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Visualizza Versione Completa : Christopher Gérard - La chiave della realtà è nel passato arcaico



runen
15-01-03, 10:35
Christopher Gérard, direttore di Antaios, presenta l’ultimo numero della rivista fondata da Ernst Jünger e Mircea Eliade
«La chiave della realtà è nel passato arcaico»
di Alberto Lombardo
la Padania del 15 novembre 2001

«Come si può essere pagani?», si domandava alcuni anni or sono in un interessante e dibattuto saggio Alain De Benoist, l’animatore di «Nouvelle Ecole» e del G.R.E.C.E., capostipite di una ricca e feconda corrente di pensiero che si definisce Nouvelle Droite. A questa domanda una risposta fra le più coerenti è data, a mio avviso, dalla rivista Antaios: una interessantissima fucina di idee che è stampata proprio nel cuore della nostra Europa, a Bruxelles (e questo non certo per via di quel ritrovo di loschi figuri che è il parlamento europeo, quanto per la sua collocazione geografica, a crocevia nodale tra il nord e il sud quanto tra l’ovest e l’est).Fondata e diretta nel 1959 da Mircea Eliade ed Ernst Jünger (nella foto), Antaios è il punto di riferimento di una scuola di pensiero assai variegata, ma esprime una coerente visione del mondo: è nel passato arcaico che vanno ricercati i riferimenti atemporali per comprendere la realtà. In questo senso acquista significato tornare a concepire gli dèi, queste manifestazioni di stati trascendenti della coscienza, a riassumere una visione ciclica del tempo e dell’uomo, ad accettare la pluralità come valore positivo e differenziante, anziché tendere al livellamento e alla parificazione verso il basso. È questa, in sostanza, la linea di pensiero che Antaios difende attraverso una pubblicazione assai corposa (che puntualmente sorpassa le 200 pagine) e di alto livello contenutistico.Nell’ultimo numero (il 16 della nuova serie) sono pubblicate alcune importanti interviste: a Jean Haudry, indoeuropeista di fama internazionale; a Guillaume Faye, uno dei più significativi e brillanti intellettuali francesi (sebbene egli non ami tale definizione); al medievista Philippe Walter; a Dominique Venner, il noto autore del romanzo “Il bianco sole dei vinti”, dedicato all’epopea confederata.Tratto comune a questi significativi pensatori, un europeismo sincero e sentito che si coniuga con un radicale attaccamento alle piccole patrie, alle comunità locali, alle specificità ancora non “globalizzate”. Come scrive l’attivo direttore, Christopher Gérard, «questa cerca delle origini, questo appello alla memoria pagana s’inscrive in un movimento più vasto tendente a esaltare la civiltà delle differenze». Sono dunque ben comprensibili gli interessi della rivista: si va dagli studi indoeuropei alla mitologia, dalla “geografia sacra” all’ antica India. Come già alcuni altri numeri passati, anche quest’ultimo ha infatti un’ampia sezione dedicata ad aspetti dell’induismo: in questo numero il Dharma, che impropriamente in italiano si traduce come “legge”, ma che ha anche e forse più il significato, in sanscrito, di “ordine cosmico”, “retto agire”.
Vanno segnalati, fra gli articoli, i contributi di Seyyed Hossein Nasr (Qu’est-ce que la Tradition?), J. Benoit (La notion de cycle), J. P. Lippi (Angoisse contemporaine), G. De Turris (M. Eliade et J. Evola: une amitié oubliée) e F. Mihaescu (M. Eliade et R. Guénon).