primo sfregio ai Budha Afgani (mille anni prima della loro definitiva distruzione), lo scempio di Costantinopoli sono tutti fulgidi esempi di ciò, né occorre andare troppo lontano, sono ben documentate, per chi abbia voglia di leggerle, le eroiche imprese dei turchi in Friuli le loro tre devastanti incursioni (seconda metà del ‘400) che sono una delle ragioni della miseria e dell’arretratezza della Piccola Patria nei secoli successivi.
Che dunque l’islam sia una religione di pace sarò anche vero ma pace dopo la conquista, la pace dei vincitori.
E grazie, preferisco di no!
La storia è maestra ed in questo caso la lezione è semplice e facilmente comprensibile, essi mirano, come tanti prima di loro, al dominio ed è altrettanto chiaro che, per quanto nei secoli ci siano apparsi come una piena incontenibile, i popoli dell’Occidente li hanno sempre fermati e poi battuti.
Non temo quindi la barba del profeta perché altre volte gliela abbiamo tagliata, temo quanti tra di noi che vuoi per odio alla civiltà liberal-capitalista, vuoi per bestiale ignoranza, vuoi per totale accondiscendenza al conformismo buonista cretinista, vorrebbero impedirci d’organizzare la difesa ed il contrattacco.
Il nemico è tra noi ma non ha il deretano al vento in una moschea, le sue natiche poggiano saldamente su qualche scranno parlamentare, su qualche super poltrona RAI o Mediaset, su molte cattedre d’ogni livello a cominciare da quella di San Pietro.
Non è la presenza di Mr. Smith a preoccupare è l’assenza d’un nuovo Marco d’Aviano, il cappuccino grazie al quale oggi Budapest è la capitale del porno e non del chador.