PDA

Visualizza Versione Completa : 5) I sistemi politici: Paesi scandinavi



Studentelibero
07-04-03, 21:03
Stati Scandinavi: Sistema politico

Scandia era l'antico nome latino utilizzato per indicare una vasta zona di terra comprendente i territori di Danimarca, Norvegia e Svezia che già in epoca medievale avevano dato vita ad organizzazioni stabili di governo. La Finlandia e l'Islanda non erano all'epoca dei territori indipendenti; la Finlandia appartenne fino al 1809 al Regno di Svezia per poi passare alla Russia fino al raggiungimento dell'indipendenza nel 1917; l'Islanda proclamò la propria indipendenza dalla Danimarca occupata dai nazisti nel 1944 mentre la Norvegia, dapprima indipendente, venne governata dalla Danimarca fino al 1814, anno in cui passò alla Svezia come ricompensa per la cessione della Finlandia allo zar di Russia. Nel 1905 la Norvegia riacquistò finalmente l'indipendenza.

Gli stati scandinavi presentano delle caratteristiche sociali, economiche e politiche molto simili fra di loro al punto che normalmente si parla di modello scandinavo per indicare appunto un determinato modo di "fare politica" che ha trovato piena applicazione pratica nei 5 paesi summenzionati, sebbene tra gli stessi paesi non manchino delle differenze anche molto marcate; per esempio Svezia, Norvegia e Danimarca sono delle monarchie costituzionali, mentre Finlandia e Islanda sono delle repubbliche. Le monarchie scandinave hanno una funzione principalmente rappresentativa sebbene possano vantare delle prerogative importanti. Non è questo il caso della Svezia dove il sovrano, pur mantenendo la carica di capo dello stato, non può più sanzionare le leggi, nominare il primo ministro (viene nominato dal presidente del Riksdag a meno che, nei 4 giorni successivi, la camera non lo respinga a maggioranza) e aprire le sessioni del parlamento. Il re svedese non è nemmeno più capo delle forze armate, limitandosi ad accreditare gli ambasciatori esteri.

Gli stati nordici presentano una forma di governo parlamentare con un sistema elettorale proporzionale, tutti hanno delle costituzioni scritte, alcune delle quali molto antiche come quella norvegese che risale al 1814, sebbene sia stata successivamente aggiornata, ma nessuno di essi possiede una corte costituzionale. Tra le altre caratteristiche comuni degli stati scandinavi si possono indicare:

1. Tendenza al monocameralismo: tutti gli stati scandinavi presentano dei parlamenti monocamerali; in Danimarca il monocameralismo è stato introdotto con la Costituzione del 1953 che ha abolito il precedente bicameralismo, mentre in Norvegia e Islanda il parlamento, eletto unitariamente si scinde successivamente in due camere (l'Islanda vanta il parlamento più antico, essendo stato istituito nel 930). Anche in Svezia il Riksdag (parlamento) a seguito di una riforma costituzionale nel 1969 è stato trasformato in organismo monocamerale. Tutti i parlamenti scandinavi possiedono delle forti prerogative nei confronti dei rispettivi governi; presentano dei poteri legislativi esclusivi e il potere di far dimettere il governo che non ottenga la loro fiducia. L'unica eccezione è forse costituita dalla Finlandia dove il Presidente possiede dei poteri notevoli nei confronti del parlamento, accresciuti anche dalla personalità forte dei presidenti che si sono succeduti, a partire dal maresciallo Mannerheim. Per esempio il presidente finlandese può negare il proprio assenso a una legge del parlamento salvo poi concederlo se la legge viene riapprovata nella legislatura successiva.

2. Ombudsman: tutti gli stati scandinavi presentano la figura dell'Ombudsman, ossia un commissario nominato dal parlamento e incaricato di verificare il corretto funzionamento della pubblica amministrazione.

3. Referendum: tutte le costituzioni scandinave prevedono l'istituto del referendum, particolarmente utilizzato in Danimarca (ricordiamo i referendum indetti dai governi danesi per la ratifica di accordi conclusi a livello comunitario), come forma di partecipazione popolare alla vita politica del paese.

4. Similitudini nella struttura partitica: negli stati scandinavi la vita politica è dominata dalla presenza di alcuni grandi partiti che presentano delle caratteristiche similari. Accanto alle grandi famiglie di partiti tipiche della tradizione europea continentale: conservatori, liberali e socialisti, una posizione particolarmente forte è occupata dai partiti contadini. Qui si evidenzia una differenza fondamentale rispetto al resto dell'Europa, dove il supporto ai partiti agrari è stato assorbito dai partiti conservatori nel corso dell'evoluzione politica degli stati. Negli stati scandinavi invece i partiti agrari hanno marcato in maniera netta la propria differenza rispetto ai partiti conservatori, si sono organizzati in partiti di massa e sono riusciti a mantenere un'alta percentuale di consensi trasformandosi in partiti di centro.

5. Similitudini nella formazione dei governi: sebbene negli stati scandinavi un elemento centrale della vita politica sia il compromesso tra le forze politiche che ha permesso spesse volte la formazione di governi di minoranza, tra i partiti non sono mancate e non mancano certo le tendenze verso la formazione di governi di maggioranza. E' interessante notare come i partiti non socialisti tendano negli stati scandinavi a formare delle coalizioni a maggioranza minima tra gli altri partiti non socialisti, mentre i partiti socialisti puntano alla conquista di una reale maggioranza, di solito supportata esternamente da altri partiti di sinistra come i comunisti.

6. Il corporativismo: i modelli corporativi di decisione e esecuzione delle politiche pubbliche rappresentano un elemento essenziale negli stati nordici. Il corporativismo nordico affonda le proprie radici all'epoca della grande depressione degli anni '30 del secolo scorso quando furono adottate delle politiche che, pur mantenendo il carattere capitalista dell'economia, hanno introdotto una vasta legislazione sociale per cercare di migliorare la situazione di migliaia di persone colpite dalla crisi economica. In quest'ambito, le organizzazioni imprenditoriali accettarono la presenza delle organizzazioni sindacali come elementi necessari per garantire l'applicazione delle politiche pubbliche. Fu cosi possibile la nascita di un patto sociale a tre comprendente lo stato, i lavoratori e i datori di lavoro che ha permesso la crescita industriale accompagnata da bassa inflazione e supportata dalle politiche sociali dei governi. Ciò significava una partecipazione costante delle parti sociali alla definizione delle politiche pubbliche, partecipazione che in alcuni casi si è spinta fino all'integrazione delle parti sociali nello stato. In Svezia, per esempio, i gruppi di interesse sono profondamente inseriti nel meccanismo decisionale del paese e dotati di una sorta di potere di veto nella definizione delle politiche economiche e nella loro implementazione.

Il modello scandinavo, tuttavia, è entrato in crisi alla metà degli anni '80 a causa dei rallentamenti dell'economia mondiale e dell'aumento delle spese sociali. E' stato quindi necessario ripensare l'intero modello economico- sociale e introdurre una serie di correttivi; gli stati scandinavi hanno puntato a una trasformazione radicale delle proprie economie, introducendo una maggiore flessibilità del lavoro e favorendo la nascita e lo sviluppo di nuove imprese altamente tecnologiche. In tutto questo, un ruolo importante è stato svolto dai sindacati i quali, consci della necessità di procedere a trasformazioni economiche radicali per mantenere tassi di crescita costanti, hanno messo da parte considerazioni di carattere ideologico e hanno accettato di ridiscutere la attuazione delle politiche economiche. Il risultato è stato una crescita economica maggiore che negli altri paesi europei e un'inflazione più bassa, con li innegabili effetti benefici che tutto ciò ha sul benessere generale della popolazione.