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Visualizza Versione Completa : Il fenomeno del neo-druidismo



Mjollnir
25-01-03, 03:36
Il neo-druidismo non è normalmente un soggetto della ricerca archeologica e storica relativa alla civiltà celtica in Europa, ma resta comunque un argomento che riveste un qualche interesse, soprattutto in riferimento alle mode ed alla diffusione di informazioni e teorie che spesso contaminano le poche informazioni certe che abbiamo sui Celti e sulla loro religione, dando al grande pubblico una immagine stravolta di queste antiche realtà. Tant'è che oggi sono ben poche le persone che, al di fuori degli ambiti accademici, sarebbero in grado di riconoscere le differenze tra il druidismo, che scomparve con la diffusione del cristianesimo alla fine dell'antichità e il neo-druidismo che apparve invece agli inizi del XVIII secolo.

Anche questo movimento religioso, diversamente articolato, è quindi un altro prodotto del revival mitologico e storico di cui i celti furono oggetto già nel rinascimento e che maturò ancora nel XVII secolo, fino a contare oggi molti "celtomani"; ovvero personaggi non sempre armati delle migliori intenzioni che si dedicano allo studio della civiltà celtica, senza alcuna preparazione o con metodologie inadeguate. Fu proprio durante il Rinascimento che la neonata filologia cominciò a dedicarsi anche alle lingue celtiche, ma unicamente in rapporto delle somiglianze analogiche con lingue fondate sul latino, sul greco e sull'ebreo, quindi al di fuori di ogni seria base linguistica e filologica. La filologia celtica moderna si sviluppò infatti solo verso la fine del XVIII secolo, parallelamente allo sviluppo degli studi sullo sanscrito, sull'origine delle lingue indoeuropee.



Il neo-druidismo di divide sostanzialmente in tre movimenti ben conosciuti, e che d'altronde non hanno mai cercato di negare la loro origine moderna. Formatisi nell'ambito della massoneria inglese furono ufficialmente fondati rispettivamente:


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il 22 settembre 1717 alla "The Apple Tree Tavern" di Londra, dall'irlandese John Toland. (Antico Ordine Druidico);
il 28 novembre 1781 alla "King's Arms Tavern" di Londra, da un carpentiere, Henry Hurle. (Antico Ordine dei Druidi);
il 21 giugno 1792 sulla collina di Primrose Hill, da un gallese, anche lui carpentiere, il cui nome bardico, Iolo Morganwg, è all'origine di tutte le correnti bardiche gallesi.
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In seguito fu fondato in Bretagna anche un quarto ordine, derivato direttamente dalla Gorsedd gallese, il primo settembre 1900 nel cafè della vedova Le Falc'her a Guingamp, da un gruppo di persone che non avevano la minima preparazione culturale, quindi lontano per contenuti e spessore dai tre precedenti ordini inglesi.

Il neo-druidismo si basa su alcuni testi apocrifi gallesi, in particolare su alcune sezioni dei "Iolo Manuscripts" apparsi nel 1848 e dei "Barddas" del pastore William Ab Ithel, apparsi nel 1862. Queste opere sono redatte in gallese moderno e non ne esistono versioni più antiche.

A prescindere dall' intensità degli sforzi che i neo-druidi compirono per cercare di stabilire un retaggio con l'antico druidismo storico, senza d'altronde esserci riusciti, è fondamentale riconoscere gli elementi di questa moderna religione e separarli da ciò che di sicuro e concreto si conosce riguardo all'antica religione dei celti.


Diremo perciò che al neo-druidismo sono da imputare tutte quelle fumose teorie esoteriche e pseudo-iniziatiche su una presunta ed ininterrotta Tradizione Celtica o Druidica, di cui non esiste alcuna traccia né storica né archeologica, come dottrina iniziatica dell'Occidente, la quale è infine il risultato di un miscuglio confuso tra monoteismo semitico (Oiw come Dio unico, potenza suprema e padre del tutto), elementi della mitologia nordica e germanica (Loki come Dio del male, Freya o Frigg come Dea dell'amore), cristianesimo (Karantez come principio di amore e carità, Karidwenn identificata come la Vergine Maria delle antiche cosmogonie), neo-platonismo ed altre religioni e filosofie di varia provenienza che con la spiritualità ed i principi cosmogonici indoeuropei, che il druidismo incorporava, non hanno alcuna relazione.

E' indubbio che alcuni di questi elementi concettuali fossero presenti anche nel druidismo storico, come per esempio la concezione dell'aldilà o la visione del cosmo come formato da più mondi e realtà sovrapposte, ma questi rari elementi non devono essere portati a giustificazione di una presunta e, ripetiamo, inesistente eredità tradizionale.

Il druidismo fu una religione intimamente legata alla civiltà celtica ed altrettanto strettamente connessa con il potere temporale incarnato dai re e dai principi locali, che non sopravvisse all'imposizione da parte dei romani di una struttura politica e religiosa concettualmente agli antipodi rispetto a quella delle popolazioni della Keltia libera.

I druidi non esistono più, forse possiamo ammettere che qualcosa si sia salvato, che qualcuno per secoli abbia saputo e potuto tramandare nascostamente parte delle loro antiche conoscenze, ma se oggi esistono ancora dei depositari di queste conoscenze è certo che non si facciano chiamare Druidi.


Fonte: www.bibrax.org

Mjollnir
31-01-03, 15:37
Poco ci resta delle conoscenze dei Druidi, e quel poco è stato offuscato da secoli di mistero e mistificazione. A quest'opera di occultamento hanno senz'altro contribuito storici e commentatori degli ultimi due secoli portati più a descrivere, come la definisce Piggott, la storia come vorremmo che fosse piuttosto che non la storia come è stata.

Quello che effettivamente conosciamo sui Druidi si ricava dalle fonti dei contemporanei, storici e geografi greci e latini, dalla letteratura irlandese e gallese giunta sino a noi attraverso il filtro e la trascrizione dei monaci tra il IX° e il XIII° secolo della nostra era; dalle tracce scoperte in varie fonti circa l'antica religione celtica, e non ultimo dai reperti archeologici sulla civiltà celtica nel suo insieme.

Le prove archeologiche provenienti da scavi di oppida, tombe e luoghi di culto, ci parlano di credenze, cerimonie religiose, rituali e raffigurazioni artistiche di Dei, di cui è possibile dedurre delle ricostruzioni, tanto più attendibili quanto più suffragate da un attento esame delle fonti contemporanee prima, e poi dal corpus mitologico leggendario giunto sino a noi attraverso le saghe epiche irlandesi e gallesi.



Per capire realmente l'unicità del Druidismo bisogna prima comprendere la società celtica, la sua struttura e la sua mitologia.

I Druidi furono al tempo stesso molto di più e qualcosa di meno dei sacerdoti di una religione "druidica" o "celtica" come alcuni storici moderni li hanno dipinti.

Officianti, sacrificatori, e aruspici durante le cerimonie sacre, essi furono anche giudici, medici, maghi, poeti, rappresentando la vera memoria storica di un popolo che non utilizzava di fatto la scrittura.

I Druidi erano un'espressione viva e vitale della società celtica primitiva, legati a filo doppio con quella particolare struttura sociale, e con lo spegnersi degli stati celtici indipendenti furono condannati a scomparire.



Per meglio capire questo concetto fondamentale bisogna rifarsi alla "ideologia tripartita" degli indoeuropei come sviluppata e mirabilmente analizzata da George Dumézil.

Tutte le società indoeuropee, all'inizio della loro storia, sono accomunate da una tripartizione della società in tre funzioni. La prima, è la funzione sacrale della sovranità, del sacerdozio e della giustizia. La seconda è la funzione guerriera, propria dei nobili e dei possidenti di terre o di bestiame. Nella terza, la funzione produttiva di beni materiali o spirituali, sono compresi i contadini, gli allevatori, gli artigiani e gli artisti.

Questo vale per gli Achei e i per Dori della Grecia, come per i Latini che fondarono Roma, per i Germani delle pianure del Nord come per i primi regni dell'Iran. Inoltre questa tripartizione delle tre funzioni principali, dalle società si riflette anche nella mitologia e nelle religioni di tutti i popoli indoeuropei.

La maggior parte di questi popoli possiede una letteratura mitologica che descrive un pantheon di cinque divinità, suddivise nelle stesse tre divisioni funzionali: Regalità, Guerra, Produzione.

Nell'India antica dei Veda, Mithra e Varuna incarnano la sovranità nelle sue due manifestazioni di "terribile potere giudicatore" e "paterno potere protettore". Indra rappresenta invece la forza guerriera, mentre due gemelli Ashvin rappresentano la proprietà e la ricchezza.

Presso gli antichi Latini troviamo la triade Giove, Marte e Quirino rappresentante le stesse tre funzioni.

In Grecia, Giove Athena e Apollo rivestono lo stesso ruolo e, nei tempi più antichi, si sacrificava tre volte nel nome di Athena: come Sovrana, come Vittoriosa, come Dispensatrice di salute e prosperità, riportando così a cinque il numero delle divinità principali.

Presso i Celti sotto vari nomi di divinità tribali, si ritrovano le stesse funzioni. Taranis-Omigos-Dagda, simbolo della regalità simbolizzato dalla ruota e dall'arpa. Belenos-Teutates sono due aspetti guerrieri cui si affianca Brigit dai molti aspetti (Morrigan la guerriera, Epona portatrice di fertilità e protettrice degli animali, Brigit-Belisana protettrice di poeti e artisti). E infine Lug-Lev, dio delle arti e dei Mestieri, Signore dei Tuatha De Danann nella mitologia irlandese, diviene sul finire della civiltà celtica, il dio globale: artista medico e guerriero.



Tale fu dunque anche la struttura iniziale delle società proto celtiche che si amalgamarono con i popoli di cultura megalitica già residenti in Europa ai tempi del loro arrivo.

Da questa fusione nacque una diversificazione del tutto originale che marcò la differenza dei Celti dagli altri popoli di ceppi indoeuropeo.

I Druidi rappresentano dunque un caso unico nella storia dei popoli originatisi dal comune ceppo indoeuropeo. Espressione profonda e rappresentativa di uno spirito libero, legato alla natura, nel tempo si dimostrarono ad un tempo il principale e il più profondo legame tra le innumerevoli tribù celtiche, finendo inevitabilmente per scomparire quando questo tessuto sociale venne a mancare: in Europa continentale, con la perdita dell'indipendenza e con la progressiva romanizzazione delle principali nazioni celtiche, in Irlanda, molto più tardi con l'avvento del Cristianesimo.

Ovviamente, le loro conoscenze non andarono perse in un colpo solo, ma sbiadirono progressivamente. Con la scomparsa del suo ruolo centrale nella società, il potere del Druido si scisse progressivamente nei due aspetti di semplice cantore e poeta, più o meno accettato dal potere cristianizzato, e in quello di mago dei boschi, ultimo custode di reminiscenze del sapere tradizionale, isolato ai confini della società.

Ai tempi dello splendore della civiltà celtica, invece, ai Druidi corrispondeva una ben precisa connotazione di prestigio religioso e sociale simile a quella di altri popoli di origine indoeuropea. Tali ad esempio sono ancor oggi i Bramini tra gli indù, la cui figura risale ancora alle invasioni ariane dell'India, verso il secondo millennio avanti Cristo.

Al duplice ruolo sociale e religioso che li accomuna ai Druidi, i Bramini hanno però aggiunto una diversificazione trasformando il loro ruolo in una casta ereditaria chiusa, mentre presso i Celti non esistevano caste, bensì ruoli funzionali, che permettevano pur sempre una certa libertà di mobilità sociale da una funzione all'altra. Questo aspetto era ancora più accentuato presso i Druidi, che pur essendo principalmente gli insegnanti dei figli delle classi nobili, accettavano alle loro scuole itineranti qualsiasi ragazzo realmente dotato che desiderasse istruirsi.


Fonte: www.keltia.it

Mjollnir
25-06-04, 14:17
... ed una voce che lo declina in senso positivo.

La continuità storica del Druidismo attraverso i Bardi del Galles

di Rolando Dubini


E' interessante mettere in evidenza quanto molti, che ostinatamente ignorano (o non conoscono) le fonti storiche a nostra disposizione, rifiutano per ingiustificato pregiudizio: ovvero che vi sono elementi forti di continuità storica tra il druidismo antico e quello moderno.
In realtà per quanto riguarda i bardi [che sono la funzione dei druidi che è riuscita a sfuggire alla persecuzione cristiana perchè oltre che incantatori erano anche poeti e musicisti, e hanno mantenuto la loro dottrina druidica sotto una superficiale riverniciatura cristiana] esiste, in Galles, una continuità storica ininterrotta, e addirittura documenti filosofici come le triadi bardiche o Barddas che ci forniscono preziosi elementi per poter consentire ai più seri ordini druidici esistenti (in Bretagna e Inghilterra, e tutti seguaci del rito gallese) di poter praticare in modo serio e coscienzioso il druidismo.
Ecco on line il testo della Barddas (che sotto una superficiale forma a volte cristiana rivelano autentico pensiero panteistico e anche direttamente pagano, come nella triplice ripartizione dei precetti conformemente alla triplice ripartizione funzionale delle antiche società indoeuropee):

http://www.summerlands.com/crossroads/library/slideviewer/barddas.html

Questi testi, Barddas, sono scritti in gallese e compilati nel XVI secolo dal bardo e studioso gallese Llewellyn Sion di Glamorgan.
Secondo il noto studioso irlandese Thomas William Hazen Rolleston (nella sua opera I miti celtici, Tea ediz. P. 298)
"l?ordine dei bardi possedeva senza dubbio una Dottrina del genere. Quell?ordine fu presente nel Galles CON UNA CERTA CONTINUITA?. E anche se nessun critico si fiderebbe mai a costruire la teoria di una dottrina precristiana basandosi su un documento del XVI secolo, non sembra tuttavia saggio scartare completamente la possibilità che alcuni frammenti di antiche credenze possano essere sopravvisuti nella tradizione bardica fino ad un?epoca così recente".
Aggiunge Rolleston, il cui testo è una fonte fondamentale e affidabilissima per lo studio della mitologia celtica, che "in ogni caso i Barddas sono un?opera di interesse filosofico notevole, e se anche rappresentassero solo una particolare corrente del pensiero cimrico del sedicesimo secolo, meriterebbero la considerazione degli studiosi di questioni celtiche. Non hanno la pretesa di essere un?opera puramente druidica, dato che in essa figurano numerosi personaggi ed episodi di tradizione cristiana. Ma A TRATTI SI INCONTRA UNA VENA DI PENSIERO CHE CERTAMENTE, QUALSIASI ALTRA COSA POSSA ESSERE, NON E? CRISTIANO E RIVELA UN SISTEMA DI PENSIERO INDIPENDENTE" (pag. 299).

Da segnalare che in Galles esiste anche una interessante tradizione secondo la quale là dove nelle Barddas si nomina Dio, occorre invece leggere Dei (o anche la Dea Madre e il Dio Bambino), che ritengo metta in luce l'aspetto più vero del testo, che fa riferimento alla Divinità in senso generale ....
E l?eccellente studioso Christian Guyonovarc?h ritiene che I Barddas non vanno esclusi da un discorso sulla religione celtica (La societe celtique, pagg. 185-188).
Quanto alla conoscenza di incantesimi e forme di concentrazione-meditazione, gli antichi racconti irlandesi, e la tradizione bardica scozzese, hanno tramandato l?imbas forosnai, il teinm Iaeda e il dichetal do chennaib (e il metodo bardico di ottenere l?Ispirazione, l'Awen, anche poetico-letteraria può essere riprodotto ancora oggi, vedi ad esempio la fine del libro di Ceitlin Matthews, I Celti, Xenia editore)
Quanto al buddhismo tibetano, non è certo il buddhismo del Buddha shakyamuni, ma è stato contaminato profondamente dal tantra induista e dallo sciamanesimo della originaria religionbe Bon del Tibet, come tutti gli studiosi dell?argomento sanno.

Dal Dio Dagda, ai Druidi e Bardi, un filo ininterroto di tradizione druidica.

Più e più volte sono nominati, nell'epica irlandese, musici dotati di queste doti particolari. Ad esempio, poco dopo il ritrovamento, riportato più sopra, della spada Orna da parte di Ogmè, il dio In Dagda riprende possesso di un'arpa che gli era stata rubata dai mitici Fomoire. Questa, lungi dall'essere raffigurata come un mero oggetto, ha ben due nomi che indicano il rispetto che i Celti dovevano a questo tipo di strumento. Si dice inoltre che In Dagda "aveva racchiuso le proprie melodie" nell'arpa.
Il dio, poi, la utilizza per suonare le "tre arie che distinguono l'artista", facendo dapprima lacrimare, quindi piangere ed infine addormentare i Fomoire che stavano per attaccarlo, e riuscendo così ad andarsene incolume. Tale episodio è ben esplicativo del grande rispetto che la gente comune attribuiva ai bardi. I Celti erano grandi amanti della musica; a tutt'oggi possiamo ascoltare con ammirazione gli armoniosi brani degli artisti contemporanei, che hanno saputo conservare l'incanto e la magia dei loro predecessori. Un altro aneddoto molto significativo è il fatto che l'Irlanda, dopo le innumerevoli invasioni di popoli mitologici, sia stata conquistata definitivamente, secondo la leggenda, non dalle armi ma dall'arpa e dal canto di Amergin, il poeta.
I Celti avevano un grande rispetto per tutte le categorie di artisti, dai bardi agli artigiani. Questi ultimi, chiamati aes dana, godevano di privilegi spesso non accordati nemmeno alla nobiltà, come ad esempio la possibilità di varcare impunemente i confini tribali.
La distinzione dei ruoli e delle competenze di Bardi, Ovati e Druidi già trattata dal greco Strabone nella sua Geographia (IV, 4, 198) diviene canonica e ricorre, senza alcuna aggiunta degna di nota, in una serie di testimonianze che accennano all'esistenza di questi sacerdoti-filosofi, cercando di instaurare parallelismi con la filosofia greca.

La figura del Bardo

Il bardo era in origine un poeta di corte e tale rimane in Galles per tutto il Medioevo. Componeva eulogie o biasimi, ma senza far uso della scrittura. In Irlanda invece, il bardo è stato poi sostituito dal file, al quale competeva anche la scrittura, in origine un "veggente", poi anche poeta. In antico comunque, i bardi appartenevano alla classe sacerdotale, come dimostra l'estrema complessità della metrica irlandese codificata. Vi erano "bardi liberi", soerbaird, e "bardi non liberi", doerbaird, e le due classi si ripartivano in otto livelli. Venivano ricompensato a seconda della lora bravura e della generosità di colui a cui il poema era rivolto, mentre i compensi dei filid erano fissati per legge. Bard: (Bard Dance) Poeta, raccontastorie, cantore. Nel significato originale, è un compositore celtico di panegirici e di satire; più generalmente, un poeta-cantore tribale, capace di comporre e recitare versi sugli eroi e sui loro atti. Fin dal primo secolo d.C., l'autore latino Lucano si è riferito ai bardi come a poeti o menestrelli nazionali della Gallia e della Bretagna. Nella Gallia la figura istituzionale del bardo è sparita gradualmente, mentre in Irlanda e nel Galles è sopravvissuta. Il bardo irlandese, con i suoi canti, ha conservato una tradizione di elogi poetici. Nel Galles, in cui la parola "bardo" è sempre stata usata per indicare il poeta, l'ordine bardico è stato codificato nei gradi distinti nel decimo secolo. Malgrado un declino dell'ordine verso la fine del Medio Evo europeo, la tradizione gallese ha resistito ed è celebrata nell'annuale "Eisteddfod", un'assemblea nazionale di poeti e di musici. <http://members.xoom.virgilio.it/cursum/B.htm>

Il Bardo presso gli antichi popoli, alle corti dei re e infine nel romantico periodo che rievocò la sua memoria.

I bardi erano, presso i popoli celtici, quei poeti cantori che accompagnandosi con l'arpa narravano di avvenimenti storici o leggendari, inni religiosi o genealogie (che invero erano talvolta più lunghe della leggenda in sè). In Gallia scomparvero con la conquista romana, sopravvivendo invece in Irlanda, in Scozia e nel Galles, dove furono i depositari delle tradizioni orali celtiche, soprattutto dopo la conquista anglosassone e normanna. I bardi erano strettamente legati alla corte del loro signore di cui celebravano le gesta e gli antenati; la 'professione' era ereditaria e i motivi e i temi venivano tramandati di padre in figlio. Nel X secolo i bardi erano tenuti in grande conto nella corte e, in particolare in Irlanda e nel Galles, essi avevano importanti privilegi. Per esempio i bardi gallesi erano divisi in molte classi secondo l'argomento, il metro e il capo a cui erano addetti; il bardo del re era considerato un funzionario della corte: aveva il posto d'onore nei banchetti, l'esenzione da ogni tassa e aveva diritto a parte dei bottini di guerra. Con l'andar del tempo queste parvero decadere; nel XIV secolo i re d'Inghilterra vietarono ai bardi di esercitare la loro attività nelle regioni più bellicose, dove la loro poesia sovente esortava i popoli alla ribellione. Dopo il 1461 la classe dei bardi fu riordinata e ottennero il titolo solo coloro che ne ebbero l'approvazione ufficiale. Se ne ha notizia fino al XVII secolo. La poesia bardica tornò di moda verso la fine del XVIII secolo, sotto l'influsso della concezione romantica. Concezione che vedeva il bardo come profeta del proprio popolo, poeta affascinato sullo sfondo di una reminiscenza barbara e primitiva. E così i nomi si susseguono: Thomas Gray nell'ode The Bard (1757), James Macpherson con i suoi Canti di Ossian (1763) che divulgò la poesia bardita in tutta l'Europa. Il movimento si spostò quindi dall'Inghilterra in Germania, dove lo spirito poetico dei popoli germanici trovarono la propria espressione proprio nella figura del bardo. Infine l'influsso della poesia bardita in Italia si manifestò con la traduzione che Melchiorre Cesarotti diede dei Canti di Ossian, con l'Arminio di Ippolito Pindemonte e con Il Bardo della Selva Nera di Vincenzo Monti.

Conclusioni

Aweniti e Imbas Forosnai
Giraldus Cambrensis (c. 1147 - c. 1223) menziona nella sua Description of Wales una classe di persone chiamate Awenithion, e che sembrano praticare un'arte strettamente imparentata con quella descritta per l'Irlanda druidica dal Glossario di Cormac come imbas forosnai (scienza che illumina, in base alla quale il file-bardo mastica. carne di maiale rosso, di cane o di gatto e in seguito depone il pezzo masticato su una pietra piatta dietro un'entrata, e lo offre agli Dei con un incantesimo, invocandoli ripetutamente. Se l'indomani il pezzo è sparito, "incanta le sue due palme e se le tiene sulle guance finchè non si addormenta. Poi lo vegliano, affinché egli non sia infastidito o turbato prima che tutto gli venga rivelato.." e in tal modo accede alla conoscenza del futuro).

'Sunt et in hoc Kambriae populo quod alibi non reperies, viri nonnulli, quos Awennithion vocant, quasi mente ductos. Hi super aliquo consulti ambiguo stsim frementes spiritu quasi extra se rapiuntur, et tanquam arrepti fiunt. Nec incontinenti tamen quod desideratur edisserunt ; sed per ambages multas, inter varios quibus effuunt sermones nugatorios magis et vanos quam sibi coherentes, sed omnes tamenornatos, in aliquo demum verbi diverticulo qui responsumsolerter, observat quod petit accipiet enucleatum. Et sic denique de hac extasi tanquam a somno gravi ab aliisexciantur, et quasi per violentiam quandam ad se reverticompelluntur. Ubi et duo notanda reperies ; quia post responsum, nisi violenter excitati et revocati, ab hujuscemondi quasi furore reverti non solent, et quod in se reversi, nihil horum omnium, qua ab his interim prolata sunt, ad memoriam revocabunt. (unde et, si forte super hoc iterum vel alio consulti dicere debeant, aliis omnino verbis et alienis enantiabunt ; ) forsan sicut per phanaticos et emergumenos spiritus interdum loquuntur, quanuam ignaros. Solent autem eis haec dona plerumque in somnis per visiones infundi. Quibusdam enim videtur, quod eis schedula inscripta ori imponatur. Et statim a somno erecti et conori effecti, se gratiam hanc suscepisse publice profitentur.'

'There are certain persons in Cambria...called Awenyddion, or people inspired; when consulted upon any doubtful event, they roar out violently, are rendered beside themselves, and become, as it where, possessed by a spirit. They do not deliver the answer to what is required in a coherent manner; but the person who skilfully observes them will find, after many preambles... The desired explanation conveyed in some turn of a word: They are then roused from their ecstasy, as from a deep sleep, and, as it where, by violence compelled to return to their proper senses. After having answered the questions, they do not recover until violently shaken by other people; nor can they remember the replies they have given...These gifts are usually conferred upon them in dreams: some seem to have sweet milk or honey poured on their lips; others fancy that a written schedule is applied to their lips, and on awakening they publicly declare that they have received this gift.'
The Journey Through Wales / the Description of Wales. Geraldus Cambrensis Trans. L. Thorpe 1978 Book1 Ch 16 (translation citation courtesy of Ken waldron)

Tratto da: http://www.bibrax.org/celti/neo/continuita.htm

Frumentarius
17-06-05, 20:12
Un interessante articolo sul neo-druidismo di Gioal Canestrelli tratto dal sito www.fianna-ap-palug.com


Il Neo-druidismo
Scrive lo storico Peter Berresford Ellis:

"La civiltà celtica, per lungo tempo misconosciuta e rimasta in sordina, ebbe la sua riscoperta nell’ambito del rinascimento europeo, quando gli studiosi cominciarono a prendere in esame le opere degli antichi scrittori greci e latini e trovarono riferimenti ai Celti e alla loro casta sacerdotale, i Druidi.

Ben presto sorse una vera e propria 'industria druidica' che ebbe l’effetto di fare dei Druidi un mito, rendendoli irriconoscibili rispetto a quella che era stata la verità della loro natura storica."

Tutto ebbe inizio da Edward Williams, tagliapietre di nascita gallese e membro di un'associazione per la valorizzazione della cultura del Glamorganshire, che sali alla ribalta con lo pseudonimo di Iolo Morgannwg.


Il suo eccessivo patriottismo lo condusse ad affermare che tra i "bardi" del Glamorganshire e quelli celtici esisteva una tradizione ininterrotta e

"avvantaggiato dalla propria mancanza di ritegno nell'inventare fonti inesistenti"Stuart Piggot,

non solo asserì la totale attendibilità storica dei Poemi di Taliesin, ma annunciò che essi esponevano il completo sistema del Druidismo.

"(Iolo Morgannwg) Fece chiaramente un lavoro di contraffazione, creando i trenta aforismi che definivano le misteriose dottrine e la filosofia dei druidi tratte secondo lui da un manoscritto del sedicesimo secolo..."

Stuart Piggot


Degno compare di Iolo nella mistificazione e nella reinvenzione del Druidismo fu Owen

"lessicografo che contribuì ad inquinare documenti per tutto il diciannovesimo sec.",

Stuart Piggot

che oltre alle sue attività illecite apparteneva alla setta esoterica fondata dalla maniaca religiosa Joanna Southcott, che l'aveva eletto, insieme Richard Brothers, uno dei Ventiquattro Savi", anch'esso attivo nel panorma neo-druidico, era un evidente mitomane che affermava di essere "nipote dell'Onnipotente padrone del mondo".

Inutile dire che, se le basi sono queste:

"..Il Gorsedd stesso, i druidi, la cerimonia, le preghiere, l'invocazione alla pace, il simbolo del 3, il nome ineffabile e i riti sono tradizionali solo in quanto salvaguardano le fantasmagorie romantiche di un muratore ambulante non del tutto onesto vissuto 160 anni fa"

Stuart Piggot

Il “Gorsedd” (assemblea plenaria dei Bardi e dei Druidi gallesi), venne fondato da Iolo il 21 Giugno 1792, sostenendo che poi si trattava fosse una tradizionale riunione celtica, rintracciabile sin nei tempi antichi.

Il “Gorsedd” si tiene ora a scadenza annuale e costituisce parte integrante della vita nazionale non solo del Galles, ma anche della Bretagna, terra in cui venne istituito un “Gorsedd” nel 1901, e nella Cornovaglia, in cui il “Gorsedd” risale all’anno 1928.

La cosiddetta “Rinascita Celtica” del XIX secolo recò danno all’antica civiltà dei Celti, perché sancì l’inizio di una nuova era di creazione dei miti: infatti poeti e romanzieri contribuirono alla nascita un mondo immaginario e fittizio, collocato nell’ambito della civiltà celtica pre-cristiana

Le reazioni degli storici furono le più disparate, e si andò da un bonario atteggiamento di paterna sufficenza, definendo l'operato di Iolo e dei suoi seguaci "sciocchezze dignitose", a una più lungimirante e preoccupata denuncia:

“Le invenzioni di Iolo Morgannwc del XVIII secolo… contribuirono a far sorgere una nebbia di nozioni inaffidabili sull’argomento, che gli studiosi non hanno i mezzi per dissipare completamente”

Gwyn Williams

Il "bardo" locale Mifryn, seguace di Morgannwg, continuò ad esercitare rituali nei pressi del pietrone pericolante prescelto da Iolo (non un monumento megalitico, ma semplicemente un grosso masso eroso) aggiungendo delle pietre che formavano una serpentina.

Oramai non c'era più ritegno alle folli mistificazioni e ai raccapriccianti sincretismi dei Neo-Druidi, e nel 1878 alla cerimonia del Gorsedd l' "Arcidruido" offrì anche delle preghiere alla Dea Kali.

A prescindere dall' intensità degli sforzi che i Neo-Druidi compirono per cercare di stabilire un retaggio con l'antico druidismo storico, senza d'altronde esserci riusciti, è fondamentale riconoscere gli elementi di questa moderna religione e separarli da ciò che di sicuro e concreto si conosce riguardo all'antica religione dei celti.

Diremo perciò che al Neo-Druidismo sono da imputare tutte quelle fumose teorie esoteriche e pseudo-iniziatiche su una presunta ed ininterrotta tradizione celtica o druidica, di cui non esiste alcuna traccia ne' storica ne' archeologica, come dottrina iniziatica dell'Occidente, la quale è infine il risultato di un miscuglio confuso tra

1) MONOTEISMO SEMITICO

(Oiw come Dio unico, potenza suprema e padre del tutto),

2) ELEMENTI DELLA MITOLOGIA VIKINGA

(Loki come Dio del male, Freya o Frigg come Dea dell'amore),

3) CRISTIANESIMO

(Karantez come principio di amore e carità, Ceridwenn identificata come la Vergine Maria delle antiche cosmogonie),

4) NEO-PLATONISMO ed altre religioni e filosofie di varia provenienza che con la spiritualità ed i principi cosmogonici indoeuropei, che il Druidismo storico incorporava, non hanno alcuna relazione.

Anche questo movimento religioso, diversamente articolato, è quindi un altro prodotto del revival mitologico e storico di cui i celti furono oggetto già nel rinascimento e che maturò ancora nel XVII secolo, fino a contare oggi molti "Celtomani"; ovvero personaggi non sempre armati di buone intenzioni, che si dedicano alla studio della civiltà celtica senza alcuna preparazione o con metodologie platealmente inadeguate.


Un analisi dettagliata degli enunciati stessi del Neo-Druidismo, non può che portare a questa conclusione:

"I Druidi insegnavano che c'era un solo dio, OIW, irragiungibile dalla comprensione umana e che pertanto era inutile cercare di conoscerlo e di invocarne i favori: egli era talmente distante dalla realtà umana che non se ne interessava minimamente"

Riccardo Taraglio

Il termine "OIW" non è presente in nessuna fonte classica riferita al Druidismo, e neppure nelle saghe irlandesi e gallesi, che sono gli unici riferimenti che abbiamo per ottenere informazioni sui druidi.

Oltretutto, ciò cozza apertamente con quello che, dalle fonti storiche, ci è dato sapere sui Celti che, come ogni popolo dell'Europa dell'Età del Ferro, vengono sempre detti politeisti.

Non vi è assolutamente traccia, nel materiale letterario o manufatto dell'epoca, di un preteso monoteismo dei Celti, così come di un fantomatico OIW e delle sue pretese caratteristiche.

"l'OIW però si manifestava secondo una triplice energia che prendeva il nome di SKIANT (conoscenza-saggezza), NERZ (forza-volontà) e KARANTEZ (amore-creatività) e che forniva tre strade verso il divino, tre sentieri percorribili da tutti. Queste tre energie venivano personificate dai Celti con la figura di un Vecchio (Skiant) di un Giovane (Nerz) e di una Bellissima Donna (Karantez)"

Riccardo Taraglio

Così come per il termine "OIW", anche i termini "Nerz", "Skiant" e "Karantez" non trovano riscontro in alcuna fonte storica sul druidismo, e lo stesso vale per la misteriosa triade che dovrebbe rappresentare tali principi, assente da qualsiasi contesto rappresentativo epigrafico.

"I Druidi avrebbero organizzato la società celtica secondo tale schema spirituale e le tre classi sociali erano quelle dei Druidi (Conoscenza-Saggezza), quella dei Guerrieri (Forza-Volontà), e quella dei Produttori e Uomini d'Arte (Amore-Creatività)"

Riccardo Taraglio

Come qualsiasi studio spicciolo di antropologia culturale o di archeologia dei processi sociali dimostra, la tripartizione Sacerdoti/Guerrieri/Artigiani si crea automaticamente in qualsiasi cultura durante lo sviluppo che porta dalla Banda alla Tribù, alla Tribù al Chiefdom, dal Chiefdom al Proto-Stato, ed infine dal Proto-Stato allo Stato.

Necessariamente lo sviluppo di una cultura deve passare per questo percorso obbligato per crescere ed evolversi, dunque tale tripartizione non è ne' esclusiva ne' propria dei Celti (e tantomeno è ordinata dai Druidi).

Assistiamo dunque, nel testo analizzato, ad un totale stravolgimento della realtà storica dello sviluppo sociale:

Una nuova religione, ispirata idealmente alla figura dei Druidi, crea artificiosamente tre principi (Nerz/Skiant/Karantez) ispirandosi alla tripartizione sociale comune a tutte le società complesse, dandone però l'esclusività ai Celti (ignorando evidentemente che tale tripartizione era già presente, ad esempio, in Egitto e in Medio Oriente millenni prima dell'esistenza di una cultura celtica), ed affermando infine che tale tripartizione è il prodotto di tali principi.

"In conclusione, cercando di fare una sintesi delle informazioni che ci sono pervenute dalle numerose fonti, per ricavare alcune idee di base dei principi della spiritualità celtica, possiamo esporre in questo modo i fondamenti del Druidismo:

Affermazione dell'esistenza di un Dio unico, da cui si manifesta una gerarchia spirituale che rappresenta le forze della Natura"

Riccardo Taraglio

Come abbiamo già detto, nulla di tutto il materiale reperibile sui Celti può confermare, o solo lasciare intendere un'affermazione dell'esistenza di un unico dio.

"Venerazione del Sole (l'Occhio di Dio) come simbolo visibile del principio Unico ed Increato, manifestato dai tre raggi di luce (trinità creatrice), legati al nome di Dio: OIW"

Riccardo Taraglio

La venerazione del sole, presente presso i Celti, non ha mai presentato l'astro come "l'Occhio di Dio", ma semmai con la figura del dio Belenos, rappresentado quindi l'astro come un volto barbuto dai capelli incolti, simili a raggi. Se i tre raggi di luce dei quali si parla sono un'interpretazione del Triskell, quest'ultimo non è mai stato collegato a nessuna trinità creatrice, che d'altra parte, come abbiamo detto, nella cultura celtica è assente.

Siamo di fronte all'ennesimo sincretismo traballante. Elementi in realtà egiziani (il sole come "l'Occhio di Dio") e cristiani (la trinità creatrice e il monoteismo) vengono attribuiti alla religione dei Celti. Oltre alla caratteristica "melting-pot", tristemente popolare nel nostro secolo, abbiamo la dolorosa riprova che, se si tenta di ricostituire un qualsiasi movimento Pagano senza avere le basi adeguate, il Cristianesimo esce dalla porta ma rientra prontamente dalla finestra.

Certo un "Druidismo" così morbido ed attento a non urtare eccessivamente le coscienze cristiane può riuscire ad inserirsi in maniera quasi indolore nel moderno contesto culturale.

Taranis il tonante, Teutates patrono della collettività, Belenos lo splendente, Esus il guerriero, Lugh il versatile e persino la terribile Morrigan, vengono dunque scalzati dai loro altari, per far posto all'unico, ineffabile ed irraggiungibile OIW.

Con solo le nostre penne per spade, tentiamo di difendere dall'ennesimo massacro strumentale la Storia e, perché no, la vera spiritualità dei Celti.

Arthur I
18-06-05, 00:51
Frumentarius, nel topic sui Flamini e i Druidi parli di Kabbalah platonicheggiante. Allora io ti rimando ad un topic da me aperto tempo fa:

http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=148343

E mi chiedo, a che pro? E' solo una mia impressione o il celtismo (più di altre realtà indoeuropee) attira troppo un'attenzione, non dico interessata, ma forse non abbastanza ponderata e comunque sempre da valutare molto attentamente.

Frumentarius
18-06-05, 03:27
Tempo fa mi sono imbattuto in un testo, fieramente tradotto e pubblicato dalla casa editrice 'LIUTPRAND' ( e questo già purtroppo è indicatore di qualcosa.. quanto mi duole veder il nome del migliore dei Re Longobardi cosi' trattato..)
che si chiama "BELISAMA e l'OCCULTISMO CELTICO"..

Ebbene, credo che sia un testo estremamente interessante per comprendere come il tema dei Celti ( come per altri Popoli nostri antenati ) sia stato strumentalizzato per fini squallidamente nazionalistici o politici.

Pretesi eruditi e nozionisti, si sono divertiti ad ammantare, con retorica molle e fiduciosa dell'ignoranza e della scarsa cultura storico-archeologica del tempo, di pseudo-cultura vari argomenti sicuramente in passato poco coltivati.

A che pro .. io credo possa trasparire dalle righe che vi posterò, estratte dal testo.. fatto all'inizio del XX secolo scorso.
Eccovi subito un piccolo estratto della introduzione :

" Ventisei anni fa (più d'un quarto di secolo), nel pubblicare la nostra Storia nazionale dei Galli, abbiamo cooperato alla rinascita dello spirito celtico, che è l'anima stessa della Francia, come dice bene Edouard Schuré: "L'anima celtica - egli scrive11 - è l'anima interiore e profonda della Francia. Da essa provengono le pulsioni più elementari, come le più alte aspirazioni del popolo francese".

E già qui si vede..

"La nostra opera sui Celti o Galli ha ricevuto un'eccellente accoglienza presso il pubblico dei letterati ed ha certamente cooperato al movimento celtico. Questo nuovo studio, ancor più approfondito, ci ha fatto scoprire fatti assolutamente nuovi e ci ha suggerito osservazioni originali che potranno certamente condurre alla Verità coloro che, dopo di noi, saranno tentati di trattare questo importante argomento, che è stato così a lungo oggetto dei nostri studi prediletti."

Purtroppo questo indirizzo a portato a delle linee di pensiero assolutamente irriverenti nei confronti dei Celti storici, quelli veramente vissuti, che meritano di essere apprezzati e studiati per quello che erano veramente.
Segue ...

"È necessario più che mai, in questo momento, risvegliare l'anima della Patria e dirigerla verso alte aspirazioni, non solo per uscire dall'ambiente terra-terra in cui oggi viviamo "

Quindi i propositi sono chiaramente di stampo patrottico-nazionalistico, ma allora perchè il nostro Risorgimento, con la sua retorica da "Elmo di Scipio" è tutto 'schifezza' per certuni, mentre questo e tutto oro ??...

"nella nostra povera Francia, che diventa sempre più materialista, ma anche per ricordare ai popoli del mondo intero che non esiste nulla di superiore all'Amore, alla Giustizia e all'Altruismo; ebbene, i Celti erano innanzitutto Buoni e Sovranamente Giusti, e ponevano sempre le loro braccia e la loro Spada al servizio dei deboli!..."

Da notare la sciarada su Altruismo e Giustizia e del ruolo della Francia come guida del mondo libero.. questo denota anche un certo sostrato filantropista che nulla a che vedere con il background 'di formazione' che questi personaggi dovrebbero avere.. vedi il Ragon, grande contraffattore e collezionatore di patenti e diplomi privi di Sostanza Prima, e grande annaquatore ed inquinatore del vero Senso Tradizionale di tante cose..

"In Francia, abbiamo a lungo conservato intatto il privilegio della nostra etnia celtica; speriamo che oggi la Francia, forte e rigenerata, continui il suo ruolo di protettrice dei popoli oppressi."

Ecco qui.. al suo declino post napoleonico, la Francia sbandieratasi ai quattro venti come erede della Romanità ( avente ancora oggi il Fascio Littorio nel suo stemma statale ), si accuccia al tramontare della Grandieur a rivendicare la Celticità.. chissà cosa ne pensano i Bretoni di tutto ciò..

SEGUE....

Frumentarius
18-06-05, 03:35
Ecco a voi in cosa si sintetizza, di fondo il pensiero del pensiero Celtista tardo ottocentesco ( sempre tratto da BELISAMA . L'OCCULTISMO CELTICO )

"Un gran numero di popoli dell'Antichità ebbe annalisti o storici, poeti e guerrieri che scrissero la storia dei loro paesi o le grandi gesta da loro compiute. Per i Celti non esiste nulla di simile; dunque è molto diffìcile penetrare sino alle loro prime origini, conoscerne la storia e soprattutto l'occultismo; tuttavia non abbiamo esitato a intraprendere la narrazione dell'una e dell'altro, dopo aver consultato gli innumerevoli lavori pubblicati su questo grande popolo, o meglio su quest'ampia etnia."

E qui fa menzione dei lavori di Jean Marie Ragon, annaquatore e dissipatore della scienza latomistica, travisandone totalmente la Tradizione Iniziatica, appiattendo il tutto al classico borghesismo filantropico di facciata elitario, dove il moralismo ed il progressismo sostituiscono e distorcono il viso della Tradizione Ermetica in una smorfia grottesca ed irriconoscibile.

"Affrontiamo dunque la questione delle nostre origini. Che cosa sono, in effetti, i Francesi moderni? In parte sono Galli, ben inteso, ma occorre aggiungere che Galli o Celti è la stessa cosa, perché la etnia gallica e la etnia celtica costituiscono una sola e identica etnia.
Noi non siamo per nulla Latini, come si insinua da lunghi secoli nei nostri spiriti. Non esiste una etnia latina, esistono solo nazioni latine!"

Come da precedente post, dopo essersi spacciati per liberatori del mondo ( oggi è l'occupazione preferita di altra gente.. ) e con Napoleone ( e prima della Rivoluzione per secoli come contraltare del S.R.I. ) Romani Cesariani... adesso, raccucciati dalle sconfitte ed il declino, dall'apparire anche sulla scena europea di uno stato Unitario forte che poteva più legittimamente definirsi erede della Romanità, adesso ( 1910 ) sono divenuti di colpo Galli purosangue, e per di più CIVILIZZATORI DEL MONDO, superiori a tutti gli altri..
Amen..

"Noi apparteniamo dunque alla Etnia Celtica, ossia alla più Antica delle Etnie moderne; gli Anglo-sassoni, i Germani, gli Slavi, sono ugualmente tributari di questa stessa Etnia ed ogni volta che gli scrittori contemporanei scrivono l'elogio degli Inglesi, dei Tedeschi e degli Slavi, fanno soprattutto e innanzitutto l'elogio del CELTA, perché è SEMPRE STATO LUI E LUI SOLO ALLA TESTA DELLA CIVILTA', sin dai tempi più antichi, da MIGLIAIA DI SECOLI (Sic!).

La tesi sembrerà forse ardita alla generalità dei lettori, ma dopo lunghi studi è stato necessario arrenderci all'evidenza e riconoscere che non è stata l'India a civilizzare l'Europa, ma gli uomini della Celtide. È IL CELTA CHE HA PORTATO LA CIVILTA' IN ASIA.

Ormai il miraggio indoeuropeo, il miraggio orientale ha vissuto; gli uomini di scienza sicura e vera hanno dimostrato che la nostra civiltà, quella del nostro Ciclo, non è venuta dall'Oriente, ma è originaria dell'Occidente. ( Dalla Francia Ndr..)"

Penso che ogni commento a questa marea di assurdità nazionalistiche di bassa ..lega sia superfluo.
E diciamo la verità, sembra una versione 'sfigata' al contrario di certi roboanti temi di assoluta superiorità dei Nordicisti o degli 'esclusivisti' greco-romanofili.

Ma tutto questo serve a farci riflettere su come in passato ma non solo, in passato, qualcuno abbia tentato maldestramente di strumentalizzare la Dignità di un Grandissimo Popolo dell'Antichità , ed è grave quando poi questa verte le nostre Radici, ciò che eravano ci porta a ciò che siamo e dove andremo in futuro, e tutto questo a fini squallidamente polico-nazionalisti.

Valete Bene!

FRVMENTARIVS