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Visualizza Versione Completa : Alunno preso a schiaffi dentro l’aula



Nirvana
31-03-03, 21:37
Sconcertante episodio alla scuola media Sacchetti Sassetti prima dell’inizio delle lezioni. La vittima è finita in ospedale

Ad aggredire lo studente è stata la madre di un compagno di classe

Ha atteso che entrasse in aula, poi l’ha bloccato e preso a schiaffi. Due sberle sonore che hanno spedito un alunno di seconda media, diritto all’ospedale dove i medici gli hanno assegnato sette giorni di prognosi dopo che inizialmente si era temuta una lesione al timpano di un orecchio.
Questa è la ricostruzione effettuata sulla base delle testimonianze rese da alcuni docenti e studenti, di uno sconcertante episodio avvenuto all’interno dell’istituto Sacchetti Sassetti di Rieti dove il ragazzino di dodici anni è stato colpito dalla madre di un suo compagno di scuola, un comportamento che, secondo quanto si è appreso, sarebbe stato causato da una frase riferita dal figlio alla donna e forse male interpretata. Il risultato è stato che la signora il mattino successivo si è presentata a scuola ed ha potuto tranquillamente raggiungere l’aula della sezione frequentata dai due alunni.
Qui ha atteso l’arrivo del compagno del figlio, forse aveva solo l’intenzione di rimproverarlo o chiedergli delle spiegazioni su quanto le era stato riferito. Fatto è che quando se lo è trovato di fronte, invece delle parole, ha rifilato al ragazzino due ceffoni all’altezza dell’orecchio, una sonora "lezione" che rischia però di costarle assai cara perchè oltre al procedimento penale davanti al tribunale dei Minori, la focosa madre rischia la querela per lesioni da parte dei genitori dello studente aggredito.
Sin qui i fatti, ma oltre alla naturale reazione per l’aggressione, il padre dell’alunno aggredito si mostra sconcertato per le modalità con cui questa si è consumata. Innanzi tutto, fa rilevare il genitore, la donna ha potuto salire del tutto indisturbata le scale e raggiungere l’aula, alle otto del mattino, senza che nessuno del personale la fermasse per domandarle, quantomeno, cosa stesse facendo a quell’ora, in una classe della scuola. Un’osservazione destinata a sollevare un problema di sicurezza interna, mai tanto di attualità soprattutto dopo la rudimentale bomba collocata in tribunale. E a questo, soprattutto, il padre dell’alunno aggredito vuole risposta.