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Visualizza Versione Completa : Pasqualino Canzii: Predestinato?



12-03-02, 22:21
Segnalo il sito internet del Servo di Dio Pasqualino Canzii, il santino di Bisenti morto all'età di 16 anni al seminario diocesano di Penne. Siamo sulla buona strada per la sua beatificazione. C'è la sua vita, la scheda, le foto tra cui quella della conclusione del processo di beatificazione con il Vescovo di Pescara Francesco Cuccarese presso la Cattedrale di San Cetteo e le lettere che scriveva. Insomma, un po' di tutto.
Buona Consultazione a tutti i visitatori del sito del santino della Valle del Fino.
Ciao!
http://web.tiscali.it/canzii

13-03-02, 22:27
IL SEMINARISTA

A Bisenti, paese rinomato
e patria, come si dice, di Pilato,
in mezzo alla Vallata del Fino,
c'è nato, una mattina, Pasqualino.

Da bambinetto era malaticcio,
ma si stava zitto e non faceva i capricci,
e pure se mangiava, come un pulcino,
era scattante più di un felino.

Diceva: "me ne vado in seminario,
per farmi Sacerdote e Missionario
e stare con la Madonna, Gesù Cristo
e l'Angelo Custode che mi assiste!"

E quando era un piccolo dodicenne,
è entrato al seminario di Penne,
dove si cominciava, dalla mattina,
a pregare e a studiare con disciplina.

A ogni materia, specie alla condotta,
ha avuto sempre dieci, nove e otto;
i compagni di classe più grossetti,
gli facevano gli scerzi e i dispetti.

Ma anche egli ci andava a giocare;
pure se gli piaceva più a pregare;
leggeva sempre la Bibbia e il Vangelo
e la vita di San Gabriele.

Recitava ogni giorno il Rosario
e rifaceva la Via del Calvario,
per convertire il popolo pagano
e la gente che non era più cristiana.

Si era offerto tutto a Gesù Cristo,
perciò se ne è andato a fare seminarista;
i compagni, ma pure i professori,
lo apprezzavano per bontà e bravura.

Ma Pasqualino mai si è vantato,
perché di santità era assetato
e diceva con l'anima e il cuore:
"Io so un buono a niente e peccatore!"

Ma lapperlà, una broncopolmonite,
l'ha ridotto in pericolo di vita,
tanto che non ha potuto più studiare
e neanche uscire con gli altri a passeggiare.

Eppure che la prova l'ha accettata
e, in santa pace, tutto si è pigliato;
si era ridotto male e secco secco,
a pelle e ossa, proprio come una stecca.

Ma egli si stava calmo, era sereno,
come se non aveva nessuna pena;
che con gli occhi azzurri, come il mare,
guardava un quadro della Mamma cara,

e le diceva: "o Madonnina mia,
ora portami, per sempre, accanto a Te!"
e la Mamma questo figlio ha accontentato
e, subito, al Cielo lo ha portato.

Il Campanile della Cattedrale,
ha suonato per il funerale,
e la gente di Penne, quasi tutta,
ha partecipato in fretta con il lutto.

Le autorità di Teramo e Pescara:
religiose, civili e militari,
sono andate a riportare fino a Bisenti
il corpo di questo Santo ai parenti ...

"Pasqualino, settant'anni ho passato,
da quanto questo paese hai lasciato,
ma la gente Abruzzese non ti scorda,
perciò tu in Cielo non fare il sordo.

Salva il Pescarese e il Teramano,
ma pure il Chietino, l'Aquilano,
il Vestino, Peligno, Marsicano,
il Frentano, Vastese e Molisano. [1]

Tu pure, Pasqualino, sei di questa razza, [2]
perciò ora devi spazzare con un miracolo,
la massa che sporca questa regione,
prima che cambia fede e religione. [3]

Richiama i bambini, appena visti,
e falli diventare seminaristi,
pure se il seminario sta chiuso,
ma che non si è messo ancora fuori uso.

Fa' che ogni seminario e collegio,
ritorni a funzionare a norma e a legge, [4]
perché esiste sempre la chiamata
per diventare un prete o un frate! ..."

Molte rime non mi filano. In effetti la poesia, scritta da Lorenzo Tucci, frate minore conventuale di origine Lancianese, attualmente residente nella Parrocchia di S. Antonio a Pescara, era scritta in dialetto. Tralaltro Frentano. Io, che parlo il dialetto Vestino, essendo dell'Area Vestina (della Valle del Fino, in Prov. di Teramo, ma al confine con il Pescarese, e zona che non fa parte dell'Area Pretuziana), ho avuto difficoltà a tradurla ma ce l'ho fatta. Molte rime sono tali in dialetto ma non in Italiano anche se potrebbero andare lo stesso perché in dialetto tutte le parole finiscono in e e in Italiano in a, e, i o in o. E' tratta dal Libro "Le Parabole e i Venerabili", di Lorenzo Tucci, che, nella sezione dedicata ai Venerabili, ha messo questa poesia dedicata al Servo di Dio Pasqualino Canzii. Che io ho riportato.

NOTE:
[1] UN TEMPO L'ABRUZZO ERA CON IL MOLISE UNA SOLA REGIONE CON IL NOME ABRUZZI - MOLISE.
[2] NEI TERMINI DIALETTALI IL TERMINE "RAZZA" INDICA "GENTE", "POPOLO".
[3] SAREBBE CHI SI E' SCRISTIANIZZATO, CHI NON VA IN CHIESA.
[4] TORNI A ESSERE UNA SCUOLA APERTA VISTO CHE LA MAGGIORE PARTE DEI SEMINARI IN ITALIA SONO STATI CHIUSI.

Berardo (POL)
01-03-03, 23:27
“È grazie alla fede che il giusto sopravviverà” si legge nelle lettere di San Paolo ai Romani. Questo passaggio inquietò il teologo inglese Wycliff e il predicatore Boemo Huss i quali argomentarono che la fede, quindi la grazia è concessa da Dio per sua volontà ad alcuni. E a nulla valgono le preghiere e le buone azioni; possono servire solo a dimostrare che vi si è predestinati.
Questa concezione del rapporto uomo-Dio fu ampliata, ordinata ed esposta da Lutero in 95 tesi, destinate a cambiare il corso della storia. La dottrina cattolica in materia di grazia afferma esattamente l’opposto. Particolare il pensiero di Sant’Agostino secondo cui l’uomo possiede il libero arbitrio, ma Dio conosce “in anticipo” come vivrà. Con quale corrente di pensiero s’identifica Pasqualino Canzii? Com’è giunto in odore di santità? Non gli vengono riconosciuti atti miracolosi ma solo una vita esemplare. Psicosi collettiva? E perché nell’immediato dopoguerra, come ricorda il maestro Francesco Valente, due autorevoli intellettuali bisentini, Lamberto de Carolis e Emilio Lattanzi, già parlavano della santità del ragazzo? Cos’era la preghiera per Pasqualino, manifestazione della sua predestinazione o forte ricerca della grazia? Io mi fermo.
Emidio Di Giovanni

(da “Il Fino” di Anno 3 – N. 1 – MARZO - 2003).

09-03-03, 12:31
drbes