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benny3
10-03-03, 22:50
Il mondo del motociclismo piange Sheene


Il pilota inglese, due volte campione del mondo nella 500 verso la fine degli anni Settanta, stroncato a 52 anni da un tumore alla gola e allo stomaco. Memorabili le sue sfide con Roberts e Agostini.


SYDNEY - Barry Sheene, ex campione del mondo di motociclismo, è morto nella sua casa australiana. Il pilota inglese aveva 52 anni e nel luglio scorso gli era stato diagnosticato un cancro alla gola e allo stomaco. Sheene, nato a Londra il 9 novembre 1950, aveva fatto il suo esordio nel motociclismo a 18 anni in sella alla 125. Il successo arrivò negli anni '70: rivale dell'americano Kenny Roberts, vinse due mondiali nel 1976 e nel '77 nella classe 500. Noto alla stampa, oltre che per le sfide con Roberts e Agostini, per lo stile di vita movimentato e avventuroso, dopo il ritiro dall'attività agonistica era passato a commentare per la tv i Gran Premi. Sheene aveva detto che avrebbe battuto il cancro, ma non aveva voluto sottoporsi alla chemioterapia. L'ex campione è morto nella casa di Gold Coast, nella provincia di Queensland. Lascia la moglie e due figli adolescenti, Sidonie e Freddie.

AGOSTINI: "UN AMICO E UN GRANDE CAMPIONE" - Giacomo Agostini - quindici volte campione del mondo con la MV-Agusta e Yamaha - ha saputo della morte dell'ex collega e amico Barry Sheene questa mattina, al suo rientro da Daytona, dove era andato ad assistere alla 200 miglia. "Un campione che ha vissuto troppo poco" ha commentato ricordando di averlo sentito al telefono il 2 febbraio scorso. "Lo avevo invitato a Phillip Island, in Australia, a provare la MV-Agusta 500 durante un revival della casa di Cascina Costa - ricorda Agostini -. Lui, che abitava dall'altra parte del continente australiano, dove si era rifugiato perché il clima temperato gli leniva i dolori dei troppi ferri che aveva in corpo dopo le numerose cadute, aveva declinato l'invito dicendomi: 'non sto bene, non me la sento di farmi due ore di elicottero'".

"Barry era un amico - aggiunge Agostini - e un pilota che ha sacrificato la sua vita allo sviluppo della Suzuki 500, moto con grandi problemi tecnici che sono stati alla base delle sue numerose cadute". "Il ricordo più bello - aggiunge - è quando in Olanda mi batté sul traguardo: era felicissimo perché, mi disse, non aveva battuto uno qualunque ma un pluriiridato. Quel giorno in Olanda ci rimasi male: oggi posso dire che sono contento di essere stato battuto da lui che ha avuto così pochi anni per godersi la vita". "Lo sapeva che non gli restava molto da vivere - afferma Giacomo Agostini -. A luglio dello scorso anno tornò a rivedere gli amici a Donington, in Inghilterra. Aveva voluto regalarsi un elicottero e poi aveva fatto un salto in pista. 'Mino - mi disse - ho fatto una pazzia, ma la vita è troppo corta e dobbiamo divertirci. Già sapeva che un cancro alla gola lo aveva minato. Si curava con le erbe, aveva rifiutato la chemioterapia". "Il motociclismo - conclude Agostini - perde un campione, e si volta un'altra pagina della vita motoristica".