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Visualizza Versione Completa : Lett. d. Europa - PERCHE EMIGRAI AL NORD



Ulrich Realist
16-02-03, 18:33
LETTERA DALLA EUROPA



Uno dei tanti, anch’io emigrai, nell’82. Viaggiando in tutta Europa (dal ’70), avevo notato due cose:
- che nei Paesi della U.E. a Nord delle Alpi (non conosco infatti Spagna e Grecia) é possibile una qualità di vita non riscontrabile facilemente a Roma (già nel ’82);
- che negli stessi Paesi la ricerca del lavoro ed il successo nello stesso, sono slegati da conoscenze e referenti (in un Paese ove tutto (o quasi) é come dovrebbe essere, non serve il referente).

Cercai lavoro a Londra. Lo trovai a Parigi. In un un contesto tecnico europeo (satelliti).

Le piacevoli sorprese. In Francia cio’ che é promesso dalla costituzione o dalle leggi, viene effettivamente servito al cittadino. Con correttezza, tempismo e serietà. I funzionarii dello stato, oltre a dargli i servizi che vuole, con la qualità che vorrebbe, lo rispettano. Le pendenze cogli uffici statali o locali si regolano spesso per posta, anche se si tratta di denaro. Oh, sorpresa ! Lo stato é capace di rispondere ad una lettera, e con termini comprensibili ! La stessa cosa vale per i rapporti privati. Anche li, alle lettere si risponde, in generale.

Quando ebbi l’ardire, io straniero, di spiegare al presidente Chirac che, usando una buona pedagogia (come in Italia) é possibile evitare il gran numero di echecs scolastici (é il problema nazionale), ricevetti dopo alcune settimane il ringraziamento del capo di gabinetto di Chirac.

Perché menzionare le lettere ? Perché sono solo un segno della correttezza. Che si ritrova non solo in Francia, ma in Belgio, Olanda, Danimarca, etc. Se in un Paese tutto (o quasi) é corretto, se dipendenti pubblici e privati lavorano collo stesso impegno, responsabilità, ordine, riflessione, programmazione, serietà, etc., non sorprende che tutto funzioni. Non sorprende che lo stato sia una macchina ove anche il più insignificante funzionario usa la gocciolina d’olio per ingrassare il meccanismo. Tante goccioline d’olio fanno un patto sociale efficace. Vivendo vent’anni fuori, ho visto il nostro patto sociale evolvere. Troppo rapidamente, mi diviene ormai difficile identificarne i componenti (veri nella realtà, non quelli scritti).

Siamo ormai nel contesto del villaggio globale da anni. Puo’ competere, esportare, avere successo l’azienda capace di ottenere un’efficienza a livello europeo. Gli altri imprenditori resistono per un po’. O si trovano una nicchia. Ma rischiano di non vender più. Efficienza, rapporto tra risultati ottenuti e risorse spese per ottenerli. Facile a dire, difficile a realizzare. Anche da noi.

Perché l’efficienza presuppone:
- che le attività siano programmate, organizzate, ben condotte, da persone competenti e responsabili;
- che ogni conclusione o affermazione pubblica o in azienda sia basata su analisi, paragoni, riflessioni.

Se in un Paese il far carriera nel pubblico, prendere piccoli e grandi poteri dipende sempre più dal referente e sempre meno dall’impegno, si crea il terreno per l’inefficienza. Se le inefficienze di piccoli e grandi poteri sono mantenute coi denti e l’omertà, c’é il rischio che il numero di inefficienze si moltiplichi. Fino a far cambiar volto ad una società. Se una società continua a cambiar volto, sempre nella stessa direzione, per vent’anni, il rischio di divenire il fanalino di coda del treno Europa aumenta.

E la competitività di un’economia, che dipende anche dal funzionamento delle infrastutture, se queste ultime arrancano, rischia di degradarsi.

Mentre viaggiavo ho cercato, per cinque anni, la risposta alla domanda: perché gli Italiani, i più dotati in Europa in termini di creatività, capacità meccaniche, iniziative commerciali, che sono ammirati quando lavorano all’estero; in casa non sanno gestire efficacemente grosse e medie strutture ? La risposta trovata, molto concisa: siamo i migliori, singolarmente presi. Ma, per essere sicuri di dar buoni risultati, é meglio che lavoriamo in un altro Paese. Dove c’é qualcuno che ci ricorda, ci impone, l’esistenza di certi valori. Cioé di un patto sociale che funzioni. Mi chiedo se questa constatazione sia un po’ collegata alle tante emigrazioni italiane.

Antonio Greco

ANGREMA@wanadoo.fr

P.S. Un primo tentativo di ricostruzione ? leggere, nello stesso forum il contributo: “Una Favola, verosimile”
Invito altre testimonianze nel forum.