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carbonass
27-02-03, 21:59
Rivogliamo il parroco condannato»

San Giuliano Milanese, il sindaco ds scrive al procuratore. Al prete due anni per molestie sessuali e violenza


MILANO - Il sindaco ds di un grosso centro dell’hinterland metropolitano scrive al procuratore della Repubblica di Milano: visto che io e la mia comunità rivogliamo come parroco il prete che avete fatto condannare per molestie sessuali e violenza privata su ragazzini, e visto che la diocesi ci dice che l’unico ostacolo al suo ritorno in parrocchia sarebbe un veto della sua Procura, mi può dire se le cose stanno proprio così? Sembra la variazione, impazzita, di un film di Peppone e don Camillo. E invece è la richiesta che il sindaco di San Giuliano Milanese, Marco Toni, ha inoltrato al procuratore reggente della Repubblica di Milano, Ferdinando Vitiello.
Il 25 giugno 2001 don Renato M., parroco della chiesa di San Giuliano Martire nel comune milanese di 32 mila abitanti, era stato condannato dal giudice Piero Gamacchio a 4 anni (già «scontati» di un terzo di pena grazie al rito abbreviato) per quattro reati messi a fuoco dall’inchiesta del pm Marco Ghezzi: «molestie sessuali» su un ragazzino palpeggiato; «appropriazione indebita» di circa 30 milioni di lire (15 mila euro) della parrocchia per pagare alcuni adolescenti che avevano cominciato a ricattarlo; «violenza privata» per aver mandato un parrocchiano ex carcerato a picchiare i ricattatori; e «tentata violenza privata» per aver fatto arrivare ai parenti di uno degli estorsori, a inchiesta già avviata, il poco incoraggiante messaggio «ditegli di stare zitto, se no lo rovino».
Il difensore Daniele Ripamonti aveva subito impugnato la sentenza, ritenendo non solido il quadro probatorio, ma in Corte d’Appello il 25 settembre 2002 il parroco (temporaneamente indirizzato a un ritiro spirituale del Lecchese) aveva patteggiato la rinuncia al proprio ricorso in cambio di una sentenza che confermava la condanna ma gli dimezzava la pena da 4 a 2 anni.
«Una volta concluso il processo - scrive ora il sindaco Toni al procuratore Vitiello, senza peraltro accennare al contenuto delle sentenze di responsabilità che hanno appunto esaurito la vicenda processuale -, tutta la comunità di San Giuliano attendeva il rientro del proprio parroco». Il paese, aggiunge il sindaco nella missiva scritta il 18 febbraio dopo un colloquio con il magistrato quattro giorni prima, è infatti «costituito da cittadini che con lettere, petizioni e sollecitazioni hanno manifestato» al sacerdote «affetto, sostegno e stima, che peraltro condivido pienamente».
Il sindaco motiva quindi la fretta che mostra: la richiesta che ha da fare al procuratore, spiega, «riveste carattere di urgenza perché» in questi giorni «la diocesi di Milano sta decidendo del futuro di don Renato (gli viene proposta la parrocchia di Bollate) e asserisce che l’unica condizione ostativa al rientro del parroco a San Giuliano è la parola della Procura di Milano che lei presiede»: Procura che, secondo «alcuni rappresentanti della diocesi, avrebbe posto il veto al rientro» del sacerdote. La richiesta del sindaco al procuratore è una sola: è vero? A Palazzo di giustizia la richiesta desta più curiosità che imbarazzo: non c’è alcun veto di natura giuridica, è la scontata risposta. Che lascia tutta al sindaco, alla sua comunità e (se è esatta la rappresentazione dei fatti prospettata dal primo cittadino di San Giuliano) alla diocesi, l’autonoma valutazione dell’opportunità o meno di un rientro in parrocchia del prete condannato