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Visualizza Versione Completa : In nome del Dio-fabbisogno



Davide (POL)
29-06-03, 14:22
QUANTO agli sprechi di energia elettrica c’è da restare allibiti, e non è cosa d’oggi né di appena ieri. Elettricità e acqua... E ossigeno... e derrate, e foreste, e grossi e piccoli animali... Sono i nostri frenetici tributi sacrificali, un genere di delirio che non manca di spiegazioni erudite. Sono il potlatch colossale dell’Occidente moderno... In trasparenza, il coltello del sacrificatore rituale alzato, dietro le immani foreste di interruttori. Sono lontani i milioni di morti sugli altari della battaglia di Stalingrado e i disintegrati nel tempo di Hiroshima: ma in questa lunga pace a poco a poco l’ecocidio, la distruzione d’ambiente, il geocidio, tra terra e cielo, hanno prevalso come forma moralmente accettabile, costume tollerabile con qualche cambio di slip legali, dell’aborrito ma eterno e ossessivamente ricomparente sacrificare esseri umani, e in fondo al vicolo non c’è che questo: un uomo steso, assassinato, e nell’interno dell’ultima casa Rachele in Ramah che piange i suoi figli. Cerco di aprirvi gli occhi, ma lo so che preferite tenerli chiusi.

In tutto, c’è da dubitare sempre che possa davvero qualcosa la sedicente volontà umana. E’ stato facilissimo persuadere a milioni di persone ignare che senza impianti di refrigerazione ambientale dappertutto non avrebbero più potuto sopportare la vita. Sarà vero che ci sono 35 e più gradi di calore, ma il caldo che viene fatto esistere nell’immaginario, supera i cento gradi: la corsa allo spreco, al bruciamento delle scorte di energia che si sta verificando per rimettere il freddo al posto del caldo, dunque per capovolgere la natura, non parte dai 35 gradi raggiunti, ma dai cento-duecento che farebbero fondere anche le ringhiere, se fossero reali.



In tutto, c’è da dubitare sempre che possa davvero qualcosa la sedicente volontà umana. E’ stato facilissimo persuadere a milioni di persone ignare che senza impianti di refrigerazione ambientale dappertutto non avrebbero più potuto sopportare la vita. Sarà vero che ci sono 35 e più gradi di calore, ma il caldo che viene fatto esistere <CF81>nell’immaginario, supera i cento gradi: la corsa allo spreco, al bruciamento delle scorte di energia che si sta verificando per rimettere il freddo al posto del caldo, dunque per capovolgere la natura, non parte dai 35 gradi raggiunti, ma dai cento-duecento che farebbero fondere anche le ringhiere, se fossero reali.

La ratio satanica scende in campo immediatamente, appena caduta la corrente, fatta sparire misteriosamente, per chiedere (trovata!) di mettere subito in cantiere nuove centrali, addirittura le squalificatissime e costosissime nucleari, in nome del Dio Fabbisogno. Questo tac-tac è sospetto, ma va notato specialmente che la soluzione a portata di mano del minor consumo è prospettata con pallori di sfinimento. La ricetta incuneata, come l’ago magnetico all’Orsa, punta alla distruzione, mai alla conservazione: la ricetta della ratio satanica vuole lo spreco, non il risparmio, perché il risparmio non conduce all’uomo steso morto in fondo al vicolo cieco.

Gli antichi avevano una giustificazione: miravano a rendersi propizio un Dio, e allora giù sangue. Ma noi? Il Dio dell’Occidente moderno è il Gott Nichts della Morte di Danton - l’onnipotente Dio Nulla...

Guido Ceronetti

Wyatt Earp
30-06-03, 01:00
Chissà cosa usa per scrivere quelle belle parole....se una vecchia macchina da scrivere o un computer che và a elettricità....
se và al lavoro in macchina o col tram....mah????
Saluti Padani