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Visualizza Versione Completa : Senna, il processo d'appello è da rifare



Il_Siso
27-01-03, 22:15
La Cassazione ha accolto il ricorso della Procura di Bologna giudicando illogica e contraddittoria la sentenza di assoluzione per Williams, Head e Newey.
BOLOGNA, 27 gennaio 2003 - Il processo d'appello per la morte di Ayrton Senna è da rifare. Lo ha stabilito Corte di Cassazione, annullando su ricorso della Procura Generale di Bologna la sentenza con cui la Corte d'appello del capoluogo emiliano aveva assolto, "perchè il fatto non sussiste", i vertici della scuderia britannica Williams. Il titolare Franck Williams, il direttore tecnico Patrick Head e il progettista Adrian Newey erano stati accusati di omicidio colposo in relazione alla morte del campione brasiliano avvenuta durante il GP di San Marino a Imola, il primo maggio 1994: Senna si schiantò contro il muretto esterno alla curva del Tamburello in seguito alla rottura del piantone dello sterzo.I giudici della Suprema corte hanno infatti accolto i motivi con cui il sostituto Procuratore generale Rinaldo Rosini aveva chiesto di annullare la sentenza di assoluzione di Head e Newey. I due erano stati assolti anche in primo grado, assieme al patron Frank Williams, dal pretore di Imola Antonio Costanzo, ma diversa era stata la formula. Il giudice monocratico (che aveva assolto "perché il fatto non sussiste" anche i coimputati italiani, i responsabili dell'autodromo di Imola) aveva sostenuto l'ipotesi "per non aver commesso il fatto", sostenendo in pratica che era provato l'assunto secondo cui la causa della morte era stata la rottura del piantone dello sterzo della vettura. Una rottura causata da un "difetto" di progettazione e di costruzione di cui però non fu possibile stabilire chi fosse realmente responsabile. I giudici di secondo grado (la corte fu presieduta da Francesco Mario Agnoli) utilizzarono per assolvere l'ipotesi del "fatto non sussiste", seppure ai sensi dell'art. 530 secondo comma del codice di procedura penale, quello che interviene quando si ritengano non sufficienti o contraddittori gli indizi a carico degli imputati. In pratica quella che nel vecchio rito processuale era l'insufficienza di prove. Rosini, nel suo ricorso, ha sostenuto l'illogicità e la contraddittorietà della sentenza, ritenendo che fosse errato l'assunto dei giudici di appello secondo cui non era stato provato il "nesso causale" tra la condotta degli imputati e la morte. E che fu un errore giudicare "non provata" la rottura del piantone dello sterzo. La Cassazione gli ha dato ragione e adesso le carte saranno riprese probabilmente entro l'anno. La data non è ancora stata fissata, ma sarà ancora Rinaldo Rosini a sostenere l'accusa.