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Nirvana
07-04-03, 21:32
Caccia all’assassino della donna etiope: ha sparato da pochi centimentri di distanza

Giallo di Ceprano/Secondo l’autopsia, il decesso risale alla notte tra venerdì e sabato. Soltanto oggi arriveranno i carabinieri del Ris

L'hanno uccisa con un colpo di pistola dietro alla testa. Esploso con un'arma di piccolo calibro puntata a pochi centimetri dalla nuca: un'esecuzione compiuta senza pietà. Così è stata assassinata Ghebriela Bokredihgil (57 anni) la domestica etiope trovata morta sabato pomeriggio nel suo villino di Ceprano. L'autopsia eseguita ieri pomeriggio dal medico legale Paolo Straccamore ha accertato che la ferita dietro all'orecchio della donna non è stata provocata da una caduta, come si era pensato in un primo momento. Ha individuato il foro d'entrata di un proiettile, le bruciature che si formano sulla pelle quando il colpo viene sparato da molto vicino. L'omicidio è stato compiuto tra la mezzanotte di venerdì e la tarda mattinata di sabato, come indicano la rigidità del cadavere e le condizioni del sangue nel pavimento del soggiorno: circa dodici-diciotto ore prima che alle 16.30 di sabato il convivente Umberto Piancastelli (73 anni) rientrasse nel loro villino a due piani in via Molete nelle campagne al confine con Strangolagalli, scoprendo il cadavere quasi sotto al tavolo nella sala da pranzo.
Il cerchio delle indagini si allarga. E punta su Roma dove Ghebriela andava spesso a lavorare, facendo le pulizie. Nella Capitale aveva una seconda vita e molte amicizie, i carabinieri del capitano Luciano Soligo vogliono accertare se proprio lì si nasconda l'assassino; qualcuno dice che più di una volta sia tornata da Roma con lividi sul corpo. La prima vita invece era quella che la donna conduceva da una dozzina di anni a Ceprano. Molto riservata, in giro non la vedevano quasi mai: per molti è una sconosciuta quella donna dalla corporatura minuta e la pelle scura. In Ciociaria ci era arrivata seguendo Umberto Piancastelli, lo aveva conosciuto oltre vent'anni fa nel carcere romano di Regina Coeli dove lui era infermiere e lei lavorava come vivandiera nella mensa. In quel villino di Ceprano Ghebriela si occupava delle pulizie, accudiva Umberto: negli ultimi tempi non andavano molto d'accordo, vivevano separati sotto lo stesso tetto. Al momento dell'omicidio lui era nell'ospedale Pasquale del Prete di Pontecorvo, ricoverato da una settimana per accertamenti. Lo hanno dimesso sabato pomeriggio, sono andati a prenderlo tre amici. Insieme sono tornati a casa, scoprendo il delitto.
Il cancello d'ingresso era chiuso, il portone del villino invece era aperto. Nessun segno di forzatura ma non tutto è in ordine tra le stanze, sembra però che non manchi nulla. Un assassinio compiuto da un ladro scoperto da Ghebriela? I carabinieri lo escludono: perché il colpo è stato sparato da dietro e da molto vicino, come se qualcuno avesse voluto giustiziarla; un ladro avrebbe sparato di fronte e da più lontano. In quella casa oggi arriveranno i carabinieri del Reparto Investigazioni Scientifiche per rilevare tutte le impronte digitali.
Per tutta la giornata di ieri il sostituto procuratore Antonio Masone, il tenente Antonio Contente ed il maresciallo Giuseppe Colella hanno ascoltato i vicini di casa. Gli ultimi ad averla vista con certezza dicono di averla incontrata lunedì, altri - meno sicuri - dicono venerdì mentre rincasava con le buste della spesa. Nessuno ha sentito macchine fermarsi di fronte a quel villino, nessuno ha sentito grida. Unici testimoni oculari sono le decine di cani attorno a quel villino bianco a due piani: i grossi cani che Umberto allevava per passione da anni. Ma loro non possono parlare