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janus77 (POL)
01-06-03, 17:32
Solstizio d’Estate,
significato e celebrazione

Posta nel periodo dell’anno più vicino ai raccolti, la festa del Solstizio d’Estate - 21 Giugno -, ricorrenza di Giovanni Battista, non può che evidenziare il suo carattere contadino e popolare da un punto di vista esoterico, e catartico da un punto di vista esoterico, che supera le differenti forme in cui la Tradizione si manifesta, celebrandone, similmente al Solstizio d’Inverno, l’essenza più viva e luminosa. In tutti i borghi ove si è solita celebrarla vengono approntati falò ed enormi tavolate imbandite con pesci, carne, insalate e frutta di stagione. E’ una festa della fecondità e dell’abbondanza, è una festa di gioia e di spensieratezza. Tra poco le messi saranno raccolte, i lavoratori nei campi avranno una tregua, i contadini potranno riposarsi godendo la vista dei covoni, della loro ricchezza ormai al sicuro dalle piogge. Anche nel Solstizio d’Estate il centro dell’attenzione per la celebrazione del rito è il fuoco. Un fuoco eguale nella sostanza a quello che conosciamo nel Solstizio d’Inverno eppure diverso nel ruolo e nel significato. La fiamma che arde sulla montagna in dicembre è un simbolo che, mostrandoci quanto sia grande il creato intorno a noi e quanto piccola ma preziosa sia la comunità del fuoco, ci invita alla meditazione; la fiamma che si alza calda ed alta, quasi prepotente dai roghi accesi in giugno, sembra incendiare il cielo, riaffermare la forza della vita sulla morte, è una fiamma di fede e di purificazione. E’ uso diffuso presso quasi tutti i popoli d’Europa concludere il rogo con una gara di salti tra le fiamme, a cui partecipano numerosi i giovani e le giovani coppie; le fiamme che illuminano le messi d’oro richiamano alla mente l’oro del sole, l’oro che suona buon augurio per chi ha deciso di costituire un nuovo nucleo familiare e di affrontare insieme le difficoltà che inevitabilmente li attendono. Non bisogna credere, però, che le feste solstiziali siano esclusiva pertinenza dei borghi rustici, al contrario essi sono celebrate anche nelle città più grandi e sempre con identico significato, anche se come naturale il rito finisce col trasformarsi in cerimoniale. Potremmo in questa sede ricordare le feste che ancora oggi si svolgono a Roma nel popolare quartiere di San Giovanni, a Torino ove un corteo si dirige dal municipio sino al rogo, da accendere, preparato in una delle piazze più grandi; ed ancora i festeggiamenti sul lago di Como o quelli ad Amalfi ed in mille altre città. Festeggiamenti che si ripetono, naturalmente, in tutta Europa ed ai quali nel passato non disdegnavano di partecipare gli stessi sovrani. A chi si accinge a festeggiare il solstizio d’estate riteniamo sia possibile dare alcune indicazioni di carattere generale che potranno contribuire ad una più sicura riuscita. E’ bene, innanzitutto, ricordare che il celebrare il solstizio non deve assumere il carattere di una ricostruzione archeologica-teatrale; celebrare significa innanzitutto ricollegarsi a qualcosa che esiste nella trasmissione e che va vissuta non scolasticamente ma con consapevolezza e gioiosa armonia. Consigliamo, anche, là ove è possibile di inserirsi nei comitati delegati ai festeggiamenti locali, cercando più di riempire di significato ciò che già viene attuato e cercando di coinvolgere l’intera comunità, piuttosto che creare doppioni per pochi intimi ammalati di elittismo. La partecipazione di quante più persone alla festa la rende più vera e più riuscita, e l’ideale sarebbe che l’intera popolazione partecipi a tali riti, che rinsaldano i vincoli con gli antenati e con la propria terra. Si rammenti, infatti, la fondamentale differenza simbolico-ritualistica tra pubblico e privato, così importante presso i Romani e così ben delineata ed approfondita nel saggio “Identità spirituale dell’Europa e Tradizione giuridico-religiosa romana” di Giandomenico Casalino, pubblicato nel V numero (Aprile 2002) del periodico Camelot del Cuib Mikis Mantakas (http://communities.msn.it/CuibMikisMantakas) e sull'ultima pubblicazione della rivista Orientamenti di Roma. E’, pertanto, importante caratterizzare la festa in senso regionale, ornando il luogo della cerimonia con drappi con i colori della regione, stemmi ed ancora accompagnare il tutto con canti folcloristici, che richiamino alla mente sentimenti di fede nella propria regione, nella sua storia e nel suo futuro. A coloro che, invece, si trovano a dovere improvvisare per la prima volta tutto quanto compete, all’atto consigliamo quanto segue. Tenere presente che la festa si svolge in una sola sera e che, pertanto, particolare cura và posta all’organizzazione, affinché non si creino contrattempi o vuoti d’azione che spesso turbano il regolare svolgimento creando noia o malumori. La festa avrà inizio la sera con canti e giuochi, a cui può seguire la cena. Le tavolate debbono essere grandi e ben imbandite. E’ opportuno disporre gli intervenuti secondo le loro stesse preferenze, lasciando che si creino clan o gruppi che favoriscono un certo agonismo e spirito di competizione. Quando è possibile, evitare balli moderni e scherzi molesti che possano creare disordine. A mezzanotte un corteo che parta da circa un chilometro si dirigerà verso il luogo ove è stato approntato il rogo; consigliamo che il corteo venga guidato dalle autorità civili o religiose presenti o in mancanza dagli stessi organizzatori accompagnati dai più giovani. La pira dovrà essere costruita con particolare cura per evitare che si spenga o che arda troppo in fretta. L’ideale sarebbe che durasse tutta la notte e ciò si può facilmente ottenere dosando sapientemente la paglia le fascine e la legna più grossa. Un ottimo metodo è quello usato di piantare un palo al centro ed affastellare intorno le fascine e la paglia ponendo a piramide su essa i tronchi più grossi. Ricordare di lasciare un piccolo camino da dove il fumo possa defluire. Può essere particolarmente indicato ornare il rogo con una ruota ricca di nastri multicolori a simboleggiare lo svolgersi del ciclo del sole e quello della vita. La ruota può essere posta in cima al palo centrale o, meglio, appoggiata su un lato stesso della pira. Giunto il corteo, quattro persone si porranno a croce con fiaccole accese ed ognuno si avvicinerà al rogo.

Ad un cenno il primo dirà:

Vengo dall’Ovest, terra di Artù e porto il fuoco;

poi il secondo:

Vengo dall’Est, terra di Sigfrido e porto il fuoco;

ancora il terzo:


Vengo dal Nord, terra di Enric il Rosso e porto il fuoco;

conclude l’ultimo:

Vengo dal Sud, terra di Romolo e porto il fuoco.

Poi contemporaneamente avvicineranno le torce accendendo il rogo. Fare seguire un momento di riflessione ove ognuno potrà ammirare le fiamme salire sicure, poi dare l’inizio ad un girotondo attorno al fuoco, tenendosi per mano girare sempre più veloci, evitando, però, i rischi che possono generarsi da cadute vicino alle fiamme.La veglia avrà seguito tra libagioni e canti e dovrà durare sino all’alba, quando le fiamme si saranno abbassate, prendendo le opportune precauzioni, si potrà dare l’avvio ai salti attraverso il fuoco: tutto ciò non dovrà avere valore di competizione tra i singoli, dovrà, invece, essere ben presente che non si svolge in questo momento nè una veglia nè un cerimoniale, ma un vero e proprio rito; allontanare, pertanto, senza dubbio elementi di disordine o preoccupazione a causa del loro comportamento. La festa è finita ed ognuno deve tornare alla propria casa contento ed arricchito dal rito appena svolto. Solo cosi quanto attuato si può dire felicemente riuscito!!!

Forza e Onore

janus77it@hotmail.com

cuibmikismantakas@hotmail.com

Mjollnir
04-06-03, 23:28
Benvenuto anche a te, Janus, e grazie per il contributo :)