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Visualizza Versione Completa : L'Europa continentale? Spero che si israelizzi



Allanim
28-05-03, 19:07
C'è da chiedersi quale leader di quale stato europeo quale che sia, forse ad eccezione di quello della Gran Bretagna, avrebbe avuto ed ha la forza, l'intelligenza, la moralità politica e civile che Ariel Sharon ha mostrato ieri, con il suo pubblico intervento, con il quale ha letteralmente sfidato l'opinione pubblica israeliana a dare altro nome di quello di "occupazione" alla presenza pubblica israeliana su territori che in questi decenni Israele ha ritenuto di dover direttamente amministrare per un'elementare diritto-dovere di autodifesa e di difesa dei più elementari diritti umani e politici anche degli arabi nel frattempo denominati e divenuti "Palestinesi".
"Tre milioni e mezzo di persone, oggi, vivono sotto la nostra occupazione. Finalmente, oggi, sta venendo alla luce una alternativa per loro, per noi, per la democrazia. Ho scelto di percorrere la via di questa alternativa..."
Non solamente, perfino nei difetti e nei vizi, Israele è Europa, Italia, ma occorre in alcuni momenti drammatici di verità e di scelte anche ideali riconoscere che dobbiamo augurarci che l'Europa, l'Italia diventino, esse, capaci d'essere israeliane, anche israelizzate. Invece, per troppi versi, l'Europa Continentale, ripeto, Continentale, continua ad essere e, dio non voglia, ridivenire sempre più quella che ha incessantemente prodotto per più di un secolo sterminii, guerre davvero atroci, comunismi, nazismi, fascismi, genocidi etnici-fondamentalisti, "colonnelli" con ogni uniforme, militare, clericale, autoritaria, antipopolare-populista per non essere impopolare di fronte alle necessità di sviluppo di civiltà umana e politica.
Mentre il Presidente Pera è a Gerusalemme e in Israele, il Presidente Casini si accinge anche lui a recarcisivi, precedendo il Presidente Berlusconi ormai alla vigilia dell'assunzione della funzione di Presidente del Consiglio dell'Ue, mentre in Israele, quasi all'improvviso, molte voci salutano nell'Italia il paese europeo più amico (il paese che vedeva la seconda personalità della Repubblica italiana ospitare clandestinamente Arafat, "dirottando i carabinieri" che lo ricercavano su mandato della magistratura italiana!), mentre è ormai chiaro che la democrazia palestinese può finalmente sperare di nascere ed affermarsi, non "con" ma contro la politica e le scelte dello stesso Arafat, occorre che l'atto formale - non più di una "letterina" - di richiesta di piena adesione di Israele all'Unione Europea venga subito fatto, sì che si tratti di un dossier già aperto anche alla cura della Presidenza italiana dell'Ue.
[...]

Marco Pannella

Creso
04-06-03, 20:07
Israele è una nazione maggiorenne, non ha bisogno di tutele o connivenze.
Gli Stati Uniti sono al loro fianco nel processo di pace, l'Europa non può giungere seconda, e con buon ritardo, a svolgere il ruolo di cavalier servente.
Arafat è ormai un fantasma politico, riconosciuto soltanto dalla Francia, nella persona del suo ministro degli esteri Dominique de Villepin, come schiaffo morale verso l'oltre-oceano.
Tradizionalmente il nostro paese è stata filo-arabo, ma l'avvicinamento del presidente Berlusconi a Bush prevede un'accettazione di rapporto privilegiato con gli stati a egli cari; l'amico del mio amico è anche il mio amico.
Questa duplicità nella posizione italiana rischia di creare delle tensioni e scontentare entrambe le parti, tradizionali o nuove che siano.

Allanim
19-11-03, 18:03
PANNELLA CONTRO LA RETORICA: QUESTA E' L'EUROPA DI VICHY
(Articolo pubblicato da Il Giornale, pag. 13, del 19 novembre 2003)

«Rendete tutti omaggio ai nostri militari. Proprio voi, schierati contro Bush e pro Saddam»

a Strasburgo

Rende omaggio a coraggio e dedizione dei carabinieri italiani il presidente dell’Europarlamento Pat Cox e chiama l'aula a un minuto di silenzio. Si sgrana anche nei palazzi della Ue il rosario delle condoglianze per chi, «entusiasticamente - come dice Cox - era partito per una missione di pace convinto di aiutare le popolazioni irakene a uscire dall'incubo della guerra».
Si commuove il numero uno del Ppe Poettering. Arde una volta tanto anche il mite Prodi che, pur «turbato», assicura come «i terroristi non ci intimidiranno».
Ma a svegliare una platea distratta e incline alla retorica tocca, al solito, a Marco Pannella.
"Non so a chi siano gradite le condoglianze che vengono da questo Parlamento”, attacca. Le orecchie si aguzzano, gli occhi si sollevano dalla lettura dei quotidiani. «Certo non ai poveri morti italiani che sanno benissimo di aver seguito la sorte di tanti inglesi e americani per i quali non ci si è fermati un minuto...». Un fiume in piena come al vecchi tempi, il leader radicale: se la prende «con questa Ue doppia e tripla», con «una Europa di Vichy, pacifista a oltranza», con un Parlamento ridotto a un «votificio partitocratico» dove allignano ben altre idee che vera solidarietà e autentiche condoglianze per chi ha perso la vita nella guerra per la libertà. «Ma quali condoglianze possono essere quelle - dice - di chi era contro Bush e pro Saddam?! Come credere a chi, sulla scia dei francesi di allora ripete oggi "Morire per Danzica? Jamais!" ».

Provoca non pochi imbarazzi in aula, Pannella Giacinto, detto Marco. Specie quando fa notare che nell'enorme emiciclo siedono appena 58 parlamentari, meno di un decimo degli eletti. Ironizza sul titolo dato da Prodi alla sua relazione: «Stato dell'Unione? Ma lo sapete o no che così si chiama la relazione che il presidente presenta annualmente a Washington che questa Europa, che pretende di fare la controriforma e non le riforme, detesta con chiarezza?! »

Intinge le sue parole nel curaro Pannella, ma non c'è solo la voglia di fare l'istrione. C'è dell' accoramento quando fa osservare a Prodi come «questa Ue finanzia tutte le dittature». C'e sofferenza quando tiene a far presente come a suo modo di vedere lo stato dell'Unione sia «miserando» e non eccellente come va sostenendo il presidente della commissione. E c'è ironia allo stato puro quando contesta, sempre a Prodi che insiste con un ministro per ogni Stato anche adesso che si va all'allargamento a 25 per facilitare la comunione continentale, come negli Usa non ci sia affatto bisogno di avere 50 ministri per tenere assieme Kansas e Connecticut. Ma è soprattutto il suo grido di dolore contro i sepolcri imbiancati delle condoglianze a comando che arriva come un colpo allo stomaco dell’ Europarlarmento. Alcuni rientrano in aula. Altri vanno assicurando della loro partecipazione alle messe che nel pomeriggio saranno tenute per ricordare carabinieri e soldati massacrati a Nassirya. Si, messe: plurale e non maiestatis. Accade che Antonio Tajani si sia dato da fare, riuscendo a ottenere che nella cattedrale strasburghese di Note Dame de Sion sia un cappelano militare (Don Malizia) a celebrare il rito, accompagnato da carabinieri giunti da Roma e alla presenza del ministro Buttiglione e di Pat Cox. Ma anche An aveva pensato bene di organizzare una iniziativa per conto suo. Maretta per qualche istante, vista la guerra degli inviti. Muta invece la sinistra italiana in Europa, almeno sul piano formale dei discorsi in aula. Ha sorpreso che Ds e Margherita abbiano accuratamente evitato commenti sul tema (anche se Napolitano e Imbeni erano alla messa organizzata da Tajani, così come anche Prodi). Ma forse si è preferito evitare un deragliamento, visto come i socialisti europei hanno osteggiato il duo Bush-Blair nella vicenda irakena.(AMC)

Allanim
05-12-03, 10:55
Il j’accuse di Pannella alla Ue
di Valerio Fioravanti


Molti di quelli che vogliono bene a Pannella sostengono che ormai il campione ha fatto il suo tempo, che ha perso smalto, lucidità, concentrazione e ipotizzano per lui una carica o un incarico che gli consenta un onorevole pensionamento. Poi arriva un intervento come quello dell’altro ieri a Strasburgo, all’Europarlamento, e verrebbe voglia di fare una petizione perché discorsi del genere vengano trasmessi a rete unificata al posto di quelli di Ciampi o Berlusconi, con l’obbligo per gli studenti di discuterne il giorno dopo a scuola.
Ha preso di petto tutti, Pannella, tutti quelli che a Strasburgo inanellavano discorsi di circostanza sulla morte di 19 militari italiani colti di sorpresa mentre riposavano all’interno di una caserma insufficientemente protetta.

Ha risposto a Pat Cox, presidente (gruppo liberale) dell’Europarlamento, che chiama l'aula a un minuto di silenzio per chi, “entusiasticamente era partito per una missione di pace, convinto di aiutare le popolazioni irakene a uscire dall'incubo della guerra”.
Risponde al numero uno del Ppe Poettering, che mostra troppo apertamente la sua commozione. Risponde a Romano Prodi, il quale, “turbato”, assicura che “i terroristi non ci intimidiranno”.
Ecco come ha replicato Pannella ai sepolcri imbiancati delle condoglianze a comando: “Non so a chi siano gradite le condoglianze che vengono da questo Parlamento… Certo non ai poveri morti italiani che sanno benissimo di aver seguito la sorte di tanti inglesi e americani per i quali non ci si è fermati un minuto...”.

In piedi, potente, senza leggere foglietti come hanno fatto in questi giorni troppi politici, ha attaccato la solidarietà di facciata messa su per la circostanza, criticando senza mezzi termini “questa Ue doppia e tripla… questa Europa di Vichy, pacifista a oltranza”, con un Parlamento ridotto a un “votificio partitocratrico” dove allignano ben altre idee che vera solidarietà e autentiche condoglianze per chi ha perso la vita nella guerra per la libertà. "Ma quali condoglianze possono essere quelle - dice - di chi era contro Bush e pro Saddam?! Come credere a chi, sulla scia dei francesi di allora ripete oggi Morire per Danzica? Jamais!”. Ha proseguito facendo notare che presenti nell’enorme aula dell’europarlamento erano solo 58 parlamentari, meno di un decimo degli eletti.

Ha ironizzato sul titolo dato da Prodi alla sua relazione: “Stato dell'Unione? Ma lo sapete o no che così si chiama la relazione che il presidente presenta annualmente a Washington che questa Europa, che pretende di fare la controriforma e non le riforme, detesta con chiarezza?!” e ha proseguito, sempre rivolto a Prodi: “Questa Ue finanzia tutte le dittature”. Poi, rapidamente, passa in rassegna i gravi difetti della politica e dell’organizzazione comunitaria, e si rattrista quando si sente in dovere di precisare come, a suo modo di vedere, lo stato dell'Unione sia “miserando” e non eccellente come va sostenendo il presidente della commissione. Le televisioni ci hanno mostrato solo fotogrammi sparsi e fuori sincrono di questo grande discorso. Non è giusto.

Allanim
05-12-03, 11:11
" EUROPA, ALZATI IN PIEDI!"
da "L'Opinione" editoriale pag.1



"Europe, stand up", Europa alzati in piedi. Così nel 1946, a Zurigo, Winston Churchill esortava i paesi europei. Un invito ripreso da Marco Pannella lo scorso 22 ottobre a Bruxelles, a commento dei risultati del Consiglio europeo sullo stato di avanzamento dei lavori della Conferenza intergovernativa. I nostri soldati muoiono, oggi, in Iraq insieme agli americani, agli inglesi ed i polacchi mentre, come dice Pannella, "qui abbiamo gli Stati "disuniti" d'Europa, abbiamo burocrazie che ormai si autodivorano e abbiamo un Consiglio che si vede invitare dal Parlamento, a luglio, a designare un rappresentante europeo per il Caucaso, e il 4 settembre, e ancora il 24 settembre, a designare un rappresentante per l'Iraq". A poche ore dalla strage di Nassiriya già Rutelli invita a "ripensare" la nostra missione in Iraq e - esaurite le frasi di circostanza- non si tratteneva dal pregustare i futuri attacchi strumentali e le polemiche contro il governo. Il comunista Diliberto non riusciva a manifestare alcun ritegno: tutta colpa di Berlusconi. L'ennesima pagina nera del comunismo nostrano. Tutto ciò mentre il paese vive ore di angoscia e di lutto. E non basta. Abbiamo un Presidente di Commissione Ue, Romano Prodi, il cui documento programmatico-elettorale sull'Europa appena diffuso già sembra un reperto archeologico. Il sogno di Prodi è un pamphlet talmente al disotto delle sfide che ci attendono e così pervicacemente impantanato in opache logiche concertative, obsolete e burocratiche da fare il paio con le facce di coloro che si sono riuniti la scorsa domenica al teatro Brancaccio di Roma e cioè tutti quelli che hanno governato l'Italia dal 1996 e poi perduto le elezioni del 2001 e che, oggi, si ripresentano -sic et simpliciter- in campo come se nulla fosse accaduto. Quei nostri concittadini in divisa uccisi in Iraq erano anche dei cittadini europei. Ed è bene ricordare che - come dichiarato dal segretario di Radicali Italiani Daniele Capezzone- "chi è caduto ha contribuito ad un'opera tanto straordinaria quanto sconosciuta: in Iraq, sono stati riaperti 400 tribunali, 22 università, 43 istituti tecnici, 240 ospedali, 1200 cliniche; sono state distribuite 12 mila tonnellate di farmaci e 22 mila dosi di vaccino; sono nati 170 giornali; e il 95% delle banche sono state riaperte e sono pronte a finanziare l'intrapresa privata". Dalle istituzioni dell¹Unione, invece, sono giunte le solite lacrime di coccodrillo volte a coprire una malcelata soddisfazione per il tragico tributo di sangue degli italiani, inglesi ed americani. Un'attendismo desideroso di ottimizzare i guai altrui così forte che non riesce a contenere il tono di pedagogico rimprovero che proviene, tra le righe, da Parigi: "Ve l'avevamo detto, noi, di non seguire gli Usa!" I nostri soldati, silenziosi eroi del quotidiano, muoiono per noi e per l'Europa in Iraq ma, laggiù, non c¹è un rappresentante politico delle istituzioni dell'Unione che possa rendere loro, sul campo, i meritati onori. Questa, purtroppo, è l'Europa di questi giorni. E' l'Europa di Romano Prodi, di Chirac e di Giscard d'Estaing. E' dunque questa non-Europa che vogliamo? E' questo il preludio, il tratto fondativo del nuovo Trattato Costituzionale in discussione alla Cig ? Oppure, noi laici, liberali, federalisti avremo le capacità di proporre un'alternativa possibile ?