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Libertarian
04-04-03, 02:22
Aspetti illiberali e rischi per la libertà in questa Europa Unita

Di Giovanni Nicodemo

Uno dei più importanti fenomeni mondiali dell’ultimo decennio del novecento è sicuramente quello della costruzione dell’unione europea in tutte le sue caratteristiche istituzionali e socio-economiche. Il disegno di Europa unita nasce, come rileva Sergio Romano, nell’immediato dopoguerra “con la constatazione che tutti avevano di fatto perduto la guerra, anche quelli che sedevano al tavolo dei vincitori che uscivano dal conflitto profondamente ridimensionati e consci del fatto che non avrebbero potuto più avere un prestigio ed un’autorità nel mondo corrispondente a quella di cui avevano goduto nelle generazioni precedenti”, e anche con il sincero intento di evitare altre guerre tra europei e di creare uno spazio di libertà e fratellanza tra i popoli. E, oggi, molta enfasi viene data un po’ da tutti e quasi ovunque al ruolo dell’unione europea come garante dei valori liberal-democratici. Tuttavia, la stessa unione ha dimostrato nei fatti di non rispettare proprio questi valori di libertà, di discussione critica e di confronto aperto e serrato. Basta comparare il momento della nascita dell’Europa con quello vissuto dagli Stati Uniti durante la stesura dell’atto costitutivo per accorgersi delle enormi differenze di atteggiamento e di metodo che emergono nei rispettivi momenti. Infatti la genesi dell’atto costitutivo americano fu accompagnata da un dibattito molto vivace e schietto. Chi conosce la Federalist Papers sa quanto fossero divergenti le visioni di Hamilton, di Madison, di Jay e di Jefferson che, comunque, contrapponevano pubblicamente i loro differenti progetti, la loro diversa visione di come concepire l’unione. In Europa, al contrario, si sta tendendo a vivere la fase costituzionale evitando ogni possibile discussione. Chi si “concede” la libertà di esprimere opinioni che non corrispondono completamente al dettato delle direttive dell’unione, viene giudicato come un eretico, come si usa dire un “euroscettico”, e ciò è irragionevole e dannoso. L’Europa, in altre parole, è nata e si sta sviluppando, con decisioni calate dall’alto sulle teste degli individui, decisioni queste che ripresentano ancora una volta gli oppressivi dettami pianificatori e statalisti del welfare state. La burocrazia ha aumentato oltre modo il proprio potere regolando il mercato comune. Nessuna difficoltà, infatti, ha incontrato l’unione nell’occuparsi di quote latte, pesce e olio, di impianti elettrici e di sicurezza sui luoghi di lavoro, di sistemi antincendio e di ingredienti del cioccolato, di garanzie dell’acquirente multiproprietario ed etichette ecoenergetiche da applicare su tutti gli elettrodomestici, di smaltimento dei rifiuti e persino di dimensioni dei preservativi, il tutto all’insegna del minuzioso e ridicolo intervento regolatore e della più rigida omologazione coatta.
Allo stesso tempo si è trascurata completamente la partecipazione degli individui. Che parte hanno oggi le popolazioni dei paesi dell’unione? Quanto meno secondaria, se non del tutto irrilevante, tant’è che i referendum sono vissuti quasi come un sacrilegio, e in questo clima certamente non può svilupparsi un pubblico dibattito come sarebbe auspicabile. Quanto, poi, questa politica dell’unione non rispetti i diritti individuali è sotto i nostri occhi. E’ sufficiente porre attenzione alla situazione disastrosa in cui da decenni si trovano la siderurgia e l’agricoltura (i due settori più sovvenzionati e regolamentati della politica comunitaria) per comprendere come è nefasto alla libertà e al progresso questo interventismo di organismi lontani, irrispettosi del diritto delle comunità ad autogovernarsi, ed incapaci di accettare una logica economica davvero liberale.
L’unione europea, nel modo in cui si sviluppa, dà vita, dunque, ad un sistema estremamente centralizzato in campo economico ed istituzionale che non porta ad altro che alla creazione di un superstato regolatore e controllore della vita dei suoi cittadini, una prospettiva molto pericolosa per la libertà individuale. Il superstato amplifica enormemente la natura autoritaria già insita nel concetto di stato-nazione, dal quale prende le mosse. L’unificazione europea, infatti, postula la necessità di armonizzare i diversi sistemi nazionali.Il termine “armonizzare”, usato per mascherare, attraverso la sua carica emotiva, il suo stesso fine ultimo coercitivo, è un verbo tipicamente social-comunista: significa sopprimere, ingrigire, uccidere, cancellare ogni diversità ed accentrare ogni potere. E’ interessante notare, in questo contesto, anche la manipolazione orwelliana del linguaggio al fine di conquistare il consenso popolare. Come nota Roberto Caporale “non è un caso, infatti, che sia stato adottato il termine “armonizzazione” invece di “standardizzazione”, “omogeneizzazione”, “omologazione”, “normalizzazione”: tutti termini senz’altro maggiormente descrittivi ma privi di una carica positiva ed emotivamente suggestiva (…) “Armonizzazione” tende a venire utilizzato come un concetto impostore (nel senso dato a tale espressione da Herbert Spencer) che, dietro la proposta di un obiettivo che di per sé rappresenta una delle massime aspirazioni del genere umano, cela la decisione da parte di politici ed euroburocrati ad eliminare le differenze, cioè ad uniformare. E l’uniformità ricercata è probabilmente sullo standard più elevato, sulla fiscalità maggiore, sui regolamenti più minuziosi (…)”
Il progetto di una Europa unita, armonizzata e sempre più sottoposta alla tirannia della pianificazione e della centralizzazione risponde alle speranze e agli interessi dei soli ceto politici e burocratici del continente. Come ha notato Luigi Florio, infatti, “c’è nelle istituzioni comunitarie un costante aumento della burocrazia. Pensate che gli euroburocrati erano solo 9000 nel 1967, 15.000 nel 1977, 22.000 nel 1987, 30.000 nel 1997, e che a questo aumento corrisponde spesso un peggioramento della qualità dei servizi. Vi è una costante dilatazione della spesa. Si stanno attualmente costruendo nuove sedi del Parlamento europeo sia a Strasburgo che a Bruxelles (…) Un debito enorme che sta pregiudicando il normale funzionamento del Parlamento, dove si parlano 11 lingue ufficiali, ma, ad esempio, si è ora costretti a risparmiare sugli interpreti.”
L’unione ha i tratti di una costruzione voluta dagli stati e decisa da loro nella quale gli individui non hanno voce in capitolo alcuna. Il fatto è che, attraverso gli organismi comunitari, i governi europei legiferano da Bruxelles in maniera smisurata dribblando i controlli di qualsiasi Parlamento. Quello che non possono fare a casa propria (dove ogni decreto legge necessita del vaglio parlamentare) i governi lo stanno facendo a livello comunitario.
La stessa moneta unica serve a rafforzare il carattere pervasivo del superstato europeo. In questo senso, il venir meno della concorrenza tra valute ostacola ancora di più il decentramento e la liberaldemocratica localizzazione dei poteri, e avvantaggia un sempre più smisurato potere dell’autorità centrale europea. Inoltre, man mano che ci si avvicina ad un unico superstato europeo scompaiono molte delle possibilità di opporsi a un governo. Dovunque si vada si trovano le stesse strutture fiscali e di regolamentazione, ed è svuotato, così, anche il concetto di libera migrazione, poiché viene meno la tanto importante concorrenza fra governi ed istituzioni. Con estrema precisione Hans H.Hoppe nota che “meno concorrenti ci sono e più ne vengono allontanati, e più costoso diventa passare da un paese all’altro (…) Nella misura in cui ci avviciniamo al limite di un unico governo tutte le possibilità di votare con i piedi contro uno stato spariscono. Ovunque andiamo troviamo applicato lo stesso sistema di imposte e regolamentazioni. Una volta che lo stato si è sbarazzato del problema dell’emigrazione, i vincoli all’estensione del suo potere sono rimossi. E’ ciò che spiega l’evoluzione del ventesimo secolo.”
E inoltre Hoppe ci fa notare come l’Europa nel corso della storia ha seguito la via statalista della cancellazione di ogni indipendenza e di ogni fruttuosa diversità fondata su uno dei più terribili concetti che il diritto abbia mai forgiato, la sovranità, in nome della quale Napoleone ad esempio mandava i suoi fanti alla carica contro l’artiglieria e i tiranni rossi e neri hanno sterminato milioni di inermi uomini per il solo fatto di non essere perfettamente figli dello stato.
“All’inizio di questo millennio- scrive Hoppe- l’Europa era formata da migliaia di entità territoriali indipendenti. Oggi, ce ne sono solo una o due dozzine. Ci sono state certamente tendenze alla decentralizzazione. C’è stata la progressiva disintegrazione dell’Impero Ottomano fra il sedicesimo secolo e la prima guerra mondiale, con l’istituzione della Turchia moderna (…) Eppure, la tendenza preponderante andava in senso opposto. Per esempio, durante la seconda metà del diciassettesimo secolo, la Germania era composta di 234 contee, 51 città libere e circa 1.500 feudi indipendenti. All’inizio del diciannovesimo secolo il numero delle istituzioni indipendenti era crollato a meno di 50 e nel 1871 l’unificazione era raggiunta. Lo scenario è lo stesso anche in Italia. Anche i piccoli stati hanno una loro storia di espansione e centralizzazione. La Svizzera è nata nel 1291 quale confederazione di tre cantoni-stato indipendenti. Dal 1848 è un solo stato federale, con circa due dozzine di cantoni ad esso subordinati.”
E’, dunque, per tutti questi motivi, fondata la preoccupazione di Vladimir Bukovskij che questo processo di unificazione europea possa condurre a una sorta di unione delle repubbliche socialiste europee, a una unione, cioè, repressiva, intollerante, impicciona, guidata da politici e burocrati del tutto privi di controlli e alternative, nemica del pluralismo e della libertà istituzionale. Dunque, l’Europa è ad un bivio: o continuare verso la via centralizzatrice-socialista della schiavitù; o cominciare a ragionare avendo la forza di ammettere e porre rimedio a tutti gli errori compiuti fino ad oggi, recuperando lo spirito dei padri costituenti di una Europa liberale degli individui e dei popoli, organizzata in paesi, cantoni e regioni distinte, in città indipendenti, e fatta di piccoli governi liberali economicamente integrati dalla libertà degli scambi e una moneta-merce internazionale come l’oro; una Europa, insomma, segnata dalla fratellanza, dalla crescita economica e da una prosperità senza precedenti.

Libertarian
07-04-03, 18:11
Innanzitutto se dai del padano a me meridionale non posso che esserne fiero: è ora che il sud esca dalla culla dell'assistenzialismo e sia un pò più padano.
Sulla questione dell'Europa dissento in modo quasi totale da te: quella del superstato non è una bufala, non è altro che il modo in cui gli stati nazionali ormai in declino si difendono (e legiferano attraverso l'unione europea, non a caso voluta fortemente dai governi socialisti dei vari paesi).

"l'Uk in guerra con gli Usa, la Francia che avrebbe usato il veto al Consiglio di Sicurezza dell'Onu"

questo è altro argomento: proprio perchè questa è l'Europa di pochi burocrati e governanti, tanto che la Francia (insieme con la Germania e la Russia) hanno tentato la strada del veto all'Onu (altro organismo da riformare totalmente, ma questo è un altro discorso...) per salvaguardare i contratti petroliferi che avevano già stipulato.
Per quanto riguarda l'esempio americano è molto poco probante in quanto è logicamente una situazione di politica estera (proprio perchè incoerente e davvero poco credibile, la cosiddetta Europa si è tragicamente spaccata sulla guerra).

"In ciò sta appunto il deficit democratico da sempre denunciato non dagli euroscettici, ma dagli europeisti più impegnati"

Questo è il fatto: si sbaglia nel voler fondare la democrazia sul classico concetto ed aberrante concetto di sovranità nazionale ormai decaduto (Schmitt e Miglio docet)
Personalmente spero che questo stato europeo non nasca mai, perchè ogni stato viola abitualmente i diritti individuali, e logicamente più grande sarebbe più grandi sarebbero tali violazioni (ad esempio livello di tassazione esasperato, legiferazione eccessiva, ipercontrollo, espansione amministrativa e burocratica), tutto ciò che di peggio possa esistere.
L'Europa può essere costituita solo rispettando le varie entità territoriali, non omologando, armonizzando (così come si sta procedendo) e l'Europa non può e non deve essere uno Stato, perchè non nasce da radici storico-culturali comuni (come gli USA, il tuo esempio è poco probante anche per questo...) e perchè sarebbe nè più nè meno che la riproposizione di una aberrante europa socialista.
Ho letto, poi, il manifesto di ventotene di Spinelli e Rossi, e la loro Europa è quella della legiferazione eccessiva, dell'alto livello di tassazione, del ruolo di uno Stato, tutto ciò che l'Europa non può essere, perchè ha diversità di carattere linguistico, storico, geografico, culturale, di costumi e tradizioni che non può essere ridotta ad uno stato unico...

"non esistono direttive dell'unione se non quelle decise dagli stati membri"

Evidentemente non hai letto bene il mio intervento, perchè in più parti è scritto chiaramente, ma te ne porto un esempio:

"Il fatto è che, attraverso gli organismi comunitari, i governi europei legiferano da Bruxelles in maniera smisurata dribblando i controllidi qualsiasi Parlamento. Quello che non possono fare a casa propria, i governi lo stanno facendo a livello comunitario."
Cerca di leggere bene prima di giudicare!!! (evidentemente chi dice balle qui non so io)
Un'ultima cosa, Bossi può sostenere quello che gli pare, sono fatti suoi...

Libertarian
09-04-03, 23:24
Originally posted by Erasmus
Premessa:
Quando si dice “Superstato” si allude quasi sempre ad uno stato più grosso e potente di quello nazionale europeo che, assorbendo gli Stati attuali, attenterebbe all’esistenza stessa delle diversità peculiari della realtà europea, soffocandone le identità con un processo di omologazione di tipo centralista. Con tale accezione, l’uso di questo vocabolo è subdolo, demagogico, falsificatore della realtà.

Beh, credo quello che dici è falso. Se rileggi bene il mio intervento io parlo di pericolo di omologazione (i burocrati europei la chiamano "armonizzazione") e sotto questo punto di vista ci sono tantissime conferme, e degli esempi te li porto anche nell'articolo: le normative omologanti nell'agricoltura, quote latte, pesce e olio, negli impianti elettrici e di sicurezza sui luoghi di lavoro, di sistemi antincendio, di ingredienti del cioccolato, di garanzie dell'acquirente multiproprietario, delle etichette ecoenergetiche, ecc, ecc questo per portare solo alcuni esempi...
La falsificazione è nel negare che siano stati adottati questi regolamenti, che rendono l'europa ahimè sempre più socialista (è normale che i federalisti europei la appoggino, perchè è statalista) in quanto tendenti a regolare, controllare nei dettagli il mercato e la vita degli individui. E la libertà individuale non si perde tutta interamente in una volta sola, ma per gradi, ed è quello che sta accadendo con questa europa unita!!!
Inoltre io ho sostenuto che la direzione verso cui si sta andando è proprio quella accentratrice, burocratica e irrispettosa di ogni diversità, cioè omologante, e dire che non è così significa negare stupidamente l'evidenza (la moneta unica, il fatto che gli euroburocrati parlino di "armonizzazione", che tutto oggi si dice, deve essere a norma cee, perfino i preservativi o le arance o la cioccolata...)
Per qaunto poi riguarda il concetto di super-stato, il riferimento chiaro, netto, è sia alla grandezza (che fortunatamente non c'è ancora data la giovane età dell'Ue) sia alla pervasività dei regolamenti comunitari, alla natura di tali regolamenti: ma la moneta unica va nella direzione della formazione di uno stato (in quanto stato con il monopolio della coercizione su un territorio) su un territorio ancora più vasto.
Non giochiamo con le parole, credo che il concetto sia evidente...



Se invece, badando all’etimologia, con “Super-stato” si intende una entità statuale in un livello al di “sopra” di quella nazionale, allora è proprio ciò che vogliono i federalisti europei! Ma allora, non c’è distinzione con la semplice idea che l’Unione Europea divenga “Stato”. Infatti, diverrebbe uno “Stato-di-stati”, uno “stato federale” appunto, una statualità al di sopra degli Stati-membri, dotata delle (minime) competenze che gli Stati non sono più in grado di esplicare efficacemente (tipicamente: macro-economia e moneta, difesa e sicurezza, politica estera. Il principio fondamentale del federalismo è infatti il principio di sussidiarietà).
[Per esempio, il premier finlandese Paavo Lipponen, inserendosi nel dibattito sul “futuro dell’Unione” promosso in seguito all’insuccesso del Consiglio Europeo di Nizza (del dicembre 2000), ha cercato di smussare le divergenze altrui usando il vocabolo “superstato” proprio in questa accezione].

Una statualità al di sopra degli stati membri darebbe adito agli stati di trovare una scappatoia per legiferare su tutto, e non sarebbe altro che la rinascita dell'aberrante stato nazione con uno strumento diverso, che permetta agli stati membri di eludere ogni controllo democratico da parte dei parlamenti, l'ue. Ma anche questo mi sembra di averlo scritto nel mio articolo, ma lo ripeto:"Il fatto è che, attraverso gli organismi comunitari, i governi europei legiferano da Bruxelles in maniera smisurata dribblando i controlli democratici di qualsiasi Parlamento. Quello che non possono fare a casa propria (dove ogni decreto legge necessita del vaglio parlamentare) i governi lo stanno facendo a livello comunitario."
In effetti, l'attuale ue non è altro che la risposta dello stato nazione e delle sue burocrazie che, ormai in crisi nei singoli paesi, si riciclano in maniera ancora più pericolosa e liberticida in questa Ue.


Seguo ora la numerazione che ho posto nella citazione.

1. Non ho dato del “padano” a te, Libertarian. Ho detto che nel saggio da te “postato” «c’è del “padano”».
Con “padano” intendevo una antonomasia –basta pensare al quotidiano “Padania” per capire il traslato che contiene!– per indicare un filone politico sostenuto soprattutto dalla Lega Nord. Vedo che, alla fine, fai tuo il contenuto del saggio. Dunque, tu sei allineato con quelle posizioni politiche riassunte dall’antonomasia “padano”.

Io non direi tanto padano (anche perchè le recentissime prese di posizioni della lega nord sono distanti anni luce da questo discorso), quanto migliano (un intellettuale onesto e scomodo per molti, tanto che fu espulso dalla lega alcuni anni prima di morire...e Miglio non era assolutamente contro l'europa, solo ne proproneva un modello diverso, basato sul consenso delle comunità e non sulla coercizione della sovranità statuale, l'Europa delle macroregioni)
Per contro il tuo atteggiamento è definibile "radicale" in un certo senso. Pur essendo io molto vicino ai radicali, non riesco proprio a capire la loro estrema esaltazione del diritto ora europeo, ora internazionale, tutti concetti basati sulla statualità, riproposizioni sotto altre vesti di ciò che è defunto, lo stato-nazione (e questo è forse uno dei pochi punti che mi trova in totale disaccordo con i radicali)




2 Insomma: ‘sta UE è un superstato o no?
Toh: «quella del superstato non è una bufala», ribadisci! ...Però, tu, come Bossi, Fini, Tremonti ecc. ecc. sei tra quelli che non vogliono che l’UE diventi Stato; e dunque l’UE non è ancora Stato. Come fa se non è stato, ad essere già un “Superstato”?


Credo di averti già risposto. Se infatti guardiamo alla direzione in cui sta andando questa ue, allora ci rendiamo conto che è superstato nel senso che è purtoppo il revival dell'ormai stantio stato nazionale che si serve appunto dell'ue per legiferare, espandersi, ecc, cosa che non riusciva più all'interno dei singoli stati. L'Ue come mezzo del quale gli stati si servono per superare i limiti di legiferazione, ingabbiare le attività umane, e rosicare piano piano le libertà individuali. Non vado oltre perchè la risposta è anche scritta nei righi al punto 1.

3. T’ho portato esempi per mostrare come funziona uno stato democratico e come, in modo assolutamente incompatibile con quello degli USA, ... funziona invece l’UE (che non è stato e non è democratica).

Che l'ue non sia democratica (democratica nel senso positivo di partecipazione dei cittadini a tale processo e di controllo dal basso) non c'è dubbio. Tuttavia porta con sè anche gli aspetti negativi della democrazia moderna, come la continua intromissione nella vita degli individui, l'omologazione, l'esaltazione del diritto e dunque la statolatria (e dalla statolatria il passo verso il totalitarismo è davvero breve).
D'altra parte la democrazia solo come un particolare sistema di legiferazione e di elezioni non è sufficiente a tutelarci dal rischio totalitario o autoritario: ricordo che Hitler in Germania è stato eletto democraticamente...
(Come scrive Popper sono i controlli dal basso, la limitazione del potere e la non interferenza nella vita dei cittadini che ci garantiscono davvero da ogni autoritarismo, e questa ue va nella direzione diametralmente opposta...)

4. Veniamo al sodo. Io penso:
a) Che lo Stato nazionale europeo ha esaurito le sue capacità di garantire quel che promette.



b) Che certe competenze che lo stato non è in grado di svolgere con efficacia vadano demandate ad Enti che tale efficacia possano avere. [Principio di sussidiarietà, valido sia verso l’alto –internazionalismo– che verso il basso –regionalismo].
La politica estera, quella macro-economica, quella di difesa, quella monetaria (per dire le principali prerogative dello Stato) oggi non sono esplicabili dagli Stati Nazionali (“in declino”, dici giustamente...). Di quelle politiche ne facciamo senza?. No, ovviamente! Chi le svolgerà se non uno “Stato Federale Europeo”?

Se le svolgesse uno stato federale europeo avremmo la riproposizione dello stato nazionale in altre vesti molto più pericolose.
Preferisco che a svolgerle siano o i singoli individui da soli o in comunità consensuali quali potrebbero essere delle microcomunità
o anche una europa divisa per 3-4 macroregioni, a sua volta divise in comunità più piccole. Il principio di sussidiarietà verso l'alto è qualcosa di aberrante e totalmente opposto al federalismo, che è vicinanza alla comunità, che è consenso e potere dal basso, che è quasi autogestione, non di certo poteri delegati a qualche altro organismo burocratico lontano da chi vive il territorio e magari calato dall'alto...la solita mentalità statalista del "ci vuole un ente" purtroppo dura a morire!!!



c) Che il federalismo è una “rivoluzione culturale” nel contesto attuale ancora dominato culturalmente dal mito dello Stato Nazionale.

Su questo sono perfettamente d'accordo. Solo che l'ue che tanto difendi va nella direzione opposta, cioè sta facendo da strumento per lo stato nazione proprio!!!

Per avanzare, questa rivoluzione deve, strategicamente, sfondare prima verso l’alto (minando alla base la totalizzante concezione della esclusività dello Stato Nazionale di rappresentare i suoi cittadini).

Siamo d'accordo, ma credo che le basi del federalismo partano dal basso e siano consensuali, farle partire dall'alto è un grave errore a mio avviso, perchè si presta all'uso e abuso proprio di quesi burocrati dello stato nazione


Poi, il federalismo ... dilagherà anche verso il basso, salvando (se ancora si farà in tempo) la ricchezza delle diversità (immenso patrimonio civile minacciato da un paio di secoli dal potere omologante dello Stato nazionale).

Eh, no. Tu intendi il federalismo solo come uno specifico sistema istituzionale. Non sono d'accordo. Il federalismo va ben oltre, perchè non attiene solo alla forma dello stato, ma riguarda la forma della società civile nel suo complesso. Il rispetto delle autonomie implica il rispetto delle comunità che si costituiscono attraverso un patto volontario, e tutto ciò conduce all'esistenza di una società civile forte, articolata e ricca, capace di produrre autorganizzazione, buona amministrazione dal basso. Il limite della tua teoria è che vede il federalismo solo come istituzionale, mentre esso attiene al tipo di società, allo stesso modo di vivere degli uomini. Ecco che il tuo istituzionalismo eccessivo (tipico della cultura radicale) non fa che creare enti, nuove burocrazie distanti dai cittadini, e in ultima istanza si rivela un nuovo e pericoloso modello di centralismo.
Il federalismo DEVE INIZIARE DAL BASSO, e la vera carica rivoluzionaria del federalismo sta proprio in questo...
E questo che per me è un dato imprescindibile, per te istituzionalista e statalista è solo secondario!!!



La battaglia federalista verso il basso rischia di restare velleitaria se prima non si scalfisce il concetto di “sovranità ed indipendenza” dello Stato Nazionale, che precisamente significa la pretesa dello Stato di non rendere ragione a terzi di come si comporta.
[Se la tua erudizione sulla “democrazia basata sull’aberrante concetto dello Stato Nazionale” viene da Miglio... ahimè! ]

Appunto, ma deve rendere ragione agli individui, enon ad altri enti o altri stati. Altrimenti ci si porrà sempre la domanda: e chi controllerà gli enti o gli stati che tu indichi come controllori? E il circolo può continuare all'infinito. No. Così non se ne esce.
Lo stato deve rendere ragione all'individuo, solo all'individuo, e lo può fare solo partendo dal basso, rispettando gli individui e le comunità da loro formate consensualmente, deve rispettare il libero mercato (in quanto libera interazione tra individui, catallaxis) e non intrommetersi nella vita economica, sociale e soprattutto privata dei suoi cittadini. Tutto ciò avviene partendo dal basso, e non con la formazione di fantomatici enti, o affidando tutto ad altri stati...



5. Chi è che t’ha dato da intendere la sfilza di sciocchezze che elenchi in questo passo?

Assolutamente non sono sciocchezze e per giunta è il frutto di mesi di studi (e un capitolo della mia tesi di laurea). Mentre io sono libero da ogni condizionamento, a te chi ti fa parlare Pannella o la Bonino? (e mi dispiace molto doverlo dire perla mia simpatia nei confronti dei radicali) Non ti consento assolutamente di dire delle cose senza conoscere il background di una persona, la sua storia, i suoi studi, le sue ricerche...già ma tu che vuoi gli enti sei entrato anche nella mentalità di "conoscere senza deliberare", alla faccia dell'onestà intellettuale.



La maggiore: «logicamente (http://www.politicaonline.net/forum/images/smile/confused.gif) più grande sarebbe [lo Stato] più grandi sarebbero tali violazioni.»
Non t’accorgi che fai affermazioni gratuite e/o sbagliate?
- livello di tassazione esasperato.
Attualmente non esiste alcun prelievo diretto della UE sui cittadini. La UE non ha “facoltà impositiva”. Eppure sarebbe opportuno che l’avesse! Per esempio, attualmente la ricerca europea è parcellizzata nei singoli stati e da questi finanziata. Risultato: grande costo, poco profitto. In certi settori-chiave (come lo sviluppo di fonti d’energia alternative al “combustibile” –petrolio, carbone, metano–) sarebbe auspicabile una “ricerca europea”. Lavorando in sinergia, si avrebbero più risultati a minor costo. Idem dicasi per la “difesa”. La spesa complessiva per un esercito europeo sarebbe molto minore della somma delle spese dei singoli Stati: e per una difesa vera!

Ma io allora parlo turco o arabo? Il tuo discorso continua nella mentalità istituzionalista: solo perchè non esiste formalmente (meglio giuridicamente per te istituzionalista, altrimenti rischi di non capire!!!) una facoltà impositiva non significa che non non diamo soldi a questa ue!!! In altre parole non aumenta nell'Ue formalmente, ma siamo nella direzione dell'omologazione e della cancellazione della diversità anche in campo finanziario, considerando che non si tiene conto delle diverse realtà territoriali, alla faccia del federalismo e del principio di sussidiarietà (dal basso però!)
Cos'è la tanto sbandierata "armonizzazione" fiscale se non un unico regime finanziario per ogni singolo stato che non tiene più conto delle peculiarità di questo stesso? E per "armonizzazione" intendiamo anche l'espansione della burocrazia europea che sta dando piano piano adito ai governi di alzare le tasse con la scusa che i fondi servono per l'Ue, per la stabilità dell'europa e altre sciocchezze del genere!!!
Sicuramente attualmente l'europa rappresenta di più la scusa per elevare il livello di tassazione e di regolamentazione...da parte di burocrati nazionali una volta, oggi divenuti euroburocrati...


- legiferazione eccessiva.
Tutto da dimostrare! Attualmente l’UE (cioè: i governi nazionali all’unanimità! Mai dimenticarlo!) emette pochissimi “regolamenti” ( normative dell’UE che hanno vigore diretto, ipso-facto). Emette, invece, “direttive” (sempre all’unanimità dei governi) che comportano un adeguamento della legislazione dei paesi-membri.
L’Italia è tra i paesi con maggior numero di leggi in vigore. Circa 100 volte di più della Svizzera (che è piccola) ma anche circa 3 volte più della Germania (che è ben più grande –con 82 milioni di abitanti e -guarda caso!- è “federale”, ossia ha tante legislazioni distinte per ogni Land e una legislazione “federale” per tutti i Länder).
- ipercontrollo.
Che vuoi dire?
Se intendi controllare scrupolosamente che venga applicata la legislazione in vigore... ben venga l’ipercontrollo (ossia un controllo molto maggiore di quello, per esempio, che c’è ora in Italia). Se intendi l’aspetto centralista del controllo... d’accordo: lo Stato Nazionale è un “controllore invadente e repressivo”. Mica si vuole, però, fare dell’UE uno stato nazionale! Stiamo parlando di “Federazione” come progresso dell’attuale situazione che è puramente confederale (benché, è vero, elefantiaca). E’ elefantiaca proprio perché “confederale”: ogni cosa deve trovare il consenso dei sospettosi e permalosi singoli governi; e quindi l’eccesso di garanzie comporta un eccesso di “meccanismi”.
Per esempio: ci sono 19 commissari non perché siano dapprima individuate 19 funzioni (analoghe a funzioni “ministeriali”) ma perché la Commissione è lottizzata: 2 commissari agli stati “grandi” (che sono 4: D, F, I, UK) ed uno a quelli piccoli (che sono 11); 2*4+1*11=19. Poi, visto che ci sono 19 commissari, si finge che ci siano 19 funzioni da svolgere. Per esempio: c’è un commissario per le “relazioni esterne”. Ma ci pensi? Non c’è politica estera dell’UE: ma c’è l’Alto Rappresentante (Xavier Solana) ed un Commissario per le “relazioni esterne”! Entrambi con i rispettivi “apparati” (funzionari, sede, personale dipendente, budget, ecc.) per fare poco o niente e contare assolutamente zero!


Sono d'accordo soltanto in parte. E' verissimo, infatti, che l'Italia è purtroppo il paese con più leggi, ma la piega che sta prendendo questa Ue non è da meno. L'ho scritto anche nel mio articolo: "gli euroburocrati erano solo 9.000 nel 1967, 15.000 nel 1977, 22.000 nel 1987, 30.000 nel 1997, e se ne prevedono oltre 100.000 per il 2007": è vero che sono pochi rispetto a quelli italiani ad esempio, ma considerando che l'europa è giovane e vista l'andazzo non vorrei che fra anni arrivasse ad averne quanti ne ha oggi l'Italia se non addirittura di più...
E se l'europa oggi emette pochissimi regolamenti, io preferirei ne emettesse ancora di meno, e specialmente non pervasivi e liberticidi come quelli che prima ho citato.

6. Sei tu, probabilmente, che non hai letto bene quel che ho scritto io!
Per esempio, nell’esordio dico:
«C'è del vero, in questo saggio. Ce n'è molto»
E poco dopo aggiungo:
«... si accostano ad arte argomenti ... addirittura contraddittori»
Se ti interessa ragionare in re, ti invito ad una rilettura puntuale delle mie argomentazioni. Le ho rilette e ... tutto OK; perciò quod scripsi scripsi!
Se non capisci che un sistema politico come “questa” UE è il contrario dello spauracchio “Super-stato, accentratore, burocratico, ecc. ecc.” vuol dire che non sei tu il subdolo surrettizio, ma che sei vittima di chi subdolo e surrettizio lo è tanto da infinocchiare anche quelli che si credono di pensiero autonomo come ti credi tu.



Ripeto per l'ennesima volta: non sono per niente d'accordo. Questa ue è il mezzo per giustificare di nuovo e in maniera ancora più pervasiva e pericolosa proprio lo stato nazione (in specie con la tua impostazione istituzionalista e dall'alto!!!)
La mia autonomia mi viene da studi, ricerche, anche approfondite. E, ti ripeto, stai solamente giudicando "senza conoscere", e questo non è corretto. Se tu non capisci che questa Ue è il mezzo di cui si serve per vivere proprio lo stato nazione, allora mi viene da pensare che hai quasi un posto prenotato nell'alta burocrazia di Bruxelles, o ti vedremo candidato alle prossime elezioni europee?
Spero per te che non sia così...





7. Caspita, come va in profondità la tua analisi!







Se con “volere l’unione europea” intendi invece volere che gli stati europei si uniscano, si vede che non hai ancora capito che il disegno di un’architettura istituzionale per una integrazione politica europea trascende la collocazione di parte! A te,

Lasciamo stare la connotazione politrica di questa Ue. (ti dico solo che molti conservatives sono socialisti, non è dalle etichette che si può giudicare e classificare una politica, ma dai fatti) Ho capito invece che la fragilità della tua teoria sta nel considerare il federalismo solo un puro mezzo istituzionale e basta. Se leggi un pò di letteratura scientifica (da Miglio a Bassani, ad Alessandro Vitale e a tutta la corrente neofederalista) ti accorgi che non è così. La tua impostazione è semplicistica e riduttiva. Il limite della tua teoria sta proprio nell'essere istituzionalista!!!


8. Hai letto il Manifesto di Ventotene, dichiari.
Non è una lettura facile perché non si può prescindere dalla “storia” degli autori e dalle eccezionali condizioni in cui fu scritto. Informati su queste e simultaneamente rileggi il “Manifesto”, ché ti conviene!
[Tanto per incominciare, ed in linea col punto 7, Ernesto Rossi veniva da “Giustizia e Libertà”, (movimento liberale), e Altiero Spinelli veniva dal leninismo militante (anche se oramai “apostata del marxismo” e radiato dal PCI, ideologicamente “naufrago” come egli dice si sé].

Per parere unanime della critica politica, il clou del “Manifesto di Ventotene” (scritto nel ‘41 da due confinati in quanto anti-fascisti ma discusso e concordato con un terzo –Vittorio Colorni– “socialista” ma confinato in quanto ebreo) sta in questo brano:
«La linea di divisione fra i partiti progressisti e partiti reazionari cade perciò ormai, non lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, del maggiore o minore socialismo da istituire, ma lungo la sostanziale nuovissima linea che separa coloro che concepiscono, come campo centrale della lotta quello antico, cioè la conquista e le forme del potere politico nazionale, e che faranno, sia pure involontariamente il gioco delle forze reazionarie, lasciando che la lava incandescente delle passioni popolari torni a solidificarsi nel vecchio stampo e che risorgano le vecchie assurdità, e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopereranno in primissima linea come strumento per realizzare l'unità internazionale»
Ti sfido a dimostrare, citando il Manifesto di Ventotene, che esso contenga il disegno d’un’Europa con le caratteristiche che menzioni tu.

Ti invito anche –perché tu possa aprire gli occhi sulle ragioni degli europeisti– a riflettere sul “come” e sul “perché” dell’art. 11 della Costituzione Italiana: Due parti tanto distinte in un solo articolo!
• «L’Italia ripudia la guerra, ecc. ecc.»
• « ... consente alla limitazione della propria sovranità, ecc.»
Ti dò un aiutino con questo brano di Luigi Einaudi (maestro di Ernesto Rossi, aderente della prima ora al MFE fondato da Altiero Spinelli nel ‘43, leader dell’Intergruppo Federalista alla Costituente, –quell’Intergruppo cui si deve l’art. 11; Intergruppo appunto perché composto da “padri costituenti” di diversi schieramenti e partiti):
«Quando dobbiamo distinguere gli amici dai nemici della pace, non fermiamoci alla professione di fede, tanto più clamorosa quanto più menzognera. Chiediamo invece: volete voi conservare la piena sovranità dello stato in cui vivete? Se sì, costui è nemico acerrimo della pace. Siete invece decisi a dare il vostro voto, il vostro appoggio soltanto a chi promette di dar opera alla trasmissione di una parte della sovranità nazionale ad un nuovo organo detto degli Stati Uniti d'Europa? Se la risposta è affermativa e se alle parole seguono i fatti, voi potrete dirvi veramente fautori della pace. Il resto è menzogna»

Tutto ciò vale per il Manifesto di Ventotene che risente di una impostazione eccessivamente istituzionalista, ma che poco ha da spartire con la visione federalista della comunità consensuale giudaico-cristiana, della società e del modo di vivere degli esseri umani (riconoscere l'alterità) Tutti elementi di carattere squisitamente politico-filosofico. Inoltre il Manifesto di Ventotene (che pure è geniale nell'intravedere la crisi dello stato nazione) non affida ad un processo federalista dal basso che veda i cittadini protagonisti in senso pieno, la costituzione dell'Europa, ma ad una unione di stati (bella in teroia) ma che in pratica non dice chi controllerà questi stati nella loro unione, chi farà da contrappeso (anche a livello istituzionale) L'impressione è sempre che tutto ciò porti a giustificare lo stato nazione se agisce a livello europeo, e fa tutto ciò che non può fare al suo interno, e proprio perchè i controlli istituzionali si rivelano inadeguati e perchè non si da una impostazione federalista alla società, all'economia, al concetto stesso di alterità, di diversità, ecc.
La mia critica al Manifesto di Ventotene è quella di incompletezza e di troppo istituzionalismo, che tralascia ogni altro aspetto fondante dell'essere umano.

Un Saluto Cordiale

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Erasmus
«NO a nuovi trattati intergovernativi!»
«SI' alla "Costituzione Europea", federale, democratica, trasparente!»

Libertarian
11-04-03, 04:10
Originally posted by Erasmus
Non intendo proseguire questo dialogo che mi pare ... tra sordi!

Beh, io ti ho portato delle argomentazioni alle quali tu non mi hai risposto, se non dicendo che si tratta di un dialogo tra sordi...bel modo di evitare una risposta! ( In molti punti della mia precedente risposta ti ho dato ragione, perchè hai scritto alcune cose sacrosante, solo che una buona parte della tua impostazione per me è assurda perchè riduce il federalismo ad un semplice meccanismo istituzionale...cmq penso che possiamo cercare di fare qualcosa di concreto insieme su quelle cose che ci trovano d'accordo, vedi ad esempio la totale negatività del concetto di stato-nazione che mi sembra che anche tu giudichi negativamente. Anzi, mi piacerebbe proseguire il dialogo dal vivo o anche telefonicamente, se ti va bene, credo possa essere una cosa molto stimolante...d'altra parte è anche questo che manca all'attuale ue, un minimo di dialogo!!!)





Solo un paio di flash

1. «... è il frutto di mesi di studi (e un capitolo della mia tesi di laurea)»

a) Allora: Libertarian=Giovanni Nicodemo?
b) “Mesi di studi”, dici...
Mi fai ricordare qualcosa.
Avevo, da giovane, un amico contadino che (in un’epoca in cui i più nemmeno avevano fatto per intero le elementari) aveva frequentato una “sesta classe” postelementare. Un giorno, esibendomi il testo scolastico unico –comprensivo di tutte le materie– adottato in quella sua Scuola, mi disse: «E’ stata dura: ma mi sono fatto una cultura!»


Sul punto a) mi sembra che tu abbia capito (anche se qui nel mondo virtuale non vanno i nomi e cognomi)
Sul punto b) continui a fare l'errore di giudicare e deliberare "senza conoscere" (cioè tu accusi a livello personale tutti coloro che non la pensano come te, e questo non è di certo il massimo, anzi...se non si può parlare è proprio a causa del tuo atteggiamento che dall'argomento in questione si sposta a livello "personale", il che è estremamente illogico e scorretto).
Il mio concetto di cultura, a differenza di quello del tuo esempio, è aperto, dinamico, in continua evoluzione...
Ma sai cosa intendo per ricerche e studi? Intendo ore e ore di confronto con le altre persone, di ricerca, di analisi, di controllo delle fonti, ecc, ecc.
Sai il significato del termine studio? Evidentemente no.
Lo studio è fatto anche e soprattutto di confronto, è dialogico, non è monolitico e cristallizzato (come diceva già Socrate molti ma molti anni fa). Ebbene, quando parlo di studio intendo ciò, non solo rapporto uomo-libri, ma anche uomo-uomo... (spero di aver reso l'idea) e per questo motivo il tuo sparare a vanvera e "senza conoscere" (ma evidentemente sei metodologicamente abituato a sparare contro chiunque la pensi diversamente da te) è del tutto sciocco, assurdo e fuori luogo.

2. «... a te chi ti fa parlare Pannella o la Bonino?»

Allora ... sei recidivo!
(Ma è un peccato comune).
Altro ricordo.
Durante la “guerra delle Falkland” (o Malvinas) tra Gran Bretagna e Argentina, andavamo in piazza con la bancarella di stampa federalista e a distribuire volantini. Questi denunciavano l’assurdità di quella guerra possibile per l’assenza d’una unione politica europea. Molti, dopo aver letto il volantino, ci chiedevano: «Ma voi, siete in favore della Gran Bretagna o dell’Argentina?»


Scusa, ma qui proprio non ci capiamo. Ad avere stupide categorie mentali pseudo-politiche sei tu (hai iniziato il tuo intervendo classificando rigorosamente e quasi con la presunzione scientifica il mio articolo: hai etichettato con l'aggettivo "padano" o "padanista" e in seguito hai anche precisato che non si riferisce alla lega, ma agli ambienti leghisti, o addirittura al territorio, accostandomi ad un ambiente che io nemmeno conosco (ma posso essere libero di pensare quello che voglio in libertà senza dover per forza essere etichettato come "padano", "padanista" o non so cosa?) Le stupide categorie mentali le hai tirate tu in ballo...e ora mischi le carte in tavola a tuo piacimento...in questo sei come i politici!!!
E' proprio vero che in pochi (almeno in questo scellerato paese che è l'Italia) hanno un'indipendenza critica e sono fuori da ogni etichetta o categoria...
La mia è stata una risposta provocatoria (Pannella e Bonino) proprio per farti capire che il discorso delle etichette da te iniziato è sballato e fuori luogo del tutto: in altre parole non sta nè in cielo nè in terra!!!
E spero che anche questo sia chiaro: quell'articolo è mio, è il frutto di una persona che pensa liberamente alcune cose (pur diverse da ciò che pensi tu).
Tra l'altro il mio è un discorso di carattere culturale (ripeto, sei stato tu a portarlo sugli scellerati binari delle etichette): della politica non so che farmene (ho già avuto esperienze negativissime che qualcosa mi hanno insegnato...il non avere a che fare con questa gente, di qualsiasi colore sia!!!)
Il tuo esempio cambia le carte in tavola (sei stato tu, ripeto, ad etichettare in modo scellerato il mio articolo), è il solito errore di strumentalizzare ogni cosa per poi girarsi la frittata come si vuole...


Eccoti un brano illuminante! [Dal volumetto “Federalismo ed Unione Europea”, scritto quando c’era la CEE e “Unione Euripea” come nome proprio della Comunità non era ancora stato inventato].

[...]
Perché mai, parlando di politica con persone che non lo conoscano, il militante federalista si sente inevitabilmente oggetto di curiosità da parte dell’interlocutore interessato più a scoprire a quale partito o corrente appartenga che al contenuto del suo discorso? Se poi si dichiara federalista, quasi sicuramente si troverà davanti a una di queste tre possibilità: a) sarà richiesto di spiegare cosa sia quel partito mai sentito nominare; b) sarà classificato simpatizzante di certa corrente politica ben nota all’interlocutore (di destra o sinistra a seconda che l’interlocutore sia di sinistra o di destra); c) sarà scambiato per un aderente ad un partito che usa, nel nome o nel programma, il vocabolo federalismo o qualche suo derivato. Comunque, l’interlocutore s’aspetta senz’altro di venir a sapere la formazione politica nazionale in cui inquadrare il misterioso federalista.
[...]
----------------
Allora insisti, tu hai etichettato il mio articolo come padano o padanista, quasi con rigore scientifico (che emergeva palese dalle tue precisazioni sui termini "padano" e "padanista")
Ripeto, non mischiare le carte in tavola. Quel brano te lo rispedisco cambiato però con le etichette che tu hai usato (userò per seguire la tua precisione pseudo-scientifica il termine "padanista"):
"Perchè mai parlando di persone che non lo conoscano, il militante "padanista" si sente inevitabilmente oggetto di curiosità da parte dell'interlocutore interessato più a scoprire a quale corrente o partito appartenga che al contenuto del suo discorso?
Se poi si dichiara padanista quasi sicuramente si troverà davanti ad una di queste tre possibilità: a) sarà richiesto di spiegare cosa sia quel partito mai sentito nominare; b) sarà classificato simpatizzante di certa corrente politica ben nota all'interlocutore
(di destra o di sinistra a seconda che l'interlocutore sia di sinistra o di destra); c) sarà scambiato per un aderente ad un partito che usa, nel nome o nel programma il vocabolo padanista o qualche suo derivato. Comunque l'interlocutore s'aspetta senz'altro di venire a sapere la formazione politica nazionale in cui inquadrare il misterioso padanista."

(Logicamente questo vale per federalista, per padanista, e perogni altra etichetta politica o giù di lì immaginabile...)
Quello dell'esempio è ciò che esattamente e con rigore quasi scientifico e da cattedratico che hai fatto tu, catalogare il mio scritto come "padanista"....credevo che con una risposta provocatoria (Pannella o Bonino erano delle provocazioni, mentre il tuo è stato un'etichettare scientifico, o meglio, pseudo-scientifico, simile a quei cattedratici che per il loro settarismo bollano questo e quello, giudicano, e catalogano...ripeto, tu hai fatto ciò, non mischiamo le carte in tavola!!!) riuscissi a capire questo discorso (che tanto sbandieri ma che per primo tu non segui per niente).


Contraccambio il “saluto cordiale” e ti invito qua:
=> ”Unione Europea”. Io la vorrei federale, e tu? (http://spazioforum.net/forum/index.php?act=SF&f=17)

_______Ti lascio un cordiale saluto, e la speranza, se vuoi, che la nostra conversazione possa proseguire (perchè l'europa ha anche bisogno di discussione serrata e critica) face to face o anche telefonicamente, se si può fare qualcosa insieme partendo dalla diversità di ognuno su quei sui quali pure concordiamo, io sono disponibile. (Da poco qui io e altri pochi pazzi di noi abbiamo costituito un centro studi sulle tematiche federaliste, e se può venire un contributo al dibattito questo sarà ben accetto)
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Erasmus
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