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Davide (POL)
28-05-03, 18:26
Giornale del Popolo
Edizione del 27/05/2003

Luganese (Svizzera)

Progetti - Dall'ATRA Lugano è partita un'importante iniziativa

Quando la tecnologia può evitare la vivisezione
C'è la possibilità, sperimentata con successo in Italia ed in India, di sostituire gli esperimenti su animali per scopi didattico-dimostrativi con metologie alternative basate su programmi informatici. L'associazione le ha inviate ai docenti di tutte le università e ora aspetta una risposta.

E' possibile rinunciare alla sperimentazione sugli animali vivi, quando questa vien effettuata nelle università a scopi didattico-dimostrativi? E' possibile mediante le nuove tecnologie, e l'informatica in particolare, porre freno entro limiti perlomeno accettabili alla pratica che sacrifica sull'altare della scienza - e non sempre cum grano salis - tante creature? Volendolo è possibile. Ne abbiamo preso atto ieri in un incontro-stampa organizzato dall'ATRA-Associazione svizzera per l'abolizione della vivisezione. E' possibile non per una scelta di natura puramente etico-pietistica, bensì per il semplice e importantissimo motivo che è stato escogitato “qualcosa” che si propone tecnicamente come alternativa al sacrificio dell'animale. Lo sostiene chi ha contribuito ad elaborare questi metodi sostituivi, facendoli anche sperimentare. Si tratta di Massimo Tettamanti, ricercatore consulente scientifico dell'ATRA. Propugnatore di un'iniziativa che la sezione luganese dell'associazione, presieduta da Max Molteni, ha entusiasticamente “abbracciato” con l'obiettivo di diffonderla a livello nazionale.
Nei laboratori didattici degli atenei elvetici dove non viene svolta attività di ricerca - spiega Massimo Tettamanti - gli esperimenti si possono classificare, generalizzando, come didattico-dimostrativi. Lo studente, solitamente, non lavora su animali vivi. E' il docente o il suo assistente che subito prima dell'inizio della lezione uccide la bestiola (vermi, rane, roditori, conigli, cani, molluschi o crostacei, ecc.). E secondo gli ultimi dati ufficiali forniti dall'Ufficio federale di veterinaria, il numero di cavie è aumentato addirittura del 36,6% tra il 2000 e il 2001. Un dato in controtendenza rispetto a quanto accade all'estero e che giustifica secondo gli animalisti la necessità di intervenire.
Come? Promuovendo fattivamente presso le università l'utilizzo appunto di metodologie alternative alla vivisezione. Questa la strategia. Recentemente è stata pubblicata in Italia la seconda edizione del libro “Dalla cavia al mouse del computer” del coordinamento internazionale interNICHE che raccoglie e presenta più di 400 programmi informatici multimediali già utilizzati e disponibili che possono sostituire l'uso e quindi “la macellazione” di un essere vivente durante una lezione universitaria: simulazioni di esperimenti condotti sui nervi e sui tessuti delle rane, CD-ROM sull'anatomia umana e di diverse specie animali, programmi sulle funzioni polmonari, la respirazione, sul sistema cardiovascolare, ecc.. E l'ATRA, ovviamente si è premurata di regalare a tutte le facoltà scientifiche il suddetto libro, offrendo gratuitamente ai docenti interessati qualsiasi metodologia che possa loro servire. Nella speranza, ovviamente, di vincere la naturale resistenza che sorge spontanea in chi viene invitato a cambiare sistema di lavoro. Un'iniziativa rivoluzionaria e che all'estero ha fatto proseliti, osserva Tettamanti che ne è stato il creatore e il promotore. Il progetto infatti ha già messo radici negli atenei italiani dove 103 corsi di laurea (72% del totale) non utilizzeranno più animali a scopo didattico, con il risultato di salvarne 10mila all'anno; ed in India dove, grazie ad un accordo con il Governo, la vivisezione nell'ambito specifico è praticamente scomparsa (55mila gli animali risparmiati). E, a motivo di ulteriore soddisfazione, gli studenti istruiti con le moderne tecnologie sono risultati essere - per ammissione stessa dei docenti - in alcuni casi altrettanto preparati e in tutti gli altri casi maggiormente preparati di quelli che hanno seguito le sperimentazioni tradizionali dal “vivo”. Max Molteni, dal canto suo, ha messo debitamente in risalto l'aspetto singolare, nell'ambito dell'ormai venticinquennale attività dell'ATRA, di quest'iniziativa «che risponde ad una sensibilità che sta crescendo»: il fatto che per la prima volta permetta all'associazione di essere scientificamente costruttiva e propositiva. Da ultimo, ma non certo in ordine di importanza, da segnalare che la sua introduzione in Svizzera non si scontra con nessuna normativa in materia. L'articolo 19b della Legge federale sulla protezione degli animali (LPDA) del 9 marzo 1978 recita in effetti che «La Confederazione promuove e sostiene il riconoscimento internazionale di metodi d'esame sostituitivi degli esperimenti sugli animali».
Già, ma ora la palla passa nelle mani della... controparte: i docenti.