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Visualizza Versione Completa : Per una seria svolta riformatrice liberale



Pieffebi
07-07-03, 13:25
E' assolutamente indispensabile ed urgente.

dal quotidiano LiberalDemocratico...

" il Giornale del 07/07/2003


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Spesa record per le pensioni d'invalidità
I dati dell'Istat: nel 2002 è cresciuta del 25 per cento rispetto all'anno precedente

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La spesa pubblica per lo Stato sociale continua ad aumentare: dal 1999 al 2002 il welfare è costato il 17,7% in più, con forti incrementi nei settori dell'assistenza e della sanità, e arrivando a sfiorare in totale i 300 miliardi di giuro (per l'esattezza, 293 miliardi e 300 milioni di euro). Quasi due terzi di questa cifra sono impegnati per le pensioni. L'incremento della spesa pensionfstica è stato, nel periodo considerato, pari al 13,3%, pur restando invariato rispetto alla crescita del prodotto lordo. Sono molte le cifre interessanti che vengono da un rapporto dell'Istat sul quadriennio' 99-2002. Era queste, la crescita boom della spesa per le pensioni di invalidità civile nel 2002, con un 25% in più rispetto all'anno precedente. Se nel triennio fra il '99 e il 2001 per gli assegni d'invalidità si spendevano fra i 7,4 milioni e i 7,7 miliardi di giuro, l'anno passato l'onere per le casse dello Stato è arrivato a 9,7 miliardi di giuro.
Si spiega così, fra l'altro, la richiesta del ministro del Welfare Roberto Maroni di un'operazione di verifica sui trattamenti d'invalidità. Nel primo trimestre del 2003 sono state accolte 14.798 domande di pensione d'invalidità, oltre 1'8% in meno rispetto alle 16.104 domande dei primi tre mesi del 2002. All'inizio dell'anno scorso, gli assegni d'invalidità erano circa 1 milione e mezzo, concentrati nel Centro-Sud (913mila circa contro 550mila circa al Nord); mentre le pensioni d'anzianità sono concentrate al Nord (1.778.000 su un totale di 2.558.000 circa).
Ma come si spiega l'incremento di spesa per le invalidità? Per l'esperto di previdenza Giuliano Cazzola "una società assistita come quella italiana trova sempre vie d'uscita quando altre strade s'interrompono". Ed è anche possibile, aggiunge, che nel Mezzogiorno i controlli della Pubblica amministrazione per la concessione delle invalidità siano un po' meno severi. "Nella posizione di Maroni - commenta Cazzola - vedo un po' d'accanimento, tuttavia un'operazione di verifica e di pulizia si può fare certamente".
Un secondo dato interessante dell'Istat riguardala spesa pensionistica. Se è vero che, in assoluto, è cresciuta nel quadriennio del 13,3%, è anche vero che in rapporto al Pil l'incidenza della spesa per pensioni è rimasta stabile: era il 14,3% nel '99, ed è rimasta al 14,3% nel 2002. Anche queste cifre hanno una spiegazione. Si tratto di dati attesi perché in questi anni stanno andando a riposo i lavoratori nati subito dopo la fine della guerra, una generazione povera" come la definisce Cazzola, che va a percepire pensioni basse. Del tutto diversa sarà la situazione degli anni prossimi, quando andrà a riposo la generazione del baby boom, ovvero i nati fra la seconda metà degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta. "Oggi vediamo una gobbina in giù nella spesa previdenziale, ma presto avremo una gobbona in su, con la spesa che ritornerà a partire velocissima", dice ancora Cazzola. Nel 2002, la spesa pensionistica è stata pari a 180 miliardi e 100 milioni di euro, con un incremento di 21 miliardi rispetto al 1999.Tornando alle cifre dell'Istat, non sfugge il forte incremento della spesa per l'assistenza (+ 33,6%) e per la sanità (+ 31,3%). La sanità nel 2002 ha inciso per il 5,85% del prodotto lordo, impegnando 73,6 miliardi di euro, contro 115,06% di quattro anni prima. La spesa per i farmaci è rimasta ferma fra 112001 e 112002, grazie agli interventi governativi, ma rispetto al '99 ha sul Sito un'impennata del 59%. Quanto all'assistenza ospedaliera - prima grande voce di spesa del settore sanitario - è giunta nel 2002 a 33 miliardi di euro, con un aumento del 24,8% rispetto al 1999.
La crescita delle spese per assistenza e sanità è tutta legata, evidentemente, all'invecchiamento medio della popolazione italiana. Si tratta di una tendenza destinata ad aumentare negli anni prossimi, tanto che nel 2050 si prevede un'età media crescita di quattro cinque anni. E ciò avrà una forte ripercussione anche sulla spesa per le pensioni, a meno che non si intervenga sui limiti della vita lavorativa. A questo mira il governo nel progetto sulle pensioni che è stato inserito nel programma del semestre di presidenza dell'Ue. "

Saluti liberali

Pieffebi
07-07-03, 13:29
dal Corriere della Sera


" Corriere della Sera del 07/07/2003


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Riforme e cabina di regia. Compromesso nel governo
Fini coordinatore delle politiche economiche e accelerazione sulla giustizia. Intesa raggiunta sull'"interesse nazionale", il pacchetto-devolution va riscritto
Maurizio Natta - Roberto Zuccolini
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Roma - L'obiettivo massimo è rilanciare la maggioranza. Quello minimo è instaurare una tregua che permetta al governo di superare il semestre europeo senza quelle tensioni che hanno caratterizzato nelle scorse settimane la Casa delle Libertà. Non a caso il "documento", che ha come titolo "Agenda di governo", indica che il programma riguarda il semestre luglio-dicembre 2003, cioè i mesi della presidenza italiana dell'Unione, anche se fissa alcune linee che lo superano. t stato proposto direttamente da Silvio Berlusconi e dovrà essere sottoscritto dai segretari dei partiti della maggioranza. Il testo ruota attorno a due punti definiti essenziali: "assetto e priorità politiche" e "riforme".
Con il primo viene creato il Consiglio di coalizione, vale a dire la "cabina di regia" che verrà guidata da Gianfranco Fini e che dovrebbe essere composta da un ministro per ogni partito della coalizione. Il vicepremier avrà il compito di sovraintendere il "coordinamento e l'integrazione delle politiche sociali, produttive ed economiche". Ed è evidente che si tratta di un passaggio delicato perché Fini assumerà un ruolo "pesante" che dovrà confrontarsi con quello già assunto dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Basti pensare che il documento affida allo stesso Consiglio la prossima legge finanziaria, già dalla sua preparazione, e fissa per il Dpef, promesso entro metà luglio, alcuni contenuti decisi collegialmente.
Prima di tutto, il "rilancio dell'economia", non solo con "gli investimenti pubblici", ma anche con la ricerca, e il dialogo sociale per raggiungere gli obiettivi fissati dal Patto per l'Italia. Poi si passa ad alcune indicazioni che sono frutto delle pressioni esercitate nei giorni scorsi dai singoli partiti della coalizione. Come, ad esempio, i "maggiori investimenti" nella sicurezza (richiesti soprattutto da An) e contro l'immigrazione clandestina (voluti dalla Lega). Un conténuto "difficile" del documento è'senza dubbio quello che riguarda "la riforma del sistema previdenziale", vale a dire le pensioni, data le resistenza della Lega. Si parla comunque anche di sostegno alla famiglia e alla sanità pubblica (richieste avanzate sia dal Carroccio sia dall'Udc). Ma la riforma delle Authorithy e la tutela del pluralismo dell'informazione "a garanzia del consumatore e del risparmiatore" è un altro nodo cruciale perché potrebbe aprire la strada ad una nuova querelle con la Banca d'Italia sugli organismi di controllo delle banche. Si parla, inoltre, della riforma della scuola (cavallo di battaglia dei centristi) e della realizzazione delle Grandi opere (da sempre sponsorizzate da Forza Italia). Ma un fondamentale banco di prova per il governo è costituito soprattutto dal secondo dei due punti "essenziali" del documento, vale a dire quello che riguarda le riforme. Perché l'obiettivo del governo è quello di non procedere più per capitoli, bensì di presentare un unico pacchetto di modifiche costituzionali che riguardano il Senato delle Regioni, la Consulta federale, la devoluzione e il rafforzamento della forma di governo, vale a dire il premierato, che potrebbe essere accompagnato dai sistema elettorale proporzionale. Un compromesso tra la Lega e Udc-An ha permesso di trasferire la garanzia dell'"interesse nazionale" dal capitolo della devoluzione a quello che riguarda il Senato delle Regioni. Ma l'incognita più grande è legata soprattutto ai tempi: dato che si dovrà redarre un nuovo testo (e mettere da parte quello vecchio sulla devolution di Bossi, che già è all'esame del Parlamento) sarà molto difficile giungere all'approvazione di tutto il pacchetto entro la fine della legislatura.
Infine, si promette la presentazione e la votazione della riforma che riguarda "l'ordinamento giudiziario e del codice di procedura penale per garantire il giusto processo e la certezza della pena". Cioè, il vecchio pacchetto sulla giustizia rimasto bloccato per dare la precedenza ad altre leggi come la Cirami sul legittimo sospetto e il lodo sulla sospensione dei processi per le più alte cariche dello Stato. Lo stesso Berlusconi ha precisato che la prossima settimana la questione sarà sul tavolo del ministro della Giustizia, Roberto Castelli, il quale "ha già in mente l'istituzione di una commissione ad hoc". "

Vedremo .....



Saluti liberali

agaragar
07-07-03, 13:33
lo stato sociale in italia non è mai esistito, non c'è nemmeno il sussidio di disoccupazione....:rolleyes:

le spese aumentano per inefficenza, i fascisti italiani hanno naturalmente interpretato stato sociale non come assistenza ma come "magna-magna"

l'unica riforma sarebbe una pedata nel sedere all'attuale classe politica.

Pieffebi
07-07-03, 13:47
C'è del vero in quello che dici. Lo Stato Sociale italiano è stato fortemente distorto..........e se non c'è il sussidio di disoccupazione come altrove....è perchè c'è stata una cassa integrazione.....folle, voluta da talune grandi imprese e dai sindacati. Un neo-corporativismo che in effetti ha seguitato, sotto altre bandiere, e grazie al consociativismo politico, quello inaugurato in epoca fascista.

Saluti liberali

Curioso
07-07-03, 15:42
In origine postato da Pieffebi
C'è del vero in quello che dici. Lo Stato Sociale italiano è stato fortemente distorto..........e se non c'è il sussidio di disoccupazione come altrove....è perchè c'è stata una cassa integrazione.....folle, voluta da talune grandi imprese e dai sindacati. Un neo-corporativismo che in effetti ha seguitato, sotto altre bandiere, e grazie al consociativismo politico, quello inaugurato in epoca fascista.

Saluti liberali


Ad ulteriore sostegno dell'argomento, riporto un commento apparso stamattina su Repubblica (http://www.repubblica.it/online/economia/rifopensioni/riva/riva.html)



IL COMMENTO
La riforma
difficile
di MASSIMO RIVA


In tutta l'Europa benessere e progressi della medicina hanno fatto sì che la soglia di sopravvivenza dei suoi cittadini sia in lenta e costante crescita. In questa cornice l'Italia, grazie anche a un tasso di natalità particolarmente basso, è già il Paese più vecchio vale a dire col maggior numero di anziani dell'intero continente.

Ciò comporta che un po' dappertutto, ma segnatamente qui da noi, il sistema pensionistico debba prendere le misure con un'evoluzione demografica tecnicamente insostenibile rispetto alle regole vigenti, pensate sulla base di prospettive socio-economiche oramai obsolete. È vero che negli anni Novanta, dapprima con la riforma Dini e poi con i ritocchi del governo Prodi, si sono già fatti importanti interventi in materia.

Ma la speranza di aver così rimesso in equilibrio la spesa previdenziale almeno per due o tre lustri sta già facendo amari conti con una realtà economica generale di bassa o bassissima crescita, non più capace di avvalorare le proiezioni finanziarie di appena qualche anno fa.

Dunque, occorre fare di più. È una triste e drammatica verità che, del resto, gli esperti del dicastero del Welfare avevano già messo in evidenza in un rapporto inviato al Parlamento l'estate scorsa dal ministro Maroni, quello stesso che oggi sembra più resistere insieme o per conto del suo leader Bossi a un'ipotesi di nuova riforma.

"Il mantenimento di un rapporto stabile tra spesa pensionistica e Prodotto interno lordo - diceva il passaggio cruciale di quel rapporto -richiede una crescita media reale di quest'ultimo intorno al 2,2 per cento per tutto il prossimo decennio". Ebbene per il 2002 si sa come sono andate le cose: il Pil non è aumentato neppure di mezzo punto percentuale. Quanto al 2003 le stime più accreditate indicano una crescita comunque inferiore al punto, mentre anche i più ottimisti sull'anno venturo si guardano bene dall'immaginare che si possa superare il due per cento.

In altre parole, il rapporto fra spesa pensionistica e Pil sta continuando a deteriorarsi con effetti pesanti sui saldi di un bilancio pubblico già precario su più versanti.

A nessun governo piace dover mettere mano a interventi sulle pensioni perché si tratta di una questione socialmente - quindi anche elettoralmente - assai sensibile. Ne sa qualcosa per primo Silvio Berlusconi che nel 1994, sull'onda delle manifestazioni di protesta dei sindacati, fu sfrattato da Palazzo Chigi da quello stesso Umberto Bossi che ora, sempre sul tema pensioni, tiene in ostaggio la nuova maggioranza di centrodestra. Forse oggi il leader leghista farà conoscere le sue intenzioni in materia. Immaginarsi, tuttavia, che anche stavolta Bossi possa spingersi fino alla rottura della coalizione di governo al momento non ha senso.

Ciò che alla Lega importa in questa partita è la difesa di un ben individuato blocco socio-elettorale: quello degli aspiranti alle pensioni d'anzianità ovvero a quei trattamenti anticipati che - caso unico in Europa - hanno fatto dell'Italia un paese dove si sono moltiplicati i pensionati cinquantenni. Le ragioni di questo interesse leghista stanno in poche ed eloquenti cifre: il 27 per cento delle pensioni d'anzianità si trova in Lombardia, oltre il 13 in Piemonte, circa l'11 nel Veneto. Insomma, più della metà di questi trattamenti di maggior favore è collocata proprio nelle regioni dove Bossi e soci ricavano il grosso dei loro consensi elettorali.

Che, si badi bene, non riguardano solo i percettori delle pensioni d'anzianità, ma anche la non piccola platea di padroni o padroncini che hanno fatto copioso ricorso a questo istituto per eliminare manodopera senza troppi problemi.

Il fatto è che questo nodo delle pensioni anticipate non costituisce solo la più vistosa anomalia italiana in Europa, ma è anche il punto di partenza decisivo per poter raggiungere l'obiettivo di fondo ineludibile di una qualunque riforma che punti davvero a rimettere in equilibrio la spesa pensionistica: l'innalzamento dell'età pensionabile, quella effettiva - s'intende - non quella proclamata per la forma e poi aggirata con mille artifizi. Se non è prevedibile che Bossi possa aprire una crisi di governo come nel '94, è però anche altamente improbabile che la Lega possa fare concessioni reali su questo nodo. Tanto più perché potrà fare gioco di sponda sui sindacati, che sono già sul piede di guerra e minacciano di ritrovarsi di nuovo uniti e compatti contro qualunque ipotesi di riforma vera del sistema previdenziale.

Una volta ancora le ragioni le ragioni dell'economia e quelle della politica sembrano destinate a non incontrarsi. Le prime dicono che un intervento sulle regole del regime pensionistico - a cominciare dall'innalzamento reale dell'età di quiescenza - è necessario. Le seconde indicano che dalla maggioranza berlusconiana potrà venire soltanto un simulacro di riforma, tanto per far vedere d'aver fatto qualcosa lasciando irrisolti i nodi di fondo. Nel frattempo il paese invecchia...con quel che segue.

(7 luglio 2003)

brunik
08-07-03, 09:45
Berlusconi non ha le palle per fare la riforma delle pensioni, e non farà niente, rimandando come al solito i problemi (degli altri. I suoi li affronta subito senza farsi condizionare da girotondi e opposizioni)

Prodi con una maggioranza di 100 seggi l'avrebbe già fatta nel primo anno di governo, la riforma.

agaragar
08-07-03, 10:23
In origine postato da brunik
Berlusconi non ha le palle per fare la riforma delle pensioni
Prodi con una maggioranza di 100 seggi l'avrebbe già fatta nel primo anno di governo, la riforma.

http://luvi.altervista.org/forum/images/smiles/icon_megaball.gif

Pieffebi
08-07-03, 13:05
In origine postato da brunik
Berlusconi non ha le palle per fare la riforma delle pensioni, e non farà niente, rimandando come al solito i problemi (degli altri. I suoi li affronta subito senza farsi condizionare da girotondi e opposizioni)

Prodi con una maggioranza di 100 seggi l'avrebbe già fatta nel primo anno di governo, la riforma.


a sì? una vera riforma? e con il voto favorevole del Correntone, dei CoSSuttiani, dei Verdi e anche dei rifondaroli?
Pensa che è caduto sulle 35 ore.......che a confronto sono una ridicolaggine da dilettanti....
Mi sà ma tu vivi all'estero e parli per sentito dire, leggendo solo La Repubblica e il CorSera.
Shalom!!!

Pieffebi
08-07-03, 13:06
dal quotidiano di Confindustria

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Il Sole 24 ore del 08/07/2003


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Il presidente della Confindustria: rimandare può portare a un black-out sociale - «Bene la collegialità sull'economia»

D'Amato: riforma entro luglio o sarà tardi

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MILANO La riforma delle pensioni s'ha da fare. Anzi, è inelubile e va affrontata in tempi strettissimi. Il presidente di Confindustria, Antonio D'Amato, indica anche il termine: il mese di luglio. "A dicembre - spiega - sarebbe troppo tardi. A quel punto il semestre di presidenza italiana dell'Unione europea sarebbe bello che archiviato e non ci sarebbero più spazi per risolvere un problema che riguarda, più in generale, molti altri Paesi europei". Con la differenza, fa capire, che l'Italia se la passa ancora peggio dei partner europei. È dunque inutile - secondo il presidente di Confindustria - "che i sindacati minaccino uno sciopero generale preventivo". Il messaggio, chiaro, è all'indirizzo di Cgil, Cisl e Uil che minacciano uno sciopero "a scatola chiusa", prima ancora di aver visto le carte. D'Amato parla di pensioni in due incontri milanesi, in mattinata all'assemblea dell'Anie, l'associazione dell'industria elettronica ed elettrotecnica, ribadendo nel pomeriggio, con analogo registro, gli stessi concetti davanti all'assise annuale di un altro tassello importante di Confindustria, l'Anima, l'Associazione che raggruppa le aziende del settore della meccanica varia e affine. D'Amato ha premesso "di non avere suggerimenti da dare con dichiarazioni sulla stampa", perchè sul tema delle pensioni "è giusto che le parti sociali si incontrino analizzando attentamente i rispettivi punti di vista".
Niente teatrini e anticipazioni "terroristiche" basate sul nulla, dunque, buoni soltanto a creare confusione e disorientamento anche tra le persone interessate ad andare in pensione, ad esempio. Resta la sostanza del problema. "Non fare la riforma delle pensioni o farla senza chiudere un percorso e aprirne un altro vorrebbe dire - ha aggiunto D'Amato - commettere un errore straordinario. Si farebbe una non scelta che potrebbe portare a un black-out sociale". L'Italia, ma anche l'Europa, non può più concedersi livelli di Welfare possibili in un passato anche recente. "Al contrario, la riforma delle pensioni è stata caricata di una fortissima simbologia politica che l'ha fatta diventare un tabù. Alcuni ancora credono che una riforma delle pensioni possa far saltare la legislatura. lo non credo che sia così". "Non affrontare la riforma vorrebbe dire, invece, compromettere le generazioni future rischiando proprio il black-out sociale, esattamente come la scelta contraria al nucleare, una non scelta fatta negli anni Ottanta, ha portato al black out energetico".Il presidente di Confindustria ha parlato della trattativa con le parti sociali come di "un confronto giusto": "Ma è inutile - ha aggiunto - minacciare lo sciopero prima ancora che si discuta. Non si potra mai fare una riforma sociale accontentando tutti". La riforma non deve essere frenata, ma accelerata, perché non fare la riforma adesso "sarebbe un grosso errore". Dal Governo è arrivato l'appoggio "di principio" del sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi, anch'egli presente all'assemblea dell'Anima, che tuttavia si è limitato a escludere opinioni personali sul tema e a dire che "siamo in attesa decisioni politiche". Tornano in scena le cifre già snocciolate da D'Amato sulla percentuale di pensionati a carico della popolazione in attività. Anche secondo Sacconi "gli "attivi" in Italia già sostengono un carico troppo oneroso che con il passare degli anni rischia di diventare addirittura insostenibile". "L'Italia è il Paese con il più basso tasso di occupazione registrato in Europa, 55,7% e sapete perchè? - ha detto - perchè siamo anche un Paese con un bassissimo tasso di occupazione femminile e degli over 55, di quella forza lavoro non più appetibile. Prolungare la permanenza sul lavoro è una strada obbligata". "Chiediamo uno sforzo anche a voi industriali - ha aggiunto Sacconi rivolto alla platea degli imprenditori - sappiamo bene che i pensionamenti anticipati sono stati utilizzati in passato come mezzo per affrontare periodi di crisi o anche soltanto per sbrogliare il nodo del costo del lavoro. Bene, tutto ciò d'ora in poi non sarà più possibile, anche nell'interesse delle aziende". "

Saluti liberali

Curioso
08-07-03, 14:46
In origine postato da Pieffebi
a sì? una vera riforma? e con il voto favorevole del Correntone, dei CoSSuttiani, dei Verdi e anche dei rifondaroli?
Pensa che è caduto sulle 35 ore.......che a confronto sono una ridicolaggine da dilettanti....
Mi sà ma tu vivi all'estero e parli per sentito dire, leggendo solo La Repubblica e il CorSera.
Shalom!!!


La storia non si fa con i "se", per cui non possiamo sapere "che cosa sarebbe successo se....".

Tuttavia, ricordo che, a proposito di coraggio, con il voto favorevole del Correntone, dei Cossuttiani, dei Verdi e dei rifondaroli siamo entrati in Europa a forza di stangate nelle leggi finanziarie, con una maggioranza ben più debole di quella attuale (almeno stando ai numeri). E ci siamo entrati contro il parere dell'attuale maggioranza.

Sulle pensioni ci sono due problemi:

- chi sarebbe danneggiato dall'eventuale riforma ovviamente si oppone (forse a torto, l'età pensionabile nel resto d'Europa è più alta che da noi); é importante discutere la questione con i sindacati e le imprese, prima di sottoporla al Parlamento;

- inoltre esiste una necessità di quadratura dei conti pubblici per l'anno prossimo, che spiega l'alacrità del Ministro del Tesoro nell'elaborare una proposta di riforma.
A tale proposito non dimentichiamo che le misure "una tantum" varate quest'anno (ad esempio il condono fiscale), difficilmente saranno ripetibili l'anno prossimo. Infatti, dal Ministero del Tesoro (articolo sul Corriere o Repubblica) trapela l'intenzione di varare un condono edilizio (l'ennesimo!), per rimediare un po' di soldini.

brunik
08-07-03, 18:27
In origine postato da Pieffebi
a sì? una vera riforma? e con il voto favorevole del Correntone, dei CoSSuttiani, dei Verdi e anche dei rifondaroli?
Pensa che è caduto sulle 35 ore.......che a confronto sono una ridicolaggine da dilettanti....
Mi sà ma tu vivi all'estero e parli per sentito dire, leggendo solo La Repubblica e il CorSera.
Shalom!!!

La riforma Dini chi l'ha votata, babbo natale?

Ripeto: se Prodi avesse avuto 100 seggi di maggioranza come li ha Berlusconi ora l'avrebbe fatta subito, la riforma.

Berlusconi è troppo demagogo per combinare qualcosa di buono.

Dici che taglia le pensioni sotto elezioni ? Ma va là :D :D

Mi sa che sei te che vivi all'estero, che sono due anni che invochi ste riforme e non si è ancora combinato niente.

Qua urgono le dimissioni di Berlusconi e un governo tecnico che affronti questi temi fregandosene dell'impopolarità. Altrimenti è il baratro, non oso pensare a cosa saranno le prossime finanziarie elettorali.

A proposito, ste cazzo di IRAP, devo ancora tenermela per molto o ci diamo una smossa?

IL CAVALIER TENTENNA
http://eur.news1.yimg.com/eur.yimg.com/xp/ansa/20030627/17/428305997.jpg

26 marzo 2002
"Avanti con le riforme, resisteremo alla piazza e ai colpi di pistola.".

30 dicembre 2002: "L'attuale proposta per la riforma dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori sui licenziamenti, con i vincoli che sono stati decisi ha perso l'importanza che gli avevamo attribuito e che gli attribuiamo''

27 giugno 2003: "Come faccio con questa situazione politica ed economica a parlare di riforma delle pensioni? L'opinione pubblica percepirebbe negativamente il segnale"

Pieffebi
08-07-03, 20:52
La riforma del terribile affamatore del popolo del primo governo berlusconi, il cui pupazzo fu impiccato durante la famosa marcia dei "tre milioni di pensionati" che con Bossi e gli avvisi di garanzia a mezzo stampa.....favorì il ribaltone..........fu approvata da un governo tecnico appoggiato anche dai "razzisti impresentabili" della Lega e da talunii democristiani poi migrati altrove, con oscillazioni varie. Una riforma parziale che infatti fu subito dichiarata tale anche da nemici mortali di Berlusconi e del Centrodestra come il caro Modigliani. Proprio la riforma, ritenuta definitiva nell'essenza dalla sinistretta massimalista, e che impedirebbe qualsiasi intervento serio da parte di un governicchio poggiantesi su estremisti di sinistra amici di Fidel, massimalisti anticapitalisti come Salvi e il Correntone e altri .....eroici difensori "del popolo". Bertinotti si scagliò contro quella riforma con tutte le sue legioni, allora unite ai Cossuttiani. E Bertinotti Prodi l'ha già disarcionato una volta e....senza i suoi voti...... Berlusconi governa fino al 3000.

Shalom!!!

brunik
09-07-03, 00:36
Si vabbè, abbiamo capito, non te ne frega niente delle riforme, a te interessa solo che comandi Berlusconi.

D'altronde sei nato pollista, che cosa ci vuoi fare.

A noi basterebbe avere l'appoggio di UDC e l'astensione di AN con un bel governo tecnico e potremmo lasciare i massimalisti Bertinotti, Bossi e Berlusconi all'opposizione.

Ma purtroppo si sa che FI non è un partito, è una società del gruppo Fininvest, e la poltrona di quel consiglio di Amministrazione che è diventato il governo non la molla mica.

Curioso
09-07-03, 10:05
In origine postato da Pieffebi
La riforma del terribile affamatore del popolo del primo governo berlusconi, il cui pupazzo fu impiccato durante la famosa marcia dei "tre milioni di pensionati" che con Bossi e gli avvisi di garanzia a mezzo stampa.....favorì il ribaltone..........fu approvata da un governo tecnico appoggiato anche dai "razzisti impresentabili" della Lega e da talunii democristiani poi migrati altrove, con oscillazioni varie. Una riforma parziale che infatti fu subito dichiarata tale anche da nemici mortali di Berlusconi e del Centrodestra come il caro Modigliani. Proprio la riforma, ritenuta definitiva nell'essenza dalla sinistretta massimalista, e che impedirebbe qualsiasi intervento serio da parte di un governicchio poggiantesi su estremisti di sinistra amici di Fidel, massimalisti anticapitalisti come Salvi e il Correntone e altri .....eroici difensori "del popolo". Bertinotti si scagliò contro quella riforma con tutte le sue legioni, allora unite ai Cossuttiani. E Bertinotti Prodi l'ha già disarcionato una volta e....senza i suoi voti...... Berlusconi governa fino al 3000.

Shalom!!!


Guarda che fu Bossi a far cadere il primo Governo Berlusconi, votandogli contro in Parlamento. Mica la piazza......

Quanto alla durata del governo Berlusconi, prima di fare previsioni, io seguirei l'evolversi della situazione, da oggi fino alla fine del semestre europeo.
In particolare seguirei con attenzione le iniziative della Lega, che alla lunga finiscono per logorare il rapporto con gli alleati.

Fino a poco tempo fa ero convinto che il governo sarebbe durato fino al 2006, saldo, senza crisi nè tentennamenti. Ora cominciano a venirmi dei dubbi.
Vediamo.....

brunik
09-07-03, 11:48
In origine postato da brunik
Si vabbè, abbiamo capito, non te ne frega niente delle riforme, a te interessa solo che comandi Berlusconi.

D'altronde sei nato pollista, che cosa ci vuoi fare.

A noi basterebbe avere l'appoggio di UDC e l'astensione di AN con un bel governo tecnico e potremmo lasciare i massimalisti Bertinotti, Bossi e Berlusconi all'opposizione.

Ma purtroppo si sa che FI non è un partito, è una società del gruppo Fininvest, e la poltrona di quel consiglio di Amministrazione che è diventato il governo non la molla mica.

:D :D

Il vecchio Brunik non ne sbaglia una.

Ecco alcune dichiarazioni a raffica di Buttiglione. Leggiamole in sequenza.

Scommettiamo che l'uomo del ribaltone 94 sta pensando a Fazio?


Mercoledì 9 Luglio 2003, 10:29


Verifica Cdl, Buttiglione: Non Parteciperemo a Cabina Di Regia
(AGI) - Roma, 9 lug. - "Non parteciperemo all'esordio della cabina di regia, perche' si tratta di un coordinamento strettamente tecnico mentre le decisioni politiche vengono prese nel consiglio di coalizione. E' bene che le due cose restino distinte". Rocco Buttiglione, parla con i giornalisti a margine di un convegno della Camera sull'infanzia e aggiunge: "Noi non vogliamo sovrapporci ad un organo tecnico, anche perche' non abbiamo ministri competenti".



Mercoledì 9 Luglio 2003, 10:53


Governo: Buttiglione, Su Giustizia Linee Non Concordate
Di (Mbr/Zn/Adnkronos)

''VERIFICA CHIUSA, INVECE IERI COMPORTAMENTI PARLAMENTARI STRABILIANTI'' Roma, 9 lug. (Adnkronos) - ''Sapevo che avevamo concordato una linea: ora vedo due linee diverse che non sono state concordate con noi... sono perplesso''. Cosi' il ministro delle Politiche comunitarie Rocco Buttiglione ha commentato oggi, conversando con i giornalisti a margine della Conferenza sull'Infanzia in corso alla Camera, il ddl della Lega per la separazione delle carriere dei magistrati e l'elezione popolare dei pm annunciato ieri da Umberto Bossi, e le successive prese di posizione del premier Silvio Berlusconi. Anche sulla cabina di regia e sulle divisioni emerse ieri alla Camera con le quattro votazioni nelle quali il governo e' risultato battuto dalla Lega, Buttiglione ha espresso perplessita'. Alla domanda sul calendario dei prossimi incontri nella maggioranza ha risposto: ''Me ne guardo bene. Io pensavo che una verifica l'avessimo gia' fatta. Ci sono stati invece alcuni comportamenti parlamentari strabilianti nella giornata di ieri''.


Mercoledì 9 Luglio 2003, 11:04


Pensioni: Buttiglione, Non Demagogia Ma Responsabilita'
Di (Red/Cnz/Adnkronos)

Roma, 9 lug. (Adnkronos) - ''Auspico determinazione dell'Esecutivo, un richiamo alle responsabilita' delle parti sociali e invito l'opposizione ad affrontare insieme una grande questione nazionale, che gli uomini migliori dell'opposizione riconoscono come indilazionabile''. Lo dichiara in una intervista al 'Sole 24 ore' Rocco Buttiglione, ministro per le Politiche comunitarie e presidente dell'Udc, che invita tutti a ''un atto di responsabilita'''.

Mercoledì 9 Luglio 2003, 11:33


Governo: Buttiglione, Premier Ci Spieghi Cosa Sta Accadendo
Di (Mbr/Cnz/Adnkronos)

SE SIAMO CONFUSI NOI, FIGURIAMOCI GLI ELETTORI...

Pieffebi
09-07-03, 13:25
In origine postato da Curioso
Guarda che fu Bossi a far cadere il primo Governo Berlusconi, votandogli contro in Parlamento. Mica la piazza......

Quanto alla durata del governo Berlusconi, prima di fare previsioni, io seguirei l'evolversi della situazione, da oggi fino alla fine del semestre europeo.
In particolare seguirei con attenzione le iniziative della Lega, che alla lunga finiscono per logorare il rapporto con gli alleati.

Fino a poco tempo fa ero convinto che il governo sarebbe durato fino al 2006, saldo, senza crisi nè tentennamenti. Ora cominciano a venirmi dei dubbi.
Vediamo.....


Ma guarda...e perchè mai Bossi votò contro in Parlamento?
Lo voglio vedere San Svendita a fare una riforma delle pensioni con il voto di CoSSutta, DIliberto, Salvi il sostegno di Cofferati e Giovanni Berlinguer, l'appoggio dei Verdi, e il bravo della maoista clericale Rosaria Bindi.....

Shalom!!!

Pieffebi
09-07-03, 13:27
In origine postato da brunik
Si vabbè, abbiamo capito, non te ne frega niente delle riforme, a te interessa solo che comandi Berlusconi.

D'altronde sei nato pollista, che cosa ci vuoi fare.

A noi basterebbe avere l'appoggio di UDC e l'astensione di AN con un bel governo tecnico e potremmo lasciare i massimalisti Bertinotti, Bossi e Berlusconi all'opposizione.

Ma purtroppo si sa che FI non è un partito, è una società del gruppo Fininvest, e la poltrona di quel consiglio di Amministrazione che è diventato il governo non la molla mica.


Ah...il governo tecnico. Un'ottima soluzione, soprattutto democratica e liberale.
(ps. guarda che i veri estremisti sono Salvi, Berlinguer Giovanni, Nanni Moretti, Rosaria Bindi, Cossutta e i Verdi.....e anche il RUtellone ha minacciato Berluska sulle pensioni...."non fare questa riforma" gli ha detto. Lui spera dei voti degli ultranovantenni, gli unici che possono crederlo un politico presentabile, oltre i burnik)

brunik
09-07-03, 13:44
In origine postato da Pieffebi
Ah...il governo tecnico. Un'ottima soluzione, soprattutto democratica e liberale.
(ps. guarda che i veri estremisti sono Salvi, Berlinguer Giovanni, Nanni Moretti, Rosaria Bindi, Cossutta e i Verdi.....e anche il RUtellone ha minacciato Berluska sulle pensioni...."non fare questa riforma" gli ha detto. Lui spera dei voti degli ultranovantenni, gli unici che possono crederlo un politico presentabile, oltre i burnik)

:D :D meglio un governo tecnico che lo spettacolino che ci sta offrendo il "governo politico" con dentro tutti i capi di partito che quando arrivano le finanziarie e i DPEF si mettono a litigare come mocciosi per portarsi a casa un po' di euri e a cercare le quadre moltiplicandosi le poltrone.

A proposito, sto DPEF, per legge si doveva presentare entro il 30 giugno, come facevano sempre i grigi governi komunisti, quelli ligi alle regole che non facevano mai neanche i condoni perchè non sarebbe giusto nei confronti degli onesti.

Gli altri due anni lo avete presentato in ritardo di una settimana, vabbè, si sa che non siete tipi precisi.

Oggi è il 9 luglio. Ne sai qualcosa per quello di quest'anno? Previsioni?

Pieffebi
09-07-03, 13:52
Ah non facevano i condoni? Risulta però che i loro ministri chiedevano i condoni ......statuiti dai governi reazionari...... e non per cose da ridere. Ma si sa se un politico reaziuonario si fa accompagnare in stazione con la moglie da auto pubblica viene inquisito per peculato.....e i dipendenti dell'ingeNNiere biellesi scatenano una campagna stampa.....se il sindaco di ROma manda cartoline elettorali a spese dei contribuenti, o nomina amici...collaboratori...senza che questi abbiano nulla per cui poter collaborare..... o il suo successore nomina terroriste... consulenti.....al massimo se ne occupa la Corte dei Conti. Sulla sinistretta immorale e sprecona le Prucure ....sono ....come diceva Michele Santoro........dei palazzi di giustizia romani? "Un porto delle Nebbie"???

Saluti liberali

brunik
09-07-03, 14:20
Le ipotesi sul tappeto sono tre:

- governo tecnico
- elezioni anticipate
- avanti così tutti insieme uno contro l'altro.


Io penso che vinca la nr. 3, la poltrona è un bene prezioso al giorno d'oggi.


Mercoledì 9 Luglio 2003, 14:01


Ulivo, Elezioni Se Cade Governo, Margherita: Crisi Non Ci Sara'
(AGI) - Roma, 9 lug. - "Se cade il governo si va a elezioni. Sono la via maestra. Per cortesia nessuno mi parli di governo tecnico, o istituzionale o di garanzia". Il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto, risponde cosi' alle domande dei giornalisti che chiedono se il suo partito e l'Ulivo siano disponibili a far parte di una maggioranza per il semestre europeo, in caso di crisi di governo. "Il governo e' in stato comatoso - afferma Diliberto - hanno scelto proprio il momento opportuno per dare questo spettacolo. Sono dei totali incompetenti oltre che criminali nella gestione della cosa pubblica". Lo Sdi, in caso di crisi di governo, e' pronto a seguire le indicazioni del Capo dello Stato. "Se cadesse il governo - ha affermato Intini - lo Sdi manterrebbe la sua linea: da sempre seguiamo in modo diligente le indicazioni del Capo dello Stato". Intini afferma poi di non credere che la maggioranza si sfasci veramente: "Credo che sia iniziato un lungo martirio per la maggioranza e per il Paese che durera' anche piu' dei sei mesi del semestre. Sono tenuti insieme dal cemento del potere, anche se ora e' incrinato dal conflitto sui grandi principi di una coalizione divisa tra liberali e cattolici da una parte e autoritarismo dall'altro". La Margherita non crede all'ipotesi di un governo istituzionale. Willer Bordon, capogruppo della Margherita alla Camera, prima dell'inizio del vertice dell'Ulivo ha detto di non credere che la crisi di governo sia vicina "L'unica cosa certa e' che la maggioranza non c'e' piu', e' allo sbando". Il presidente dei deputati della Margherita, Pierluigi Castagnetti ha affermato che "l'impossibilita' di riunire la cosiddetta cabina di regia del governo e' l'ennesima prova che il problema di questa maggioranza e' quello di essere priva di un capo capace di dirigerla".

brunik
09-07-03, 14:22
Cossiga contro le riforme del governo Fininvest.


Mercoledì 9 Luglio 2003, 14:03


Ddl Gasparri: Cossiga, Votero' Contro
Di (Dra/Pe/Adnkronos)

''TANTO VALEVA FARLA FARE DIRETTAMENTE DA CONFALONIERI...'' Busto Arsizio (Va), 9 lug. (Adnkronos) - ''Se riusciro' ad essere al Senato, votero' contro. Non e' una vera riforma. Tanto valeva farla fare direttamente da Fedele Confalonieri, sarebbe stata migliore''. Cosi' l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga giudica il disegno di legge Gasparri sulla emittenza televisiva attualmente all'esame del Senato

Pieffebi
09-07-03, 20:07
In origine postato da brunik
Non sa proprio tenere un discorso, il povero Pieffebi.

Il tema era "riforme".

La mia tesi è che questo governo non le puo' fare e che ci vuole un governo tecnico.

Lui parte in quarta con la solita palla della magistratura faziosa.

Bah. Quando si è accecati dall'ideologia non c'è niente da fare.

Il tema sono le riforme, e il governo tecnico non è un governo che un liberale democratico possa minimamente accettare, se non per indire immediate elezioni e gestire l'ordinaria amministrazione in attesa di un nuovo governo legittimato dalla Sovranità Popolare. Capisco che per un illiberale margheritaro siano concetti difficili, tuttavia sono gli unici davvero compatibili con la democrazia occidentale e la tradizione liberale. Se poi si vuole dire che un governo tecnico non avendo "tra le scatole" il dovere di rispondere agli elettori avrebbe le mani più libere, beh un tipico argomento dei sostenitori del totalitarismo (principio di competenza contro principio di maggioranza). Anche Mussolini non doveva rispondere agli elettori e ha fatto un sacco di "riforme".......

Saluti liberali

Pieffebi
09-07-03, 20:13
In origine postato da brunik
Non sa proprio tenere un discorso, il povero Pieffebi.
"......

....................

Lui parte in quarta con la solita palla della magistratura faziosa.

Bah. Quando si è accecati dall'ideologia non c'è niente da fare.


L'idiozia sul condono e altre amenità da piccolo agit-prop di terza classe le hai tirate fuori tu. Ti arrabbi se ti ricordo il maxi-condono chiesto a suo tempo da qualeche ministro ulivetano? O quello .....insomma ce n'è una bella lista..... Ti incazzi se ti rammento gli sperperi vergognosi del tuo segretario di partito, già bastonato tre volte da CorteConti in 3 anni....senza che le procure romane..... Ti incazzi se ti rammento che l'Ulivo è composto da correnti anticapitaliste, massimaliste, operaiste....che le riforme necessarie non le vogliono proprio, e sono disposti sono ad accettare ritocchini ridicoli o finte riforme classiste?
Il tema delle riforme è quello che io ho scelto, povero agit-prop che non sa capire un discorso che è un discorso, neppure quelli ben poco intelligenti di quel politco di razza del suo capo manipolo Rutelli.

Saluti belloccio

Curioso
10-07-03, 09:46
In origine postato da Pieffebi
L'idiozia sul condono e altre amenità da piccolo agit-prop di terza classe le hai tirate fuori tu. Ti arrabbi se ti ricordo il maxi-condono chiesto a suo tempo da qualeche ministro ulivetano? O quello .....insomma ce n'è una bella lista..... Ti incazzi se ti rammento gli sperperi vergognosi del tuo segretario di partito, già bastonato tre volte da CorteConti in 3 anni....senza che le procure romane..... Ti incazzi se ti rammento che l'Ulivo è composto da correnti anticapitaliste, massimaliste, operaiste....che le riforme necessarie non le vogliono proprio, e sono disposti sono ad accettare ritocchini ridicoli o finte riforme classiste?
Il tema delle riforme è quello che io ho scelto, povero agit-prop che non sa capire un discorso che è un discorso, neppure quelli ben poco intelligenti di quel politco di razza del suo capo manipolo Rutelli.

Saluti belloccio


Bene, vuoi dire che le riforme (a partire dall'aggiustamento della riforma Dini) le farà questo governo, giusto?
Non so bene come, viste le tensioni crescenti nella maggioranza.....ma forse tu lo sai. Potresti allora spiegarcelo, di grazia?

Pieffebi
10-07-03, 13:40
Io auspico che le faccia un governo di CentroDestra, tuttavia siccome non sono un Fedele Indottrinato, sennò farei girotondi per l'Italia, non ho alcuna certezza. L'unica cosa che mi sento di affermare con una certa sicurezza è che se le probalità che il CentroDestra faccia il CentroDestra sono ormai un tantino scarse, quelle che il CentroSinistra faccia quello che va sul serio fatto (per un liberale) sono assai prossime.... allo zero.


Saluti liberali

Curioso
10-07-03, 15:00
In origine postato da Pieffebi
Io auspico che le faccia un governo di CentroDestra, tuttavia siccome non sono un Fedele Indottrinato, sennò farei girotondi per l'Italia, non ho alcuna certezza. L'unica cosa che mi sento di affermare con una certa sicurezza è che se le probalità che il CentroDestra faccia il CentroDestra sono ormai un tantino scarse, quelle che il CentroSinistra faccia quello che va sul serio fatto (per un liberale) sono assai prossime.... allo zero.


Saluti liberali


Eppure in questi anni ho notato alcune curiose contraddizioni, che mi fanno dubitare dove tu invece mostri molta sicurezza:

il Centrosinistra ha promosso una serie di privatizzazioni (incredibile dictu!) che il Centrodestra non ha poi proseguito (non se ne parla nemmeno più);

il Centrosinistra ha condotto una politica di controllo del bilancio pubblico "anomala" per un tale governo; normalmente, nel resto d'Europa, sono le forze moderate di centro-destra che si preoccupano molto del bilancio, mentre i governi laburisti, socialdemocratici sono tradizionalmente più "spendaccioni".

Il Centrosinistra ha promosso l'istituzione di autorità di controllo (garanti) per vigilare sul comportamento di vari mercati; mi pare un tipico strumento per garantire (o almeno provarci) la "liberalità" di un mercato, o no?


Quanto a chi possa fare le riforme, dovrebbe essere un governo votato anche per questo motivo, ergo l'attuale Esecutivo, che gode pure di un'ampia maggioranza parlamentare.

brunik
11-07-03, 12:54
In origine postato da Curioso
Eppure in questi anni ho notato alcune curiose contraddizioni, che mi fanno dubitare dove tu invece mostri molta sicurezza:

il Centrosinistra ha promosso una serie di privatizzazioni (incredibile dictu!) che il Centrodestra non ha poi proseguito (non se ne parla nemmeno più);

il Centrosinistra ha condotto una politica di controllo del bilancio pubblico "anomala" per un tale governo; normalmente, nel resto d'Europa, sono le forze moderate di centro-destra che si preoccupano molto del bilancio, mentre i governi laburisti, socialdemocratici sono tradizionalmente più "spendaccioni".

Il Centrosinistra ha promosso l'istituzione di autorità di controllo (garanti) per vigilare sul comportamento di vari mercati; mi pare un tipico strumento per garantire (o almeno provarci) la "liberalità" di un mercato, o no?


Quanto a chi possa fare le riforme, dovrebbe essere un governo votato anche per questo motivo, ergo l'attuale Esecutivo, che gode pure di un'ampia maggioranza parlamentare.

Signori miei, non ci si capisce più niente.

Il centrosx ha liberalizzato, privatizzato, pareggiato il bilancio, il centrosx ha statalizzato, riportato il deficit, abbassato tutte le pene per reati economici ( i buonisti...) , vogliono risolvere i problemi con il new deal.

E' un mondo difficile, e Pieffebi non riesce a darci la bussola che da lui tutti ci aspettiamo.

Di una sola cosa possiamo ringraziare i pollisti: ci hanno evitato l'onta di una dittatura alla Polpot.

Perchè non va assolutamente dimenticato mai che il komunismo è sempre lì in agguato come una vipera sotto un sasso, non dobbiamo abbassare la guardia, all'erta, amici pollisti.

Pieffebi
20-07-03, 17:57
da www.iltempo.it

" PENSIONI, MEGLIO PARLARNE


di RAFFAELE DE MUCCI

È LA CRONACA di un fallimento annunciato quella che si riferisce alla vicenda della cosiddetta «cabina di regia» per il coordinamento delle politiche economiche, sociali e produttive. La creatura, concepita per rinsaldare i rapporti fra i partner del centrodestra, è stata soffocata nella culla dai suoi stessi «genitori». Anzi, è stata soppressa un momento prima della nascita. Le giustificazioni che si sono rincorse e intrecciate sono tante e alcune, francamente, incredibili: come il rifiuto a partecipare, opposto dall'Udc, in quanto i suoi rappresentanti al governo non si intenderebbero di economia. Non stentiamo a crederlo. Ma se davvero il criterio di selezione della classe di governo fosse mai stata la competenza, tutti gli esecutivi della Repubblica italiana avrebbero dovuto essere quanto meno decimati. Per la verità, la ragione della crisi è una sola, chiara e antica: il problema della spesa pensionistica, ovvero la riforma della previdenza pubblica da inserire nel documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef).
È questo il cerino che, dovendo passare di mano in mano nella cabina di regia, avrebbe bruciato i «registi», la cabina e l'intera Casa (delle libertà). D'altra parte, la Lega - e Maroni, ministro leghista del Welfare con piglio modernizzante - l'avevano detto subito chiaro e tondo: le pensioni non si toccano. E Fini, dopo aver tollerato di rimanere finora senza deleghe di governo - caso più unico che raro nella storia dei governi italiani - se ne ritrova alla fine una che rischia di trasformarsi in un vero e proprio boomerang elettorale. Figuriamoci allora se i centristi dell'Udc, che hanno per così dire nel sangue il dna della mediazione politica, potessero lasciarsi intrappolare da una qualche forma di corresponsabilità nei previsti - e peraltro indispensabili - tagli alle pensioni. Anche volendolo, e certamente possedendo tutte le competenze tecniche del caso, da solo Tremonti può fare assai poco. E poco o niente gli altri gli consentirebbero di fare.
Da tempo la mina delle pensioni galleggia nella politica italiana e mette paura ai governi che si alternano alla guida del Paese. Lo sciopero generale del 1994 contro le ipotesi di riforma del sistema previdenziale - più che le beghe di schieramento e gli «accanimenti» giudiziari contro il premeier - fu fatale al primo governo di centrodestra. Non è un caso che gli unici interventi di un certo peso furono introdotti dalla riforma Dini, a capo di un governo di tecnici. La cosa migliore finora fatta in questa materia, rimasta in molte parti incompiuta per difetto di messa in opera (per esempio, sul versante della previdenza integrativa). Non è un caso in quanto è proprio ai cosiddetti governi «tecnici», relativamente sganciati da legami di partito, che si ricorre per assumere decisioni che possono provocare deficit di consenso presso l'elettorato.
I successivi governi ulivisti hanno invece prodotto molto dibattito, molte commissioni e nessuna decisione. Fra le teorie più di moda nel periodo, merita qualche commento quella relativa allo scontro generazionale. Tirata via con un po' di faciloneria sociologica. All'osso, la tesi è che le attuali rendite pensionistiche consumano risorse a discapito delle generazioni più giovani, che queste rendite rischiano di non percepire nemmeno, se non si modificano i vincoli, ormai strutturali, di un quadro che presenta conti pubblici in rosso e stagnazione demografica. Questa tesi, tuttavia, ignora che in politica si fanno valere per lo più gli interessi di breve momento: per cui i «figli», in gran numero e per lungo tempo ancora fuori dal sistema produttivo - e perciò previdenziale - non ragionano con lo stesso ordine di preferenze (e di priorità) che hanno i «padri». E questi, per parte loro, pensano ai loro figli ma meno a quelli degli altri: e la pensione, di fatto, serve anche come ammortizzatore sociale del mercato del lavoro.
Eppure il problema esiste e i rimedi sono noti, ma tutti in qualche misura difficili da applicare (e soprattutto da accettare) perché vanno ad alterare gli equilibri di democrazia fra uguaglianza e libertà. Ma se la democrazia è in deficit - come si potrebbe dire parafrasando un bel libro di Buchanan e Wagner, due autori liberali - bisogna eliminare il deficit, non la democrazia. Pertanto, non serve fare affidamento sui politici di professione, perché questi risponderanno sempre a logiche elettorali. Bisogna invece ricercare regole generali e accordi di concertazione fra le parti sociali che possano imporsi come regole condivise.

martedì 8 luglio 2003 "


Un governo liberale deve fare riforme liberali, anche se nell'immediato, non molto "popolari" e deve essere costretto dai suoi sostenitori, ad essere liberale o ad andarsene. Il signor Berlusconi non è "un politico di professione", e mancano ancora molti anni alle elezioni politiche. Se non è in grado di governare come va fatto, per governicchiare, tanto vale lasciarlo fare ad altri.
L'invocazione di "governi tecnici", per quanto pragmaticamente comprensibile, è del tutto insostenibile sul piano politico e di principio.


Saluti liberali

Curioso
21-07-03, 10:18
In origine postato da Pieffebi
da www.iltempo.it

" PENSIONI, MEGLIO PARLARNE


di RAFFAELE DE MUCCI

È LA CRONACA di un fallimento annunciato quella che si riferisce alla vicenda della cosiddetta «cabina di regia» per il coordinamento delle politiche economiche, sociali e produttive. La creatura, concepita per rinsaldare i rapporti fra i partner del centrodestra, è stata soffocata nella culla dai suoi stessi «genitori». Anzi, è stata soppressa un momento prima della nascita. Le giustificazioni che si sono rincorse e intrecciate sono tante e alcune, francamente, incredibili: come il rifiuto a partecipare, opposto dall'Udc, in quanto i suoi rappresentanti al governo non si intenderebbero di economia. Non stentiamo a crederlo. Ma se davvero il criterio di selezione della classe di governo fosse mai stata la competenza, tutti gli esecutivi della Repubblica italiana avrebbero dovuto essere quanto meno decimati. Per la verità, la ragione della crisi è una sola, chiara e antica: il problema della spesa pensionistica, ovvero la riforma della previdenza pubblica da inserire nel documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef).
È questo il cerino che, dovendo passare di mano in mano nella cabina di regia, avrebbe bruciato i «registi», la cabina e l'intera Casa (delle libertà). D'altra parte, la Lega - e Maroni, ministro leghista del Welfare con piglio modernizzante - l'avevano detto subito chiaro e tondo: le pensioni non si toccano. E Fini, dopo aver tollerato di rimanere finora senza deleghe di governo - caso più unico che raro nella storia dei governi italiani - se ne ritrova alla fine una che rischia di trasformarsi in un vero e proprio boomerang elettorale. Figuriamoci allora se i centristi dell'Udc, che hanno per così dire nel sangue il dna della mediazione politica, potessero lasciarsi intrappolare da una qualche forma di corresponsabilità nei previsti - e peraltro indispensabili - tagli alle pensioni. Anche volendolo, e certamente possedendo tutte le competenze tecniche del caso, da solo Tremonti può fare assai poco. E poco o niente gli altri gli consentirebbero di fare.
Da tempo la mina delle pensioni galleggia nella politica italiana e mette paura ai governi che si alternano alla guida del Paese. Lo sciopero generale del 1994 contro le ipotesi di riforma del sistema previdenziale - più che le beghe di schieramento e gli «accanimenti» giudiziari contro il premeier - fu fatale al primo governo di centrodestra. Non è un caso che gli unici interventi di un certo peso furono introdotti dalla riforma Dini, a capo di un governo di tecnici. La cosa migliore finora fatta in questa materia, rimasta in molte parti incompiuta per difetto di messa in opera (per esempio, sul versante della previdenza integrativa). Non è un caso in quanto è proprio ai cosiddetti governi «tecnici», relativamente sganciati da legami di partito, che si ricorre per assumere decisioni che possono provocare deficit di consenso presso l'elettorato.
I successivi governi ulivisti hanno invece prodotto molto dibattito, molte commissioni e nessuna decisione. Fra le teorie più di moda nel periodo, merita qualche commento quella relativa allo scontro generazionale. Tirata via con un po' di faciloneria sociologica. All'osso, la tesi è che le attuali rendite pensionistiche consumano risorse a discapito delle generazioni più giovani, che queste rendite rischiano di non percepire nemmeno, se non si modificano i vincoli, ormai strutturali, di un quadro che presenta conti pubblici in rosso e stagnazione demografica. Questa tesi, tuttavia, ignora che in politica si fanno valere per lo più gli interessi di breve momento: per cui i «figli», in gran numero e per lungo tempo ancora fuori dal sistema produttivo - e perciò previdenziale - non ragionano con lo stesso ordine di preferenze (e di priorità) che hanno i «padri». E questi, per parte loro, pensano ai loro figli ma meno a quelli degli altri: e la pensione, di fatto, serve anche come ammortizzatore sociale del mercato del lavoro.
Eppure il problema esiste e i rimedi sono noti, ma tutti in qualche misura difficili da applicare (e soprattutto da accettare) perché vanno ad alterare gli equilibri di democrazia fra uguaglianza e libertà. Ma se la democrazia è in deficit - come si potrebbe dire parafrasando un bel libro di Buchanan e Wagner, due autori liberali - bisogna eliminare il deficit, non la democrazia. Pertanto, non serve fare affidamento sui politici di professione, perché questi risponderanno sempre a logiche elettorali. Bisogna invece ricercare regole generali e accordi di concertazione fra le parti sociali che possano imporsi come regole condivise.

martedì 8 luglio 2003 "


Un governo liberale deve fare riforme liberali, anche se nell'immediato, non molto "popolari" e deve essere costretto dai suoi sostenitori, ad essere liberale o ad andarsene. Il signor Berlusconi non è "un politico di professione", e mancano ancora molti anni alle elezioni politiche. Se non è in grado di governare come va fatto, per governicchiare, tanto vale lasciarlo fare ad altri.
L'invocazione di "governi tecnici", per quanto pragmaticamente comprensibile, è del tutto insostenibile sul piano politico e di principio.


Saluti liberali


Attendiamo ancora le riforme "liberali" di cui tanto si parla, nonchè altri provvedimenti "liberali, come le privatizzazioni (ad oggi bloccate). A proposito di privatizzazioni, giusto oggi c' è un commento di Giavazzi sul Corriere, in cui si accenna a privatizzazioni non fatte (AEM e SEA a Milano), utili pure per reperire fondi per opere pubbliche ormai indispensabili. Da leggere.

Condivido le tue conclusioni: un governo tecnico non è attualmente possibile, certificherebbe il fallimento dell'attuale maggioranza.
Berlusconi non lo permetterebbe, anche perchè, credo legittimamente, vuole terminare la legislatura.

Va bene, la termini pure, così il mezzo fallimento che si vede ora sarà un fallimento completo.....il guaio è che ci rimettiamo tutti, mica solo chi gli ha dato fiducia........se almeno l'economia desse chiari segnali di ripresa.....:rolleyes:

Pieffebi
21-07-03, 17:41
A parte brunik, che come agit-prop semplice non ha grande influenza sulle confuse strategie dell'Opposizione, non mi pare che la "soluzione" del governo tecnico piaccia al Sinistra-Centro. Sicuramente sarebbe una comoda soluzione: far fare il lavoro "sporco" ai tecnici e poi prendersi il merito delle conseguenze positive, una volta tornati ufficialmente nelle stanze dei bottoni........ ma la sete di potere in certi ambienti è troppo forte e in altri c'è ancora un minimo di pudore............ persino a sinistra.

Saluti liberali

Pieffebi
22-07-03, 20:48
dal quotidiano torinese...

" La Stampa del 22/07/2003


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I piani per il rilancio e una promessa: sarà un'estate tranquilla

«Pensioni, la mia riforma comincia dai privilegiati. Poi toccherà al sommerso»
Il ministro Maroni: renderemo più sostanzioso il contributo da pagare per i vitalizi troppo elevati, ma non con la Finanziaria. Giovedì il previsto faccia a faccia con il titolare dell'Economia

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ALLE 11.00 è al telefonino con Palazzo Chigi, il sottosegretario Gianni Letta in linea: "Hai visto? Stanno cercando di metterci l'un contro l'altro armati, ma non ti preoccupare: tra me e Giulio va sempre tutto bene, non riusciranno a farci litigare".
Un'ora più tardi ecco la voce di Tremonti: "Ciao Giulio, allora ci vediamo giovedì. I tuoi hanno novità, avete qualche proposta interessante? A proposito, se ti dicono che me la sono presa per una tua intervista di domenica non farci caso: scusami, ma non l'ho nemmeno vista...".
Ministro Maroni, ma è tutto così bellissimo, andate davvero così d'accordo?
"Ma certo che sì. Sono quattro mesi che continuo a dire che l'argomento pensioni non è e non sarà nella Finanziaria, ma resta nella mia delega".
E allora domenica che è successo tra lei e T remonti? "Proprio niente. Per la millesima volta ho ripetuto le mie parole sulle pensioni che restano nella delega e sono state messe in contrapposizione con non so quale frase di Giulio".
Una frase sulla delega "necessaria ma non del tutto sufficiente".
"Tutto qui? E dov'è la novità?". Dica lei.
"Nessuna novità. Il giorno dopo l'approvazione del Dpef Tremonti e io ci siamo visti e abbiamo concordato l'appuntamento di giovedì prossimo. Dove, appunto, parleremo della delega. Che ovviamente è migliorabile".
Da oggi lei comincia gli incontri con le parti sociali, tavoli separati però.
"Meglio più tavoli che decidono che un tavolo dove non si decide niente".
Alla Cgil di Epifani non piacciono.
"Epifani si deve mettere d'accordo con se stesso. Da una parte invoca la concertazione e dall'altra rifiuta il dialogo. Aspetto di capire cosa decide, ma nell'attesa i tavoli non si fermeranno". Pezzotta e la Cisl, sulle pensioni, temono "gli stessi errori fatti sull'articolo 18, il clima da conflitto sociale". "Stia tranquillo, Pezzotta. Abbiamo imparato e non ci sarà una riedizione dell'articolo 18".
Nel Dpef cosa c'è di leghista? "La lotta al lavoro nero e sommerso che è concorrenza soprattutto ai danni delle piccole e medie imprese del Nord. I provvedimenti a favore della famiglia. La salvaguardia delle pensioni di anzianità [che vergogna, signor ministro! pfb]. Lo stop ai privilegi. Il taglio delle disparità di trattamento".
Disparità tra dipendenti pubblici e privati?
"Tra due lavoratori di pari età, con la stessa anzianità e la stessa pensione, uno prende di più e l'altro di meno. E ovviamente il favorito è il lavoratore del pubblico impiego. Questioni di calcolo che vanno riviste in base al principio di equità".
E di non leghista che c'è nel Dpef?
"Più che di non leghista direi di non moderno, ed è la genericità degli interventi per il Mezzogiorno".
Genericità?
"Si perpetua un equivoco, che si possa continuare con soldi a pioggia invece di investimenti produttivi. Tutti gli indicatori ci dicono
che la spesa pubblica al Sud è più alta che al Nord, dalla sanità all'istruzione. Di tutto c'è bisogno, nel Mezzogiorno, tranne che 1'assistenzialismo e la concezione pietistica demitiana o mastelliana".
Delega migliorabile, lei dice. Come?
"Un capitolo si chiama "Riduzione di regimi speciali di favore". 1 privilegi, insomma. 0 certe pensioni di invalidità che meritano attenzione e verifica. Ci sono pensionati che prendono 10 mila euro al mese e potrebbero viverci tre volte. I governi di sinistra, e allora Cofferati nulla disse, erano andati a toccare quel diritto acquisito prelevando una percentuale del 2% come contributo di solidarietà. Nella delega il contributo sarà più sostanzioso del 2%".
Togliere ai ricchi per dare ai poveri. Si metterà contro anche qualche autorevole ex ministro...
"I nomi non li so, ma in quelle condizioni so che ce ne sono tanti".
Altri interventi?
"Da settembre comincio un'azione aggressiva sul lavoro in nero, sul sommerso. Per 1'Ocse è pari a un terzo del Pil, circa 400 miliardi di euro all'anno. La manovra finanziaria è prevista sui 16 miliardi. Ecco, se solo riuscissimo a far emergere il 10% del sommerso avremmo una finanziaria già coperta".
Azione aggressiva, come? "E' noto che, mentre al Nord ci sono le pensioni di anzianità per i lavoratori dipendenti, in altre zone d'Italia l'economia sommersa è quasi un ammortizzatore sociale".
Lei che passa per un ottimista l'altra settimana ha detto che si può andare in vacanza tranquilli, nulla accadrà nel governo e attorno al governo.
"Fino a prima dell'approvazione del Dpef qualche fibrillazione ci poteva stare, ma adesso non ne vedo le ragioni".
Ma si è appena accesa la questione Sofri, con questo "pandemonio" che il suo collega Castelli aveva anche ben previsto.
"Non mi pare che c'entri con il governo. C'entra caso mai con una questione di coscienza del ministro di Grazia e giustizia, come la Costituzione prevede".
Lei che ne pensa?
"Che sono rimasto strabiliato dagli attacchi contro Castelli. L'ho chiamato e gliel'ho voluto dire, sono perfettamente d'accordo conte".
Per qualche mezza giornata,
ai primi di giugno 2001, nel totoministri la Giustizia era stata affidata a lei.
"Ora sto bene dove sto e non ho alcun rimpianto. Ma se attaccano Castelli dicendo che è un ingegnere a me che sono avvocato cosa avrebbero detto? Che non è all'altezza perché è di Varese, o perché tengo al Milan, o perché mi piace il blues? Non mi aspettavo tanta cialtroneria, meschinerie, scarsa serietà".
A chi si riferisce?
"Non mi sorprende tanto la sinistra cialtrona, ma uno come Castagnetti che chiede le dimissioni di Castelli perché non ha dato la grazia a un amico dei suoi amici".
Che fine farà la mozione di sfiducia individuale annunciata da Castagnetti?
"Se sopravvive se ne riparlerà a
settembre".
Però anche nella maggioranza c'è chi ha criticato Castelli.
"Mi ha sorpreso Follini che parla di rispetto della coscienza altrui. E' uri etica collettiva che mi sembra stonata in bocca a un cattolico".
E Buttiglione se l'è presa con Bossi che dice prima la devolution e poi amnistia e graziapergli anni bui.
"Mi pare che ogni occasione, ogni frase di Bossi, o Castelli, o magari queste mie, per qualche alleato siano spunto di polemica. Mi sembrano degli abbonati, se le vanno a cercare nel buio con la pila e se non le trovano le sognano".
Cosa avrebbero sognato questa volta?
"Bossi non ha detto la grazia a
Sofri in cambio della devolution. Ha detto, caso mai, che raggiunto un nuovo assetto istituzionale questo Paese potrebbe trovare anche le condizioni per provvedimenti di amnistia o grazia. E, con tutto il rispetto per Bossi, mi sembra quasi ovvio. Dov'è lo scandalo?".
Nei suoi comizi del fine settimana, parlando di pensioni, Bossi ha ripetuto che non ha ancora "tolto la mano dalfarma". Che insomma non si sente sicuro.
"A settembre, con la Finanziaria, ci sarà magari questo rischio. Si tenterà di inserire cose che a noi non piacciono, ma non sull'argomento pensioni".
Sicuro? "Sicuro".
Dunque estate tranquilla? "Per me, per la Lega, sì".
E se dal Castello di Ponte di Legno partisse qualche missile bossiano?
"Caso mai contraerea, per rispondere agli attacchi".
Ne prevede anche lei?
"Non è che li preveda, però mi pare che ci siano parecchie pressioni, parecchi tentativi per provocare, far saltare i nervi alla Lega".
Per mettere la Lega fuori dal governo?
"Può essere, ma non vedo come questo sogno di mezza estate si possa realizzare. La Lega va fuori dal governo solo se è lei a deciderlo".
E potrebbe deciderlo?
"C'è stata qualche possibilità nelle scorse settimane, prima del Dpef. Ora non più. L'accordo tra Bossi, Berlusconi e Tremonti è di ferro. Anzi, d'acciaio. Mastella e gli amici di Mastella si mettano il cuore in pace e vadano in vacanza pure loro. Questo governo durerà tutta la legislatura". "

Cordiali saluti

Curioso
23-07-03, 12:08
In origine postato da Pieffebi
dal quotidiano torinese...

" La Stampa del 22/07/2003


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I piani per il rilancio e una promessa: sarà un'estate tranquilla

«Pensioni, la mia riforma comincia dai privilegiati. Poi toccherà al sommerso»
Il ministro Maroni: renderemo più sostanzioso il contributo da pagare per i vitalizi troppo elevati, ma non con la Finanziaria. Giovedì il previsto faccia a faccia con il titolare dell'Economia

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ALLE 11.00 è al telefonino con Palazzo Chigi, il sottosegretario Gianni Letta in linea: "Hai visto? Stanno cercando di metterci l'un contro l'altro armati, ma non ti preoccupare: tra me e Giulio va sempre tutto bene, non riusciranno a farci litigare".
Un'ora più tardi ecco la voce di Tremonti: "Ciao Giulio, allora ci vediamo giovedì. I tuoi hanno novità, avete qualche proposta interessante? A proposito, se ti dicono che me la sono presa per una tua intervista di domenica non farci caso: scusami, ma non l'ho nemmeno vista...".
Ministro Maroni, ma è tutto così bellissimo, andate davvero così d'accordo?
"Ma certo che sì. Sono quattro mesi che continuo a dire che l'argomento pensioni non è e non sarà nella Finanziaria, ma resta nella mia delega".
E allora domenica che è successo tra lei e T remonti? "Proprio niente. Per la millesima volta ho ripetuto le mie parole sulle pensioni che restano nella delega e sono state messe in contrapposizione con non so quale frase di Giulio".
Una frase sulla delega "necessaria ma non del tutto sufficiente".
"Tutto qui? E dov'è la novità?". Dica lei.
"Nessuna novità. Il giorno dopo l'approvazione del Dpef Tremonti e io ci siamo visti e abbiamo concordato l'appuntamento di giovedì prossimo. Dove, appunto, parleremo della delega. Che ovviamente è migliorabile".
Da oggi lei comincia gli incontri con le parti sociali, tavoli separati però.
"Meglio più tavoli che decidono che un tavolo dove non si decide niente".
Alla Cgil di Epifani non piacciono.
"Epifani si deve mettere d'accordo con se stesso. Da una parte invoca la concertazione e dall'altra rifiuta il dialogo. Aspetto di capire cosa decide, ma nell'attesa i tavoli non si fermeranno". Pezzotta e la Cisl, sulle pensioni, temono "gli stessi errori fatti sull'articolo 18, il clima da conflitto sociale". "Stia tranquillo, Pezzotta. Abbiamo imparato e non ci sarà una riedizione dell'articolo 18".
Nel Dpef cosa c'è di leghista? "La lotta al lavoro nero e sommerso che è concorrenza soprattutto ai danni delle piccole e medie imprese del Nord. I provvedimenti a favore della famiglia. La salvaguardia delle pensioni di anzianità [che vergogna, signor ministro! pfb]. Lo stop ai privilegi. Il taglio delle disparità di trattamento".
Disparità tra dipendenti pubblici e privati?
"Tra due lavoratori di pari età, con la stessa anzianità e la stessa pensione, uno prende di più e l'altro di meno. E ovviamente il favorito è il lavoratore del pubblico impiego. Questioni di calcolo che vanno riviste in base al principio di equità".
E di non leghista che c'è nel Dpef?
"Più che di non leghista direi di non moderno, ed è la genericità degli interventi per il Mezzogiorno".
Genericità?
"Si perpetua un equivoco, che si possa continuare con soldi a pioggia invece di investimenti produttivi. Tutti gli indicatori ci dicono
che la spesa pubblica al Sud è più alta che al Nord, dalla sanità all'istruzione. Di tutto c'è bisogno, nel Mezzogiorno, tranne che 1'assistenzialismo e la concezione pietistica demitiana o mastelliana".
Delega migliorabile, lei dice. Come?
"Un capitolo si chiama "Riduzione di regimi speciali di favore". 1 privilegi, insomma. 0 certe pensioni di invalidità che meritano attenzione e verifica. Ci sono pensionati che prendono 10 mila euro al mese e potrebbero viverci tre volte. I governi di sinistra, e allora Cofferati nulla disse, erano andati a toccare quel diritto acquisito prelevando una percentuale del 2% come contributo di solidarietà. Nella delega il contributo sarà più sostanzioso del 2%".
Togliere ai ricchi per dare ai poveri. Si metterà contro anche qualche autorevole ex ministro...
"I nomi non li so, ma in quelle condizioni so che ce ne sono tanti".
Altri interventi?
"Da settembre comincio un'azione aggressiva sul lavoro in nero, sul sommerso. Per 1'Ocse è pari a un terzo del Pil, circa 400 miliardi di euro all'anno. La manovra finanziaria è prevista sui 16 miliardi. Ecco, se solo riuscissimo a far emergere il 10% del sommerso avremmo una finanziaria già coperta".
Azione aggressiva, come? "E' noto che, mentre al Nord ci sono le pensioni di anzianità per i lavoratori dipendenti, in altre zone d'Italia l'economia sommersa è quasi un ammortizzatore sociale".
Lei che passa per un ottimista l'altra settimana ha detto che si può andare in vacanza tranquilli, nulla accadrà nel governo e attorno al governo.
"Fino a prima dell'approvazione del Dpef qualche fibrillazione ci poteva stare, ma adesso non ne vedo le ragioni".
Ma si è appena accesa la questione Sofri, con questo "pandemonio" che il suo collega Castelli aveva anche ben previsto.
"Non mi pare che c'entri con il governo. C'entra caso mai con una questione di coscienza del ministro di Grazia e giustizia, come la Costituzione prevede".
Lei che ne pensa?
"Che sono rimasto strabiliato dagli attacchi contro Castelli. L'ho chiamato e gliel'ho voluto dire, sono perfettamente d'accordo conte".
Per qualche mezza giornata,
ai primi di giugno 2001, nel totoministri la Giustizia era stata affidata a lei.
"Ora sto bene dove sto e non ho alcun rimpianto. Ma se attaccano Castelli dicendo che è un ingegnere a me che sono avvocato cosa avrebbero detto? Che non è all'altezza perché è di Varese, o perché tengo al Milan, o perché mi piace il blues? Non mi aspettavo tanta cialtroneria, meschinerie, scarsa serietà".
A chi si riferisce?
"Non mi sorprende tanto la sinistra cialtrona, ma uno come Castagnetti che chiede le dimissioni di Castelli perché non ha dato la grazia a un amico dei suoi amici".
Che fine farà la mozione di sfiducia individuale annunciata da Castagnetti?
"Se sopravvive se ne riparlerà a
settembre".
Però anche nella maggioranza c'è chi ha criticato Castelli.
"Mi ha sorpreso Follini che parla di rispetto della coscienza altrui. E' uri etica collettiva che mi sembra stonata in bocca a un cattolico".
E Buttiglione se l'è presa con Bossi che dice prima la devolution e poi amnistia e graziapergli anni bui.
"Mi pare che ogni occasione, ogni frase di Bossi, o Castelli, o magari queste mie, per qualche alleato siano spunto di polemica. Mi sembrano degli abbonati, se le vanno a cercare nel buio con la pila e se non le trovano le sognano".
Cosa avrebbero sognato questa volta?
"Bossi non ha detto la grazia a
Sofri in cambio della devolution. Ha detto, caso mai, che raggiunto un nuovo assetto istituzionale questo Paese potrebbe trovare anche le condizioni per provvedimenti di amnistia o grazia. E, con tutto il rispetto per Bossi, mi sembra quasi ovvio. Dov'è lo scandalo?".
Nei suoi comizi del fine settimana, parlando di pensioni, Bossi ha ripetuto che non ha ancora "tolto la mano dalfarma". Che insomma non si sente sicuro.
"A settembre, con la Finanziaria, ci sarà magari questo rischio. Si tenterà di inserire cose che a noi non piacciono, ma non sull'argomento pensioni".
Sicuro? "Sicuro".
Dunque estate tranquilla? "Per me, per la Lega, sì".
E se dal Castello di Ponte di Legno partisse qualche missile bossiano?
"Caso mai contraerea, per rispondere agli attacchi".
Ne prevede anche lei?
"Non è che li preveda, però mi pare che ci siano parecchie pressioni, parecchi tentativi per provocare, far saltare i nervi alla Lega".
Per mettere la Lega fuori dal governo?
"Può essere, ma non vedo come questo sogno di mezza estate si possa realizzare. La Lega va fuori dal governo solo se è lei a deciderlo".
E potrebbe deciderlo?
"C'è stata qualche possibilità nelle scorse settimane, prima del Dpef. Ora non più. L'accordo tra Bossi, Berlusconi e Tremonti è di ferro. Anzi, d'acciaio. Mastella e gli amici di Mastella si mettano il cuore in pace e vadano in vacanza pure loro. Questo governo durerà tutta la legislatura". "

Cordiali saluti

Speriamo sia vero: stretta sulle pensioni più alte e lotta el sommerso. E magari controlli più severi sulle pensioni di invalidità (ho letto in proposito un articolo sul Corriere sulle intenzioni in merito di Maroni).

Però 'sto innalzamento della soglia di anzianità s'ha da fare, mi sa che non c'è scampo. Qualcuno deve farlo. Se non è questo governo, sarà il prossimo.
Sperando non sia troppo tardi......:rolleyes:

Per chiudere, la frase "togliere ai ricchi per dare ai poveri" mi fa sorridere....mi ricorda altre impostazioni di politica economica.....

Pieffebi
23-07-03, 22:33
dal quotidiano IL GIORNALE

" il Giornale del 23/07/2003


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«Riforme con la massima coesione sociale»
Tremonti illustra il Dpef al Parlamento: «Finanziaria di sviluppo, inutile una manovra bis»

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Nella Finanziaria 2004 ci saranno le riforme strutturali. Ma i cambiamenti saranno condotti con "il massimo di coesione sociale". Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti sceglie la linea morbida. Illustrando alle commissioni Bilancio di Camera e Senato il Dpef - documento che ritiene ormai datato e che in futuro vorrebbe ridurre a "una pagina e una tabella" - assicura che per la prossima manovra il governo cercherà il consenso di sindacati e imprese. E difende le misure una tantum, citate anche ieri dagli esperti del Fondo monetario internazionale come uno dei nei della politica economica italiana. Provvedimenti come i condoni fiscali e le cartolarizzazioni, rivendica il responsabile del dicastero di via XX settembre, sono servite a evitare "quella macelleria sociale suggerita da molte parti".
L'esordio in Parlamento del Documento, di programmazione economica e finanziaria è avvenuto nel segno della polemica tra governo e opposizione. Ad aprire il fuoco è stato Tremonti, proprio a proposito delle una tariturn. "Le cartolarizzazioni su immobili le abbiamo trovate nella Finanziaria di Amato, erano strutturali solo perchè fatte dal centro sinistra? Ne avete fatte per almeno il doppio di noi mentre l'economia andava bene. Noi le abbiamo fatte perché era l'unico modo di non uscire dal Patto".
Polemico botta e risposta anche con Vincenzo Visco, rivale storico dell'inquilino di via XX settembre. A una richiesta dell'ex ministro delle Finanze diessino ("Lei deve rispondere sui conti pubblici, non ci ha detto niente"), Tremonti sbotta: "I nostri conti sono corretti. È curioso sentire dalla sua parte politica che noi tagliamo sulla sanità e poi sfondiamo la spesa. Delle due l'una. Basta con questi cupi scenari gotici". Respinti al mittente, quindi, tutti gli allarmi. Compresi quelli sulla scarsa crescita del Paese. "L'Italia non è un Paese in declino, concetto che presuppone fenomeni complessi che si sviluppano non in 3 o 4 anni ma nel corso di decenni". Si tratta piuttosto di un momento di "difficoltà". E le statistiche ufficiali - ribadisce Tremonti - "non rappresentano il valore totale dell'economia italiana".
La ripresa non è irraggiungibile. Un traino europeo secondo il ministro arriverà da gennaio grazie al piano di sviluppo che lo stesso Tremonti, in qualità di presidente dell'Ecofin, ha messo in cantiere. Rimangono necessari cambiamenti. E la Finanziaria 2004, annuncia Tremonti, "si baserà sulle riforme strutturali". La manovra, in ogni caso, "va definita con il massimo grado di visione e coesione sociale, segnando la fine di un certo grado di egoismo per cui tutti impostano la Finanziaria degli altri e con la ricerca di un grado di consenso il maggiore possibile. Su queste basi - ha concluso il ministro - sarà possibile acquisire competitività e crescita". A conferma del fatto che il governo intende andare con i piedi di piombo sulle questioni più delicate, il ministro conferma che i cambiamenti che riguardano il capitolo pensioni sono già "in atto con la discussione sulla delega" presentata dal ministro al Welfare Roberto Maroni. L'accenno alla previdenza contenuto nel Dpef (il documento è da considerare a tutti gli effetti un'anticipazione della Finanziaria) riguarda solo i privilegi e le misure che l'esecutivo intende prendere saranno definite solo in seguito. "Non si può - ha osservato Tremonti - imporre al, governo cose che il governo dice di voler studiare in progressione". Una linea analoga a quella espressa in serata dal leader della Lega Umberto Bossi, intervistato da TelePadania: "Il Dpef lascia la delega a Maroni. E la proposta Maroni ha del sugo: quello basato sugli incentivi. Si basa cioè su questo principio: se continui a lavorare, ti pago. Mi sembra una via utile e positiva. A settembre vedremo: sarà lì che si uscirà dal vago e si vedrà nei numeri cosa intendono fare".
Anche il capitolo Authority ha trovato spazio nell'audizione di Tremonti. "Non è mai stata mia intenzione - assicura il ministro dell'Economia - azzerare l'autonomia di Bankitalia". Il riferimento è all'istituzione di un unico garante del risparmio che avrebbe tolto molte delle competenze dell'istituto guidato da Antonio Fazio. "Fu mia scelta - rivela Tremonti - di togliere dal Dpef la parte che riguardava il settore del credito". Più che dal documento, l'autonomia di Bankitalia "è ridotta dalle normative internazionali", ha precisato. "

Saluti liberali

Pieffebi
24-07-03, 20:07
da www.ansa.it

" FAZIO:INNALZARE PROGRESSIVAMENTE ETA' PENSIONE
ROMA - ''Aumenti del prodotto interno lordo (Pil) in linea con quelli indicati dal Dpef sono possibili, tenuto conto delle risorse disponibili, ma richiedono concrete, pronte, azioni di politica economica''. E' il parere del Governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio che, durante l'audizione sul Dpef davanti alle commissioni bilancio di Camera e Senato, ritiene che l'obiettivo di una riduzione del rapporto tra il debito e il prodotto dal 106,7% nel 2002 al 105,6%, come prevede il Dpef e considerate le previsioni ufficiali del fabbisogno, potrebbe richiedere l'adozione di misure finanziarie aggiuntive''. ''Il Dpef - secondo Fazio - non fornisce i valori programmati per le entrate e per le spese e non vi e' indicazione di un sentiero di riduzione della pressione fiscale''. ''E' necessario - secondo il governatore della Banca d'Italia - rimuovere i fattori che limitano le dimensioni e la produttivita' delle imprese in particolare modo il carico fiscale''.

RIFORMA DELLE PENSIONI
''La spesa pensionistica - ha detto ancora Fazio durante l'audizione sul Dpef - e' destinata ad accrescersi ulteriormente negli anni a venire, in relazione al progressivo invecchiamento della popolazione. Una revisione incisiva della riforma pensionistica del 1995 puo' consentire una graduale flessione della spesa in rapporto al prodotto e 'deve far leva su un progressivo innalzamento dell'eta' media effettiva di pensionamento; nel calcolo delle prestazioni occorre far salvi i diritti maturati nel periodo di attivita' lavorativa gia' svolta''. Per Fazio, questo proposito, ''e' essenziale lo sviluppo delle forme previdenziali complementari''.

PIU' INVESTIMENTI PUBBLICI
Il governatore ha anche sollecitato investimenti pubblici in infrastrutture, sostegno alla ricerca e all'innovazione, necessari per aumentare la produttivita' e recuperare competitivita'. 'Gli obiettivi di sviluppo e di accrescimento dell'occupazione - ha concluso Fazio - possono trovare un consenso sociale se la politica economica sara' in grado di convincere gli operatori circa la volonta' e l'effettiva possibilita' di ridurre la pressione fiscale e di riequilibrare i conti pubblici. La definizione, a partire dal prossimo autunno, di interventi specifici potra' dare concretezza all'azione di politica economica. Avanzamenti anche graduali, ma progressivi, certi daranno fiducia agli operatori, alle famiglie e alle imprese, incoraggiando, nell'attuale fase di basso costo del denaro, una ripresa degli investimenti privati''.

FONDAZIONI:FAZIO, MANTENGANO QUOTE RILEVANTI IN BANCHE- Le fondazioni ''nella mia visione devono mantenere delle partecipazioni rilevanti nelle banche''. Lo ha detto il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, ascoltato oggi in Senato. ''Le fondazioni - ha aggiunto - ci hanno permesso di fare le ristrutturazioni bancarie ed e' giunto che mantengano queste partecipazioni, altrimenti a chi le diamo?''.
24/07/2003 14:53 "


Cordiali saluti

Pieffebi
25-07-03, 20:11
da un quotidiano Liberal-Democratico

" il Giornale del 25/07/2003


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«Siamo pronti per la grande riforma»

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Settembre. Dopo D'Annunzio e Venditti è Gianfranco Fini a evocare ora il mese che da sempre si celebra come quello della trasmigrazione e della vendemmia. "Non impiccatevi però sulle parole - avverte il vicepremier - perché magari si arriva al 15 di ottobre con la riforma della seconda parte della Costituzione...". Ma intanto mostra ottimismo sui tempi, come sulla soluzione della "crisetta" tutta interna al centro-destra. II peggio, fa capire, è ormai dietro le spalle. Tocca ripartire, migrare verso terreni più favorevoli. Vendemmiare rispetto a quanto si è messo a punto durante le "anche aspre" discussioni del dopo-amministrative. "Settembre: banco di prova" dice Fini. Ma non c'è "recondita intenzione, né malizia" tiene a precisare, sulla scelta della data. È solo che sarà allora, per via del varo della Finanziaria e delle necessarie scelte per la riforma dello Stato, che i nodi verranno al pettine. E lui par certo che si scioglieranno. Giunto a Rieti come ogni anno per celebrare la festa del Secolo d'Italia organizzata da Guglielmo Rositani, il presidente di An si sottopone al rito di una intervista collettiva da cui si ricava la sensazione che il cammino del governo possa essere più semplice di quello che comunemente si ritiene. "Un nuovo vertice per sancire l'accordo? Ininfluente. Si può fare anche dopo la pausa estiva. L'importante;- nota - è stato trovare. un accordo -sul metodo con cui procedere". Presidente Fini, ma allora la verifica è chiusa davvero... "Ha avuto, forse, uno svolgimento confuso, ma una risposta agli interrogativi che avevamo sollevato ci è arrivata. Subito dopo il voto amministrativo chiedemmo di discutere assieme perché le cose non erano andate bene né per la Cdl né per An. E in particolare sollevammo due questioni: la mancanza di maggior collegialità sulle questioni economiche e lo squilibrio tra il consenso raccolto dai diversi partiti della coalizione - e mi riferisco in particolare alla Lega - e la richiesta di dettare tempi e obiettivi".E le risposte che vi sono state date le giudica positive? "Il Dpef ha mostrato che le nostre richieste sono state accolte. Certo, ora occorrerà vedere come sarà strutturata la legge Finanziaria che diventa uno dei banchi di prova, ma quel che era importante era ricreare un coinvolgimento di tutti. Stessa cosa per quel che riguarda la Lega: il nostro rapporto con Bossi era incanalato in una precisa direzione, quella delle riforme. Noi diciamo sì alla devolution, come abbiamo sempre detto, se sarà ricompresa in un ddl che contenga anche le modifiche necessarie alla costruzione del premierato, del Senato delle Regioni, della nuova Corte Costituzionale".
Superato insomma il problema dell'interesse nazionale che tanto aveva fatto discutere. O no? "Superato nel momento in cui la riforma riguarda tutta la seconda parte della Costituzione e non la sola devolution come pareva pretendere la Lega. Da questo punto di vista non credo si possa dubitare del buon esito della verifica. Anche perché siamo decisi a procedere al più presto".
A settembre, appunto... "Be', ci proviamo senz'altro. Del resto l'avete visto Bossi che mostrava il foglio fumato da Berlusconi... lui la chiama road map... e non capisco perché. Per me è un calendario che vogliamo rispettare col primo voto entro la primavera del 2004". Torniamo al Dpef Fazio lamento indeterminatezza sul piano fiscale...
"Il Dpef è solo una cornice, una scelta di metodo in cui rivendico la scelta di An per il dialogo con le parti sociali (il che non vuol dire concertazione). Le cifre devono ancora essere inserite in Finanziaria. E lo saranno".
Sempre Fazio dice che bisogna affrontare il nodo-pensioni. E d'accordo? "La Finanziaria dovrà contenere interventi che consentano di reperire risorse per il rilancio dello sviluppo economico. In questo quadro andranno affrontate questioni strutturali come le pensioni, ma è da vedere se lo faremo nella Finanziaria o nella delega che sarà affidata a Maroni. Il problema, certo, esiste. Ma anche qui non credo sia produttivo valutare sin d'ora come procedere. Io per esempio, al di là degli incentivi per chi continua a lavorare, penso anche a disincentivi per chi sceglie di smettere. Poi c'è la liquidazione: in altri Paesi va direttamente a fondi integrativi. Insomma si tratta di ragionarci".
L'opposizione vi accusa intanto di affossare l'economia...
"Qui bisogna esser chiari: dopo l'11 settembre nulla può esser più come prima. Ma l'opposizione fa attacchi strumentali, e non solo in questo campo. Perché Germania e Francia, ad esempio, stanno molto peggio di noi. E non è tutto: i dati ci danno meno disoccupati che in precedenza e nel contempo diminuisce il numero delle famiglie po' vere. Questo vuol dire
che il governo si muove. Come ha fatto con la legge Biagi sulla flessibilità del lavoro". Strumentale l'opposizione, dice. In quali altri campi? "Il ddl Gasparri per la revisione del sistema televisivo ad esempio. Anche Tronchetti Provera ha detto che si tratta di una legge coraggiosa. il conflitto d'interessi, poi: per qualcuno potrà anche essere troppo " soft", ma perché la sinistra non l'ha fatta nei cinque anni in cui è stata al Governo, magari in forma "hard"? Perché cercava di tenere una pistola carica nel cassetto. E adesso che noi la tiriamo fiori e ne eliminiamo le pallottole, strilla. Strumentalizzazione bella e buona. Senza vergogna". Insomma nella maggioranza torna il sereno. Non si rompe né a settembre - anche se lei ci tiene a ricordare che si tratta di un banco di prova - né a gennaio, dopo il semestre di guida europea... Io cerco di ragionare col cervello. Ma non ho una palla di vetro". E di An, che dire? Avrà davvero un coordinatore nazionale per cercare di cancellare i tanti mal di pancia di questi ultimi mesi? "Martedì sarà la direzione a decidere. Ma io, per quel che mi riguarda, penso che ci voglia un coordinatore a tempo pieno che affronti le questioni, promuova iniziative, guidi il partito. Certo, io non sarò sulla luna o in vacanza. Ma ci sono responsabilità che devono essere affrontate". Presidente Fini, che derby si giocherà a fine legislatura? Prevede un nuovo scontro Berlusconi Prodi? "Per quel che riguarda il centro-destra mi sembra chiaro chi sarà il candidato. Quanto al centrosinistra penso che non lo sappiano nemmeno loro". L'altro giorno ha provocato un mezzo scandalo con la sua richiesta di dimissioni del presidente della Figc Carraro. Conferma?L'altro giorno ha provocato un mezzo scandalo con la sua richiesta di dimissioni del presidente della Figc Carraro. Conferma? "Non dico più nulla. Sapete perché? Mi avevano chiesto cosa pensavo del caos nel calcio e io ho detto la mia, tenendo a precisare che parlavo da cittadino e tifoso. Risultato? Il giorno dopo i Ds hanno accusato il governo di attentare all'autonomia dello sport! Insomma, ancora e sempre strumentalismi...". "

Saluti liberali

Pieffebi
04-08-03, 14:18
da www.iltempo.it

" MENO RAGNI VELENOSI E PIÙ RIFORME


di MARCO BERTONCINI

C'È UNA sorta di poco comprensibile e per nulla apprezzabile fregola, nella Casa delle libertà, per proposte di legge secondarie. Qualcuna di esse va pure a compimento. Sono presentate per suscitare un po' di curiosità, ovvero per accontentare sparuti gruppi d'interesse, oppure - ancora - per impegnarsi alla loro approvazione pur non avendo valenza generale. Il Tempo è stato il solo giornale, ad esempio, ad aver adeguatamente ironizzato sul decreto-legge contro gli "esemplari vivi di aracnidi selvatici", prontamente convertito, sul quale si sono dottamente impegnati parlamentari all'evidenza privi di miglior occasione per fare sfoggio del proprio valore. Contemporaneamente, un amplissimo gruppo di parlamentari si è schierato a favore del tortello di zucca, splendida specialità mantovano, fuor d'ogni dubbio, ma forse non proprio meritevole di tanto corale sommovimento. Ha fatto seguito, con minor presa, un progetto a tutela del tortello cremasco, mentre si stanno raccogliendo firme per il tortello piacentino. Altri eletti dal popolo si sono di recente occupati del "diritto di visita dei nonni".
L'aspetto meno seducente di quest'impegno assai poco proficuo è che esso copre un buco: quello delle riforme vere. Non riuscendo a incidere sulle grandi questioni, la Casa delle libertà arranca dietro le pseudo riforme minori. Due anni fa gli elettori che diedero la fiducia a Berlusconi e ai partiti che l'appoggiavano volevano una rivoluzione liberale. Chiedevano che si riformasse finalmente la società, attuando quanto non era stato possibile (tra l'altro anche per insufficienza di seggi) nel '94. Si attendevano una ventata di rinnovamento, ma di rinnovamento radicale.
Trascorsi due anni, si ritrovano coi cocci in mano. Dietro le badilate, che poco opportunamente nelle ultime settimane un po' tutti a gara nel centro-destra si son tirate in faccia, sta la desolante sensazione di non aver concluso molto. La giustizia è stata sì riformata, ma soltanto per introdurre disposizioni monche, finalizzate a rinviare processi o ad evitarne conseguenze dannose per un ristretto e ben identificato numero d'imputati. Le privatizzazioni registrano un'Alitalia sempre in deficit e sempre pubblica. I rapporti sindacali hanno visto crescere (non si dice sparire, e nemmeno contenere, ma quanto meno non aumentare: no, addirittura crescere) poteri, privilegi, vantaggi anche economici dei sindacati e soprattutto dei sindacalisti. Nessun miglioramento per gli utenti dei mezzi pubblici quanto a limiti allo sciopero. È passato da poche ore l'ennesimo decreto-legge "milleproroghe", in sé conferma dell'andazzo degli anni precedenti: impotenza del Governo nel rispettare scadenze prefissate; lentezze della burocrazia invincibili dal potere politico; ergo, rinvio di termini. A un quarto di secolo dal compromesso storico, resta in vigore l'equo canone per tutti gl'immobili non abitativi. Quanto al fisco, l'Ici è sempre più pesante (compresi i Comuni retti dal centro-destra) e sul tributo per la nettezza urbana si paga adesso l'Iva (i romani se ne sono accorti da poche settimane). Il Governo ha più ministri, viceministri e sottosegretari di quanti ne avesse l'Ulivo; anzi, se ne è nominato un altro, anche lui superfluo: mai pensato alla popolarità di un Governo con soli quindici ministri, tutti con portafoglio, ciascuno con non più di due sottosegretari, senza viceministri di cui nemmeno gli stessi investiti dell'incarico capiscono la funzione?
Ci fermiamo qui. I cittadini se ne sono accorti, e il loro mugugno si traduce nella considerazione che questo o quello per me pari sono: il centro-destra non è diverso dal centro-sinistra, perché prosegue l'andazzo precedente. Tant'è vero che da un po' di tempo Berlusconi non estrae più dal cilindro gli adorati sondaggi, giustificandosi (con sprezzo del ridicolo) con la considerazione che gli elettori si esprimono contro il Governo al fine di stimolarlo. Di recente, asserisce di godere di vastissima fiducia, ma non fornisce dati.
Sarebbe bene che la maggioranza sfruttasse la pausa estiva per mettere in cantiere autentiche inversioni di tendenza, dall'autunno prossimo. Meno norme, meno vincoli, meno spese, cioè più libertà. Altro che colpo d'ala, ci vorrebbe. Se no, le conseguenze sono in re ipsa: nel reputare gli elettori non valga la pena votare Casa delle libertà, se poi tutto o quasi procede come sotto l'Ulivo. La soluzione sta qui: occuparsi meno sia di ragni velenosi sia di tortelli, e fare riforme. "

Saluti liberali

Pieffebi
25-08-03, 20:26
da www.adnkronos.com

" ''A latere del Consiglio dei ministri''
Pensioni, Maroni: ''Inizieremo a discuterne giovedi'''
Il ministro del Welfare ribadisce la posizione della Lega: ''Innalzamento dell'eta' solo su base volontaria''

Roma, 25 ago. (Adnkronos) - Sul tema delle pensioni ''si iniziera' a discutere giovedi' a latere del Consiglio dei Ministri''. Lo ha annunciato il ministro del Welfare, Roberto Maroni, secondo cui l'iniziale riunione fissata per il fine settimana nel Cadore con i ministri Tremonti, Alemanno e Buttiglione verra' anticipata a giovedi' 28 agosto in concomitanza con il consiglio dei ministri. Per Maroni, in questo modo ''si potranno coinvolgere nella discussione anche gli altri colleghi di Governo''. Il ministro non esclude che anche nei prossimi giorni possano tenersi altre riunioni sia a livello tecnico che politico. E comunque, precisa, di pensioni ''giovedi' inizieremo solo a parlarne''.
Prima dei tempi, il ministro del Welfare aveva ribadito la posizione della Lega sulle pensioni ovvero innalzare l'eta' lavorativa si' ma solo su base volontaria. Interpellato dall'ADNKRONOS, Maroni rammenta che ''la Lega e' favorevole ad un innalzamento dell'eta' pensionabile. D'altra parte questo principio e' gia' previsto nella delega, ma - avverte - cio' dovra' avvenire solo su base volontaria e non con una imposizione dall'alto. Se Berlusconi ha intenzione di rendere obbligatorio l'innalzamento, la Lega non e' d'accordo. Faremo le nostre valutazioni. Ma, a questo punto, la questione diventera' politica''.
''Sull'innalzamento dell'eta' pensionabile - aggiunge Maroni - non si puo' non convenire visto che e' la stessa Europa che ce lo chiede. Il punto e': farlo con un provvedimento di legge che rende obbligatoria per tutti la permanenza al lavoro o farlo su base volontaria attraverso un sistema di incentivi? Noi siamo per la seconda via. Inoltre, non posso che essere contrario anche sulla possibilita' di operare tagli alle pensioni di anzianita'''.
Maroni precisa quindi che per la Lega resta valido l'impianto della delega e respinge le ipotesi che parlano di eventuali interventi da inserire in Finanziaria. ''Questo e' il menu' che propone la Lega: nessun innalzamento coattivo dell'eta' pensionabile, nessun taglio alle pensioni di anzianita' e nessun intervento in Finanziaria'', dichiara perentorio il ministro che aggiunge: ''La Finanziaria non e' una legge che fa le riforme, ma e' la legge che rialloca in modo diverso le risorse. Al contrario, la delega deve garantire la sostenibilita' del sistema seguendo un metodo di equita' sociale''.
''Sicuramente - sottolinea Maroni - ci sono altre strade per intervenire sulla previdenza, ma noi preferiamo questa che e' la meno traumatica. Inoltre, il nostro e' il menu' che permette di avere un risparmio della spesa nel medio periodo e, quindi, di rendere sostenibile il sistema grazie al decollo della previdenza complementare e all'innalzamento volontario dell'eta' pensionabile. Non si tratta di fare cassa domani mattina, dal momento che la delega non garantisce l'immediata disponibilita' di qualche miliardo di euro''.
E se, alla fine, il premier, cui spetta la decisione finale, scegliera' la strada del rigore? ''Cercheremo di far prevalere la nostra posizione che mi sembra quella piu' saggia e quella politicamente piu' sostenibile'' risponde Maroni. E aggiunge: ''Adesso e' necessario che si discuta in tempi rapidi per evitare che si lancino segnali poco chiari e che possano produrre allarmismi''.
Delia Ciciliani
"

Saluti liberali

Pieffebi
25-08-03, 20:29
da www.lastampa.it

" Pensioni, Fini: «Serve una posizione unitaria
capita e condivisa dall'opinionepubblica»


25 agosto 2003


ROMA. «Tutte le forze della maggioranza avviino subito tra di loro un confronto che, partendo dalla legge delega presentata da Maroni in Parlamento, consenta al governo di presentarsi all'indispensabile e serrato incontro con le parti sociali con una posizione unitaria tale da essere capita e condivisa dalla pubblica opinione»: è quanto afferma il vicepremier Gianfranco Fini in una dichiarazione sul tema delle pensioni.

Fini sottolinea che «quando si affronta il tema della riforma del sistema pensionistico, bisogna contrastare due opposti estremismi: l'atteggiamento ultraconservatore ed irresponsabile di chi dice che non c'è bisogno di alcun intervento; e quello velleitario, quanto improponibile, di chi pensa che sia possibile aumentare dalla sera alla mattina e di qualche anno, l'età pensionabile di tutti i lavoratori ». «A scanso di equivoci - precisa Fini - e per avergliene parlato più volte, escludo che questo sia l'orientamento del premier. Vi sono infatti diritti acquisiti e legittime aspettative di chi è prossimo alla pensione che nessuna ragione di bilancio può pensare di cancellare senza il consenso dei lavoratori interessati». «Al tempo stesso - osserva il vicepremier - è facile ricordare che nel nostro sistema previdenziale convivono trattamenti pensionistici fin troppo sospetti di assistenzialismo, accanto a giusti riconoscimenti per lavoratori per i quali la definizione di lavoro usurante è tutt'altro che una concessione».

«Sulla delicata, complessa, ma non più rinviabile questione - annuncia Fini - Alleanza Nazionale intende muoversi sia a livello governativo attraverso il mandato affidato al ministro Alemanno; sia a livello politico con le parallele iniziative di partito che assumerà il coordinatore nazionale La Russa, con il preciso intendimento di avviare una incisiva, graduale e socialmente giusta politica riformatrice. Il nostro obiettivo è siglare nella legislatura quel patto tra le generazioni che i governi di centrosinistra hanno più volte auspicato ma mai realizzato».

«Per riuscirvi - conclude Fini - è indispensabile che, come già accaduto sul tema delle riforme istituzionali, tutte le forze della maggioranza avviino subito tra di loro un confronto che, partendo dalla legge delega presentata da Maroni in Parlamento, consenta al governo di presentarsi all'indispensabile e serrato incontro con le parti sociali con una posizione unitaria tale da essere capita e condivisa dalla pubblica opinione». "


Saluti liberali

brunik
26-08-03, 07:37
http://utenti.lycos.it/brunik/corriere030810.gif
http://utenti.lycos.it/brunik/governo.GIF

AVANTI CON LE RIFORME!!!

brunik
26-08-03, 12:42
Stavolta Silvio fa sul serio. Avanti con le riforme.

Il Messaggero, Lunedì 25 Agosto 2003


IL RITORNO DEL PREMIER DECISIONISTA
di MARCO CONTI


SCONTENTARE gli alleati per accontentare gli elettori. Può sembrare un paradosso, ma ministri e collaboratori che sono andati a trovarlo in Sardegna assicurano che stavolta non scherza. Spiegano che Silvio Berlusconi è deciso e sufficientemente carico per porre presto, prestissimo, agli alleati «condizioni fortissime» che permetteranno al governo di dare un colpo d’ala ad una coalizione sforacchiata dai sondaggi, al punto che lo stesso premier si chiede come farebbe ora la gente a votarci se ci fossero le elezioni anticipate. «Ci dirà: vi abbiamo dato una maggioranza della Madonna e non siete stati capaci di andare d’accordo? Non vi votiamo più».
Quindi basta veti incrociati, sgambetti, assi preferenziali e risse che nascondono il lavoro fatto dal governo e, soprattutto, danno all’opposizione una patente di compattezza. La guida dell’alleanza torna a pieno titolo nelle mani del premier il quale, sentite su ogni tema le posizioni di tutti, decide nella consapevolezza che non si potrà sempre dar ragione a tutti. Scontentare tutti per il bene della coalizione, è il punto fermo sul quale il premier intende poggiare la sua strategia autunnale.
Sono tre i piani sui quali il premier ha lavorato in questo mese di agosto: le riforme economiche, quelle istituzionali e il partito.
Riforme economiche . Il primo cruccio del presidente del Consiglio si chiama legge finanziaria. Per evitare l’assalto alla Bastiglia, che ci fu anche lo scorso anno, Berlusconi intende blindare il testo prima che vada in aula. Anche perché dentro la legge dovrebbe esserci quella riforma delle «pensioni di gioventù» (come chiama il premier le pensioni di anzianità) che non serve per fare cassa, ma per disegnare un nuovo modello di welfare. An e Lega resistono, ma l’intenzione è di andare avanti comunque, presentando agli alleati e alle forze sociali ed economiche del Paese un pacchetto di riforme molto corposo che passa dagli aiuti alle imprese per i giovani neoassunti al passaggio del tfr nei fondi pensioni. Dal taglio delle pensioni di anzianità all’elevazione dell’età pensionabile, alla parificazione tra pubblico e privato. L’ambiziosa intenzione del premier è di sciogliere in un colpo solo, magari per decreto, molti dei nodi che sinora hanno permesso a sindacato, Confindustria e forze politiche di schierarsi ora a favore, ora contro le proposte dell’esecutivo.
Riforme istituzionali . Accanto alle riforme economiche c’è il sostanzioso pacchetto di riforme istituzionali recentemente limato dai quattro saggi di Lorenzago. Ieri l’altro sulla ”Padania” il ministro Roberto Maroni spiegava in maniera chiara che la Lega «è disposta a mettere mano alla riforma pensionistica se strettamente legata a quel piano riformista per cui oggi la Lega è al governo». In questo modo il via libera al federalismo e alla devolution diventa per la Lega di Bossi il motivo per accettare i ritocchi più indigesti alla riforma delle pensioni. Anche perché Berlusconi non intende toccare la percentuale di risorse destinate al welfare sul Pil, ma solo redistribuirle.
Forza Italia . Il terzo e forse più importante piano di azione si chiama Forza Italia. Per rilanciare il suo ruolo non più solo di mediazione ma anche di decisione dentro l’alleanza, Berlusconi ha bisogno che la forza del suo partito emerga in maniera netta e sappia imporre il suo peso interno all’alleanza. Berlusconi ha nei giorni scorsi discusso del problema con Bondi e Cicchitto e presto vedrà il ministro Scajola. Il riequilibrio dell’alleanza passa per un rilancio forte dell’azione di Forza Italia. Le elezioni europee sono alle porte anche se Berlusconi intende sottoporre agli alleati l’idea di una nuova legge elettorale che porti i due schieramenti (Cdl e Ulivo) a scontrarsi su lista bloccata in uno o più collegi. In questo modo la litigiosità interna alla maggioranza dovrebbe diminuire. Come si dovrebbero attenuare per il governo i contraccolpi di un’eventuale sconfitta visto che in Italia lo scarto tra le due coalizioni è sempre minimo.

Purtroppo pero' anche sul Foglio pevale lo scetticismo, con tanto di elenco dei fallimenti di due anni passati dagli Eletti del Popolo per sistemare le sue piccole grane di maneggione inconcludente.


Il Foglio, 26.8.03


Berlusconi, un’idea al giorno
Pensioni, Costituzione: le condizioni per credere alle riforme del Cav.

C’era una volta un Cavaliere che scatenò l’iradiddio sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Non se ne fece niente. C’era una volta un Cavaliere che si impegnò a ridurre le tasse sul reddito delle persone fisiche. Se n’è fatto poco, se ne farà (sembra) ancor meno in futuro. C’era una volta un Cavaliere che voleva separare le carriere di chi accusa e di chi giudica. Stiamo aspettando pazienti. Ora c’è un Cavaliere che s’impegna ad abolire il bicameralismo in nome del federalismo, a importare il modello Westminster rafforzando i poteri del premier, e a stipulare un nuovo patto tra le generazioni sul sistema pensionistico, elevando l’età pensionabile. Roba seria. Ma se ne farà qualcosa? La questione della credibilità riguarda tutti i governi. Massimo D’Alema disse di volere la riforma del mercato del lavoro, ma solo con il governo Berlusconi si è varata una nuova e incisiva flessibilità contrattata (pur lasciando intatto l’articolo 18). Voleva anche riformare le pensioni, dopo il blando ritocco apportato dal governo di Lamberto Dini, ma l’annuncio solenne fu ritirato alla svelta. Il fattore credibilità è particolarmente critico in Italia perché il nostro sistema politico e istituzionale, a parte il resto (cioè la guerriglia giudiziaria), è ancora sostanzialmente quello di prima: un sistema fatto apposta per impedire che si governi, che si dia attuazione a un programma. Abbiamo deciso per la stabilità e per governi di legislatura, ma solo la legge elettorale è cambiata. Per il resto prevalgono dinamiche conflittuali delle coalizioni multipartitiche, concertazione sindacale paralizzante, debolezza dell’esecutivo, ambiguità della pubblica amministrazione e della giustizia costituzionale e civile, dualismi di ogni genere nel rapporto tra potere centrale e poteri decentrati, una concezione del Parlamento come organo di cogestione invece che di legittimazione e di controllo, infine la tendenza del ceto politico a fare le barricate invece che la politica in questi due anni di opposizione girotondina e di governo all’insegna dell’emergenza giudiziaria. Possiamo credere in questo contesto che le buone idee del premier, due al mese e talvolta una al giorno, diventino fatti? Cambiare la Costituzione in profondità e riformare le pensioni è un compito politico essenziale, e anche una spettacolare avventura. Siamo sicuri che le basi politiche perché tutto non finisca in caciara ci siano? Berlusconi e il suo staff si sono procurati i mezzi per rendere possibile l’impossibile? Hanno una road map politica per districarsi nel vasto mare del nostro terrorismo propagandistico? La coalizione è unita? Il suo capo è intenzionato a giocarsi qualcosa di rilevante o punta sulla durata e sull’immagine? Siamo sicuri che non continueremo a parlare solo di calcio, processi e tv per tre anni ancora? Purtroppo abbiamo una sola risposta, che metteremo in archivio appena si capirà che si fa sul serio: lo scetticismo.

Pieffebi
29-08-03, 21:19
da www.giornale.it

" Accordo nella Cdl sulle riforme

''Abbiamo trovato l'accordo generale sul Senato federale, sulla devolution, sul premierato e sulla Corte costituzionale. Sono molto soddisfatto''. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al termine del vertice della Casa delle liberta', mostrandosi molto ottimista sull'iter del testo di riforma.
Il premier, sereno e disteso, ha aggiunto che sull'articolato c'e' il consenso di tutte le forze della Cdl: ''Un testo sistematico e coerente non solo con il testo costituzionale, ma anche con la dinamica in atto in Europa''. Berlusconi spiega che ''si passera' da un bicameralismo perfetto a un sistema parlamentare in cui ci sara' un distinzione tra le funzioni legislative solo delle Regioni, quelle di competenza solo dello Stato, e quelle invece che interessano sia lo Stato sia le Regioni''.
''Il Senato federale - ha spiegato - sara' il luogo idoneo per una compiuta riforma federalista che comprenda anche l'interesse nazionale della Repubblica. La nuova forma di governo garantira' al Paese esecutivi stabili: con il premierato non ci saranno piu' possibilita' di ribaltoni. Saranno accentuate le funzioni di governo del primo ministro e le funzioni di garanzia del Quirinale''.
Il premier ha fatto sapere che il testo sara' presentato ai presidenti delle Regioni e ai capigruppo parlamentari del centrodestra, e quindi potra' cominciare l'iter legislativo: ''Conto di portare la riforma, se non nel prossimo Consiglio dei ministri, almeno in quello successivo. E di presentare, come governo, il testo di modifica al Senato entro meta' settembre''. Berlusconi ha anche parlato di previdenza e ha garantito ''una proposta e una riforma strutturale delle pensioni, non una 'una tantum' ''. Il premier ha quindi aggiunto: ''Credo che presenteremo al riforma entro la prossima Finanziaria, anche se la tempistica non e' una necessita', perche' ce lo chiedono l'Europa e i conti pubblici''. Infine una bacchettata agli alleati: ''Tutto il lavoro fatto da questa maggioranza - ha affermato - e' stato nei mesi scorsi cancellato da dichiarazioni contrapposte, forse per il caldo o per voglia di visibilita'. Sono stato tollerante e indulgente, ma ora su tutto questo dico la parola fine''.
Berlusconi ha detto che ha dovuto forzare la sua ''natura liberale e moderata'' e che ha preso una decisione: ''Annuncio che terro' la contabilita' e chi fara' dichiarazioni dannose per la Cdl alle prossime elezioni non sara' ricandidato''. A un giornalista che chiedeva se nella categoria delle dichiarazioni dannose possano rientrare anche i comizi rivolti soprattutto ai propri sostenitori, Berlusconi ha aggiunto: ''Considerero' tutto cio' che potra' oscurare il grande lavoro fatto. Non e' giusto che ci sia chi lavora e chi distrugge il lavoro degli altri''.
Nel pomeriggio Bossi l'aveva annunciato ('L'accordo sulle riforme c'e' gia''). La conferma arriva in serata dalle parole del presidente dei senatori di Alleanza Nazionale Domenico Nania uscendo da Palazzo Chigi al termine della Casa delle Liberta'.
Nania ha aggiunto che il documento politico con la bozza elaborata dai quattro saggi e' stato approvato da tutte le forze della Casa delle liberta', anche dal Nuovo Psi e dal Pri.
''Ora - continua Nania - bisogna approfondire qualche passaggio e sentire poi i presidenti delle Regioni per dare il via al percorso legislativo''.
''Abbiamo terminato la riunione con un accordo generale su devolution, Senato federale, premierato e Corte Costituzionale''. Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel corso della conferenza stampa con i quattro saggi del Cadore.
''I sei rappresentanti delle forze della Cdl incontreranno i rappresentanti delle Regioni e i capigruppo parlamentari e quindi conto di portare l'articolato della riforma se non nel prossimo Consiglio dei ministri in quello successivo'', ha continuato il premier. ''Contiamo - ha aggiunto Berlusconi - di poter presentare come governo questa proposta di modifica a meta' settembre nell'aula del Senato''.


29 Ago 2003

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Saluti liberali

Pieffebi
08-09-03, 20:04
da www.iltempo.it

" IL CORAGGIO DELLE RIFORME «CATTIVE»


di SERGIO LUCIANO

I TONI dello scontro sono quelli da vigilia elettorale, e in fondo è proprio di questo che si tratta, una lunga vigilia: l'appuntamento della prossima primavera con le elezioni europee è politicamente vicinissimo. Sorprende però che oggi a contrastarsi siano da una parte i grandi industriali e dall'altra quello che, in teoria, dovrebbe essere "il loro" governo. Eppure è successo proprio questo, durante il meeting di Cernobbio che ha tenuto banco nel corso del week-end. La Confindustria per bocca del suo presidente uscente D'Amato ha rimbrottato il governo per aver fatto poco o nulla sulle riforme strutturali, e il ministro del Welfare Roberto Maroni ha tacciato di ingratitudine gli imprenditori che non ricoscono i vantaggi ricevuti da questo governo con la riforma del lavoro. Qual è la verità, chi ha ragione?
Andiamo con ordine. Ieri Tremonti, cioè il potente ministro dell'Economia, e lo stesso Maroni hanno dato una notizia importantissima, che cioè con la prossima legge finanziaria saranno varate misure di sostegno ai consumi privati. E Tremonti ha pure anticipato che ci saranno misure "colbertiane" per difendere le nostre industrie dalla concorrenza strapotente delle produzioni asiatiche a basso costo. I ministri hanno anche ripetuto però che la riforma delle pensioni definitiva e severa auspicata dalla Confindustria non ci sarà, e che il governo procederà per gradi. Ebbene: su questo terreno e, più in generale, sul tema delle riforme strutturali gli industriali sono ormai passati all'opposizione. Da un lato - e nel merito - un po' di ragione ce l'hanno, perchè indubbiamente alcuni degli interventi di riforma previsti dal programma governativo ancora non si vedono: in particolare quello della previdenza, che subirà al massimo una lieve accelerazione e probabilmente ridurrà alle imprese alcuni dei loro attuali vantaggi. Dall'altro lato, bisogna ricordare che gli industriali attaccano solo quando si vedono lesi nel loro interesse, e ora sono per l'appunto infuriati dal vedere che le magre risorse finanziarie disponibili nelle casse pubbliche vengono dirottate a sostegno dei redditi medio-bassi e dei consumi delle famiglie piuttosto che al sostegno della produzione.
Del resto è inevitabile che sia così. Tra tanta buona sorte, Berlusconi non ha avuto quella della favorevole congiuntura economica, che è stata anzi in crisi nera (a livello mondiale) da quando lui è al governo. Ha, quindi, ben pochi soldi da distribuire e li distribuisce nel modo più redditizio sul piano del consenso: dare poco a molti, piuttosto che dare molto a pochi. È vero che incentivare i consumi non basta a incentivare le vendite delle industrie italiane, perchè nessuno può vietare al signor Rossi di acquistare prodotti stranieri con i soldi ricevuti a sostegno dei suoi consumi: ma questo, vivaddio, è il capitalismo liberista.
Giulio Tremonti che ben conosce le ragioni delle imprese per aver lavorato decenni al loro fianco come consulente globale, cerca quindi di "metterci una pezza", intervenendo con le poche misure possibili per favorire i prodotti italiani rispetto a quelli stranieri in tutti i casi in cui, come in quello della Cina, si possa parlare di "social dumping", ovvero di concorrenza sleale. Ce la farà?
Non gli sarà facile, perchè dovrà vedersela con un'Unione Europea sempre più inerte, sempre più passiva, eppure pesantemente interdittoria nell'esercizio del suo miope potere burocratico. Ieri il commissario Mario Monti ha addirittura anticipato che aprirà un'istruttoria sulla Tremonti-Bis (che introduce incentivi economici a favore delle imprese delle zone colpite da calamità naturali) e sul decreto salvacalcio! Il tutto mentre i due paesi-cardine dell'Unione, Francia e Germania, se ne infischiano ormai bellamente delle regole di Maastricht e sforano tutti i parametri di bilancio, preferendo sostenere la propria economia con atti concreti piuttosto che avere i bei voti a Bruxelles e veder morire di fame i propri disoccupati. In un quadro europeo così disordinato e precario, il paradosso italiano è dunque che l'ex "governo degli industriali" di Silvio Berlusconi sta diventando - per ragioni in parte elettoralistiche, in parte congiunturali e comunque partitiche - il governo degli impiegati e dei pensionati: del resto, se questa metamorfosi porterà voti e se spingerà la ripresa, ben venga. Ma prima poi le riforme "cattive" - quelle che nemmeno l'Ulivo ebbe il coraggio di fare - andranno fatte sul serio.

sabato 30 agosto 2003

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Shalom!!!

Pieffebi
09-09-03, 21:56
da www.iltempo.it

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L’INCERTEZZA LE PENSIONI E L’EUROPA


di GIUSEPPE PENNISI

L’Italia è il solo Paese che manca all'appello nell'ultima tornata di indicatori Ocse che fanno prevedere, all'organizzazione con sede a Parigi, l'avvicinarsi della ripresa. Mentre l'indicatore sintetico per l'insieme dell'area dell'euro è un leggero, ma positivo 0,3% (e quello relativo alla Germania segna finalmente un robusto 1,2%), l'Italia è l'unico Paesi tra quelli oggetto della rilevazione in cui indica segna un calo (- 1,4%) e tocca il livello più basso registrato dal 2003. Al di là di inevitabili polemiche e speculazioni, sull'andamento del ciclo economico in Italia grava l'incertezza più di quanto non pesi sugli altri Paesi industriali ad economia di mercato. La valutazione dell'incertezza è compito difficile; con Pasquale Lucio Scandizzo lo affronto in un libro in via di ("Valutare l'incertezza- L'analisi costi benefici del XXI secolo", Giappichelli), rivolto principalmente al calcolo economico dei costi e dei benefici dell'intervento pubblico. Stime francesi suggeriscono che l'incertezza può fare decelerare di un buon terzo il tasso di crescita. Siamo alle prese con determinanti sia internazionali sia interne Sull'incertezza dall'estero, Governo e Parlamento non hanno che limitato controllo. Su quella che ha origini interne, sta al primo dare indirizzo ed al secondo fare le norme. Il Ministro degli Interni, Giuseppe Pisanu sottolinea che il terrorismo islamico ci ha preso di mira più di quanto non minacci Francia e Germania; la conseguenza è un aumento dell'avversione al rischio con ricadute negative sia sui consumi sia sugli investimenti. Tra gli elementi di incertezza nostrani di rilievo quello sul futuro della previdenza;dovrebbe trovare una soluzione al vertice in programma lunedì. L'Italia sta mettendo a punto un aggiornamento della riforma "sistematica" della previdenza varata nel 1995-96. Gli aspetti salienti dell'aggiornamento sono i seguenti: a) un sistema di incentivi per spingere i lavoratori a restare in impiego anche oltre gli attuali limiti di età; b) il trasferimento del nuovo trattamento di fine rapporto (tfr) ai fondi pensione; e c) l'equiparazione del calcolo dei requisiti per le pensioni tra pubblico e privato. Sotto il profilo dell'integrità delle procedure parlamentari, è saggio che l'aggiornamento sia effettuato tramite decreti delegati, con adeguata consultazione e ponderazione, piuttosto che tramite la legge finanziaria. Toccare la previdenza comporta, nel breve termine, oneri sulla finanza pubblica per riscattare aspettative legittime e diritti acquisiti; la via è irta proprio per la difficoltà di fare quadrare i costi di breve periodo sulla finanza pubblica germani alla transizione con i vincoli posti dal patto di stabilità. Il Commissario Europeo Mario Monti ha dedicato un'ampia intervista per lodare i lineamenti del lavoro che il Governo sta concludendo in materia di previdenza: il nuovo sistema previdenziale, non solo rimuoverà una delle determinanti dell'incertezza, ma migliorerà i conti pubblici, nel medio termine, e sosterrà i consumi. Il passo logico sarebbe quello di non considerare nella contabilità del patto di stabilità i costi finanziari di transizione per dare corpo al riassetto. Il Presidente della Commissione Europea Romano Prodi insistite che le riforme devono essere fatte entro la cornice del patto di crescita e di stabilità; due suoi pasdaran (Marco Buti e Gabriele Giudice), lo reitarono sul "Journal of Common Market Studies". Siamo in piena contraddizione: "Se lo fai, sei condannato; se non lo fai, sei condannato lo stesso". Non rimuovi comunque l'incertezza.

martedì 9 settembre 2003 "


Saluti liberali

Curioso
09-09-03, 23:45
In origine postato da Pieffebi
da www.iltempo.it

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L’INCERTEZZA LE PENSIONI E L’EUROPA


di GIUSEPPE PENNISI

L’Italia è il solo Paese che manca all'appello nell'ultima tornata di indicatori Ocse che fanno prevedere, all'organizzazione con sede a Parigi, l'avvicinarsi della ripresa. Mentre l'indicatore sintetico per l'insieme dell'area dell'euro è un leggero, ma positivo 0,3% (e quello relativo alla Germania segna finalmente un robusto 1,2%), l'Italia è l'unico Paesi tra quelli oggetto della rilevazione in cui indica segna un calo (- 1,4%) e tocca il livello più basso registrato dal 2003. Al di là di inevitabili polemiche e speculazioni, sull'andamento del ciclo economico in Italia grava l'incertezza più di quanto non pesi sugli altri Paesi industriali ad economia di mercato. La valutazione dell'incertezza è compito difficile; con Pasquale Lucio Scandizzo lo affronto in un libro in via di ("Valutare l'incertezza- L'analisi costi benefici del XXI secolo", Giappichelli), rivolto principalmente al calcolo economico dei costi e dei benefici dell'intervento pubblico. Stime francesi suggeriscono che l'incertezza può fare decelerare di un buon terzo il tasso di crescita. Siamo alle prese con determinanti sia internazionali sia interne Sull'incertezza dall'estero, Governo e Parlamento non hanno che limitato controllo. Su quella che ha origini interne, sta al primo dare indirizzo ed al secondo fare le norme. Il Ministro degli Interni, Giuseppe Pisanu sottolinea che il terrorismo islamico ci ha preso di mira più di quanto non minacci Francia e Germania; la conseguenza è un aumento dell'avversione al rischio con ricadute negative sia sui consumi sia sugli investimenti. Tra gli elementi di incertezza nostrani di rilievo quello sul futuro della previdenza;dovrebbe trovare una soluzione al vertice in programma lunedì. L'Italia sta mettendo a punto un aggiornamento della riforma "sistematica" della previdenza varata nel 1995-96. Gli aspetti salienti dell'aggiornamento sono i seguenti: a) un sistema di incentivi per spingere i lavoratori a restare in impiego anche oltre gli attuali limiti di età; b) il trasferimento del nuovo trattamento di fine rapporto (tfr) ai fondi pensione; e c) l'equiparazione del calcolo dei requisiti per le pensioni tra pubblico e privato. Sotto il profilo dell'integrità delle procedure parlamentari, è saggio che l'aggiornamento sia effettuato tramite decreti delegati, con adeguata consultazione e ponderazione, piuttosto che tramite la legge finanziaria. Toccare la previdenza comporta, nel breve termine, oneri sulla finanza pubblica per riscattare aspettative legittime e diritti acquisiti; la via è irta proprio per la difficoltà di fare quadrare i costi di breve periodo sulla finanza pubblica germani alla transizione con i vincoli posti dal patto di stabilità. Il Commissario Europeo Mario Monti ha dedicato un'ampia intervista per lodare i lineamenti del lavoro che il Governo sta concludendo in materia di previdenza: il nuovo sistema previdenziale, non solo rimuoverà una delle determinanti dell'incertezza, ma migliorerà i conti pubblici, nel medio termine, e sosterrà i consumi. Il passo logico sarebbe quello di non considerare nella contabilità del patto di stabilità i costi finanziari di transizione per dare corpo al riassetto. Il Presidente della Commissione Europea Romano Prodi insistite che le riforme devono essere fatte entro la cornice del patto di crescita e di stabilità; due suoi pasdaran (Marco Buti e Gabriele Giudice), lo reitarono sul "Journal of Common Market Studies". Siamo in piena contraddizione: "Se lo fai, sei condannato; se non lo fai, sei condannato lo stesso". Non rimuovi comunque l'incertezza.

martedì 9 settembre 2003 "


Saluti liberali

Condivido le considerazioni sull'incertezza (che ha un impatto diretto sul tasso di fiducia delle persone).

La mia impressione è che questo governo non stia lavorando sulla porzione di incertezza che ha origini interne. Forse mancano le idee per intervenire in modo efficace.
Davvero strano, per un governo ed una maggioranza scaturiti da un'elezione vinta sulla comunicazione, quindi sulla capacità di conquistare la fiducia degli elettori, dissipando l'incertezza.

Per concludere, dubito che "ammorbidire" il patto di stabilità serva a granchè: quella dello scorporo degli oneri della riforma previdenziale mi pare francamente una scusa di chi sa di non avere più carte da giocare per evitare che il rapporto deficit/PIL cresca ancora.

La mia impressione, lo ribadisco, è che questo governo non sappia più che pesci pigliare.
Vedremo......

Pieffebi
10-09-03, 21:46
da www.iltempo.it

" Pensioni, c'è l'accordo


L'accordo sulle pensioni c'è, ma sulla prossima finanziaria ci sono ancora posizioni divergenti. Questro il risultato del vertice di maggioranza di ieri sera. La proposta di riforma delle pensioni messa a punto dai ministri Maroni, Tremonti, Alemanno e Buttiglione, è stata promossa: ogni intervento sulle anzianità sarà rinviato al 2008. Per quanto riguarda la legge di programmazione economica, invece, dopo la presa di posizione di An e Udc, che hanno chiesto più risorse per welfare, mezzogiorno e famiglia, il vertice dei leader della Casa delle Libertà a palazzo Chigi si è concluso con un rinvio.

FINANZIARIA: «STIAMO DISCUTENDO». «Stiamo lavorando ad una legge che rifletta una situazione economica che tutti conosciamo», ha spiegato il premier Silvio Berlusconi al termine dell'incontro, parlando però di «ottimo clima»: «stiamo ragionando tutti insieme e ognuno sta portando il proprio contributo in modo costruttivo». A confermare che sul fronte finanziaria ci sia ancora molta strada da fare è stato il vice ministro dell'economia, Mario Baldassarri: «sulla manovra e sul reperimento delle risorse per lo sviluppo - ha detto - il quadro è ancora interlocutorio. Io e Alemanno abbiamo proposto la presentazione di due documenti 'aperti' da sottoporre alle parti sociali, uno sulle pensioni l'altro sulla finanziaria».

Ultimo aggiornamento mercoledì 10 settembre 2003 ore 10.30 "


Mah.........



Saluti liberali

Curioso
10-09-03, 22:14
In origine postato da Pieffebi
da www.iltempo.it

" Pensioni, c'è l'accordo


L'accordo sulle pensioni c'è, ma sulla prossima finanziaria ci sono ancora posizioni divergenti. Questro il risultato del vertice di maggioranza di ieri sera. La proposta di riforma delle pensioni messa a punto dai ministri Maroni, Tremonti, Alemanno e Buttiglione, è stata promossa: ogni intervento sulle anzianità sarà rinviato al 2008. Per quanto riguarda la legge di programmazione economica, invece, dopo la presa di posizione di An e Udc, che hanno chiesto più risorse per welfare, mezzogiorno e famiglia, il vertice dei leader della Casa delle Libertà a palazzo Chigi si è concluso con un rinvio.

FINANZIARIA: «STIAMO DISCUTENDO». «Stiamo lavorando ad una legge che rifletta una situazione economica che tutti conosciamo», ha spiegato il premier Silvio Berlusconi al termine dell'incontro, parlando però di «ottimo clima»: «stiamo ragionando tutti insieme e ognuno sta portando il proprio contributo in modo costruttivo». A confermare che sul fronte finanziaria ci sia ancora molta strada da fare è stato il vice ministro dell'economia, Mario Baldassarri: «sulla manovra e sul reperimento delle risorse per lo sviluppo - ha detto - il quadro è ancora interlocutorio. Io e Alemanno abbiamo proposto la presentazione di due documenti 'aperti' da sottoporre alle parti sociali, uno sulle pensioni l'altro sulla finanziaria».

Ultimo aggiornamento mercoledì 10 settembre 2003 ore 10.30 "


Mah.........



Saluti liberali

C'è l'accordo, ma è tutto politico.
Confindustria, ad esempio, lo ha già bocciato (vedi articolo da me postato oggi in unthread intitolato "Confindustria: ........"), giudicando la riforma "non strutturale", in quanto rinvia tutto al 2008 e quindi non incide nell'immediato (leggasi: prossimi 5 anni, alla faccia dell'immediato!).

Ah, povera Italia.....:rolleyes:

Pieffebi
11-09-03, 20:11
dal quotidiano di Confindustria

" Il Sole 24 ore del 11/09/2003


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Conti e Welfare -Il leader di Confindustria D'Amato: occorre accelerare il passo, e' indispensabile una Finanziaria di sviluppo e rigore

«Riforme adesso, e' l'ultima occasione»
Un intervento sulla previdenza che inizia dal 2008 non e' strutturale
Massimo Mascini
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ROMA - Una legge finanziaria di sviluppo e di rigore. Anche ieri Antonio D'Amato, chiudendo il seminario del Centro studi della confederazione sulle previsioni macroeconomiche, ha ribadito la necessità di impostare la manovra economica su un piano di riforme strutturali che mettano il nostro Paese in grado di competere con gli altri. "Ma bisogna far presto - ha insistito il presidente di Confindustria - perché questa potrebbe essere l'ultima occasione per un intervento così rilevante" . Questa, ha ricordato, "è la terza finanziaria di questo Governo e non si può più rinviare, dal momento che interventi strutturali come quelli che sono necessari possono essere realizzati solo lontano da appuntamenti elettorali, mentre già l'anno prossimo riprenderà il calendario delle competizioni politiche".
Il panorama economico, ha detto D'Amato, "è complesso, difficile, rischioso, per cui servono risposte puntuali, una ricetta chiara, da discutere in un clima di fiducia, che realizzi una politica consistente, con obiettivi precisi". Per questo le prossime settimane sono cruciali, perché il Governo deve decidersi a dare indicazioni che conducano all'obiettivo individuato. Né vale illudersi che la ripresa economica internazionale, che altrove si comincia a vedere, possa risolvere automaticamente ogni problema. "Sarebbe un errore drammatico - ha detto D'Amato - che ci farebbe perdere altre quote di mercato e ci confinerebbe in una posizione marginale".
Un problema che non è solo italiano, ma europeo . Perché il rischio è che scatti quella che il presidente di Confindustria ha chiamato la "trappola strategica". Da una parte ci sono infatti gli Stati Uniti, un'economia altamente competitiva, la locomotiva dell'intera economia per due decenni, che adesso sta mettendo in atto una politica di forti aiuti alla ricerca e di riduzione della pressione fiscale sulle" imprese. Dall'altra parte, ci sono invece i Paesi emergenti, che riescono a competere aiutati da bassi costi, praticando dumping sociale e ambientale.
L'Europa e l'Italia devono uscire da questo trappola, devono evitare di essere stretti in questa tenaglia, ma possono farlo solo con una politica di forti riforme strutturali che le mettano in condizioni di competere anche con quei Paesi, approfittando coli della ripresa internazionale. L'Italia è dunque al bivio delle riforme e ha assoluto bisogno di una manovra di svolta. Che aggredisca anche il nodo delle pensioni D'Amato ha criticato il pre-accordo sulla previdenza: "Una riforma che rinvia al 2008 gli effetti degli interventi non è sufficiente e non l: certo il necessario carattere strutturale".
Nessuno pensa, ha chiarito, a una manovra per fare cassa, l'intervento da attuare deve soprattutto cercare nuovi equilibri di equità tra generazioni e di giustizia agendo dove le disparità sono più marcate. Tutti, ha detto D'Amato, parlano dei diritti dei pensionati che non verrebbero toccati dalla riforma, e dei diritti di chi è vicino alla quiescenza. Ma nessuno parla dei giovani, che hanno diritto a maturare un trattamento equo quando smetteranno di lavorare, e nessuno assolutamente parla di chi lavora nel sommerso e non ha diritti, né protezione alcuna. Per loro occorre fare una riforma strutturale.
Solo così, ha detto D'Amato, sarà possibile presentarsi con le carte in regola a Bruxelles e chiedere una diversa interpretazione del patto di stabilità che ci consenta di investire in maniera massiccia in ricerca e innovazione, e recuperare per questa via competitività e quindi sviluppo, assicurando così elevati livelli di benessere.
Una legge finanziaria che cambi il mix tra interventi strutturali e congiunturali, soprattutto che acceleri la riforma del sistema fiscale, rimasta incompiuta. Irap e Irpeg non sono stati ristrutturati come si era promesso, ma più in generale non c'è stata la ristrutturazione del complesso dell'impianto fiscale, una necessità invece se si vuole che gli investimenti produttivi riprendano.
Ma, più in generale, tutto l'insieme delle riforme è ancora carente . Il presidente di Confindustria ha ricordato come le liberalizzazioni" siano ancora al palo, come non sia partito il riordino dei servizi pubblici locali, come resistano le forcelle fissate per legge nell'autotrasporto, come la riforma del commercio non sia ancora stata compiuta. Per questo, ha detto, serve una Finanziaria di sviluppo e di rigore, dove siano sicuri il rigore e lo sviluppo, dove non ci si fermi alle parole . "


Saluti liberali

Pieffebi
13-09-03, 20:58
dal sito di IDEAZIONE

" Europa in recessione, ora l’euro fa paura
di Mauro Berlin

L’inquietudine dell’Europa è riflessa nelle istantanee che giungono da Stoccolma, un tempo isola felice nella tranquilla Scandinavia e oggi teatro del ferimento mortale a colpi di coltello della signora Anna Lindh, ministro degli Esteri ed esponente di primo piano del governo e del partito socialdemocratico. Il gesto di un maniaco, non il primo e probabilmente non l’ultimo, contro un esponente politico di spicco. Forse – come si dice in questi casi – la mano di un folle, anche se nella patria che fu di Olof Palme gli assassini politici assumono sempre il contorno di un giallo. Ma la Svezia è anche al centro di un’accesa campagna referendaria, che vede di fronte favorevoli e contrari all’ingresso nella moneta unica (e il ministro Lindh era una forte sostenitrice dell’euro). Una campagna che questa domenica farà conoscere al resto dell’Unione il suo esito. E che mai come questa volta è stata condotta con passione ed impeto di tipo latino, non rinunciando a infiammare un confronto politico che tradizionalmente si mantiene su toni blandi. I sondaggi, per il momento, indicano una vittoria del no, anche se l’emotività legata al vigliacco assassinio del ministro Lindh potrebbe rovesciare il risultato. Senza questo avvenimento, gli svedesi avrebbero senza dubbio bocciato l’abbandono della corona e l’ingresso nel magico mondo dell’euro. Un monito che l’Unione farà bene ad ascoltare, al di là del risultato effettivo di domenica sera.

Che tanto magico non appare più. Se a Stoccolma i favorevoli alla moneta unica sudano sette camicie per convertire la maggioranza più uno degli elettori ai presunti vantaggi dell’euro, a Bruxelles Eurostat annuncia che l’economia dell’Unione Europea è bloccata e quella dei paesi della zona-euro addirittura in recessione. Il dato è stato appena annunciato: nel secondo trimestre del 2003 il Prodotto interno lordo dei paesi della zona-euro è calato dello 0,1 per cento, dopo che nel primo trimestre era rimasto fermo allo zero per cento. Se si prendono uno ad uno i paesi dell’euro si notano segni negativi che vanno dallo 0,1 di Belgio, Germania e Italia allo 0,3 della Francia fino allo 0,5 dell’Olanda. Le uniche note positive vengono dai paesi della fascia mediterranea (Spagna + 0,7, Grecia + 0,4, Portogallo + 0,1). L’assenza dell’Italia dai lievi progressi della fascia mediterranea e il suo pieno ingresso nell’area recessiva del centro Europa deriva dal fatto che il grosso della sua economia, concentrata nell’area padana, è legata agli interessi e alle vicende dell’economia continentale . Al di fuori della zona-euro la situazione è più simile a quella dell’Europa mediterranea: pur se modesti, segnali positivi giungono da Regno Unito e Svezia (+ 0,3).

Che attrattiva può dunque avere per i cittadini svedesi l’ingresso in un’area monetaria che sprofonda verso la recessione? E le cui riforme strutturali, tanto richieste per alleggerire l’economia e prepararla alla ripresa pur fragile che spira negli Stati Uniti, tardano ad arrivare? Stretti nelle griglie del patto di stabilità, alle prese con popolazioni che invecchiano e che chiedono più protezione e meno rischi, soffocati da meccanismi di spesa assistenziale ormai insostenibili, i paesi della zona-euro vivono in un mondo sempre meno appetibile per di più appesantito da una moneta che ha portato inflazione ben al di là delle cifre ufficiali fornite e ha ridotto le potenzialità delle esportazioni a causa della sua inutile forza sul dollaro. L’America torna a respirare e il Giappone inanella mese dopo mese incredibili performance, dimostrando come la recessione non sia affatto la regola nelle economie post-industriali di inizio secolo. I consumatori sono tornati sul piede di guerra un po’ in tutta la zona-euro, anche perché i rincari tradizionali della ripresa autunnale si sono sommati a quelli già subiti nel corso di quasi due anni di moneta unica. Le aziende si leccano le ferite della perdita di competitività e le più deboli tra di loro soccombono incapaci di investire in innovazione.

L’economia diventa dunque il banco di prova più urgente per l’Unione e per l’Italia che è presidente di turno. Nell’agenda di Berlusconi le riforme economiche sono tutte già scritte nero su bianco ma la capacità di tradurle in pratica appare di settimana in settimana sempre più scarsa . Governi di destra e di sinistra si trovano di fronte alle stesse sfide e hanno a portata di mano soluzioni uniche e dolorose. Ma né gli uni né gli altri sembrano avere la capacità riformista necessaria a portarle avanti, pressate da opposizioni sindacali riluttanti e gruppi politici massimalisti. Così dunque quella che ancor oggi il presidente Prodi spaccia per un successo epocale, l’introduzione dell’euro, rischia di essere il macigno attorno al quale l’Unione europea sta stringendo la sua corda.

12 settembre 2003

mauberlin@hotmail.com "


Saluti liberali

Pieffebi
14-09-03, 20:26
Forse se tu leggessi almeno Marx lo capiresti pure tu.

Shalom!!

Curioso
14-09-03, 21:52
In origine postato da Pieffebi
dal quotidiano di Confindustria

" Il Sole 24 ore del 11/09/2003


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Conti e Welfare -Il leader di Confindustria D'Amato: occorre accelerare il passo, e' indispensabile una Finanziaria di sviluppo e rigore

«Riforme adesso, e' l'ultima occasione»
Un intervento sulla previdenza che inizia dal 2008 non e' strutturale
Massimo Mascini
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ROMA - Una legge finanziaria di sviluppo e di rigore. Anche ieri Antonio D'Amato, chiudendo il seminario del Centro studi della confederazione sulle previsioni macroeconomiche, ha ribadito la necessità di impostare la manovra economica su un piano di riforme strutturali che mettano il nostro Paese in grado di competere con gli altri. "Ma bisogna far presto - ha insistito il presidente di Confindustria - perché questa potrebbe essere l'ultima occasione per un intervento così rilevante" . Questa, ha ricordato, "è la terza finanziaria di questo Governo e non si può più rinviare, dal momento che interventi strutturali come quelli che sono necessari possono essere realizzati solo lontano da appuntamenti elettorali, mentre già l'anno prossimo riprenderà il calendario delle competizioni politiche".
Il panorama economico, ha detto D'Amato, "è complesso, difficile, rischioso, per cui servono risposte puntuali, una ricetta chiara, da discutere in un clima di fiducia, che realizzi una politica consistente, con obiettivi precisi". Per questo le prossime settimane sono cruciali, perché il Governo deve decidersi a dare indicazioni che conducano all'obiettivo individuato. Né vale illudersi che la ripresa economica internazionale, che altrove si comincia a vedere, possa risolvere automaticamente ogni problema. "Sarebbe un errore drammatico - ha detto D'Amato - che ci farebbe perdere altre quote di mercato e ci confinerebbe in una posizione marginale".
Un problema che non è solo italiano, ma europeo . Perché il rischio è che scatti quella che il presidente di Confindustria ha chiamato la "trappola strategica". Da una parte ci sono infatti gli Stati Uniti, un'economia altamente competitiva, la locomotiva dell'intera economia per due decenni, che adesso sta mettendo in atto una politica di forti aiuti alla ricerca e di riduzione della pressione fiscale sulle" imprese. Dall'altra parte, ci sono invece i Paesi emergenti, che riescono a competere aiutati da bassi costi, praticando dumping sociale e ambientale.
L'Europa e l'Italia devono uscire da questo trappola, devono evitare di essere stretti in questa tenaglia, ma possono farlo solo con una politica di forti riforme strutturali che le mettano in condizioni di competere anche con quei Paesi, approfittando coli della ripresa internazionale. L'Italia è dunque al bivio delle riforme e ha assoluto bisogno di una manovra di svolta. Che aggredisca anche il nodo delle pensioni D'Amato ha criticato il pre-accordo sulla previdenza: "Una riforma che rinvia al 2008 gli effetti degli interventi non è sufficiente e non l: certo il necessario carattere strutturale".
Nessuno pensa, ha chiarito, a una manovra per fare cassa, l'intervento da attuare deve soprattutto cercare nuovi equilibri di equità tra generazioni e di giustizia agendo dove le disparità sono più marcate. Tutti, ha detto D'Amato, parlano dei diritti dei pensionati che non verrebbero toccati dalla riforma, e dei diritti di chi è vicino alla quiescenza. Ma nessuno parla dei giovani, che hanno diritto a maturare un trattamento equo quando smetteranno di lavorare, e nessuno assolutamente parla di chi lavora nel sommerso e non ha diritti, né protezione alcuna. Per loro occorre fare una riforma strutturale.
Solo così, ha detto D'Amato, sarà possibile presentarsi con le carte in regola a Bruxelles e chiedere una diversa interpretazione del patto di stabilità che ci consenta di investire in maniera massiccia in ricerca e innovazione, e recuperare per questa via competitività e quindi sviluppo, assicurando così elevati livelli di benessere.
Una legge finanziaria che cambi il mix tra interventi strutturali e congiunturali, soprattutto che acceleri la riforma del sistema fiscale, rimasta incompiuta. Irap e Irpeg non sono stati ristrutturati come si era promesso, ma più in generale non c'è stata la ristrutturazione del complesso dell'impianto fiscale, una necessità invece se si vuole che gli investimenti produttivi riprendano.
Ma, più in generale, tutto l'insieme delle riforme è ancora carente . Il presidente di Confindustria ha ricordato come le liberalizzazioni" siano ancora al palo, come non sia partito il riordino dei servizi pubblici locali, come resistano le forcelle fissate per legge nell'autotrasporto, come la riforma del commercio non sia ancora stata compiuta. Per questo, ha detto, serve una Finanziaria di sviluppo e di rigore, dove siano sicuri il rigore e lo sviluppo, dove non ci si fermi alle parole . "


Saluti liberali

Esatto, l'articolo che citavo è proprio questo. Si notanon le critiche severe di D'Amato e il suo appello preoccupato al Governo a "darsi una mossa" perchè il tempo ormai stringe e le riforme veramente importanti tardano in modo sempre più allarmante.

Commenti Pieffebi?

MrBojangles
15-09-03, 00:19
In origine postato da Pieffebi
Forse se tu leggessi almeno Marx lo capiresti pure tu.

Shalom!!

:D

Pieffebi
16-09-03, 20:49
da www.adnkronos.com

" Via libera del Cdm a ddl: si' a Roma capitale ed interesse nazionale
Riforme, Berlusconi: ''Entro il 2004 ci sara' il voto delle Camere''
Il premier: ''Aperti a contributo opposizione, su pensioni accordo ufficioso''. Fini: ''Ulivo non salga su barricate''

Roma, 16 set. (Adnkronos) - ''Sono lieto, perche' abbiamo raggiunto un accordo estremamente positivo. Ci siamo trovati d'accordo con una compattezza veramente notevole. Stiamo tenendo fede agli impegni con gli elettori, anzi siamo in leggero anticipo''. Lo ha detto Silvio Berlusconi annunciando il primo via libera del governo al ddl omnibus sulle riforme istituzionali. Il premier ha poi indicato i tempi: il primo voto parlamentare dovra' arrivare gia' ''entro la fine dell'anno'' in modo da completare le quattro letture previste dalla Costituzione ''entro il 2004''. Gia' ''la prossima settimana'' la Conferenza Stato-Regioni dovra' dare il prescritto parere ed ''immediatamente dopo'' il ddl tornera' in Consiglio dei ministri per il varo definitivo e la ''successiva trasmissione al Parlamento''. Spazio anche ad un'apertura nei confronti dell'opposizione. ''La maggioranza - ha detto il premier - e' come sempre aperta ai contributi positivi e costruttivi dell'opposizione. La maggioranza da sempre si augura che questi contributi possano venire''.
Nel corso della conferenza stampa il premier ha anche annunciato che sulle pensioni, anche se ''non esiste ancora un accordo ufficiale'', c'e' ''un accordo ufficioso''. Berlusconi ha poi assicurato che ''quella previdenziale, sara' una riforma strutturale''.
E' toccato poi al vicepremier, Gianfranco Fini entrare nel merito della proposta di riforma costituzionale. Il leader di An ha assicurato che contiene il riconoscimento della possibilita' di un ordinamento speciale per Roma capitale d'Italia, la cui definizione e' rimessa alle previsioni dello Statuto della Regione Lazio. ''Siamo stati tutti d'accordo - ha detto Fini - sono state accolte le esigenze poste dai presidenti di Regione ed in particolare del Lazio''. Poi un messaggio all'Ulivo. ''Mi auguro che l'opposizione - ha detto - non salga sulle barricate e non giudichi pregiudizialmente questa proposta di riforme''.
Il ministro Udc Rocco Buttiglione evidenzia come nel testo ci sia ''il riconoscimento dell'interesse nazionale''. ''Ognuno di noi -sottolinea- ha dovuto rinunciare a qualcosa'', ma ''nell'interesse del progetto e del Paese''. "

Sperumma.........ben............
Saluti liberali

Pieffebi
16-09-03, 20:50
In origine postato da Curioso
Esatto, l'articolo che citavo è proprio questo. Si notanon le critiche severe di D'Amato e il suo appello preoccupato al Governo a "darsi una mossa" perchè il tempo ormai stringe e le riforme veramente importanti tardano in modo sempre più allarmante.

Commenti Pieffebi?

Nella sostanza Confindustria ha molte ragioni. Ma le ragioni di confindustria sono diametralmente opposte alle critiche di sindacati e sinistrette massimaliste.

Saluti liberali

Pieffebi
21-09-03, 17:34
da www.adnkronos.com

" E sara' discussa la prossima settimana
Riforma pensioni, Tremonti: "Arrivera' insieme a Finanziaria"
Maroni dalla festa della Lega a Venezia: ''Sara' equa e non tagliera' per far cassa, ma per eliminare gli sprechi''

Dubai, 21 set. (Adnkronos) - L'attesa riforma delle pensioni in Italia sara' presentata e discussa la prossima settimana insieme alla legge finanziaria 2004. E' quanto ha affermato il ministro italiano dell'Economia, Giulio Tremonti, al G7 di Dubai.
Ieri Tremonti aveva risposto al monito dei sette Grandi (che avevano esortato il governo a intervenire sulle pensioni) dichiarando che la ''la riforma verra' realizzata''.
E il ministro del Welfare, Roberto Maroni, dalla festa della Lega a Venezia, annuncia che '' la riforma delle pensioni sara' una riforma equa che non tagliera' le pensioni per far cassa, ma si accanira' contro gli sprechi, i privilegi e le tante posizioni che non sono piu' giustificabili e che fanno alzare grandi lamenti ''.
''Tutto questo partira' da subito'', ha aggiunto puntando il dito contro chi nel pubblico impiego ''ha una pensione di 516 euro non al mese, ma al giorno. E ce ne sono tanti di questi, con pensioni non d'oro ma ultra d'oro''. ''A questi -ha sottolineato il ministro- chiederemo subito un sacrificio, perche' e' giusto che chi prende 8-900 euro al giorno debba contribuire ad aumentare le pensioni di chi quei soldi non li vede neanche in sei mesi''.
L'intervento del governo, ha aggiunto Maroni, sara' mirato a rendere il sistema pensioni ''finanziariamente sostenibile e giusto dal punto di vista sociale''. ''Questo pero' -ha osservato- sara' possibile solo per quei sistemi previdenziali i cui enti sono sotto la diretta competenza dell'esecutivo''. "


Saluti liberali

Pieffebi
22-09-03, 19:07
dal quotidiano torinese

" La Stampa del 22/09/2003


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L'accordone
Finanziaria, pensioni, legge tv, così è finita la guerra nel Polo
Augusto Minzolini
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ERANO mesi che Silvio Berlusconi non parlava bene dei suoi alleati o, comunque, che inveiva contro gli "ingrati", gli "infidi", i "fratelli coltelli" che negli ultimi mesi hanno fatto rischiare alla maggioranza - almeno a parole - più volte l'infarto. E, invece, ieri prima di prendere l'aereo che lo avrebbe portato a New York per l'assemblea annuale dell'Onu, il Cavaliere è tornato ad assaporare un podi tranquillità e a dispensare giudizi meno ruvidi verso i suoi partner. "Certo per rendersi conto dell'errore che stavano facendo hanno dovuto sporgersi sull'orlo del precipizio - ha osservato con qualche collaboratore di vecchia data - ma penso che questa volta lo abbiano capito: a nessuno giova mandare all'aria la coalizione e magari contribuire a una sconfitta elettorale. Anche perché tutti i giochi si faranno nella prossima legislatura. Io, infatti, penso che questa coalizione per avere qualche chance di vittoria nelle prossime politiche ha ancora bisogno di essere guidata da me. E anche la scadenza del Quirinale, che mette in subbuglio molti, è roba della prossima legislatura".
Insomma, per il premier tutti sembrano avere capito che la polemica continua e lo scontro perenne sono i sintomi gravi di quella sindrome masochistica che nella scorsa legislatura perse il centrosinistra. Così prima di rituffarsi nella politica internazionale che lo appassiona più di ogni altra cosa, sorvolando l'Atlantico Berlusconi ha ritirato fuori dal repertorio frasi che aveva dimenticato da tempo: Casini è tornato ad essere l'amico che "non lo ha mai tradito dal '94", Fini "il primo compagno d'avventura", Bossi il simpaticone che un giorno vuole spostare la capitale da Roma a Milano, mettendolo in ambasce, ma che un altro lo paragona addirittura a Mosè.
Qualcuno si chiederà di come il Cavaliere possa fidarsi dato che si tratta solo di parole o di promesse. Ma l'uomo è pragmatico e il suo ottimismo, almeno questa volta, nasce da dei dati inoppugnabili. Nel giro di due settimane, infatti, prima il Consiglio dei ministri ha varato un progetto di riforme istituzionali che per alcuni sarà generico, per altri sbagliato, ma che comunque c'è. Poi è stata la volta di Finanziaria e pensioni. La nuova atmosfera ha favorito anche una mezza intesa sul disegno di legge Gasparri sulle Tv che, naturalmente, si è portata dietro un'altra ondata di nomine Rai, la solita grattata di parmigiano che accompagna ogni accordo politico dalla nascita della nostra Repubblica. Infine l'ipotesi della Lista Unica per le europee che neppure due settimane fa era considerata una mezza bestemmia, è stata rilanciata addirittura da chi ne doveva essere il maggiore avversario, cioè il leader dell'Udc e presidente della Camera Pierferdinando Casini. Rammentando i suoni dei tamburi di guerra di qualche mese fa il premier ha, quindi, di che essere contento. E il nuovo clima potrebbe condizionare il prossimo futuro. "Non penso che presenteremo emendamenti sulla Gasparri - ragionava, ad esempio, l'altro giorno con i suoi Marco Follini -. E anche la verifica, quella vera, penso che non si farà a gennaio ma sarà rinviata all'indomani delle Europee. Certo in questi mesi il premier deve garantirci la visibilità che ci spetta, deve riconoscere le nostre buone intenzioni. Ma credo che tra noi gli unici che continuano a sognare il rimpasto selvaggio sono Tabacci, che ha il suo disegno politico, e D'Antoni, che pensa al governo. La lista unica? Ne possiamo parlare: certo se nel centro-sinistra viene fatta è difficile per noi, se non impossibile, sottrarci".
Una vera conversione che in Follini come in Casini, in Fini e, per alcuni aspetti, nello stesso Bossi nasce da una consapevolezza: ogni volta che in questi mesi si è rischiato il punto di rottura - e le volte non sono mancate davvero tutti i protagonisti, di volta in volta, si sono accorti di non avere una linea politica alternativa. Una constatazione che ha fatto per primo proprio il personaggio che in più di un'occasione ha suscitato le diffidenze del Cavaliere, cioè Casini . La cronaca di un mese fa, quella della calda estate agostana a Porto Rotondo, racconta, infatti, di una telefonata di pace che il presidente della Camera ha fatto al premier sull'onda di una delle tante polemiche sulla giustizia. "Guarda Silvio - fu il messaggio che Casini mandò a Berlusconi in quell'occasione - devi essere tranquillo di una cosa: non saremo mai noi dell'Udc a sfasciare tutto. E il motivo è semplice: se perdiamo le elezioni non vince nessuno, neppure Casini. Ecco perché su alcuni temi come la giustizia non dobbiamo esagerare".
Quell'affermazione nasceva da una serie di riflessioni che l'inquilino di Montecitorio aveva fatto con più di qualcuno durante le vacanze a Pantelleria. "La verità - aveva spiegato Casini ai suoi interlocutori - è che se questa maggioranza va in mille pezzi, nessuno avrà più la capacità di rimetterla insieme per inventarsi qualcos'altro. Né io, né Fini, né Bossi. E non potendo tirare la corda fino a romperla è inutile stressare la coalizione, danneggiandola".
Discorsi che tradotti in linea politica dimostravano che la strategia di Casini si andava modificando profondamente: in poche parole il leader dell'Udc piano piano ha capito che il suo futuro politico, anche le sue ambizioni, sono legate per il momento alla tenuta di questa coalizione; che lo schema, semmai c'è mai stato, di riunire tutti i democristiani e ristrutturare centro-destra e centrosinistra non è realizzabile oggi ma in un futuro non certo vicino, e che in ogni caso per lui è fondamentale avere un rapporto leale con il Cavaliere e con l'attuale maggioranza per non disorientare il suo elettorato e, soprattutto, per candidarsi ad essere uno dei possibili eredi (anzi, uno dei più probabili) del "dopo Berlusconi". Eh sì, perché un altro dato da non trascurare e che sta concorrendo a riarmonizzare i rapporti nel centrodestra è che le prossime elezioni saranno le ultime per il Cavaliere: sia che le vinca per andare al Quirinale, sia che decida di rimanere a palazzo Chigi, sia che le perda. Lo confida il premier agli amici più cari, lo sanno tutti dentro Forza Italia, come fuori. Per cui chi vuole rimanere sull'asse ereditario. non può certo congiurargli contro un giorno sì e un giorno no.
Tutto questo finisce per influenzare le mosse di tutti, specie dei possibili delfini che scoprono di non avere strategie alternative. Tanti motivi che hanno spinto i leader della maggioranza a sottoscrivere uri tacito accordo che ha spianato la strada a riforme, Finanziaria, nomine Rai e ddl Gasparri e a dare l'impressione, almeno pubblicamente, di essere tornati insieme appassionatamente. Ed è sempre la convinzione che è più facile ereditare stando dentro la famiglia che non fuori, che continua ad alimentare anche il sogno della lista unica alle Europee. Fini, infatti, lo persegue perché oltre a togliersi il disturbo di doversi contare, questa opzione gli socchiude le porte del Ppe. Mentre Casini si è fatto due conti: intanto non è sicuro che l'Udc avrà quell'exploit di cui parlano si suoi ("chi l'ha detto che possiamo raggiungere l'8%?"); eppoi, in ogni caso per raggiungere quell'obiettivo il suo partito dovrebbe stare per sei mesi in campagna elettorale, polemizzare tutti i giorni con gli alleati, isolarsi, inimicarsi definitivamente il Cavaliere e Forza Italia. Così per strappare quell'8% il presidente della Camera dovrebbe dire addio ad una parte cospicua del 30% di Forza Italia. Un disegno così spericolato - e azzardato per usare un eufemismo - può essere perseguito da chiunque ma certamente non da un ex democristiano. "


Saluti liberali

MrBojangles
22-09-03, 19:55
Bossi è ancora nel Polo?

Pieffebi
30-09-03, 22:01
da www.ilfoglio.it

" I governi e le vacche magre
Per capire cosa “non è” la Finanziaria, basta leggere quella di Aznar
… o di Schroeder o di Blair. Tre modelli, un solo obiettivo: non si cresce se si sta solo a rimorchio degli Usa
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E la Consulta manda a dire... - Roma. Ci sono a volte coincidenze volute. La Corte costituzionale ha così reso nota proprio ieri la sua sentenza in materia di fondazioni bancarie, che respinge su tutti i punti più rilevanti la riforma fortemente voluta dal ministro dell’Economia nella precedente Finanziaria, tagliando le unghie alla sua intenzione di disporre in materia di nomine, incompatibilità e risorse delle fondazioni medesime. Era il giorno del varo della Finanziaria per il 2004, e la Corte le ha dato il suo viatico, un segnale fors’anche in vista di altre, non meno attese pronunzie. Ma non è per questo che il Foglio si sottrae alla prammatica, dar conto cioè della maratona del Consiglio dei ministri in cui ieri sono state apportate le “non” ultime – quelle verranno in Parlamento, fino all’ultimo minuto, alla luce dei tanti conflitti aperti nella maggioranza – modifiche all’impalcatura già nota di Finanziaria e decretone, alla manovra da 16,2 miliardi di euro per il 2004, e all’ennesima stazione del calvario previdenziale con la presentazione ieri ai sindacati della riforma a partire dal 2008, e il loro scontato no. Non saranno i particolari, a questo punto, a fare la differenza rispetto a ciò che appare una sommatoria di misure troppo ridotte nelle ambizioni per lanciare un messaggio chiaro al paese e ai partner europei, troppo strizzate nella necessità di accontentare tutti, dalle famiglie con gli incentivi “demografici” alle imprese con la tecno-Tremonti, e alla fine nessuno, visto che le risorse sono limitatissime. L’illusione che i bilanci nazionali facciano “il ciclo” ormai è tramontata, e mette conto compiere invece un giro d’orizzonte all’Europa per comprendere innanzitutto ciò che questa Finanziaria “non” è. In un contesto internazionale segnato dalla necessità per gli Usa di riequilibrare il loro deficit della bilancia del pagamenti pari a 5 punti percentuali del pil invitando Europa e Giappone a crescere di più o a subire il deprezzamento del dollaro necessario a riequilibrare i conti esteri americani, i maggiori partner europei seguono oggi grosso modo tre modelli. Molto diversi, ma ciascuno con un messaggio netto. C’è un modello “monetarista latino”, quello della Spagna che José María Aznar consegna l’anno prossimo al suo successore. Aznar ha preso molto sul serio la premessa rigidamente monetarista che spinse la Bundesbank a imporre alla nascente Europa della moneta unica una politica “rigida” dei tassi dell’interesse e la dura disciplina fiscale del Patto di stabilità, come condizioni che avrebbero “obbligato” i governi europei a riforme strutturali di flessibilità. Era facilitato dal fatto che la Spagna “doveva” convergere, ma le riforme Aznar le ha fatte spaccando il sindacato, la sua Spagna per l’ottavo anno di seguito cresce più della media europea, la Finanziaria appena presentata vede il deficit a zero e la crescita al 3 per cento. C’è poi un secondo modello, “neokeynesiano-renano”, condiviso da Gerhard Schroeder e Jean-Pierre Raffarin, fatto della riservata pressione alla Bce di abbassare i tassi, e dell’esplicita violazione per un triennio e più del Patto di stabilità. Accompagnando il tutto con riforme del welfare, più dilazionate nel tempo ma perseguite con determinazione come l’Agenda 2006 francese e l’Agenda 2010 tedesca. Il modello “anglo-offertista” C’è infine il modello “anglo-offertista” perseguito da Tony Blair e Gordon Brown ieri applaudito per due minuti al congresso del Labour, che fuori dall’euro alzano l’indebitamento al 4 per cento ma continuando a perseguire una visione alta, un paese dove tutti devono e possono lavorare di più, i sindacati non possono metter veti alla riforma degli ospedali aperti ai privati, e la formazione è centrale (l’equivalente di un punto di pil italiano, è stanziato da Londra su ricerca e nuove tecnologie). Si avverte l’eco di quel “No Child Left Behind Act” con cui George Bush rivoluziona intanto gli istituti scolastici americani, introducendo il criterio dell’innalzamento anno dopo anno degli standard formativi misurabili, e collegandovi il diritto delle famiglie a cambiare scuola se l’istituto non è all’altezza. Tre modelli diversi, non divisi dalla politica ma da distinte interpretazioni dei fondamentali di ciascun paese e di come adeguarli alla sfida di un mondo che non può a lungo crescere “con un motore solo”, gli States. C’è traccia di questi tre modelli, nella Finanziaria varata ieri, quando alla testa del semestre europeo il segno era più eloquente? Non ce n’è. C’è solo da sperare che il nostro bilancio, nato sonnolento e poco fantasioso, prenda vita in modo anomalo nel corso del suo farsi.
"

Saluti liberali

Pieffebi
06-10-03, 19:58
da www.iltempo.it

" LA RIFORMA CHE SPIAZZA I SINDACATI


di SERGIO LUCIANO

QUANDO nel 1789, a Parigi, Luigi XVI venne detronizzato e poi ghigliottinato dai Rivoluzionari, tutta la nobiltà che vedeva morire con lui i propri privilegi gridò contro i sanculotti al potere e si appellò alle monarchie europee per far tutelare i suoi "diritti acquisiti". Ma la storia non fa sconti. E come nel 1789 la Rivoluzione francese spazzò via per sempre una certa forma di monarchia assoluta, aprendo convenzionalmente "l'era moderna", così oggi la storia economica occidentale impone a tutti i Paesi cosiddetti ricchi di riformare le pensioni, intaccando e in certi casi sbriciolando diritti acquisiti.
Per il 24 ottobre in Italia i sindacati confederali hanno organizzato uno sciopero generale contro la riforma, e lo faranno, e a nulla varranno gli appelli al negoziato reiterati anche ieri dal ministro del Welfare Roberto Maroni. E non perchè il governo Berlusconi sia stato "cattivo", come dicono i sindacati, o al contrario "finalmente energico", come commentano i rigoristi. Semplicemente perchè il governo Berlusconi si è ritrovato col cerino acceso in mano proprio al momento in cui la fiamma stava raggiungendo le dita, come nel gioco di società, e "non poteva non fare la riforma".
O meglio: a farla per finta ci ha provato - come abbiamo scritto su questo giornale un mese fa e come il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio aveva chiaramente e duramente commentato - ma la forza delle cifre e della pressione internazionale ha prevalso. E quindi, rispetto al desiderio di pace sociale che anima profondamente Berlusconi & C., alla vigilia di una tornata elettorale europea dall'esito incerto, ha prevalso di più la necessità di por mano ai conti pubblici, con una manovra che a breve termine (da qui al 2008) non darà particolari benefici alle casse statali, ma ne darà di molto più sensibili, dopo il 2008, di quelli finora previsti dalla riforma Dini e per questo darà da subito un po' di credibilità in più al governo italiano nei confronti dei suoi interlocutori internazionali - Fondo Monetario, Banca centrale europea, Ocse, G7 - sul piano della politica economica, minata (non solo da noi ma anche in Germania, Francia) dalla congiuntura economica gelida degli ultimi anni.
Quando i leader Ds dicono che con questa riforma pesante il governo di centrodestra non fa che rastrellare i soldi che mancano al bilancio a causa degli errori sul piano fiscale, dicono una cosa vera sul piano politico anche se tecnicamente falsa. I soldi che mancano al bilancio non saranno recuperati con la riforma previdenziale, ma certamente - e per la prima volta, ben più che con la riforma Dini - un governo italiano potrà presentarsi a testa alta sul piano internazionale per un intervento in materia pensionistica. Il che, purtroppo, significa che per la prima volta milioni di lavoratori pensionandi vedranno realmente decurtare una parte dei loro famosi "diritti acquisiti". Per la semplice e buona ragione che questi diritti acquisiti hanno fatto il loro tempo, sono nati in un'epoca in cui si pensava che l'espansione dell'economia e dell'occupazione avrebbe pagato qualunque onere sociale e invece quest'epoca, se mai si è aperta, oggi si è definitivamente chiusa. Oggi, nei Paesi latini come in quelli anglosassoni, i giovani devono sapere che durante gli anni lavorativi non dovranno preoccuparsi soltanto di guadagnare quel che occorre per le loro esigenze presenti, ma anche quel che gli occorrerà per le loro esigenze future, da anziani. Da anziani - devono capire i giovani di oggi - potranno godere solo dei frutti del proprio lavoro, nella misura in cui si saranno stati in grado di accantonarli. Il resto delle risorse pubbliche che gli Stati accumuleranno mediante il prelievo fiscale - insomma il welfare come onere sociale, come costo della fiscalità generale - servirà a sovvenzionare i disoccupati, gli invalidi, l'assistenza medica specializzata e più costosa, ad assistere gli emarginati. Non a pagare le pensioni.
Ora la palla passa nel terreno dei sindacati, dai quali però non è saggio attendersi saggezza: nè più nè meno di un partito politico sotto elezioni, ritengono di dover curare la loro "base elettorale", e non possono che dire "no" alla limatura dei diritti acquisiti. Non a caso Berlusconi, con il messaggio televisivo a reti unificate, ha "bypassato" l'intermediazione della stampa e degli stessi partiti ed ha detto agli italiani che la riforma era indispensabile. L'impressione è che stavolta la mobilitazione dei sindacati non riuscirà a dimostrare il contrario.

mercoledì 1 ottobre 2003 "


Saluti liberali

Pieffebi
10-10-03, 20:09
da www.ilfoglio.it

" L’FMI: “LA RIFORMA DELLE PENSIONI E’ UN PASSO AVANTI” PER L’ITALIA. Lo ha detto il portavoce Dawes. Gli esperti del Fondo monetario stanno esaminando il provvedimento. Apprezzamenti per i “significativi sforzi compiuti” anche dalla Bce. Ma Cgil, Cisl e Uil, con un documento unitario, sfidano il governo ad aprire un “confronto serio” sulla riforma: “E’ dannosa e fondata su falsità”. Nuova apertura di Maroni: “Anche a delega approvata, il governo avrà 18 mesi per cambiare la riforma”.

Staremo a vedere............


Saluti liberali

Pieffebi
11-10-03, 21:36
dal sito di IDEAZIONE

" La domanda riformista che viene dal paese profondo
di Pierluigi Mennitti

Al dunque sono bastati due annunci di riforme – quella istituzionale e quella delle pensioni – per mandare in stato confusionale l’opposizione e toglierle quella saccente arma polemica che da qualche tempo, non senza qualche ragione, è solita contrapporre al centrodestra. Se quello che due anni fa nacque come il governo del fare ingranasse la quarta per condurre a termine le riforme promesse in campagna elettorale, potrebbe uscire dall’impasse e presentarsi con rinnovato smalto di fronte agli elettori. Lo stesso vituperato sondaggio-burla di Domenica In non condanna Berlusconi in quanto tale, ma in quanto politico che non realizzerebbe ciò che ha promesso. C’è di che meditare, al di là dello spiacevole infortunio nel quale è caduta la tv di stato.

Anche perché la battaglia per la riforma delle pensioni è la più delicata, coraggiosa e al tempo stesso necessaria tra le riforme in cantiere. Perché lo squilibrio demografico italiano va di pari passo con quello dei conti pubblici e dunque in Italia dobbiamo agire per recuperare due fronti e non uno soltanto. Perché in Europa tutti i paesi e tutti i governi, di qualsiasi colore politico essi siano, stanno mettendo mano alla stessa riforma: la competitività complessiva di uno Stato, l’efficienza del suo welfare, la sostenibilità delle pensioni future dipenderanno da quanto incisivo sarà il cambiamento proposto. Ma anche perché su questo tema si toccano direttamente interessi e mentalità consolidate e non è facile comunicare correttamente con i cittadini elettori, far valere il bene generale rispetto a quello particolare. Ovunque, in Europa, i sindacati hanno fatto muro, hanno contrastato il cambiamento con scarsa lungimiranza. In Francia sono scesi in piazza due milioni di lavoratori ma il presidente del Consiglio Raffarin ha tenuto la barra diritta e ha condotto in porto la riforma pensionistica, infliggendo al sindacato d’Oltralpe una sconfitta epocale. Non basta portare nelle piazze due milioni di persone se non si ha una proposta alternativa – e ugualmente efficace – da proporre.

Lo stesso potrebbe accadere in Italia, dove all’annunciato progetto governativo il sindacato, tornato unito dopo lunghe divisioni, ha risposto con uno sciopero generale. Solitamente lo sciopero degli scioperi è l’ultima spiaggia dopo trattative estenuanti andate a vuoto. Questa volta è una specie di guerra preventiva, comunque e a prescindere, perché come ha ribadito un insolitamente irremovibile Pezzotta, le pensioni non si toccano, non c’è motivo perché si tocchino. E invece tutte le stime che circolano in Europa dicono l’esatto contrario. In questo numero di Ideazione.com abbiamo voluto offrire al lettore un'ampia analisi del dibattito in Italia e in Europa, rafforzandola con materiale di approfondimento recuperato dai libri e dagli articoli che Ideazione ha pubblicato nel corso di questi ultimi anni sulla rivista bimestrale o sui Quaderni della Fondazione. Una riforma troppo importante per essere lasciata solo all'interpretazione corporative del sindacato italiano o a quella demagogica della sinistra d’opposizione, mentre il futuro candidato premier dell’Ulivo, da Bruxelles, vive con qualche imbarazzo il rifiuto del progetto governativo da parte della sua coalizione futura e passata.

Berlusconi deve andare avanti, come ha fatto Raffarin, come stanno facendo gli altri leader europei, a partire dal socialdemocratico Schröder. Sarà sulla capacità riformatrice complessiva del governo che gli elettori misureranno il proprio consenso alle prossime elezioni. Una battuta d’arresto, su un pilastro così importante per la riforma del nostro stato assistenziale, potrebbe al contrario risultare fatale. I sondaggi, quelli veri, quelli che misurano il gradimento di fondo e non l’umore contingente di un elettorato, vanno letti alla fine, un mese prima del voto. E l’elettorato del Polo oggi lamenta una carenza di azione innovativa da parte del governo. E’ un elettorato che non riempie le piazze e trova scarsa rappresentatività sulla scena mediatico-giornalistica: ma è capace di farsi sentire al momento del voto, magari disertando le urne come è avvenuto nelle recenti amministrative. E’ a questo mondo che Berlusconi deve delle risposte. I sindacati, la sinistra, hanno orecchie da mercante e non vogliono sentire.

10 ottobre 2003
"


Saluti liberali

MrBojangles
11-10-03, 23:15
Ma perchè insisti col liberale?

Pieffebi
13-10-03, 22:21
perchè sono liberale e democratico, a differenza di quelli come te che non sono ne' l'uno, ne' l'altro, ne' altro.
Shalom!!!! con saluti liberali

Pieffebi
13-10-03, 22:26
dal sito di IDEAZIONE

" Si gioca tutto sulle riforme
di Carlo Fusi

Da un lato la certezza che l’autunno che si apre sarà foriero di tensioni e scontri – magari potenzialmente devastanti – tra i partiti della coalizione di centro-destra, impegnati su fronti tanto delicati quanto essenziali: riforme costituzionali, legge Finanziaria, semestre di presidenza europeo; dall’altro la determinazione con la quale Silvio Berlusconi insiste nel dire che collassi della maggioranza sono impossibili, che elezioni politiche anticipate appartengono al novero dell’immaginazione e non della realtà politica, che le riforme si faranno e anzi l’ambito temporale per la loro realizzazione va allargato fino a ricomprendere la prossima legislatura: come a dire che la compagine che ha vinto le elezioni nel 2001 si presenterà tale e quale agli elettori nel 2006 per chiedere un nuovo mandato quinquennale. Sono i due estremi entro i quali si muove la ripresa politica e la fase che durerà fino a dicembre; due estremi contraddittori entro cui si inseriscono anche elementi che riguardano l’opposizione alle prese con un travagliato percorso di ricomposizione e riassemblaggio interno di cui la proposta di lista unica alle europee del prossimo anno avanzata da Romano Prodi, funge da catalizzatore, anche e soprattutto polemico, tra Ds e Margherita.

Vediamo. Che la maggioranza viva un momento di grande fibrillazione è palese. I deludenti risultati delle amministrative hanno fatto saltare il tappo di divaricazioni a lungo covate e sottaciute, e lo stato dei rapporti interni è tale che ogni passaggio – riguardi temi istituzionali come la giustizia o sociali come le pensioni, per arrivare fino a questioni apparentemente lontanissime da ogni programma elettorale tipo il decreto “anti-Tar” per frenare la crisi del calcio – produce divisioni e distinguo, sempre più spesso agitati con toni ultimativi . La Lega è il motore principale del sommovimento: il partito di Bossi appare deciso a ritagliarsi un ruolo di differenziazione forte che ha il suo epicentro nella devoluzione, architrave di qualunque intesa per il prosieguo della legislatura. Alleanza nazionale, risolti alla bell’e meglio i problemi di gestibilità interna con la nomina a coordinatore di Ignazio La Russa, soffre il protagonismo leghista e cerca ad ogni occasione di far valere una propria identità peraltro difficile da individuare e percepire. I centristi dell’Udc rappresentano il terminale opposto dell’insofferenza bossiana: hanno accolto con malcelata diffidenza la chiusura, in verità piuttosto pasticciata, della verifica rimandando la resa dei conti a gennaio, e alcuni settori del partito non fanno mistero di puntare ad un Berlusconi-bis senza la Lega o comunque con il Carroccio notevolmente ridimensionato. Forza Italia, infine, funge da camera di compensazione delle tensioni nella coalizione, in molti casi restringendo il proprio raggio d’azione all’attesa dell’intervento risolutore del premier.

Comunque la si rigiri, è chiaro che il potere di iniziativa è tutto e solo nella mani di Berlusconi. Il quale, abituato a pensare con sospetto ad ogni eventualità di delega, è nella scomoda posizione da un lato di essere sempre e comunque il bersaglio delle fibrillazioni – dall’atteggiamento da assumere nei confronti dell’intervento in Iraq alle misure per risolvere la crisi di un consiglio comunale – e dall’altro a dover spendersi in un estenuante lavoro di mediazione che spesso si traduce in puro logoramento. Il punto, infatti, è proprio questo. Il risultato amministrativo è stato sì penalizzante ma non tale da provocare smottamenti. Tuttavia ha messo in luce il fatto che due anni di governo non hanno consolidato la Casa delle libertà e anzi è bastato il primo scossone negativo per dare la stura ad un vento di litigiosità che via via è diventato un tornado. Molti ritengono che il male oscuro che ha colpito il Polo sia nell’appannamento della capacità di leadership del Cavaliere e che quindi basti un colpo d’ala di Palazzo Chigi per recuperare il senso di marcia. Quegli stessi però, per un verso faticano a dare conto del come e perché l’appannamento si sia determinato, visto che i primi trenta mesi di governo sono stati contraddistinti dall’azione diretta del capo dell’esecutivo e dall’agenda che egli ha imposto; e per l’altro si dividono sulla diagnosi: troppo ampio il ventaglio di promesse senza un ridimensionamento imposto dal mutato scenario internazionale soprattutto in campo economico? Troppo spazio dato alla Lega? Troppa attenzione ai temi della giustizia a scapito di altri, diciamo così, meno “personali” del Cavaliere? Oppure troppo poca collegialità, con tanti saluti proprio alla conclamata carenza di leadership?

Sia quel che sia, è evidente che il destino dello schieramento di centro-destra è legato alla capacità di mettere in campo le riforme. L’aspettativa di rinnovamento che la Casa delle libertà ha incarnato agli occhi di una larga e maggioritaria fetta di elettorato è stata la chiave di volta del successo elettorale, ma quello stesso successo può risolversi in una disfatta se l’attesa del “cambiamento” dovesse risultare effimera e rivelarsi una chimera. L’ampiezza dei numeri in Parlamento scaccia ogni alibi e dunque o le riforme prendono corpo – dalle più ostiche come le pensioni e il conflitto di interessi alle più immaginifiche come l’ammodernamento dello Stato, le grandi opere o le modifiche istituzionali – oppure la delusione si trasformerà inevitabilmente in disaffezione. Con tutto quel che comporta. E’ possibile che il presidente del Consiglio punti sulle incertezze del centro-sinistra per continuare a veleggiare nei consensi. E’ una tentazione ricorrente e in parte, almeno ai suoi occhi, anche giustificata. L’Ulivo, infatti, fatica a trovare un baricentro proprio, e il rapporto con Rifondazione o l’Italia dei Valori, decisivo ai fini elettorali, è lungi dall’essere stabilizzato. Benché a parole tutti siano per la candidatura di Romano Prodi, nei fatti il problema della leadership nell’opposizione continua a fomentare difficoltà e sospetti.

Insomma, non è ancora risolto, e il dibattito che si è scatenato sulla proposta di lista unica alle europee, col balletto conseguente di “venite con noi nel Pse; neanche a parlarne entrate voi nel Ppe”, è l’evidente spia di divaricazioni tuttora presenti e di notevole spessore. Senza dimenticare che anche su questioni strategiche, come la politica industriale o, soprattutto, quella estera, non solo il centro-sinistra nella sua completezza ma l’Ulivo stesso è diviso e assai poco coeso. Tuttavia confidare eccessivamente nei tormenti dell’avversario potrebbe rivelarsi un boomerang. Alla fine un qualche coagulo elettorale il centro-sinistra finirà per trovarlo, è certo. Come è certo che al momento del redde rationem nelle urne, il centro-destra e Berlusconi verranno giudicati per ciò che hanno fatto al governo, per le realizzazioni concrete, per gli obiettivi centrati, per le promesse mantenute. E a quel punto gli anatemi ideologici serviranno a poco .

(da Ideazione 5-2003, settembre-ottobre) "


Saluti liberali

MrBojangles
13-10-03, 22:30
In origine postato da Pieffebi
perchè sono liberale e democratico, a differenza di quelli come te che non sono ne' l'uno, ne' l'altro, ne' altro.
Shalom!!!! con saluti liberali

http://www.italiasoftware.it/gif3/attrezzi/gif3_att060.gif

Sissì; e come no....

Pieffebi
15-10-03, 20:22
da www.corriere.it

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«Pensioni in Parlamento soltanto dopo lo sciopero»

Le condizioni di Maroni. L’opposizione: disertiamo i lavori. Poi il via libera


ROMA - L’emendamento alla delega previdenziale, atteso dal Senato per completare con la Finanziaria e il decretone la «trilogia» del bilancio 2004, resta per ora nel cassetto del ministro del Welfare. Il governo ha chiesto ieri al presidente del Senato il collegamento della delega con la Finanziaria, che garantirebbe una corsia preferenziale e l’approvazione entro l’anno, ma in attesa della risposta e dello sciopero generale proclamato dai sindacati, preferisce temporeggiare. Così, ieri sera, ha presentato alla Commissione Bilancio un documento che riassume i punti principali della riforma previdenziale, placando l’opposizione che minacciava il blocco dei lavori e che ora parla di «successo sotto il profilo politico». Nello stesso tempo il governo ha iniziato il marcamento stretto della sua maggioranza per evitare l’assalto alla diligenza della Finanziaria, sulla quale il Servizio Bilancio del Senato ha formulato una serie di rilievi tecnici.
«Aspettavo che il presidente Pera decidesse se l’emendamento è o no collegato alla Finanziaria. Se il Parlamento mi fa una richiesta per poter continuare la discussione del bilancio, glielo manderò senza indugio. Ma se non me lo chiede io lo tengo sulla scrivania per consentire ai sindacati, se lo vorranno, fino allo sciopero generale, di modificarlo», ha detto Maroni, annunciando anche di essersi messo al lavoro su un nuovo provvedimento contro il sommerso.
Il collegamento alla Finanziaria permetterebbe di far scattare la riforma dal primo gennaio 2004, incentivi compresi, ma secondo il governo nulla impedirebbe comunque l’avvio concreto del dibattito in Senato. «L’emendamento - ha detto alla Commissione Bilancio il ministro dei rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi - non rientra nella manovra da un punto di vista tecnico, ma politico, quindi la Commissione può andare avanti». Tanto più, ha aggiunto, che «non c’è alcuna correlazione tra l’emendamento e i saldi della Finanziaria».
Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, intanto, ha chiarito ai capigruppo della maggioranza che il governo non accetterà modifiche sostanziali della manovra. L’impianto, per non dire dei saldi, resta quello fissato dal governo. Ci sarà poco spazio anche per le tasse di scopo chieste da Alleanza Nazionale per sostenere ricerca e Università (sigarette, alcol e l’immancabile pornotax). Tremonti ha spiegato che il problema è quello di tagliare la spesa e non di mettere nuove tasse per finanziare altra spesa. Presto, comunque, arriveranno gli emendamenti dello stesso governo al decretone. Riguarderanno la Tecno-Tremonti, la cartolarizzazione dei beni della Difesa e le pensioni per i lavoratori dell’amianto. La Commissione Finanze del Senato, tuttavia, ha già chiesto una serie di modifiche: dalla clausola di salvaguardia Irpef sul Tfr, all’estensione degli sgravi Iva sulle ambulanze anche ai mezzi antincendio acquistati dalle Onlus, un alleggerimento della stretta fiscale sui videopoker. Non bastasse, i tecnici del Servizio bilancio di palazzo Madama hanno formulato una serie di rilievi al decretone. Dubbi sul gettito del condono edilizio e del concordato per gli autonomi, mancanza di dati che giustifichino il previsto gettito delle cartolarizzazioni immobiliari e della vendita degli uffici pubblici.

Mario Sensini "


Saluti liberali

Pieffebi
22-10-03, 19:34
da www.iltempo.it

" LA DESTRA CON LA TESTA A SINISTRA


di MARCO BERTONCINI

ALL'ASSEMBLEA dell'Anci (l'organizzazione che raggruppa i Comuni italiani) Fini ha la settimana scorsa promesso comprensione per le richieste degli enti locali. Probabilmente è stato spinto a questa - pur parziale - marcia indietro dalla richiesta di finanziamenti giunta dai Comuni retti dal centro-destra. Infatti, manca del tutto qualsiasi politica autonoma, in periferia, da parte della Cdl: Comuni e Province di centro-destra sono stati sempre succubi della linea adottata dal centro-sinistra, pesantemente antigovernativa.
La disponibilità di Fini corrisponde, in ogni caso, all'incapacità della Cdl di condurre una politica completamente nuova, opposta a quella dell'Ulivo, autenticamente liberale. Una politica, cioè, che smetta di agire sul fronte delle entrate per muoversi invece su quello delle spese. La tendenza generale, fin dall'avvio del governo Berlusconi, è stata univoca: far crescere le entrate. L'adozione di provvedimenti di sanatoria rientra in questo filone: far cassa. Questa è una politica di sinistra, non di destra. È una politica che dilata le tasse, invece di ridurre le spese. È pur vero che ci sono entrate extratributarie, ma queste rappresentano una percentuale non elevata e sono legate a manovre una tantum, come nel caso delle dismissioni immobiliari.
Una politica di destra dovrebbe tener conto di un fatto semplice, sul quale decenni di insegnamento di economisti maestri di liberismo hanno insistito: c'è un solo modo per ridimensionare il debito pubblico: il decremento delle uscite. Soltanto spendendo di meno si possono risanare i conti. Debiti o tasse sono identica faccia di una non-soluzione. Di fatto, o si tagliano le spese o si fanno crescere le imposte. Non importa molto se lo Stato riduce un po' la pressione delle imposte dirette, quando poi si dilatano addizionali locali, Ici, contributi di bonifica, Tarsu e quant'altro. Occorre procedere alla riduzione di servizi che hanno costi assurdi a causa della burocrazia che li gestisce. Occorre avviare la soppressione d'iniziative di facciata, dalle domeniche a piedi ai concerti gratuiti. Occorre ridurre l'assurdo incremento di spese generali, che vanno dalle pensioni di presunta invalidità per i consiglieri regionali, al pullulare di Comunità montane con relativi costi di gestione, al mantenimento in vita di migliaia di micro-Comuni privi di popolazione. Il centrodestra invece rimane inchiodato alla tradizionale politica di spesa. Questa politica non rientra proprio in quella svolta epocale che molti sostenitori di Berlusconi auspicavano con la vittoria elettorale di due anni fa. Non si ha il coraggio di cambiare radicalmente, sostenendo una revisione totale della precedente conduzione della cosa pubblica e andando verso la riduzione di tasse e burocrazia. Grave è poi che non si abbia un'uniformità di condotta tanto al centro quanto alla periferia, e che la politica del governo vada talvolta in una direzione di auspicabile rigore che viene poi smentita dal comportamento, dalle proteste, dalle leggi assunte nelle Regioni rette dalla Cdl e in generale dalle decisioni prese in sede locale da Province e Comuni di centrodestra. Se la Cdl adotta addizionali e aumenti dell'Ici né più né meno che l'Ulivo; se assume dispendiosi direttori generali ("city manager", come vengono anglicamente definiti, come se la dizione astrusa rendesse più tollerabile la spesa) esattamente come il centrosinistra; se incrementa le prebende di consiglieri e assessori regionali (in qualche caso con l'opposizione della sinistra, il che è tutto dire): ebbene, in che cosa si differenza la politica locale dei seguaci e alleati di Berlusconi da quella dei seguaci e alleati di Fassino?

mercoledì 22 ottobre 2003 "


Infatti.


Saluti liberali

Pieffebi
12-10-04, 12:48
un anno...dopo
up!

Pieffebi
14-10-04, 16:19
c'è ancora tanto da fare...