anicolas
23-02-03, 15:38
L’ultima sparata del Giulietto è stata l’affermazione che il nazifascismo è stato sconfitto soprattutto dall’Armata Rossa. Vale la pena di trascrivere la divertente e nello stesso tempo documentata replica di Paolo Granzotto sul Giornale.
Il sangue non è acqua e quello che scorre nelle vene di Giulietto Chiesa è rosso. Rosso come “bandiera rossa la trionferà”, rosso come la stella rossa dell’Armata Rossa. Anni di permanenza a Mosca, nella Mosca centrale del comunismo, del politburo, del comintern, del KGB, hanno lasciato il segno condizionando il pensiero di Chiesa e non c’è muro di Berlino o svolta della Bolognina che tenga: quello è e quello rimane.Un po’ di date, che non fanno mai male. L’URSS fa capolino sullo scenario bellico il 17 settembre 1939. Ma non per combattere il nazismo, quanto per collaborare con esso nella spartizione manu militari della Polonia: metà a Hitler e metà a Baffone. I due erano amiconi e il primo non dimenticava che se era diventato Führer lo doveva al secondo. Già, perché nelle cruciali elezioni tedesche del 1932 per il Bundestag, socialdemocratici e comunisti ottennero 221 seggi, mentre i nazisti ne ebbero 196. Gli schieramenti di sinistra avrebbero potuto dunque sbarrare la strada al nazismo se Stalin non avesse vietato ai compagni tedeschi di accordarsi coi socilademocratici. E fu così che Hitler venne nominato cancelliere (lo ricordo anche a Enzo Biagi, il quale sostiene che andò al potere col 90 per cento dei suffragi). Ma torniamo a bomba. Impegnata nelle pulizie etniche in Polonia – le fosse di Katyn, per dirne una – Mosca lasciò mano libera ai tedeschi che invadevano, una via l’altra, Danimarca, Norvegia, Belgio, Olanda, Lussemburgo e Francia. Si risvegliò quando l’ex alleato scatenò l’offensiva contro la Russia, il 22 Giugno del ’41. Ed è solo da quella data che l’Unione Sovietica prese a combattere il nazismo. Sei mesi dopo scesero in campo gli Stati Uniti che l’8 novembre sbarcavano in Marocco e in Tunisia. Pertanto, sostenendo che l’intervento americano fu tardivo Giulietto Chiesa dice una bischerata. La prima della serie. Ci ha già pensato Mario Cervi a ristabilire la verità, ma giova ripetere che senza l’aiuto dell’America Stalin sarebbe stato tutt’al più in grado di difendersi dai colpi di maglio della Wehrmacht. Altro che liberare l’Europa dal nazismo. Dal settembre del ’41 Washington, oltre a concederle un primo prestito di un milione di dollari, fornì all’Unione Sovietica centinaia e centinaia di migliaia di tonnellate di armamenti e materie prime che nei primi due anni ammontarono a 171 navi, 2mila 800 carri armati, 1960 aerei, 527mila 692 tonnellate di munizioni e 44mila 583 tonnellate di carburante. Approvvigionamenti vitali, come confermò lo stesso Stalin. Quando, all’inizio del 1943, gli Stati Uniti gli fecero sapere che gli Uboot tedeschi stavano infliggendo gravissime perdite ai convogli e che il flusso dei rifornimenti avrebbe subito un momentanea contrazione, replicò immediatamente: ”Voi comprendete senza dubbio che ciò non potrà non influire sfavorevolmente sulla situazione delle truppe sovietiche”. In base a questi fatti dire, come dice Chiesa, che il merito della sconfitta tedesca spetta all’Unione Sovietica, è un’altra bischerata. La seconda. Perché il grosso lo fecero gli angloamericani che con lo sbarco in Normandia portarono la guerra nel cuore stesso del nazismo. Con l’apporto dell’armata rossa, certo, ma dell’Armata rossa in larga parte approvvigionata dagli Usa. Tant’è che fino allo sbarco alleato in Francia Stalin rimase inchiodato sul fronte occidentale. Non dice niente a Giulietto Chiesa il fatto che l’Unione Sovietica abbia dichiarato guerra al Giappone solo l’8 agosto del 1945, all’indomani di Hiroshima?
Considerazione personale.
In una storia parallela si potrebbe ipotizzare che senza lo sbarco in Normandia i tedeschi avrebbero potuto scatenare contro l’URSS tutta il loro sforzo bellico. Baffone avrebbe avuto bel altre gatte da pelare. L’esito della guerra forse sarebbe stato lo stesso ma almeno non avremmo oggi un Giulietto Chiesa (alias Stalin) che ci affligge con le sue stronzate.
Il sangue non è acqua e quello che scorre nelle vene di Giulietto Chiesa è rosso. Rosso come “bandiera rossa la trionferà”, rosso come la stella rossa dell’Armata Rossa. Anni di permanenza a Mosca, nella Mosca centrale del comunismo, del politburo, del comintern, del KGB, hanno lasciato il segno condizionando il pensiero di Chiesa e non c’è muro di Berlino o svolta della Bolognina che tenga: quello è e quello rimane.Un po’ di date, che non fanno mai male. L’URSS fa capolino sullo scenario bellico il 17 settembre 1939. Ma non per combattere il nazismo, quanto per collaborare con esso nella spartizione manu militari della Polonia: metà a Hitler e metà a Baffone. I due erano amiconi e il primo non dimenticava che se era diventato Führer lo doveva al secondo. Già, perché nelle cruciali elezioni tedesche del 1932 per il Bundestag, socialdemocratici e comunisti ottennero 221 seggi, mentre i nazisti ne ebbero 196. Gli schieramenti di sinistra avrebbero potuto dunque sbarrare la strada al nazismo se Stalin non avesse vietato ai compagni tedeschi di accordarsi coi socilademocratici. E fu così che Hitler venne nominato cancelliere (lo ricordo anche a Enzo Biagi, il quale sostiene che andò al potere col 90 per cento dei suffragi). Ma torniamo a bomba. Impegnata nelle pulizie etniche in Polonia – le fosse di Katyn, per dirne una – Mosca lasciò mano libera ai tedeschi che invadevano, una via l’altra, Danimarca, Norvegia, Belgio, Olanda, Lussemburgo e Francia. Si risvegliò quando l’ex alleato scatenò l’offensiva contro la Russia, il 22 Giugno del ’41. Ed è solo da quella data che l’Unione Sovietica prese a combattere il nazismo. Sei mesi dopo scesero in campo gli Stati Uniti che l’8 novembre sbarcavano in Marocco e in Tunisia. Pertanto, sostenendo che l’intervento americano fu tardivo Giulietto Chiesa dice una bischerata. La prima della serie. Ci ha già pensato Mario Cervi a ristabilire la verità, ma giova ripetere che senza l’aiuto dell’America Stalin sarebbe stato tutt’al più in grado di difendersi dai colpi di maglio della Wehrmacht. Altro che liberare l’Europa dal nazismo. Dal settembre del ’41 Washington, oltre a concederle un primo prestito di un milione di dollari, fornì all’Unione Sovietica centinaia e centinaia di migliaia di tonnellate di armamenti e materie prime che nei primi due anni ammontarono a 171 navi, 2mila 800 carri armati, 1960 aerei, 527mila 692 tonnellate di munizioni e 44mila 583 tonnellate di carburante. Approvvigionamenti vitali, come confermò lo stesso Stalin. Quando, all’inizio del 1943, gli Stati Uniti gli fecero sapere che gli Uboot tedeschi stavano infliggendo gravissime perdite ai convogli e che il flusso dei rifornimenti avrebbe subito un momentanea contrazione, replicò immediatamente: ”Voi comprendete senza dubbio che ciò non potrà non influire sfavorevolmente sulla situazione delle truppe sovietiche”. In base a questi fatti dire, come dice Chiesa, che il merito della sconfitta tedesca spetta all’Unione Sovietica, è un’altra bischerata. La seconda. Perché il grosso lo fecero gli angloamericani che con lo sbarco in Normandia portarono la guerra nel cuore stesso del nazismo. Con l’apporto dell’armata rossa, certo, ma dell’Armata rossa in larga parte approvvigionata dagli Usa. Tant’è che fino allo sbarco alleato in Francia Stalin rimase inchiodato sul fronte occidentale. Non dice niente a Giulietto Chiesa il fatto che l’Unione Sovietica abbia dichiarato guerra al Giappone solo l’8 agosto del 1945, all’indomani di Hiroshima?
Considerazione personale.
In una storia parallela si potrebbe ipotizzare che senza lo sbarco in Normandia i tedeschi avrebbero potuto scatenare contro l’URSS tutta il loro sforzo bellico. Baffone avrebbe avuto bel altre gatte da pelare. L’esito della guerra forse sarebbe stato lo stesso ma almeno non avremmo oggi un Giulietto Chiesa (alias Stalin) che ci affligge con le sue stronzate.