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Visualizza Versione Completa : La storia di The Agonist



Jaki
25-04-03, 22:24
È uno dei più popolari weblog sulla guerra in Iraq. Il suo autore riesce ad avere notizie sul conflitto ignote persino ai giornalisti al fronte. Come fa? Semplice: copia tutto, e non cita le fonti.


Il mese scorso abbiamo raccontato la storia di Christopher Allbritton, il giornalista statunitense che sul suo blog chiedeva il finanziamento dei lettori per andare in Iraq del nord a raccontare la guerra e la ricostruzione. Forse vi farà piacere sapere che, da allora, Christopher è riuscito a racimolare più di 10 mila dollari ed ora si trova nel Kurdistan iracheno; dopo la caduta di Bagdad, è probabilmente la regione più interessante per i giornalisti tra quelle toccate dal conflitto.

Sarà contento Christopher, che ha realizzato il suo sogno. Saranno contenti i suoi finanziatori, che ora, in segno di riconoscenza, ricevono in anteprima i reportage originali che Christopher invia dalle zone di guerra e poi ripubblica online. Tutti contenti, insomma. Se non fosse che c’è qualcuno che, senza muoversi dalla sua casa in Texas e senza chiedere una lira ai suoi lettori, pubblica servizi che fanno impallidire non solo quelli di Christopher, ma anche quelli della CNN e di Sky News.

Sean‑Paul Kelley ama definirsi «scrittore, viaggiatore e pensatore». In effetti, come si evince dalla sua biografia, è uno che ha viaggiato e scritto molto; è poi fuor di dubbio che sia uno di quelli che una ne fanno e cento ne pensano. Basti dire che all’inizio della guerra in Iraq, osservando la copertura mediatica dell’evento, Sean‑Paul si ritenne del tutto insoddisfatto; ma invece di spegnere la TV e buttare il giornale, come farebbero tutti, aprì una trentina finestre del suo browser e decise che, prendendo un pezzo là ed uno qua, avrebbe fornito lui la migliore copertura del conflitto.

Il sito The Agonist, gestito per l’appunto da Sean‑Paul, è diventato uno dei “warblog” più popolari della Rete: si parla di oltre 100 mila pagine viste al giorno. Una massa di visitatori che ha fatto di Kelley una celebrità, con tanto di interviste sulla NBC, sul New York Times e su Newsweek. Soprattutto, The Agonist sembra essere diventato una vetrina ambita per le fonti di prima mano dal campo di battaglia. Sean‑Paul Kelley è lo 007 della guerra in Iraq; gli giungono notizie che solo l’intelligence statunitense conosce: ad esempio, il racconto inedito dell’occupazione dell’aereoporto di An Najaf. Sono proprio questi post, esclusiva di The Agonist, ad accrescere a dismisura la popolarità del sito.

«Esclusiva un corno!», tuona il primo aprile General Roy, gestore del sito Strategic Armchair Command. «La metà dei post di The Agonist, cioè quasi tutti quelli non attribuiti ad alcun giornale, sono identici ai rapporti pubblicati da Stratfor!». Stratfor è un servizio a pagamento i cui abbonati sborsano tra i 50 e i 600 dollari l’anno per avere resoconti di prima mano sull’attività delle forze armate e dei servizi di intelligence. Secondo General Roy, Sean‑Paul Kelley non avrebbe fatto altro che copiare sul suo sito i rapporti a pagamento di Stratfor; sembra un pesce d’aprile, ma non lo è.

General Roy documenta in maniera dettagliata i post (sono più di 10 in un solo giorno) pubblicati da Stratfor e ripresi pari pari, senza citarne la fonte, da The Agonist. La giustificazione di Kelley per l’infamante accusa di plagio, ha dello straordinario: «Lavoro con un palmare che porto sempre con me. Mi piacerebbe citare tutte le fonti, ma non ce la faccio. Se qualcuno si è adirato per questo, lo prego di comprendermi». Una giustificazione che lascia il tempo che trova dal momento che, in molti dei post incriminati, Sean‑Paul faceva riferimento a fantomatici “uccellini” o “amici turchi” che gli avevano passato le informazioni in esclusiva.

La stampa ufficiale, che tanto lo aveva corteggiato, comincia a pressarlo. Il sito Wired lo contatta a ripetizione; Sean‑Paul resiste, concede, spesso si contraddice. Alla fine deve ammettere che il suo uccellino, cosi come il suo amico turco, altri non sono che il sito Stratfor. «Stavo provando a sviluppare le mie fonti», confessa; il suo intento, spiega, era fare clamore in modo che qualche gola profonda dell’esercito, del governo o dei servizi segreti lo notasse e cominciasse ad inviargli materiale buono.

Per uno che voleva essere l’alternativa alla CNN e al New York Times, è una bella botta. Ma Sean‑Paul non è tipo da scoraggiarsi. «La mia credibilità è distrutta?», si chiede. «Forse sì, ma non è una cosa che devo stabilire io». Da dove gli arriverà tanta sicumera, vi chiederete voi? Chissà: magari dal fatto che, dopotutto, quelli di Stratfor l’hanno presa bene: potevano fargli causa, invece si sono limitati a dirgli di citare le fonti e di non copiare più di due post al giorno. Ma, secondo il nostro modesto modo di vedere, la vera forza di Sean‑Paul è Tatiana. Chi è Tatiana? Tatiana è la fatona russa che il 5 aprile scorso è diventata la signora Kelley. Ecco uno degli ultimi post del suo blog: «Amo moltissimo mio marito. Non so cosa farei senza di lui. È la mia luce nel buio». Per uno che gioca a fare lo 007 è un buon inizio: dalla Russia con amore.