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Visualizza Versione Completa : Shiva Et Dionyso



agaragar
21-08-03, 05:36
-GEORGES GODINET: Alain Danielou, perché' aver intitolato il vostro ultimo libro: “SHIVA E DIONYSOS”? Cosa avete cercato di dimostrare mettendo sullo stesso piano il shivaismo e il dionisismo?

-ALAIN DANIELOU: Questo titolo e’ l’espressione di una realtà' storica. Io sono, di formazione interamente indù'. Ho conosciuto e vissuto l’induismo e , in particolare , il shivaismo durante una gran parte della mia vita e , quando sono tornato in Occidente, sono stato molto sorpreso dagli evidenti parallelismi. Ciò' m’ha indotto a chiedermi da dove veniva cio’che questo significava. Sembrava che, praticamente, non ci fossero delle differenze in ciò' che avevano potuto essere le origini dei culti dionysiaci e in ciò' che e’ sopravvissuto del shivaismo indiano.

-C.G.: In questa occasione, avete aspramente denunciato ciò' che voi chiamate “l’illusione MONOTEISTA”. Per quale ragione?

-A.D. : Si tratta semplicemente d’una concezione che non corrisponde alla realtà' del mondo. Ci sono delle persone che sono giunte persino a presentare il monoteismo come la più' grande invenzione dello spirito umano. In fondo il MONOTEISMO e’ una specie di costruzione logica, semplicistica, che evita di provare e comprendere la natura del mondo e tutto ciò' che esiste come

fenomeno tanto naturale come soprannaturale. E’ una semplificazione aberrante che ha avuto un effetto pericoloso e nefasto nella evoluzione dell'umanità'.

-G.G. : Questa azione molto nefasta appariva particolarmente nel dominio della sessualità'...

-A.D. : L’idea inverosimile d’un Signore con barba che avrebbe creato l’universo e che si interesserebbe a fare degli editti, delle restrizioni sul comportamento umano nei suoi bisogni più' essenziali, non mi pare una cosa molto seria . Tutto ciò' che e’ restrizione al piacere di vivere, agli istinti che ci hanno dato gli dei , emanati per delle ragioni sociali , convenzionali o come mezzo di dominio e tirannia , non ha niente a che vedere con una ricerca del divino ne’ delle comprensione del mondo . Noi sappiamo molto bene che tutte le tirannie sono fondamentalmente anti-erotiche . Non possono essere anti-alimentari perché' i tiranni non avrebbero allora più' schiavi . Non si può' impedire alle persone di respirare , di mangiare, ma si può' loro impedire di avere una vita sessuale, di possedere il piacere . Perché' escludere l’amore , che e’ probabilmente l’espressione più' vicina agli aspetti superiori dell’esistenza , e ugualmente ciò' che c’e’ di più' fondamentale dal momento che , come dicono gli Indu’ , l’uomo non e’ che il portante (portatore) DEL SUO SESSO . In fondo tutto e’ organizzato nel mondo , attorno a questa funzione essenziale . Probabilmente e’ questa l’immagine più' vicina al creatore.

- G.G. : Voi avete parlato del vostro libro, sempre a proposito del monoteismo, di “TIRANNIA PATRIARCALE” , dove il proprio sarebbe la persecuzione della sessualità'. Ma lo shivaismo non ha una connotazione patriarcale o perlomeno, fortemente maschile?

-A.D. : No , perché' , fondamentalmente , dallo shivaismo voi non potete escludere il tantrismo . Il culto della Dea e’ parallelo al culto del principio maschile . Ad ogni modo la sessualità' , essendo l’unione dei principi, non

può' avere delle preferenze per l’uno o per l’altro .

-G.G. : Tuttavia, questo contraddice un pò ciò che voi scrivete nella “Scultura erotica indù “ , dove voi affermate che è necessario che uno dei due principi vinca l’altro . Ora nello shivaismo , sembra che questo sia il principio fallico che supera il culto della “yoni”.

- A.D. : Questa è una questione di livello. Tutto dipende dalla parte da cui si affronta un problema unico . Non ci possono essere delle opposizioni . Tutta una parte dell’India non si interessa che alla dea e tutta un’altra da il predominio al principio maschile . Ma il culto di KALI è diffuso quanto il culto di SHIVA . Entrambi fanno parte della stessa forma di pensiero.

-G.G. : Desidererei , giustamente , che voi precisiate le differenze fondamentali che separano shivaismo e tantrismo.

-A.D. : Non ce ne sono dal punto di vista del pensiero fondamentale , non c’è una filosofia shivaita differente dal tantrismo , come non esiste uno shivaismo indipendente dallo yoga. Questo forma un tutto . Ciascuno secondo le sue tendenze , la sua natura, ricerca una strada differente da quella degli altri. Ma tutte le Vie conducono alla stessa meta. Per realizzare il proprio destino nella creazione , ognuno deve cercare di comprendere la propria natura e sforzarsi di realizzarla.

-G.G. : Come spiegare dei testi tratti da “SHIVA PURANA” come questo: “ Nel Kaly-Yuga , la venerazione del fallo è ciò che esiste di più efficace nel mondo” - Forse con la strada della MANO SINISTRA del Tantrismo si gira verso il polo femminile del mondo?

-A.D. : Attenzione! Ciò che si chiama fallo in India è uguale all’emblema di Shiva , il “lingam” è tutto di per sè stesso chiuso nella “yoni”. Non si venera l’uno indipendentemente dall’altro. Questo dice: esistono sempre le due vie. Può essere , in un certo senso, il principio maschile è più orientato verso un certo ascetismoe il culto del principio femminile ( e qui bisogna fare attenzione: si tratta del culto del principio femminile attraverso elementi maschili) è piuttosto orientato nel tantrismo , verso alcune forme di realizzazione materiale , più pratiche.Non bisogna dimenticare che, malgrado tutto , il principio femminile è il contrario del principio maschile . E’ L’ESATTO OPPOSTO. E ciò è la riunione dei due opposti che produce la scintilla .

- G.G. : Il Tantrismo non è più tardivo dello shivaismo ?

-A. D. : No , io non credo. L’uno e l’altro escono da esperienze animiste . Luno scandaglia l’esperienza del soprannaturale attraverso le forme del mondo , attraverso la materia , le piante, gli animali, gli esseri umani, e li rappresenta sotto un certo aspetto . Seguendo la sua natura, ciascun individuo , tende a rappresentare l’invisibile sotto un certo aspetto piuttosto che sotto un’altro. Si ritrova questo contrasto dappertutto . D’altronde le divinità femminili diventano in alcune civiltà maschili, le divinità maschili diventano femminili: questi scambi rappresentano tuttavia sempre delle differenti tendenze. Per esempio, nell’induismo classico, quando il principio femminile è mascolinizzato e diviene Visnu’ , non vuol dire che l’attitudine generale dei visnuisti non sia assai vicino al shaktismo.

-G.G.- Arriviamo a parlare del principio femminile. Qual’è il posto della donna nell’India? E’cambiato secondo i periodi storici oppure c’è una costanza?

-A.D. : C’è per forza una costanza. E’ un pò come se mi domandaste se il ruolo di tigre e il ruolo di capriolo sono cambiati nel corso della storia. C’è uno che mangia l’altro. Questo è l’ordine della natura . Le differenze di natura tra un essere femminile e uno maschile sono profonde, salvo verso il punto ideale dove sono androgini. Il ruolo della donna o dell’uomo attraverso il rapporto l’uno a l’altro, è in fondo una questione di convenzioni sociali. Ci sono in India alcune società che sono matriarcali e ciò funziona molto bene ; ce ne sono altre che sono patriarcali e questo funziona altrettanto bene. Che la proprietà o i diritti civili favoriscano la donna o l’uomo, non ha un granchè a vedere con il ruolo magico, in qualche modo, del loro ricongiungimento.

-G.G. : Quali sono state le conseguenze sul piano sociale, dell’influenza mussulmana? In quale parte dell’India questa influenza si è principalmente manifestata?

- A. D. : Evidentemente l’Islam ignora il ruolo della donna. E’ ad un tratto la degradazione del principio femminile.

Che l’erotismo giochi un ruolo nell’Islam, è inevitabile in una società qualunque essa sia . Ma, sperimentalmente, in ogni caso nell’India, sotto l’influenza mussulmana, la donna ha perso tutti i suoi privilegi. Essa è diventata un oggetto. E’ una comodità che serve a fare dei figli, dei bambini. L’Islam è evidentemente una delle società tra le più antifemministe che ci siano. L’unione dei sessi nel mondo islamico non ha il carattere magico e sacro che questa ha presso gli Indù

-G. G. - Come spiegare ad uno spirito europeo moderno in che cosa l’atto d’amore può essere utilizzato come mezzo per ritornare al principio, di entrare in contatto diretto con Dio?

- A. D. - C’è un detto prettamente occidentale che dice : “Non c’è Santo senza passato e non c’è peccatore senza futuro”. Ciò vuol dire che delle persone che non hanno l’esperienza di ciò che è l’amore sotto le sue forme più carnali, nelle sue esperienze maggiormente estatiche, non sono del tutto preparate a trasporre ciò su di un piano differente . Non c’è niente di più pericoloso , lo si sa sufficientemente dalla storia , della gente che non ha esperienze erotiche . Queste sono persone malefiche. Si sa molto bene che Napoleone aveva un sesso infantile e che Lenin era impotente. Noi abbiamo nell’occasione dell’atto procreativo - vuol dire nell’occasione di ciò che è maggiormente vicino all’atto creatore -

un'esperienza di gioia , di voluttà, di felicità, che supera di molto la ragione (essendo l’amore un godimento irrazionale) . Sembra giusto comparare questa esperienza allo stato divino che è pura gioia, pura voluttà . Infatti, l’esperienza dello stato mistico evoca l’immagine dell’erotismo.

-G. G. - Come si colloca qui l’ermafrodita

l” Ardhanarishvara ?

- A. D. : E’ una questione di livello nella gerarchia della creazione. Tutte le religioni hanno una leggenda di un ermafrodito primordiale. Eva è stata formata da una costola di Adamo, dunque Adamo era nello stesso tempo maschio e femmina : era androgino. E l’esperienza più profonda non è la realizzazione “in se stessa” di elementi maschili e femminili. Poichè tutti gli esseri viventi provengono, all’origine, da un essere androgino, resta sempre: non esiste alcun uomo o donna che non abbia un elemento dell’altro sesso. Niente non esiste dove i due aspetti non siano rappresentati: l’uno non può esistere che dall’altro attraverso l’altro. In alcun momento , non possono essere totalmente separati perchè questo sarebbe la fine dell’esistenza. E c’è, sicuramente, in certe esperienze magiche mistiche, la ricerca di un ritorno allo stato androgino. Lo sciamano, in tutte le religioni dove si pratichi lo sciamanismo, è fondamentalmente androgino, ciò si esprime talora sotto forme più o meno omosessuali: lo sciamano si veste da donna, prende un marito e , in quel momento, acquisisce dei poteri magici. Si può realizzare l’unione dei contrari in tutti i modi .

- G. G. : A proposito di pratiche omosessuali, non avete esitato a scrivere che la delinquenza giovanile non esiste là dove l’amore pederastico è la regola. L’unione dei ...simili permetterebbe di raggiungere lo stesso stato che l’unione dei contrari?

- A. D. : Ci sono ugualmente delle sette, dei gruppi, che considerano che l’omosessualità è una forma più alta , nella misura dove i due elementi sono,in qualche modo, molto più intricati , “aggrovigliati”. La polarità esiste sempre ad un certo livello. La questione è di sapere se si sviluppa l’aspetto contrario o se si accentua l’aspetto predominante . E’ una cosa molto curiosa vedere che la concezione virile che si fanno gli Occidentali ignora il periodo in cui il ragazzo è femminile e la ragazza è mascolina. C’è un periodo omosessuale in tutti gli esseri ed è estremamente pericoloso ignorarlo per ciò che concerne la formazione del carattere. Si può arrivare a dire che le persone violentemente anti-omosessuali sono malate.

- G. G. : Ma non è necessario educare la virilità in un ragazzo e la femminilità in una ragazza al fine che la loro unione sia maggiormente arrichita?

- A. D. : Nulla lo prova. Io credo che ciò sia completamente falso. E’ una idea assurda, il fatto che dei bambini, in un certo periodo, avrebbero delle tendenze nei riguardi del loro stesso sesso, non lede assolutamente il loro sviluppo ulteriore.

- G. G. : Voi stesso avete evocato , in “Shiva e Dionysos”, l’iniziazione omosessuale maschile.

- A. D. : Essa esiste in molte popolazioni. Esisteva preso i greci, in molti popoli africani, in Indonesia. La questione è di comprendere la natura delle cose. Ciò che caraterizza gli Occidentali, è che vogliono riformare prima di comprendre. Questa volontà riformatrice è il più grosso ostacolo che impedisce agli Occidentali di realizzare un equilibrio sociale umano.

- G. G. : Quale posto occupa il KAMASHATRA, la scienza erotica, nell’India tradizionale ? Quali sono i suoi principali testi?

- A. D. : Ce ne sono molti. Al di fuori del Kamashatra e dei suoi componenti, c’è un gran numero di trattati. Il loro studio fa parte della formazione dei bambini nelle scuole tradizionali indiane. Fra i testi che devono studiare gli allievi , a partire dai 6 o 7 anni, c’è il Kamashatra o dei libri analoghi. Queste sono delle opere puramente tecniche. I bambini conoscono così l’alfabeto delle loro esperienze future. Sono cose che le persone sensate dovrebbero studiare normalmente. Ciò fa parte della scienza.

- G. G. : Quale ruolo gioca la nudità in India?

- A. D. : La nudità è il segno del distacco. Questi sono i santi, i monaci, le persone che rinunciano al mondo, che vanno nudi. Ho avuto a casa mia , a Benares, un giovane monaco del sud dell’India. Mi ha chiesto di abitare nei pressi di casa mia, vicino al Gange. Egli è rimasto là , con il suo libro di preghiere, a fare il suo PUJAH durante un mese o due. Un giorno, è venuto a vedermi e mi ha detto :”Sono troppo attaccato ai beni di questo mondo.” M’ha regalato il suo libro di preghiere, ha lasciato cadere i vestiti, ed è partito tutto nudo.

- G. G. : Nel corso dei vostri soggiorni e peregrinazioni in India,avete osservato alcune sopravvivenze della prostituzione sacra?

- A. D. : Praticamente no. Questa è stata rigorosamente interdetta. Non ci sono delle prostitute nei templi. Ma malgrado tutto , ancora oggi, le prostitute rimangono una casta. Le più grandi danzatrici dell’India appartengono a questa casta. Tuttavia , la prostituzione non ha il carattere grossolano che ha in Occidente. Molte delle prostitute che ho conosciuto a Benares (spesso grandi cantanti e grandi artiste) sono delle donne che si lasciano corteggiare per lungo tempo prima che si possano ottenere i loro favori . Si va a casa loro, si è ricevuti, ci si interessa alla loro musica, alle loro danze. Se loro trovano l’uomo simpatico , possono darsi a lui. Infatti, tutte le donne che hanno avuto dei rapporti sessuali con più di un uomo, fanno parte della casta delle prostitute . Quella donna non è più atta a perpetuare la casta di origine . In Occidente , ce ne sarebbero parecchie!

Questa cosa è molto importante dal punto di vista della razza poichè in India si da grande importanza al dovere di ciascuno di mantenere la purezza della propria specie.

- G. G. : La rivoluzione sessuale che ha scosso per qualche anno gli Stati Uniti e l’Europa dell’Ovest, vi sembra coincida con un ritorno di Dionisio?

- A. D. : Ci sono tanti tipi di segnali , dove la rivoluzione sessuale non è che un aspetto. C’è pure un distacco dei valori materiali estremamente accentutato. Se tra i giovani, questa tendenza fosse meglio indirizzata , sarebbe molto vicina alla concezione Indù. Ugualmente c’è la ricerca di certe forme di danza che si avvicinano alle danze estatiche. Un impulso esiste, che poi sfoci in qualche cosa, è da vedere.

agaragar
21-08-03, 05:38
l’intervista usci sulla rivista francese “REBIS - revolution sexuelle et tradizion” nell’autunno del 1980.

Nel corso di quest’anno Alain Danielou è stato pesantemente, volgarmente e meschinamente oltraggiato dal quotidiano cattolico “AVVENIRE”, ricordiamo che il quotidiano è l’organo di stampa della C.E.I. cioè della Conferenza Episcopale Italiana. Come al solito i monoteisti sono incapaci di rispondere e contraddire le affermazioni di chi non si piega alla miseria ed alla meschinità del Dio unico.

I monoteisti, nella loro versione cattolica, non hanno esitato affermare che le sue tesi si possono considerare fonte di ispirazione per alcuni fatti di cronaca nera; non esiste neanche la necessità di rispondere a simile affermazioni. Conosciamo e ricordiamo benissimo la capacità degli inquisitori monoteisti di inventare accuse per il solo piacere di riscaldare il loro cuore alla vista di qualche rogo.

Il nostro è un piccolo contributo alla conoscenza di Alain Danielou.


Nato a Parigi nel 1907 , ALAIN DANIELOU e’ senza dubbio il francese che più' ha vissuto in famigliarità' con l'India e che la conosce meglio , per averci abitato per lungo tempo.

Dopo gli studi in FRANCIA e negli STATI UNITI , egli si consacra prima alla musicologia, viaggia in AFRICA del NORD, nel vicino MEDIO ORIENTE, in CINA, GIAPPONE e INDONESIA , poi si stabilisce in INDIA, subito a SANTINIKEN, poi a BENARES , dove per più' di vent’anni egli studia il SANSCRITO, la musica e la filovia delle scuole d’insegnamento tradizionale.

Conosce il sanscrito e parla correntemente l’hindi. Egli ha riunito una collezione unica di manoscritti sanscriti sulla musica. Nel 1949 e’ nominato professore incaricato di ricerche presso l'università' di BENARES.

Nel 1954 prende la direzione a MADRAS del CENTRO RICERCHE DELLA BIBLIOTECA di AYDAR, una delle più' ricche dell'India.

Nel 1956 e’ membro dell'istituto FRANCESE D’INDIOLOGIA DE PONDICHERY, prosegue i suoi viaggi e le ricerche dall'Indocina all'Iran , dove registra per la prima volta i più' antichi monumenti della musica tradizionale .

Diviene nel 1959 , addetto alla scuola FRANCESE D’ESTREMO ORIENTE a PARIGI e, nel 1960, consigliere del CONSIGLIO INTERNAZIONALE DELLA MUSICA(UNESCO). Dirige per parecchi anni l’ISTITUTO degli STUDI CORPORATIVI della MUSICA a BERLINO

e a VENEZIA, così' come le antologie UNESCO della musica dell’ORIENTE e delle origini musicali.

Come e’ noto ha scritto : YOGA , METODO E REINTREGATION ( L’ARCHE 1952 e1973 ; POLYTHEISME HINDOU (Bouchet-chastel , 1960 E 1975) ; L’EROTISME DIVINISE (Bouchet-chastel, 1963) ; LA SCULPTURE EROTIQUE HINDOUE (Bouchet-chastel, 1973) ;LES QUATRE SENS DE LA VITE (Bouchet-chatel , 1976 ) ; LE TEMPLE HINDOU (Bouchet-chestel, 1977 )

Mjollnir
21-08-03, 20:19
Grazie per il contributo, Pasquino :)