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Davide (POL)
01-07-03, 16:00
Reiterate violazioni della legislazione comunitaria, lentezza nella ricezione delle direttive europee, inadeguatezza dei provvedimenti di tutela ambientale. Sono le accuse mosse da Bruxelles al governo Berlusconi. Il «Caso Italia» discusso in un incontro a Roma. E oggi il premier si insedia al vertice dell'Unione europea. Senza un programma
Usa e getta Il nostro paese sotto processo per numerose infrazioni delle norme internazionali. Gli ecologisti: «La politica dell'esecutivo punta soltanto a mercificare l'ambiente»
TIZIANA BARRUCCI
ROMA

L'Italia è tra i paesi membri Ue con il più alto numero di procedure di infrazione per violazione della normativa comunitaria in tema di ambiente». Proprio in occasione dell'inizio del semestre italiano alla presidenza Ue, contro il governo punta il dito la stessa Margot Wallström, commissario europeo all'Ambiente. In un messaggio letto durante il convegno organizzato a Roma dai Verdi «Un caso Italia per le politiche ambientali Ue?» la Wallström ricorda minuziosamente anche alcuni esempi in cui l'Italia risulta «colpevole»: dalla lentezza nel recepire le direttive comunitarie in tema di valutazione di impatto ambientale, fino a quelle che incidono sulla regolamentazione dei rifiuti, «pratiche che possono causare danni all'ambiente e alla salute».
Dei centosettanta casi tuttora aperti - 11,34% del totale - in sostanza almeno un terzo di essi è causato proprio da violazioni della legislazione in materia di ambiente, mentre i rimanenti riguardano la lentezze e l'inadeguatezza della legislazione. «Secondo i dati resi noti dall'eurobserver.com - spiegano i promotori del convegno - il numero totale delle procedure d'infrazione per la violazione della normativa comunitaria avviate contro stati membri è aumentata del 6% fra il novembre 2002 e il maggio 2003: da 1.505 a 1.598».
Un primato, quello del governo italiano (al secondo posto il Portogallo e al terzo l'Irlanda) che, secondo Verdi e associazioni ambientaliste di casa nostra, deriva da «una concezione dell'ambiente come merce da usare, vendere e sprecare».
Del resto è lo stesso governo italiano a giustificare le sue scelte con argomentazioni contenute nel documento «l'ambiente come opportunità, tema guida della presidenza italiana dell'Unione europea», redatto dal ministero dell'Ambiente e della Tutela del territorio: «Gli obiettivi e il programma della presidenza italiana rappresentano una sfida culturale e politica significativa nella prospettiva di una svolta europea della cultura negativa del `comando e controllo' a quella positiva `dell'ambiente come motore di sviluppo'». Tutto in una visione che punta soprattutto agli accordi volontari tra amministrazioni pubbliche e imprese, che hanno, si sa, ben altre priorità rispetto alla protezione dell'ambiente.
La tutela dell'ambiente infatti, anche quando impostata dalla normativa comunitaria, «per il governo Berlusconi deve essere nettamente posposta rispetto al rilancio del mercato e dell'economia - denuncia il magistrato Gianfranco Amendola, da sempre impegnato in questa materia - E i casi dei rifiuti in Campania, così come il black out della scorsa settimana non fanno che sottolineare questa propensione. La concezione che sta alla base è quella per cui un paese per andare avanti deve produrre sempre di più, poca importa cosa e come. Per quanto riguarda i rifiuti, quindi, l'importante è produrne, in una concezione distorta che li vede come elemento base per la creazione di energia. Eppure già dal 1991 le indicazioni dell'Unione europea erano chiare: ridurre alla fonte la produzione di rifiuti, riciclarli come materia, e solo in ultima istanza costruire inceneritori e discariche. Ma il nostro governo ha saltato le prime due fasi concentrandosi solo sulla terza».
A completare il quadro arrivano i condoni, le sanatorie e le eliminazioni delle sanzioni penali per le violazioni ambientali, che fanno perdere qualsiasi serio deterrente per gli inquinatori». Cosa fare quindi? «Bisognerebbe almeno rientrare nella legalità, visto che per la maggior parte delle violazioni denunciate il governo è già andato davanti alla Corte europea e sarà condannato».
Gli ambientalisti non si limitano però a denunciare la violazione delle leggi comunitarie, ma chiedono anche l'apertura di nuovi procedimenti d'infrazione. Sotto i riflettori sia un numero crescente di situazioni locali in cui finiscono a rischio di distruzione Siti di interesse comunitario, che interi piani nazionali di settore: dalle grandi infrastrutture alle procedure per gli appalti e le concessioni autostradali, dalla mancata tutela della fauna selvatica alla deregulation delle aree protette italiane passando per la privatizzazione del patrimonio artistico.

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