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adsum
04-05-03, 13:20
AMICI DELLE DUE SICILIE

L'amico e Compatriota Sebastiano Gernone ha fatto pervenire a questa Rete la nota, allegata al presente messaggio, diretta al Presidente della Repubblica Italiana, con la preghiera di darne la massima diffusione.
Sicuramente gli argomenti affrontati fanno parte di tutto il castello di menzogne che da 142 anni infangano e mortificano la nostra Storia e la nostra Gente.
Ad ognuno di noi il compito di estrarre e divulgare la verità abbattendo, appunto, in ogni sede, anche istituzionale, le barricate della mitologia sabaudo-risorgimentale che fanno solo male alla democrazia repubblicana.

Cap. Alessandro Romano


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Fortezza Virtuale di Civitella del Tronto, 3 maggio 2003

LA MEDAGLIA SMEMORATA

Sebastiano Gernone


Gent.mo Presidente Ciampi,



Ella in occasione della Settimana della Cultura e dell’Arte, conferirà il 5 maggio 2003 quindici medaglie d’oro a benemeriti, su proposta e in accordo con il ministro per i Beni Culturali Giuliano Urbani.

Tra i premiati designati è incluso il professor Giuseppe Talamo, presidente dell’Istituto del Risorgimento italiano e autore di numerosi studi su De Sanctis, Cesare Balbo, Cavour, Mazzini, De Pretis ed altri.

Il prof. Talamo, tra l'altro, fu autore precoce di un libretto celebrativo sul Risorgimento, distribuito nel 1961 in tutte le scuole italiane in occasione del centenario della nazione; recentemente ha diretto una équipe che ha svolto il lavoro di restaurazione e riordino, dopo oltre vent’anni di chiusura, del Museo Centrale del Risorgimento nella sua sede storica al Vittoriano – Altare della Patria, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.

Chi scrive partecipò il 22 novembre 2002 ad un incontro organizzato a Roma dall’Associazione Librai Italiani intitolato "Risorgimento: un dibattito ancora aperto ".

Quel che mi sorprese nel vivace dibattito, fu l’intervento retorico del Talamo sul Risorgimento, un intervento che ignorava del tutto studi e ricerche pubblicate negli ultimi quarant’anni. Il neo- benemerito, inoltre, affermò che l’ingresso a Napoli di Garibaldi fu "contrastato" unicamente da colpi di cannone sparati a salve, e che il ministro dell'interno borbonico Liborio Romano era colluso con la camorra; il tutto espresso in tono riduttivo nei confronti dei Meridionali rispetto alle vicende del 1860.

Occorre, caro Presidente, essere corretti nell’analisi storica:

Il ministro Romano , trasformista e dagli intrecci malavitosi , fu regista e organizzatore dell'ingresso di Garibaldi a Napoli da lui personalmente accolto; entrò successivamente a vele spiegate nel Parlamento italiano da importante onorevole. Gli esclusi furono i contadini meridionali, che costituivano gran parte della popolazione di quei tempi. Essi furono costretti forzatamente all’innovativo servizio militare obbligatorio per cinque anni, al pagamento di nuove tasse che li immiserirono, alla sottrazione dei diritti di pascolo e di raccogliere legna ecc..

Condizioni che costrinsero numerose decine di migliaia di braccianti agricoli, rurali e pastori a divenire partigiani - briganti e a scontrarsi militarmente e con gran violenza con l’esercito italiano appena sorto. Il nuovo Comando militare inviò nelle regioni meridionali conquistate più di 120.000 soldati che, in stato d’assedio, fucilarono più di 20.000 meridionali, come risulta dai dati esposti da un collaboratore degli archivi militari presente al Convegno romano e dagli studi - indicazione statistica per difetto -del prof. Roberto Martucci.

Al Convegno ricordai la censura a tutt’oggi dei documenti militari sulla guerra civile definita brigantaggio, in verità guerriglia di difesa dai conquistatori.

Su quest’aspetto denunciato dagli specialisti dal 1964 a oggi, Ella ne fu informata a suo tempo con una mia lettera, presente su numerosi siti, e ripresa da varie lettere apparse recentemente sul Corriere della Sera . Negli anni successivi moltissimi di quei contadini e i loro figli, scampati alle rappresaglie e ai campi di prigionia, ai luoghi di deportazione per contadini- briganti, soldati meridionali borbonici contrari ai Savoia e renitenti alla leva, emigrarono all’estero come risulta dalla comunanza di cognomi nei registri dei musei d’oltre oceano dedicati agli emigrati.

Per le ragioni esposte dissento, signor Presidente, dal riconoscimento pubblico al citato studioso.

Nulla di personale, tant’è che fummo rallegrati quando Lei premiò Franco Della Peruta, l’insigne studioso del Risorgimento che ha sempre difeso le ragioni dei contadini –briganti, quelle denunciate da Giuseppe Ferrari in Parlamento nel 1861, inorridito dopo il sopralluogo che effettuò nei paesi meridionali di Pontelandolfo e Casalduni bruciati e distrutti con i loro abitanti dai bersaglieri.



Gent.mo Presidente,

La invitiamo a dare il suo Alto Patronato alla rapida informatizzazione degli archivi civili e militari dal Risorgimento alla II guerra mondiale, per una rinnovata ricerca storiografica sulla scia degli archivi del Senato e della Camera.

La Patria è fatta anche di un sentimento profondo che rispetta le complesse vicende della Storia. Noi meridionali l’abbiamo già compreso. Cordiali saluti.

Sebastiano Gernone