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runen
30-01-03, 18:07
Vi riporto quest'intervista (pubblicata il 10.11.2000 su "la Padania") con Martin Schwarz, direttore della rivista "Kshatriya". Penso possa interessarvi: è anche l'animatore della m.l. "eiserne Krone".

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Intervista a Martin Schwarz, direttore della rivista austriaca
“Kshatriya”. Obiettivo: la difesa della cultura europea
Da Vienna il ritorno della tradizione
di Alberto Lombardo

Martin Schwarz è il direttore della rivista viennese “Kshatriya”. Lo abbiamo incontrato per parlare della sua testata.
Signor Schwarz, qual è anzitutto il senso del nome della sua rivista?
«“Kshatriya” è il nome sanscrito della nobile casta guerriera. Dal momento che consideriamo la cultura indo-aria quale prototipo dell’intera cultura indoeuropea, il nome è valido anche per l’Europa».
Come mai questo nome?
«Esso riconduce alla persona di Evola, che fu soprannominato “Kshatriya” per un lungo periodo, ma può anche significare che io e gli altri collaboratori non abbiamo tanto importanza in quanto persone – come nel caso di Evola, il quale, di là dai grandi meriti nella corrente tradizionale, non è importante quanto il principio che tentò di impersonare: quello della sacralità guerriera. In questo senso di depersonalizzazione al servizio della Tradizione, il proposito ultimo di “Kshatriya” è di costruire un ordine invisibile di osservatori e guardiani che preparino il risveglio d’Europa. Ma l’intero nome della rivista e della newsletter è “Kshatriya – Tradition und Philosophie”. La Tradizione può oggi in quest’età oscura essere difesa solo da guerrieri, che mantengano uno spirito filosofico, cioè non focalizzato sugli effetti materiali dell’agire».
Quale linea di pensiero difende la sua rivista?
«La rivista è aperta a ogni punto di vista riguardo la corrente tradizionale. Abbiamo pubblicato tanto l’appartenente alla sinistra Alexander Dugin quanto pensatori strettamente reazionari e monarchici ungheresi. Ciò che accomuna attivamente i pensieri che presentiamo è che respingono totalmente il mondo moderno, senza ritirarsi a un livello neo-primitivista, il che invece è la regola tra i gruppi neopagani e “wicca”, che tentano di rimodellare l’eredità pagana nei culti animistici e demoniaci (e persino satanici) che potrebbero essere adatti a tribù africane, guidati dalle forze sciamaniche (che Guénon definì giustamente la forza principale della sovversione spirituale). Queste influenze sovversive “dal sottosuolo” sono all’opposto di “Kshatriya”. Ci troviamo nel mezzo di un nuovo Kulturkampf tra quelli che confondono qualunque cosa religiosa e spirituale con il veleno della New Age, al servizio segreto delle forze del Nuovo Ordine Mondiale, e coloro che difendono i valori delle culture religiose e tradizionali. La questione della specifica religiosità è la cosa meno importante nella “guerra culturale”: sia questo il cattolicesimo romano nella vera fede (cosidetti lefebvriani), musulmani, pagani culturali (senza stregonerie o l’influenza primitivistica di cui ho parlato prima), o “di là da teismo e ateismo”, come Evola definì la via tantrica sui generis. Tutti questi hanno più in comune che i loro avversari, i quali vogliono condurli in guerre religiose invece che combattere insieme contro il degrado dell’umanità nella perversione della società materialistica. Questa è la linea di demarcazione difficile a difendersi in questo mondo che cade, ma è la linea di vetta che dobbiamo sostenere in ogni caso e sono lieto di avere amici e persone che si battono sulle mie stesse posizioni in Russia, Polonia, Ungheria, Francia e addirittura negli Usa, e certo in Italia, ove la nostra rivista potrebbe sembrare “portare le civette ad Atene”, poiché lì l’ambiente tradizionalista è più radicato che in ogni altro luogo».
Quali sono i riferimenti culturali?
«Il nostro sforzo principale è di accrescere il livello di conoscenza dell’opera di Julius Evola. C’è oggi un sorprendentemente ampio interesse verso la sua opera in Germania e Austria. Ma la prospettiva nella quale viene interpretato è spesso assai sviante, è ciò è dovuto soprattutto al fatto che solo una piccola parte della sua opera è tradotta in tedesco. Noi cerchiamo di collocare il suo pensiero nel contesto di altri grandi pensatori tradizionalisti come René Guénon e Ananda Coomaraswamy, e a un livello inferiore anche Frithjof Schuon, e con la maggior parte dei tradizionalisti tedeschi come Leopold Ziegler e Titus Burckhardt.Da questa posizione possiamo tentare di interpretare importanti pensatori come Friedrich Nietzsche and Othmar Spann, l’economista e filosofo viennese. L’obiettivo non è di fare nuovi studi o pubblicare saggi ben scritti, ma di trovare un’intera visione del mondo moderno, che sia integrale e che differisca totalmente dalla corrente principale, senza alcun rispetto per il “politicamente corretto”. Ma tutti questi grandi uomini sono solo vie attraverso cui possiamo riscoprire le grandi tradizioni rappresentate nelle scritture dall’Edda ai Veda e nei costumi dei popoli. Questi costumi sono sopravvissuti per migliaia di anni e hanno salvato una parte della saggezza tradizionale sino a oggi, che vengono “licenziati” dall’industria dell’intrattenimento e dalla brutalità intellettuale e morale che essa stimola».
Come giudica la situazione politica del suo Paese da un punto di vista “tradizionalista”?
«Primo, forse non sai che l’Austria ha le leggi più drastiche contro le attività cosiddette “nazionalistiche”. Ora, io non penso che il nazionalismo possa dire alcunché di positivo in futuro, ma le leggi trattano con la prigione ogni attività che può essere definita “di destra”, o ogni pubblica informazione sulle forze dominanti in Austria ed Europa. Così la maggioranza degli Austriaci vive in una stupidità felice e indisturbata. Ma gli aspetti politici sono secondari rispetto al fatto che la popolazione austriaca scomparirà in circa due generazioni biologicamente e che l’eredità culturale sta già ormai scomparendo nella totale corruzione della morale. Certo il governo neoli berale fa del suo meglio per incoraggiare questo declino nel tagliare le ultime sopravvivenze di vita sociale nel nome della libertà personale. Qualunque cosa possa essere definita tradizionale (nel senso lato della parola, come il folklore e la natura), è preservato solo per il turismo e verrà dimenticato e distrutto quando la brama dei turisti desidererà qualcosa di più spettacolare e sexy.Così costruiscono grandi parchi avventura e discoteche-bordello di massa e dimenticano tutta la “merda culturale” alpina (un’espressione utilizzata dall’Austriaco più famoso, Arnold Schwarzenegger). L’Austria avrebbe potuto essere con la Polonia e l’Irlanda la terra in cui la Chiesa cattolica avrebbe potuto avere la più forte presa sulla tradizione culturale, ma oggi con la liberalizzazione e i suoi significati di distruzione della Chiesa ogni cosa che possa essere definita specificamente “austriaca” si sgretola.In questa situazione, che è la più drammatica della storia dell’Austria, evidentemente più drammatica dell’assedio turco, alcune figure – completamente insignificanti di per sé – sono cresciute nel risalto dei media e negli uffici politici. Quando i loro “15 minuti” – o 15 anni – di risalto cesseranno l’effetto positivo sarà zero, eccetto che per il fatto che essi hanno escluso i loro illusi sostenitori dal fare qualcosa di più utile e dal pensare per grandi periodi, che sono i soli in cui possiamo avere qualche speranza di ricostruire la cultura austriaca ed europea».

Vahagn
30-01-03, 23:36
Finalmente un qualcosa di condivisibile del campo "neopagano"! Vi è già una buona comprensione dei fattori che vanno al di là della mera contrapposizione della forma.
Ps. Bello il riferimento ad Haider ...

Mjollnir
31-01-03, 00:26
La questione della specifica religiosità è la cosa meno importante nella “guerra culturale”: sia questo il cattolicesimo romano nella vera fede (cosidetti lefebvriani), musulmani, pagani culturali (senza stregonerie o l’influenza primitivistica di cui ho parlato prima), o “di là da teismo e ateismo”, come Evola definì la via tantrica sui generis. Tutti questi hanno più in comune che i loro avversari

:eek: ci manca solo l'ebraismo e siamo a posto :rolleyes:
rabbrividisco a queste parole...i lefebvriani "vera fede", poi....:fru

runen
31-01-03, 17:10
Anche secondo me questo è il grosso limite del "tradizionalismo integrale", che solitamente deriva dalla formazione guénoniana.

Per Evola, chi è cattolico non potrà essere tradizionalista che a metà, e la constatazione mi pare valida.

Secondo il mio personale sentire e valutare i "tradizionalisti" seguaci di religioni monoteiste potrebbero tutt'al più operare sullo stesso fronte ideale e politico dei "tradizionalisti" pagani, ma in una posizione di "subalternità" che, a causa della natura sovversiva delle loro religioni, è impensabile.

Mjollnir
31-01-03, 21:04
Gia', tanto che ho smesso sistematicamente di utilizzare i termini tradizione e tradizionalismo per non dare luogo ad equivoci, e preferisco parlare di eredita' europea.

Paul Atreides
31-01-03, 21:43
Originally posted by Mjollnir
Gia', tanto che ho smesso sistematicamente di utilizzare i termini tradizione e tradizionalismo per non dare luogo ad equivoci, e preferisco parlare di eredita' europea.

Totalmente d'accordo sulla ''dismissione'' dei termini tradizione-tradizionalismo

Ciao