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Visualizza Versione Completa : Stragi di stato e strategia della tensione: la notte piu' lunga della Repubblica



Roderigo
18-05-02, 21:16
In libreria da oggi «Il ciclo mafioso» dell'ex presidente della camera Luciano Violante

DARIA LUCCA

«La maggioranza di centro-destra uscita vincitrice dalle elezioni politiche del 2001 e il relativo governo hanno tenuto comportamenti e assunto deliberazioni che, nel rapporto tra mafia e stato, sembrano favorire, tanto culturalmente quanto concretamente, le organizzazioni mafiose». Se fosse soltanto un giudizio, sarebbe già abbastanza pesante. Se poi fosse un giudizio analitico, e cioè la logica conclusione di una argomentata ricostruzione di fatti e misfatti, le preoccupazioni aumenterebbero. Considerando infine l'autore, ne viene fuori un attacco politico in piena regola al governo e alla sua maggioranza. Le parole di condanna appartengono infatti a Luciano Violante, capogruppo diessino alla camera, già presidente della camera dei deputati, già presidente della commissione parlamentare antimafia, e sono contenute nel suo ultimo volume, «Il ciclo mafioso», pubblicato da Laterza in libreria da oggi. Del resto, il titolo non è soltanto evocativo. E' l'estrema sintesi dell'ipotesi proposta in premessa: «Cosa Nostra ha avuto sinora cicli che durano circa dieci anni, caratterizzati da uno o più omicidi politici attorno alla scadenza del decimo anno». E poiché tra qualche giorno - esattamente il 23 maggio - cade il decimo anniversario della strage di Capaci (Giovanni Falcone) cui fece seguito due mesi più tardi quella di Via D'Amelio (Paolo Borsellino), l'evocazione lascia spazio a un brivido lungo la schiena. Il ciclo evidenziato da Violante è composto di varie fasi, ricorrenti in modo simmetrico: «La lotta contro la mafia ha avuto tradizionalmente un andamento ciclico. Prima l'omicidio eccellente; poi, nell'ordine, indignazione, reazione, nuove leggi, nuovi arresti, nuovi processi. Poi la disattenzione. Dopo la disattenzione, fioriscono le assoluzioni e gli interventi che, direttamente o indirettamente, volontariamente o involontariamente, riprendono a favorire la mafia. Si torna alla convivenza; ma ci sono magistrati, imprenditori, poliziotti, giornalisti, politici che, obbedendo alla propria etica professionale, non accettano le regole della convivenza con la mafia. La mafia ne uccide uno o più e il ciclo riprende». Finora i cicli hanno preso i nomi di Scaglione, La Torre-Dalla Chiesa-Chinnici, Falcone-Borsellino.

L'idea guida è appunto questa: da qualche tempo siamo nella fase di convivenza e ciò grazie a un esecutivo che non perde occasione per fare e dire quel che la mafia si aspetta. In effetti, a scorrerle una dietro l'altra, come i grani di un rosario, le sortite del governo sono inquietanti. Citando in ordine dal libro, si comincia dal ministro Pietro Lunardi intervistato dal Tg5: «Mafia e camorra ci sono sempre state e sempre ci saranno: purtroppo ci sono e dovremo convivere con questa realtà...». A seguire, si segnalano: l'ottobre delle tre grazie (la modifica del falso in bilancio, la riscrittura della legge sulle rogatorie e le norme che permettono il rientro dei capitali dall'estero senza pagare gabella), gli impresentabili clienti del sottosegretario Carlo Taormina, la mozione della maggioranza contro i giudici dopo la polemica con Milano sull'interpretazione della sentenza della Corte Costituzionale sul caso Previti (conflitto sollevato proprio dall'autore quando era presidente della camera, ndr). Scrive Violante: «La legge sul falso in bilancio, come l'impunità per il rientro dei capitali illecitamente esportati e la legge sul conflitto di interessi rispecchiano un'idea premoderna di mercato, senza regole, senza principi, senza trasparenza, affidato ai soli rapporti di forza. E' purtroppo, la stessa idea di mercato che ha Cosa Nostra».

Il ragionamento fila benissmo. Soprattutto se agli atti si sommano i comportamenti e i messaggi, come il licenziamento di Tano Grasso dall'Antiracket. O come l'esclusione dell'associazione Libera, di don Luigi Ciotti, dall'elenco predisposto dal ministero della pubblica istruzione per i corsi di formazione nelle scuole (in compenso sono stati autorizzati corsi di bridge, vela, danza antica, golf). La mafia, spiega Violante, recepisce innanzitutto i messaggi contenuti negli atti dei politici: «Una risposta efficiente alla mafia deve comprendere le ragioni di questa particolare sensibilità del mondo mafioso alle decisioni del mondo politico». Inoltre, continuando le aggressioni alla magistratura messe in opera dal governo Berlusconi, ogni risposta alla mafia risulterà delegittimata.


il manifesto 18 maggio 2002
http://www.ilmanifesto.it

Pieffebi
18-05-02, 22:11
Mah....alla mafia giovano tanto i soldi, le energie, il tempo profusi in certe "inchieste" contro avversari politici....fondate su accuse incredibili e presupposti idioti (compresi di baci mafiosi...).......

Del resto ce n'è proprio per tutti.....
dalla rete:

Le collusioni russe e comuniste con la mafia


" Entro la fine del 1992, la mafia siciliana avrebbe raggiunto un accordo con la mafia russa a Praga, circostanza confermata da un’alta autorità dell’accademia russa delle scienze.

Il patto era finalizzato alla creazione di una rete per il traffico di droga in tutta l’Europa centrale e prevedeva anche l’utilizzazione di ex agenti del KGB come squadra di Killer ad elevata professionalità

( cfr Claire Sterling, Un mondo di ladri, le nuove frontiere della criminalità internazionale, Monadori editore, Milano 1994, p. 113 ).

Il caporedattore esteri della rivista russa – Argomenti e fatti -, Pavel Lukjacenko, rivelava che il partito comunista sovietico investiva i soldi nella mafia.

La maggior parte dei soldi faceva questa strada: dall’Asia la mafia sovietica spediva droga in Italia e il denaro sporco che veniva ricavato dal traffico veniva investito in imprese redditizie controllate dalla mafia siciliana.

Una parte del denaro andava ai comunisti italiani. Le Izvestia hanno scritto che gli aiuti dei comunisti sovietici ai comunisti italiani servivano anche a finanziare le attività sovversive dei servizi speciali in Italia.

Il giudice Giovanni Falcone stava indagando, negli ultimi due anni della sua vita, su questo intreccio tra malavita e politica internazionale.

Il procuratore generale della Federazione Russa, Valentin Stepankov, aveva incontrato a Roma Giovanni Falcone che, in quella occasione, aveva preso visione di un elenco di ditte italiane attraverso le quali veniva effettuato il riciclaggio del denaro sporco.

Lo scambio di informazioni tra il magistrato italiano e quello russo si era concluso con queste parole di Falcone:- verrò a Mosca e porterò alcuni documenti interessanti-.

La rivista russa – Argomenti e fatti - annota: - il magistrato italiano è stato ucciso prima che partisse per Mosca -.

Sei mesi prima di saltare in aria a Capaci, il giudice chiese di diventare superprocuratore antimafia. La commissione del CSM lo bocciò per due voti contro tre: quelli di Franco Coccia e Gianfranco Viglietta del PDS e di Alfonso Amatucci, vicino alla rete di Leoluca Orlando.



( cfr Il PCUS investiva nella mafia, Il Giornale 05-06-1992, p. 5 ; cfr Giovanni Morandi, Una pista russa per Falcone, Il Resto del Carlino, 13-06-1992, p.5; cfr Giancalo Perna, A Palermo lo chiamavano Capo inetto, Il Giornale 20 marzo 1994, p.4 ) "


Saluti liberali.


P.S = Gli avversari italiani di Falcone non erano di destra, anzi....due erano compagni di partito del signor Violante. Che si guardi allo specchio!

Roderigo
19-05-02, 11:50
Se non ti piace Violante, prima di fuggire in Russia, puoi provare a consultare altre fonti, più "autorevoli" e "credibili", tanto da meritare un rapporto di alleanza.
Berlusconi e la mafia
Alcuni articoli da "La Padania", il giornale della Lega
http://www.sinistra.org/Varie/Alcuni%20articoli%20da%20La%20Padania.htm

Tuttavia, al di là di opinioni ed analisi, nel testo di Violante, si fa riferimento ad alcuni provvedimenti e atteggiametni del governo, tra cui:
- l'affermazione del Ministro Lunardi al Tg5: ?«Mafia e camorra ci sono sempre state e sempre ci saranno: purtroppo ci sono e dovremo convivere con questa realtà...».
- la modifica del falso in bilancio,
- la riscrittura della legge sulle rogatorie,
- le norme che permettono il rientro dei capitali dall?estero senza pagare gabella,
- gli impresentabili clienti del sottosegretario Carlo Taormina,
- la mozione della maggioranza contro i giudici dopo la polemica con Milano sull'interpretazione della sentenza della Corte Costituzionale sul caso Previti
- il licenziamento di Tano Grasso dall?Antiracket,
- l'esclusione dell?associazione Libera, di don Luigi Ciotti, dall'elenco predisposto dal ministero della pubblica istruzione per i corsi di formazione nelle scuole.

Questi non sono indizi, sospetti, vere o presunte rivelazioni, ma fatti e provvedimenti pubblici, ufficiali.
Tu cosa ne pensi? Quale effetto hanno o possono avere nei confronti della lotta alla Mafia? O della convivenza con la Mafia.

R.

Pieffebi
19-05-02, 16:54
Anche il fatto che il partito di Violante (per non dire di quello di Leoluca Orlando...), tramite i suoi esponenti nel CSM e nella Commissione giustizia, ha osteggiato Falcone per poi canonizzarlo, come sempre, dopo morto....è un fatto storico.
Quando Falcone è morto stava iniziando ad indagare sulla "pista russa", se sragionassi come i giacobini di sinistra direi....1+1=2.
Del resto quando assassinarono Lima, contemporaneamente fu assassinato un sindacalista comunista nel napoletano. Santoro contrappose quella vittima "onesta" a quella "collusa" democristiana e siciliana. Qualche giorno dopo si scoprì che "l'onesto" compagno era implicato fino al collo in fatti di camorra. Ma Santoro preferì proseguire sulla sua linea, ospitando anche le vergognose accuse di un politico di sininistra, ex democristiano, ad un maresciallo dei carabinieri, che finì suicida. Anche qui, da giacobino "di sinistra" potrei dire: 1+1=2. Ma questa "logica" la lascio a te, a Violante e a "magistratura democratica".

Saluti anticomunisti e antimafiosi (su due piani distinti)

Roderigo
20-05-02, 14:11
Violante non fa parte nè del "mio partito", nè del "mio governo", quindi non ho alcun motivo di difernderlo a priori. Non difenderei a priori chiunque. Tuttavia, anche Violante può dire e fare cose giuste o denunciare cose sbagliate, come i provvedimenti ed i comportamenti del governo Berlusconi in fatto di mafia (lotta o convivenza?). Con queste denunce non ti misuri, solo citi, peraltro genericamente, fatti, veri o presunti, risalenti a dieci anni fa, e non commessi da esponenti di governo, secondo l'espediente dialettico del diversivo (a Polonia si risponde Salvador, o viceversa, come si usava nei primi anni '80) e l'espediente dialettico della denigrazione dell'interlocutore (sempre subdolo, ignobile ed in malafede).
Sulla base di ciò che dissero o fecero Violante e Santoro dieci anni fa, gli attuali provvedimenti del governo sarebbero giustificati? Non dovrebbero preoccupare nessuno? Non si tratta tanto di stabilire se il governo sia mafioso oppure no, quanto di valutare gli effetti delle affermazioni che fa e le misure che prende, in rapporto alla lotta alla mafia. O alla convivenza con la mafia?

R.

p.s. temo che la logica giacobina secondo cui (1+1=2) dobbiamo lasciarla all'eccelente capo mafioso Totò Riina, che nel 1994, da dietro le sbarre della sua gabbia in Tribunale, dichiarò di essere vittima di un "complotto comunista", facendo appello al voto per Forza Italia.

Pieffebi
20-05-02, 15:48
Ricordo invece di un tale capo della mafia, reduce dall'aver sciolto un bambino nell'acido, che quando fu catturato dichiarò di essere disposto a collaborare. Il primo fatto che ricordò è quello di essere stato avvicinato in aereo, durante un precedente "trasporto", da un illustre uomo delle istituzioni, politico di primo piano ed ex magistrato, di sinistra ovviamente, che gli avrebbe suggerito di accusare Berlusconi.
E' inutile dire che non fu creduto (nonostante l'esistenza del riscontro obiettivo della presenza dei due, indubitalmente, sul medesimo volo), che anzi fu minacciato di severi provvedimenti nel caso avesse continuato a "prendere in giro" gli inquirenti. Il pentito cambiò versione, ed iniziò ad accusare il centrodestra....e fu subito accolto a braccia aperte.
Così funzionano le cose in questo paese, ove si crede ai pentiti , anche alle loro storie più ridicole ed incredibili, ma solo quando accusano le persone....della parte giusta....

Saluti anticomunisti e antimafiosi (su piani diversi)

Roderigo
21-05-02, 17:11
Può essere che un illustre "uomo delle istituzioni" sia molto cattivo, ma è improbabile che sia altrettanto sprovveduto da fidarsi di un Brusca, fino al punto di dargli "suggerimenti" su ciò che deve dire e chi deve accusare, poichè è troppo grande il rischio che simili suggerimenti diventino oggetto delle future confessioni o rivelazioni del pentito.
Tuttavia, Totò Riina, non è mai stato un pentito, e di certo non lo era, quando gridò il suo appello in favore di Forza Italia.

Ma soprattutto, gli attuali provvedimenti e comportamenti del governo, non sono oggetto di rivelazioni da parte di pentiti ex mafiosi o presunti tali, ma leggi dello stato o atti ufficiali. Quali conseguenze essi hanno sul fronte della lotta alla mafia? O della convivenza con la mafia? Sembrerebbe, che i tuoi ricordi, non ti aiutino a trovare la risposta.

R.

anton
21-05-02, 17:19
Originally posted by Pieffebi
Anche il fatto che il partito di Violante (per non dire di quello di Leoluca Orlando...), tramite i suoi esponenti nel CSM e nella Commissione giustizia, ha osteggiato Falcone per poi canonizzarlo, come sempre, dopo morto....è un fatto storico.
Quando Falcone è morto stava iniziando ad indagare sulla "pista russa", se sragionassi come i giacobini di sinistra direi....1+1=2.
Del resto quando assassinarono Lima, contemporaneamente fu assassinato un sindacalista comunista nel napoletano. Santoro contrappose quella vittima "onesta" a quella "collusa" democristiana e siciliana. Qualche giorno dopo si scoprì che "l'onesto" compagno era implicato fino al collo in fatti di camorra. Ma Santoro preferì proseguire sulla sua linea, ospitando anche le vergognose accuse di un politico di sininistra, ex democristiano, ad un maresciallo dei carabinieri, che finì suicida. Anche qui, da giacobino "di sinistra" potrei dire: 1+1=2. Ma questa "logica" la lascio a te, a Violante e a "magistratura democratica".

Saluti anticomunisti e antimafiosi (su due piani distinti)
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Rimane il fatto che sotto quei governi l'escalation della mafia è arrivata ad uccidere falcone e borsellino ......
evidenemente gente che dava fastidio......
da allora pare si sia calmata
non c'è più nessuno che le dia fastidio ora??

Roderigo
21-05-02, 17:33
Il calo di tensione nella lotta alla mafia viene denunciato persino sul filo-governativo "Corriere della Sera".

MAFIA, SE CALA LA TENSIONE

di Vittorio Grevi

Se non si vuole contribuire all’onda di retorica, talora anche di dubbia provenienza, che sta investendo il decimo anniversario della strage di Capaci, il modo più serio per ricordare il sacrificio di Giovanni Falcone è quello di riflettere su ciò che resta del suo insegnamento, sia sul piano culturale sia su quello tecnico giudiziario. Un insegnamento che - da sempre radicato in un forte richiamo etico all’esigenza di affermazione della legalità dello Stato di fronte ad ogni manifestazione del fenomeno mafioso - si era a poco a poco tradotto nella individuazione di precise strategie di contrasto contro i vari livelli di Cosa nostra. Proprio quelle strategie che già allora avevano dato frutti assai significativi, ed altri ne avrebbero dati anche dopo la sua uccisione. A 10 anni di distanza, però, il bilancio non è confortante. Oggi della realtà mafiosa quasi non si discute più, quando se ne parla si rischia spesso di suscitare fastidio, e comunque la «questione mafia» è scomparsa dalla lista delle priorità nelle agende politiche e parlamentari. Tutto ciò non è casuale. Dopo la terribile stagione delle stragi (con la morte di Falcone e di Paolo Borsellino) e dopo la successiva stagione degli attentati di sapore terroristico (a Milano, Firenze e Roma), la mafia aveva infatti cominciato a mimetizzarsi, nascondendosi sotto la cortina di una quotidiana attività criminosa (estorsioni, appalti, traffici illeciti) non accompagnata da orrendi delitti, e mirando in sostanza a rendersi «invisibile». Non solo per riprendersi dai duri colpi subìti (cattura de i più importanti latitanti, condanne esemplari nei processi per le stragi e per gli attentati), ma soprattutto per allentare la pressione degli organi dello Stato. E, al riguardo, qualche risultato non è mancato. Naturalmente si tratta di pure coincidenze, tuttavia si deve registrare che alcuni dei provvedimenti adottati sul terreno politico negli ultimi anni sono andati proprio nella direzione auspicata dai capi mafia storici, a cominciare dal famoso «papello» di Totò Riina. Così le carceri speciali di Pianosa e dell’Asinara sono state chiuse; è stato attenuato il regime carcerario di rigore previsto per i mafiosi detenuti; è stata approvata una legge assai poco incoraggiante nei confronti dei collaboratori di giu stizia, che infatti sono spariti dalle inchieste. Ma non è tutto, poiché altre modifiche si profilano sull’orizzonte del processo penale, in aggiunta a quelle che già hanno abrogato gran parte della «legge antimafia» dell’estate 1992 - anche al di là di quanto imposto dai principi costituzionali sul «giusto processo» - ancora una volta senza alcuna attenzione per la peculiarità dei processi di mafia. E, tra esse, suscita gravi preoccupazioni soprattutto la prospettiva di una inedita ipotesi di revisione delle sentenze di condanna (nel caso di violazione d i norme della Convenzione europea sui diritti umani) che, se accolta senza limiti, potrebbe rimettere in discussione decine e decine di condanne anche all’ergastolo pronunciate prima delle più recenti riforme costituzionali. È questo il quadro nel quale un detenuto mafioso di rango come Pietro Aglieri ha potuto rilanciare la proposta di una «resa» (senza alcuna forma di collaborazione) degli uomini di Cosa nostra in cambio di non meglio precisati benefici. Una proposta che, pur non avendo alcuna probabilità di essere accolta, riflette bene l’atmosfera di «calo di tensione» percepita dagli stessi mafiosi: al punto da indurli a tentare l’avvio di una trattativa con lo Stato, nel senso della reciproca «convivenza», secondo la cla ssica ricetta della «pax mafiosa». Una proposta che non sarebbe piaciuta a Giovanni Falcone, perché antitetica a quella idea del primato della legalità per la quale si è battuto fino alla morte. Ma anche, nel contempo, un campanello d’allarme per tutte le forze politiche, affinché - senza distinzione di schieramenti - riprendano con vigore ogni possibile iniziativa di sostegno agli organi dello Stato schierati sul fronte della mafia.

Corriere della Sera 21 maggio 2002

Pieffebi
21-05-02, 17:45
Originally posted by Roderigo
Può essere che un illustre "uomo delle istituzioni" sia molto cattivo, ma è improbabile che sia altrettanto sprovveduto da fidarsi di un Brusca, fino al punto di dargli "suggerimenti" su ciò che deve dire e chi deve accusare, poichè è troppo grande il rischio che simili suggerimenti diventino oggetto delle future confessioni o rivelazioni del pentito.
Tuttavia, Totò Riina, non è mai stato un pentito, e di certo non lo era, quando gridò il suo appello in favore di Forza Italia.

Ma soprattutto, gli attuali provvedimenti e comportamenti del governo, non sono oggetto di rivelazioni da parte di pentiti ex mafiosi o presunti tali, ma leggi dello stato o atti ufficiali. Quali conseguenze essi hanno sul fronte della lotta alla mafia? O della convivenza con la mafia? Sembrerebbe, che i tuoi ricordi, non ti aiutino a trovare la risposta.

R.
Il fatto che io non credo alle accuse a quel pessimo politico, già pessimo magistrato, voi invece credete a qualsiasi cosa venga detta contro la destra....e tanti magistrati...idem.....


Saluti liberali

Pieffebi
21-05-02, 17:47
Originally posted by Pieffebi

Il fatto che io non credo alle accuse a quel pessimo politico, già pessimo magistrato, voi invece credete a qualsiasi cosa venga detta contro la destra....e tanti magistrati...idem.....


Saluti liberali


Aggiungo che Totò Riina con quello che disse danneggiò Forza Italia in modo palese. Se usassi sempre la vostra logica apparente (del "a chi giova"?) farei ...1+1=2.
Dategli la tessera, insomma....


Saluti liberali

Roderigo
22-05-02, 11:27
Originally posted by Pieffebi
Il fatto che io non credo alle accuse a quel pessimo politico, già pessimo magistrato, voi invece credete a qualsiasi cosa venga detta contro la destra....e tanti magistrati...idem.....
Saluti liberali
Io non credo a qualsiasi cosa venga detta contro la destra. Gli stessi messaggi ho articoli che ho postato in questo topic non si fondano su affermazioni o rivelazioni che richiedono di essere credute, ma su fatti noti o su atti pubblici. Riina fece il suo appello elettorale in Tribunale, davanti alle telecamere e venne trasmesso dai telegiornali. La dichiarazione del ministro Lunardi secondo cui con la mafia bisogna convivere venne fatta durante una intervista al Tg5. I provvedimenti del governo in materia di rogatorie, falso in bilancio, rientro dei capitali, sono, appunto, atti di governo. Qui non si tratta di credere o di non credere, quanto di valutare, se affermazioni, comportamenti, e atti del governo sono coerenti e funzionali alla lotta alla mafia o alla convivenza con la mafia.

R.

Roderigo
22-05-02, 11:30
Originally posted by Pieffebi
Aggiungo che Totò Riina con quello che disse danneggiò Forza Italia in modo palese. Se usassi sempre la vostra logica apparente (del "a chi giova"?) farei ...1+1=2.
Dategli la tessera, insomma....
Saluti liberali
Può essere che quella frase fosse una chiamata di correo.
In questo senso fu certamente dannosa. Ma sul piano elettorale non è detto: bisognerebbe fare il saldo tra voti democratici eventualmente persi e voti mafiosi acquisiti. Il saldo potrebbe non essere negativo. Anzi, nel 1994 le elezioni andarono piuttosto bene per il centrodestra.

R.

Roderigo
22-05-02, 11:33
Martelli: Falcone voleva dare poteri al governo ma boccerebbe la legge sulle rogatorie


MILANO - «Questi tentativi di accaparramento delle idee di Falcone non rendono onore né alla sua figura né alla verità». Claudio Martelli si trova ancora una volta contro tutti. Come dieci anni fa, quando portò a Roma, lui il Guardasigilli socialista agli albori di Mani pulite, il magistrato di punta della lotta alla mafia, per affidargli la guida degli Affari penali del ministero. E oggi non gli piace sentire né la maggioranza, né la minoranza, e neppure i magistrati «speculare», fare «un’appropriazione indebita» di quella stagione e del pensiero del magistrato ucciso a Capaci.

Berlusconi ha detto che la riforma sulla giustizia del governo si rifà alle intuizioni di Falcone.

«Sicuramente lui fu tra i primi e tra i pochi nella magistratura che si avvide come, con il nuovo processo accusatorio, il ruolo del pubblico ministero era cambiato, la sua autonomia e la sua indipendenza, nel momento in cui sosteneva una parte, quella dell’accusa, si dovevano configurare in modo diverso, dipendendo, come la polizia giudiziaria, dall’esecutivo. E Falcone comprese un altro punto cruciale: che l’obbligatorietà dell’azione penale scritta nella Costituzione era diventata un simulacro che copriva o l’impotenza dello Stato o peggio la discrezionalità del magistrato, che decide quale notizia di reato privilegiare».

Due punti sostenuti dall’attuale maggioranza.

«Sì, ma, detto questo, va aggiunto che non c’è nulla di più lontano dalla visione di Falcone dell’idea di una legge che rende più difficili le rogatorie, di norme che attenuano le responsabilità sul falso in bilancio, o della riduzione dell’area della cooperazione giudiziaria internazionale, come si è visto con la vicenda del mandato di cattura europeo».

Quindi ha ragione a indignarsi il centrosinistra?

«Coloro che, come Violante, adesso si alzano a dire chi ha diritto o no di celebrare Falcone fanno un grande autogol, perché avversarono le sue idee e il suo ruolo personale. Violante, e più ancora la sua parte politica, il Pds con l’unica eccezione di Gerardo Chiaromonte, contrastarono il varo della Procura nazionale antimafia, che era la misura più importante contro Cosa Nostra che io e Falcone pensammo di realizzare».

Proprio il fatto di lavorare con lei rese Falcone un bersaglio.

«Era diventato sospetto e dovette affrontare anche l’ostilità dei suoi colleghi, compresi i consiglieri del Csm che si opposero alla sua candidatura a procuratore nazionale. Non solo rallentarono l’istituzione della Procura antimafia, ma lo ferirono sul piano umano e nella dignità professionale».

Riccardo Bruno
Corriere della Sera 22 maggio 2002

Marco Sferini
07-07-02, 14:48
Pietro Valpreda è morto oggi all'età di 69 anni, colpito da un male incurabile che lo tormentava da anni.
Così come lo avevano tormentato tutti gli apparati dello Stato accusandolo, insieme all'indimenticato compagno Giuseppe Pinelli, di essere l'esecutore della strage di Piazza Fontana.
Per quella accusa infamante venne sbattuto in prima pagina..."..il mostro Valpreda" titolavano anche giornali come "l'Unità"....all'epoca.
Tutte le indagini della magistratura portarono a scoprire i veri colpevoli della strage di quel dicembre del 1969: i neofascisti come Delfo Zorzi, fuggito in Giappone per evitare di finire nelle carceri della Repubblica.
Valpreda venne infatti assolto con formula piena da tutti i capi di imputazione e vennero riconosciuti colpevoli i fascisti di Ordine Nuovo, come Zorzi.
Vorrei ricordare il compagno Valpreda che era anarchico, come Pinelli, con alcuni versi della celebre ballata...:

"Quella sera a Milano era caldo,
Calabresi nervoso fumava,
- Tu Lo Grano apri un pò la finestra -,
una spinta e Pinelli cascò..."

"...poche storie, confessa Pinelli,
il tuo amico Valpreda ha parlato!
Lui è l'autore del vile attentato,
ed il complice certo sei tu!"

" - Impossibile! - grida Pinelli -
un compagno non può averlo fatto
e l'autore di questo delitto
tra i padroni bisogna cercar! "

"Stai attendo indiziato Pinelli,
questa stanza è già piena di fumo...
se insisti apriam la finestra,
quattro piani son duri da far!"

....

"Quella sera a Milano era caldo,
ma che caldo, che caldo faceva
- Brigadiere apri un pò la finestra -,
una spinta e Pinella va giù..."

Addio Pietro, grazie per aver combattuto la giusta battaglia su questa terra, grazie!

Marco

www.geocities.com/prcsvcentro

www.geocities.com/rossebandiere


:(

soviet999
08-07-02, 11:56
Vorrei anche ricordare che gli autori della strage non sono mai stati arrestati, nonostante condannati all'ergastolo.

gherrianu
10-07-02, 11:31
Adiosu cumpanzu balente!!
Sa Sardinna no t'hat a irmenticare!!

Catilina
10-07-02, 18:45
Il 12 dicembre 1969 resterà per sempre la data dell' inaugurazione ufficiale della strategia della tensione, che evolverà poi nella teoria degli "opposti estremismi" per permettere a governi servi della Nato di portare avanti il loro progetto per l' Italia priva di sovranità nazionale e ridotta a colonia yankee.
La "pista anarchica" inventata dagli inquirenti si esaurì dopo aver "suicidato" Pinelli e dopo la morte in circostanze misteriose ben prima del processo del tassista Rolandi, che aveva fornito la testimonianza d'accusa fondamentale a futura memoria.
Subentrò la "pista nera" ed anch'essa - per quanto riguarda la strage di Piazza Fontana- si regge oggi sulle rivelazioni di un pentito.
Più sicuro è a chi serviva quella bomba, e da lì si potrebbe risalire a chi la mise. C'era un apparato statale che aveva bisogno, ieri come oggi, di dividere la ribellione proletaria per poter continuare ad imporre il suo regime espressione degli interessi economici e finanziari del capitalismo. Purtroppo la strategia stragista, a forza di bombe, funzionò. Le forze si divisero.
Ci sono poi tuttora i deficienti, come quelli che hanno sparato con un fucile a piombini contro il corteo funebre che accompagnava Valpreda. Due feriti lievi, ma ancora una volta il tentativo di seminare paura e odio.
Resta il lutto di ogni comunista, perchè è morto un innocente che ha pagato sulla sua pelle le manovre del regime.
Addio Pietro Valpreda.

Paddy Garcia (POL)
27-08-02, 16:11
Italia\Francia, messaggio politico
di Graziella Mascia

Dicono che Berlusconi e i suoi abbiano festeggiato nella villa a Porto Rotondo, quando il capo della polizia ha dato l'annuncio in diretta al ministro dell'Interno dell'arresto di Paolo Persichetti. Non si capisce cosa ci fosse da festeggiare, considerato che non si è trattato di un'operazione di polizia rischiosa: Persichetti ha seguito gli agenti senza opporre resistenza alcuna. Seppure fosse latitante da dieci anni, viveva alla luce del sole: scriveva libri, teneva lezioni di sociologia politica all'università di Parigi VIII, naturalmente faceva parte della "comunità" dei rifugiati politici in Francia. Dunque non era difficile sapere dove fosse, arrestarlo è stato un gioco da ragazzi.
Ma allora perché tanta soddisfazione? Perché l'operazione di polizia che ha portato Persichetti al carcere di Rebibbia è in realtà un'operazione politica. Berlusconi promette guardia alta e pugno di ferro con terroristi, immigrati e mercanti di schiavi. Peccato che l'ossessione di bin Laden porti all'arresto di malcapitati cittadini marocchini come è successo a Bologna e l'ossessione degli immigrati porti alla denuncia per favoreggiamento di immigrazione clandestina del comandante che ha tratto in salvo degli stranieri nelle acque siciliane. D'altra parte, si sa, Berlusconi ha la mania dei sondaggi e per questo in politica ama i colpi di teatro.


Ma Persichetti non è immagine, è sostanza. La soddisfazione dei responsabili dell'Ucigos, infatti, starebbe innanzitutto nella collaborazione che hanno avuto dai colleghi francesi: gli italiani se lo sono andato a prendere, ma la collaborazione dei poliziotti francesi è stata piena. Questa è infatti la vera svolta: Persichetti era formalmente estradabile dal 1995, ma il governo francese, fin qui, aveva tenuto fede alle promesse di Mitterrand di non estradare quanti si erano rifatti una vita in Francia, dopo aver rinunciato a comportamenti precedenti. Persichetti era fra questi, era uno degli ultimi giovani che nei cosiddetti anni di piombo avevano aderito alla lotta armata. E' uno di quelli cui dovrebbe essere riconosciuta l'amnistia, perché quella è stata una stagione politica: dolorosissima, tremenda, ma ormai alle nostre spalle. In Italia lo Stato non ha mai fatto i conti con quella fase, e neanche le sinistre lo hanno fatto.


Noi, Rifondazione comunista, ci siamo battuti in modo fermissimo contro quelle scelte. Non abbiamo mai ceduto neanche sul piano "comprensione", umana o politica che fosse: la nostra estraneità e la nostra avversione alla lotta armata e al terrorismo sono sempre stati radicali, perchè fondati su un'idea altra di politica (quella che deve portare milioni di persone, di ragazzi, a essere protagonisti del proprio destino). Proprio come Prc, siamo stati vittima di una campagna aggressiva, dopo l'omicidio del professor D'Antona, che ha tentato di dipingerci come un partito di "conniventi": si trattava, in tutta evidenza, di un'accusa totalmente infondata, che abbiamo perciò saputo fronteggiare e respingere. Ma non si può tacere di una riflessione collettiva mancata, di una responsabilità che le sinistre si portano appresso. Non si può non vedere che anche il governo di centrosinistra ha chiuso gli occhi, ha rimosso il problema di quegli anni, della sua lettura storica e dei suoi protagonisti. Le diverse proposte di amnistie e indulto sono rimaste nei cassetti del parlamento.


Oggi le destre tornano al governo in Europa e l'autoritarismo torna ad essere strumento della lotta politica. In Italia non c'è un regime e Berlusconi non è un'anomalia. Semplicemente la globalizzazione capitalista mostra le sue facce: la guerra e le crisi economiche, le privatizzazioni e le repressioni. In ogni vicenda ci sono il contesto mondiale e le specificità nazionali: le violenze di Genova avevano una regia internazionale, ma anche una competizione interna delle forze dell'ordine, proprie dell'Italia. L'arresto di Persichetti si inquadra certamente nella campagna securitaria del governo Berlusconi, ma si colloca in generale in una situazione in cui le indagini per gli omicidi di D'Antona e Biagi brancolano ancora nel buio: qualcuno vorrebbe porvi rimedio stabilendo ipotetiche connessioni con i tempi andati, prima ancora di aver minimamente individuato le piste dei colpevoli dell'oggi. Di capri espiatori, si sa, è piena la storia. Va dunque letto come messaggio politico dei due governi, quello italiano e quello francese. Per questo ha suscitato tanta indignazione in Francia e in Italia, e anche la nostra.


L'arresto di Persichetti, infine, va oltre Persichetti: arriva a tutti i rifugiati politici italiani da parte del governo italiano per indicarli come padri putativi del nuovo terrorismo; arriva in Francia per interrompere decenni di consolidata tradizione democratica. In Francia non si tratta semplicemente nella volontà del nuovo governo di centrodestra Raffarin di dare una mano a Berlusconi, ma di un tentativo di criminalizzare la sinistra antagonista. E' di questi giorni una campagna che vede insieme Pcf e movimenti sociali per denunciare l'uso della repressione e del carcere per attaccare il conflitto sociale, che ha colpito, tra gli altri, un manifestante pacifico condannato a tre mesi di reclusione ed a un mese in isolamento e sottoposto a violenze fisiche e psicologiche. Berlusconi a Porto Rotondo, nel corso del vertice sulla sicurezza, avrebbe detto ai suoi che vuole una "polizia visibile". Per quanto ci riguarda, da un anno e mezzo a questa parte, l'abbiamo vista anche troppo. Ma ciò non ha scalfito per nulla la nostra voglia di lottare e la determinazione del movimento.

www.liberazione.it

Paul Atreides
27-08-02, 16:14
:eek: :eek: :eek:

Charlemagne (POL)
27-08-02, 20:59
Quindi...

I N.A.R. e gli altri gruppi rivoluzionari fascisti erano dei criminali senza attenuanti...
... e i brigatisti poverini sono stati vittime di un periodo brutto e tremendo... mah...
..la droga....:K

Jan Hus
27-08-02, 23:33
Originally posted by Paddy Garcia
Italia\Francia, messaggio politico
di Graziella Mascia

Dicono che Berlusconi e i suoi abbiano festeggiato nella villa a Porto Rotondo, quando il capo della polizia ha dato l'annuncio in diretta al ministro dell'Interno dell'arresto di Paolo Persichetti. Non si capisce cosa ci fosse da festeggiare

Se voi e la Mascia non lo capite, ve lo spiego io.

C'è da festeggiare l'estradizione di un assassino, e (ciò che è più grave in un paese democratico) di un assassino per motivi politici.

Speriamo sia solo il primo.


Originally posted by Paddy Garcia
Seppure fosse latitante da dieci anni, viveva alla luce del sole: scriveva libri, teneva lezioni di sociologia politica all'università di Parigi VIII, naturalmente faceva parte della "comunità" dei rifugiati politici in Francia.

"Comunità di rifugiati politici"???


Originally posted by Paddy Garcia
Ma allora perché tanta soddisfazione? Perché l'operazione di polizia che ha portato Persichetti al carcere di Rebibbia è in realtà un'operazione politica. Berlusconi promette guardia alta e pugno di ferro con terroristi, immigrati e mercanti di schiavi. Peccato che l'ossessione di bin Laden porti all'arresto di malcapitati cittadini marocchini come è successo a Bologna e l'ossessione degli immigrati porti alla denuncia per favoreggiamento di immigrazione clandestina del comandante che ha tratto in salvo degli stranieri nelle acque siciliane. D'altra parte, si sa, Berlusconi ha la mania dei sondaggi e per questo in politica ama i colpi di teatro.

Patetico tentativo di ridicolizzare il fatto che un terrorista è stato, finalmente, consegnato alla giustizia italiana.


Originally posted by Paddy Garcia
Ma Persichetti non è immagine, è sostanza. La soddisfazione dei responsabili dell'Ucigos, infatti, starebbe innanzitutto nella collaborazione che hanno avuto dai colleghi francesi: gli italiani se lo sono andato a prendere, ma la collaborazione dei poliziotti francesi è stata piena. Questa è infatti la vera svolta: Persichetti era formalmente estradabile dal 1995, ma il governo francese, fin qui, aveva tenuto fede alle promesse di Mitterrand di non estradare quanti si erano rifatti una vita in Francia, dopo aver rinunciato a comportamenti precedenti.

Anch'io sono contento della collaborazione della polizia francese.


Originally posted by Paddy Garcia
Persichetti era fra questi, era uno degli ultimi giovani che nei cosiddetti anni di piombo avevano aderito alla lotta armata. E' uno di quelli cui dovrebbe essere riconosciuta l'amnistia, perché quella è stata una stagione politica: dolorosissima, tremenda, ma ormai alle nostre spalle. In Italia lo Stato non ha mai fatto i conti con quella fase, e neanche le sinistre lo hanno fatto.

La sinistra che deve fare i conti con quella stagione è quella di cui fa parte la Mascia.

Dubito che, con certe prese di posizione, codesta sinistra (sempre pronta a giustificare, a comprendere e a scusare la violenza politica proveniente dalla propria parte) i conti, quelli seri, li farà mai.

L'argomento secondo il quale il terrorismo (rosso o nero, non importa) avrebbe fatto parte di una "stagione di lotta politica" è sempre stato particolarmente odioso; ma è addirittura ridicolmente ipocrita se si considera che stiamo parlando di fatti avvenuti nel 1985 o giù di lì, quando la società italiana non era più quella degli anni Settanta (che io ricordo benissimo).


Originally posted by Paddy Garcia
Noi, Rifondazione comunista, ci siamo battuti in modo fermissimo contro quelle scelte. Non abbiamo mai ceduto neanche sul piano "comprensione", umana o politica che fosse: la nostra estraneità e la nostra avversione alla lotta armata e al terrorismo sono sempre stati radicali, perchè fondati su un'idea altra di politica (quella che deve portare milioni di persone, di ragazzi, a essere protagonisti del proprio destino). Proprio come Prc, siamo stati vittima di una campagna aggressiva, dopo l'omicidio del professor D'Antona, che ha tentato di dipingerci come un partito di "conniventi": si trattava, in tutta evidenza, di un'accusa totalmente infondata, che abbiamo perciò saputo fronteggiare e respingere. Ma non si può tacere di una riflessione collettiva mancata, di una responsabilità che le sinistre si portano appresso. Non si può non vedere che anche il governo di centrosinistra ha chiuso gli occhi, ha rimosso il problema di quegli anni, della sua lettura storica e dei suoi protagonisti. Le diverse proposte di amnistie e indulto sono rimaste nei cassetti del parlamento.

Il PRC E' un partito connivente con il terrorismo, e a poco valgono i fervorelli sulla "riflessione politica mancata".


Originally posted by Paddy Garcia
Oggi le destre tornano al governo in Europa e l'autoritarismo torna ad essere strumento della lotta politica. In Italia non c'è un regime e Berlusconi non è un'anomalia. Semplicemente la globalizzazione capitalista mostra le sue facce: la guerra e le crisi economiche, le privatizzazioni e le repressioni. In ogni vicenda ci sono il contesto mondiale e le specificità nazionali: le violenze di Genova avevano una regia internazionale, ma anche una competizione interna delle forze dell'ordine, proprie dell'Italia. L'arresto di Persichetti si inquadra certamente nella campagna securitaria del governo Berlusconi, ma si colloca in generale in una situazione in cui le indagini per gli omicidi di D'Antona e Biagi brancolano ancora nel buio: qualcuno vorrebbe porvi rimedio stabilendo ipotetiche connessioni con i tempi andati, prima ancora di aver minimamente individuato le piste dei colpevoli dell'oggi. Di capri espiatori, si sa, è piena la storia. Va dunque letto come messaggio politico dei due governi, quello italiano e quello francese. Per questo ha suscitato tanta indignazione in Francia e in Italia, e anche la nostra.

Se fossi un francese m'indigenrei piuttosto per la protezione che la Francia ha, per molti anni, assicurato ad assassini politici di un paese amico e alleato.

Tuttavia, questo non mi stupisce. Non ho mai considerato la Francia un paese dal quale abbiamo molto da imparare dal punto di vista politico e culturale (non a caso Persichetti insegnava all'università).

L'indignazione in Italia penso sia specifica della Mascia (e vostra).


Originally posted by Paddy Garcia
L'arresto di Persichetti, infine, va oltre Persichetti: arriva a tutti i rifugiati politici italiani da parte del governo italiano per indicarli come padri putativi del nuovo terrorismo; arriva in Francia per interrompere decenni di consolidata tradizione democratica. In Francia non si tratta semplicemente nella volontà del nuovo governo di centrodestra Raffarin di dare una mano a Berlusconi, ma di un tentativo di criminalizzare la sinistra antagonista. E' di questi giorni una campagna che vede insieme Pcf e movimenti sociali per denunciare l'uso della repressione e del carcere per attaccare il conflitto sociale, che ha colpito, tra gli altri, un manifestante pacifico condannato a tre mesi di reclusione ed a un mese in isolamento e sottoposto a violenze fisiche e psicologiche. Berlusconi a Porto Rotondo, nel corso del vertice sulla sicurezza, avrebbe detto ai suoi che vuole una "polizia visibile". Per quanto ci riguarda, da un anno e mezzo a questa parte, l'abbiamo vista anche troppo. Ma ciò non ha scalfito per nulla la nostra voglia di lottare e la determinazione del movimento.

Persichetti non era un "manifestante pacifico"; è osceno che la Mascia faccia certi paragoni.

Il timore della Mascia è il mio auspicio: io spero che il governo di destra attualmente al potere in Francia ce li rimandi tutti in Italia, affinché possano essere processati, condannati se del caso, e marcire in carcere, come si meritano.

Vorrei, infine, plaudire alle dichiarazioni della vedova Giorgieri al TG1 di stasera, quando ha detto che ha rifiutato il parere favorevole alla grazia di un terrorista condannato per l'omicidio del marito, e che lo rifiuterebbe se le fosse richiesto per Persichetti.

Spero che viva ancora a lungo.

Paddy Garcia (POL)
28-08-02, 00:20
Originally posted by Charlemagne
Quindi...

I N.A.R. e gli altri gruppi rivoluzionari fascisti erano dei criminali senza attenuanti...
... e i brigatisti poverini sono stati vittime di un periodo brutto e tremendo... mah...
..la droga....:K

L'indulto vale per tutti o per nessuno, a seconda naturalmente del tipo di disegno di legge. L'ultimo "tentativo" di indulto escludeva la sua applicazione ai reati di strage (es: Zorzi per Piazza Fontana, Mambro e Fioravanti per Bologna).

A parte questo, rileggiti la storia, i brigatisti erano folli solitari, nati intelletualmente nelle università del nord-est, Ordine Nuovo e le prime organizzazione eversive di destra sono state nelle mani della CIA e dei servizi segreti deviati. I NAR invece sono nate dal FUAR per proclamre l'autonomia dei neofascisti dagli inciuci con la CIA e apparati deviati vari, poi fallendo completamente sono ritornati ad essere pedine delle trami più inquietanti (Strage di Bologna).

Chiedi ad Affatigato, sta vicino a te.

Per il resto, se i brigatisti sono tutti in esilio o in galera, un ex Nar come Robero Fiore, condannato a cinque anni e sei mesi anni di carcere dai magistrati che indagavano sulla strage di Bologna, ha tranquillamente fondato un organizzazione politica fascista come Forza Nuova.

:ronf

Paddy Garcia (POL)
28-08-02, 01:07
Originally posted by Jan Hus


Se voi e la Mascia non lo capite, ve lo spiego io.

C'è da festeggiare l'estradizione di un assassino, e (ciò che è più grave in un paese democratico) di un assassino per motivi politici.

Speriamo sia solo il primo.

La festeggiamo 7 anni dopo il via libera alla sua estradizione. Questo non capiamo...



"Comunità di rifugiati politici"???

Più o meno quella che stava per diventare Hammamet.



Patetico tentativo di ridicolizzare il fatto che un terrorista è stato, finalmente, consegnato alla giustizia italiana.

Tutta l'operazione è stata ridicola. Non c'è bisogno di ridicolarizzarla ulteriormente.



Anch'io sono contento della collaborazione della polizia francese.

Magari fossero tutte così le polizie del mondo.



[La sinistra che deve fare i conti con quella stagione è quella di cui fa parte la Mascia.

Dubito che, con certe prese di posizione, codesta sinistra (sempre pronta a giustificare, a comprendere e a scusare la violenza politica proveniente dalla propria parte) i conti, quelli seri, li farà mai.

L'argomento secondo il quale il terrorismo (rosso o nero, non importa) avrebbe fatto parte di una "stagione di lotta politica" è sempre stato particolarmente odioso; ma è addirittura ridicolmente ipocrita se si considera che stiamo parlando di fatti avvenuti nel 1985 o giù di lì, quando la società italiana non era più quella degli anni Settanta (che io ricordo benissimo).

I conti gli abbiamo fatti eppure non avevamo nemmeno il dovere morale di farlo. Chi aveva il dovere di farlo, e non gli hanno fatti, è la classe dirigente di questo paese ha ordito, con i servizi segreti della CIA, apparati deviati, logge massoniche, trame e stragi ed è rimasto al coperto? Diceva una canzone di Gaber: "Qualcuno era Comunista perchè... Piazza Fontana, Brescia, l'Italicus, Bologna, Ustica, ect ect ect.... "dove sono, ad oggi, i mandanti?

I brigatisti erano criminali e terroristi, ma sono affondati ingenuamente da soli fino in fondo alla loro lucida follia, non erano pagati o corrotti, non avevano mandanti o apparati che li guidavano (sfatiamo il mito di certa sinistra dei brigatisti "creati" dalla CIA o della destra che vede il PCI dietro i brigatisti).

Hanno pagato dignitosamente i loro sbagli. Di sicuro se c'è un terrorista "rosso" che non ha pagato non è l'unico criminale impunito di quasi 20 anni di stragi e attentati in Italia.


Il PRC E' un partito connivente con il terrorismo, e a poco valgono i fervorelli sulla "riflessione politica mancata".

Questa è un affermazione grave. Ci sono le prove? :eek:


Se fossi un francese m'indigenrei piuttosto per la protezione che la Francia ha, per molti anni, assicurato ad assassini politici di un paese amico e alleato.

Se fossi un francese te ne fregheresti dei pasi "alleati" e soprattuto degli Italiani. Altrimenti non saresti un francese.


Tuttavia, questo non mi stupisce. Non ho mai considerato la Francia un paese dal quale abbiamo molto da imparare dal punto di vista politico e culturale

Come dici spesso te, un popolo si sceglie il proprio futuro, i propri governanti e le proprie leggi sui rifugiati politici. Fra l'altro tu che citi tanto i paesi del nordeuropa (Svezia) dovresti sapere che ha la stessa legilslazione francese in materia.


(non a caso Persichetti insegnava all'università).

A proposito, alcuni professori dell'Università Paris VIII dove Persichetti insegnava sociologia da due anni hanno redatto una prima petizione a sostegno del collega e l'hanno consegnata alla stampa. Conviventi col terrorismo pure loro?


L'indignazione in Italia penso sia specifica della Mascia (e vostra).

Pensi male, noi ci preoccupiamo e basta.


Persichetti non era un "manifestante pacifico"; è osceno che la Mascia faccia certi paragoni.

Difatti la Mascia dice che l'arresto di Persichetti va oltre a Persichetti. D'altronde questo governo ha accusato la CGIL o i girotondisti di aver creato il clima per l'assassinio Biagi.


Il timore della Mascia è il mio auspicio: io spero che il governo di destra attualmente al potere in Francia ce li rimandi tutti in Italia, affinché possano essere processati, condannati se del caso, e marcire in carcere, come si meritano.

Non credo che avverrà perchè il governo Francese non si abbasserebbe a tanto.
Invece sta avvenendo il contrario: alcuni rifugiati politici, Scalzone in primis, sentendosi privilegiati rispetto all'arresto del solo Persichetti vogliono riaprire le pratica delle loro estradizioni e riaprie i loro casi, per magari riaprire una grande e seria discussione in Italia sugli avvenimenti di quegli anni.


Vorrei, infine, plaudire alle dichiarazioni della vedova Giorgieri al TG1 di stasera, quando ha detto che ha rifiutato il parere favorevole alla grazia di un terrorista condannato per l'omicidio del marito, e che lo rifiuterebbe se le fosse richiesto per Persichetti.

E legittimo che lo faccia, è legittimo per Persichetti chiederla.


Spero che viva ancora a lungo.

Lo speriamo tutti.

Saludos,
Paddy G.

Jan Hus
28-08-02, 01:29
Originally posted by Paddy Garcia
Più o meno quella che stava per diventare Hammamet.

Appunto.

Come giustamente faceva notare qualcuno, garantismo per i terroristi (se amici) e forcaiolismo per gli altri (se nemici).


Originally posted by Paddy Garcia
Tutta l'operazione è stata ridicola. Non c'è bisogno di ridicolarizzarla ulteriormente.

Sono contento che anche Persichetti riderà un sacco una volta in galera.

Ma meno di me. :ah


Originally posted by Paddy Garcia
Magari fossero tutte così le polizie del mondo.

Infatti: magari, così i terroristi, di qualunque colore politico, li sbattiamo tutti in carcere.

Cioè dove meritanto di stare.


Originally posted by Paddy Garcia
I conti gli abbiamo fatti eppure non avevamo nemmeno il dovere morale di farlo.

I conti, come ammette la stessa Mascia, non li avete fatti, non li state facendo e non li farete mai.

E' nella natura della vostra ideologia considerare legittima la violenza contro i vostri avversari politici.

Altrimenti non la giustifichereste ogni volta che avete l'occasione di condannarla.


Originally posted by Paddy Garcia
Chi aveva il dovere di farlo, e non gli hanno fatti, è la classe dirigente di questo paese ha ordito, con i servizi segreti della CIA, apparati deviati, logge massoniche, trame e stragi ed è rimasto al coperto? Diceva una canzone di Gaber: "Qualcuno era Comunista perchè... Piazza Fontana, Brescia, l'Italicus, Bologna, Ustica, ect ect ect.... "dove sono, ad oggi, i mandanti? I brigatisti erano criminali si, ma sono affondati da soli fino in fondo nella loro lucida follia, non erano pagati o corrotti, non avevano mandanti o apparati che li guidavano (sfatiamo il mito di certa sinistra dei brigatisti "creati" dalla CIA). Hanno pagato? Qualcuno si, qualcuno no. Di sicuro chi non ha pagato non è l'unico impunito di quasi 20 anni di stragi e attentati in Italia.

Che barba...la CIA di qua, la CIA di là...

Un assassino è un assassino, CIA o non CIA.

E Persichetti è un assassino.


Originally posted by Paddy Garcia
Questa è un affermazione grave. Ci sono le prove? :eek:

Le prove sono nell'articolo della Mascia, e anche nelle tue; in cui non si dice MAI che Persichetti era un assassino; un assassino per motivi politici, certo; ma sempre un assassino.


Originally posted by Paddy Garcia
Se fossi un francese te ne fregheresti dei pasi "alleati" e soprattuto degli Italiani. Altrimenti non saresti un francese.

Blablabla.


Originally posted by Paddy Garcia
Come dici spesso te, un popolo si sceglie il proprio futuro, i propri governanti e le proprie leggi sui rifugiati politici. Fra l'altro tu che citi tanto i paesi del nordeuropa (Svezia) dovresti sapere che ha la stessa legilslazione francese in materia.

Personalmente della Svezia non me ne frega assolutamente niente.

So solo che un terrorista è qualcosa di diverso da un rifugiato politico, e che, essendo il nostro un paese democratico (grazie a coloro che hanno impedito al PCI di andare al potere), nel nostro caso la nozione di rifugiato politico è un nonsenso.


Originally posted by Paddy Garcia
A proposito, alcuni professori dell'Università Paris VIII dove Persichetti insegnava sociologia da due anni hanno redatto una prima petizione a sostegno del collega e l'hanno consegnata alla stampa. Conviventi col terrorismo pure loro?

Sì, certo: conniventi anche loro, senza dubbio.

Anche un po' ipocritelli: vorrei proprio vedere se Persichetti fosse stato di estrema destra, se l'avrebbero considerato un rifugiato politico.

D'altra parte, la capacità di autocritica non mi sembra una prerogativa della (in)cultura francese.


Originally posted by Paddy Garcia
Difatti la Mascia dice che l'arresto di Persichetti va oltre a Persichetti. D'altronde questo governo ha accusato la CGIL o i girotondisti di aver creato il clima per l'assassinio Biagi.

Certo, se vi ostinate a difendere i terroristi le accuse del governo non sono infondate.


Originally posted by Paddy Garcia
Non credo che avverrà perchè il governo Francese non si abbasserebbe a tanto.

Io sono più ottimista di te sull'atteggiamento futuro del governo francese. :ah


Originally posted by Paddy Garcia
Invece sta avvenendo il contrario: alcuni rifugiati politici, Scalzone in primis, sentendosi privilegiati rispetto all'arresto del solo Persichetti vogliono riaprire le pratica delle loro estradizioni e riaprie i loro casi, per magari riaprire una grande e seria discussione in Italia sugli avvenimenti di quegli anni.

Non credo che Scalzone farà mai una cosa del genere.

Se volesse farlo sul serio, sarebbe facilissimo: gli basterebbe rientrare in Italia.

Non l'ha fatto in tutti questi anni, non lo farà neanche in futuro.

Sofri ha avuto il coraggio di andare in carcere per una condanna che ritiene ingiusta.

Scalzone, Persichetti e gli altri sono solo dei vigliacchi.

Lo erano quando ammazzavano, erano complici di chi ammazzava o incitavano ad ammazzare, e lo sono rimasti.

Paddy Garcia (POL)
28-08-02, 02:14
Originally posted by Jan Hus
Sono contento che anche Persichetti riderà un sacco una volta in galera.

Ma meno di me. :ah

C'è poco da ridere. Il governo e l'UCIGOS festeggiano e ridacchiano perchè due agenti di polizia hanno fermato Persichetti che passeggiava in bicicletta per gli champs-elisèè con i documenti (veri) e lo hanno estradato senza neppure amanettarlo.

Mentre i signori ridono come matti di tutto questo, le nuove Br sono ancora al palo e i vertici dell'antiterrorismo sono ancora nella cacca: the number one, prefetto Carlo De Stefano, è indagato a Bologna per la scorta negata a Marco Biagi insieme al suo vice Stefano Berrettoni; l'altro,il numero due, Gianni Luperi, è invece tra i funzionari inquisiti per calunnia a Genova per le molotov della scuola Diaz.

"Però adesso abbiamo catturato Persichetti, l'antiterrorismo funziona!"

Che culo...


Infatti: magari, così i terroristi, di qualunque colore politico, li sbattiamo tutti in carcere.

Cioè dove meritanto di stare.

Anche i mandanti delle stragi di Stato?


I conti, come ammette la stessa Mascia, non li avete fatti, non li state facendo e non li farete mai.

I conti li abbiamo fatti per noi, ma se non li faccciamo tutti insieme valgono poco... insomma chi sono i mandanti dello stragismo in Italia? Domanda senza risposta.


Altrimenti non la giustifichereste ogni volta che avete l'occasione di condannarla.

Quali atti terroristici non abbiamo condannato? Quali? Please...


Che barba...la CIA di qua, la CIA di là...

Un assassino è un assassino, CIA o non CIA.

E Persichetti è un assassino.

Persichetti è un assasino ma non veniva finanziato. Zorzi pure, ma gli parava il culo i servizi segreti. Miii la sentenza. La Cia di qua la Cia di là... no, la CIA sta nella sentenza-ordinaria Salvini e nella Sentenza su la strage di Piazza Fontana dello scorso agosto, così come ci stanno gli apparati deviati dello Stato. Ma insomma stì conti li facciamo assieme o no? Io sono pronto.


Personalmente della Svezia non me ne frega assolutamente niente.

Mi sarò sbagliato con qualcun'altro. :cool:


So solo che un terrorista è qualcosa di diverso da un rifugiato politico, e che, essendo il nostro un paese democratico (grazie a coloro che hanno impedito al PCI di andare al potere), nel nostro caso la nozione di rifugiato politico è un nonsenso.

Mica tanto democratico. Ci sono delel leggi "eccezzionali" ancora in vigore che oggi non hanno senso.

Emergenziale è anche la durata della carcerazione preventiva, che è stata portata, con procedura retroattiva, a dodici anni.

Questa legislazione è totalmente incompatibile con i principi dello stato di diritto e con le regole fondamentali in materia di procedura penale quali sono definite dagli articoli 5 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo che ti invito a leggere.

Quindi è inutile che critichi i francesi. E' proprio per la nostra legislazione d'emergenza che le democrazie vicine, indipendentemente dalla maggioranza politica al potere, hanno nutrito serie riserve, al punto che il Regno unito (si anche lui!) e la Francia non hanno dato seguito, a parte qualche eccezione, a più di 70 domande di estradizione presentate dalle autorità italiane negli ultimi anni.

Per la stessa ragione, i circa 500 rifugiati accolti in Francia nel corso di questi anni non sono mai stati inquisiti.


Sì, certo: conniventi anche loro, senza dubbio.

Non avevo dubbi. :D


Anche un po' ipocritelli: vorrei proprio vedere se Persichetti fosse stato di estrema destra, se l'avrebbero considerato un rifugiato politico.

Sottovaluti la perversa etica degli intelletuali francesi. :)


Certo, se vi ostinate a difendere i terroristi le accuse del governo non sono infondate.

Noi difendiamo il garantismo, it's different.

Nella scorsa legislatura a presentare la proposta di indulto furono leader che oggi sono ministri (Alemanno), viceministri (Urso), governatori (Storace). Si dichiararono d'accordo altri attuali ministri (Pisanu) e non ostili loro colleghi come Rocco Buttiglione.

Oggi l'unico a mantenere questa coerenza è Cossiga... (leggi post sotto).


Io sono più ottimista di te sull'atteggiamento futuro del governo francese. :ah

A parte che questo governo non avrà molto futuro davanti a se, il risultato dell'estradizione di Persichetti è stato un imbarazzo totale al ministero esteri francese, un silenzio assordante dei socialisti che non sono riusciti a sbilanciarsi, la lega dei diritti dell'uomo furibonda e la stampa in subbuglio. Oltre a Mitterand che si rivoltava nella tomba :D

Se vuoi i rifugiati policti prima devi cambiare la legislazione emergenziale in Italia. Sennò, giustamente, le altre democrazie non si sporcano le mani per te.


Non credo che Scalzone farà mai una cosa del genere.

Se volesse farlo sul serio, sarebbe facilissimo: gli basterebbe rientrare in Italia.

Scalzone è molto più folle di quello che pensi.
Ha già fatto un tocca e fuggi in Italia per provocazione.

Alcuni non avrebbero mai detto che ad esempio Negri sarebbe rimpatriato, invece è rientrato in Italia di sua volontà, nell'intento di contribuire col suo gesto alla soluzione del problema degli esuli e degli inquisiti o condannati per fatti avvenuti durante gli "anni di piombo".

Vedremo per Scalzone.


Scalzone, Persichetti e gli altri sono solo dei vigliacchi.

Se io fossi un terrorista vigliacco non andrei in Francia ad insegnare all'università e a vivere alla luce del sole, ma diventerei una cosa del tipo "Al-Hamed Rashif", e vivrei nella clandestinità in un paese sconosciuto...

Salut,
Paddy Garcia.

Paddy Garcia (POL)
28-08-02, 02:18
Cossiga: "Amnistia per le vecchie Br"

Il senatore a vita prende spunto dall'arresto di Persichetti per tornare a parlare di terrorismo: "Non facciamo vendette tardive, è un'epoca chiusa. E il terrorismo di allora non è lo stesso di oggi".


ROMA - Quella degli anni di piombo è stata un'epoca tragica, e bisogna avere il coraggio di chiuderla. E' questo il senso dell'appello lanciato dall'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che ha chiesto l'amnistia, o in seconda battuta l'indulto, per gli ex brigatisti, "senza tardive vendette". A propiziare l'esternazione di Cossiga è stato l'arresto a Parigi del latitante Persichetti, che - tradotto in carcere in Italia, ha voluto precisare di non avere nulla a che fare con i nuovi terroristi, quelli per intenderci delgli omicidi D'Antona e Biagi.

"E' ridicolo - dice Cossiga riferendosi all'arresto di Persichetti - esultare per un arresto frutto di chissà quali compromessi fra governi e polizia di una persona che si era rifatta una vita ordinaria in Francia, quando non si riescono a trovare gli assassini di Biagi e D'Antona".

"Mi associo - continua l'ex Capo dello Stato - alla richiesta di Prc e dei Verdi, ai quali non per caso non si sono associati i Ds e i Popolari, nel chiedere la liberazione di Persichetti. Se vogliamo combattere veramente le nuove forme di terrorismo, che nulla hanno a che vedere con quello politico-ideologico di ispirazione marxista leninista e che si ispirava al mito della resistenza tradita nel suo vero spirito di lotta di classe e che era illuminato in fondo dalla luce rossa del Partito comunista italiano dobbiamo avere il coraggio di chiudere con un'amnistia o almeno un indulto e senza tardive 'vendette' un'epoca tragica della vita del nostro paese che ha visto, è certo, cadere ingiustamente tanti membri delle forze di polizia, della magistratura e del giornalismo, ma che ha visto anche una intera classe di giovani e di tecnici definitivamente bruciata".

"Che una certa parte della magistratura - ha voluto rimarcare Cossiga - cerchi di far passare per continuazione delle Br le nuove forme di terrorismo sindacalista estremista no global e alternativista si può anche comprendere, perché è comodo combattere il nemico di 'ieri' che è stato politicamente e militarmente sconfitto che non il nemico di oggi che è più imbarazzante scoprire e fronteggiare. E' infantile e pericolosamente sprovveduto la gioia da cui sembra sia stato invaso il nuovo ministro dell'Interno Pisanu, che per aver fatto parte del vertice della sinistra democristiana zaccagniniana alla guida della Dc durante gli anni del terrorismo e le tragiche giornate del sequestro Moro speravo ricordasse qualcosa di allora e che non si fosse montato la testa per essere diventato titolare del Viminale".

"E' proprio per combattere le nuove forme di terrorismo - conclude Cossiga - che bisogna impedire la eventuale saldatura con coloro che hanno rinunziato alla lotta armata come appunto ha fatto in Francia Persichetti. Ci vuole una bella faccia ad opporsi all'amnistia e all'indulto da parte di coloro che chiedono leggi che praticamente sono un'esenzione da reati e pene per fatti che nulla hanno a che fare con l'ideologia politica e il malessere sociale".

(27 AGOSTO 2002; ORE 16:46)

Franci (POL)
28-08-02, 02:30
Ohibò! Si cita Cossiga?
Non eravamo sul forum di Rifondazione? :)

C&C
Franci

Paddy Garcia (POL)
28-08-02, 02:35
Originally posted by Franci
Ohibò! Si cita Cossiga?
Non eravamo sul forum di Rifondazione? :)

C&C
Franci

Beh nel forum CDL grazie a PFB e "Jonh the Ripper" vari, il più citato risulta Marx :D

Al secondo posto Lenin, al terzo Stalin.

Paradossi internettiani. :D

Jan Hus
28-08-02, 02:35
Originally posted by Franci
Ohibò! Si cita Cossiga?
Non eravamo sul forum di Rifondazione? :)

Ragione di più per essere contrari all'amnistia.

Paddy Garcia (POL)
28-08-02, 02:40
Originally posted by Jan Hus


Ragione di più per essere contrari all'amnistia.

Ragione di più per capire che l'amnistia o l'indulto, come tutte le questoni etico/morali, non possono essere nè de destra nè di sinistra.

28-08-02, 13:32
Nè amnistia, nè indulto: detesto queste cose perchè vanno contro il principio della certezza della pena. Piuttosto il problema è che molte di queste persone sono state condannate in forza delle cosiddette leggi eccezionali, che considero un vulnus per lo Stato di diritto. Le condanne, perciò, andrebbero riviste, caso per caso, facendo riferimento alla legislazione ordinaria.

Roderigo
28-08-02, 14:22
Originally posted by gdr
Nè amnistia, nè indulto: detesto queste cose perchè vanno contro il principio della certezza della pena. Piuttosto il problema è che molte di queste persone sono state condannate in forza delle cosiddette leggi eccezionali, che considero un vulnus per lo Stato di diritto. Le condanne, perciò, andrebbero riviste, caso per caso, facendo riferimento alla legislazione ordinaria.
In linea di principio hai ragione. Ma non è una proposta praticabile. Con i tempi della giustizia italiana, morirebbero tutti in carcere. La grande maggioranza delle persone condannate per terrorismo avrebbe già ampiamente scontato la pena, secondo la legge ordinaria. Continua a restare in carcere, perchè, come hai detto, è stata condannata in base alle leggi emergenzialiste. L'unica soluzione possibile è dunque, non tanto l'amnistia, quanto l'indulto.

R.

Roderigo
28-08-02, 14:28
Originally posted by Jan Hus
Il PRC E' un partito connivente con il terrorismo
Che sciocchezza!

R.

Paddy Garcia (POL)
28-08-02, 16:28
La "certezza della pena" (che brutta parola,), poco significa se non la si collega alla durata dei processi e alla capacita' dello Stato di operare a favore del condannato e trovare dei modi per il suo reinserimento nella societa' (ed anche in questo le carceri finora hanno fallito).

Se non c'è tutto questo, salta completamente il principio della certezza della pena e dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e diventa "certezza della vendetta", mentre credo che tale "princpio" dovrebbe essere anche una garanzia per il condannato di ritrovare un senso, la propria dignità, la propria famiglia, un lavoro e un pezzo di futuro, all'insegna di una riparazione verso se stessi e verso gli altri.

Sul caso specifico è chiaro che l'unica soluzione, se soluzione vogliamo trovare, è quella dell'indulto o dell'amnistia.

Purtroppo parte l'odierna classe politica è stata incapace in 8 anni di costruire un percorso decente di amnistia/indulto solo per ragioni politiche o opportuniste. La stessa questione delle vittime e della violenza politica decontestualizzata diventa lo specchio deformante con il quale si cancellano i costi tremendi di un conflitto lacerante, profondo, vero che ha visto tante vittime, tante stragi e che nessuno può permettersi di dimenticare.

Finchè non ci sarà un dibattito a più voci non si potrà ricostruire il contesto storico e le scelte politiche di tutti i soggetti che hanno vissuto quel conflitto cruento, non si potrà fare chiarezza nell'opinione pubblica, e non si potrà riequilibrasse i giudizi e le verità sul perché di quello scontro.

Quando invece decideremo di fare questo passo, diventeremo un paese più cosciente e maturo, in grado di riappropriarsi della propria storia e non vivere nell'oblio, senza memoria.

Paddy G.

28-08-02, 16:32
Originally posted by Roderigo

In linea di principio hai ragione. Ma non è una proposta praticabile. Con i tempi della giustizia italiana, morirebbero tutti in carcere. La grande maggioranza delle persone condannate per terrorismo avrebbe già ampiamente scontato la pena, secondo la legge ordinaria. Continua a restare in carcere, perchè, come hai detto, è stata condannata in base alle leggi emergenzialiste. L'unica soluzione possibile è dunque, non tanto l'amnistia, quanto l'indulto.

R.

Questa impostazione è la continuazione della logica emergenziale. Non credo ci vorrebbe poi molto a rifare i conti, se ci fosse la volontà politica di farlo.

Paddy Garcia (POL)
28-08-02, 16:38
Toni Negri: "L'allarme terrorismo sconvolge l'Europa"

L'uomo che ha rinunciato all'esilio parigino nel '97 commenta l'estradizione dell'ex Br Paolo Persichetti: "Nessuno dei vecchi brigatisti in Francia appoggia il terrorismo. Tira una brutta aria".


ROMA - "Una specie di folle ossessione sta sconvolgendo l'Europa". Così Toni Negri, intervistato dall'organo del Partito comunista francese "L'Humanité", commenta la decisione delle autorità transalpine di concedere l'estradizione per Paolo Persichetti, condannato in Italia per aver fatto parte delle Brigate rosse. Nel 1997 Negri ha scelto di rinunciare all'esilio di Parigi per consegnarsi alla giustizia e chiedendo l'aministia.

"Tutti quelli che conosco e che vivono in Francia si sono allontanati da quello che era stato il loro pensiero politico e i loro impegni degli '70 o '80 - dice Negri - Sono stati totalmente fedeli allo Stato e alle autorità francesi e che io sappia nessuno di loro ha mai preso posizione di appoggio al terrorismo".

"Persichetti - continua ancora Negri - era l'unico che poteva essere estradato subito e penso che sia stato espulso come esempio. Da tempo le autorità italiane sviluppano l'idea di una pretesa riorganizzazione delle Br in interazione tra l'Italia e qualche paese straniero. Il fatto che parecchie decine di ex brigatisti siano esiliati a Parigi è stato certamente all'origine di assimilazioni totalmente abusive, e di pressioni estremamente forti da parte del governo Berlusconi".

"Non esiste - spiega il professore universitario - oggi alcuno spazio per azioni armate nella lotta politica italiana, le nuove Br sono totalmente isolate... ma l'assimilazione di qualsiasi contestazione con il terrorismo ha raggiunto in Italia livelli di isteria inimmaginabili". Un elemento positivo, però, secondo Negri, si può enucleare dalla vicenda Persichetti: ''Credo che in Italia, e in tutta l'Europa, debba scattare una grande mobilitazione perché sia finalmente girata la pagina degli anni di piombo". Ricominciando a discutere di amnistia.

(28 AGOSTO 2002; ORE 13:55)

Il Nuovo

Roderigo
28-08-02, 16:39
Originally posted by gdr
Questa impostazione è la continuazione della logica emergenziale. Non credo ci vorrebbe poi molto a rifare i conti, se ci fosse la volontà politica di farlo.
Figurati, ogni detenuto sarebbe una pratica a sè, con relativi magistrati, avvocati, impiegati, ecc. Tutte risorse che sarebbero impegnate contemporaneamente in altre cose. Andrebbe avanti per anni. La logica dell'indulto non è affatto emergenziale. Estingue la pena senza estinguere il reato. Una pena che con la legge ordinaria sarebbe già estinta da un pezzo: quelle persone hanno già ampiamente pagato il loro debito con la giustizia - ormai siamo alla certezza del supplemento della pena - ed oggi non sono più terroriste.

R.

28-08-02, 16:48
Mi dispiace, ma non transigo sul principio della responsabilità individuale. Se si molla su questo, poi non è lecito scandalizzarsi sulla messa al bando di Batasuna.

Roderigo
28-08-02, 17:00
Originally posted by gdr
Mi dispiace, ma non transigo sul principio della responsabilità individuale. Se si molla su questo, poi non è lecito scandalizzarsi sulla messa al bando di Batasuna.
Ma la tua intransigenza è in negativo. Il principio della responsabilità individuale è a tutela dell'individuo, e come tale va applicato. Non a suo danno. Amnistia e Indulto sono istituti previsti dalla legge, la loro approvazione richiede una maggioranza qualificata, e la loro applicazione non danneggia i diritti di nessuna delle persone che ne sono coinvolte, al contrario.

R.

Jan Hus
28-08-02, 22:42
Originally posted by Roderigo
Il principio della responsabilità individuale è a tutela dell'individuo, e come tale va applicato. Non a suo danno.

Non vedo dove sia il problema.

Esistevano delle leggi antiterrorismo, leggi conformi alla Costituzione.

Queste leggi sono state applicate ed hanno portato ad una serie di condanne.

Le condanne devono essere scontate.

Né amnistie, né indulti.

Jan Hus
28-08-02, 23:08
Originally posted by Paddy Garcia
C'è poco da ridere. Il governo e l'UCIGOS festeggiano e ridacchiano perchè due agenti di polizia hanno fermato Persichetti che passeggiava in bicicletta per gli champs-elisèè con i documenti (veri) e lo hanno estradato senza neppure amanettarlo.

Mentre i signori ridono come matti di tutto questo, le nuove Br sono ancora al palo e i vertici dell'antiterrorismo sono ancora nella cacca: the number one, prefetto Carlo De Stefano, è indagato a Bologna per la scorta negata a Marco Biagi insieme al suo vice Stefano Berrettoni; l'altro,il numero due, Gianni Luperi, è invece tra i funzionari inquisiti per calunnia a Genova per le molotov della scuola Diaz.

"Però adesso abbiamo catturato Persichetti, l'antiterrorismo funziona!"

Che culo...

Intanto è importante che i vecchi terroristi siano sbattuti in galera.

Dove devono stare.


Originally posted by Paddy Garcia
Anche i mandanti delle stragi di Stato?

Certo.


Originally posted by Paddy Garcia
I conti li abbiamo fatti per noi, ma se non li faccciamo tutti insieme valgono poco... insomma chi sono i mandanti dello stragismo in Italia? Domanda senza risposta.

Prenditela con la magistratura.

O sei garantista solo con quelli della tua parte politica?

I terroristi erano di estrema destra o di estrema sinistra. Non c'erano terroristi democristiani, socialisti, socialdemocratici, repubblicani, liberali o radicali.

A fare i conti con il terrorismo deve essere chi con esso è stato connivente.

La mia parte politica con il terrorismo deve fare solo conti giudiziari.


Originally posted by Paddy Garcia
Quali atti terroristici non abbiamo condannato? Quali? Please...

Condannate gli atti terroristici e poi vi date sempre un gran daffare per proteggere chi li compie.

Questo è il significato delle vostre "condanne".


Originally posted by Paddy Garcia
Persichetti è un assasino ma non veniva finanziato. Zorzi pure, ma gli parava il culo i servizi segreti. Miii la sentenza. La Cia di qua la Cia di là... no, la CIA sta nella sentenza-ordinaria Salvini e nella Sentenza su la strage di Piazza Fontana dello scorso agosto, così come ci stanno gli apparati deviati dello Stato. Ma insomma stì conti li facciamo assieme o no? Io sono pronto.

Condanne, please, condanne. Il resto sono solo parole in libertà.

Siamo in uno stato di diritto.

Cosa c'entra Zorzi? Per me va benissimo che vada in carcere anche lui.

Quanto al resto...Persichetti qualcuno dovrà pure averlo finanziato. Provaci tu, da un giorno all'altro, a cambiare nazione, a cercarti un alloggio e un lavoro, e a mantenerti per anni mentre studi.


Originally posted by Paddy Garcia
Mica tanto democratico. Ci sono delel leggi "eccezzionali" ancora in vigore che oggi non hanno senso.

Emergenziale è anche la durata della carcerazione preventiva, che è stata portata, con procedura retroattiva, a dodici anni.

Questa legislazione è totalmente incompatibile con i principi dello stato di diritto e con le regole fondamentali in materia di procedura penale quali sono definite dagli articoli 5 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo che ti invito a leggere.

Quindi è inutile che critichi i francesi. E' proprio per la nostra legislazione d'emergenza che le democrazie vicine, indipendentemente dalla maggioranza politica al potere, hanno nutrito serie riserve, al punto che il Regno unito (si anche lui!) e la Francia non hanno dato seguito, a parte qualche eccezione, a più di 70 domande di estradizione presentate dalle autorità italiane negli ultimi anni.

Puoi arrampicarti sugli specchi quanto vuoi.

Non esiste una colonia di terroristi italiani nel Regno Unito. Esiste in Francia, per una precisa (e vergognosa) scelta politica di Mitterrand.


Originally posted by Paddy Garcia
Per la stessa ragione, i circa 500 rifugiati accolti in Francia nel corso di questi anni non sono mai stati inquisiti.

Mai sentito che la comunità degli ex terroristi, spesso condannati in Italia (altro che "non inquisiti") consista di cinquecento persone.

Ma poco m'importa. M'importa che paghino per i reati commessi.

Strano che non importi a te, che cianci tanto di "mandanti" delle "stragi di Stato".


Originally posted by Paddy Garcia
Noi difendiamo il garantismo, it's different.

Difendete i vostri compagni di fede ideologica, anche quando sono assassini, e questa difesa la mascherate da garantismo.

Se fossero nemici, li impicchereste sulla base di semplici sospetti.


Originally posted by Paddy Garcia
Nella scorsa legislatura a presentare la proposta di indulto furono leader che oggi sono ministri (Alemanno), viceministri (Urso), governatori (Storace). Si dichiararono d'accordo altri attuali ministri (Pisanu) e non ostili loro colleghi come Rocco Buttiglione.

Oggi l'unico a mantenere questa coerenza è Cossiga... (leggi post sotto).

A volere fortemente l'amnistia e l'indulto sono i partiti imparentati ideologicamente con i terroristi: AN da una parte, PRC, Verdi e DS dall'altra.

Nel caso dell'AN, partito tradizionalmente fautore della "legge e ordine" e che non è mai stato garantista, neanche di facciata, il richiamo dell'ideologia è talmente forte da prevalere anche sull'entusiasmo per le manette.


Originally posted by Paddy Garcia
A parte che questo governo non avrà molto futuro davanti a se, il risultato dell'estradizione di Persichetti è stato un imbarazzo totale al ministero esteri francese, un silenzio assordante dei socialisti che non sono riusciti a sbilanciarsi, la lega dei diritti dell'uomo furibonda e la stampa in subbuglio. Oltre a Mitterand che si rivoltava nella tomba :D

La Lega dei Diritti dell'Uomo? Sai chi se ne frega di un manipolo di simpatizzanti dei terroristi.

I socialisti francesi, sulla vicenda, hanno tenuto un profilo alquanto basso. Gli unici a scalmanarsi sono stati il PCF e l'LCR. Com'era giusto che fosse.


Originally posted by Paddy Garcia
Se vuoi i rifugiati policti prima devi cambiare la legislazione emergenziale in Italia. Sennò, giustamente, le altre democrazie non si sporcano le mani per te.

Vedremo.


Originally posted by Paddy Garcia
Scalzone è molto più folle di quello che pensi.
Ha già fatto un tocca e fuggi in Italia per provocazione.

Non ho detto che Scalzone è un folle.

Ho detto che è un vigliacco, il che è un'altra cosa.

E senz'altro lo è.

La prossima volta, non faccia un "tocca e fuggi"... :ah


Originally posted by Paddy Garcia
Alcuni non avrebbero mai detto che ad esempio Negri sarebbe rimpatriato, invece è rientrato in Italia di sua volontà, nell'intento di contribuire col suo gesto alla soluzione del problema degli esuli e degli inquisiti o condannati per fatti avvenuti durante gli "anni di piombo".

Vedremo per Scalzone.

Appunto, vedremo.

Intanto tornino... :ah


Originally posted by Paddy Garcia
Se io fossi un terrorista vigliacco non andrei in Francia ad insegnare all'università e a vivere alla luce del sole, ma diventerei una cosa del tipo "Al-Hamed Rashif", e vivrei nella clandestinità in un paese sconosciuto...

Eh, caro mio, ma se si vive in clandestinità non si può mica insegnare all'università... :ah

La vita in clandestinità è scomoda. :ah

Paddy Garcia (POL)
29-08-02, 07:23
Originally posted by Jan Hus
Prenditela con la magistratura.

O sei garantista solo con quelli della tua parte politica?

I terroristi erano di estrema destra o di estrema sinistra. Non c'erano terroristi democristiani, socialisti, socialdemocratici, repubblicani, liberali o radicali.

A fare i conti con il terrorismo deve essere chi con esso è stato connivente.

La mia parte politica con il terrorismo deve fare solo conti giudiziari.

Molto comoda questa logica: i mandanti delle stragi non sono teroristi, chi materialmente veniva finanziato e pagato per compiere una strage è terorrista. Allora i mandanti non sono nemeno conniventi?

Come se il terrorismo in Italia fosse nato improvvisamente, in una democrazia pacifica in un contesto internazionale soporifero.

Purtroppo non è così. Le responsabilità maggiori dell'esplosione del conflitto armato sono dello Stato e della classe dirigente al potere allora, (servizi segreti e interessi internazionali compresi) con le bombe del 69 e la strage di Piazza Fontana.

Un atto di vero e proprio terrorismo, che impediva a tutti di dirsi innocenti da quel momento in poi, e che metteva fine all'alibi di una democrazia pacifica. Non era un democrazia pacifica, se neanche con il 51% si potevano vincere le elezioni e fare i cambiamenti richiesti dalle lotte sociali, ma anzi, ti aspettava probabilmente un golpe di stato sullo stile Greco e Cileno, amplimente documentato dalle indagini su Gladio e P2.

Essere garantisti non significa dimenticare la storia del proprio paese. Per essere grantisti con una persona prima quella persona deve essere condannata per i suoi crimini ed ametter ei propri sbagli.

E' questo il significato del "fare i conti" per la classe dirigente di allora. Finchè non accadrà non si può pretendere che gli altri facciano i conti per tutti, in una specie di Norimberga dove i vincitori giudicano i vinti.


Condannate gli atti terroristici e poi vi date sempre un gran daffare per proteggere chi li compie.

Questo è il significato delle vostre "condanne".

Questa è un'altra tua allucinazione come il PRC connivente con il terorismo.


Cosa c'entra Zorzi? Per me va benissimo che vada in carcere anche lui.

A me invece non basta Zorzi. Io voglio chi stava dietro a lui, dietro una scrivania, al sicuro, in uno dei tanti palazzi del potere.


Quanto al resto...Persichetti qualcuno dovrà pure averlo finanziato. Provaci tu, da un giorno all'altro, a cambiare nazione, a cercarti un alloggio e un lavoro, e a mantenerti per anni mentre studi.

Nessuno finanziava nessuno. Persichetti era funzionario del ministero dell'istruzione francese e scriveva libri. Le continue indagini sul presunto finanziamente occulto ai brigatisti hanno fatto tutte un buco nell'acqua.


Puoi arrampicarti sugli specchi quanto vuoi.

Non esiste una colonia di terroristi italiani nel Regno Unito. Esiste in Francia, per una precisa (e vergognosa) scelta politica di Mitterrand.

Mai sentito che la comunità degli ex terroristi, spesso condannati in Italia (altro che "non inquisiti") consista di cinquecento persone.

Ma poco m'importa. M'importa che paghino per i reati commessi.

Strano che non importi a te, che cianci tanto di "mandanti" delle "stragi di Stato".

Il mio nonè un arrmpicarmi sugli specchi, qulunque giurista potrebbe dirti quello che it ho detto io.

Ad esempio: Persichetti è stato condannato in Italia a 22 anni di carcere non per omicidio, ma per "concorso morale" in omicidio.

"Concorso morale" non vuole dire che abbia partecipato al delitto o all'organizzazione del delitto (l'uccisione di un generale Nato), ma che, più semplicemente, era legato al gruppo che quel delitto ha commesso. Ha dunque avuto una condanna a 22 anni di prigione per una variante del reato di associazione sovversiva, rivisto e corretto nel periodo detto dell' "emergenza".

Questo solo sul caso Persichetti, che è solo uno delle centinaia in Francia.

E' per questo che la Francia, negli anni Ottanta, accolse un centinaio circa di rifugiati italiani non per ostilità preconcetta all'Italia, ma perché giudicò assurde le pene che venivano comminate qui, col pretesto della lotta al terrorismo. Altro esempio successe sul caso di un altro rifugiato, lo scrittore Cesare Battisti. Quando fu processato in Francia, i magistrati rimasero allibiti: aveva avuto in contumacia due ergastoli per due delitti commessi, alla stessa ora, in due città diverse. Nella sentenza, che consentiva a Battisti di rimanere, fu scritto che era stato vittima della "giustizia militare italiana".

Ecco perchè il problema non è da poco ma è fondamentale. L'emergenzialismo legislativo è un freno a tutte le estradizioni. Proprio perchè io voglio che i rifugiati tornino in Italia a fare i conti con la giustizia lo dico. Tu invece lo consideri un "arrampicarsi sugli specchi" per poi dire che dovvrebbero essere estradati.


Difendete i vostri compagni di fede ideologica, anche quando sono assassini, e questa difesa la mascherate da garantismo.

Se fossero nemici, li impicchereste sulla base di semplici sospetti.

Altre allucinazioni. Basta vedere tutti le proposte leggi e i nostri documenti: noi siamo sempre stati per un garantismo a 360°, pure per i reati dei colletti bianchi. Il garantismo di facciata è solo di questo governo.


A volere fortemente l'amnistia e l'indulto sono i partiti imparentati ideologicamente con i terroristi: AN da una parte, PRC, Verdi e DS dall'altra.

Falso. Il CCD-CDU è stato per l'indulto tempo fa per ragioni etiche. Violante invece è stato quello che ha bloccato l'iter.

Certo, contano anche le ragioni politiche. Chi vuole misure come l'indulto o l'amnistia, e quindi mettere fine al regime ermergenziale, lo fa perchè vuole definitivamente fare i conti con quella stagione politica e aprire un dibattito politico e che un patrimonio umano di esperienze e coscienza, non si disperda. Anche perchè ciò che è accaduto non possa ripetersi.

Chi non lo fa è perchè vuole ancora un paese senza memoria, incapace di elaborare le ragioni, ormai divenute storia, dello scontro sociale degli anni 70, perchè vuole decontestualizzare la questione della violenza politica e delle sue vittime e farla diventare un alibi con il quale si cancellano le ingiustizie di quegli anni, da una parte e da quell'altra. Lo fa perchè vuole un paese debole e senza memoria, in continuo stato "d'emergenza".


Eh, caro mio, ma se si vive in clandestinità non si può mica insegnare all'università... :ah

La vita in clandestinità è scomoda. :ah

Appunto.

Paddy Garcia (POL)
29-08-02, 07:50
Intervista al magistrato antimafia, europarlamentare del Prc
Di Lello: «Non c'è giustizia con la tolleranza zero»
Checchino Antonini

C'è un bel po' di propaganda nei festeggiamenti governativi sull'arresto di Persichetti. Un "successo" da due soldi perché viveva alla luce del sole e prenderlo non dev'essere stata una gran fatica visto che l'estradizione era pronta. Al contrario, continuano ad restare sconosciuti gli autori degli omicidi di Biagi e D'Antona. «Ma l'assassinio di D'Antona, nel 1999, ha segnato il punto d'arresto dei discorsi sull'uscita dagli "anni di piombo" di cui s'era ripreso a discutere». Peppino Di Lello, ex magistrato antimafia e ora coordinatore in commissione giustizia del Gue, il gruppo della sinistra alternativa al Parlamento europeo, rilancia dalle colonne di Liberazione, il problema che l'arresto di Persichetti ripropone: «la chiusura dei conti con la stagione della lotta armata degli anni Settanta. Anche perché, nelle risultanze degli inquirenti non vi è traccia di connessione tra rifugiati in Francia e nuove, anomale, forme di brigatismo».

Di Lello, su tutto ciò sembra essere in sintonia perfino Cossiga che esorta a «chiudere un'epoca tragica» almeno con un «indulto senza tardive vendette». Tuttavia, l'ex presidente della Repubblica insinua che il nuovo brigatismo non c'entri nulla con il vecchio ma che sia di matrice «sindacalista-estremista-no global-alternativista».

E' una dichiarazione con la coda avvelenata, quella di Cossiga. Da un lato recupera l'idea di emanare provvedimenti di clemenza che si era fatta strada presso settori di cattolici democratici ma poi affibia alle nuove Br una simpatia per il movimento no-global che non è mai stata dimostrata.


E ora che fine faranno gli altri rifugiati in Francia? Credi che sia stato messo in soffitta quel "lodo Mitterand" che ha permesso a centinaia di persone di non essere estradate per la consapevolezza, diffusa oltralpe, delle molte violazioni commesse in Italia in nome dell'emergenza?

Questo sarà un grosso problema per il governo Chirac perché, oltre al suo aspetto tecnico-giuridico, quello dell'estradizione è un problema di decisione politica. Il pericolo è che, di fronte alla parossistica campagna contro il terrorismo partita dopo l'11 settembre, i governi europei di centro destra vogliano dare prova di attivismo. Come è accaduto in Spagna con la messa fuorilegge di Harri Batasuna, un partito che ha rappresentanti nei governi locali e nel parlamento europeo.

Ora si potrebbe riaprire quel capitolo per dimostrare che Italia e Francia collaborano contro il terrorismo. E allora potrebbe venire in mente a qualcuno di riprendere in mano quelle pratiche, perché il non accoglimento dell'estradizione non è un atto definitivo e ci si può tornare su.

Torniamo sulla necessità di provvedimenti di clemenza. Nitto Palma, parlamentare di Forza Italia e magistrato anche lui, accusa la sinistra di considerare tabù un'amnistia "normale", ossia non legata ai soli reati collegabili alle vicende della lotta armata. In effetti è dal 1992 che, in questo Paese, non viene concessa un'amnistia.

E' falso. Rifondazione comunista è sempre stata favorevole ad un'amnistia per i reati minori e lo testimonia la proposta di legge sull'amnistia condizionata e sull'indulto revocabile. La proponemmo anche al tempo dei governi di centro sinistra quando, invece, era tornata in auge una certa cultura giustizialista. Anche in questo caso il dibattito si è bruscamente interrotto quando il centrodestra tentò di inserire nel pacchetto i reati di Tangentopoli (finanziamento illecito dei partiti, corruzione, falso in bilancio).

Quanto dovranno restare ancora nel cassetto le proposte di amnistia e indulto?

Finché ci saranno governi che vorranno dimostrare la propria fedeltà allo slogan "legge e ordine". Anche nella sinistra moderata è cresciuta una subcultura della "tolleranza zero". All'epoca di Diliberto e Fassino, ministri di Giustizia, venne lanciato un piano per risolvere il sovraffollamento costruendo nuove carceri, furono equiparati i reati di scippo e rapina e per quello di furto in appartamento non solo venne aumentata la pena ma fu prevista l'impossibilità di concedere attenuanti.

I segnali che invece giungono dalle prigioni italiane dicono che il disagio dietro le sbarre è sempre maggiore: il 9 settembre ripartirà la protesta pacifica dei detenuti che, per quel giorno, invitano parlamentari e consiglieri regionali a visitare le carceri.

C'è un dato, quello sulla composizione sociale della popolazione detenuta, che mostra come questa non sia mutata neppure con l'alternanza dei governi e con le riforme dei codici. Il 32% di chi sta dentro è extracomunitario, ed è altissima la percentuale di chi è recluso per reati legati alla propria condizione di tossicodipendente e questo perché abbiamo un codice penale, ereditato dal fascismo, che non interviene sui meccanismi che spingono a delinquere.

www.liberazione.it

Roderigo
29-08-02, 16:29
Originally posted by Jan Hus
Non vedo dove sia il problema.
Esistevano delle leggi antiterrorismo, leggi conformi alla Costituzione.
Queste leggi sono state applicate ed hanno portato ad una serie di condanne.
Le condanne devono essere scontate.
Né amnistie, né indulti.
Il problema sta nel fatto che le leggi dell'emergenza sono liberticide, in base ad esse una condana poteva essere decisa solo per plausibilità, facendo leva non su prove, ma solo su testimonianze. Testimonianze spesso estorte ai dissociati, i quali per sottrarsi al carcere erano spesso disposti a dichiarare qualsiasi cosa. Tuttavia, si era negli anni di piombo. Quella stagione è finita da un pezzo. Amesso che l'emergenzialismo sia stato utile e necessario per combattere il terrorismo, cosa che io non credo, oggi non ha più alcuna giustificazione. Sostenere che i detenuti per terrorismo, molti dei quali non sono neppure direttamente responsabili per fatti di sangue, devono continuare a scontare pene decise secondo la legislazione di emergenza e non secondo la legislazione ordinaria, non è giustizia, è soltanto vendetta.

R.

Roderigo
29-08-02, 16:34
Originally posted by Jan Hus
A volere fortemente l'amnistia e l'indulto sono i partiti imparentati ideologicamente con i terroristi: AN da una parte, PRC, Verdi e DS dall'altra.
Ed i radicali?
Tu, da anticomunista, sei parente di Licio Gelli?

R.

Paul Atreides
29-08-02, 16:37
Originally posted by Roderigo

Il problema sta nel fatto che le leggi dell'emergenza sono liberticide, in base ad esse una condana poteva essere decisa solo per plausibilità, facendo leva non su prove, ma solo su testimonianze. Testimonianze spesso estorte ai dissociati, i quali per sottrarsi al carcere erano spesso disposti a dichiarare qualsiasi cosa. Tuttavia, si era negli anni di piombo. Quella stagione è finita da un pezzo. Amesso che l'emergenzialismo sia stato utile e necessario per combattere il terrorismo, cosa che io non credo, oggi non ha più alcuna giustificazione. Sostenere che i detenuti per terrorismo, molti dei quali non sono neppure direttamente responsabili per fatti di sangue, devono continuare a scontare pene decise secondo la legislazione di emergenza e non secondo la legislazione ordinaria, non è giustizia, è soltanto vendetta.

R.

Finita da un pezzo? Basta l'ultimo processo per piazza Fontana per capire come la logica e la prassi conseguente siano le medesime. Il processo è stato interamente costruito su testimonianze di 'stipendiati'.
Non mi pare che il PRC abbia avuto nulla da ridire.

Roderigo
29-08-02, 16:57
Originally posted by Paul Atreides
Finita da un pezzo? Basta l'ultimo processo per piazza Fontana per capire come la logica e la prassi conseguente siano le medesime. Il processo è stato interamente costruito su testimonianze di 'stipendiati'.
Non mi pare che il PRC abbia avuto nulla da ridire.
Abbiamo da ridire sul fatto che i processi contro lo stragismo nero durino oltre trent'anni, senza giungere ad una verità certa.

R.

Paddy Garcia (POL)
29-08-02, 17:07
Originally posted by Paul Atreides


Finita da un pezzo? Basta l'ultimo processo per piazza Fontana per capire come la logica e la prassi conseguente siano le medesime. Il processo è stato interamente costruito su testimonianze di 'stipendiati'.
Non mi pare che il PRC abbia avuto nulla da ridire.

Stipendiati? Si, dalla CIA come Digilio.

Peccato che sia stato arrestato solo nel 1993, a 24 anni dalla strage dopo depistaggi incredibili di ogni tipo e di ogni apparato... non mi risulta che nei processi ai brigatisti venivano ad essere chiamati a testimonare individui come Maletti o adirittura ex-Presidenti USA.

D'altronde è difficile chiedere allo Stato di processare se stesso.

Paul Atreides
29-08-02, 17:45
Originally posted by Roderigo

Abbiamo da ridire sul fatto che i processi contro lo stragismo nero durino oltre trent'anni, senza giungere ad una verità certa.

R.

Qui non è in questione la ricerca della verità o la condanna dei colpevoli, cosa ovviamente giusta, ma il modo col quale si vuole giungere alla verità.
I processi durano tanto? E per fortuna, altrimenti, tanto per dirne una, Freda si sarebbe ritrovato con una condanna aberrante all'ergastolo.

Paul Atreides
29-08-02, 17:55
Originally posted by Paddy Garcia


Stipendiati? Si, dalla CIA come Digilio.

Peccato che sia stato arrestato solo nel 1993, a 24 anni dalla strage dopo depistaggi incredibili di ogni tipo e di ogni apparato... non mi risulta che nei processi ai brigatisti venivano ad essere chiamati a testimonare individui come Maletti o adirittura ex-Presidenti USA.

D'altronde è difficile chiedere allo Stato di processare se stesso.

Appunto. Stipendiato ieri per 'provocare', stipendiato oggi per 'accusare'. Ma a voi va bene così: che si vuole di più della Santa Alleanza Cia-servizi deviati, con manovalanza 'fascista'? A voi di questo frega. A voi e a Salvini. Vedremo...A cominciare dal processo d'appello...

Jan Hus
29-08-02, 19:27
Originally posted by Roderigo
Ed i radicali?

I radicali sono sempre stati garantisti, anche negli anni Settanta.

A differenza del PCI di allora, non votarono a favore della legislazione che tu chiami "liberticida", ma contro, giusto o sbagliato che fosse.

Inoltre, il loro garantismo non è mai stato a corrente alternata: bisogna dar loro atto che i radicali sono stati, e sono, garantisti con tutti, dagli accusati di terrorismo agli imputati per corruzione agli imputati per processi di mafia.

Voi del PRC, invece, procedete per semplici sospetti. Date per scontato che "lo Stato", e non suoi apparati o settori, stessero dietro le stragi terroristiche di estrema destra, e pretendete un colpevole. Nei confronti dei condannati (perché Persichetti è stato condannato, non è un imputato) per reati di terrorismo, invece, bisogna essere indulgenti.

In questo sta il vostro garantismo.

Quello che dovreste chiedervi è come mai abbiate una sorta di riflesso condizionato che vi porta, sempre e ocmunque, a stare dalla parte di chiunque innalzi la falce e martello, anche se è un terrorista o un dittatore.

In quel caso correte sempre a cercare attenuanti e giustificazioni, quando non en fate l'apologia.

Chiedetevi piuttosto come mai ci fossero terroristi comunisti o fascisti, e non ci fossero, invece, terroristi liberali, repubblicani, socialisti o cattolici.

Ancora una cosa: io ricordo bene, anche se li vivevo a distanza, gli anni Settanta. Ricordo bene come quasi non passasse giorno senza un attentato terroristico.

Ora è facile attaccare la "legislazione emergenziale". All'epoca, la sensazione che la violenza politica fosse giunta a livelli endemici era diffusa.

Abbiamo avuto un ex primo ministro assassinato dai terroristi.

Quelle leggi erano costituzionali ed erano in vigore. Sono state abrogate, ed è previsto che questo comporti una revisione automatica delle condanne già inflitte? Benissimo.

Altrimenti, che le cose restino come ora.


Originally posted by Roderigo
Tu, da anticomunista, sei parente di Licio Gelli?

Gelli non era un mostro. Ha creato una struttura che operava nell'ombra, ma la P2 non era di certo quel mostro tentacolare che è stato descritto in certa propaganda.

Jan Hus
29-08-02, 19:34
Originally posted by Roderigo
Testimonianze spesso estorte ai dissociati, i quali per sottrarsi al carcere erano spesso disposti a dichiarare qualsiasi cosa.

Illazioni.

Per quale motivo avrebbero dovuto essere disposti a dichiarare qualsiasi cosa, pur di sottrarsi al carcere?

Forse perché qualche reato l'avevano commesso?


Originally posted by Roderigo
Sostenere che i detenuti per terrorismo, molti dei quali non sono neppure direttamente responsabili per fatti di sangue, devono continuare a scontare pene decise secondo la legislazione di emergenza e non secondo la legislazione ordinaria, non è giustizia, è soltanto vendetta.

Anche se fosse soltanto vendetta, avrebbe una sua giustificazione.

Delle persone sono morte per il fanatismo di quelli che si baloccavano con certe teorie. Persone che oggi sarebbero ancora vive. Loro chi le risarcisce per il fatto di essere state uccise?

Ci vuole una bella faccia tosta per pretendere di "rifarsi una vita" dopo aver commesso errori tanto madornali, generati dal fanatismo.

In questo forum, molti tuoi compagni di partito sono solidali con il PKK, con l'HB, con lo Hamas: ritengono il terrorismo una scelta legittima, anche in un paese democratico.

Tutti noi paghiamo un prezzo, nella vita, per i nostri errori.

A maggior ragione dovrebbero pagarlo coloro che, con la loro stupidità, hanno causato deliberatamente la morte di altre persone.

agaragar
29-08-02, 20:41
Originally posted by Jan Hus

Sono contento che anche Persichetti riderà un sacco una volta in galera.

berlusconi: accidenti, e se questo vuota il sacco una volta in galera?

L'ingenuità degli italiani....
questo arresto è un bastone fra le ruote del governo berlusconi e di tutto il sistema politico italiano.

Dopo la stagione del terrorismo di stato, la prima stagione,perchè ora ne stiamo vivendo una seconda, caso unico in europa, infatti il finto terrorismo eta è la prima tornata per la spagna,
non si poteva certo mettere dentro tutti quegli amici (anche i negri gli scalzone ecc...), allora "l'esilio" francese poteva essere una comoda soluzione, apparentemente accettata dallo stato francese.

Ora tutto il sistema politico italiano si trova sotto accusa, l'arresto di un persichetto qualunque solleva inquietanti interrogativi:
perchè non prima se è tanto facile?
perchè non anche altri?
perchè se i primi terroristi hanno "cambiato", adesso ne abbiamo di nuovi che ammazzano impunemente??
nota bene, ne abbiamo di nuovi in itaglia, non in francia o germania.

Altro che brindisi, Berlusconi e i suoi si sono ubriacati per disperazione una volta sentita la notizia...

e rifondazione appare per quello che è: un partito alla destra del "padre".

Paddy Garcia (POL)
30-08-02, 03:57
Originally posted by Paul Atreides


Appunto. Stipendiato ieri per 'provocare', stipendiato oggi per 'accusare'. Ma a voi va bene così: che si vuole di più della Santa Alleanza Cia-servizi deviati, con manovalanza 'fascista'? A voi di questo frega. A voi e a Salvini. Vedremo...A cominciare dal processo d'appello...

Non sono serviti processi per capire fin dall'inizio la matrice della strage di Piazza Fontana.

Oppure vuoi riabilitare la pista-anarchica?

agaragar
30-08-02, 04:20
che matrice?

fu la bomba dell'ammucchiata.

Paddy Garcia (POL)
30-08-02, 04:23
Per chi è interessato segnalo il link della rivista ComuNautilus:

http://www.geocities.com/comunautilus/

Al sotto-indirizzo:

http://www.geocities.com/comunautilus/sommario.htm

è possibile leggere interamente on-line il libro di Scalzone/Persichetti "Il nemico inconfessabile" che spiega molto dettagliatamente la condizione della comunità dei rifugiati politici in Francia e la questione "emergenziale" Italiana.

http://digilander.libero.it/prclucca/nemit.jpg

Salut,
Paddy Garcia.

Roderigo
30-08-02, 12:11
Originally posted by Jan Hus
Anche se fosse soltanto vendetta, avrebbe una sua giustificazione.
Delle persone sono morte per il fanatismo di quelli che si baloccavano con certe teorie. Persone che oggi sarebbero ancora vive. Loro chi le risarcisce per il fatto di essere state uccise?
Ci vuole una bella faccia tosta per pretendere di "rifarsi una vita" dopo aver commesso errori tanto madornali, generati dal fanatismo.
Su questa base puoi giustificare anche la legge del taglione o la pena di morte. Non vedo come, da un punto di vista liberale, uno stato di diritto possa darsi un sistema giuridico e giudiziario che abbia la vendetta tra i propri principi regolatori.
Molti detenuti condannati per terrorismo, non hanno ucciso nessuno.

R.

Roderigo
30-08-02, 12:16
Originally posted by Jan Hus
In questo forum, molti tuoi compagni di partito sono solidali con il PKK, con l'HB, con lo Hamas: ritengono il terrorismo una scelta legittima, anche in un paese democratico.
Non mi risulta.
Metti insieme cose diverse: movimenti che hanno la possibilità di agire legalmente in democrazia, e movimenti a cui questa possibilità è negata; movimenti che praticano la guerriglia contro i militari e movimenti che praticano il terrorismo contro i civili. Personalmente sono solidale con il Pkk, non con l'Eta, l'Ira, ed Hamas. Non essere solidale, non significa chiudersi alla comprensione di un conflitto, nè tanto meno approvare qualsiasi forma di repressione.

R.

Jan Hus
31-08-02, 02:24
Originally posted by Roderigo
Su questa base puoi giustificare anche la legge del taglione o la pena di morte.

Non sequitur.


Originally posted by Roderigo
Non vedo come, da un punto di vista liberale, uno stato di diritto possa darsi un sistema giuridico e giudiziario che abbia la vendetta tra i propri principi regolatori.

Perchè, tu credi forse che le pene detentive abbiano una funzione esclusivamente riabilitativa?


Originally posted by Roderigo
Molti detenuti condannati per terrorismo, non hanno ucciso nessuno.

E con ciò? Si può far parte di un'organizzazione criminale, di una "banda armata", senza aver mai ucciso nessuno.

Esistono anche i reati associativi, di concorso, di favoreggiamento, di istigazione, di apologia.

Jan Hus
31-08-02, 02:28
Originally posted by Roderigo
Personalmente sono solidale con il Pkk, non con l'Eta, l'Ira, ed Hamas.

Ho palrato di "molti tuoi compagni".

Esempio? Marco Sferini sull'ETA, discussione su "Aznar fascista"; Paddy Garcia o insurgente sullo Hamas, nel momento in cui affermano che il terrorismo è legittimo perché "ognuno lotta come può".

agaragar
31-08-02, 02:32
Originally posted by Jan Hus

Esistono anche i reati associativi, di concorso, di favoreggiamento, di istigazione, di apologia.
...di finanziamento di bande apparentemente opposte per trarne illecito vantaggio politico...
con moro vivente col ciuffolo che il berlusca andava al governo...

e nemmeno le tv ci avrebbe....


__________________________
e nemmeno la veronica.........

Paddy Garcia (POL)
31-08-02, 02:42
Originally posted by Jan Hus

Paddy Garcia o insurgente sullo Hamas, nel momento in cui affermano che il terrorismo è legittimo perché "ognuno lotta come può".

Questa è bella.

In quale thread avrei esplicitamente giustificato Hamas?

Non accetto deduzioni Janhuiste astruse del tipo "se tu dici *questo* allora pensi quest'*altro*". Io penso *questo* e su quest'*altro* se vuoi sapere come la penso lo chiedi esplicitamente.

agaragar
31-08-02, 02:56
lo Janhuismo fase suprema del berlusconismo

Jan Hus
31-08-02, 03:07
Originally posted by Paddy Garcia
Questa è bella.

In quale thread avrei esplicitamente giustificato Hamas?

Certo, non hai mai detto "approvo lo Hamas".

Però hai scritto, nella discussione sull'interposizione tra i terroristi suicidi e i civili israeliani:

"quando Israele avrà perso la sua legittima sovranità di Stato e il rappresentate del popolo ebraico si troverà assediato in un bunker dai carriarmati nemici... faremo interposizione."

In altri termini, in un certo senso, Israele gli attentati suicidi "se li cerca", se li merita, ed è giusto che li subisca.


Originally posted by Paddy Garcia
Non accetto deduzioni Janhuiste astruse del tipo "se tu dici *questo* allora pensi quest'*altro*". Io penso *questo* e su quest'*altro* se vuoi sapere come la penso lo chiedi esplicitamente.

Io deduco quello che i miei contraddittori pensano da quel che dicono.

Io credo di essere piuttosto logico, nelle mie argomentazioni.

Jan Hus
31-08-02, 03:09
Originally posted by agaragar
lo Janhuismo fase suprema del berlusconismo

Considerarmi capostipite di una tendenza ideologica?

Quale onore!

Invece, l'"agaragarismo" è sussunto dal cretinismo.

:D

Paddy Garcia (POL)
31-08-02, 06:14
Originally posted by Jan Hus


Certo, non hai mai detto "approvo lo Hamas".

Però hai scritto, nella discussione sull'interposizione tra i terroristi suicidi e i civili israeliani:

"quando Israele avrà perso la sua legittima sovranità di Stato e il rappresentate del popolo ebraico si troverà assediato in un bunker dai carriarmati nemici... faremo interposizione."

In altri termini, in un certo senso, Israele gli attentati suicidi "se li cerca", se li merita, ed è giusto che li subisca.



Solo tu puoi attribuire una cosa simile a una persona con una sequela di "in altri termini" e di "in un certo senso" e di virgolettati, saltando i tutti i nessi logici.

Sarebbe come accusare Gino Strada del fatto che non ha soccorso le vittime dell'11 settembre nello stesso modo delle vittime afghane, "in altri termini", "perciò", "in un certo senso", "allora" approva la strage di Ny.

A fare interposizione (diplomatica, non da "scudi umani") sono state anche le ong palestinesi, pax christi e tutte le associazioni umanitarie internazionali che nei territori svolgono quasi un ruolo istituzionale proprio per una mancanza di uno Stato e esistono e fanno quello che fanno proprio per questa situazione. Non è certo il loro dovere fare da scudi umani in Israele ma questo non significa che sono dei simpatizzanti di Hamas. E in una situazione ipoticamente inversa, avrebbero svolto il loro ruolo per gli ebrei.


Io credo di essere piuttosto logico, nelle mie argomentazioni.

In questo caso per niente, come per niente dialettico.

agaragar
31-08-02, 08:32
Originally posted by Jan Hus

Io deduco quello che i miei contraddittori pensano da quel che dicono.

Io credo di essere piuttosto logico, nelle mie argomentazioni.
piummoscio sarebbe più adatto.

Jan Hus
31-08-02, 14:46
Originally posted by Paddy Garcia
Solo tu puoi attribuire una cosa simile a una persona con una sequela di "in altri termini" e di "in un certo senso" e di virgolettati, saltando i tutti i nessi logici.

Non credo di aver saltato alcun nesso logico.


Originally posted by Paddy Garcia
Sarebbe come accusare Gino Strada del fatto che non ha soccorso le vittime dell'11 settembre nello stesso modo delle vittime afghane, "in altri termini", "perciò", "in un certo senso", "allora" approva la strage di Ny.

Di certo la scelta di Gino Strada di operare in Afghanistan gha un preciso significato politico, considerato che quello in Afghanistan , all'epoca, non era certo l'unico conflitto militare in corso di svolgimento.

Non credo approvasse la strage di Nuova York; di sicuro, considera illegittime solo le guerre condotte da un paese occidentale, e considera quelle dei paesi occidentali più "vittime" delle altre.


Originally posted by Paddy Garcia
A fare interposizione (diplomatica, non da "scudi umani") sono state anche le ong palestinesi, pax christi e tutte le associazioni umanitarie internazionali che nei territori svolgono quasi un ruolo istituzionale proprio per una mancanza di uno Stato e esistono e fanno quello che fanno proprio per questa situazione.

Le tesi di Pax Christi e delle ong palestinesi (a dir poco unilaterlai) le conosciamo bene.

L'interposizione la fanno quando a loro fa comodo e per gli scopi che a loro fanno comodo, e queste azioni politiche le spacciano come azioni umanitarie.


Originally posted by Paddy Garcia
Non è certo il loro dovere fare da scudi umani in Israele ma questo non significa che sono dei simpatizzanti di Hamas. E in una situazione ipoticamente inversa, avrebbero svolto il loro ruolo per gli ebrei.

Con questo confermi quel che dicevo: i palestinesi, in quanto tali, sono vittime; Marwan Barghouti "merita" di essere protetto, i civili israeliani, anche se vittime di un terrorismo fanatico, non lo meritano.

Le organizzazioni di cui parli considerano un loro "dovere" "interporsi" a favore dei civili palestinesi, nonostante non ci sia alcun tentativo di sterminio nei loro confronti; non considerano, invece, un loro "dovere" "interporsi" a favore dei civili israeliani.

Questo non è giustificare il terrorismo dello Hamas?

Se non lo è, ci va molto vicino.

Roderigo
02-09-02, 13:23
Originally posted by Jan Hus
I radicali sono sempre stati garantisti, anche negli anni Settanta.
Non direi. Lo furono negli anni settanta. Oggi lo sono molto meno e solo in alcuni casi. Non mi pare di aver ascoltato da parte radicale denunce garantiste su S. Giuliano, Diaz, Bolzaneto, nè sui centri di detenzione temporanea per immigrati o per le migliaia di espulsioni e respingimenti, nè per Ocalan ed i prigionieri politici curdi e palestinesi, nè per lo status e le condizioni di detenzione dei talebani, veri o presunti, a Guantanamo. E cosa ne è poi del garantismo radicale di fronte agli operai e lavoratori licenziati illegittimamente?

R.

Roderigo
02-09-02, 13:30
Originally posted by Jan Hus
A differenza del PCI di allora, non votarono a favore della legislazione che tu chiami "liberticida", ma contro, giusto o sbagliato che fosse.
Già, il Pci votò a favore della legislazione emergenziale e la difese quando essa fu sottoposta referendum. Ne fu l'alfiere più intransigente, insieme con il Pri. Si può dire, che i comunisti di allora furono conniventi con l'emergenzialismo e affidarono allo stato una delega in bianco. E' appunto con questo che dobbiamo fare i conti. Come vedi, i tuoi teoremi sugli appartentamenti ideologici non funzionano.

R.

Roderigo
02-09-02, 13:34
Originally posted by Jan Hus
Voi del PRC, invece, procedete per semplici sospetti. Date per scontato che "lo Stato", e non suoi apparati o settori, stessero dietro le stragi terroristiche di estrema destra, e pretendete un colpevole. Nei confronti dei condannati (perché Persichetti è stato condannato, non è un imputato) per reati di terrorismo, invece, bisogna essere indulgenti.
In questo sta il vostro garantismo.
Avere sospetti è legittimo. E' illegittimo pretendere di tenere qualcuno in galera sulla sola base di un sospetto.
Ora, puoi citarmi chi sono le persone che noi, secondo te, vorremmo incarcerare senza prove certe?

R.

Roderigo
02-09-02, 13:39
Originally posted by Jan Hus
Quello che dovreste chiedervi è come mai abbiate una sorta di riflesso condizionato che vi porta, sempre e ocmunque, a stare dalla parte di chiunque innalzi la falce e martello, anche se è un terrorista o un dittatore.
In quel caso correte sempre a cercare attenuanti e giustificazioni, quando non en fate l'apologia.
Queste cose accadono quando s'incontrano interlocutori il cui riflesso incondizionato funziona in senso inverso. Chi condiziona chi?
In ogni caso, non stare dalla parte dei terroristi e ritenere lecita qualsiasi forma e misura di repressione, sono due cose diverse.

R.

Roderigo
02-09-02, 14:01
Originally posted by Jan Hus
Chiedetevi piuttosto come mai ci fossero terroristi comunisti o fascisti, e non ci fossero, invece, terroristi liberali, repubblicani, socialisti o cattolici.
Terroristi cattolici ne esistono in Irlanda. I terroristi baschi erano in origine democristiani. I terroristi fascisti non si sono mai dichiarati tali. I loro attentati non erano rivendicati e colpivano in modo indiscriminato con bombe nelle piazze, sui treni, nelle stazioni. Quando si denunciava la matrice nera, tutti i fascisti di qualsiasi tendenza moderata o radicale respingevano l'accusa. Cossiga, da presidente della repubblica, chiese scusa al MSI per aver definito "fascista" la strage di Bologna. E' esistito uno stragismo nero, assai più misterioso, anche nella dinamica delle responsabilità, rispetto al terrorismo rosso. Quali erano i rapporti che esso aveva con l'ambasciata americana negli anni di Nixon, con apparati deviati dello stato e settori di governo? Si può dire perciò, che liberali, repubblicani, socialisti, socialdemocratici, democristiani erano del tutto innocenti in quanto partiti di governo, nei confronti di quel terrorismo? Per ribaltare la tua domanda, ci si potrebbe chiedere, perchè tutti questi partiti avevano propri esponenti (compreso l'MSI) nella loggia P2? E non stiamo parlando di sedicenti appartenenze ideologiche, ma di veri e propri esponenti di partito. Di quei partiti. Ad eccezione del Pci. Per tacere poi, delle connivenze con la criminalità organizzata.
Riguardo ai brigatisti rossi, il cui nome richiamava le brigate partigiane e l'idea di concludere una rivoluzione interrotta, penso che il fraintendimento del comunismo e delle sue forme di lotta, avvenga non solo tra gli anticomunisti, ma a volte anche tra chi è o pensa di essere comunista.

R.

Roderigo
02-09-02, 14:09
Originally posted by Jan Hus
Ancora una cosa: io ricordo bene, anche se li vivevo a distanza, gli anni Settanta. Ricordo bene come quasi non passasse giorno senza un attentato terroristico.
Ora è facile attaccare la "legislazione emergenziale". All'epoca, la sensazione che la violenza politica fosse giunta a livelli endemici era diffusa.
Abbiamo avuto un ex primo ministro assassinato dai terroristi.
Quelle leggi erano costituzionali ed erano in vigore. Sono state abrogate, ed è previsto che questo comporti una revisione automatica delle condanne già inflitte? Benissimo.
Altrimenti, che le cose restino come ora.
Non credo che lo stato italiano negli anni di piombo non fosse in grado di determinare il reale pericolo rappresentato dalle BR e di combatterle subito ed efficacemente. Ma anche se fosse, oggi sappiamo che la consistenza del brigatismo rosso era inferiore a quello che si credeva (o si voleva far credere) e soprattutto siamo ben fuori e ben lontani dalla situazione dell'epoca. Perciò, ammesso che l'emergenzialismo fu varato in buona fede, oggi è possibile prendere atto che quella stagione è superata. Non si tratta di perdonare e condonare nessuno. Solo riconvertire le pene secondo la legislazione ordinaria.

R.

Roderigo
02-09-02, 14:14
Originally posted by Jan Hus
Gelli non era un mostro. Ha creato una struttura che operava nell'ombra, ma la P2 non era di certo quel mostro tentacolare che è stato descritto in certa propaganda.
Non ti ho chiesto se Gelli è un mostro. Ti ho chiesto se, sulla base dell'anticomunismo, lo consideri tuo parente.
Il fatto che cerchi di attenuarne la gravità del giudizio, non lascia ben sperare.

R.

Roderigo
02-09-02, 14:32
Originally posted by Jan Hus
Non sequitur.
Vuoi attribuire a me, il tuo modo di discutere? :)

R.

Roderigo
02-09-02, 14:34
Originally posted by Jan Hus
Perchè, tu credi forse che le pene detentive abbiano una funzione esclusivamente riabilitativa?
La penso come il presidente Ciampi: la funzione della pena dev'essere il reinserimento sociale.

R.

Roderigo
02-09-02, 14:37
Originally posted by Jan Hus
E con ciò? Si può far parte di un'organizzazione criminale, di una "banda armata", senza aver mai ucciso nessuno.
Esistono anche i reati associativi, di concorso, di favoreggiamento, di istigazione, di apologia.
Bene. Reati diversi, responsabilità diverse, pene diverse. E proporzionate.

R.

Roderigo
02-09-02, 14:59
Originally posted by Jan Hus
Ho palrato di "molti tuoi compagni".
Esempio? Marco Sferini sull'ETA, discussione su "Aznar fascista"; Paddy Garcia o insurgente sullo Hamas, nel momento in cui affermano che il terrorismo è legittimo perché "ognuno lotta come può".
Non so di preciso a quali frasi testuali ti riferisci.

Per un fatto esistono almeno tre criteri di giudizio.

1) Legittimità. E' oppure no conforme alla legge.
2) Moralità. E' oppure no conforme alla regola morale.
3) Opportunità. E' oppure no conforme alle regole della convenienza.

Ciascun giudizio va distinto dagli altri. Non se ne può citare uno, per attribuirne un'altro.

Inoltre, non tutti i giudizi vengono espressi dal proprio diretto punto di vista. Per esempio, D'Alema, adottando un bambino palestinese nell'aprile scorso, affermò che se non si vive a Gaza non si può comprendere la disperazione dei kamikaze. D'Alema è solidale con il terrorismo?

R.

Roderigo
02-09-02, 15:27
Originally posted by Paddy Garcia
Non accetto deduzioni Janhuiste astruse del tipo "se tu dici *questo* allora pensi quest'*altro*". Io penso *questo* e su quest'*altro* se vuoi sapere come la penso lo chiedi esplicitamente.
Non sono deduzioni, sono induzioni.
C'è qui una pagina sull'argomento: http://www.dif.unige.it/epi/did/fallacie.htm

R.

Roderigo
02-09-02, 15:32
Originally posted by agaragar
lo Janhuismo fase suprema del berlusconismo
Non è esatto. Jan Hus è di sinistra. Appartiene al MRE (Movimento Repubblicani Europei). Si tratta della corrente di sinistra del PRI, scissasi da La Malfa, per aderire all'Ulivo.
Forum MRE: http://www.politicaonline.net/forum/forumdisplay.php?s=&forumid=90
Sito del MRE: http://www.movimentorepubblicanieuropei.org/
Come potete vedere, sia nel sito, che nel forum, appare subito l'effige di un noto terrorista. :D

R.

Roderigo
02-09-02, 15:35
Originally posted by Jan Hus
Certo, non hai mai detto "approvo lo Hamas".
Però hai scritto, nella discussione sull'interposizione tra i terroristi suicidi e i civili israeliani:
"quando Israele avrà perso la sua legittima sovranità di Stato e il rappresentate del popolo ebraico si troverà assediato in un bunker dai carriarmati nemici... faremo interposizione."
In altri termini, in un certo senso, Israele gli attentati suicidi "se li cerca", se li merita, ed è giusto che li subisca.
Non sequitur.

R.

Roderigo
02-09-02, 15:37
Originally posted by Jan Hus
Io deduco quello che i miei contraddittori pensano da quel che dicono. Io credo di essere piuttosto logico, nelle mie argomentazioni.
Tutti i determinismi induttivi sono molto logici e semplici.
In apparenza.

R.

Roderigo
02-09-02, 15:50
Originally posted by Jan Hus
Di certo la scelta di Gino Strada di operare in Afghanistan gha un preciso significato politico, considerato che quello in Afghanistan , all'epoca, non era certo l'unico conflitto militare in corso di svolgimento.
Quale epoca? Da quanto tempo Gino Strada opera in Afghanstan?

R.

Roderigo
02-09-02, 15:56
Originally posted by Jan Hus
Con questo confermi quel che dicevo: i palestinesi, in quanto tali, sono vittime; Marwan Barghouti "merita" di essere protetto, i civili israeliani, anche se vittime di un terrorismo fanatico, non lo meritano.
Le organizzazioni di cui parli considerano un loro "dovere" "interporsi" a favore dei civili palestinesi, nonostante non ci sia alcun tentativo di sterminio nei loro confronti; non considerano, invece, un loro "dovere" "interporsi" a favore dei civili israeliani.
Questo non è giustificare il terrorismo dello Hamas?
Se non lo è, ci va molto vicino.
Sull'argomento ho già espresso la mia opinione qui: http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=21406

R.

Roderigo
02-09-02, 17:36
L'estradizione frettolosa dalla Francia di Paolo Persichetti, e quella
minacciata di molti altri rifugiati italiani, ripete uno scenario che di
recente si è già visto troppe volte. Trascorso un tempo sufficientemente
lungo, si approfitta di un quadro storico e sociale completamente mutato
per regolare vecchi conti, confidando che nel frattempo la memoria del
contesto in cui gli eventi si produssero sia svanita.
Nel nostro caso, la speranza è che dopo dieci, quindici, vent'anni
nessuno ricordi quali circostanze indussero i governi francesi a
concedere asilo a persone, allora molto giovani, ricercate dalla
giustizia italiana. Se Mitterrand e i suoi successori lo fecero, non fu
per ostilità verso l'Italia e i suoi governanti. Fu invece perché,
nell'intento di spegnere un movimento di contestazione (solo qualche
volta armato) che aveva coinvolto centinaia di migliaia di individui, i
governi, il sistema politico e la magistratura italiani adottarono
soluzioni normative e giudiziarie dette di "emergenza". Ciò volle dire
sommarietà dei giudizi, uso esteso della delazione, mezzi coercitivi per
strappare le confessioni, pene eccedenti qualsiasi regola di
proporzionalità. Non a caso, simile apparato repressivo (che condusse a
oltre centomila incriminati, quando le frange armate contavano un numero
di militanti molto inferiore) suscitò le proteste di Amnesty
International e di numerosi osservatori stranieri.
Tra questi il governo francese. Che comunque non concesse
automaticamente l'asilo a tutti, ma affidò alla propria magistratura non
"emergenziale" il vaglio delle richieste italiane di estradizione. La
maggior parte furono cassate come frutto di una "giustizia militare".
Nei rari casi in cui il governo francese assunse una decisione in prima
persona, fu per l'enormità delle circostanze. Esemplare proprio la
vicenda di Paolo Persichetti: condannato in appello (dopo che in primo
grado era stato assolto) a ventidue anni di carcere per un fumoso
"concorso morale" in omicidio, quando l'unico pentito che lo accusava
aveva ritrattato.
Ma si dimentica troppo facilmente anche la cornice politica entro la
quale i reati attribuiti ai rifugiati in Francia furono commessi.
L'Italia degli anni Settanta e dei primi anni Ottanta non era affatto un
paese normale. Stragi attuate da neofascisti si rivelarono poi istigate
o coperte dai servizi segreti. Un'associazione riconosciuta con fini
eversivi, la Loggia P2, affiliava militari e uomini di potere. L'intera
classe politica allora al governo doveva, un decennio dopo, confessare
la propria corruzione e dissolversi nell'ignominia. Di fronte a tanta
vergogna, tutto andrebbe ridiscusso, in un ripensamento storico che
l'Italia non osa ancora intraprendere.
Oggi il governo italiano raccoglie non poche schegge delle forze
eversive che furono all'origine vera degli Anni di Piombo: P2,
neofascisti, reduci dei partiti sopraffatti dalle indagini sulla
corruzione. Si professa garantista, ma solo quando sono in gioco gli
interessi materiali dei suoi esponenti o dei suoi protetti. Si compone
di personaggi dalle fedine penali inguardabili.
Noi auspichiamo che il governo francese tenga presente tutto ciò, quando
dall'Italia gli giungono ambigue richieste di estradizione. Che lasci
perdere la stupidaggine della lotta globale a un terrorismo
onnicomprensivo: lui sa, come sappiamo tutti, che le persone da
estradare non hanno nulla a che vedere con Bin Laden o con i delitti
idioti delle sedicenti Brigate rosse, riapparse sulla scena italiana in
un momento di forte tensione sociale. Sia capace, almeno lui, di
riflessione storica.
In Italia è inutile tentare di avviarla: si continuano a confondere
questioni politiche e codice penale. Specie oggi, quando sono al governo
individui che rappresentano una sintesi tra le due cose.

L'extradition hâtive de France de Paolo Persichetti, et celle qui menace
beaucoup d'autres réfugiés italiens, répète un scénario qu'on a déjà vu
trop souvent, et récemment encore. Au bout d'un temps suffisamment long, on
profite d'un cadre historique et social complètement transformé pour
régler de vieux comptes, en comptant sur le fait qu'entre temps, le
souvenir du
contexte dans lequel les événements se sont produit, se sera évanoui.
En l'occurrence, on espère qu'après dix, quinze, vingt ans, personne ne
se souvienne quelles circonstances poussèrent les gouvernements français à
concéder un asile à des personnes, jeunes pour le plus grand nombre,
recherchées par la justice italiennes. Si Mitterrand et ses successeurs
le firent, ce ne fut pas par hostilité envers l'Italie et ses gouvernants.
Mais bien plutôt parce que, dans le but d'éteindre un mouvement de
contestation (une contestation quelquefois, mais quelquefois seulement
armée), à
laquelle participèrent des centaines de milliers d'individus, le système
politique et la magistrature italienne adoptèrent des solutions normatives
et
judiciaires dites " d'urgence ". Cela veut dire : jugements sommaires,
usage étendu
de la délation, moyens coercitifs pour arracher des aveux, peines excédant
toute espèce de proportionnalité. Ce n'est pas par hasard si un tel
appareil répressif (qui conduisit à plus de cent mille inculpations, quand
les
franges armées comptaient un nombre de militants bien inférieurs)
suscita les protestations d'Amnesty International et de nombreux
observateurs
étrangers. Parmi eux, le gouvernement français. Qui, de toute façon,
n'accorda pas automatiquement l'asile à tous, mais confia à sa propre
magistrature non " spéciale " le soin de traiter les demandes italiennes
d'extradition. La plus grande partie furent repoussées comme résultant
d'une " justice militaire ". Dans les rares cas où le gouvernement français
prit une décision en premier, ce fut en raison de l'énormité des
circonstances.
L'affaire de Paolo Persichetti est justement exemplaire : condamné en
appel (après avoir été acquitté en première instance) à vingt-deux ans de
prison pour un fumeux " concours moral " dans un assassinat, alors que
l'unique
repenti qui l'accusait s'était rétracté. Mais on oublie trop facilement
le cadre politique dans lequel les délits attribués aux réfugiés en France
furent commis. L'Italie des années soixante-dix et du début des années
quatre-vingt n'était en rien un pays normal. Des attentats-massacres
exécutés par des néo-fascistes s'avérèrent ensuite inspirés ou couverts
par les services secrets. Une association reconnue comme ayant des buts
subversifs, la Loge P2, comprenait dans ses rangs des militaires et des
hommes de pouvoir. L'entière classe politique alors au pouvoir devait,
une décennie plus tard, avouer sa propre corruption et se dissoudre dans
l'ignominie. Devant tant de hontes, tout devrait être rediscuté.
Aujourd'hui, le gouvernement italien accueille en son sein bon nombre de
rescapés des véritables forces subversives à l'origine véritable des
années de plomb : P2, néofascistes, survivants des partis anéantis par les
enquêtes sur la corruption. Il se prétend attaché aux garanties juridiques,
mais
seulement quand sont en jeu les intérêts matériels de ses membres ou de
ses protégés. Il comprend des personnages aux casiers judiciaires guère
présentables.
Nous souhaitons que le gouvernement français ne perde pas tout cela de
vue quand lui parviennent de l'Italie d'ambiguës demandes d'extradition.
Qu'il laisse tomber l'idiotie d'une lutte contre le terrorisme qui
engloberait
tout et n'importe qui : le gouvernement français sait, comme nous savons
tous, que les personnes qu'on veut lui faire extrader n'ont rien à voir
avec Ben Laden ou avec les attentats des soi-disant Brigades rouges,
réapparues sur la scène italienne dans un moment de forte tension
sociale.
Qu'il soit capable, lui au moins, de réflexion historique.
En Italie, il est inutile de tenter de la lancer : on continue à
confondre questions politiques et code pénal. Surtout aujourd'hui, quand
gouvernent des individus qui sont une synthèse des deux.

Valerio Evangelisti (scrittore)
Serge Quadruppani (traduttore, scrittore)
Wu Ming (scrittori)
Lello Voce (poeta)
Luigi Bernardi (scrittore, editore, publicista)
Carlo Formenti (giornalista,Corriere della Sera)
Giorgio Agamben (filosofo)
Pino Cacucci (scrittore)
Davide Ferrario (regista)
Guido Chiesa (regista)...

Spedire le adesioni a: <eymerich@tin.it>, <serge.quadruppani@free.fr>,
<<roberto.bui@libero.it>

Jan Hus
02-09-02, 23:20
Originally posted by Roderigo
D'Alema, adottando un bambino palestinese nell'aprile scorso, affermò che se non si vive a Gaza non si può comprendere la disperazione dei kamikaze. D'Alema è solidale con il terrorismo?

Sì.

Jan Hus
02-09-02, 23:21
Originally posted by Roderigo
Bene. Reati diversi, responsabilità diverse, pene diverse. E proporzionate.

Io le trovo proporzionate.

Jan Hus
02-09-02, 23:28
Originally posted by Roderigo
Non direi. Lo furono negli anni settanta. Oggi lo sono molto meno e solo in alcuni casi. Non mi pare di aver ascoltato da parte radicale denunce garantiste su S. Giuliano, Diaz, Bolzaneto, nè sui centri di detenzione temporanea per immigrati o per le migliaia di espulsioni e respingimenti, nè per Ocalan ed i prigionieri politici curdi e palestinesi, nè per lo status e le condizioni di detenzione dei talebani, veri o presunti, a Guantanamo.

Il garantismo si eplica nella convinzione che i principi della civiltà giuridica vadano rispettati per tutti, non nella convinzione che i propri compagni di fede ideologica debbano essere "protetti" ad oltranza dalle leggi che valgono per tutti.


Originally posted by Roderigo
E cosa ne è poi del garantismo radicale di fronte agli operai e lavoratori licenziati illegittimamente?

Stiamo parlando di diritto penale, non di diritto del lavoro.

Jan Hus
02-09-02, 23:39
Originally posted by Roderigo
Terroristi cattolici ne esistono in Irlanda. I terroristi baschi erano in origine democristiani. I terroristi fascisti non si sono mai dichiarati tali.

Non è vero.


Originally posted by Roderigo
I loro attentati non erano rivendicati e colpivano in modo indiscriminato con bombe nelle piazze, sui treni, nelle stazioni. Quando si denunciava la matrice nera, tutti i fascisti di qualsiasi tendenza moderata o radicale respingevano l'accusa. Cossiga, da presidente della repubblica, chiese scusa al MSI per aver definito "fascista" la strage di Bologna. E' esistito uno stragismo nero, assai più misterioso, anche nella dinamica delle responsabilità, rispetto al terrorismo rosso.

Mi sembra un comportamento del tutto simmetrico rispetto a quello dei terroristi comunisti.

Non a caso, l'AN sostiene l'impunità per i propri camerati terroristi, così come il PRC per i propri compagni terroristi.


Originally posted by Roderigo
Quali erano i rapporti che esso aveva con l'ambasciata americana negli anni di Nixon, con apparati deviati dello stato e settori di governo? Si può dire perciò, che liberali, repubblicani, socialisti, socialdemocratici, democristiani erano del tutto innocenti in quanto partiti di governo, nei confronti di quel terrorismo? Per ribaltare la tua domanda, ci si potrebbe chiedere, perchè tutti questi partiti avevano propri esponenti (compreso l'MSI) nella loggia P2? E non stiamo parlando di sedicenti appartenenze ideologiche, ma di veri e propri esponenti di partito. Di quei partiti. Ad eccezione del Pci. Per tacere poi, delle connivenze con la criminalità organizzata.

Il tuo è soltanto un minestrone.


Originally posted by Roderigo
Riguardo ai brigatisti rossi, il cui nome richiamava le brigate partigiane e l'idea di concludere una rivoluzione interrotta, penso che il fraintendimento del comunismo e delle sue forme di lotta, avvenga non solo tra gli anticomunisti, ma a volte anche tra chi è o pensa di essere comunista.

A volte?

Paul Atreides
02-09-02, 23:43
Ahahahah

Il buon Quadruppani ha ancora da farsi perdonare "La Banquise", quando, da sinistra, non era insensibile alle sirene "negazioniste". Evidentemente il suo 'ralliement' ha bisogno ancora di completamento:D :D

Cordialità

Jan Hus
02-09-02, 23:43
Originally posted by Roderigo
La penso come il presidente Ciampi: la funzione della pena dev'essere il reinserimento sociale.

Se ha detto che la funzione della pena dev'essere SOLO il reinserimento sociali, non credo che Ciampi dicesse la verità.

agaragar
03-09-02, 04:29
Originally posted by Jan Hus

Chiedetevi piuttosto come mai ci fossero terroristi comunisti o fascisti, e non ci fossero, invece, terroristi liberali, repubblicani, socialisti o cattolici
c'erano i terroristi.
tali terroristi si definivano fascisti o comunisti....
il terrorismo mazziniano dell'800 ,rivolto contro l'impero anticlericale,era oltremodo brutale,cavavano gli occhi dei soldati asburgici

benigni e troisi,nel loro film che parla del medioevo odierno,
per trattare il terrorismo di oggi, lo trasfigurano nella bande armate del savonarola.....
e questo in un film di successo,
chi vuol intendere intenda,
Curcio viene dall'università cattolica,
chi vuol intendere intenda

agaragar
03-09-02, 04:35
Originally posted by Roderigo

Terroristi cattolici ne esistono in Irlanda. I terroristi baschi erano in origine democristiani. I terroristi fascisti non si sono mai dichiarati tali. I loro attentati non erano rivendicati e colpivano in modo indiscriminato con bombe nelle piazze, sui treni, nelle stazioni. Quando si denunciava la matrice nera, tutti i fascisti di qualsiasi tendenza moderata o radicale respingevano l'accusa. Cossiga, da presidente della repubblica, chiese scusa al MSI per aver definito "fascista" la strage di Bologna. E' esistito uno stragismo nero, assai più misterioso, anche nella dinamica delle responsabilità, rispetto al terrorismo rosso. Quali erano i rapporti che esso aveva con l'ambasciata americana negli anni di Nixon, con apparati deviati dello stato e settori di governo? Si può dire perciò, che liberali, repubblicani, socialisti, socialdemocratici, democristiani erano del tutto innocenti in quanto partiti di governo, nei confronti di quel terrorismo?
i terroristi fascisti si dichiaravano tali e agivano come le brigate rosse.
le stragi invece,ovviamente,non sono mai state rivendicate da nessuno.
Un terrorismo simile a quello italiano ebbe origine in america negli anni 60,sotto Johnson, il democristiano d'america.

Roderigo
03-09-02, 16:21
Originally posted by Jan Hus
Il garantismo si eplica nella convinzione che i principi della civiltà giuridica vadano rispettati per tutti, non nella convinzione che i propri compagni di fede ideologica debbano essere "protetti" ad oltranza dalle leggi che valgono per tutti.
Io non difendo ad oltranza nessuno. Ritengo che, solo sulla base di prove certe, nei confronti di reati definiti dalla legislazione ordinaria, vadano commutate pene altrettanto definite dalla legislazione ordinaria, in funzione di un reinserimento sociale. Sono contrario a pene e reati definiti da legislazioni emergenziali. Per tutti. Ti ho chiesto, inutilmente, di citarmi casi di persone, per le quali sosterremmo principi diversi.


Originally posted by Jan Hus
Stiamo parlando di diritto penale, non di diritto del lavoro.
Infatti, prima di questo ho citato numerosi esempi relativi al diritto penale.

R.

Roderigo
03-09-02, 16:28
Originally posted by Jan Hus
Mi sembra un comportamento del tutto simmetrico rispetto a quello dei terroristi comunisti.
Non a caso, l'AN sostiene l'impunità per i propri camerati terroristi, così come il PRC per i propri compagni terroristi.
No, il comportamento dei brigatisti era diverso. Essi, non compivano stragi indiscriminate ed anonime, ma colpivano omicidi contro personaggi simbolo e li rivendicavano. I comunisti non hanno mai negato la matrice brigatista di quegli attentati, nè rivendicato impunità per i loro responsabili, come spiegato poco sopra. Altra cosa è opporsi alle pene inflitte contro reati di opinioni o il cosiddetto "concorso morale".

R.

Roderigo
03-09-02, 16:32
Originally posted by Jan Hus
A volte?
A volte, per esempio quando sceglie di darsi al terrorismo.

R.

Roderigo
03-09-02, 16:33
Originally posted by Jan Hus
Il tuo è soltanto un minestrone.
Puoi trovare qui una esposizione più ordinata e precisa.
http://www.misteriditalia.it/loggiap2/relazione-commissione/

R.

Roderigo
04-09-02, 14:58
Estradizione di Persichetti, Pennac e Chabrol firmano l'appello su «Libération»

di c.b.

La sinistra francese protesta contro l’estradizione di Paolo Persichetti e la possibilità che la stessa sorte tocchi agli altri componenti della colonia di esuli politici italiani in Francia. Il quotidiano «Libération» lancia un appello a cui hanno già aderito grandi nomi della cultura d’oltralpe: due su tutti, lo scrittore Daniel Pennac e il regista Claude Chabrol, oltre all’intero corpo insegnanti dell'Università di Parigi VIII, a Saint-Denis, dove insegnava Persichetti.

«Respingiamo le menzogne delle autorità francesi e italiane che lo presentano come un marginale o un clandestino», ha detto nel suo intervento il direttore del dipartimento politico della facoltà, Daniel Lindenberg. «La decisione di estradarlo rimette in questione una posizione politica e giuridica approvata e confermata da nove governi successivi, e due presidenti della repubblica, è oggi incomprensibile e illegittimo che la Francia rinneghi la parola data», si legge nell'appello.

Già all’indomani del provvedimento che ha riportato in carcere in Italia l’esponente del commando delle Unità comuniste combattenti, condannato a 22 anni di reclusione per l’omicidio del generale Licio Giorgieri nel 1987, si erano moltiplicate a Parigi le manifestazioni, i colloqui, e i comitati di sostegno dei rifugiati italiani in Francia per protestare contro l'estradizione dell'ex brigatista e l'eventualità di nuove procedure contro alcuni di loro, che sono nell'aria.

Ora arriva questo appello che fa da contraltare ad una analoga iniziativa lanciata in Italia da intellettuali e scrittori come Valerio Evangelisti, Serge Quadruppani, Wu Ming e il filosofo Giorgio Agamben e rivolta all’opinione pubblica francese. Il patto non scritto sancito nel 1985 dal presidente francese François Mitterrand, secondo il quale i militanti dell’estrema sinistra che avevano rotto i legami con il terrorismo, potevano vivere in Francia senza temere l’estradizione, ricorda l’appello francese, è ora stato rotto dal governo Raffarin consegnando Persichetti «alla polizia di un paese in cui l’estrema destra è associata al potere».

«La situazione è oltremodo paradossale - sostengono invece i firmatari dell’appello italiano - perché l’Italia di Berlusconi accoglie nel suo seno numerosi superstiti delle vere forze sovversive all’origine degli anni di piombo: dai neofascisti agli esponenti della P2». «E quello che chiediamo – continua l’appello – è solo che il governo francese non perda di vista tutto ciò quando riceve dall’Italia ambigue domande d’estradizione».


l'Unità 3 settembre 2002
http://www.unita.it

Roderigo
04-09-02, 14:58
Estradizione di Persichetti, Pennac e Chabrol firmano l'appello su «Libération»

di c.b.

La sinistra francese protesta contro l’estradizione di Paolo Persichetti e la possibilità che la stessa sorte tocchi agli altri componenti della colonia di esuli politici italiani in Francia. Il quotidiano «Libération» lancia un appello a cui hanno già aderito grandi nomi della cultura d’oltralpe: due su tutti, lo scrittore Daniel Pennac e il regista Claude Chabrol, oltre all’intero corpo insegnanti dell'Università di Parigi VIII, a Saint-Denis, dove insegnava Persichetti.

«Respingiamo le menzogne delle autorità francesi e italiane che lo presentano come un marginale o un clandestino», ha detto nel suo intervento il direttore del dipartimento politico della facoltà, Daniel Lindenberg. «La decisione di estradarlo rimette in questione una posizione politica e giuridica approvata e confermata da nove governi successivi, e due presidenti della repubblica, è oggi incomprensibile e illegittimo che la Francia rinneghi la parola data», si legge nell'appello.

Già all’indomani del provvedimento che ha riportato in carcere in Italia l’esponente del commando delle Unità comuniste combattenti, condannato a 22 anni di reclusione per l’omicidio del generale Licio Giorgieri nel 1987, si erano moltiplicate a Parigi le manifestazioni, i colloqui, e i comitati di sostegno dei rifugiati italiani in Francia per protestare contro l'estradizione dell'ex brigatista e l'eventualità di nuove procedure contro alcuni di loro, che sono nell'aria.

Ora arriva questo appello che fa da contraltare ad una analoga iniziativa lanciata in Italia da intellettuali e scrittori come Valerio Evangelisti, Serge Quadruppani, Wu Ming e il filosofo Giorgio Agamben e rivolta all’opinione pubblica francese. Il patto non scritto sancito nel 1985 dal presidente francese François Mitterrand, secondo il quale i militanti dell’estrema sinistra che avevano rotto i legami con il terrorismo, potevano vivere in Francia senza temere l’estradizione, ricorda l’appello francese, è ora stato rotto dal governo Raffarin consegnando Persichetti «alla polizia di un paese in cui l’estrema destra è associata al potere».

«La situazione è oltremodo paradossale - sostengono invece i firmatari dell’appello italiano - perché l’Italia di Berlusconi accoglie nel suo seno numerosi superstiti delle vere forze sovversive all’origine degli anni di piombo: dai neofascisti agli esponenti della P2». «E quello che chiediamo – continua l’appello – è solo che il governo francese non perda di vista tutto ciò quando riceve dall’Italia ambigue domande d’estradizione».


l'Unità 3 settembre 2002
http://www.unita.it

Roderigo
04-09-02, 15:00
Un appel contre l'extradition des militants italiens
Pétition d'intellectuels et d'artistes après l'affaire Persichetti.

Par Jean-Pierre THIBAUDAT

Les protestations contre l'extradition de l'universitaire Paolo Persichetti et les menaces qui pèsent sur d'autres Italiens réfugiés en France prennent de l'ampleur. Après les enseignants de Paris-VIII (où travaillait Persichetti), c'est tout le milieu intellectuel, artistique et littéraire français qui lance un appel contre l'extradition des anciens militants de l'extrême gauche des années de plomb.

Reniement. «Depuis 1985, par la voix du président de la République François Mitterrand, la France a accepté que les militants révolutionnaires italiens "ayant rompu avec la machine infernale du terrorisme" ne soient pas extradés et puissent vivre sur son sol, écrivent les signataires. Il était ainsi reconnu, implicitement, que l'affrontement social qui avait eu lieu dans les années 70 et 80 en Italie était de nature politique. Ce respect de la parole donnée vient d'être brusquement bafoué par la décision du gouvernement Raffarin d'arrêter le professeur Paolo Persichetti pour le livrer à la police d'un pays où l'extrême droite est associée au pouvoir. Ce premier reniement, indigne d'un pays où naquit la charte des droits de l'homme, risque d'être le prélude à d'autres extraditions. Parmi les personnes visées figure notre ami l'écrivain Cesare Battisti. Comme pour tous ses camarades, nous exigeons qu'il puisse continuer à vivre et à travailler en France.»

De nombreuses personnes ont signé l'appel: des écrivains comme Didier Daeninckx, Jean Vautrin, Daniel Pennac, Thierry Jonquet, Dan Frank, Maurice Rajsfus, Gilles Perrault, des cinéastes comme Claude Chabrol, des éditeurs comme François Guérif ou Joëlle Losfeld, des écrivains-scénaristes comme Tonino Benacquista ou Frédéric Fajardie, des dessinateurs comme Chantal Montellier (1).

D'Italie vient également «un appel à l'opinion publique française», signé par une centaine d'intellectuels italiens. L'appel rappelle quel fut le contexte qui amena des Italiens condamnés à se réfugier dans notre pays. Victimes d'une justice «d'urgence» et d'un «appareil répressif» qui entraînèrent «les protestations d'Amnesty International et de nombreux observateurs étrangers», dont «le gouvernement français».

La situation est d'autant plus paradoxale, soulignent les signataires, que l'Italie de Berlusconi «accueille en son sein bon nombre de rescapés des véritables forces subversives à l'origine des années de plomb : P2, néofascistes, survivants des partis anéantis par les enquêtes sur la corruption». Bref, conclut l'appel, «nous souhaitons que le gouvernement français ne perde pas tout cela de vue quand lui parviennent de l'Italie d'ambiguës demandes d'extradition». Parmi les premiers signataires, les écrivains Valerio Evangelisti, Serge Quadruppani, Wu Ming, le philosophe Giorgio Agamben et le poète Lello Voce .

(1) Pour se joindre à cet appel: mes@club-internet.fr

Liberation mardi 03 septembre 2002
http://www.liberation.fr/page.php?Article=50673

Roderigo
04-09-02, 15:00
Un appel contre l'extradition des militants italiens
Pétition d'intellectuels et d'artistes après l'affaire Persichetti.

Par Jean-Pierre THIBAUDAT

Les protestations contre l'extradition de l'universitaire Paolo Persichetti et les menaces qui pèsent sur d'autres Italiens réfugiés en France prennent de l'ampleur. Après les enseignants de Paris-VIII (où travaillait Persichetti), c'est tout le milieu intellectuel, artistique et littéraire français qui lance un appel contre l'extradition des anciens militants de l'extrême gauche des années de plomb.

Reniement. «Depuis 1985, par la voix du président de la République François Mitterrand, la France a accepté que les militants révolutionnaires italiens "ayant rompu avec la machine infernale du terrorisme" ne soient pas extradés et puissent vivre sur son sol, écrivent les signataires. Il était ainsi reconnu, implicitement, que l'affrontement social qui avait eu lieu dans les années 70 et 80 en Italie était de nature politique. Ce respect de la parole donnée vient d'être brusquement bafoué par la décision du gouvernement Raffarin d'arrêter le professeur Paolo Persichetti pour le livrer à la police d'un pays où l'extrême droite est associée au pouvoir. Ce premier reniement, indigne d'un pays où naquit la charte des droits de l'homme, risque d'être le prélude à d'autres extraditions. Parmi les personnes visées figure notre ami l'écrivain Cesare Battisti. Comme pour tous ses camarades, nous exigeons qu'il puisse continuer à vivre et à travailler en France.»

De nombreuses personnes ont signé l'appel: des écrivains comme Didier Daeninckx, Jean Vautrin, Daniel Pennac, Thierry Jonquet, Dan Frank, Maurice Rajsfus, Gilles Perrault, des cinéastes comme Claude Chabrol, des éditeurs comme François Guérif ou Joëlle Losfeld, des écrivains-scénaristes comme Tonino Benacquista ou Frédéric Fajardie, des dessinateurs comme Chantal Montellier (1).

D'Italie vient également «un appel à l'opinion publique française», signé par une centaine d'intellectuels italiens. L'appel rappelle quel fut le contexte qui amena des Italiens condamnés à se réfugier dans notre pays. Victimes d'une justice «d'urgence» et d'un «appareil répressif» qui entraînèrent «les protestations d'Amnesty International et de nombreux observateurs étrangers», dont «le gouvernement français».

La situation est d'autant plus paradoxale, soulignent les signataires, que l'Italie de Berlusconi «accueille en son sein bon nombre de rescapés des véritables forces subversives à l'origine des années de plomb : P2, néofascistes, survivants des partis anéantis par les enquêtes sur la corruption». Bref, conclut l'appel, «nous souhaitons que le gouvernement français ne perde pas tout cela de vue quand lui parviennent de l'Italie d'ambiguës demandes d'extradition». Parmi les premiers signataires, les écrivains Valerio Evangelisti, Serge Quadruppani, Wu Ming, le philosophe Giorgio Agamben et le poète Lello Voce .

(1) Pour se joindre à cet appel: mes@club-internet.fr

Liberation mardi 03 septembre 2002
http://www.liberation.fr/page.php?Article=50673

Jan Hus
04-09-02, 23:00
Leggendo la notizia di questi appelli, la domanda sorge spontanea.

Sarà anche grazie a "intellos" come questi ed ai loro giornali che Jospin ha perso le elezioni e Chirac le ha vinte?

Jan Hus
04-09-02, 23:00
Leggendo la notizia di questi appelli, la domanda sorge spontanea.

Sarà anche grazie a "intellos" come questi ed ai loro giornali che Jospin ha perso le elezioni e Chirac le ha vinte?

Roderigo
06-09-02, 13:04
"Le Monde" contro l'arresto di Persichetti

In una tribuna intitolata "La Francia, l'Italia e gli anni di piombo", l'autorevole quotidiano "Le Monde" si scaglia contro il brutale arresto di Paolo Persichetti, sottolineando come le declamate estradizioni di altri rifugiati italiani costituirebbe una flagrante violazione dell'impegno preso dalla Francia nel 1998. Impegno meno solenne nella forma di quello assunto dall'ex presidente Mitterand, ma «più concreto nella sostanza». Il quotidiano ricorda come in quella data «il ministro degli interni, in accordo con il premier Jospin concesse a tutti gli ex militanti non in regola, permessi di soggiorno di cinque o dieci anni».
«Riesaminare la situazione degli esuli italiani-prosegue il giornale- e accordare al governo Berlusconi le estradizzioni, significherebbe un marcia indietro rispetto ad un atto giuridico deciso in virtù del potere sovrano dello Stato». La stoccata finale è per il ministro della giustizia Perben, il quale «brandendo la minaccia terroristica a proposito di un uomo integrato e stabilito in Francia da dieci anni, è un atto che si situa sul terreno puramente ideologico».

Liberazione 5 settembre 2002
http://www.liberazione.it

Roderigo
06-09-02, 13:04
"Le Monde" contro l'arresto di Persichetti

In una tribuna intitolata "La Francia, l'Italia e gli anni di piombo", l'autorevole quotidiano "Le Monde" si scaglia contro il brutale arresto di Paolo Persichetti, sottolineando come le declamate estradizioni di altri rifugiati italiani costituirebbe una flagrante violazione dell'impegno preso dalla Francia nel 1998. Impegno meno solenne nella forma di quello assunto dall'ex presidente Mitterand, ma «più concreto nella sostanza». Il quotidiano ricorda come in quella data «il ministro degli interni, in accordo con il premier Jospin concesse a tutti gli ex militanti non in regola, permessi di soggiorno di cinque o dieci anni».
«Riesaminare la situazione degli esuli italiani-prosegue il giornale- e accordare al governo Berlusconi le estradizzioni, significherebbe un marcia indietro rispetto ad un atto giuridico deciso in virtù del potere sovrano dello Stato». La stoccata finale è per il ministro della giustizia Perben, il quale «brandendo la minaccia terroristica a proposito di un uomo integrato e stabilito in Francia da dieci anni, è un atto che si situa sul terreno puramente ideologico».

Liberazione 5 settembre 2002
http://www.liberazione.it

Jan Hus
06-09-02, 21:24
Non mi stupisco più del mediocre livello dei commenti del Monde; comunque, voglio entrare un po' nel merito di quanto riferito da Liberazione.

Dunque, l'arresto di Persichetti sarebbe sbagliato perché contravviene ad un impegno preso da Mitterrand. E' possibile che qualcuno entri nel merito di quell'impegno? Era giusto quell'impegno? Era giusto che la Francia desse ospitalità a persone che erano imputate di concorso in assassini politici? Venir meno ad un impegno ingiusto è più onorevole che mantenervisi coerenti.

Veramentye offensiva, poi, l'argomentazione riguardante il "potere sovrano" della Francia. L'Italia e la Francia non sono forse paesi alleati, entrambi appartenenti all'Unione Europea? Cosa s'intende per "potere sovrano", la libertà di prendere a ceffoni i propri alleati? Una concezione veramente peculiare, che riflette bene la vuota arroganza del modo in cui molti francesi sembrano concepire il ruolo del proprio paese.

Quest'argomentazione suona, poi, veramente ridicola se si prende in considerazione l'intepretazione che si dà del cambiamento di rotta della Francia. A quanto pare, l'arresto di Persichetti sarebbe la contropartita per una maggiore collaborazione dell'Italia nei confronti del terrorismo musulmano. Insomma, i francesi si riempiono tanto la bocca del loro ruolo internazionale; ma, siccome i terroristi, con la loro spocchia, non riescono a prenderli, sono costretti a compromessi umilianti.

Da morire dal ridere.


PS Ricordo a tutti che anche Khomeini era ospite della Francia. :ah

Jan Hus
06-09-02, 21:24
Non mi stupisco più del mediocre livello dei commenti del Monde; comunque, voglio entrare un po' nel merito di quanto riferito da Liberazione.

Dunque, l'arresto di Persichetti sarebbe sbagliato perché contravviene ad un impegno preso da Mitterrand. E' possibile che qualcuno entri nel merito di quell'impegno? Era giusto quell'impegno? Era giusto che la Francia desse ospitalità a persone che erano imputate di concorso in assassini politici? Venir meno ad un impegno ingiusto è più onorevole che mantenervisi coerenti.

Veramentye offensiva, poi, l'argomentazione riguardante il "potere sovrano" della Francia. L'Italia e la Francia non sono forse paesi alleati, entrambi appartenenti all'Unione Europea? Cosa s'intende per "potere sovrano", la libertà di prendere a ceffoni i propri alleati? Una concezione veramente peculiare, che riflette bene la vuota arroganza del modo in cui molti francesi sembrano concepire il ruolo del proprio paese.

Quest'argomentazione suona, poi, veramente ridicola se si prende in considerazione l'intepretazione che si dà del cambiamento di rotta della Francia. A quanto pare, l'arresto di Persichetti sarebbe la contropartita per una maggiore collaborazione dell'Italia nei confronti del terrorismo musulmano. Insomma, i francesi si riempiono tanto la bocca del loro ruolo internazionale; ma, siccome i terroristi, con la loro spocchia, non riescono a prenderli, sono costretti a compromessi umilianti.

Da morire dal ridere.


PS Ricordo a tutti che anche Khomeini era ospite della Francia. :ah

agaragar
06-09-02, 21:31
che hai contro Khomeini?
ha impedito che l'iran si riducesse come l'iraq o l'afghanistan.

agaragar
06-09-02, 21:31
che hai contro Khomeini?
ha impedito che l'iran si riducesse come l'iraq o l'afghanistan.

Paddy Garcia (POL)
09-09-02, 03:48
L'appello: liberare Paolo

H. Moreno, A. Klan, D. Berger, Y. Sintomer, D. Lindenberg, C. Baudimer, E. Varikas e H. Elmas.

Paolo Persichetti è stato estradato sbrigativamente in Italia il 25 agosto scorso. Contrariamente a quanto si è talora indicato non è mai vissuto in clandestinità in Francia. Arrivato nel 1991, ha immediatamente richiesto e ottenuto un permesso di soggiorno. Dal 1992 è regolarmente iscritto come studente all'Università di Parigi VIII, dove ha ultimato una tesi di dottorato in Scienze politiche.
Paolo Persichetti ha inoltre un incarico temporaneo d'insegnamento e ricerca presso l'Università di Parigi VIII, al seguito di una normale procedura di reclutamento scientifico seguita dal rettore di Créteil, in rappresentanza del ministro dell'Educazione nazionale. Durante i suoi anni di formazione alla ricerca, Paolo Persichetti si è sempre distinto per l'eccellenza dei suoi saggi cui molti sono stati pubblicati, nonché per la regolarità e la qualità del suo insegnamento. Sebbene un decreto di estradizione, firmato da Edouard Balladur il 7 febbraio 1996, sia stato emanato a suo carico, da allora tre governi francesi, compreso quello Balladur, hanno scelto di non applicarlo. E' noto che una pratica continua del genere, secondo la giurisprudenza amministrativa francese ed europea, porta all'attribuzione dei diritti de facto agli imputati.

D'altro canto, e soprattutto, al decisione di estradare Paolo Persichetti rimette in causa una posizione politica e giuridica approvata e confermata da nove governi francesi successivi (Mauroy, Fabius, Chirac, Rocard, Cresson, Bérégovoy, Balladur, Juppé, Jospin) e da due presidenti della Repubblica. I termini di questa posizione sono di una chiarezza assoluta: la Francia rifiutava di estradare gli esuli politici italiani dal momento che questi avevano rotto con la lotta armata. François Mitterrand aveva annunciato questo principio nel 1985 sulla base di una constatazione molto semplice: le leggi e le pratiche eccezionali attuate in Italia dal 1976 per combattere il terrorismo (ricorso sistematico ai pentiti, deduzioni logiche dell'accusa non fondate su prove, estensione infinita della nozione di "concorso in banda armata") non garantivano un processo equo agli accusati. Da allora questa situazione giuridica è rimasta inalterata. E' dunque incomprensibile e illegittimo che la francia rinneghi la parola data. Sono gli stessi principi della Repubblica e dello stato di diritto che sono qui violati.

I sottoscritti denunciano con la massima fermezza questa decisione inammissibile sul piano giuridico, politico e umanitario; sostengono l'iniziativa presa presso la Corte Europea dei Diritti dell'uomo: chiedono la liberazione di Paolo Persichetti e al tempo stesso il ripristino della presa di posizione della Francia nei confronti degli esuli politici italiani.


Seguono le firme di quindici professori e studenti delle università di Parigi VIII, di Metz, dell'Istituto M. Bloch di Berlino, tra i quali

Paddy Garcia (POL)
09-09-02, 03:48
L'appello: liberare Paolo

H. Moreno, A. Klan, D. Berger, Y. Sintomer, D. Lindenberg, C. Baudimer, E. Varikas e H. Elmas.

Paolo Persichetti è stato estradato sbrigativamente in Italia il 25 agosto scorso. Contrariamente a quanto si è talora indicato non è mai vissuto in clandestinità in Francia. Arrivato nel 1991, ha immediatamente richiesto e ottenuto un permesso di soggiorno. Dal 1992 è regolarmente iscritto come studente all'Università di Parigi VIII, dove ha ultimato una tesi di dottorato in Scienze politiche.
Paolo Persichetti ha inoltre un incarico temporaneo d'insegnamento e ricerca presso l'Università di Parigi VIII, al seguito di una normale procedura di reclutamento scientifico seguita dal rettore di Créteil, in rappresentanza del ministro dell'Educazione nazionale. Durante i suoi anni di formazione alla ricerca, Paolo Persichetti si è sempre distinto per l'eccellenza dei suoi saggi cui molti sono stati pubblicati, nonché per la regolarità e la qualità del suo insegnamento. Sebbene un decreto di estradizione, firmato da Edouard Balladur il 7 febbraio 1996, sia stato emanato a suo carico, da allora tre governi francesi, compreso quello Balladur, hanno scelto di non applicarlo. E' noto che una pratica continua del genere, secondo la giurisprudenza amministrativa francese ed europea, porta all'attribuzione dei diritti de facto agli imputati.

D'altro canto, e soprattutto, al decisione di estradare Paolo Persichetti rimette in causa una posizione politica e giuridica approvata e confermata da nove governi francesi successivi (Mauroy, Fabius, Chirac, Rocard, Cresson, Bérégovoy, Balladur, Juppé, Jospin) e da due presidenti della Repubblica. I termini di questa posizione sono di una chiarezza assoluta: la Francia rifiutava di estradare gli esuli politici italiani dal momento che questi avevano rotto con la lotta armata. François Mitterrand aveva annunciato questo principio nel 1985 sulla base di una constatazione molto semplice: le leggi e le pratiche eccezionali attuate in Italia dal 1976 per combattere il terrorismo (ricorso sistematico ai pentiti, deduzioni logiche dell'accusa non fondate su prove, estensione infinita della nozione di "concorso in banda armata") non garantivano un processo equo agli accusati. Da allora questa situazione giuridica è rimasta inalterata. E' dunque incomprensibile e illegittimo che la francia rinneghi la parola data. Sono gli stessi principi della Repubblica e dello stato di diritto che sono qui violati.

I sottoscritti denunciano con la massima fermezza questa decisione inammissibile sul piano giuridico, politico e umanitario; sostengono l'iniziativa presa presso la Corte Europea dei Diritti dell'uomo: chiedono la liberazione di Paolo Persichetti e al tempo stesso il ripristino della presa di posizione della Francia nei confronti degli esuli politici italiani.


Seguono le firme di quindici professori e studenti delle università di Parigi VIII, di Metz, dell'Istituto M. Bloch di Berlino, tra i quali

agaragar
09-09-02, 14:00
Originally posted by Paddy Garcia
L'appello: liberare Paolo

2° appello: imprigionare miccichè.....


__________________________
o almeno uno skambio di prigionieri.

agaragar
09-09-02, 14:00
Originally posted by Paddy Garcia
L'appello: liberare Paolo

2° appello: imprigionare miccichè.....


__________________________
o almeno uno skambio di prigionieri.

Jan Hus
09-09-02, 23:06
Originally posted by Paddy Garcia
L'appello: liberare Paolo

Oh, povero Paolo!

:ah

Jan Hus
09-09-02, 23:06
Originally posted by Paddy Garcia
L'appello: liberare Paolo

Oh, povero Paolo!

:ah

Roderigo
10-09-02, 17:10
Il caso Paolo Persichetti e la violazione del "lodo" Mitterand
Un professore universitario da spedire a Guantanamo?

Lucio Manisco

Si moltiplicano in Francia e in Europa, ma non più in Italia, le iniziative, le proteste e gli appelli contro estradizione e per la liberazione di Paolo Persichetti, deportato nel nostro paese "legalmente", ma in circostanze anomale e quanto mai sospette. Un nuovo appello, che pubblichiamo su questa pagina, è stato lanciato da eminenti professori universitari francesi e tedeschi e da un primo gruppo di europarlamentari che si sono impegnati tra l'altro a sostenere l'azione intrapresa dai legali del detenuto presso la Corte Europa dei Diritti dell'Uomo.
L'autorevole quotidiano francese Le Monde è tornato ieri ad occuparsi del caso con un articolo in prima pagina dal titolo "La Francia, l'Italia e gli anni di piombo". L'autore, Nathaniel Herzberg, non contesta certo la legittimità dell'estradizione, ma dopo aver ricordato quegli anni tragici della nostra storia nazionale, dalla "lotta armata" dei brigatisti alla non meno sanguinosa azione della destra eversiva, dalla strategia della tensione alle leggi d'emergenza in buona parte ancora in vigore, impugna come sconcertanti ed inspiegabili le ragioni addotte dalle autorità francesi per ordinare dopo tanti anni l'estradizione del Persichetti.

«Un gesto di solidarietà dei diversi paesi europei nei confronti del terrorismo» - aveva sentenziato il 26 agosto u. s. il ministro della Giustizia Domique Perben: il professore universitario della "Paris VIII" militante di bin Laden da spedire a Guantanamo? Ovvero a conoscenza degli autori degli assassini di D'Antona e Biagi? Non lo sospetta e non lo afferma ormai nessuno. E allora un atto persecutorio fine a se stesso tirato fuori dal cilindro del nostro ministro di Grazia e Giustizia? E in questo caso perché l'acquiescenza delle autorità francesi e la violazione del "lodo" Mitterand, soprattutto se si tiene conto del voltastomaco che sembra avvertire Jacques Chirac ogni qual volta si vede costretto a stringere la mano di Silvio Berlusconi? Le Monde non avanza ipotesi al riguardo, ma la voce che circola a Parigi, come in altre capitali europee, è che la consegna del cittadino italiano rientri inconfessabile in un quid pro quo tra i servizi francesi e quelli nostrani (qualcosa a che fare con il terrorismo corso?), i primi indotti ad assecondare una pagliacciata dei secondi del calibro dell'attentato a San Petronio.

E a proposito di pagliacciate ancora si ride in Europa della "brillante operazione della polizia italiana" che ha portato all'individuazione ed all'arresto di un personaggio che viveva alla luce del sole, insegnava con debita autorizzazione del ministero francese dell'Educazione in un università di Parigi e si muoveva senza occultare la sua identità in questa capitale e in altre città francesi. A Strasburgo, ad esempio, dove venne a trovarci un paio di anni fa insieme ad Oreste Scalzone per acquisire documenti della Commissione parlamentare Europea per le libertà pubbliche che servivano ai suoi studi. Presupponendo erroneamente che noi coltivassimo rapporti con l'allora ministro di Grazia e Giustizia, cercò di sapere da noi quale fosse il suo atteggiamento nei confronti di una possibile amnistia a favore degli ex-brigatisti e di Adriano Sofri (ipotizzammo che l'allora ministro non intendesse pronunziarsi al riguardo).

Lo incontrammo nuovamente e lo invitammo a colazione insieme a Scalzone lo scorso primo maggio a Parigi, in occasione della grande manifestazione popolare contro Le Pen. Gli chiediamo se i venti impetuosi della destra più estrema che soffiavano in Italia e in mezza Europa avessero aumentato il suo senso di insicurezza malgrado il "lodo" Mitterand e la regolarizzazione dei "sans Papiers" decretata nel 1998 dal ministero degli Interni francese con l'assenso di Matignon. Rispose in termini schivi e rassegnati che non aveva la minima intenzione di tornare nella clandestinità oltretutto in quanto era coinvolto a tempo pieno negli studi e nell'insegnamento universitario. Di carattere mite e un po' introverso ebbe un improvviso scatto di nervi quando vennero menzionato gli assassini D'Antona e Biagi: «Sono dei pazzi - commentò sdegnato - solo degli esaltati fuori di senno possono pensare ad azioni del genere dimostratesi fallimentari tanti anni fa in circostanze storiche del tutto diverse».

Non sappiamo a cosa pensi in questi giorni a Rebibbia Paolo Persichetti: probabilmente prova rammarico per le prese di posizioni di un fuoriuscito che ha preso le distanze dal suo caso e da quelli dei suoi compagni di esilio contribuendo così al silenzio stampa di un noto quotidiano di sinistra. Auguriamoci che gli siano di conforto l'appello dei colleghi universitari francesi e degli europarlamentari, l'istanza mossa alla Corte dei diritti dell'uomo, la nozione che non è stato cancellato dalla coscienza civile d'Europa.


Liberazione 7 settembre 2002
http://www.liberazione.it

Roderigo
10-09-02, 17:10
Il caso Paolo Persichetti e la violazione del "lodo" Mitterand
Un professore universitario da spedire a Guantanamo?

Lucio Manisco

Si moltiplicano in Francia e in Europa, ma non più in Italia, le iniziative, le proteste e gli appelli contro estradizione e per la liberazione di Paolo Persichetti, deportato nel nostro paese "legalmente", ma in circostanze anomale e quanto mai sospette. Un nuovo appello, che pubblichiamo su questa pagina, è stato lanciato da eminenti professori universitari francesi e tedeschi e da un primo gruppo di europarlamentari che si sono impegnati tra l'altro a sostenere l'azione intrapresa dai legali del detenuto presso la Corte Europa dei Diritti dell'Uomo.
L'autorevole quotidiano francese Le Monde è tornato ieri ad occuparsi del caso con un articolo in prima pagina dal titolo "La Francia, l'Italia e gli anni di piombo". L'autore, Nathaniel Herzberg, non contesta certo la legittimità dell'estradizione, ma dopo aver ricordato quegli anni tragici della nostra storia nazionale, dalla "lotta armata" dei brigatisti alla non meno sanguinosa azione della destra eversiva, dalla strategia della tensione alle leggi d'emergenza in buona parte ancora in vigore, impugna come sconcertanti ed inspiegabili le ragioni addotte dalle autorità francesi per ordinare dopo tanti anni l'estradizione del Persichetti.

«Un gesto di solidarietà dei diversi paesi europei nei confronti del terrorismo» - aveva sentenziato il 26 agosto u. s. il ministro della Giustizia Domique Perben: il professore universitario della "Paris VIII" militante di bin Laden da spedire a Guantanamo? Ovvero a conoscenza degli autori degli assassini di D'Antona e Biagi? Non lo sospetta e non lo afferma ormai nessuno. E allora un atto persecutorio fine a se stesso tirato fuori dal cilindro del nostro ministro di Grazia e Giustizia? E in questo caso perché l'acquiescenza delle autorità francesi e la violazione del "lodo" Mitterand, soprattutto se si tiene conto del voltastomaco che sembra avvertire Jacques Chirac ogni qual volta si vede costretto a stringere la mano di Silvio Berlusconi? Le Monde non avanza ipotesi al riguardo, ma la voce che circola a Parigi, come in altre capitali europee, è che la consegna del cittadino italiano rientri inconfessabile in un quid pro quo tra i servizi francesi e quelli nostrani (qualcosa a che fare con il terrorismo corso?), i primi indotti ad assecondare una pagliacciata dei secondi del calibro dell'attentato a San Petronio.

E a proposito di pagliacciate ancora si ride in Europa della "brillante operazione della polizia italiana" che ha portato all'individuazione ed all'arresto di un personaggio che viveva alla luce del sole, insegnava con debita autorizzazione del ministero francese dell'Educazione in un università di Parigi e si muoveva senza occultare la sua identità in questa capitale e in altre città francesi. A Strasburgo, ad esempio, dove venne a trovarci un paio di anni fa insieme ad Oreste Scalzone per acquisire documenti della Commissione parlamentare Europea per le libertà pubbliche che servivano ai suoi studi. Presupponendo erroneamente che noi coltivassimo rapporti con l'allora ministro di Grazia e Giustizia, cercò di sapere da noi quale fosse il suo atteggiamento nei confronti di una possibile amnistia a favore degli ex-brigatisti e di Adriano Sofri (ipotizzammo che l'allora ministro non intendesse pronunziarsi al riguardo).

Lo incontrammo nuovamente e lo invitammo a colazione insieme a Scalzone lo scorso primo maggio a Parigi, in occasione della grande manifestazione popolare contro Le Pen. Gli chiediamo se i venti impetuosi della destra più estrema che soffiavano in Italia e in mezza Europa avessero aumentato il suo senso di insicurezza malgrado il "lodo" Mitterand e la regolarizzazione dei "sans Papiers" decretata nel 1998 dal ministero degli Interni francese con l'assenso di Matignon. Rispose in termini schivi e rassegnati che non aveva la minima intenzione di tornare nella clandestinità oltretutto in quanto era coinvolto a tempo pieno negli studi e nell'insegnamento universitario. Di carattere mite e un po' introverso ebbe un improvviso scatto di nervi quando vennero menzionato gli assassini D'Antona e Biagi: «Sono dei pazzi - commentò sdegnato - solo degli esaltati fuori di senno possono pensare ad azioni del genere dimostratesi fallimentari tanti anni fa in circostanze storiche del tutto diverse».

Non sappiamo a cosa pensi in questi giorni a Rebibbia Paolo Persichetti: probabilmente prova rammarico per le prese di posizioni di un fuoriuscito che ha preso le distanze dal suo caso e da quelli dei suoi compagni di esilio contribuendo così al silenzio stampa di un noto quotidiano di sinistra. Auguriamoci che gli siano di conforto l'appello dei colleghi universitari francesi e degli europarlamentari, l'istanza mossa alla Corte dei diritti dell'uomo, la nozione che non è stato cancellato dalla coscienza civile d'Europa.


Liberazione 7 settembre 2002
http://www.liberazione.it

Jan Hus
10-09-02, 22:58
:ronf

Jan Hus
10-09-02, 22:58
:ronf

Roderigo
11-09-02, 15:13
Originally posted by Jan Hus
:ronf
E' certo ... vai sempre a dormire all'alba .... :D

R.

Roderigo
11-09-02, 15:13
Originally posted by Jan Hus
:ronf
E' certo ... vai sempre a dormire all'alba .... :D

R.

Roderigo
11-09-02, 15:15
Originally posted by Jan Hus
Dunque, l'arresto di Persichetti sarebbe sbagliato perché contravviene ad un impegno preso da Mitterrand. E' possibile che qualcuno entri nel merito di quell'impegno? Era giusto quell'impegno? Era giusto che la Francia desse ospitalità a persone che erano imputate di concorso in assassini politici? Venir meno ad un impegno ingiusto è più onorevole che mantenervisi coerenti.
Sicuro che si può, partendo dalle motivazioni di quell'impegno, riassunte nell'ultimo appello "liberare Paolo", postato da Paddy Garcia.
"François Mitterrand aveva annunciato questo principio nel 1985 sulla base di una constatazione molto semplice: le leggi e le pratiche eccezionali attuate in Italia dal 1976 per combattere il terrorismo (ricorso sistematico ai pentiti, deduzioni logiche dell'accusa non fondate su prove, estensione infinita della nozione di "concorso in banda armata") non garantivano un processo equo agli accusati. Da allora questa situazione giuridica è rimasta inalterata. E' dunque incomprensibile e illegittimo che la francia rinneghi la parola data. Sono gli stessi principi della Repubblica e dello stato di diritto che sono qui violati."

R.

Roderigo
11-09-02, 15:15
Originally posted by Jan Hus
Dunque, l'arresto di Persichetti sarebbe sbagliato perché contravviene ad un impegno preso da Mitterrand. E' possibile che qualcuno entri nel merito di quell'impegno? Era giusto quell'impegno? Era giusto che la Francia desse ospitalità a persone che erano imputate di concorso in assassini politici? Venir meno ad un impegno ingiusto è più onorevole che mantenervisi coerenti.
Sicuro che si può, partendo dalle motivazioni di quell'impegno, riassunte nell'ultimo appello "liberare Paolo", postato da Paddy Garcia.
"François Mitterrand aveva annunciato questo principio nel 1985 sulla base di una constatazione molto semplice: le leggi e le pratiche eccezionali attuate in Italia dal 1976 per combattere il terrorismo (ricorso sistematico ai pentiti, deduzioni logiche dell'accusa non fondate su prove, estensione infinita della nozione di "concorso in banda armata") non garantivano un processo equo agli accusati. Da allora questa situazione giuridica è rimasta inalterata. E' dunque incomprensibile e illegittimo che la francia rinneghi la parola data. Sono gli stessi principi della Repubblica e dello stato di diritto che sono qui violati."

R.

Paddy Garcia (POL)
11-09-02, 16:22
Terrorismo, Italia e Francia siglano accordo su fuoriusciti
Parigi, 16:18


Per gli ex terroristi italiani che si sono rifugiati in Francia per fatti commessi prima del 1982 non ci sarà estradizione, salvo casi definiti "di gravità eccezionale". Francia e Italia, infatti, hanno raggiunto un accordo sull'argomento.

Il ministro della Giustizia francese Dominique Perben ha annunciato l'accordo dopo un incontro a Parigi con il suo collega italiano Roberto Castelli.

Secondo Perben "per i fatti precedenti al 1982 quel che è potuto accadere è ormai accaduto", a meno che non si tratti di casi gravissimi. Per i fatti successivi invece, si farà un esame "caso per caso". (red)

Paddy Garcia (POL)
11-09-02, 16:22
Terrorismo, Italia e Francia siglano accordo su fuoriusciti
Parigi, 16:18


Per gli ex terroristi italiani che si sono rifugiati in Francia per fatti commessi prima del 1982 non ci sarà estradizione, salvo casi definiti "di gravità eccezionale". Francia e Italia, infatti, hanno raggiunto un accordo sull'argomento.

Il ministro della Giustizia francese Dominique Perben ha annunciato l'accordo dopo un incontro a Parigi con il suo collega italiano Roberto Castelli.

Secondo Perben "per i fatti precedenti al 1982 quel che è potuto accadere è ormai accaduto", a meno che non si tratti di casi gravissimi. Per i fatti successivi invece, si farà un esame "caso per caso". (red)

Jan Hus
12-09-02, 01:09
Originally posted by Roderigo
"François Mitterrand aveva annunciato questo principio nel 1985 sulla base di una constatazione molto semplice: le leggi e le pratiche eccezionali attuate in Italia dal 1976 per combattere il terrorismo (ricorso sistematico ai pentiti, deduzioni logiche dell'accusa non fondate su prove, estensione infinita della nozione di "concorso in banda armata") non garantivano un processo equo agli accusati. Da allora questa situazione giuridica è rimasta inalterata. E' dunque incomprensibile e illegittimo che la francia rinneghi la parola data. Sono gli stessi principi della Repubblica e dello stato di diritto che sono qui violati."

Così, in Italia sarebbe stato impossibile essere "processati equamente" a causa delle leggi antiterroristiche.

In altre parole: "legittima suspicione".

:ah

Jan Hus
12-09-02, 01:09
Originally posted by Roderigo
"François Mitterrand aveva annunciato questo principio nel 1985 sulla base di una constatazione molto semplice: le leggi e le pratiche eccezionali attuate in Italia dal 1976 per combattere il terrorismo (ricorso sistematico ai pentiti, deduzioni logiche dell'accusa non fondate su prove, estensione infinita della nozione di "concorso in banda armata") non garantivano un processo equo agli accusati. Da allora questa situazione giuridica è rimasta inalterata. E' dunque incomprensibile e illegittimo che la francia rinneghi la parola data. Sono gli stessi principi della Repubblica e dello stato di diritto che sono qui violati."

Così, in Italia sarebbe stato impossibile essere "processati equamente" a causa delle leggi antiterroristiche.

In altre parole: "legittima suspicione".

:ah

Roderigo
12-09-02, 16:53
Originally posted by Jan Hus
Così, in Italia sarebbe stato impossibile essere "processati equamente" a causa delle leggi antiterroristiche.
... a causa di leggi "antiterroristiche" le quali permettevano la condanna, non sulla base di prove certe, ma mediante il ricorso sistematico ai pentiti, deduzioni logiche dell'accusa non fondate su prove (quindi induzioni), estensione infinita della nozione di "concorso in banda armata.

R.

Roderigo
12-09-02, 16:53
Originally posted by Jan Hus
Così, in Italia sarebbe stato impossibile essere "processati equamente" a causa delle leggi antiterroristiche.
... a causa di leggi "antiterroristiche" le quali permettevano la condanna, non sulla base di prove certe, ma mediante il ricorso sistematico ai pentiti, deduzioni logiche dell'accusa non fondate su prove (quindi induzioni), estensione infinita della nozione di "concorso in banda armata.

R.

Roderigo
12-09-02, 16:58
L´EX LEADER DI AUTONOMIA OPERAIA CONDANNATO A NOVE ANNI PER ASSOCIAZIONE SOVVERSIVA
Appello di Scalzone a Chirac «Chieda l´indulto per tutti»
«La Francia non può risolvere la nostra situazione caso per caso» «Sono pronto comunque a consegnarmi in un carcere italiano»

corrispondente da PARIGI

PRONTO a consegnarsi? Sì, più o meno. Oreste Scalzone è rimasto quello di un tempo. Arriva sotto la sede del ministero della Giustizia sul motorino di un amico. Mastica parole come se fosse da trent'anni al centro di un'assemblea infinita, affetta pensieri che si inseguono l'uno dentro l'altro, frasi che si incastrano in parentesi interminabili, immagini e metafore che si sciolgono in una lingua che alla fine prende il colore della tristezza, quando gli spieghiamo che i ministri hanno deciso di decidere «caso per caso» i fatti di «eccezionale gravità» dei rifugiati italiani. E dopo quasi due ore di chiacchiere, chiude con una confessione desolata: «Sono stanco».

Scalzone, si vuole consegnare davvero?
«Io sono qui dal 1981. Sono condannato a nove anni e mezzo per associazione sovversiva. Un reato associativo, non sono mai stato condannato per un "fatto di sangue". Forse, sono anche vicino all prescrizione, ma non è questo il discorso».

Qual è il discorso?
«E' che io qui li ho accolti tutti. Paolo Persichetti, che è stato arrestato ed estradato il 25 agosto, aveva la residenza a casa mia. E quando sono arrivati gli altri, a tutti ho fatto lo stesso discorso: basta clandestinità, scommettiamo sulla Francia, mettiamoci alla luce del sole. E così è stato: tutti si sono rifatti una vita, tutti sono a posto, tutti hanno rispettato le leggi, c'è chi ha un ristorante, chi insegna».

C'è stata una specie di patto tra voi e la Francia. Ma ora il ministro della Giustizia francese Dominique Perben ha dichiarato che la dottrina Mitterrand è esaurita, anzi che non è mai stata una dottrina con valore giuridico. Che ne dice?
«Devo ammettere... Però il fatto è che Persichetti è stato estradato e dal quel momento in poi io mi sento a disagio, non sto bene nei panni di uno che resta qui per la grazia capricciosa del sovrano. E' una condizione odiosa».

Ma lei è sempre stato contrario all'idea di consegnarsi.
«Certo, non volevo fare qualcosa che sembrasse un "allegement", un favore alla giustizia italiana».

Si sente responsabile dei «rifugiati»? Il loro capo?
«No. Io faccio un ragionamento politico. Il governo francese considera chiusa la stagione della dottrina Mitterrand? Ne ha il diritto. Ma io credo che quella storia si sarebbe comunque chiusa nel 2004, quando entrerà in vigore il mandato d'arresto e lo spazio giuridico europeo. A quell'epoca noi saremmo comunque stati un'anomalia in Francia e in Europa. E allora, se posso, vorrei provare a rivolgermi al presidente Chirac».

Per dire?
«Risolva il problema affrontandolo per intero. Faccia un passo verso l'Italia e non pensi di affrontare la questione caso per caso. Anche perché non saremo inerti, facciamo casino. E se la mia parola e la mia protesta conta poco, come s'è visto con Persichetti, gli intellettuali francesi si muovono, i giornali scrivono, le riviste riflettono».

E allora cosa dovrebbe fare Chirac?
«Fare un passo verso l'Italia perché l'intera questione venga risolta, magari tirando fuori dal cassetto quel progetto di indulto che prevedeva il dimezzamento della pena per riequilibrare gli eccessi dell'emergenza degli anni 70».

Insomma, una soluzione collettiva?
«Sì, ma voglio aggiungere che, quando era in vigore la cosiddetta dottrina Mitterrand, nessuno mai pensato che la Francia sopportasse una situazione di illegalità né che fosse essa stessa nell'illegalità. E in più nessuno dei rifugiati italiani ha mai causato allarme sociale. Nemmeno i giornali di destra, nemmeno Le Pen ha mai protestato per la nostra presenza».

E cosa significa questo?
«Che la Francia non ha nessun obbligo di andare oltre il caso Persichetti».

E quindi qual è la sua proposta al presidente francese?
«Io, anarco comunista, pur ritenendomi un nemico del suo ordine, voglio dire a Chirac che prima di rimandare giù chiunque, prima di affrontate il cosiddetto "caso per caso", il giorno che malauguratamente dovesse capitare, tenga presente che qui c'è un certo Scalzone che tutti conoscono, il più scapestrato di tutti».

Vuol fare il capro espiatorio?
«No, assolutamente. Ma dopo l'estradizione di Persichetti, mi sento sconfitto nella mia micropolitica che consisteva nel considerarci "tous et chacun", tutti e ciascuno. Oggi mi considero un sopravvissuto, provvisoriamente qui...».

Provvisoriamente vuol dire che è pronto a partire?
«Confermo la mia disponibilità a presentarmi in un carcere italiano».

Come?
«Per usare una vecchia battuta, solo e senza armi».


La Stampa 12 settembre 2002

Roderigo
12-09-02, 16:58
L´EX LEADER DI AUTONOMIA OPERAIA CONDANNATO A NOVE ANNI PER ASSOCIAZIONE SOVVERSIVA
Appello di Scalzone a Chirac «Chieda l´indulto per tutti»
«La Francia non può risolvere la nostra situazione caso per caso» «Sono pronto comunque a consegnarmi in un carcere italiano»

corrispondente da PARIGI

PRONTO a consegnarsi? Sì, più o meno. Oreste Scalzone è rimasto quello di un tempo. Arriva sotto la sede del ministero della Giustizia sul motorino di un amico. Mastica parole come se fosse da trent'anni al centro di un'assemblea infinita, affetta pensieri che si inseguono l'uno dentro l'altro, frasi che si incastrano in parentesi interminabili, immagini e metafore che si sciolgono in una lingua che alla fine prende il colore della tristezza, quando gli spieghiamo che i ministri hanno deciso di decidere «caso per caso» i fatti di «eccezionale gravità» dei rifugiati italiani. E dopo quasi due ore di chiacchiere, chiude con una confessione desolata: «Sono stanco».

Scalzone, si vuole consegnare davvero?
«Io sono qui dal 1981. Sono condannato a nove anni e mezzo per associazione sovversiva. Un reato associativo, non sono mai stato condannato per un "fatto di sangue". Forse, sono anche vicino all prescrizione, ma non è questo il discorso».

Qual è il discorso?
«E' che io qui li ho accolti tutti. Paolo Persichetti, che è stato arrestato ed estradato il 25 agosto, aveva la residenza a casa mia. E quando sono arrivati gli altri, a tutti ho fatto lo stesso discorso: basta clandestinità, scommettiamo sulla Francia, mettiamoci alla luce del sole. E così è stato: tutti si sono rifatti una vita, tutti sono a posto, tutti hanno rispettato le leggi, c'è chi ha un ristorante, chi insegna».

C'è stata una specie di patto tra voi e la Francia. Ma ora il ministro della Giustizia francese Dominique Perben ha dichiarato che la dottrina Mitterrand è esaurita, anzi che non è mai stata una dottrina con valore giuridico. Che ne dice?
«Devo ammettere... Però il fatto è che Persichetti è stato estradato e dal quel momento in poi io mi sento a disagio, non sto bene nei panni di uno che resta qui per la grazia capricciosa del sovrano. E' una condizione odiosa».

Ma lei è sempre stato contrario all'idea di consegnarsi.
«Certo, non volevo fare qualcosa che sembrasse un "allegement", un favore alla giustizia italiana».

Si sente responsabile dei «rifugiati»? Il loro capo?
«No. Io faccio un ragionamento politico. Il governo francese considera chiusa la stagione della dottrina Mitterrand? Ne ha il diritto. Ma io credo che quella storia si sarebbe comunque chiusa nel 2004, quando entrerà in vigore il mandato d'arresto e lo spazio giuridico europeo. A quell'epoca noi saremmo comunque stati un'anomalia in Francia e in Europa. E allora, se posso, vorrei provare a rivolgermi al presidente Chirac».

Per dire?
«Risolva il problema affrontandolo per intero. Faccia un passo verso l'Italia e non pensi di affrontare la questione caso per caso. Anche perché non saremo inerti, facciamo casino. E se la mia parola e la mia protesta conta poco, come s'è visto con Persichetti, gli intellettuali francesi si muovono, i giornali scrivono, le riviste riflettono».

E allora cosa dovrebbe fare Chirac?
«Fare un passo verso l'Italia perché l'intera questione venga risolta, magari tirando fuori dal cassetto quel progetto di indulto che prevedeva il dimezzamento della pena per riequilibrare gli eccessi dell'emergenza degli anni 70».

Insomma, una soluzione collettiva?
«Sì, ma voglio aggiungere che, quando era in vigore la cosiddetta dottrina Mitterrand, nessuno mai pensato che la Francia sopportasse una situazione di illegalità né che fosse essa stessa nell'illegalità. E in più nessuno dei rifugiati italiani ha mai causato allarme sociale. Nemmeno i giornali di destra, nemmeno Le Pen ha mai protestato per la nostra presenza».

E cosa significa questo?
«Che la Francia non ha nessun obbligo di andare oltre il caso Persichetti».

E quindi qual è la sua proposta al presidente francese?
«Io, anarco comunista, pur ritenendomi un nemico del suo ordine, voglio dire a Chirac che prima di rimandare giù chiunque, prima di affrontate il cosiddetto "caso per caso", il giorno che malauguratamente dovesse capitare, tenga presente che qui c'è un certo Scalzone che tutti conoscono, il più scapestrato di tutti».

Vuol fare il capro espiatorio?
«No, assolutamente. Ma dopo l'estradizione di Persichetti, mi sento sconfitto nella mia micropolitica che consisteva nel considerarci "tous et chacun", tutti e ciascuno. Oggi mi considero un sopravvissuto, provvisoriamente qui...».

Provvisoriamente vuol dire che è pronto a partire?
«Confermo la mia disponibilità a presentarmi in un carcere italiano».

Come?
«Per usare una vecchia battuta, solo e senza armi».


La Stampa 12 settembre 2002

Jan Hus
12-09-02, 23:03
Ho letto anch'io l'intervista a (Ma)Scalzone.

La cosa più ridicola è questa sciarada del "consegnarsi o non consegnarsi". Non è che ci voglia tanto.

Le leggi "emergenziali" erano talmente inique che Piperno, tornato in Italia, è stato prosciolto.

PS Sui pentiti, ho notato che è un vecchio sassolino nella scarpa per voi comunisti. Avete sempre condannato il ricorso ai delatori con toni moraleggianti. Io invece penso che lo stato abbia fatto bene a ricorrere ai delatori, e che sia meglio essere delatori che terroristi.

Jan Hus
12-09-02, 23:03
Ho letto anch'io l'intervista a (Ma)Scalzone.

La cosa più ridicola è questa sciarada del "consegnarsi o non consegnarsi". Non è che ci voglia tanto.

Le leggi "emergenziali" erano talmente inique che Piperno, tornato in Italia, è stato prosciolto.

PS Sui pentiti, ho notato che è un vecchio sassolino nella scarpa per voi comunisti. Avete sempre condannato il ricorso ai delatori con toni moraleggianti. Io invece penso che lo stato abbia fatto bene a ricorrere ai delatori, e che sia meglio essere delatori che terroristi.

Roderigo
13-09-02, 13:21
Originally posted by Jan Hus
PS Sui pentiti, ho notato che è un vecchio sassolino nella scarpa per voi comunisti. Avete sempre condannato il ricorso ai delatori con toni moraleggianti. Io invece penso che lo stato abbia fatto bene a ricorrere ai delatori, e che sia meglio essere delatori che terroristi.
Fosse vero!
I comunisti distribuirono questionari nelle fabbriche, chiedendo agli operai di compilarli, per denunciare eventuali sospetti terroristi, tra i compagni di lavoro. Una vergogna!

R.

Roderigo
13-09-02, 13:23
Parigi cancella la dottrina Mitterand

Daniele Zaccaria

Il ministro della giustizia Roberto Castelli ha incontrato ieri a Parigi il suo omologo Dominique Perben per discutere sull'estradizione dei rifugiati politici italiani in Francia. E alla fine, dopo un lungo colloquio nei locali del ministero di Place Vendome si è raggiunto un accordo. Non si tratta di un testo definitivo ma di «una piattaforma tecnica su cui lavorare», precisano i due ministri. Sostanzialmente Perben conferma quello che era emerso dalla disinvolta cattura, lo scorso agosto, di Paolo Persichetti: il paese dei Diritti dell'uomo ha cambiato posizione sui criteri per assegnare l'asilo politico: «Vogliamo mostrare la nostra solidarietà agli altri paesi europei nella lotta contro il terrorismo» si è compiaciuto il guardasigilli transalpino. L'operazione mediatica dell'arresto, oltre le Alpi sta suscitando un fiume di polemiche, con ripetuti appelli di intellettuali che accusano il proprio paese di aver tradito l'impegno dell'asilo e chiedono a gran voce la scarcerazione di Persichetti. «Il ministro Castelli potrebbe utilizzare il suo tempo molto meglio-commenta il senatore prc Giovanni Russo Spena- mentre nel nostro paese vi è una pacifica protesta dei detenuti, lui se ne va a Parigi a trattare il numero di fuoriusciti da estradare. Un comportamento velenoso e propagndistico. Si riprendano piuttosto i progetti di legge per l'indulto approvati nel 97 dalla Commissione giustizia della Camera». Da parte sua Castelli va avanti senza stati d'animo e ringrazia l'esecutivo Raffarin per l'attenzione che sta consacrando ai dossier degli esuli.
Eppure, malgrado i toni sopra le righe, l'Italia non ottiene certo carta bianca per realizzare le sospirate estradizioni di massa.

Durante la conferenza stampa i due ministri hanno illustrato i termini dell'accordo, che prevede una divisione di responsabilità a seconda dell'anno di arrivo in Francia. Per gli esuli fino al 1982, varrà ancora la dottrina Mitterand, che prevede un automatico diritto d'asilo per le persone accusate di reati politici. «Salvo i casi di eccezionale gravità», sottolinea però Castelli, aggiungendo un'ombra di arbitrarietà al provvedimento: la vaghezza del riferimento all' "eccezionale gravità", preoccupa infatti gli avvocati De Felice e Terrel, che invocano «maggiore chiarezza». Coloro che sono giunti sulle rive della Senna tra il 1983 e il 1993 saranno giudicati individualmente, «esamineremo scrupolosamente ogni caso», precisa Perben. Dal 93 in poi l'estradizione sarà invece concessa quasi automaticamente. Castelli afferma di «non aver presentato alcuna lista di nomi al governo francese», provando a smentire le voci insistenti secondo cui via Arenula aveva già pronte le prime richieste di cattura. Quel che è certo è che il governo Berlusconi non potrà realizzare con la sperata facilità il "tutti dentro" che va proclamando da settimane. E per quanto il caso sia ancora aperto, «Castelli ha preso uno schiaffo dai colleghi francesi», ha commentato soddisfatto il verde Paolo Cento. Anche l'ex leader di Potere Operaio Oreste Scalzone, si dice soddisfatto del coloquio di ieri: «Provo un enorme senso di sollievo al pensiero che non saranno estradate molte persone che vivono in Francia dignitosamente e nella legalità».

Liberazione 12 settembre 2002
http://www.liberazione.it

Jan Hus
13-09-02, 21:23
Originally posted by Roderigo
I comunisti distribuirono questionari nelle fabbriche, chiedendo agli operai di compilarli, per denunciare eventuali sospetti terroristi, tra i compagni di lavoro. Una vergogna!

Questo solo in un secondo momento, lo sai bene.

In un primo tempo ci furono anche vaste sacche di simpatia.

La svolta avvenne con il caso Rossa.

agaragar
13-09-02, 21:58
Originally posted by Roderigo

I comunisti distribuirono questionari nelle fabbriche, chiedendo agli operai di compilarli, per denunciare eventuali sospetti terroristi, tra i compagni di lavoro. Una vergogna!

...per mascherare la loro complicità con le br insieme ad andreotti...Una vergogna!

Roderigo
13-09-02, 22:39
Originally posted by Jan Hus
Questo solo in un secondo momento, lo sai bene.
In un primo tempo ci furono anche vaste sacche di simpatia.
La svolta avvenne con il caso Rossa.
Guido Rossa fu ucciso nel 1980. L'iniziativa dei questionari è precedente. Così come è precedente il sostegno all'emergenzialismo. Per tacere poi di come il Pci si comportò nei confronti dell'Autonomia e del movimento del '77. Altro che "sacche di simpatia". Un sacco di botte.
Piuttosto, a segnare una reale svolta nella lotta alle Br da parte dello stato fu il rapimento del generale Dozier, nel 1981. A quel punto furono davvero sgominate.

R.

Roderigo
13-09-02, 22:41
Originally posted by agaragar
...per mascherare la loro complicità con le br insieme ad andreotti...Una vergogna!
Mi sa che gdr ha trovato un altro ... "genio dadaista".

R.

agaragar
13-09-02, 23:01
non è un mistero che le br facevano fuori chi non era d'accordo con l'asse andreotti-pci, politici e giornalisti,
per preparare la repubblica di berlusconi e d'alema...(con moretti).

Roderigo
13-09-02, 23:09
Originally posted by agaragar
non è un mistero che le br facevano fuori chi non era d'accordo con l'asse andreotti-pci, politici e giornalisti,
per preparare la repubblica di berlusconi e d'alema...(con moretti).
Forse, come "genio dadaista" sei sottovalutato.

R.

agaragar
13-09-02, 23:24
si si, fai i girotondi va............

Jan Hus
14-09-02, 02:17
Originally posted by Roderigo
Guido Rossa fu ucciso nel 1980. L'iniziativa dei questionari è precedente. Così come è precedente il sostegno all'emergenzialismo. Per tacere poi di come il Pci si comportò nei confronti dell'Autonomia e del movimento del '77. Altro che "sacche di simpatia". Un sacco di botte.

Bravo.

E prima del 1977? Per esempio, ai tempi del sequestro Sossi (1974)?

Roderigo
14-09-02, 22:57
Originally posted by Jan Hus
E prima del 1977? Per esempio, ai tempi del sequestro Sossi (1974)?
Ai tempi del sequestro Sossi - che fu la prima impresa di rilievo delle Br, proprio durante la campagna referendaria sul divorzio - l'opinione pubblica comunista, soprattutto il Pci, ma anche parte di quella moderata, riteneva che i brigatisti fossero "ambigui", cioè svolgessero di fatto una funzione stabilizzante, favorevole al sistema di potere democristiano, come parte della strategia della tensione.

Il sequestro riscosse invece certamente simpatie negli ambienti della nuova sinistra, i cui cortei gridavano "Sossi fascista, sei il primo della lista", poichè era un magistrato vicino al Msi, particolarmente ostile verso la "violenza di sinistra".

R.

agaragar
15-09-02, 02:18
Originally posted by Roderigo

Guido Rossa fu ucciso nel 1980. L'iniziativa dei questionari è precedente. Così come è precedente il sostegno all'emergenzialismo. Per tacere poi di come il Pci si comportò nei confronti dell'Autonomia e del movimento del '77. Altro che "sacche di simpatia". Un sacco di botte.
Piuttosto, a segnare una reale svolta nella lotta alle Br da parte dello stato fu il rapimento del generale Dozier, nel 1981. A quel punto furono davvero sgominate.

Tanto sgominate che esistono ancora oggi....
quindi gli usa distrussero le br?
ma se le hanno inventate loro!
Cominciarono coll'inventarsi fidel castro,
poi negli anni 60 ebbero un falso terrorismo interno(i c.d. Weatherman)naturalmente manovrato dallo stato,
poi insegnarono agli italiani come fare.

i caporioni dell'autonomia operaia erano tutti agenti del ministero dell'interno, via PCI..............

yurj
02-10-02, 11:19
Venticinque anni fa l'assassinio per mano dei fascisti

Walter Rossi, quante volte ti hanno ucciso!

Luciano Doddoli

Non sappiamo se qualcuno dei dirigenti attuali di Alleanza Nazionale fosse mischiato, quella sera del 30 settembre 1977, ai fascisti che uccisero a Roma, in viale delle Medaglie d'oro il compagno di Lotta Continua Walter Rossi: era pur sempre un modo per far carriera in quel tipo di partito, come nel 1922. Tantomeno immaginiamo che un qualche "camerata", mettiamo, mangiato occasionalmente da un certo rimorso, si fosse poi unito a noi: la folla immensa di compagni e semplici cittadini che partecipò ai funerali di Walter, in quella piazza San Giovanni che da sempre ha ospitato il dolore e la lotta, la gioia e i propositi di milioni di democratici.

Da troppo poco tempo (non certo da venticinque anni) l'on. Fini si impegna in corsi accelerati per diventare un giorno "primo ministro". E i suoi ripensamenti, le richieste di scusa agli ebrei per le leggi razziali e per l'Olocausto, risalgono appena a qualche settimana fa. Di questo passo, Fini sarà accettato prima o poi in questa Israele.

In realtà non sappiamo nulla, o quasi, pur essendo coscienti di tutto. Apprendemmo a suo tempo dal Gip del Tribunale dei Minori, Maria Teresa Spagnoletti, che l'omicida non era stato Cristiano Fioravanti, l'ex terrorista nero poi pentito: Fioravanti, sospettato, fu assolto ancora prima che fosse celebrato il processo, contro il parere del pm Massimo Floquet che voleva fosse rinviato a giudizio «per concorso in omicidio volontario aggravato». Non sappiamo nemmeno perché il giudice non ammise l'acquisizione della cassetta vhs con le dichiarazioni di Valerio Fioravanti che durante il processo per la strage di Bologna accusò il fratellino Cristiano di essere stato tra gli sparatori di Viale delle Medaglie d'Oro.

La "parte offesa", cioè Franco Rossi, padre di Walter Rossi e tutti noi, comunisti e antifascisti in genere, non ebbe alcuna possibilità di intervenire nel processo, ma attraverso l'avv. Sodani furono prodotte prove e memorie ulteriori che avrebbero contribuito a fare chiarezza. Insomma, ogni giorno che passa, Walter viene come riucciso, ininterrottamente. Come si può riuccidere in eterno un giovane che magari aveva venti anni (Walter, tanti ne aveva) ogni volta che ci si rifiuta di fare giustizia. Come si può riuccidere a Ponte Garibaldi Giorgiana Masi. E poi Valerio Verbano e i morti della Resistenza. Ci sono mani che apponendo firme sotto i decreti di archiviazione o di «dimenticanza», non cessano di premere quei grilletti.

Allora? Possibile non ci resti altro che la rievocazione e la memoria? Possibile che si debba scrivere "io c'ero", per rassicurare i tanti giovani d'oggi (quelli che ancora si tengono lontano dal Movimento) che è vero, quei fatti sono realmente accaduti. Anzi: accadono.

Sullo sfondo dell'assassinio di Walter, la storia di una famiglia. Il bisnonno di Walter ucciso dagli squadristi a manganellate (che sia il cognome, Rossi, a dar noia a generazioni di fascisti?), l'autosalone del padre di Walter fatto saltare in aria due volte dopo che il figlio era stato ucciso. Di contro, la nostra lucida coscienza che ci porta a reimmaginare Walter in ogni individuo di questo Paese (o che arriva in questo Paese, che parte da questo Paese) a cui vengano negati diritti "elementari" come quelli della vita.

Quante volte ti trucidano, compagno Walter! E non basta nemmeno la supposta eccezionalità a delimitare quel fatto: un blindato della Celere che avanzava nel buio a fari spenti… Dietro il blindato, scalpicciando, un gruppo di neofascisti armati. La radio della polizia che quella sera (vedi caso: quella sera!) non funzionava.

E poi il funerale. Tutti i funerali di questi anni: giacché ogni volta che scendiamo in piazza per rivendicare un diritto, è perché quel diritto è stato ucciso e negato. E persino i canti e le grida felici e liberatorie delle nostre manifestazioni non sono che la rivendicazione di una società giusta. Queste sono le cose che ti dicevo, compagno Walter, che avevi l'età dei miei figli, mentre seguivo il tuo feretro. E che non cesso di ripeterti, oggi.

Marco Sferini
02-10-02, 20:14
Ho messo in bacheca oggi la pagina di "Liberazione" con l'articolo del compagno Doddoli e con la foto del bel viso di Walter Rossi.

Walter Rossi aveva 20 anni...fa venire alla mente Franco Serantini, Giorgiana Masi e per ultimo Carlo Giuliani.

Fa venire in mente che comunque la violenza contro i comunisti è sempre, sempre, sempre venuta da una sola parte culturale (se così si può definire): da un istinto di odio verso quella "marmaglia rossa" cantata nei versi delle canzoni di Lotta continua.

Un odio per la massa che oggi il governo Berlusconi e ieri quello del centrosinistra di Enzo Bianco ha mostrato brutalmente: a Napoli, a Genova, ovunque vi fossero delle manifestazioni per la pace, per la giustizia sociale, contro il capitalismo e le sue brutture quotidiane.

Vorrei, compagno Walter Rossi, fare come ha fatto il compagno Doddoli: salutarti anch'io e dirti che non è finita, che continua quella lotta per cui sei morto. Continua, dura, faticosa la battaglia, per tutti quelli che si sono battuti e che non ci sono più, per tutti quelli che oggi ci sono e patiscono come bestie le "magnifiche sorti e progressive" del capitale.

In alto una bandiera rossa, per te Walter, per tutti quelli come te!

Marco

:(

Paddy Garcia (POL)
11-02-03, 21:25
PIAZZA LOGGIA: RIESAME BRESCIA, SI' AD ARRESTO DELFO ZORZI

(ANSA) - BRESCIA, 11 FEB - Il Tribunale del Riesame di Brescia ha accolto la richiesta di arresto nei confronti di Delfo Zorzi avanzata dalla Procura di Brescia nell' ambito delle indagini sulla strage di Piazza della Loggia. Zorzi, che da anni vive in Giappone, e' considerato dalla Procura di Brescia uno dei principali indagati per la strage che il 28 maggio del 1974 provoco' 8 morti e piu' di 100 feriti. Secondo i magistrati del Tribunale del Riesame di Brescia, l' ordine di cattura nei confronti di Delfo Zorzi trova fondamento nel pericolo di fuga e nel rischio di inquinamento delle prove. Quest' ultima accusa discende dal piu' recente troncone dell' inchiesta sulla strage bresciana che l' estate scorsa aveva portato all' arresto dell' ex pentito Martino Siciliano. Proprio Siciliano aveva ammesso, dopo l' arresto avvenuto a Milano, d' aver preso dei soldi da Zorzi per ritrattare le accuse nei suoi confronti, ritrattazione avvenuta in un memoriale scritto nella primavera scorsa. Siciliano aveva riferito delle pressioni di Zorzi e le dichiarazioni rese nell' interrogatorio a cui era stato sottoposto in luglio avevano portato all' iscrizione nel registro degli indagati della Procura di Brescia, tra gli altri, del deputato di Forza Italia Gaetano Pecorella, presidente della Commissione Giustizia della Camera e legale di Delfo Zorzi. Martino Siciliano venne poi scarcerato nell' autunno scorso e ottenne l' obbligo di dimora in una localita' dell' appennino emiliano. Da li', pochi giorni prima dell' interrogatorio con la formula dell' incidente probatorio, fuggi' in Francia

Marco Sferini
13-02-03, 14:32
Queste forme di violenza, le bombe alle chiese del Veneto, che si esprimono nello spargere il terrore, e quindi ascrivibili all'alveo del terrorismo, non sono state mai proprie dei comunisti.
Chi ha adottato queste forme di "espressione politica" sono sempre state formazioni non solo extraparlamentari ma profondamente legate alla malavita organizzata combattuta bene o male da questa Repubblica.
Che a mettere le bombe siano ancora gli anarchici è cosa a cui credono pelosamente coloro che vogliono crederlo.
Sono passati i tempi in cui gli anarchici e i sovversivi c.d. gettavano le bombe contro imperatori e re, presidenti e ministri.
Non so ve ne siete accorti, signori della destra, generici fascisti puliti (?) dall'acqua di Fiuggi, neofascisti rautiani o da quale altra cloaca proveniate: ma chi ha messo le bombe sino a poco tempo fa siete sempre stati voi: Piazza Fontana, Stazione di Bologna tanto per fare qualche tragico esempio.
Non stupisce affatto, dunque, che le indagini degli inquirenti si dirigano verso una "pista" di matrisce fascista.

Marco

www.geocities.com/prcsvcentro

www.rossebandiere.tk

NO ALLA GUERRA senza se e senza ma!

Catilina
20-03-03, 19:40
Il clima politico dell' ultimo anno, tra repressione post-genovese dei movimenti no global e criminalizzazione di neofascisti vari, sembrava fatto apposta per preparare un ritorno agli anni più foschi che l' Italia repubblicana abbia mai conosciuto: quelli in cui le stragi di Stato e gli omicidi politici erano diventati "consueti"; in cui giovani "di destra" e "di sinistra" vedevano nella violenza e nell' annientamento dell' avversario l' unico modo per far politica.
Ed eccolo che arriva, lo scontro mortale. E non sono gli anni Settanta, ma la notte fra il 16 e il 17 marzo 2003...
Fermiamo subito ogni tentativo del regime liberaldemocratico per riportare in vita gli anni di piombo e gli opposti estremismi. Da troppo tempo il sistema sta cercando di soffiare su questo fuoco, sempre rimasto acceso sotto la cenere e pronto a divampare a comando.
Da tempo qualcuno cercava il morto per scatenare la ritorsione, e poi la ritorsione alla ritorsione e poi, senza neppure più ricordare il perchè, la strage continua degli innocenti, dei giovani poco più che adolescenti oppositori del sistema. L' omicidio di Milano è un' occasione d' oro per il governicchio Berlusconi servo degli atlantici, proprio in piena aggressione all' Iraq, per distogliere l' attenzione del movimento.
Non importa, non deve nemmeno importare la causa dello specifico episodio di Milano. Dove sta la politica? Tre teppisti sono tre teppisti e basta, non sono nulla, possono dichiararsi come vogliono ma non hanno pensiero politico, forse non hanno nemmeno pensiero. Trasformando strumentalmente la vicenda nella speranza che si scateni l' "antifascismo militante", il sistema berlusconiano si sta già sfregando le mani!
Trenta anni fa la DC, con la complicità del PCI e dell' MSI, almeno dovette faticare un po' di più per creare "gli opposti estremismi".
Oggi Berlusconi potrebbe addirittura vedersi regalata in poche settimane una nuova stagione di odio giovanile, senza neppure bisogno di smuovere servizi segreti e provocatori vari.
Ricordiamoci il Che fare? di Lenin: un volume che spiegava perfettamente come non farsi strumentalizzare dall' avversario politico.

yurj
20-05-03, 11:36
Piazza Statuto 1962

Cr*,
1) Escursus storico su Genova
26 settembre 2001 Una quarantina di anni sono passati dai fatti, che
in questa pagina brevemente riprendiamo. Genova 1960 e Torino 1962, ma a
rileggere oggi i quotidiani del tempo se ne potrebbe dubitare. La
descrizione di quasi gli stessi fatti, ma soprattutto lo stesso modo di
rappresentare i giovani che, oggi come allora, si sono scontrati
ripetutamente con la polizia. La stessa criminalizzazione, la stessa
denigrazione, lo stesso scandalizzarsi per le vetrine infrante, le auto
rovesciate e bruciate, gli atti di rivolta contro la proprietà e la polizia.


Autore : OPERAI CONTRO
V.FALCK 44 20099 SESTO S GIOVANNI (MI) OPERAI@NET
I giovani degli anni '60, operai stanchi di essere sfruttati nella
fabbriche, stanchi delle angherie quotidianamente ricevute dentro e fuori i
cancelli delle fabbriche, si confrontarono per giorni con la polizia nelle
piazze De Ferrari a Genova e Statuto a Torino. I giovani di Genova 2001,
nipoti ideali di quelli del '60, allo stesso modo hanno sfogato la loro
rabbia che covava sotto le ceneri.

"Sanguinosi tumulti", "violenze e rivolte", nella storia ci sono
sempre stati. Gli oppressi della società, i più decisi di questi,
periodicamente nella storia, quando la misura è colma, si sono fatti
portavoce di questa oppressione con lo sfogo violento della loro rabbia.

Ai sostenitori di questa società, è ovvio, questo sfogo non va proprio
giù. Va quindi immediatamente criminalizzato, denigrato. Gli individui che
saltano lo steccato della protesta pacifica ed inutile devono essere
additati a tutti come semplici delinquenti senza ragione, teddy boys,
scamiciati, giovinastri muscolosi, meridionali .. Black Block.

Altrimenti viene meno la certezza che la società non possa veramente
essere rivoltata da cima a fondo, che gli oppressi, arrivati al limite della
sopportazione, possano fare il conto una volta per tutte con i loro
oppressori.


Il 26 marzo 1960 Tambroni forma il governo monocolore DC con l'
appoggio esterno del MSI, Dopo un mese il governo è costretto a chiedere la
fiducia per spaccature interne alla DC. Ancora una volta il MSI corre in
aiuto e la fiducia viene confermata.

Per riconoscenza la DC concede al MSI un congresso a Genova, città
storica dell'antifascismo. La presidenza viene offerta a Basile, prefetto di
Genova, mai dismesso dal suo incarico dal dopoguerra e sospettato di aver
torturato i partigiani durante la guerra.

Tutto ciò fa accendere la miccia e si organizzano manifestazioni
appoggiate oltre che da PCI e PSI anche da quei partiti esclusi dal patto
DC-MSI, quali PRI, PSDI.

I giornali dell'epoca parlano di un clima da guerra civile, la
tensione diviene molto alta.

La camera del lavoro proclama uno sciopero generale il 30 giugno 1960;
centomila persone scendono in piazza a Genova e ci sono i primi scontri con
la polizia, 83 i feriti. Il 4 luglio a Licata il primo morto. Il 6 luglio la
polizia carica i manifestanti a Roma, nelle città c'è un clima di guerra.
Per protesta la camera del lavoro proclama uno sciopero a Reggio Emilia, i
cosiddetti sindacati liberi cercano di boicottarlo. Gli scontri in piazza
sono durissimi: i morti sono cinque.

L'8 luglio la CGIL indice uno sciopero generale in tutta Italia. A
Palermo e a Catania altri scontri, altri quattro morti.

Bilancio finale, 10 morti e centinaia di feriti. Il monocolore di
Tambroni non regge più.

40 anni ci separano da quella data: allora PCI e PSI sostenevano lo
sciopero, ma prendevano le distanze dall'ala più determinata dei
manifestanti, bollandoli "teppaglia" e "Teddy boss". Ora lo stesso fanno
Rifondazione e soci, che condannano chi alle manifestazione non si limita a
sfilare come in processione, anche se la polizia ti massacra, come a Genova
luglio 2001.



1960 - Piazza De Ferrari Genova

Corriere della Sera 1/7/60: Che l'azione fosse preordinata - ha detto
il questore - lo dimostra il fatto che i dimostranti hanno lanciato contro i
tutori dell'ordine bottiglie e barattoli di benzina e che la maggior parte
di loro era munita di corpi contundenti. .. Gli accordi con la questura
erano precisi: non sarebbero stati tenuti discorsi e dopo l'omaggio ai
martiri, l'assembramento si sarebbe sciolto. .

La via XX Settembre era gremita, si trattava, per lo più, di operai
arrivati dalla banlieu industriale di Cornigliano, di Voltri, di Sestri
Ponente. . I più, tra i dimostranti, erano calmi: ma era facile distinguere,
fra di essi, i volti di coloro che non volevano chiudere la manifestazione
senza menare un po' le mani. Erano di solito i più giovani: e, passando
davanti ai picchetti di polizia, urlavano: "Venduti!". .. Uno dei dirigenti
della Camera del Lavoro pronunciò poche parole per invitare la folla a
disperdersi. Non fu ascoltato. . I più assennati se ne andavano: ma gli
altri si riscaldavano sempre più, cedevano - ma in molti di essi sembrava di
ravvisare un proposito determinato, non la tentazione stolta del momento -al
desiderio di misurarsi con la polizia. .

In piazza De Ferrari sostavano cinque camionette della "Celere" .
Furono presto circondate da una schiera di persone vocianti . e insultavano
gli agenti. La massa degli esagitati cominciò a stringersi attorno alle
camionette, serrandole sempre più da presso. .. Caddero i primi lacrimogeni,
la piazza fu ben presto avvolta in una caligine che attossicava i polmoni e
arrossava gli occhi. .

I tavolini, le sedie, i vasi da fiori del bar della Borsa furono
buttati in mezzo alla via a formare un embrione di barricata: giovanotti
muscolosi si applicarono a divellere da terra cassette di immondizia, a
staccare dalle pareti di un portico dei riquadri con i programmi dei
cinematografi, a spaccare i cavalletti che recingevano un piccolo cantiere
in Piazza De Ferrari. Nelle mani dei manifestanti comparvero, stranamente,
bombe lacrimogene. La piazza era un campo di battaglia, nella nube dei gas
si intravedevano le camionette, gli idranti e l'onda attaccante e poi
precipitosamente fuggente dei "rivoluzionari".

La sassaiola contro la polizia era incessante. Un agente fu buttato
nella fontana di Piazza De Ferrari, altri vennero colpiti in pieno viso
dalle pietre, andarono sanguinanti a medicarsi; alcuni dimostranti,
catturati, venivano issati rudemente, fra una gragnola di ceffoni, sulle
jeeps. Una camionetta travolse un giovane che fu trascinato via malconcio. .
Si verificò uno scontro di jeeps e una di esse, accerchiata, finì sotto un
portico, dovette essere abbandonata dall'equipaggio, prese fuoco e a lungo
bruciò. Due altre camionette subirono la stessa sorte; alla fine rimanevano
di esse, solo le carcasse fumanti. .. I violenti avevano i loro fortilizi
nei "Carrugi" .. In quel dedalo la polizia non poteva penetrare: scacciava i
facinorosi nei loro rifugi con delle salve di bombe lacrimogene, ma subito
dopo li vedeva rispuntare dagli scuri budelli, affacciarsi impugnando
spranghe e sassi, riprendere l'offensiva. Ma gli assalitori volevano avere a
tutti i costi, la loro barricata. Quattro o cinque malcapitate vetture
furono spinte a braccia a sbarrare una delle strade che sboccava in Piazza
De Ferrari .

Una automobile verdolina attraversò la Piazza, recava a bordo degli
esponenti dell'Associazione Nazionale Partigiani arrivati per incitare alla
calma. La missione pacificatrice non era agevole, .. Qualche volenteroso
arrestava, con vigorose manate, gli slanci dei teppisti più pericolosi cui
rincresceva di smettere la gazzarra. . Lentamente anche la schiera degli
irriducibili si sgretolò, la piazza divenne quasi deserta. . Arrivò il
prefetto Pianese. "Quali sono le sue previsioni?" - gli chiesi. "L'ordine -
ripose- è stato ristabilito ."



Corriere della Sera 2/7/60: I sanguinosi tumulti di Genova. Il
congresso del MSI non si farà.

. Due soli tra i ricoverati risultano seriamente feriti: l'agente
Emanuele Rimando, che ha avuto la mascella fratturata da una sassata e l'
agente Luigi Colonna, la cui bocca è stata squarciata dal gancio impugnato
da un portuale (uno di quei grossi ganci che vengono usati per afferrare e
trascinare grossi colli).

. All'alba una pattuglia è piombata nell'abitazione dell'oste Silvio
Natalini, di 33 anni e lo ha condotto in guardina. .. Le indagini hanno
appurato che l'osteria era uno dei centri di raccolta dei rivoltosi . Lì
venivano distribuiti ad essi, in gran numero, delle bottiglie che furono
lanciate contro gli agenti.



1962 - Piazza Statuto, Torino

Gli scontri di Piazza Statuto partirono da degli scioperi
squisitamente sindacali che velocemente si trasformarono in qualcosa di più.
In ballo c'era, come oggi, il rinnovo del contratto nazionale dei
metalmeccanici. La UIL firmò con la Fiat un accordo separato e lo sciopero
del 7 luglio del 1962 si trasformò in una manifestazione che dai cancelli
della Fiat, dove la rabbia era già esplosa contro impiegati, crumiri e
dirigenti Fiat, si diresse verso Piazza Statuto, sede della UIL.

La manifestazione sfuggì di mano a sindacalisti e dirigenti del PCI
che inutilmente cercarono di evitare lo sviluppo rabbioso e più volte si
impegnarono in prima persona durante gli scontri per riportare la pace
sociale, tra questi spicca il segretario della Camera del Lavoro Garavini.
Ne seguirono tre giorni di scontri con la polizia e l'ordine alla fine venne
riportato grazie al fermo di 1141 persone e l'arresto di un centinaio di
questi. Un giudice alla fine, con un processo per direttissima, si prese la
vendetta dei borghesi perbenisti e condannò "gli scamiciati" con condanne
pesantissime fino a un anno e mezzo di galera.

Questi gli stralci presi dai giornali del tempo.

Corriere della Sera 9/7/62: Lo sciopero era totale. Si poteva
prevedere che i manifestanti se ne tornassero a casa. Ma si sa che queste
occasioni sembrano fatte apposta per sollevare, in certi individui, una
spinta rivoluzionaria, un fondo di ribellione profonda. L'epilogo pacifico
di una dimostrazione li delude. Cercano altri motivi di fermento e di
violenza. Alcune migliaia di persone si avviarono così verso la sede della
UIL in piazza Statuto. .. Un campo di battaglia ideale per dei violenti, con
numerose vie di ritirata. .. Erano passate ore, si era fatto buio. . Il
numero dei dimostranti [si] era ridotto, ma erano rimasti i più violenti. Si
scorgevano gli stessi visi giovanissimi, le stesse magliette a righe, gli
stessi blue jeans visti ai cancelli della Fiat. Qualcuno cominciò a rompere
il selciato di porfido, volarono i primi cubetti. A mezzanotte si
scatenarono ondate di teppismo vero e proprio. Con un'abilità sconcertante e
con una rapidità stupefacente, i dimostranti divelsero paline segnaletiche,
cartelloni pubblicitari con intelaiature di metallo, la sassaiola si rinnovò
e fu rivolta soprattutto contro i lampioni. Fu persino formata, col
materiale raccolto, una barricata che ebbe breve vita.

La polizia agiva con energia. Venivano sparati decine di candelotti
fumogeni che disperdevano solo per pochi minuti i violenti, li cacciavano
nelle strade laterali dalle quali riemergevano dopo poco. In massicce ondate
vennero scaraventati contro gli autocarri della polizia molti giovinastri .
funzionari e agenti di polizia hanno pagato dolorosamente .. Il dottor Farri
al quale un pugno ha quasi fracassato la mascella, il dottor Valerio colpito
da due pietre allo stomaco, il brigadiere Sgarra arpionato con un gancio
alla coscia .
La continua opera di pacificazione svolta dai dirigenti sindacali non
ha sortito nessun effetto in quanto i facinorosi hanno più volte posto in
difficoltà l'incolumità fisica dei dirigenti del sindacato.

Corriere della Sera 10/7/62: Gli episodi di violenza . si sono
rinnovati oggi [il 9 luglio, ndr] in giornata e soprattutto stasera. ..
Drappelletti di giovinastri - molti tra essi sono immigrati delle ultime
leve , vestono magliette a vivaci colori, pantaloni logori, vecchie scarpe,
e urlano incompostamente - corrono verso il centro della piazza e poi
fuggono ad ogni lancio di candelotti in un flusso e riflusso incessante.
Molti si disperdono nelle strade laterali e lì sfogano il loro bisogno di
vandalismo e di distruzione. . E' l'occasione che, evidentemente, parecchia
gente attendeva per dare sfogo a un rancore inqualificabile e inespresso. .
Camioncini con altoparlanti delle organizzazioni sindacali percorrevano la
piazza esortando i lavoratori a tornarsene alle loro case. . La polizia ha
fornito sui fermati qualche notizia generica: sono per lo più giovanissimi,
tra i 15 e i 23 anni, in buona parte sono immigrati dal meridione (all'
incirca la metà del totale) .. fra i fermati si sono contati alcuni
dipendenti della Fiat e diversi operai metalmeccanici. . qualche individuo è
stato sorpreso con armi da fuoco. Alcuni dimostranti hanno tentato di
erigere barricate sia servendosi di vetture tranviarie sia di paline
segnaletiche ed altro materiale divelto dal suolo.

La Stampa 10/7/62: Molti hanno l'aspetto di bulli di periferia, alcuni
si direbbero studenti; tutti vestono nello stesso modo: una camicia di
colore o una maglietta sgargiante, molte volte rossa, fuori dai calzoni,
maniche rimboccate. Sono evidentemente organizzati, si ha l'impressione che
siano stati istruiti alla guerriglia di Piazza, Si radunano in gruppi di
dieci, venti: braccia incrociate sul petto, sostano alle fermate dei tram,
sui salvagente , agli angoli delle strade. . Per tutto il giorno .. I
gruppetti si sparpagliavano, gli "scamiciati" fuggivano nelle vie traverse,
trovavano riparo nei portoni. .. Il buio è il grande alleato dei
manifestanti. Con i ciottoli hanno rotto quasi tutti i lampioni . Rompono
sistematicamente anche le vetrine dei negozi e dei bar, tentano di forzare
le saracinesche. .. Non si vedono nella oscurità, si sentono le loro urla, i
fischi.

La Stampa 13/7/1962: Il processo degli scamiciati. Su 36 imputati
soltanto 9 indossavano la giacca, ma anche il tono di questi era da
scamiciati: colletto aperto, zazzera lunga dietro la nuca, ciuffo ribelle
sulla fronte. . Più della metà provengono dal Sud, i piemontesi sono 9.
Nelle loro qualifiche professionali si leggono i mestieri più diversi:
falegname, decoratore, manovale, riquadratore, stuccatore, meccanico.




2) dai Quaderni Rossi:

AGLI OPERAI DELLA FIAT



Operai della Fiat,

alle vostre spalle, senza consultare nessuno, le organizzazioni sindacali al
servizio del padrone hanno concluso un accordo separato che tenta di
liquidare la lotta e la forza operaia alla Fiat. Ancora una volta siete voi
a dover decidere e dichiarare cosa volete e che cosa invece rifiutate. Ora
dobbiamo vedere con chiarezza quale è la manovra padronale e quale deve
essere la risposta operaia.

Le posizioni della Confindustria e delle aziende di Stato dicono questo: Il
padronato italiano è disposto a qualche minima concessione immediata, e
chiede in cambio che nei prossimi tre o quattro anni non vi sia più nessuna
lotta operaia sostanziale.
E' stata la lotta operaia di questi giorni che ha messo in chiaro questa
volontà del padronato, che ha reso evidente che la posta in gioco è lo
sviluppo della lotta operaia nei prossimi anni.

In Italia è in corso uno sviluppo economico molto intenso, destinato a
procurare nuovi immensi profitti al padronato e un enorme accrescimento
della accumulazione capitalistica. Valletta pochi giorni fa ha affermato
chiaramente che il capitalismo intende imporre a rendere stabile questo
sviluppo economico sotto il suo dominio, dentro e fuori la fabbrica. Nella
lotta di oggi appaiono chiare le due strade opposte aperte davanti al
movimento operaio: o il consolidamento del potere capitalistico, del suo
arbitrio e del suo dispotismo; o la crescente possibilità per la classe
operaia di ritrovare ed organizzare, interamente, se stessa contro il
capitale, condizionando le scelte e lo sviluppo del capitalismo fino alla
sua sconfitta totale.



Operai della Fiat,

oggi il punto decisivo di questa lotta è la Fiat. La Fiat è il punto
decisivo perchè il settore metalmeccanico è al centro dell'espansione
capitalistica e la Fiat è il centro del settore.

Proprio per questo la scelta che è posta agli operai della Fiat è: o
ritornare in una condizione di isolamento e di disgregazione, nella quale il
dispotismo del padrone avrà di nuovo mano libera e significherà, come ieri o
peggio di ieri, taglio dei tempi, qualifiche arbitrarie, licenziamenti,
spostamenti, insomma tutto l'insopportabile arbitrio che il padrone Fiat ha
esercitato contro gli operai; o diventare l'avanguardia cosciente di una
classe operaia forte e unita.



Operai della Fiat,

oggi il disegno del padronato italiano è questo: spezzare la grande lotta
dei metalmeccanici italiani separando la trattativa nelle aziende statali da
quelle per le aziende private, e imporre un accordo aziendale per la Fiat.
Se questo disegno si realizza pienamente, senza che la classe operaia della
Fiat affermi la sua decisione, questa grande lotta, che ha un significato
generale di lotta di classe, verrà frantumata e il capitalismo italiano,
dopo essere stato messo in gravissime difficoltà dalla lotta operaia, potrà
perseguire più facilmente il proposito di pianificare il suo dominio.



Operai della Fiat,

oggi voi avete nelle vostre mani la possibilità di far fallire questo
disegno del padrone. Non siete più isolati tra voi, non siete più isolati
dal resto della classe operaia italiana. La vostra parola d'ordine deve
essere: nessun passo indietro sulla strada dell'unità della lotta di tutti i
metalmeccanici italiani. Avete già conquistato la prima e decisiva
condizione per battere il capitale. Di fronte alla forza della vostra unità
il capitale è più debole di voi. Voi avete nelle vostre mani non soltanto la
chiave di questa lotta di oggi ma la chiave del futuro della lotta del
proletariato italiano.



Operai della Fiat,

nessun altro all'infuori di voi stessi può respingere le manovre del
padrone, che si moltiplicheranno sempre più per ridurre di nuovo ciascuno di
voi isolato e impotente di fronte al potere del capitale.

Ogni manovra del padrone, ogni decisione davanti alla quale vi trovate, devo
no essere da voi affrontate collettivamente.



Operai della Fiat,

Nelle scorse settimane la vostra protesta è già diventata organizzazione, o
almeno inizio di organizzazione operaia. Spontaneamente vi siete ritrovati
per discutere, per prendere decisioni, squadra per squadra, reparto per
reparto.

Siete andati a discutere direttamente con i membri di C.I. Avete formato
picchetti, nei punti giusti, per discutere e convincere i compagni incerti.

Queste sono le prime forme di una vera organizzazione operaia alla Fiat; se
porterete avanti questa organizzazione, nessuna lotta in futuro vi troverà
impreparati, nessuna manovra padronale potrà vincere la vostra forza.



Operai della Fiat,

è soprattutto per paura che questa organizzazione si rinsaldi fino a
intaccare seriamente il potere padronale in fabbrica, che la Direzione ha
concluso, con i servi che aveva a portata di mano, l'attuale accordo
separato, che non tocca nessuna delle questioni sostanziali della condizione
operaia in fabbrica. Ora perciò è chiaro: decidere tocca a voi, voi dovete
prendere in mano il vostro destino. Questo sciopero è una grande occasione
per far fare un passo avanti alla organizzazione della classe.

Da questa lotta potrete uscire avendo fatto di ogni squadra, di ogni
reparto, di ciascuno degli stabilimenti Fiat la realtà di una
organizzazione, di una disciplina operaia capace in ogni momento di
contrapporsi allo sfruttamento, agli arbitrii, al dispotismo del padrone e
dei suoi lacchè.



6 luglio 1962

Quaderni Rossi

metapolis
29-06-03, 13:02
Negli scorsi giorni è uscita sulla stampa la notizia per la quale
gli americani hanno ufficialmente ammesso di essersi attivati, dal 1980 ad oggi, per depistare l'indagine sulla strage di Ustica.

D'altronde questo non fa che confermare quanto già era noto.
Che la Nato si sia impegnata in tutti i modi per coprire la strage non è una teoria campata in aria. In pochi anni sono stati assassinati ben quattordici dei testimoni del famoso black out che permise di far sparire le tracce dell'attacco aereo.
Senza contare la recente impiccaggione di un collaboratore dei servizi che aveva ripreso in mano la pratica.

Di fronte alle ultime evidenze riaffiorano improvvisamente teorie vecchie, smentite e sepolte, tra cui il fatto che l'aereo sarebbe stato fatto saltare in aria da una bomba che, a suo tempo definita fascista, è poi divenuta libica e rossa.
Tale teoria è stata smentita dalle perizie tecniche, che si tentò a lungo di evitare, e che nel 92 stabilirono inequivocabilmente che il DC9 fu abbattuto da un missile lanciato in volo da un caccia.

La strage di Ustica fu certamente dovuta ad un errore dei servizi segreti 'alleati'.
La ricostruzione più verosimile fu fornita da Giorgio Gatti in 'Ustica e Bologna: e se fossero collegate ?' in cui il giornalista ricostruisce l'accaduto facendo notare che gli israeliani credevano che su quell'aereo si stesse trasportando uranio dalla Francia per l'atomica irachena.

Che le stragi di Ustica e Bologna siano collegate è possibile.
A suo tempo un uomo politico di primo piano, l'onorevole Formica, le attribuì all'Alleanza Atlantica e in particolare ad un piccolo paese mediterraneo particolarmente agitato a cui attribuì anche l'abbattimento del nostro aereo militare Argo 19.
Nella scia di questo mistero s'inseriscono probabilmente anche le stargi di Monaco e di Parigi immediatamente successive a quella di Bologna.

Oggi che si torna a parlare di Ustica qualcuno cerca di coprire le ammissioni di colpa degli americani lanciando polvere negli occhi con notizie false e speciose a 360 gradi. in gran parte nei forum.
Ragion per cui questa ricostruzione mi pare d'obbligo.

soviet999
02-08-03, 10:35
2 agosto, la scia di sangue della P2


Scriveremo cose gravi. Ma parleremo solo di fatti su cui sarebbe colpevole tacere.
Ricorre oggi il ventitreesimo anniversario della strage di Bologna. 85 morti, oltre 200 feriti, ancora mistero fitto sui mandanti. Le celebrazioni di questa ricorrenza hanno sempre portato con sé duri contrasti, ma quest'anno le polemiche che l'hanno preceduta sono state più aspre che in passato. E hanno messo a nudo questioni di assoluta rilevanza. Esse si sono addensate intorno a due vicende, in apparenza prive di connessioni. Prima il ministro Giovanardi e alcuni esponenti della giunta comunale di Bologna (centrodestra) hanno attaccato i familiari delle vittime perché il loro manifesto contiene un riferimento a «riforme d'ispirazione piduista» volte a distruggere «memoria, verità e giustizia». Un'ulteriore polemica è divampata quando si è saputo che il ministro Castelli aveva immaginato di proporre la grazia per Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, gli esecutori materiali della strage oggi in semi-libertà, colpevoli (oltre che degli 85 morti di Bologna) di altri 11 omicidi l'una e 8 l'altro e condannati a sei ergastoli e a decine di anni di galera ciascuno.

Qui non interessa stabilire se si sia trattato di una sortita estemporanea del ministro della Giustizia o di una presa di posizione ponderata, come sembra suggerire un'insistente campagna a favore di una «pacificazione» generale e di un'amnistia per «tutti i reati commessi durante gli "anni di piombo"» (che - come Ernesto Galli della Loggia tiene a precisare - «durarono fino ai primi degli Ottanta»). Basta osservare che, prima di smentirla ufficialmente per bocca del ministro dell'Interno, il governo ha taciuto per dieci lunghi giorni su questa indecente ipotesi, costringendo i familiari delle vittime a un logorante braccio di ferro. E che importanti esponenti di An continuano a sostenerla con determinazione, attaccando pesantemente il ministro Pisanu.


Dicevamo che solo a prima vista le due questioni appaiono separate. C'è in realtà un saldo filo che le tiene insieme. Questo filo si chiama P2. Piduista non è soltanto l'ispirazione delle «riforme» varate o annunciate dal governo Berlusconi sul terreno della giustizia. Lo è anche l'ipotesi della grazia per Mambro e Fioravanti se è vero, come è vero, che l'ex spia dell'Ovra e combattente di Salò Licio Gelli è stato condannato anche per aver depistato le indagini sulla strage del 2 agosto 1980 allo scopo di favorirne esecutori e mandanti.

Allora si comprende la particolare violenza delle polemiche. Essa rivela come, dopo essere stata protagonista nella stagione delle stragi, la P2 reciti ancora oggi, sotto mentite spoglie, un ruolo di primo piano sulla scena politica del paese. Non si tratta solo di continuità soggettive, ai massimi livelli. Della P2 faceva parte l'attuale presidente del Consiglio, benché a questo proposito egli abbia dichiarato il falso in un'aula di giustizia. E ne faceva parte (dal 12 dicembre di quel fatidico 1980) l'on. Cicchitto, tra i più zelanti e aggressivi portavoce dell'attuale maggioranza, che Berlusconi avrebbe voluto al Viminale in sostituzione dell'on. Scajola. Ma ancor più delle persone contano i fatti. Innumerevoli decisioni e progetti di questo governo (relativi alle riforme istituzionali, alla magistratura e ai sindacati, alle relazioni industriali e al sistema dell'informazione, all'organizzazione delle forze armate e persino alla riforma delle pensioni) ricalcano testualmente il programma politico della P2.


E' difficile dire con precisione che cosa tutto ciò significhi, quali rischi comporti per la tenuta democratica di questo paese. Certo è che la P2 non fu (non è) solo massoneria deviata. Fu (è) anche oltranzismo atlantico ai limiti del tradimento della Costituzione; collusioni con la mafia (che non per caso l'attuale maggioranza tende a ridurre a un semplice fenomeno criminale), con la camorra e il crimine organizzato; legami organici con la destra neofascista e con i settori più reazionari dei servizi e delle forze armate. Vorremmo sbagliarci, ma questo è quanto si intravede dietro le dure polemiche che hanno preceduto questo anniversario.

Se le cose stanno così, non vi è certezza che il peggio della storia di questo Paese sia alle nostre spalle. Occorre dunque la massima attenzione. Così come occorre, oggi più che mai, essere vicini a tutti coloro che in prima persona hanno subito i colpi della violenza stragista, da piazza Fontana alle bombe di Roma, Firenze e Milano del 1993. Noi non dimentichiamo e non dimenticheremo. Ferita dalla strage di ventitré anni fa e dalla catena di omicidi della Uno bianca - altra pagina oscura della nostra storia - Bologna resta il cuore dell'Italia democratica e antifascista, nata dalla Resistenza e cementata dai valori della Costituzione repubblicana.


http://www.liberazione.it/giornale/030802/default.asp

soviet999
01-09-03, 17:53
Gheddafi: "La strage di Ustica fu opera degli Usa"

Il leader libico in un lungo discorso in occasione di 34 anni di potere: "Il Dc9 fu abbattuto da aerei americani perché credevano che io fossi a bordo". La tragedia avvenne nel 1980 e costò la vita a 81 persone

TRIPOLI - "Il Dc9 caduto a Ustica nel 1980 fu colpito da aerei miltari americani perché gli Usa credevano che io fossi su quell'aereo". A fare luce su uno dei misteri della storia italiana è Muammar Gheddafi a 23 anni dalla sciagura che uccise 81 persone tra cui 13 bambini (due dei quali erano appena nati).

Il leader libico ha parlato di Ustica durante un lungo discorso al paese, durato due ore e mezzo, in occasione del 34/o anniversario della Rivoluzione Libica. da allora, Washington avrebbe deciso di considerare nemica la Libia dall'inizio del regime di Gheddafi, "perché abbiamo espulso le loro basi militari, facendo perdere loro una posizione strategica nel Mediterraneo". Da allora si sono susseguite le accuse di terrorismo ("anche se noi come loro siamo contro i terroristi"), di costruire armi di distruzione di massa ("ma noi vogliamo liberare l'area dalle armi di distruzione di massa") e tante altre, come le responsabilità per l'attentato alla discoteca "La Belle" di Berlino (dicembre '85) e per quello nei cieli di Lockerbie (dicembre '88), dei quali "le inchieste non hanno mai identificato i veri responsabili e noi non abbiamo mai saputo chi sono". Ma la Libia ha pagato gli indennizzi tanto per le 270 vittime di Lockerbie quanto per le 170 dell'esplosione del Dc10 Uta nei cieli del Niger (settembre '89) ''perché era necessario voltare pagina nei rapporti internazionali e perché dobbiamo cancellare il passato e andare avanti verso un futuro di pace, di sviluppo, un futuro migliore per tutta l'umanità".

Da Il Nuovo

Oasis
01-09-03, 21:23
secondo me è così

cornelio
01-09-03, 21:34
Allah è grande! E Gheddafi è il suo profeta!
(Punk Islam-CCCP)

soviet999
02-09-03, 11:26
In origine postato da Oasis
secondo me è così

Molto probabile. Spiegherebbe anche l'affossamento delle indagini.

agaragar
03-09-03, 10:05
In origine postato da soviet999
Gheddafi: "La strage di Ustica fu opera degli Usa"

Il leader libico in un lungo discorso in occasione di 34 anni di potere: "Il Dc9 fu abbattuto da aerei americani perché credevano che io fossi a bordo". La tragedia avvenne nel 1980 e costò la vita a 81 persone

Ma secondo voi Gheddafi quando viaggia usa aerei di linea? :rolleyes:

e dove cazzo andava??

soviet999
03-09-03, 11:44
In origine postato da Pasquin0
Ma secondo voi Gheddafi quando viaggia usa aerei di linea? :rolleyes:

e dove cazzo andava??

A quanto ho capito io Gheddaffi sarebbe stato avvisato dai Servizi Segreti italiani (Possibile???) e il suo aereo avrebbe cambiato rotta, mentre il DC9, partito con 2 ore di ritardo, si sarebbe ritrovato praticametne a coincidere con la rotta originaria del leader libico.

agaragar
03-09-03, 14:28
In origine postato da soviet999
A quanto ho capito io Gheddaffi sarebbe stato avvisato dai Servizi Segreti italiani (Possibile???) e il suo aereo avrebbe cambiato rotta, mentre il DC9, partito con 2 ore di ritardo, si sarebbe ritrovato praticametne a coincidere con la rotta originaria del leader libico.
quando si dice la sfiga....

Il_Siso
03-09-03, 18:11
In origine postato da cornelio
Allah è grande! E Gheddafi è il suo profeta!
(Punk Islam-CCCP)
Stava scritto sulla porta di un cesso del mio liceo, finalmente capisco cosa voleva dire...

Livio
03-09-03, 22:57
In origine postato da cornelio
Allah è grande! E Gheddafi è il suo profeta!
(Punk Islam-CCCP)

Live in Mosca,live in Bucarest,live in Varsavia,live in Sofia,Live in Pragalive IN Pankooooooow

Skarm
05-11-03, 01:38
Non so voi, ma io trovo quantomeno "curiose" queste bombe che vengono inviate nei luoghi più disparati, ma che chissà come vengono imputati dagli esperti alla stessa "fonte"...per non parlare poi dei bossoli che vari membri del Polo dicono di ricevere, ultimo dei quali è stato il "bossolo-scultura con la stella a 5 punte messo in fondo ad una lampadina" che Castelli dice di aver rinvenuto vicino a casa sua...
Io ho il "vago" sospetto che dietro a queste zozzerie ci siano i servizi segreti...e...badate...non parlo delle nuove BR, che, tolto il fatto di essere degli assassini e dei terroristi, sono solo degli emeriti coglioni ad usare un eufemismo...parlo piuttosto di questi eventi che stranamente si concentrano in momenti di crisi del Governo Berlusconi (G8, la crisi scatenata da Fini ora, ecc...).
Dato che siamo in un Paese dove c'è stato qualcuno tanto malato nel cervello da concepire di fare una strage alla stazione di Bologna per far cadere i sospetti sui comunisti (e non mi limiterei ai soli artefici materiali di tale strage...chiunque abbia tramato la morte di nostri concittadini innocenti per interessi di fazione si meriterebbe di essere processato e fucilato!!)...che siamo in un Paese dove qualche "paladino dell'anticomunismo" nei servizi segreti ha cercato di insabbiare informazioni sul caso Alpi perchè quella "comunista" stava indagando sui loro molto "anticomunisti" traffici di rifiuti tossici ed armi con Aidid...non mi sorprenderebbe che qualcuno di quegli stessi "gradevoli elementi" fosse pronto a far saltare le mani a qualche povero cristo d'un carabiniere per spostare l'attenzione dai problemi del Governo e del Paese alla paura isterica del terrorismo, in nome della quale "vige l'obbligo" di essere tutti uniti al Governo e non dissentire dalle porcate che il Governo perpetra a danno del Paese e dei lavoratori!!
A voi non sembra "strano"?
Skarm

Paddy Garcia (POL)
08-11-03, 20:19
Su questo non ho alcuna certezza.
L'unica certezza che ho è che Schifani si mette le pallottole in casa da solo.
Per il resto gli "anarco-insurezzionalisti" potrebbero essere tutto o niente.
Chissà.

P.G.

Skarm
08-11-03, 22:17
In origine postato da Paddy Garcia
Su questo non ho alcuna certezza.
L'unica certezza che ho è che Schifani si mette le pallottole in casa da solo.
Per il resto gli "anarco-insurezzionalisti" potrebbero essere tutto o niente.
Chissà.

P.G.

Bè...ma non ti sei sentito Castelli e quella della pallottola che era alla fine di una lampadina con la stella a 5 punte?
Ê COMICA!! :D
SKarm

Paddy Garcia (POL)
20-12-03, 03:36
Alto tradimento: dopo 23 anni chiesta la condanna di due generali per la strage di Ustica
di Gianni Cipriani

Hanno impedito «l'esercizio delle attribuzioni del governo», tacendo sulla presenza di aerei e navi statunitensi nella zona in cui avvenne la tragedia del Dc9 dell'Itavia, caduto ad Ustica; hanno dato informazioni errate. Hanno depistato. Mentito. Per questo il pubblico ministero ha chiesto la condanna a 6 anni e 9 mesi di reclusione (di cui 4 anni da condonare) per Lamberto Bartolucci, ex capo di stato maggiore della Difesa e per Franco Ferri, ex sottocapo. Nello stesso tempo, però, la pubblica accusa ha chiesto l'assoluzione (con una formula equivalente alla vecchia insufficienza di prove) per gli altri due imputati: Corrado Melillo, ex caporeparto, e per Zeno Tascio, ex responsabile del Sios dell'Aeronautica militare.

Una richiesta che arriva nello stesso giorno in cui il Tribunale civile di Roma ha dichiarato che responsabili dell'incidente aereo sono i Ministeri della Difesa, dei Trasporti e dell'Interno, condannandoli a risarcire all'Itavia i danni, liquidati in 108 milioni di euro, pari a 210 miliardi di vecchie lire.

Un processo importante, ma dimezzato. Perché - è il caso di ricordare - nonostante l'impegno del giudice Priore e la battaglia civile dell'associazione dei parenti delle vittime, con i suoi avvocati e i suoi consulenti, alla sbarra non sono mai arrivati i "veri" responsabili della tragedia, cioè coloro che (verosimilmente, perché non c'è certezza) hanno determinato l'abbattimento del Dc9 e la morte degli 81 passeggeri. Il "muro di gomma" ha impedito che su questo si raggiungesse la verità. Tuttavia, dall'indagine, è emerso con chiarezza che per coprire i retroscena di quella sciagura sono state fatte sparire le prove; sono state raccontate bugie.

Così alla sbarra, con l'accusa di alto tradimento, sono finiti 4 generali. Per due, ieri, è stata chiesta l'assoluzione. Per altri due la condanna. Quali le motivazioni? Per aver impedito "l'esercizio delle attribuzioni del Governo della Repubblica (…) abusando del proprio ufficio, fornivano alle autorità politiche, che ne avevano fatto richiesta, informazioni errate - tra l'altro escludendo il possibile coinvolgimento di altri aerei - anche tramite la predisposizione di informazioni scritte". Avevano taciuto, dice l'accusa, la presenza americana. Nello stesso tempo, l'assoluzione "perché il fatto non sussiste" è stata chiesta rispetto alle presunte omissioni sulla caduta del Mig libico sulla Sila e per la contestazione di aver affermato "che non era stato possibile esaminare i dati del radar di Fiumicino/Ciampino, perché in possesso esclusivo della magistratura".

Una vicenda processuale lunghissima, che lascia molte amarezze. Perché mentre è importante, dopo tante reticenze e decennali omissioni, che in un'aula di giustizia venga riconosciuto che su Ustica furono violati i diritti delle vittime, dei loro familiari e, più in generali, del paese, la sensazione è che i veri colpevoli non verranno mai puniti. Anche il pubblico ministero, Vincenzo Roselli, al termine della requisitoria, si è espresso in questi termini: "Rimane l'amarezza per non aver individuato la precisa causa della tragedia e i suoi responsabili". Il magistrato ha parlato della "emozione di formulare le richieste alla fine di un processo durato 23 anni, caratterizzato dal tormentato tentativo di accertare la verità, tra mille amarezze. Un processo doloroso per le vittime, per i parenti e per noi, perché i morti di Ustica sono tutti noi".

Ovviamente non sono mancate le reazioni, a cominciare dalla senatrice Daria Bonfietti, che è presidente dell'Associazione dei parenti delle vittime: "Oggi più che mai Ustica deve essere un grande problema di dignità nazionale. Abbiamo ancora una volta la conferma che i diritti del nostro paese furono violati e che non fu tutelata la vita di 81 inermi cittadini. Non entro nel merito di queste richieste, sulle quali i legali dell'Associazione avranno modo di pronunciarsi nelle loro repliche - ha commentato Bonfietti - voglio soltanto sottolineare che la requisitorie dei pm e le loro richieste conclusive sono state una completa conferma della sentenza ordinanza del giudice Priore: il Dc 9 Itavia con 81 persone a bordo fu abbattuto e i vertici dell'aeronautica militare nascosero questa terribile verità, anzi fecero di tutto per allontanare le possibilità che fosse nota, mentendo agli organi responsabili dello stato, in primo luogo governo e magistratura".

Considerazioni condivise dall'avvocato di parte civile, Alessandro Benedetti, che non ha voluto commentare la richiesta a 6 anni: "Interesse primario della parte civile non è, infatti, l'entità della pena o se effettivamente essa venga scontata, ma l'accertamento della verità e cioè che venga acclarato che il Dc9 è stato abbattuto in un contesto di guerra e che gli imputati, tramite le loro condotte, hanno impedito ai familiari delle vittime di conoscere le ragioni della morte dei propri cari. Voglio, però, sottolineare che la differenza fra noi e il pm non è nella ricostruzione dei fatti, bensì nella valutazione di tipo tecnico-giuridico che a quei fatti viene data. A quei fatti i magistrati non danno una valenza penale attraverso cui si possa pervenire a una condanna; noi, invece, sì".

Per la sentenza ci vorrà ancora del tempo. Ventitré anni di attesa, purtroppo, non sono sono ancora sufficienti.

www.unita.it

Skarm
20-12-03, 03:52
Non c'è niente di cui sorprendersi...finchè esisterà una disparità di potere così forte persino tra le più grandi "potenze" mondiali non ci sarà alcun reale "primato del diritto", che può esserci solo in una situazione di bilanciamento dei poteri.
Mi rammarico che per "alto tradimento" si diano pene così lievi, avrebbedo dovuto dare loro una fucilata alla schiena...a loro e a tutti coloro che erano implicati in questa gran porcheria!
Ad ogni modo, anche se fossero stati determinati i colpevoli, Garcia, che cosa avrebbero fatto i nostri Governi?
Quello Berlusconi è davvero verminoso nel suo "tappetinismo filoamericano", ma quel dannato apostata comunista di D'Alema non scherzava affatto sotto questo profilo...forse non dice niente la parola Cermis? Il fatto che lui si sia "venduto" le vittime del Cermis per ottenere una terrorista sinistrorsa?
Lì i colpevoli avevano nomi e cognomi, ma non si è piantato giù
il (giusto) puttanaio che avrebbe dovuto essere fatto...Bertinotti
aveva ragione quando diceva "dobbiamo chiuder loro le basi", ma Bertinotti tendeva a trascurare il fatto che chi difende pure l'ultimo
dei propri imbecilli dalle proprie responsabilità nei confronti di popoli (in teoria) "amici" è caratterizzato da un'arroganza razzista ed una prepotenza senza limiti. Per chiudere loro le basi avremmo dovuto piazzare batterie contraeree per tirare giù qualunque cosa si alzasse dalle loro basi e, se necessario, sequestrare il personale delle loro basi finchè non avessero fatto ciò che era giusto e decente che facessero...
Ma il problema è che prendere certe decisioni ci vogliono davvero le palle quadrate e queste alla classe dirigente, a destra o a sinistra, qui in Italia mancano!
Skarm