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Visualizza Versione Completa : Contro l'infallibilità della Chiesa cattolica: le prove della fallibilità dei papi



Ichthys
07-08-03, 02:03
Prima di tutto è giusto ricordare che del dogma dell'infallibilità papale non vi è alcuna traccia nelle Scritture, come pure non vi è in esse il benchè minimo riferimento ai papi, e non è affatto scritto che Cristo affidò la sua Chiesa a Pietro o lo costituì "primo papa" (il titolo di papa fu rifiutato da molti santi vescovi agli albori del cristianesimo; fu poi accettato dal vescovo di Roma, che lo ricevette dall'imperatore Foca - un omicida - per ragioni politiche, nell'anno 607). Ancora una volta, si tratta di false dottrine introdotte dagli uomini. L'infallibilità papale fu introdotta a distanza di quasi due millenni dalla venuta di Cristo, dal papa Pio IX (1870).

Nel corso dei secoli si sono succeduti centinaia di papi nella chiesa cattolica romana. Ora, mediante i seguenti esempi di papi che hanno sottoscritto eresie, si sono contraddetti e sono stati dichiarati eretici, dimostreremo la fallibilità dei papi anche nelle loro dichiarazioni ufficiali:

* Liberio (352-366) aderì formalmente all'eresia ariana (che negava la divinità di Gesù Cristo), sottoscrivendo la professione di fede eretica del concilio di Sermio e giungendo perfino a scomunicare Atanasio che difendeva la divinità di Cristo. Sia i suoi predecessori che lui stesso avevano di già condannato l'eresia di Ario; in seguito, i suoi successori condannarono l'eresia ariana.

* Innocenzo I (401-417) scrisse al concilio di Milevis che i neonati erano obbligati a ricevere la comunione e che se fossero morti battezzati ma non comunicati, sarebbero ugualmente andati all'inferno. In seguito, questa dottrina è stata annullata dal concilio di Trento nel 1562 con la seguente dichiarazione: 'Finalmente lo stesso santo sinodo insegna che i bambini che non hanno l'uso della ragione, non sono obbligati da alcuna necessità alla comunione sacramentale dell'eucarestia. Rigenerati, infatti, dal lavacro del battesimo e incorporati a Cristo, non possono, a quell'età, perdere la grazia di figli di Dio, che hanno acquistato' (Concilio di Trento, Sess. XXI, cap. IV), e sempre il concilio tridentino ha anatemizzato chi la sosterrà con la seguente dichiarazione: 'Se qualcuno dirà che la comunione eucaristica è necessaria ai bambini anche prima che abbiano raggiunto l'età di ragione, sia anatema' (Concilio di Trento, Sess. XXI, can. 4).

* Ormisda (514-523) nel 514 dichiarò eretici certi monaci della Scizia, perché sostenevano che uno della Trinità aveva sofferto la morte della croce; ma Giovanni II nel 532 dichiarò quei monaci ortodossi (cioè persone che sostenevano una dottrina retta).

* Vigilio (537-555) nel 553 con una dichiarazione ufficiale definì conformi alla dottrina cattolica alcuni scritti denominati 'Tre capitoli' (che lui stesso aveva condannato nel 548). Ma il quinto concilio ecumenico (Costantinopolitano II) tenutosi a Costantinopoli dal 5 maggio al 2 Giugno 553 dichiarò solennemente che quegli stessi scritti dovevano essere considerati eretici. Ma Vigilio si risolse ad accettare il concilio e le sue conclusioni solo l'8 dicembre. Egli ritrattò le sue recenti posizioni contrarie alla condanna dei 'Tre capitoli' infatti scrisse al patriarca di Costantinopoli riconoscendo il proprio errore e concludeva dicendogli: 'Pertanto ciò che ho fatto in difesa dei 'Tre capitoli' viene annullato con la definizione del presente nostro scritto' (Epistola ad Eutichio, Patriarca di Costantinopoli, dell'8 Dicembre 553).

* Gregorio I detto Magno (590-604) disse che i bambini non battezzati vanno diritti all'inferno e laggiù soffrono per l'eternità. Ora, questa dottrina è condannata dalla chiesa romana perché essa dice che i bambini se muoiono non battezzati vanno in un luogo detto limbo (dove secondo loro non c'é alcuna pena) e non più all'inferno come invece affermò Gregorio I. Sempre Gregorio affermò che chi si prendeva il titolo di vescovo universale era precursore dell'anticristo; mentre Gregorio VII (1073-1085) affermò che il vescovo di Roma è e deve essere chiamato vescovo universale; ecco le sue parole: 'Solo il pontefice romano ha il diritto di essere chiamato universale' (Dictatus papae, punto 2).

* Onorio I (625-638) approvò ed insegnò la eresia dei monoteliti (i monoteliti affermavano che in Cristo c'erano due nature, ma una sola volontà e una sola azione, quella divina). Ecco le sue parole: 'Noi confessiamo una volontà unica del Nostro Signore Gesù Cristo, perché in lui non era volontà alcuna della carne, né ripugnante al volere divino'. Per questa sua presa di posizione fu condannato come eretico dal sesto concilio ecumenico nel 681. I papi successivi, confermarono la condanna: tra questi Leone II che nel 682 scrisse all'imperatore Costantino dicendo 'di scomunicare tutti gli eretici, tra cui Onorio che non fece risplendere la dottrina apostolica in questa chiesa di Roma, ma che per un tradimento profano tentò di sovvertire la fede immacolata e tutti coloro che morirono nel suo errore'.

* Adriano II (867-872) dichiarò valido il matrimonio civile, mentre Pio VII (1800-1823) lo condannò.

* Pasquale II (1099-1118) ed Eugenio III (1145-1153) autorizzarono il duello, mentre Giulio II (1503-1513) e Pio IV (1559-1565) lo proibirono.

* Giovanni XXII (1316-1334) nel 1331 insegnò che le anime dei santi non avevano la vista di Dio prima della risurrezione della carne. Questa eresia fu condannata dal suo successore Benedetto XII (1334-1342). E sempre Giovanni XXII nella Bolla Cum inter nonnullos del 1323 affermò: 'Dire che Cristo e gli apostoli non possedevano nulla significa travisare le Scritture' (citato da Peter de Rosa in Vicari di Cristo, Milano 1989, pag. 226); secondo lui quindi Cristo e gli apostoli non erano vissuti poveri. Questo innanzi tutto contrasta la Parola di Dio, e in secondo luogo è in piena contraddizione con quello che avevano affermato i suoi predecessori Onorio III, Innocenzo IV, Alessandro IV, Bonifacio VIII.

* Sisto V (1585-1590) nel 1590 fece pubblicare una edizione della Vulgata (che lui personalmente aveva riscritto per correggerne gli errori che esistevano nelle edizioni pubblicate fino a quel tempo) e con una bolla dichiarò: 'Nella pienezza del potere apostolico, decretiamo e dichiariamo che questa edizione... approvata per l'autorità concessaCi dal Signore, dev'essere accolta e considerata come vera, legittima, autentica e incontestata in tutte le discussioni pubbliche e private, nelle letture, nelle prediche e nelle spiegazioni'. Poco tempo dopo la pubblicazione della 'sua' Vulgata Sisto V morì. Ma la Vulgata da lui pubblicata fu trovata piena di errori. Il cardinale Bellarmino allora per salvare l'onore di Sisto V suggerì al suo successore Gregorio XIV (1590-1591) di correggerla e di presentarla al pubblico con il nome di Sisto adducendo delle scuse. Ecco cosa ebbe a dichiarare nella sua autobiografia il Bellarmino: 'Alcune, persone, la cui opinione aveva grande peso, ritenevano che dovesse essere proibita pubblicamente; io non ero dello stesso avviso e dimostrai al Santo Padre che, invece di proibire la versione della Bibbia in questione, sarebbe stato meglio correggerla in modo tale da poterla pubblicare senza danni all'onore di papa Sisto. Ciò si poteva fare eliminando il più presto possibile le modifiche sconsigliabili e pubblicando poi il volume con il nome di Sisto e una prefazione in cui si spiegava che nella prima edizione si erano verificati alcuni errori dovuti alla fretta dei tipografi e di altre persone' (in sostanza il cardinale gli suggerì di mentire). La Vulgata di Sisto dopo essere stata corretta fu pubblicata nel 1592 da Clemente VIII (1592-1605) che fu costretto a ritirare le copie della precedente Vulgata che erano state messe in commercio.

* Paolo V (1605-1621) nel 1616 fece ammonire Galileo Galilei il quale sosteneva che la terra oltre a muoversi su se stessa gira attorno al sole. In un documento del Santo Uffizio datato 25 Febbraio 1616 si legge: 'L'Illustrissimo S(ignor) Cardinal Millino notificò all'Assessore e al Commissario del Santo Officio, che riferita la censura dei Padri Teologi sulla proposizione del matematico Galileo, che il sole sia il centro del mondo e immobile di moto locale, e che la terra si muove anche di moto diurno, il Santissimo (Paolo V) ha ordinato all'Ill.mo S(ignor) Cardinal Bellarmino, di chiamare dinanzi a sé il predetto Galilei, e di ammonirlo ad abbandonare la detta opinione; e se rifiuterà di obbedire, il P(adre) Commissario, di fronte ad un notaio e ai testimoni, lo precetti perché si astenga totalmente dall'insegnare, difendere o comunque trattare quella dottrina od opinione; se non acconsentirà sia carcerato'. E così fece il Bellarmino, e il Galileo diede le garanzie richieste. Ma nel 1632 (sotto Urbano VIII) il Galileo fece stampare il libro Dialogo di Galileo Galilei delli due Massimi Sistemi del Mondo, Tolemaico e Copernicano in cui sotto la forma di un dialogo sosteneva quelle convinzioni che non avrebbe dovuto diffondere. E così l'Inquisizione lo chiamò a Roma e lo processò condannandolo di eresia. Nel verdetto emanato contro di lui nel 1633 si legge: '... Diciamo, pronuntiamo, sententiamo e dichiariamo che tu, Galileo suddetto, per le cose dedotte in processo e da te confessate come sopra, ti sei reso a questo S Off.o vehementemente sospetto d'heresia, cioè d'haver tenuto e creduto dottrina falsa e contraria alle Sacre e divine Scritture, ch'il sole sia centro della terra e che non si muova da oriente ad occidente, e che la terra si muova e non sia centro del mondo, e che si possa tenere e difendere per probabile un'opinione dopo essere stata dichiarata e diffinita per contraria alla Sacra Scrittura...'. E Galileo fu costretto ad abiurare le sue convinzioni e difatti affermò giurando sul Vangelo: '... abiuro, maledico e detesto li suddetti errori et heresie, e generalmente ogni et qualunque altro errore, heresia e setta contraria alla S.ta Chiesa...'. Nel 1822 Pio VII ratificò un decreto dell'Inquisizione autorizzando tutti i trattati copernicani sull'astronomia, mentre nel 1835 le opere di Copernico, Keplero e Galileo furono tolti dall'Indice dei libri proibiti. Questo equivalse a dire che Paolo V e Urbano VIII, nell'insegnare che la terra era immobile e che il sole gli girava attorno e nel condannare come eretica la tesi di Galileo secondo la quale la terra ruota attorno a se stessa e attorno al sole, errarono.

* Pio IX (1846-1878) nel 1854 decretò l'immacolata concezione di Maria, dottrina questa che va apertamente contro la Scrittura che insegna che solo Gesù è stato concepito senza peccato. Ma quello che vogliamo fare notare è che essa fu condannata da diversi predecessori di Pio IX (come Gelasio I, Gregorio detto Magno, Innocenzo III e Leone Magno) ed è contraria all'unanime consenso dei cosiddetti padri.

Questi non sono che alcuni degli esempi di eresie e di contraddizioni papali che annullano la dottrina dell'infallibilità del papa. Come può quindi affermare Giuseppe Perardi nel suo Manuale che 'non ci fu mai Papa che abbia insegnato una dottrina la quale abbia meritato censura; il Papa insegnò sempre la verità, riprovò l'errore negli altri richiamandoli alla verità' (Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 209) e che egli non può errare quando definisce dottrine circa la fede? Come ha potuto questo teologo fare tali affermazioni quando Adriano VI (papa della chiesa romana) nel 1523 disse: 'Se per Chiesa romana si intende il suo capo o pontefice, è indiscutibile che egli possa errare anche su argomenti concernenti la fede. Lo fa quando predica l'eresia nei propri giudizi o nelle proprie decretali. In verità molti pontefici romani furono eretici, e l'ultimo di essi fu papa Giovanni XXII (1316-1334)' (citato da Peter de Rosa in op. cit., pag. 217)?

Ed ancora diciamo: 'Ma come ha fatto Pio IX, davanti a tanti esempi di papi che hanno insegnato cose false, dichiarare errata la seguente affermazione: 'I Romani Pontefici (...) in definire cose di fede e di costumi errarono' (Sillabo degli Errori, XXIII)? Ci vuole veramente o tanta ignoranza o tanta malafede per fare simile affermazioni.

E poi, non è finita, i teologi romani dicono anche che le decisioni dei papi sono parte della tradizione che deve essere venerata al pari della Scrittura! Ma come fanno a dire ciò quando gli stessi papi si sono contraddetti tra di loro e scomunicati? Come fanno a fidarsi di questa loro tradizione che si contraddice da sé e si annulla da sé e contraddice ed annulla la Parola di Dio?

Otto Rahn
07-08-03, 19:29
chi è il padre del raggiro e della menzogna?

Ichthys
31-08-03, 13:24
I cattolici sono degli eretici che accusano altri di eresia, ma direi piuttosto che sono dei mentitori e mistificatori esperti :rolleyes:

Otto Rahn
31-08-03, 21:12
La Chiesa non si accontentava di far sentire la sua potenza ai vivi. La sua mano non risparmiava neppure i morti. Il papa Stefano VII (1) aveva dato l' esempio, nell' anno 897, condannando gli eretici dopo la loro morte. Questo vicario di Dio aveva fatto esumare il corpo del suo predecessore, papa Formoso, per fargli tagliare due dita della mano sinistra (perchè lo condannava come eretico) e farlo poi gettare nel Tevere. Ma alcune persone, impietosite, riuscirono a ripescare il corpo del papa eretico e a restituirlo alla terra. L' anno seguente il papa Giovanni IX dichiarò il processo nullo e non avvenuto, e fece proclamare da un sinodo che nessuno avrebbe potuto essere condannato una volta morto, ogni accusato dovendo avere la facoltà di difendersi. Questo non impedisce al papa Sergio III (2), nel 905, di riesumare il cadavere di papa Formoso, di rivestirlo dei paramenti pontificali, di farlo sedere su un trono, di condannarlo solennemente, di decapitarlo, di togliergli altre tre dita e di farlo gettare nel Tevere.
Quando i restidello sfortunato defunto, ritrovati nel fiume da alcuni pescatori, furono portati nella chiesa di San Pietro, le statue dei santi, si racconta, si inchinarono davanti a lui e lo salutarono con venerazione. (3)
Fra le decretali della Curia, d' altronde contraddittorie, gli Inquisitori avevano scelto quella che prescriveva di esumare i morti la cui eresia era stata scoperta soltanto dopo il trapasso, e di trattarli come se fossero stati in vita. Di conseguenza, il loro cadavere veniva bruciato e le loro ceneri sparse ai quattro venti. Per poco che le autorità laiche mostrassero un mediocre impegno a dissotterrare un eretico, le si minacciava di escluderle dalla Chiesa, di privarle dei sacramenti e di metterle a loro volta sotto accusa per eresia.

NOTE

1) Papa dall' 896 all' 897 (presso altre fonti, Stefano VI: infatti Stefano II (pontefice dal 752 al 757) venne nominato papa subito dopo un suo omonimo, morto dopo soli tre giorni e considerato da alcuni il vero Stefano II). Vescovo di Anagni, legato al partito di Lamberto di Spoleto, che il defunto papa Formoso aveva prima incoronato imperatore e poi disconosciuto a favore del rivale Arnolfo di Carinzia, si inserì nella lotta tra i pretendenti allo scettro facendosi strumento della rivincita di Lamberto. Istituì allo scopo un processo per invalidae l' operato del defunto pontefice ("concilio cadaverico") ma fu travolto da questi maneggi, finendo rovesciato dalla carica e infine strangolato in prigione.

2) Papa dal 904 al 911, acceso oppositore di papa Formoso e sostenitore di Stefano VI (VII: v. nota precedente), fece invalidare tutte le ordinazioni disposte da papa Formoso e avviò una politica di intimidazione del clero romano destinata ad avere un certo successo, almeno nell' immediato; secondo alcune fonti, ebbe da Marozia (potene e corrotta nobildonna romana figlia dell' imperatrice Teodora e del senatore Teofilatto), un figlio salito poi al soglio pontificio col nome di Giovanni XI.

3) Vale la pena di segnalare che anche uno storico cattolico come Gustav Schnürer (Kirche und Kultur, II 116) considera "spaventoso" questo giudizio postumo e definisce questo periodo " il più triste del papato".


[tratto da "Crociata contro il Graal" di Otto Rahn. Società Editrice Barbarossa]

Ichthys
31-08-03, 21:21
Che faccia tosta che hanno! Ci vuole coraggio a chiamari cialtroni simili "Santi padri"!

Senatore
31-08-03, 22:21
Via, non siamo così ipercritici!
L'infallibilismo è, come dire... charmant.
Affascinante, e molto politico. Non faccio parte della categoria di quelli che da bambino hanno desiderato fare il papa, nè ho mai amato il clericalismo, ma nondimeno l'infallibilità del papa, che pur essendo divenuta dogma alla fine dell'ottocento covava da secoli sotto le braci, ha una sua qualità estetica oltre, come dicevo, ad essere motivata da precise istanze politiche.
Intendo dire che non è un caso che un simile dogma si sia coagulato intorno al sillabo e alla prima codificazione del diritto canonico; l'infallibilità costituisce un pò la sintesi dell'antimodernismo della Chiesa. Del resto l'anti-infallibilismo è stato soprattutto sostenuto dai gallicani e dai giurisdizionalisti, cioè da quelle correnti che miravano a sottomettere e a segmentare la chiesa entro i confini nazionali, così da farne niente più di un'associazione di diritto privato sotto l'imperio del potere laico.
Diciamo che al di fuori di queste coordinate la questione mi sembra un pò decontestualizzata; ciò sia da parte di chi vuol fare dell'infallibilità un principio teologico asoluto, sia da parte di chi contrasta l'idea sullo stesso campo. Invece il campo della contesa mi sembra questo: da un lato un concetto anti-modernista (anche se essenzialmente moderno nelle forme) dell'autorità, dall'altro un'idea razionalista, democratica e laica.
Saluti

Otto Rahn
01-09-03, 01:23
Caro Senatore difficile non trovare ora e in futuro aspre critiche nei confronti della chiesa cattolica in questo locus amenus.
Quanto da te scritto è senza dubbio corretto e riporta nettamente i termini della discussione nell' ambito che gli appartiene. Colgo però l' occasione per dire come la pensiamo noi al riguardo.


Del resto l'anti-infallibilismo è stato soprattutto sostenuto dai gallicani e dai giurisdizionalisti, cioè da quelle correnti che miravano a sottomettere e a segmentare la chiesa entro i confini nazionali, così da farne niente più di un'associazione di diritto privato sotto l'imperio del potere laico.

Questo storicamente è vero e non siamo di certo degli ammiratori del gallicanesimo o dei moti protestanti ma, a pensarci bene, non si può dire che sia stata la preponderanza nella chiesa cattolica dell' aspetto amministrativo e politico con tutte le sue leggi secolari che ha permesso quando non favorito questo processo di laicizzazione e modernizzazione?

Non è forse stato il suo essere più un' istituzione temporale che spirituale quello che l' ha portata a decadere senza sosta, dando vita a un' atomizzazione sempre più spinta che si è esplicata anche per l' appunto nel fenomeno dell' eresia?


Invece il campo della contesa mi sembra questo: da un lato un concetto anti-modernista (anche se essenzialmente moderno nelle forme) dell'autorità, dall'altro un'idea razionalista, democratica e laica.

E' giusto mettere le cose in chiaro.
Il nostro attacco all' infallibilità papale si iscrive all' interno di una critica di portata ben più ampia che vede nel clero la vera nemesi storica dell' Evangelo di Cristo.

L' intento delle nostre critiche è totalmente differente da quello dei razionalisti e dei modernisti che vogliono sradicare la spiritualità nell' uomo e adoperano una misera storiografia e una ancor più misera logica materialistica a sostegno delle loro tesi per sbriciolare la Verità cristiana.

Sperando di aver chiarito adeguatamente le motivazioni di alcuni nostri interventi,
ti saluto con stima e ti ringrazio per esser intevenuto da subito in questo neonato forum.

Senatore
01-09-03, 01:45
In Originale postato da Otto Rahn
Caro Senatore difficile non trovare ora e in futuro aspre critiche nei confronti della chiesa cattolica in questo locus amenus.
Quanto da te scritto è senza dubbio corretto e riporta nettamente i termini della discussione nell' ambito che gli appartiene. Colgo però l' occasione per dire come la pensiamo noi al riguardo.


E' chiaro, volevo solo animare la discussione, altrimenti temevo che languisse



Questo storicamente è vero e non siamo di certo degli ammiratori del gallicanesimo o dei moti protestanti ma, a pensarci bene, non si può dire che sia stata la preponderanza nella chiesa cattolica dell' aspetto amministrativo e politico con tutte le sue leggi secolari che ha permesso quando non favorito questo processo di laicizzazione e modernizzazione?

Non è forse stato il suo essere più un' istituzione temporale che spirituale quello che l' ha portata a decadere senza sosta, dando vita a un' atomizzazione sempre più spinta che si è esplicata anche per l' appunto nel fenomeno dell' eresia?


Sì, anche questo è vero. Alcuni canonisti considerano la riforma gregoriana (ca 1000) come un prodromo dello stato moderno burocratizzato. Però la Chiesa irrigidita su posizioni dottrinali e politica, la Chiesa che desta un sano terrore e sconsiglia l'apostasia ai meno audaci non è più un'incarnazione del "leviatano", ma una risposta agli attacchi subiti a più riprese.
Due autori sono importanti al riguardo: de Maistre e Carl Schmitt, entrambi attenti osservatori e acuti studiosi di politica. Proprio il "totalitarismo" papale pareva a loro la miglior forma politica; quasi un ideal-tipo dello stato. Nè ciò significa che la Chiesa avesse oramai imboccato la strada della secolarizzazione, visto che le simpatie di ambo gli autori erano per uno stato in qualche modo "anagogico", cioè uno stato che riportasse i conflitti ad unità ed avesse un carattere organico e senza scissioni. Ad esempio per Schmitt, nemico poteva essere solo un altro stato, l'inimicizia interna era da abolire e comunque testimoniava di un processo non concluso nella formazione dello stato.



E' giusto mettere le cose in chiaro.
Il nostro attacco all' infallibilità papale si iscrive all' interno di una critica di portata ben più ampia che vede nel clero la vero nemesi storica dell' Evangelo di Cristo.

L' intento delle nostre critiche è totalmente differente da quello dei razionalisti e dei modernisti che vogliono sradicare la spiritualità nell' uomo e adoperano una misera storiografia e una ancor più misera logica materialistica a sostegno delle loro tesi per sbriciolare la Verità cristiana.

Sperando di aver chiarito adeguatamente le motivazioni di alcuni nostri interventi,
ti saluto con stima e ti ringrazio per esser intevenuto da subito in questo neonato forum.

Ricambio i saluti e la stima:), e nel merito non posso che prendere atto di una posizione che rispetto ma su cui dissento toto corde:)


:)

Creso
01-09-03, 01:50
Guarda caso gli illuminati esponenti di Tradizione cattolica non si degnano mai di venire a proporre il loro pensiero fuori dal seminato censorio del loro piccolo bunker.
Ah la dialettica...
Grazie per le interessanti conclusioni riportate.

Senatore
01-09-03, 02:01
In Originale postato da Creso
Guarda caso gli illuminati esponenti di Tradizione cattolica non si degnano mai di venire a proporre il loro pensiero fuori dal seminato censorio del loro piccolo bunker.
Ah la dialettica...
Grazie per le interessanti conclusioni riportate.

Per me sono dei folli e se guardi il mio nick vedrai che non intendo il termine in senso spregiativo (infatti, chccè se ne dica, non si può disprezzare il coraggio di alcuni membri di quel forum), ma in senso "rassegnato". E' imposibile penetrare il pensiero di chi alla base ha un impulso non razionale.

Grazie a te (a lei... mi viene il dubbio che lei sia un vero "senatore")per l'intervento:)

Otto Rahn
01-09-03, 02:21
Purtroppo riguardo a de Maistre e Carl Schmitt confesso la mia totale ignoranza. Del primo come ti scrissi tempo fa ho letto unicamente "Saggio sul principio generatore delle costituzioni politiche e delle altre istituzioni umane" che ho trovato molto valido. Spero di poter approfondire il loro pensiero in futuro.

Per quanto riguarda la natura del tuo dissenso beh rimando alla nostra corrispondenza privata. ;)
Ho avuto poco tempo per scrivere ultimamente ma ti prometto che l' attesa non sarà vana!

Benvenuto infine a Creso sul nostro forum.

saluti notturni

Ichthys
01-09-03, 08:55
In Originale postato da Senatore
...
l'infallibilità del papa, che pur essendo divenuta dogma alla fine dell'ottocento covava da secoli sotto le braci, ha una sua qualità estetica oltre, come dicevo, ad essere motivata da precise istanze politiche...

Già, peccato che non sia motivata dalle Scritture, anzi, nelle stesse si dice ben altra cosa:
"Ci saranno tra di voi falsi dottori che introdurranno occultamente eresie di perdizione, e, rinnegando il Signore che li ha riscattati, si attireranno addosso una rovina immediata" (2 Pietro 2:1);
"Io so che dopo la mia partenza si introdurranno fra di voi lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge; e anche tra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per trascinarsi dietro i discepoli. Perciò vegliate, ricordandovi che per tre anni, notte e giorno, non ho cessato di ammonire ciascuno con lacrime" (Atti 20:29-31).

Nonostante questi avvertimenti evangelici, la chiesa Cattolica arriva ad elevare l'autorità dei suoi papi a quella dello stesso Dio, rendendo così la chiesa facile preda dei disegni ingannatori dello spirito del mondo, del demiurgo e del maligno.

Dicono che lo Spirito Santo protegga il supremo insegnante della chiesa Cattolica dall'errore, proteggendolo così dal far sviare i credenti. Bella affermazione! Che ipocriti. Questa è una forma di Gnosi vera e propria... e poi criticano i principi dell'illuminazione gnostica!

Sappiamo che Pietro, che ovviamente i Cattolici Romani dichiarano essere il loro primo papa, non era infallibile. Egli sbagliò quando "non camminò rettamente secondo la verità del vangelo", e fu per questo ripreso dall'apostolo Paolo (Galati 2:14). Come mai non se ne parla?

E non è tutto. I pontefici romani nel corso dei secoli hanno impedito a moltitudini di credenti di entrare nel Regno di Dio, proclamando un falso vangelo e insegnando sciocchezze del tipo "All'infuori di questa Chiesa non c'è salvezza e non c'è remissione dei peccati" (Papa Bonifacio VIII) oppure "Coloro che si ostinano contro l'autorità della Chiesa e del Pontefice di Roma... non possono ottenere la salvezza eterna" (Papa Pio IX) quando in realtà è scritto "Non confidate nei prìncipi, né in alcun figlio d'uomo, che non può salvare" (Salmi 146:3). "Così parla il Signore: Maledetto l'uomo che confida nell'uomo... Benedetto l'uomo che confida nel Signore" (Geremia 17 : 5-7).


... l'infallibilità costituisce un pò la sintesi dell'antimodernismo della Chiesa....

L'infallibilità sarà antimodernista, ma è una trovata tutta "nuova" in seno alla tradizione cristiana :rolleyes:

Senatore
01-09-03, 12:02
Caro Ichthys,
non discuto quello che tu dimostri con dovizia di prove. Del resto è sufficiente una minima informazione storica (come la mia del resto, che non è certo profonda) sui primi secoli del cristianesimo per vedere come il primato del papa si sia affermato attraverso molte incertezze e con notevoli resistenze. Dapprima il vescovo di Roma era un patriarca sullo stesso piano di quelli d'oriente e la sua "emancipazione" si deve a diverse ragioni tra cui giocano un ruolo:

-la pretesa, senz'altro fondata del vescovo di Roma, di essere vicarius petri
-l'idea di una continuità romana
-il progressivo allontanamento politico tra oriente e occidente e la caduta dell'impero d'occidente.

Tutto questo invero non portava automaticamente a quello che possiamo chiamare l'asslutismo della Santa Sede. L'assolutismo e il centralismo della Chiesa di Roma si affermano nell'undicesimo secolo, coagulandosi intorno al modello di Cluny, con Gregorio VII.
E' da allora che i papi avocano a sè il titolo di vicarius Christi, il diritto di deporre gli imperatori (Gregorio VII lo farà due volte e da allora non si contano i casi di scomunica degli imperatori), la potestà "legislativa"; insomma si afferma il modello centralizzato inaugurato dall'abbazia di Cluny, modello che secondo certe ricostruzioni è tra i momenti genetici dello stato moderno.
Si può dubitare di questa conclusione, perchè la Sede Apostolica non scende comunque al livello di un organismo burocratizzato e del tutto razionale come è lo stato moderno, e soprattutto manca continuità storica tra i due momenti. In ogni caso è certo che Roma risponde con strumenti moderni, che già anticipano il superamento del medioevo, alle istanze del tempo ed affina questi strumenti man mano che la stretta della modernità si fa più tenace e mortifera.
Per carità, è pur vero che la Chiesa è corresponsabile del processo modernizzatore, specie nel suo opporsi alle potenzialità tradizionali dell'Impero, ovvero nel dare sostegno alle rivolte comunali.
Ma negli ultimi secoli la polarità si inverte e la Chiesa diventa davvero, come forse ci si poteva aspettare già dall'inizio, l'ultimo baluardo contro il modernismo e la desacralizzazione del mondo. Il simbolo del Sacro Cuore, il Cristo Re, diventano gli emblemi di alcuni dei più nobili tentativi di opposizione all'avanzata degli "immortali principi" della rivoluzione francese e dell'americanismo. A tanto, fu senz'altro necessario un papa che fosse infllibile almeno quanto lo erano le disposizioni dei costituenti, e anzi un pò di più; fu necessario, per tornare alla scienza politica, un potere sovrano che sapesse farsi carico di una decisione, nel senso forte e etimologico del termine.
Saluti

Otto Rahn
08-09-03, 13:52
Sisto V (Felice Peretti, il cardinal Montaldo) fece in cinque anni un lavoro che ne avrebbe richiesto cinquanta. Costrinse squadre di uomini a lavorare giorno e notte per sistemare la cupola di San Pietro. Fece spostare l'obelisco, palmo a palmo, da centinaia di uomini e muli fino all'attuale posizione nella piazza. Costruì la Libreria Vaticana. Fece erigere un acquedotto che portasse l'acqua fino al centro di Roma. Si meritò ampiamente il soprannome "Il Turbine Consacrato".

Insieme ad una titanica energia c'era però uno straordinario egotismo.
Egli affermò il suo potere temporale su principi e re. Quando Roberto Bellarmino, uno dei più strenui difensori del papato dall'epoca di Tommaso d'Aquino, suggerì nel suo libro "Controversie" che il papa aveva solo una giurisdizione indiretta sui reggenti del mondo temporale, Sisto lo censurò spietatamente.
Egli, dichiarò, poteva per qualsiasi motivo e comunque gli piacesse nominare o licenziare chiunque, compresi gli imperatori.
Censurò anche il teologo Vittorio per aver osato dire che era giusto disobbedire ad ingiusti ordini di un papa. Lui, Sisto V, mise all'indice entrambi i libri di questi due "rinnegati".


I cardinali della Congregazione dell'indice erano terrificati dal dover dire a sua Santità che entrambi gli autori citati (Bellarmino e Vittorio) basavano i loro scritti su innumerevoli documenti dottrinali di santi e studiosi cattolici. Il Conte Olivares, ambasciatore spagnolo a Roma, scrisse al re Filippo II° che i cardinali tenevano la bocca chiusa "per paura che Sisto potesse fargli sentire il duro sapore del suo temperamento e, forse, costringerli a mettere all'indice persino i santi stessi".

Sisto si comportò molto male soprattutto con il gesuita Bellarmino, che aveva cooperato con lui nell'edizione dell'opera completa di Sant'Ambrogio, nel corso della quale il papa aveva ogni volta stravolto il giudizio del suo collaboratore.

Lo stesso atteggiamento il papa lo tenne verso la Bibbia ed i risultati furono drammatici.
La versione latina della Bibbia, la Vulgata, era opera di San Gerolamo nel quarto secolo ed aveva avuto un posto significativo nel corso del Medioevo.
Il Concilio di trento (1546) aveva stabilito che la "Vulgata" era la versione autentica della Bibbia ed essa sola doveva essere usata nei sermoni, discussioni o letture.
Purtroppo il lavoro di riporto dei copisti aveva prodotto molti errori e la stampa moltiplicò il numero degli sbagli. Con la Riforma i Protestanti produssero la loro personale versione della Bibbia e diventava imperativo che anche i cattolici potessero fruire di un testo affidabile della Vulgata in tutte le discussioni.
Dopo tre anni di pontificato, nel 1588, gli venne presentato (a Sisto) il testo finale predisposto dalla commissione di studiosi a cui aveva dato l'incarico. Secondo il pontefice c'era troppo lavoro di ricerca, troppe variabili interpretative. Il papa scacciò il capo della Commissione, il cardinal Carafa, fuori dalla stanza urlando che avrebbe provveduto lui personalmente.
In una Bolla di 300 parole dichiarò che lui, il papa, era l'unico soggetto in grado di produrre una "autentica Bibbia" per la Chiesa.

E lo fece.
Lavorando giorno e notte (soffriva d'insonnia), operando su di un testo popolare e provvedendo ad aggiunte personali dove gli sembrava fosse opportuno, completò l'opera in circa diciotto mesi. Cambiò radicalmente il sistema di riferimenti. Cambiò i capitoli, che erano stati strutturati abilmente da Roberto Stefano nel 1555 ed erano universalmente adottati. Dimenticò addirittura interi versi e cambiò i titoli dei Salmi.

Tutte le vecchie bibbie e tutti i testi scolastici divennero di colpo obsoleti.
Nel 1590 gli furono presentate le prime copie "in folio". "Splendido" disse il papa, finché non si accorse delle centinaia di errori di stampa. Per non perdere tempo provvide personalmente alla correzione delle bozze (ci mise sei mesi) passandole poi alla stampa, mentre la sua Bolla "Aeternus ille" era già pronta da tempo e recitava autoritativamente: "Nella pienezza del potere Apostolico, Noi dichiariamo e decretiamo che questa edizione....approvata per l'autorità conferitaCi da Dio, deve essere ricevuta e tenuta come vera, legittima, autentica, ed inquestionabile in tutte le discussioni, letture, preghiere e spiegazioni pubbliche e private". A nessuno era permesso, editore o libraio, di deviare di una virgola da questa finale ed autentica versione della Bibbia latina. Chiunque contravvenisse alla Bolla papale doveva ritenersi automaticamente scomunicato e solo il papa poteva assolverlo. Erano previste anche punizioni materiali e temporali.
Verso la metà di aprile furono distribuite copie a cardinali ed ambasciatori. Quattro mesi dopo il papa era morto.

Il papa successivo morì dopo dodici giorni di pontificato (Urbano VII). Toccò quindi a Gregorio XIV cercare di porre rimedio alla questione della Bibbia. Ma come fare? Una Bibbia era stata imposta al mondo cattolico con l'intero peso del potere papale, ma era piena di errori. Il mondo accademico era in subbuglio ed i Protestanti si divertivano un sacco per l'intera faccenda. Il cardinal Bellarmino , rientrato a Roma dall'estero e personalmente sollevato per la morte di Sisto V, che l'aveva messo all'indice, suggerì a Gregorio XIV, invece di proibire la Bibbia, di farla correggere, ove fosse possibile, cercando di recuperare tutte le copie messe in circolazione e sostenendo che tutti gli errori derivavano "da sbagli degli stampatori e di altre persone (il riferimento a Sisto è inequivocabile). Un'intera truppa di studiosi si sistemò in un'apposito edificio sulle colline Sabine, a 30 km da Roma, e lavorò bestialmente per cercare di identificare e rettificare tutti gli errori commessi da Sisto.

Alla fine del 1592, sotto il papato di Clemente VIII, il "nuovo testo" venne stampato e distribuito immediatamente con una lunga prefazione che spiegava come Sisto, accortosi degli errori, avesse deciso di dare corso ad una nuova riedizione, la quale, in seguito alla sua morte, era stata portata a termine dai suoi successori. Giocando sull'equivoco Bellarmino suggerì anche che la nuova versione (passibile anch'essa di molti errori, che infatti ci sono) non dovesse obbligatoriamente essere l'unica permessa e/o accettata.
I commenti degli studiosi su questa serie di menzogne e falsificazioni miranti a nascondere gli errori e la supponenza del papato, furono e sono pesanti.
Thomas James, studioso e libraio londinese, che potè esaminare e verificare il contenuto di entrambe le versioni, scrisse nel 1611:"Ci troviamo ad avere due papi uno contro l'altro. Sisto contro Clemente , Clemente contro Sisto, litigando, scrivendo e discutendo sulla bibbia di Gerolamo...per quanto concerne i cattolici la Bibbia è come un naso di cera che i papi modellano a seconda di quello che conviene loro...se un papa dicesse che quello che è bianco è nero e quello che è nero bianco nessun cattolico oserebbe contraddirlo."

L'affare del papa che riscrisse la Bibbia dimostra una volta ancora che la dottrina che il papa non può sbagliare è di per se erronea, conduce a creare proprie personali versioni della Storia e costringe anche uomini moralmente corretti, come Bellarmino, a mentire in favore della Chiesa.
Ma Bellarmino invece di essere ricordato per aver messo in atto una discreta "cover up" a favore di Sisto V, è noto soprattutto per aver distrutto vita e carriera di uno straordinario laico, Galileo.

Ichthys
08-11-03, 22:57
In Originale postato da Creso
Guarda caso gli illuminati esponenti di Tradizione cattolica non si degnano mai di venire a proporre il loro pensiero fuori dal seminato censorio del loro piccolo bunker.
Ah la dialettica...
Grazie per le interessanti conclusioni riportate.

Non vengono mai fuori perché sanno bene che la loro dottrina non ha alcuna reale base nelle Scritture, ma solo nella fantasia di qualche invasato che chiamano papa!

Castorelli
14-10-08, 19:11
Il dogma dell'infallibilità del papa è appunto un dogma e, come tutti i dogmi, popperianamente è soggetto alla falsificazione da parte della prova dei fatti.
Da un punto di vista logico-formale, il cerchio si chiude, perchè il Pontefice Pio IX sbagliava nel momento stesso in cui proclamava il dogma dell'infallibilità papale, che dunque veniva confutato e smentito "in re ipsa".
Un vero papa è innanzitutto umile e dunque non pretenderebbe mai di essere infallibile.

Gioa
19-10-08, 11:21
Allora confidando nel Signore leggetevi l'apocalisse in un paragrafo si parla di una meretrice piena di abominii noi crediamo si parli della "città del vaticano".

Babilonia la grande.

Quindi se si segue la dottrine che insegnano o si confida in loro si fallisce.

Con ciò comunque è scritto nella prima lettera ai corinzi al paragrafo 3 una rivelazione importantissima, infatti Paolo dice che chi costruisce una spiritualità debole nel giorno della prova subirà danno ma con ciò Dio lo salverà pure ma dovrà accollarsi questo danno paragonato come a un corpo che attraversa il fuoco nel testo, mentre chi costruisce una spiritualità forte supererà la prova e non avrà quel danno di cui si parlava prima poiche resisterà alla prova.


Quindi signori Dio ha mandato nel mondo l'unico nostro Salvatore cioè Gesù Cristo e chi non ascolta la sua voce fallisce.
Quindi proviamo a costruirci una forte spiritualità confidando in lui.

euvitt (POL)
19-10-08, 23:21
http://www.edicolaweb.net/libro61g.jpg (http://www.edicolaweb.net/libro61g.jpg)
VICARI DI CRISTO
Il lato oscuro del papato
http://www.edicolaweb.net/blank.gif (http://www.edicolaweb.net/blank.gif)Peter De Rosa, ex sacerdote, oggi marito e padre, laureato all'Università Gregoriana di Roma, è stato per sei anni professore di etica e metafisica presso il seminario di Westminster e di teologia presso il Corpus Christi College

l'ho letto diversi anni fa,tratta molto diffusamente il dogma dell'infallibilità papale,la Chiesa vista da "dentro"........da un addetto ai lavori.

Era difficile contestarlo ed infatti non è stato contestato.
L'autore,se non ricordo male salva 4-5 papi, tra cui Giovanni XXIII.....e su alcuni argomenti, tipo S.inquisizione e caccia alle streghe è spietato.
......sapevate che i beni dell'inquisito andavano alla chiesa?
......e che la S. inquisizione poteva interrogare anche i cadaveri putrefatti (i ricchi nonni da cui avevi ricevuto l'eredità) e trovarli eretici così da confiscargli i beni??
..........lo consiglio caldamente
http://www.edicolaweb.net/libro61i.htm

Genyo
24-10-08, 00:01
http://img2.libreriauniversitaria.it/BIT/056/9788879370561g.jpg
In nome di Dio. La morte di papa Luciani
di Yallop David A.
Pironti, 1997.

Lo strano caso
della morte
di
Albino Luciani,
il papa
che voleva

la Chiesa
e le finanze
vaticane.
Il 26 Agosto del 1978 Albino Luciani fu eletto Papa e successore di Paolo VI.


In Vaticano, parecchie persone non erano contente dell’elezione di Luciani al soglio pontificio ma, forse, il più scontento di tutti era monsignor Marcinkus che fino all’ultimo istante aveva sperato nell’elezione del candidato Giuseppe Siri. (Nella foto sotto: il cardinale Marcinkus con Giovanni Paolo II).


Ma chi era questo Marcinkus? Era una delle pedine fondamentali di quella partita a scacchi che da anni si giocava fra Vaticano e grandi banche e che metteva in palio la possibilità di vedere il proprio capitale aumentare sempre di più [1].



Marcinkus era il più alto in grado all’interno dello I.O.R., l’Istituto per le Opere Religiose. Egli intuì immediatamente i pericoli dell’elezione di questo pontefice che, sin dai suoi primi discorsi, aveva lasciato chiaramente intendere di voler far tornare la chiesa cattolica a quegli ideali di carità cristiana propri del cristianesimo antico, rinunciando alle ricchezze superflue che troppo avevano distolto gli uomini di chiesa dai propri sacri compiti. Figuratevi il capo della banca vaticana come avrebbe mai potuto vedere un tipo del genere sul più alto gradino del proprio stato…

Marcinkus diceva ai suoi colleghi: «Questo Papa non è come quello di prima, vedrete che le cose cambieranno»[2].

Su due punti Luciani sembrava irremovibile: l’iscrizione degli ecclesiastici alle logge deviate della massoneria, e l’uso del denaro della chiesa alla stregua di una banca qualunque [3]. E l’irritazione del Papa peggiorava al solo sentire nominare personaggi come Calvi e Sindona dei quali aveva saputo qualcosa facendo discrete indagini [4].

In coincidenza con l’elezione di Luciani venne pubblicato un elenco di 131 ecclesiastici iscritti alla P2, la massoneria deviata di Licio Gelli, buona parte dei quali erano del Vaticano. La lista era stata diffusa da un piccolo periodico «O.P. Osservatore Politico» di quel Mino Pecorelli destinato a scomparire un anno dopo l’elezione di Albino Luciani in circostanze mai chiarite.[5]

Secondo molti, O.P. era una sorta di «strumento di comunicazione» adoperato dai servizi segreti italiani per far arrivare messaggi all’ambiente politico. Pecorelli, tra l’altro, era legato a filo doppio con Gelli come lo erano Sindona e Calvi (nella foto a destra) [6].


Ma, tornando alla lista ecclesiastico-massonica, questa comprendeva, fra gli altri, i nomi di: Jean Villot (Segretario di Stato, matr. 041/3, iniziato a Zurigo il 6/8/66, nome in codice Jeanni), Agostino Casaroli (capo del ministero degli Affari Esteri del Vaticano, matr. 41/076, 28/9/57, Casa), Paul Marcinkus (43/649, 21/8/67, Marpa), il vicedirettore de «L’osservatore Romano» don Virgilio Levi (241/3, 4/7/58, Vile), Roberto Tucci (direttore di Radio Vaticana, 42/58, 21/6/57, Turo).[7]

Di Albino Luciani cominciò a circolare per la curia l’immagine di uomo poco adatto all’incarico, troppo «puro di cuore», troppo semplice per la complessità dell’apparato che doveva governare.



La morte subitanea, dopo trentatre giorni di pontificato, suscitò incredulità e stupore, sentimenti accresciuti dalle titubanze del Vaticano nello spiegare il come, il quando ed il perché dell’evento. In questo modo, l’incredulità diventò prima dubbio e poi sospetto. Era morto o l’avevano ucciso?[8]


Fu detto all’inizio che Luciani era stato trovato morto con in mano il libro «l’imitazione di Cristo», successivamente il libro si trasformò in fogli di appunti, quindi in un discorso da tenere ai gesuiti ed infine, qualche versione ufficiosa volle che tra le sue mani ci fosse l’elenco delle nomine che il Papa intendeva rendere pubbliche il giorno dopo.[9]



Dapprima, l’ora della morte fu fissata verso le 23 e, quindi, posticipata alle 4 del mattino. Secondo le prime informazioni, il corpo senza vita era stato trovato da uno dei segretari personali del Papa, dopo circolò la voce che a scoprirlo fosse stata una delle suore che lo assistevano. C’erano veramente motivi per credere che qualcosa non andasse per il verso giusto.



Qualcuno insinuò che forse sarebbe stato il caso di eseguire un’autopsia e questa voce, dapprima sussurrata, arrivò ad essere gridata dalla stampa italiana e da una parte del clero.

Naturalmente l’autopsia non venne mai eseguita ed i dubbi permangono ancora oggi. Di questo argomento si occuperà approfonditamente l’inglese David Yallop, convinto della morte violenta di Giovanni Paolo I.

Il libro dello scrittore inglese passa in rassegna tutti gli elementi di quel fatidico 1978 fino a sospettare sei persone dell’omicidio di Albino Luciani: il Segretario di Stato Jean Villot (foto a destra), il cardinale di Chicago John Cody, il presidente dello I.O.R. Marcinkus, il banchiere Michele Sindona, il banchiere Roberto Calvi e Licio Gelli maestro venerabile della Loggia P2.[10]

Secondo Yallop, Gelli decise l’assassinio, Sindona e Calvi avevano buone ragioni per desiderare la morte del Papa ed avevano le capacità ed i mezzi per organizzarlo, Marcinkus sarebbe stato il catalizzatore dell’operazione mentre Cody (strettamente legato a Marcinkus) era assenziente in quanto Luciani era intenzionato ad esonerarlo dalla sede di Chicago perché per motivi finanziari si era attirato le attenzioni non solo della sua chiesa ma addirittura della giustizia cittadina e della corte federale. Villot, infine, avrebbe facilitato materialmente l’operazione[11].

La ricostruzione fatta da Yallop degli affari di Sindona, di Calvi, di Gelli e dello I.O.R., conduce inevitabilmente all’eliminazione del Papa. Il lavoro investigativo di Yallop è buono e non si può non tener conto di tale lavoro soprattutto considerando il fatto che troppi sono i dubbi inerenti le ultime ore di vita del Papa.

Perché e soprattutto chi ha fatto sparire dalla camera del Papa i suoi oggetti personali? Dalla stanza di Luciani scompariranno gli occhiali, le pantofole, degli appunti ed il flacone del medicinale Efortil.



La prima autorità di rango ad entrare nella stanza del defunto fu proprio Villot, accompagnato da suor Vincenza (la stessa che ogni mattina portava una tazzina di caffè al Papa) che verosimilmente fu l’autrice materiale di quella sottrazione.



Perché la donna si sarebbe adoperata con tanta solerzia per far sparire gli oggetti personali di Luciani? Perché quegli oggetti dovevano sparire? Domande destinate a restare senza risposta anche in considerazione del fatto che la diretta interessata è passata a miglior vita.


Una curiosità per chiudere l’argomento: sulla scrivania di Luciani fu trovata una copia del settimanale «Il mondo» aperta su di un’inchiesta che il periodico stava conducendo dal titolo: «Santità...è giusto?» che trattava, sotto forma di lettera aperta al pontefice, il tema delle esportazioni e delle operazioni finanziarie della banca Vaticana. «E’ giusto...» recita l’articolo «...che il Vaticano operi sui mercati di tutto il mondo come un normale speculatore? E’ giusto che abbia una banca con la quale favorisce di fatto l’esportazione di capitali e l’evasione fiscale di italiani?»[12].




--------------------------------------------------------------------------------



[1] Matillò R.D., L’avventura delle finanze Vaticane,Ed.Pironti, Napoli, 1988 ;
[2] Ibidem
[3] Ibidem
[4] Ibidem
[5] Ardagna G., La scoperta della lista P2 nella stampa italiana,Napoli, 2004;
[6] Ibidem
[7] Matillò R.D., L’avventura delle finanze Vaticane, Ed.Pironti, Napoli, 1988;
[8] Ibidem
[9] Ibidem
[10] Yallop D., In God’s name, Ed.Pironti, Napoli, 1992;
[11] Ibidem
[

Genyo
24-10-08, 00:06
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In nome di Dio. La morte di papa Luciani
di Yallop David A.
Pironti, 1997.

Lo strano caso
della morte
di
Albino Luciani,
il papa
che voleva

la Chiesa
e le finanze
vaticane.
Il 26 Agosto del 1978 Albino Luciani fu eletto Papa e successore di Paolo VI.


In Vaticano, parecchie persone non erano contente dell’elezione di Luciani al soglio pontificio ma, forse, il più scontento di tutti era monsignor Marcinkus che fino all’ultimo istante aveva sperato nell’elezione del candidato Giuseppe Siri. (Nella foto sotto: il cardinale Marcinkus con Giovanni Paolo II).


Ma chi era questo Marcinkus? Era una delle pedine fondamentali di quella partita a scacchi che da anni si giocava fra Vaticano e grandi banche e che metteva in palio la possibilità di vedere il proprio capitale aumentare sempre di più [1].



Marcinkus era il più alto in grado all’interno dello I.O.R., l’Istituto per le Opere Religiose. Egli intuì immediatamente i pericoli dell’elezione di questo pontefice che, sin dai suoi primi discorsi, aveva lasciato chiaramente intendere di voler far tornare la chiesa cattolica a quegli ideali di carità cristiana propri del cristianesimo antico, rinunciando alle ricchezze superflue che troppo avevano distolto gli uomini di chiesa dai propri sacri compiti. Figuratevi il capo della banca vaticana come avrebbe mai potuto vedere un tipo del genere sul più alto gradino del proprio stato…

Marcinkus diceva ai suoi colleghi: «Questo Papa non è come quello di prima, vedrete che le cose cambieranno»[2].

Su due punti Luciani sembrava irremovibile: l’iscrizione degli ecclesiastici alle logge deviate della massoneria, e l’uso del denaro della chiesa alla stregua di una banca qualunque [3]. E l’irritazione del Papa peggiorava al solo sentire nominare personaggi come Calvi e Sindona dei quali aveva saputo qualcosa facendo discrete indagini [4].

In coincidenza con l’elezione di Luciani venne pubblicato un elenco di 131 ecclesiastici iscritti alla P2, la massoneria deviata di Licio Gelli, buona parte dei quali erano del Vaticano. La lista era stata diffusa da un piccolo periodico «O.P. Osservatore Politico» di quel Mino Pecorelli destinato a scomparire un anno dopo l’elezione di Albino Luciani in circostanze mai chiarite.[5]

Secondo molti, O.P. era una sorta di «strumento di comunicazione» adoperato dai servizi segreti italiani per far arrivare messaggi all’ambiente politico. Pecorelli, tra l’altro, era legato a filo doppio con Gelli come lo erano Sindona e Calvi (nella foto a destra) [6].


Ma, tornando alla lista ecclesiastico-massonica, questa comprendeva, fra gli altri, i nomi di: Jean Villot (Segretario di Stato, matr. 041/3, iniziato a Zurigo il 6/8/66, nome in codice Jeanni), Agostino Casaroli (capo del ministero degli Affari Esteri del Vaticano, matr. 41/076, 28/9/57, Casa), Paul Marcinkus (43/649, 21/8/67, Marpa), il vicedirettore de «L’osservatore Romano» don Virgilio Levi (241/3, 4/7/58, Vile), Roberto Tucci (direttore di Radio Vaticana, 42/58, 21/6/57, Turo).[7]

Di Albino Luciani cominciò a circolare per la curia l’immagine di uomo poco adatto all’incarico, troppo «puro di cuore», troppo semplice per la complessità dell’apparato che doveva governare.



La morte subitanea, dopo trentatre giorni di pontificato, suscitò incredulità e stupore, sentimenti accresciuti dalle titubanze del Vaticano nello spiegare il come, il quando ed il perché dell’evento. In questo modo, l’incredulità diventò prima dubbio e poi sospetto. Era morto o l’avevano ucciso?[8]


Fu detto all’inizio che Luciani era stato trovato morto con in mano il libro «l’imitazione di Cristo», successivamente il libro si trasformò in fogli di appunti, quindi in un discorso da tenere ai gesuiti ed infine, qualche versione ufficiosa volle che tra le sue mani ci fosse l’elenco delle nomine che il Papa intendeva rendere pubbliche il giorno dopo.[9]



Dapprima, l’ora della morte fu fissata verso le 23 e, quindi, posticipata alle 4 del mattino. Secondo le prime informazioni, il corpo senza vita era stato trovato da uno dei segretari personali del Papa, dopo circolò la voce che a scoprirlo fosse stata una delle suore che lo assistevano. C’erano veramente motivi per credere che qualcosa non andasse per il verso giusto.



Qualcuno insinuò che forse sarebbe stato il caso di eseguire un’autopsia e questa voce, dapprima sussurrata, arrivò ad essere gridata dalla stampa italiana e da una parte del clero.

Naturalmente l’autopsia non venne mai eseguita ed i dubbi permangono ancora oggi. Di questo argomento si occuperà approfonditamente l’inglese David Yallop, convinto della morte violenta di Giovanni Paolo I.

Il libro dello scrittore inglese passa in rassegna tutti gli elementi di quel fatidico 1978 fino a sospettare sei persone dell’omicidio di Albino Luciani: il Segretario di Stato Jean Villot (foto a destra), il cardinale di Chicago John Cody, il presidente dello I.O.R. Marcinkus, il banchiere Michele Sindona, il banchiere Roberto Calvi e Licio Gelli maestro venerabile della Loggia P2.[10]

Secondo Yallop, Gelli decise l’assassinio, Sindona e Calvi avevano buone ragioni per desiderare la morte del Papa ed avevano le capacità ed i mezzi per organizzarlo, Marcinkus sarebbe stato il catalizzatore dell’operazione mentre Cody (strettamente legato a Marcinkus) era assenziente in quanto Luciani era intenzionato ad esonerarlo dalla sede di Chicago perché per motivi finanziari si era attirato le attenzioni non solo della sua chiesa ma addirittura della giustizia cittadina e della corte federale. Villot, infine, avrebbe facilitato materialmente l’operazione[11].

La ricostruzione fatta da Yallop degli affari di Sindona, di Calvi, di Gelli e dello I.O.R., conduce inevitabilmente all’eliminazione del Papa. Il lavoro investigativo di Yallop è buono e non si può non tener conto di tale lavoro soprattutto considerando il fatto che troppi sono i dubbi inerenti le ultime ore di vita del Papa.

Perché e soprattutto chi ha fatto sparire dalla camera del Papa i suoi oggetti personali? Dalla stanza di Luciani scompariranno gli occhiali, le pantofole, degli appunti ed il flacone del medicinale Efortil.



La prima autorità di rango ad entrare nella stanza del defunto fu proprio Villot, accompagnato da suor Vincenza (la stessa che ogni mattina portava una tazzina di caffè al Papa) che verosimilmente fu l’autrice materiale di quella sottrazione.



Perché la donna si sarebbe adoperata con tanta solerzia per far sparire gli oggetti personali di Luciani? Perché quegli oggetti dovevano sparire? Domande destinate a restare senza risposta anche in considerazione del fatto che la diretta interessata è passata a miglior vita.


Una curiosità per chiudere l’argomento: sulla scrivania di Luciani fu trovata una copia del settimanale «Il mondo» aperta su di un’inchiesta che il periodico stava conducendo dal titolo: «Santità...è giusto?» che trattava, sotto forma di lettera aperta al pontefice, il tema delle esportazioni e delle operazioni finanziarie della banca Vaticana. «E’ giusto...» recita l’articolo «...che il Vaticano operi sui mercati di tutto il mondo come un normale speculatore? E’ giusto che abbia una banca con la quale favorisce di fatto l’esportazione di capitali e l’evasione fiscale di italiani?»[12].




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[1] Matillò R.D., L’avventura delle finanze Vaticane,Ed.Pironti, Napoli, 1988 ;
[2] Ibidem
[3] Ibidem
[4] Ibidem
[5] Ardagna G., La scoperta della lista P2 nella stampa italiana,Napoli, 2004;
[6] Ibidem
[7] Matillò R.D., L’avventura delle finanze Vaticane, Ed.Pironti, Napoli, 1988;
[8] Ibidem
[9] Ibidem
[10] Yallop D., In God’s name, Ed.Pironti, Napoli, 1992;
[11] Ibidem
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Genyo
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In nome di Dio. La morte di papa Luciani
di Yallop David A.
Pironti, 1997.

Lo strano caso
della morte
di
Albino Luciani,
il papa
che voleva

la Chiesa
e le finanze
vaticane.
Il 26 Agosto del 1978 Albino Luciani fu eletto Papa e successore di Paolo VI.


In Vaticano, parecchie persone non erano contente dell’elezione di Luciani al soglio pontificio ma, forse, il più scontento di tutti era monsignor Marcinkus che fino all’ultimo istante aveva sperato nell’elezione del candidato Giuseppe Siri. (Nella foto sotto: il cardinale Marcinkus con Giovanni Paolo II).


Ma chi era questo Marcinkus? Era una delle pedine fondamentali di quella partita a scacchi che da anni si giocava fra Vaticano e grandi banche e che metteva in palio la possibilità di vedere il proprio capitale aumentare sempre di più [1].



Marcinkus era il più alto in grado all’interno dello I.O.R., l’Istituto per le Opere Religiose. Egli intuì immediatamente i pericoli dell’elezione di questo pontefice che, sin dai suoi primi discorsi, aveva lasciato chiaramente intendere di voler far tornare la chiesa cattolica a quegli ideali di carità cristiana propri del cristianesimo antico, rinunciando alle ricchezze superflue che troppo avevano distolto gli uomini di chiesa dai propri sacri compiti. Figuratevi il capo della banca vaticana come avrebbe mai potuto vedere un tipo del genere sul più alto gradino del proprio stato…

Marcinkus diceva ai suoi colleghi: «Questo Papa non è come quello di prima, vedrete che le cose cambieranno»[2].

Su due punti Luciani sembrava irremovibile: l’iscrizione degli ecclesiastici alle logge deviate della massoneria, e l’uso del denaro della chiesa alla stregua di una banca qualunque [3]. E l’irritazione del Papa peggiorava al solo sentire nominare personaggi come Calvi e Sindona dei quali aveva saputo qualcosa facendo discrete indagini [4].

In coincidenza con l’elezione di Luciani venne pubblicato un elenco di 131 ecclesiastici iscritti alla P2, la massoneria deviata di Licio Gelli, buona parte dei quali erano del Vaticano. La lista era stata diffusa da un piccolo periodico «O.P. Osservatore Politico» di quel Mino Pecorelli destinato a scomparire un anno dopo l’elezione di Albino Luciani in circostanze mai chiarite.[5]

Secondo molti, O.P. era una sorta di «strumento di comunicazione» adoperato dai servizi segreti italiani per far arrivare messaggi all’ambiente politico. Pecorelli, tra l’altro, era legato a filo doppio con Gelli come lo erano Sindona e Calvi (nella foto a destra) [6].


Ma, tornando alla lista ecclesiastico-massonica, questa comprendeva, fra gli altri, i nomi di: Jean Villot (Segretario di Stato, matr. 041/3, iniziato a Zurigo il 6/8/66, nome in codice Jeanni), Agostino Casaroli (capo del ministero degli Affari Esteri del Vaticano, matr. 41/076, 28/9/57, Casa), Paul Marcinkus (43/649, 21/8/67, Marpa), il vicedirettore de «L’osservatore Romano» don Virgilio Levi (241/3, 4/7/58, Vile), Roberto Tucci (direttore di Radio Vaticana, 42/58, 21/6/57, Turo).[7]

Di Albino Luciani cominciò a circolare per la curia l’immagine di uomo poco adatto all’incarico, troppo «puro di cuore», troppo semplice per la complessità dell’apparato che doveva governare.



La morte subitanea, dopo trentatre giorni di pontificato, suscitò incredulità e stupore, sentimenti accresciuti dalle titubanze del Vaticano nello spiegare il come, il quando ed il perché dell’evento. In questo modo, l’incredulità diventò prima dubbio e poi sospetto. Era morto o l’avevano ucciso?[8]


Fu detto all’inizio che Luciani era stato trovato morto con in mano il libro «l’imitazione di Cristo», successivamente il libro si trasformò in fogli di appunti, quindi in un discorso da tenere ai gesuiti ed infine, qualche versione ufficiosa volle che tra le sue mani ci fosse l’elenco delle nomine che il Papa intendeva rendere pubbliche il giorno dopo.[9]



Dapprima, l’ora della morte fu fissata verso le 23 e, quindi, posticipata alle 4 del mattino. Secondo le prime informazioni, il corpo senza vita era stato trovato da uno dei segretari personali del Papa, dopo circolò la voce che a scoprirlo fosse stata una delle suore che lo assistevano. C’erano veramente motivi per credere che qualcosa non andasse per il verso giusto.



Qualcuno insinuò che forse sarebbe stato il caso di eseguire un’autopsia e questa voce, dapprima sussurrata, arrivò ad essere gridata dalla stampa italiana e da una parte del clero.

Naturalmente l’autopsia non venne mai eseguita ed i dubbi permangono ancora oggi. Di questo argomento si occuperà approfonditamente l’inglese David Yallop, convinto della morte violenta di Giovanni Paolo I.

Il libro dello scrittore inglese passa in rassegna tutti gli elementi di quel fatidico 1978 fino a sospettare sei persone dell’omicidio di Albino Luciani: il Segretario di Stato Jean Villot (foto a destra), il cardinale di Chicago John Cody, il presidente dello I.O.R. Marcinkus, il banchiere Michele Sindona, il banchiere Roberto Calvi e Licio Gelli maestro venerabile della Loggia P2.[10]

Secondo Yallop, Gelli decise l’assassinio, Sindona e Calvi avevano buone ragioni per desiderare la morte del Papa ed avevano le capacità ed i mezzi per organizzarlo, Marcinkus sarebbe stato il catalizzatore dell’operazione mentre Cody (strettamente legato a Marcinkus) era assenziente in quanto Luciani era intenzionato ad esonerarlo dalla sede di Chicago perché per motivi finanziari si era attirato le attenzioni non solo della sua chiesa ma addirittura della giustizia cittadina e della corte federale. Villot, infine, avrebbe facilitato materialmente l’operazione[11].

La ricostruzione fatta da Yallop degli affari di Sindona, di Calvi, di Gelli e dello I.O.R., conduce inevitabilmente all’eliminazione del Papa. Il lavoro investigativo di Yallop è buono e non si può non tener conto di tale lavoro soprattutto considerando il fatto che troppi sono i dubbi inerenti le ultime ore di vita del Papa.

Perché e soprattutto chi ha fatto sparire dalla camera del Papa i suoi oggetti personali? Dalla stanza di Luciani scompariranno gli occhiali, le pantofole, degli appunti ed il flacone del medicinale Efortil.



La prima autorità di rango ad entrare nella stanza del defunto fu proprio Villot, accompagnato da suor Vincenza (la stessa che ogni mattina portava una tazzina di caffè al Papa) che verosimilmente fu l’autrice materiale di quella sottrazione.



Perché la donna si sarebbe adoperata con tanta solerzia per far sparire gli oggetti personali di Luciani? Perché quegli oggetti dovevano sparire? Domande destinate a restare senza risposta anche in considerazione del fatto che la diretta interessata è passata a miglior vita.


Una curiosità per chiudere l’argomento: sulla scrivania di Luciani fu trovata una copia del settimanale «Il mondo» aperta su di un’inchiesta che il periodico stava conducendo dal titolo: «Santità...è giusto?» che trattava, sotto forma di lettera aperta al pontefice, il tema delle esportazioni e delle operazioni finanziarie della banca Vaticana. «E’ giusto...» recita l’articolo «...che il Vaticano operi sui mercati di tutto il mondo come un normale speculatore? E’ giusto che abbia una banca con la quale favorisce di fatto l’esportazione di capitali e l’evasione fiscale di italiani?»[12].




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[1] Matillò R.D., L’avventura delle finanze Vaticane,Ed.Pironti, Napoli, 1988 ;
[2] Ibidem
[3] Ibidem
[4] Ibidem
[5] Ardagna G., La scoperta della lista P2 nella stampa italiana,Napoli, 2004;
[6] Ibidem
[7] Matillò R.D., L’avventura delle finanze Vaticane, Ed.Pironti, Napoli, 1988;
[8] Ibidem
[9] Ibidem
[10] Yallop D., In God’s name, Ed.Pironti, Napoli, 1992;
[11] Ibidem
[

Genyo
24-10-08, 00:06
http://img2.libreriauniversitaria.it/BIT/056/9788879370561g.jpg
In nome di Dio. La morte di papa Luciani
di Yallop David A.
Pironti, 1997.

Lo strano caso
della morte
di
Albino Luciani,
il papa
che voleva

la Chiesa
e le finanze
vaticane.
Il 26 Agosto del 1978 Albino Luciani fu eletto Papa e successore di Paolo VI.


In Vaticano, parecchie persone non erano contente dell’elezione di Luciani al soglio pontificio ma, forse, il più scontento di tutti era monsignor Marcinkus che fino all’ultimo istante aveva sperato nell’elezione del candidato Giuseppe Siri. (Nella foto sotto: il cardinale Marcinkus con Giovanni Paolo II).


Ma chi era questo Marcinkus? Era una delle pedine fondamentali di quella partita a scacchi che da anni si giocava fra Vaticano e grandi banche e che metteva in palio la possibilità di vedere il proprio capitale aumentare sempre di più [1].



Marcinkus era il più alto in grado all’interno dello I.O.R., l’Istituto per le Opere Religiose. Egli intuì immediatamente i pericoli dell’elezione di questo pontefice che, sin dai suoi primi discorsi, aveva lasciato chiaramente intendere di voler far tornare la chiesa cattolica a quegli ideali di carità cristiana propri del cristianesimo antico, rinunciando alle ricchezze superflue che troppo avevano distolto gli uomini di chiesa dai propri sacri compiti. Figuratevi il capo della banca vaticana come avrebbe mai potuto vedere un tipo del genere sul più alto gradino del proprio stato…

Marcinkus diceva ai suoi colleghi: «Questo Papa non è come quello di prima, vedrete che le cose cambieranno»[2].

Su due punti Luciani sembrava irremovibile: l’iscrizione degli ecclesiastici alle logge deviate della massoneria, e l’uso del denaro della chiesa alla stregua di una banca qualunque [3]. E l’irritazione del Papa peggiorava al solo sentire nominare personaggi come Calvi e Sindona dei quali aveva saputo qualcosa facendo discrete indagini [4].

In coincidenza con l’elezione di Luciani venne pubblicato un elenco di 131 ecclesiastici iscritti alla P2, la massoneria deviata di Licio Gelli, buona parte dei quali erano del Vaticano. La lista era stata diffusa da un piccolo periodico «O.P. Osservatore Politico» di quel Mino Pecorelli destinato a scomparire un anno dopo l’elezione di Albino Luciani in circostanze mai chiarite.[5]

Secondo molti, O.P. era una sorta di «strumento di comunicazione» adoperato dai servizi segreti italiani per far arrivare messaggi all’ambiente politico. Pecorelli, tra l’altro, era legato a filo doppio con Gelli come lo erano Sindona e Calvi (nella foto a destra) [6].


Ma, tornando alla lista ecclesiastico-massonica, questa comprendeva, fra gli altri, i nomi di: Jean Villot (Segretario di Stato, matr. 041/3, iniziato a Zurigo il 6/8/66, nome in codice Jeanni), Agostino Casaroli (capo del ministero degli Affari Esteri del Vaticano, matr. 41/076, 28/9/57, Casa), Paul Marcinkus (43/649, 21/8/67, Marpa), il vicedirettore de «L’osservatore Romano» don Virgilio Levi (241/3, 4/7/58, Vile), Roberto Tucci (direttore di Radio Vaticana, 42/58, 21/6/57, Turo).[7]

Di Albino Luciani cominciò a circolare per la curia l’immagine di uomo poco adatto all’incarico, troppo «puro di cuore», troppo semplice per la complessità dell’apparato che doveva governare.



La morte subitanea, dopo trentatre giorni di pontificato, suscitò incredulità e stupore, sentimenti accresciuti dalle titubanze del Vaticano nello spiegare il come, il quando ed il perché dell’evento. In questo modo, l’incredulità diventò prima dubbio e poi sospetto. Era morto o l’avevano ucciso?[8]


Fu detto all’inizio che Luciani era stato trovato morto con in mano il libro «l’imitazione di Cristo», successivamente il libro si trasformò in fogli di appunti, quindi in un discorso da tenere ai gesuiti ed infine, qualche versione ufficiosa volle che tra le sue mani ci fosse l’elenco delle nomine che il Papa intendeva rendere pubbliche il giorno dopo.[9]



Dapprima, l’ora della morte fu fissata verso le 23 e, quindi, posticipata alle 4 del mattino. Secondo le prime informazioni, il corpo senza vita era stato trovato da uno dei segretari personali del Papa, dopo circolò la voce che a scoprirlo fosse stata una delle suore che lo assistevano. C’erano veramente motivi per credere che qualcosa non andasse per il verso giusto.



Qualcuno insinuò che forse sarebbe stato il caso di eseguire un’autopsia e questa voce, dapprima sussurrata, arrivò ad essere gridata dalla stampa italiana e da una parte del clero.

Naturalmente l’autopsia non venne mai eseguita ed i dubbi permangono ancora oggi. Di questo argomento si occuperà approfonditamente l’inglese David Yallop, convinto della morte violenta di Giovanni Paolo I.

Il libro dello scrittore inglese passa in rassegna tutti gli elementi di quel fatidico 1978 fino a sospettare sei persone dell’omicidio di Albino Luciani: il Segretario di Stato Jean Villot (foto a destra), il cardinale di Chicago John Cody, il presidente dello I.O.R. Marcinkus, il banchiere Michele Sindona, il banchiere Roberto Calvi e Licio Gelli maestro venerabile della Loggia P2.[10]

Secondo Yallop, Gelli decise l’assassinio, Sindona e Calvi avevano buone ragioni per desiderare la morte del Papa ed avevano le capacità ed i mezzi per organizzarlo, Marcinkus sarebbe stato il catalizzatore dell’operazione mentre Cody (strettamente legato a Marcinkus) era assenziente in quanto Luciani era intenzionato ad esonerarlo dalla sede di Chicago perché per motivi finanziari si era attirato le attenzioni non solo della sua chiesa ma addirittura della giustizia cittadina e della corte federale. Villot, infine, avrebbe facilitato materialmente l’operazione[11].

La ricostruzione fatta da Yallop degli affari di Sindona, di Calvi, di Gelli e dello I.O.R., conduce inevitabilmente all’eliminazione del Papa. Il lavoro investigativo di Yallop è buono e non si può non tener conto di tale lavoro soprattutto considerando il fatto che troppi sono i dubbi inerenti le ultime ore di vita del Papa.

Perché e soprattutto chi ha fatto sparire dalla camera del Papa i suoi oggetti personali? Dalla stanza di Luciani scompariranno gli occhiali, le pantofole, degli appunti ed il flacone del medicinale Efortil.



La prima autorità di rango ad entrare nella stanza del defunto fu proprio Villot, accompagnato da suor Vincenza (la stessa che ogni mattina portava una tazzina di caffè al Papa) che verosimilmente fu l’autrice materiale di quella sottrazione.



Perché la donna si sarebbe adoperata con tanta solerzia per far sparire gli oggetti personali di Luciani? Perché quegli oggetti dovevano sparire? Domande destinate a restare senza risposta anche in considerazione del fatto che la diretta interessata è passata a miglior vita.


Una curiosità per chiudere l’argomento: sulla scrivania di Luciani fu trovata una copia del settimanale «Il mondo» aperta su di un’inchiesta che il periodico stava conducendo dal titolo: «Santità...è giusto?» che trattava, sotto forma di lettera aperta al pontefice, il tema delle esportazioni e delle operazioni finanziarie della banca Vaticana. «E’ giusto...» recita l’articolo «...che il Vaticano operi sui mercati di tutto il mondo come un normale speculatore? E’ giusto che abbia una banca con la quale favorisce di fatto l’esportazione di capitali e l’evasione fiscale di italiani?»[12].




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[1] Matillò R.D., L’avventura delle finanze Vaticane,Ed.Pironti, Napoli, 1988 ;
[2] Ibidem
[3] Ibidem
[4] Ibidem
[5] Ardagna G., La scoperta della lista P2 nella stampa italiana,Napoli, 2004;
[6] Ibidem
[7] Matillò R.D., L’avventura delle finanze Vaticane, Ed.Pironti, Napoli, 1988;
[8] Ibidem
[9] Ibidem
[10] Yallop D., In God’s name, Ed.Pironti, Napoli, 1992;
[11] Ibidem
[

sentenza53
26-11-08, 21:22
Scusate la mia intromissione, una domanda:le varie religioni sono state imposte o acquisite?

sentenza53
28-11-08, 22:41
impossibile che non ci sia nessuno che sa rispondere, anche se è indubbio che la domanda sia un pò........magari impertinente, anche se qualcuno ha detto che le risposte: (a volte lo sono.)