PDA

Visualizza Versione Completa : Gli USA e le loro relazioni con l'Unione Europea



Studentelibero
07-04-03, 21:01
Nel Settembre 2002, la Casa Bianca ha presentato, un anno dopo il terrificate attentato delle Twin Towers, una «National Security Strategy». Questa strategia identifica il maggiore rischio alla sicurezza nazionale nel «Global Mass-causuality Terrorism», e considera la politica estera come uno strumento di gestione delle minacce alla sicurezza nazionale.

Per il periodo 2001 - 2003 la strategia approvata prevede un budget di 160 miliardi di USD utilizzabili in un situazione di «Defense», «Homeland Security & Combating Terrorism». In una pubblicazione del Gennaio 2003 ( CDI - "Security after 9/11. Strategy, Choices and Budget Tradeoff " 01/2003 - Washington, DC), il Centre for Defense Information identifica « Six Layers of Options »

Outer Layers : Non Military International Measures - Military International Measures (Retaliation & deterrence)

Homeland Security : Barriers Defense - Protecting resources - Disaster Preparedness - Disaster Relief

Nell'Ottobre 2002, Bush aveva identificato i targets della nuova strategia, equiparando i terroristi con gli stati canaglia (Rogues States) : «Terror cells and outlaw régimes building Weapons of Mass Destruction are different faces of the same evil»

Questa strategia ha implicate un cambiamento radicale rispetto alle strategie proprie del periodo della Guerra Fredda quando l'amministrazione americana aveva adottato una strategia basata essenzialmente su: Contenimento e Deterrenza. La nuova strategia prevede, con un carattere altamente innovativo, Metodi unilaterali e Guerre preventive.

In questo nuovo quadro logico, diventa rilevante la messa a punto di nuove strategie per effettuare delle « Guerre asimmetriche». E' interessante notare come [G. Hartung - World Policy Institute (Gennaio 2003)] Bush non identifichi - in questo nuovo scenario - il problema principale nell'arrestare il proliferare di armi nucleari ma, piuttosto, nel tenere queste armi fuori della portata dei cosiddetti Stati Canaglia ("Rogues States").

Alla base di questa strategia esistono anche alcuni concetti ("drivers of Bush foreign policy") ben identificati da D. H. Dunn ( D.H. Dunn - " Myths, motivations and misunderestimations: the Bush Administration and Iraq" - International Affairs, 79, 2 - 2003): "American exceptionalism" (gli USA sono convinti che il loro modello di governo - "liberal democratic market capitalism" - sia un bene universale che vada esportato in tutto il mondo), "Assertive Unilateralism" (la volontà di porre l'interesse nazionale davanti qualsivoglia considerazione di norme internazionali e/o di organismi multilaterali), e "Willingness to fight and fighting to win" (gli Stati Uniti aborriscono l'idea, cara agli Europei, che l'uso della forza o l'entrata in guerra rappresenti il fallimento della politica).

Quest'approccio non é tuttavia unicamente legato ai fatti del settembre 2001, ma era stato anticipato da almeno quattro segnali lanciati dall'Amministrazione Bush: (1) Non accettazione degli Accordi di Kyoto, (2) Opposizione alla creazione ed alla legittimità della "International Criminal Court", (3) Abbandono dei trattati « Anti Ballistic Missile » e, (4) stipula degli Accordi NAFTA ("Northern Agreement Free trade Agreements") che legano gli USA al Canada ed al Messico con un sistema di regole d'origini comuni che il Ministro Tremonti potrebbe definire come accordi improntati al neo - Colbertismo e che, inter alia, hanno portato ad una guerra tariffaria sull'acciaio con l'Europa, recentemente terminata, con grande delusione da parte degli americani, con il WTO che a dare ragione alla UE.

Per quanto attiene alle strategie commerciali degli Stati Uniti, é interessante segnalare un accresciuto attivismo nell'area mediterranea che indica il nuovo approccio americano al commercio internazionale. Si tratta di un approccio sempre maggiormente orientato verso la stipula di accordi bilaterali a discapito degli accordi multilaterali. In questo quadro, accordi di libero scambio con gli USA non avrebbero solo valenze commerciali strictu sensu, ma assumerebbreo valenze politiche perché verrebbero stipulati solamente con i Paesi "Amici"1.

Come abbiamo visto, fin dal 1995 l'Unione Europea a firmato con i Paesi del Mghreb e del Maschrek degli Accordi di Partenariato Euro - Mediterranei che, inter alia, dovrebbero permettere la creazione di una Zona di Libero Scambio (ZLS) a partire dal 2010. L'avere definito un periodo di 15 anni tra la firma degli Accordi e la realizzazione della ZLS era stato dettato dal bisogno per i Paesi della Riva Sud del Mediterraneo di adattare la competitività delle loro economie alla liberalizzaione totale degli scambi. Come spesso accade, pero', i tempi lunghi della UE hanno permesso agli USA di inserirsi relizzando, in tempi molto più brevi questa ZLS bilaterale. In effetti, dopo avere stipulato una ZLS con la Giordania, gli USA hanno previsto di creare una ZLS con il Marocco e, forse, con l'Algeria, entro la fine del 2003. Il motivo strategico parrebbe essere quello di inserire un cuneo tra le promesse Europee ed i bisogni immediati dei paesi mediterranei di trovare nuovi sbocchi ed investimenti per i loro prodotti. Il 17 Gennaio scorso, infatti, Robert Zoellick (Rappresentante Americano per il Commercio) ha dichiarato: "(...) Il Marocco non é la proprietà dell'antica potenza coloniale. Se la UE é lenta, non é la colpa degli USA"2

Da ultimo, occorre segnalare come la nuova dottrina Bush parrebbe dover trovare applicazione nella codificazione delle relazioni internazionali del Post Guerra Fredda, con particolare riferimento ai paesi in via di Sviluppo. Un "briefing paper" del Royal Institute of International Affairs (RIIA - "Iraq: the regional fallout" - Briefing Paper N°2 - February 2003) mette in evidenza come sia in atto una riconsiderazione della sovranità nazionale nel mondo in via di sviluppo. In effetti, la strategia americana parrebbe volere indirizzare l'eliminazione di ogni attività terroristica proveniente da questi territori, l'eliminazione di ogni arma di distruzione di massa e l'introduzione (forzosa) dell'economia di mercato con la firma di accordi commerciali "recognizing and institutionalizing the political effects of globalization".

Attualmente esiste una differenza troppo grande di potere - politico e militare - fra USA e UE anche se, da un certo punto di vista, l'UE é l'unico partner adeguato degli USA, se non vogliono cadere nel più marcato e dannoso unilateralismo. I Paesi ASEAN e MERCOSUR si sono infatti dimostrati troppo deboli ed esposti a gravi crisi economiche. Questa differenza di potere spiega perché l'UE punti unicamente sul Dialogo considerato, sempre e in ogni modo, più efficace della Forza Militare a differenza, come visto, del concetto di willingness to fight and fighting to win proprio dell'Amministrazione Bush.

L'UE ha fatto del suo Acquis Communautaire la cartina di tornasole per chi vuole divenirne membro come ben sanno le amministrazioni dei PECO Candidati all'allrgamento che hanno dovuto armonizzare le loro legislazioni con i 31 capitoli dell'Acquis. Per conseguenza, il diritto internazionale deve valere, per i politici europei, sempre e comunque. Purtroppo, in molti casi occorrerebbe prendere atto che non é cosi', arrivando a comprendere che la realtà Europea - dove viviamo e siamo cresciuti - non é la regola ma é l'eccezione.

Su queste basi, parrebbe possibile affermare che i problemi tra i due blocchi siano a valenza Tattica piuttosto che Strategica.e che, quindi, ci siano margini per ridurre l'enorme fossato che é venuto a crearsi tra le due rive dell'atlantico. Ci sono pero' rischi altissimi di arrivare ad un punto di quasi non ritorno nelle relazioni bilaterali. Come giustamente segnalato da Gordon (H. Gordon - "Bridging Atlantic Divide" - Foreign Affairs ; Jan.-Feb. 2003) infatti : «(…) fundamental cultural and structural basis for a transatlantic alliance is eroding.» Esistono troppe differenze che sono percepite, soprattutto in certi ambienti governativi americani, in modo molto marcato: «Americans are from Mars, Europeans are from Venus»

In effetti, ci troviamo ad operare in un contesto dove si muovono, da un lato, una superpotenza politico - economico - militare che, a torto o a ragione, si considera aggredita, e, dall'altro lato, uno spazio politico-economico senza potere militare che si sente in pace e, finora, aveva visto nella messa in atto del Patto di Stabilità la principale fonte di contrasto tra paesi membri. Su queste basi il contrasto sulla definizione di un comune modus operandi é inevitabile.

Resta il fatto che gli Stati Uniti stanno imprimendo una velocità tale al rimodellamento delle relazioni internazionali che - cosi' com'é attualmente strutturata ( o non strutturata!) - la UE non riesce a seguire in nessun modo, dovendosi limitare ad accettare il fatto compiuto dopo avere, al massimo, sollevato sterili dubbi di legalità internazionale senza avere la forza necessaria per potere discutere. Il pericolo é che, in assenza di validi interlocutori ( e come visto, la UE é, potenzialmente, il solo valido interlocutore), gli USA aumentino sempre più il loro senso di onnipotenza che potrebbe anche a portarli al compimento di azioni preventive foriere di gravissime crisi internazionali. Se il loro obiettivo é quello di creare stabilità, cosi' comportandosi potrebbero arrivare, al massimo, ad un livello precario di meta-stabilità.

Indipendentemente dalle ragioni strategiche che hanno portato a questo marcato unilateralismo americano, da un lato, ed alla conseguente conflittualità interna alla Unione Europea dall'altro, resta tuttavia il fatto di una preoccupante tendenza che, per ora solo a livello di opinioni pubbliche, si manifesta in un marcato anti-americanismo che trova conforto in certi parlamenti Europei venendo a minare alle radici la stessa esistenza della UE, a meno che non la si volesse ridurre ad una mera Regione di Libero Scambio. Al contrario, un'Unione Europea con una politica estera coesa e credibile potrebbe divenire una controparte capace di fare uscire gli Stati Uniti da quell' "Assertive unilateralism" in cui hanno posizionato la loro politica estera.

1Molti osservatori hanno raggiunto un consenso nell'identificare i due grandi motivi che hanno portato alla "Globalizzazione": la rapidità nel flusso dell'informazione e gli accordi commerciali multilaterali che, improntati alla più marcata reciprocità, sono stati propugnati dal WTO a seguito degli accordi di Doha del 2001. Il venir meno degli accordi commerciali multilaterali andrebbe a ledere alle fondamenta il concetto stesso di globalizzazione.
2 K. Mamidou - "Maroc: entre Bruxelles et Washington" Arabies - Mars 2003 (pag. 12)


Raffaele Boldracchi

Ulrich Realist
19-04-03, 18:17
Reagisco a questo esame delle reelazioni USA-Europa, il quale é apparentemente completo.
Un commento. Un fattore che credo influisca sulla politica di Bush. Chi gli ha pagato la campagna elettorale ? La lobby dell'industria del petrolio ?. O la lobby dell'industria degli armamenti ?
Chiedo risposta. Se queste due lobby gli avessero pagato la campagna elett., allora capisco che Bush accenderà altre guerre.

Ora questi miei dubbi sono domande che pongono i cittadini USA, oppure no ?

Se i cittadini USA non ne parlano, allora perché non ne discutiamo e indaghiamo in Europa ? E poi sbandieriamo la risposta ?

Il pericolo guerrafondaio é sempre esistito. Ma prima la CIA agiva nell'ombra. Ora si tratta di dottrina ufficiale.

Io credo che gli europei debbano cercare lma risposta e poi, se del caso, sollevare immediatamente la questione all'ONU.

Antonio Greco
ANGREMA@wanadoo.fr

bom-bim-bom
21-04-03, 14:43
Capire i motivi e da dove viene la politica attuale USA.

http://lists.peacelink.it/pace/msg05179.html

IL SOGNO AMERICANO

Il Progetto per il nuovo secolo americano era già pronto nel 1998. E'' un piano dei centri di ricerca americani di estrema destra per il dominio mondiale degli Stati Uniti. La prima tappa è l'attacco all'Iraq

JOCHEN BOLSCHE (DER SPIEGEL, GERMANIA)

In tutto il mondo i critici del presidente Bush sono convinti che la
seconda guerra del Golfo serve essenzialmente a sostituire Saddam, anche se il dittatore non ha armi di distruzione di massa. "Non si tratta delle sue armi", scrive il pacifista israeliano di origine tedesca Uri Avnery, "questa è semplicemente una guerra per il dominio del mondo, dal punto di vista commerciale, politico, strategico e culturale". Ed è basata su modelli concreti. Realizzati già negli anni novanta da centri di ricerca di estrema destra.

(...)

Questa lettera poteva restare a ingiallire negli archivi della Casa Bianca, se non fosse stata così simile alla bozza di una guerra desiderata a lungo; e poteva essere dimenticata, se i membri del Pnac non l'avessero firmata.

I suoi firmatari oggi fanno tutti parte dell'amministrazione Bush. Sono:

il vicepresidente Dick Cheney;

il capo dello staff di Cheney, Lewis Libby;

il ministro della difesa Donald Rumsfeld;

il vice di Rumsfeld, Paul Wolfowitz;

il responsabile delle "questioni di sicurezza globale" Peter Rodman;

il segretario di stato per il controllo degli armamenti John Bolton;

il vice ministro degli esteri Richard Armitage;

l'ex vice ministro della difesa dell'amministrazione Reagan e ora presidente della commissione difesa Richard Perle;

il capo del Pnac e consigliere di Bush, William Bristol, noto come il cervello del presidente;

Zalmay Khalilzad, che dopo essere stato ambasciatore speciale e responsabile del governo dell'Afghanistan ora è l'ambasciatore speciale di Bush presso l'opposizione irachena.

La fonte diretta.

Project for the new american century.
http://www.newamericancentury.org

Abbiamo visto che attualmente il PNAC fa o è la politica estera USA, sia perchè gli uomini sono gli stessi, sia perchè le politiche son le stesse.

Vediamo allora cosa dicono e pensano dell'UE e quindi quale atteggiamento hanno nei nostri confronti.

Questo interessante articolo del Corriere della Sera può chiarificare.

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2003/03_Marzo/27/century.shtml

La guerra all'Iraq era decisa dal 1998
Sottoscritti da Rumsfeld e Cheney, parlano di supremazia degli Usa e di ridimensionamento di Nazioni Unite ed Europa

ROMA - Per alcuni uomini che contano dell'amministrazione Bush la guerra all'Iraq era decisa da tempo. Per l'esattezza almeno dal gennaio 1998: «Gentile presidente Clinton, Le stiamo scrivendo perché convinti che l'attuale politica americana nei confronti dell'Iraq non stia avendo successo». Così iniziava la lettera che l'organizzazione «Project for the New American Century» (Progetto per il nuovo secolo americano) scriveva al presidente degli Stati Uniti d'America, il 26 gennaio 1998. Poco righe dopo, senza troppi preamboli, in quella stessa lettera si dice che era venuto il momento di intraprendere un'azione militare contro Saddam Hussein e, in prospettiva, di rimuovere il rais dal potere. Per fare questo «si offre il nostro pieno supporto». A firmare la lettera, tra gli altri fondatori di New American Century, ci sono l'attuale segretario alla difesa Donald Rumsfeld e il suo vice Paul Wolfowitz, oltre ad altri nomi noti tra i conservatori americani.

COS'E' «NEW AMERICAN CENTURY» - Il think tank «Project for the New American Century» (PNAC) viene fondato nella primavera del 1997 e ha come obiettivo quello di perseguire la supremazia globale degli Stati Uniti (e qui compare anche la firma del vicepresidente Dick Cheney), raggiungendo tutti i primati, politici, economici e militari che la fine della guerra fredda ha lasciato aperti per il XXI secolo.

RIDUZIONE DELL'ONU E IL RUOLO DELL'EUROPA - In diverse pagine del sito dell'organizzazione si ospitano saggi e articoli che sostengono come gli Stati Uniti, per poter raggiungere i loro obiettivi, debbano liberarsi dei vincoli imposti dal ruolo dell'Onu - in particolare dal Consiglio di Sicurezza - e come sia da tenere a freno una crescita economica e militare dell'Europa.

TESTI CONSIGLIATI - Nella pagina del sito dedicata alle ultime novità ci sono anche le segnalazioni dei libri recenti consigliati ai navigatori. L'ultimo, in ordine di tempo è: «Usa contro Europa nel nuovo ordine mondiale» di Robert Kagan. La prefazione inizia cosi: «E' venuto il momento di finire di pretendere che europei e americani dividano la stessa visione del mondo, o anche che essi occupino lo stesso mondo».

Io capisco che per molti sia doloroso accettare la attuale realtà dei fatti ossia che per il PNAC, ossia l'attuale amministrazione USA che verrà quasi sicuramente confermata alle prox elezioni, l'integrazione europea E' UNA MINACCIA e chi vuole un Europa unita, sempre più integrata, con politica estera comune ecc. ecc. E' UN NEMICO.

A buoni intenditori poche parole. ;)