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Nirvana
08-05-03, 21:55
Indagine della Guardia di finanza porta a un clamoroso epilogo. Ma in un caso è possibile il condono

Due di Viterbo, due di Orte: hanno sottratto al fisco 14 milioni di euro
Un’indagine partita lo scorso luglio e conclusasi con quattro denunce ai danni dei titolari di altrettante aziende. Tutti evasori, tre totali e uno paratotale, due di Viterbo e due di Orte. Il lavoro della Guardia di Finanza non conosce condoni, a differenza di almeno della metà delle persone sotto accusa. Cifra complessiva sottratta al fisco: 13.551.152 euro, più altri 184.782 di Irap, 1.746.128 di Iva relativa e 1.820.250 di Iva dovuta.
Proprio sui condoni la premessa del comandante provinciale, Vittorio Di Sciullo. «E’ un tema che, pur condizionandola - dice - non ha bloccato la nostra attività. Esistono infatti casi in cui è possibile avvalersi di tali benefici, alla cui scadenza, il 16 maggio, proseguiranno i controlli per verificare se i soggetti si sono messi realmente in regola». Ma in altri neanche i condoni osano. E riguardano la prima società del capoluogo, in accomandata semplice, fornitrice di arredi per uffici, scuole e Enti pubblici, tra cui il Comune di Viterbo, completamente al di fuori dalla vicenda. Anzi, proprio i bonifici bancari dell’amministrazione hanno contribuito a chiudere il cerchio, insieme a investimenti in borsa, titoli di Stato, acquisto di gioielli e immobili. L’evasione è totale, dal ’93 al 2001, per una cifra che sfiora i 7 milioni e mezzo di euro. «In questo caso - spiega il capitano Vincenzo Bernardo, che ha seguito le operazioni coadiuvato dai marescialli Carlo Pesci e Antonio Sacco - non c’è traccia di registri contabili, pochissime le fatture. Si è prospettata quindi anche l’accusa di concorrenza sleale nelle gare d’appalto, poichè, non pagando le imposte, si potevano offrire servizi più vantaggiosi, incassando allo stesso tempo l’Iva pagata dagli enti pubblici».
Quasi 4 i milioni di euro evasi totalmente dal ’97 al 2001 dal titolare da una ditta individuale di Orte. Sulla carta una partita Iva aperta nel settore dell’agricoltura, «del quale - continua il capitano Bernardo - non conosceva invece nulla, lavorando di fatto per industrie siderurgiche attraverso saldature di metalmeccanica».
In queste prime violazioni la scappatoia del condono non può essere applicata. Possibilità scarse ma reali nel terzo, una srl, ancora del capoluogo, il cui titolare risulta evasore totale nel ’99 e 2000 per circa mezzo milione di euro. Settore, l’abbigliamento. Grazie all’attività illecita ha potuto immettere sul mercato capi a prezzi migliori. Ultima denuncia per il responsabile di una seconda ditta di Orte, sempre srl ma riconducibile allo stesso nucleo familiare, commercianti di auto. Unico caso di evasione paratotale, 1.617.129 euro dal ’99 al 2001, e di certezza quasi matematica di appello al condono.
La contabilità c’è ma è inattendibile, gli incassi venivano tassati solo ai fini delle imposte dirette, evadendo l’Iva.